20♥

Si erano fermati da poco nel parcheggio della questura. Jungkook aveva guidato mantenendo più spesso lo sguardo su Taehyung, rispetto che sulla strada. Lo vedeva strano, la gamba destra continuava a fare su e giù ritmicamente ed i denti mangiucchiavano le unghie senza nemmeno che se ne rendesse conto «Rilassati, sei troppo teso»

Taehyung parve trasalire, come se fosse riemerso in quel momento dall'abisso dei suoi pensieri. Si passò una mano tra i capelli e provò a distendere i muscoli, senza veramente riuscirci «Sto andando a denunciare mio marito, posso avere il diritto di essere in ansia?» sentiva lo stomaco contorcersi, il pranzo rivoltarsi su sé stesso, la nausea lo stava assalendo. Pensò che forse poteva star per fare la cazzata più grande di tutta la sua vita. Stava per distruggere il suo matrimonio, poi però scosse la testa, il suo matrimonio era già stato distrutto. E la colpa era stata di Namjoon. Non del tutto però. Taehyung possedeva un forte ragionamento critico e fu consapevole di doversi prendere le sue responsabilità. Gli aveva lasciato troppo campo, si sarebbe dovuto imporre fin da subito, fallo ragionare, ma lasciò semplicemente defluire le loro vite e portare la loro relazione ad attorcigliarsi maggiormente.

E poi, probabilmente aveva avuto un pensiero egoistico ma la paura della solitudine, del ritrovare se stesso, lo assediava. Erano quasi dieci anni che condivideva tutto con Namjoon, tra matrimonio e fidanzamento. Doveva ricominciare, riprendere in mano le redini della sua vita e non aveva capito un granché del discorso di Jungkook. 

Si sarebbe preso cura di lui. Glielo aveva detto, ma in che modo di preciso? Non gli era parso di essere appena entrato in una sorta di relazione amorosa con il corvino o almeno non era stato per bene specificato. Sapeva solo che una volta usciti da lì, sarebbero diventati coinquilini. Degli stretti coinquilini, che avrebbero dormito nello stesso letto, condiviso la casa come se fossero degli innamorati e tutta quella situazione gli intrecciava solamente il cervello.

«Sì Tae, non intendevo quello» Jungkook ruotò il busto nella sua direzione ed ancorò una mano del sedile del passeggero «Però lo sai, stai facendo la cosa giusta. Non sentirti in colpa o altro» e certo quelle parole non facevano una piega, aveva perfettamente ragione. Namjoon non avrebbe mai dovuto picchiarlo, trattarlo in quel modo «Penso solo che forse si sarebbe potuto evitare tutto questo. Salvare il mio matrimonio, riuscire a ristabilire la normalità o addirittura a non perderla mai» sospirò pesantemente e con sua grande sorpresa vide Jungkook ridacchiare «Io invece sono grato»

Taehyung si girò a guardarlo con la fronte corrugata «Per cosa?» ed il vedere le labbra serenamente virate all'insù dell'altro, lo consolò oltremodo «Se tutto questo non fosse accaduto, forse non ci saremmo mai incontrati» ed allora sorrise anche il castano, abbassando di poco lo sguardo imbarazzato e grato per averlo lì accanto a lui, in un momento così complicato.

Si leccò le labbra, cercando di far rinsavire la gola secca «Si incazzerà?»

E di fronte quella domanda Jungkook non poté mentire «Certo Taehyung, non posso dirti di no. Sarà una reazione naturale» uscire di casa e tornare dopo qualche giorno trovandosi una denuncia ed una richiesta di divorzio, non è la cosa a cui tutti ambiscono. Ma il corvino si ritrovò ad allungare una mano verso il viso dell'altro. Gli spostò una ciocca dal viso e gli sorrise caloroso «Ma non gli permetterò più di alzarti le mani, in nessun modo. Quindi adesso, scendi da questa macchina e muovi il culo. Entriamo in questura e gli piazzi una bella denuncia nella cassetta della posta»

E dopo aver preso, non uno, ma ben due profondi respiri, uscirono dalla vettura. Presto un ufficiale dei carabinieri li raggiunse, invitandoli a sedersi di fronte la sua scrivania «Signor Kim Taehyung» dopo essersi sistemato gli occhiali sul volto, lesse quel nome sulla carta d'identità «Mi dica, qual è il problema?» e dopo un attimo di titubanza incominciò a raccontare la sua storia. 

Fu guardato un po' di mal occhio. In realtà non capiva dagli sguardi altrui, se lo guardassero con compassione, poiché vittima di violenza o con ripudio, poiché gay. Jungkook voleva solamente stringerlo, confortarlo e forse Taehyung lo aveva capito, motivo per il quale ogni tanto gli sorrideva appena come per dirgli che andasse tutto bene. Se anche solo gli avesse poggiato una mano sulla gamba, con l'innocenza più pura del mondo, le loro intenzioni sarebbero state fraintese. 

Era facile passare dalla ragione al torto. E Taehyung si trovava nella seconda zona già con un piede. Aveva tradito suo marito. Insomma, le persone avrebbero potuto facilmente pensare che il castano stesse mentendo solo per liberarsi velocemente di suo marito e passare così per la vittima della situazione «Ha dei referti medici per attestare le violenze fisiche subite?»

Ed ecco la domanda che più temeva. Namjoon lo aveva picchiato infinite volte, soprattutto negli ultimi mesi e a lui non era mai passato per la mente di recarsi in ospedale per mettere tutto per iscritto. Era stato uno stupido, sì, ma d'altro canto, suo marito non gli avrebbe mai permesso di svignarsela in quel modo «Purtroppo no»

«Ha altre prove? Video, foto, registrazioni» scosse la testa e si strinse su se stesso, stava facendo solamente un buco nell'acqua. Non lo avrebbero aiutato minimamente «Io sono un testimone, li ho visti, li ho ascoltati. Non valgo niente?» quella volta fu Jungkook a provarci ed ottenne in risposta solo un sospiro stanco del carabiniere «Poco e niente. Mi capisca signore, è una testimonianza soggettiva ed anche molto di parte. Abbiamo bisogno di prove più concrete»

Gli occhi di Taehyung si inumidirono, conscio che per quella volta non sarebbe cambiato un bel nulla «l-lei cosa mi consiglia di fare?» gli tremò la voce e per un attimo l'ufficiale si addolcì vedendo quel faccino spaventato «Ragazzo ascolta, se quello che mi hai raccontato è vero, cerca di stargli lontano. Procurati un buon avvocato» prese un pezzetto di carta, annotò su di esso un numero ed un nome "Min Yoongi" «Chiamalo, è veramente bravo nel suo mestiere. Cerca di ottenere la separazione al più presto. E ricorda che dovrai accumulare prove per attestare la validità delle tue parole se veramente sei deciso a proseguire sulla strada della denuncia»

Jungkook si innervosì così tanto che una volta risalito in macchina non si trattenne dal ripetere con una voce acuta e sgraziata le ultime parole di quel carabiniere «È questa la legge figliolo, dobbiamo farcene una ragione» sbatté lo sportello, mettendo velocemente in moto «Per me possono andarsene a fanculo tutti quanti là dentro»

Taehyung sorrise tristemente, in fondo sapeva di doversi aspettare un qualcosa del genere «Fa incazzare anche me Kook, ma adesso torniamo a casa e chiamiamo» Sventolò il bigliettino in aria «Forse saremo più fortunati e poi» si prese un attimo di silenzio per sé «Abbiamo un trasloco da fare, sempre se sei ancora d'accordo» 

Jungkook gli sorrise leggermente e partì «Consideralo già fatto»

Bastò tutto il pomeriggio e la sera per recuperare qualsiasi cosa appartenesse a Taehyung e portarla al secondo piano. Non la smistarono subito, qualche scatolone rimase in mezzo, ma tutto sommato le cose erano relativamente poche e finirono ben presto. Ed in un momento di pausa chiamarono l'avvocato, concordando un incontro per il giorno successivo nello studio legale.

Per il resto della serata preferirono restare sul letto, semplicemente abbracciati, essendo loro stessi, facendo veramente ciò che più volevano e parlarono semplicemente, anche delle cose più banali. Intrecciarono le loro dita, si scambiarono qualche piccolo bacio e si strinsero sempre più.

Nella mente di entrambi però aleggiava solo una domanda: Cosa siamo adesso?  

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