« 𝗖𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 1

La quiete della notte avvolgeva il giovane adolescente in un silenzio tormentato dalle voci assordanti nella sua testa.
L'aria fresca di quella buia serata smuoveva i suoi morbidi ciuffi rossi, che ricadevano con dolcezza su quei grandi occhi del medesimo colore, e che con palpebre calate avevano assunto un'espressione più che accigliata.
Sedeva sulla ringhiera di un ponte con le gambe nel vuoto, fermo ad osservare le turbolente acque che scorrevano sotto i suoi piedi.
Stringeva con leggero tremore il ferro ghiacciato, unica presa sicura che lo separava da una più che certa caduta, cercando di trovare pace in quella silenziosa oscurità.

La città era tranquilla senza traffico e sembrava che le auto fossero scomparse, a quell'ora tutto taceva ma Satori non riusciva a percepire quella serenità.
Le parole nella sua mente erano più forti di qualsiasi altra cosa e sovrastavano quella piacevole calma.

Libero

Satori voleva essere libero.
Avrebbe finalmente potuto mettere a tacere le voci che rimbombavano nel suo cervello.
Avrebbe potuto abbandonare quegli sguardi, quelle bugie e quell'amara realtà.
Finalmente avrebbe potuto sentirsi in pace con se stesso.
Libero da quella routine.
Libero da lui.

Rimanendo ancorato al corrimano, si alzò lentamente in piedi, con quella brezza serale che gli accarezzava con discreta dolcezza il viso ed esalò un pesante sospiro.
Qualcosa non andava.
Aveva paura.
Il battito del suo cuore aveva iniziato ad accelerare.
Sentiva un grande peso, un peso che non riusciva a dissolvere nemmeno con estrema concentrazione.
Voleva estrarlo dal petto, che da tempo aveva nascosto davvero troppe cose.
Ma allora come mai adesso aveva paura?

Insieme al cuore, udiva l'incessante gorgoglio del fiume, propagarsi fin sopra le orecchie, ed il freddo della notte penetrare sotto la leggera camicia a scacchi.
Infine, spostò leggermente il baricentro verso il basso, guardando per un'ultima volta la luna che stava nascendo indisturbata nello scuro cielo assente di stelle.

‹‹ A mai più . . . ››

Sussurrò, forse con troppo poco volume di voce purchè si udisse e azzerò il proprio equilibrio, pronto a lasciarsi cadere definitivamente in avanti.
In quel brevissimo momento, i pensieri che navigavano nella sua testa avevano cessato di assillarlo, li aveva finalmente messi a tacere.
Il cuore perse un battito, il respiro si stroncò e finì per chiudere gli occhi.
Ma non era ancora convinto.
Non ancora.

‹‹ Hey ››

Nel sentire ciò, il rosso sobbalzò, e se non avesse avuto una solida presa, sarebbe sicuramente caduto.
Girò velocemente il capo, per controllare da chi o cosa provenisse quella voce, soffermandosi su di un alto ragazzo proprio davanti a sè.
Aveva un'espressione curiosa e seria nello stesso momento e il capo leggermente inclinato.
Grazie al bagliore della luna, potè notare i suoi brillanti occhi verde scuro, ed i suoi corti capelli castani che, per via della leggera brezza, erano lievemente scompigliati.
Indossava un maglione all'apparenza pesante, per far fronte a quella fredda serata, e dei semplici pantaloni di jeans.

‹‹ Ciao ››

Le parole di Satori morirono in gola, ma riuscì comunque ad emettere una sorta di saluto.
Si chiedeva chi fosse, perchè avesse richiamato proprio la sua attenzione e che cosa ci faceva a quell'ora lì.
Non aveva alcun senso.
Nessuno sarebbe dovuto intervenire.
Nessuno avrebbe dovuto salvarlo.
Sarebbe dovuto rimanere solo.
Come sempre.

‹‹ Che cosa stai facendo? ››

La domanda dell'alto ragazzo pareva innocente e piena di sincero interesse, tanto da farlo avvicinare per osservare anch'egli quell'irrequieto fiume sotto di loro.
Satori rivolse lo sguardo sulla ringhiera, per poi sospirare e tornare a guardare lo strano individuo.

‹‹ Pensavo, ero seduto a riflettere, credo ››

Disse quindi, notando poi il castano annuire.
Sembrava l'avesse convinto.
Pareva così semplice.

‹‹ Posso sedermi con te? ››

Satori alzò un sopracciglio, questa volta cambiando la sua espressione sorpresa in una un poco confusa.
Era ovvio che voleva saltare.
Insomma, nessuno si sedeva o tanto meno stava sul bordo di un ponte per pensare.
Cosa voleva quel ragazzo da lui?
Era davvero così poco sveglio?

‹‹ Se vuoi . . . come mai? ››

La domanda sorse spontanea nella sua mente, forse addirittura incontrollata, dato che non aveva compreso il perchè di quella richiesta.
Senza accorgersene, tutti i pensieri che aveva, erano ormai cessati, e forse era l'unica cosa positiva in quel momento.

‹‹ Ho anche io delle cose a cui pensare ››

Satori era davvero ma davvero sconvolto.
Guardò un' ultima volta il ragazzo davanti a lui prima di trattenere una risata e scavalcare la ringhiera, tornando sull'asfalto.
Purtroppo, la risata si ritrovò a vincere ed il castano inclinò confuso il capo, osservando il rosso muovere la mano per cessare di ridere.

‹‹ Va bene, ti faccio compagnia, però sediamoci sul marciapiede, qui potresti cadere ››

Lo disse come se nulla fosse successo.
Come se non fosse stato ad un passo da quel brutto ed egoistico pensiero di qualche minuto prima.

‹‹ Apprezzo la tua preoccupazione per me ››

Satori si fermò per osservare il più alto.
Cercava di capire se fosse sarcastico e lo stesse prendendo in giro, ma sembrava sincero, genuino.
Gli rivolse quindi un piccolo sorriso, prima di sedersi sul fresco marciapiede, incrociando le gambe ed invitandolo a fare lo stesso al suo fianco.

‹‹ Allora, cosa ti turba? Raccontalo al vecchio Tendou ››

Iniziò lui, accarezzando con fare amichevole la larga schiena del giovane ora posizionatogli accanto.
Aveva accettato di parlare con lui.
D'altronde, l'acqua che passava sotto di loro non andava da nessuna parte.
Poteva anche aspettare un po'.

Il ragazzo accanto sembrava abbastanza pensieroso.
Teneva lo sguardo fisso sul cemento, e quando finalmente alzò il viso, guardò il cielo con quelle sue rare stelle.

‹‹ Un disaccordo con mio padre, sono uscito a fare una passeggiata per schiarirmi le idee ››

Disse alla fine, tornando poi sul rosso.

‹‹ Su che cos'era il disaccordo? ››

Attese un po' prima di ottenere una risposta.
Sembrava starci a pensare davvero molto.

Non è di tante parole vedo

Ovviamente non era un' offesa, era più un'affermazione.
Guardava la realtà dei fatti e doveva ammettere che quel ragazzo non era molto loquace.
Ma non gli dispiaceva ecco.

‹‹ Ha un'azienda, un'azienda di famiglia e mi sta addestrando per prendere il suo posto. Ho sentito tutto il peso delle responsabilità su di me, era frustrante ››

Commentò poi, accendendo l'interesse di Satori, che in quel momento si era girato completamente verso di lui, cogliendo ogni particolare del suo breve ma sincero discorso.

‹‹ Magari vuole solo aiutarti a crescere, insegnarti a come ci si deve comportare, vuole che tu sia preparato forse ››

Il ragazzo rifletté sulle parole di Satori, rimanendo in silenzio per qualche istante.
Il rosso osservò di conseguenza il ragazzo, cercando di intuirne i pensieri.
Era così tanto sincero e cordiale da parere quasi strano.
Esaminò ogni suo lineamento, potendo notare quella lieve sfumatura scura nelle iridi, e quel bel viso dai tratti levigati.
Era bellissimo.

Forse posso osservare qualcosa di bello prima di buttarmi dalla ringhiera

Rifletté Satori, deglutendo e tornando a guardare il giovane di nuovo che, in quel momento, aveva rivolto la sua attenzione su lui.
Sperava vivamente di non essere stato colto in fragrante nel fissarlo.

‹‹ Forse hai ragione, non capivo le sue intenzioni ››

Questa volta, il castano aveva risposto con lieve serietà, lasciando scivolare via quello sguardo calmo di poco fà.
Il maggiore non ne fece una tragedia, non se ne accorse nemmeno, e continuò quindi a sorridere.

‹‹ Bene, spero che tu e tuo padre facciate pace ››

Gli diede una pacca sulla spalla, con tono un poco più basso di prima, distogliendo lo sguardo e portando le ginocchia al petto.
Ora il sorriso si era rimpicciolito, portandolo a guardare un punto indefinito in cielo.

‹‹ E tu? ››

Il capo di Satori tornò subito sul ragazzo.

‹‹ Io cosa? ››

Chiese allora, alzando di poco gli occhi sui suoi.

‹‹ A cosa pensavi? ››

La domanda pareva tranquilla, anche se forse era un poco più seria delle precedenti.
Il rosso guardò per un secondo la ringhiera, quella fredda ringhiera che chiamava solamente lui.
Che lo invitava a oltrepassarla e lasciarsi andare.

Non devi trascinarlo nei tuoi problemi
Non se lo merita.
Si vede che è un bravo ragazzo, non creargli stupidi intoppi.

‹‹ Nulla di così importante ››

Ridacchiò lui, nascondendo il fatto che quella era solo una piccola risata imbarazzata, per nulla sincera e per nulla convinta.

‹‹ Deve essere stato un qualcosa di importante per averti fatto uscire così tardi in strada ››

Ok, non era stupido, questo doveva ammetterlo.
Ancora non capiva se lo stesse prendendo per i fondelli o fosse realmente così interessato a saperlo.

Ok, forse puoi dirgli una parte, ma piccola.
Non esagerare.
Non ha bisogno di inutili pensieri di un egoista come te.

‹‹ A casa mia, non va come dovrebbe andare, diciamo che non è eccezionale la situazione. I miei genitori sono morti quando ero ancora piccolo, quindi adesso abito con mio zio che tecnicamente è il mio unico tutore legale.
Ma è uno stronzo, per dirlo in parole gentili, sono venuto qui per- ››

Si fermò nel raccontare, non voleva allarmare quel povero ragazzo appena conosciuto.
Non voleva di certo caricare un altro brutto peso sulle sue spalle.
Era già pensieroso ed un altro problema era troppo.

‹‹ Per pensare, per respirare aria fresca ecco, pensavo di scappare da tutto ››

Concluse, immaginando che potesse suonare molto meglio della verità.

Ma non hai nessun luogo in cui fuggire.
Lo sai bene.
Sei una proprietà senza valore, è vero.
Ma sei la sua proprietà senza valore.

Satori sentì una brutta sensazione di nausea smuovergli lo stomaco, e girò il viso verso il ragazzo per cercare di distrarsi e non pensarci più.
L'altro era tranquillo invece, aveva ascoltato con attenzione il suo discorso e aveva annuito ogni tanto, rendendosi davvero interessato.
In quel momento lo stava guardando intensamente, fermo sui suoi occhi cremisi, quando il rosso sentì le guance andargli a fuoco.

‹‹ Vieni a casa con me ››

Disse ad un tratto, senza staccare quel contatto visivo così tanto intenso.

‹‹ Andiamo, almeno offrimi la cena! ››

Ridacchiò allora Satori, che smise quasi subito nel rendersi conto che il ragazzo era serio.
Ma davvero serio.

‹‹ Aspetta, non stavi scherzando? ››

Chiese, adesso ancora più confuso di prima.
Che gran dilemma che era quell'adolescente.
Non riusciva a capirlo.

‹‹ Ti sembro uno che scherza? ››

Chiese quindi il più alto, con tono meno serio.

‹‹ Beh . . . non mi conosci nemmeno, potrei anche essere un assassino per quanto ne sai! ››

Si giustificò lui, gridando senza nemmeno rendersene conto.
La voce riecheggiò nella profonda oscurità di quella scura e quieta notte.

‹‹ Allora di troverai bene ››

‹‹ Eh?? E come mai . . .? ››

‹‹ La mia famiglia, gli Ushijima, fa parte della criminalità organizzata. Se sei davvero un assassino si potrebbero usare le tue abilità . . . anche se penso che tu stia mentendo ››

Era del tutto serio, non stava scherzando.
Viso e tono non sprigionavano la minima forma di una risata, ne un sorriso.
Diceva la verità e Satori ne rimase spaesato.

Cosa vuole questo qui?

‹‹ Quindi . . . il discorso di tuo padre . . . ››

‹‹ Si, sono il prossimo al comando di questa banda ››

Satori rimase in silenzio per qualche minuto.
In realtà forse furono semplici secondi, ma doveva metabolizzare il tutto.
Quelle "famiglie", non erano così tanto rare da quelle parti, e conosceva di fama gli Ushijima, essendo un gruppo mafioso ben conosciuto.
Insomma, ne aveva sentito parlare.

‹‹ Siete un branco di assassini? ››

Era pura curiosità a dirla tutta, anche se si pentì subito della domanda nonappena notò il ragazzo aggrottare le sopracciglia.

‹‹ Siamo coinvolti in molte cose, oltre che ad omicidi, manteniamo l'ordine che altrimenti sfocerebbe nel caos. Offriamo protezione a persone che ne hanno bisogno e imponiamo regole per mantenere la pace ››

Satori deglutì ancora.
Protezione.

‹‹ Forse . . . ››

Senza accorgersene, il pensiero era riuscito ad uscire dalle sue labbra, anche se fortunatamente venne bloccato sul nascere.
Guardò per un secondo il ragazzo, con occhi pieni si speranza.
Speranza che non aveva da mesi, anni.

Se ci fosse una possibilità

Rabbrividì al solo pensiero.
Nessuno avrebbe permesso che suo zio gli si avvicinasse così.

Però non puoi metterlo in pericolo.
Tuo zio potrebbe alzargli le mani.
Sei troppo inutile per essere protetto.

‹‹ Sto . . . sto bene così, devo solo tornare a casa e risolvere la cosa- ››

Prima di continuare, il castano gli afferrò il braccio, facendolo girare verso di se.
Non aveva sentito dolore, aveva stranamente un tocco delicato, il che gli fece esalare un gran sospiro quasi nascosto.

‹‹ Se vieni con me e giuri fedeltà, non permetterò mai a nessuno di farti del male ››

Quelle parole dette con totale serietà e sincerità, entrarono e si insediarono nel cuore di Satori.
Quelle frasi che prima lo assillavano erano oramai scomparse, quel brutto macigno che teneva nel petto era crollato ed ora, stava guardando quel ragazzo con occhi lucidi.
Non si accorse di star piangendo fino a quando non vide il castano asciugargli una lacrima con la propria manica del morbido maglione, con attenzione tale da parere quasi una carezza.

Si allontanò, continuando ad asciugarsi il resto delle lacrime da sè, guardando il terreno con un piccolo sorriso impacciato.

‹‹ Scusa, sto bene . . . solo, stanotte stavo per . . . ma adesso tu sei qui e . . . e . . . ››

Fece un piccolo movimento con le mani, tirando su con il naso.

‹‹ Si, la mia risposta è . . . è si ››

Concluse, guardando il ragazzo negli occhi.
In risposta, le labbra dell'alto giovane si piegarono in un piccolo sorriso, gentile, cordiale, troppo buono per chi dovrà essere il futuro capo di una banda mafiosa.
Tese la mano al rosso, aiutandolo ad alzarsi in piedi.

‹‹ Il mio nome è Tendou Satori comunque . . . eheh ››

Affermò, d'altronde non sapeva nemmeno chi stesse ringraziando e gli sembrava maleducato.

‹‹ Ushijima Wakatoshi ››

‹‹ Beh, Wakatoshi-kun, sono stato davvero fortunato ad averti incontrato qui stasera! ››

Concluse con un sorriso il rosso.

Apparentemente indifferente sul fatto che Satori avesse usato il suo nome, Wakatoshi ricambiò semplicemente il sorriso mentre uscivano insieme dall'oscurità della notte tenendosi per mano.


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