Capitolo 4
La giornata trascorse tra lezioni di incantesimi proibiti, strategie di combattimento e teoria delle creature occulte. Il solito caos nella Nightmare Academy era scandito da voci gutturali, sussurri spettrali e l'eco lontana di riti arcani. Ma per Lyra, Medes, Mothanos e Sheerfox, la vera lezione doveva ancora iniziare.
Dopo pranzo, si ritrovarono finalmente nella loro stanza. L'aria era carica di aspettativa e una lieve tensione aleggiava tra di loro.
Lyra si lasciò cadere sulla poltrona con un movimento fluido, le sue lunghe dita pallide - dalle punte viola scuro - giocherellavano con il bordo del vecchio libro. I suoi occhi grigi, nascosti a metà da ciglia scure e occhiaie perenni, passarono sugli altri con il solito sarcasmo.
«Allora», disse con un sorriso appena accennato, «chi vuole essere il primo a dire che questa è la peggiore idea che abbiamo mai avuto?»
Medes si appoggiò al bordo del letto con la sua grazia inquietante, il volto scolpito in un’espressione di divertita superiorità. Vexis e Zyphora, le sue enormi code artigliate, si muovevano pigramente dietro di lei, sfiorando il pavimento con un suono appena percettibile.
«Oh, cara», rispose con voce morbida e pericolosa, «ormai è troppo tardi per rimpianti».
Mothanos, che era rimasto in piedi con le braccia incrociate sul petto, sbuffò leggermente. I suoi occhi rossi brillavano con una luce determinata.
«Non mi sono fatto il culo per rubarlo solo per sentirvi dire che è stata una perdita di tempo», disse con la sua solita voce calma ma tagliente. «Apriamolo».
Sheerfox annuì, accucciandosi vicino al letto. Le sue nove code si muovevano con grazia, quasi fluttuando indipendenti l’una dall’altra. I suoi occhi azzurri scrutavano il libro con un misto di curiosità e diffidenza.
Lyra sollevò le spalle, poi aprì finalmente il volume.
Non appena le pagine si svelarono, un’ombra sembrò attraversarle, come se la carta assorbisse la luce intorno a sé. Le parole erano scritte con un inchiostro scuro, quasi liquido, che sembrava muoversi appena sotto la superficie della pergamena. Ma c’era un problema.
Nessuno riusciva a leggere nulla.
Le lettere erano distorte, impossibili da comprendere, come se cambiassero forma ogni volta che qualcuno cercava di focalizzarsi su di esse. Non era una lingua antica, né un dialetto conosciuto. Era qualcosa di completamente alieno.
Lyra inclinò la testa, aggrottando le sopracciglia. «Non è possibile. Deve essere un codice».
Medes scivolò più vicina, le sue labbra rosse incurvate in un sorriso affilato. «O forse non dovremmo nemmeno provarci a leggerlo».
Mothanos strinse la mascella, lo sguardo fisso sulle parole sfuggenti. «No. C’è sempre un modo».
Sheerfox si morse il labbro, le orecchie bianche leggermente abbassate. «E se fosse... vivo?»
Nel silenzio che seguì, il libro sembrò pulsare tra le mani di Lyra. E, per un attimo, fu come se le parole sussurrassero qualcosa.
Medes fissava il libro con espressione imperturbabile, ma dentro di sé la sua mente lavorava velocemente. Lyra aveva già provato a passarci una mano sopra, come se il contatto fisico potesse rivelarne il significato, ma senza risultato. Sheerfox aveva inclinato la testa, le orecchie leggermente abbassate per la frustrazione. Mothanos, che di solito sembrava impassibile, tamburellava nervosamente le dita sulla tastiera del letto dove era appoggiato.
Poi, all'improvviso, un lampo attraversò la mente di Medes. Schioccò le dita con un sorriso soddisfatto. «Oh, certo! Proprio oggi ho avuto la mia prima lezione di Linguaggi Arcani e Scritture Dimenticate - Decifrazione di testi in lingue antiche e interdette».
Gli altri la guardarono con un misto di speranza e scetticismo.
«Quindi tu riesci a leggerlo?», chiese Lyra, incrociando le braccia.
Medes scosse la testa, i lunghi capelli biondo platino ondeggiarono appena, come sospinti da un vento invisibile. «Non ancora, ma ho il libro di testo giusto. Potrebbe esserci qualche regola di decifrazione che possiamo applicare».
Senza aspettare altro, si alzò con grazia e attraversò la stanza, le sue code nere e rosse si muovevano silenziosamente dietro di lei, come ombre vive. Aprì il baule accanto al suo letto e iniziò a frugare tra i vari volumi. Dopo pochi istanti, tirò fuori un grosso tomo rilegato in pelle scura, decorato con simboli dorati consumati dal tempo.
«Ecco. Sapevo che sarebbe tornato utile». Sorrise con aria compiaciuta, accarezzando la copertina come se fosse un oggetto prezioso.
Lo posò sul letto più vicino alla poltrona dove era seduta Lyra, che aveva in mano ancora il libro misterioso e incrociò le braccia. «Sono nata in un tempio abbandonato in mezzo al deserto. Di scritte strane ne ho viste molte... e non ho intenzione di lasciare che un libro ci fermi».
Gli altri si scambiarono un’occhiata. Per la prima volta, avevano una possibilità concreta di scoprire cosa nascondesse quel libro proibito.
Medes si sedette con compostezza, incrociando le gambe sul letto con il libro misterioso aperto ora davanti a sé. Con la punta delle dita scivolò sulle pagine ingiallite, studiando attentamente le lettere intrecciate in forme contorte e indecifrabili.
«Silenzio», disse con tono perentorio, gli occhi rossi che brillavano leggermente mentre cercava di concentrarsi.
Non fece nemmeno in tempo a prendere un respiro profondo che la prima domanda arrivò.
«Hai capito qualcosa?», chiese Sheerfox, sporgendosi sopra la sua spalla, la coda che sfiorava il bordo del letto.
«Ci sto lavorando», rispose lei, senza sollevare lo sguardo.
«Quindi no?», insistette Lyra con un sorrisetto sarcastico, lanciando in aria una stellina luminosa per noia.
Medes socchiuse gli occhi, il suo sorriso si fece leggermente tirato.
«Datele un secondo, cazzo», borbottò Mothanos dal suo angolo, le ali che fremettero per un attimo prima di piegarsi nuovamente contro la schiena.
Ma il peggio doveva ancora arrivare.
«E se fosse una lingua morta?», chiese Sheerfox, iniziando a giocare con una delle sue code.
«E se fosse una maledizione che ti farà esplodere in mille pezzi appena la capisci?», aggiunse Lyra con finto entusiasmo.
«E se fosse un codice segreto creato per nascondere-».
«VI PREGO». Medes sbatté le mani sul libro, gli occhi che brillarono di una luce più intensa. «Se fate silenzio per due minuti, potrei effettivamente scoprirlo!»
Si fece un attimo di quiete.
Finalmente, Medes poté concentrarsi. Riprese a scorrere le dita sulle parole. Qualcosa, in fondo alla sua mente, cominciava a collegare i pezzi. Alcuni simboli le sembravano vagamente familiari... erano simili a quelli incisi sulle colonne del tempio in cui era nata. Un'eco lontana risuonò nella sua memoria, frammenti di iscrizioni viste da bambina.
Le pupille brillarono di comprensione.
«Aspettate...», mormorò, piegandosi un po' più avanti. «Credo di aver capito qualcosa».
Gli altri si protessero immediatamente verso di lei, occhi spalancati per la curiosità.
«Parla, donna», disse Lyra, appoggiandosi con nonchalance alla testiera del letto.
Medes sfiorò una parola in particolare, pronunciandola a bassa voce. Il suono antico rotolò fuori dalla sua bocca come se fosse sempre appartenuto a lei. Una scossa elettrica attraversò l’aria, le pagine tremolarono leggermente sotto il suo tocco.
Sheerfox sgranò gli occhi. «Ehm... qualcun altro l'ha visto?»
Mothanos si avvicinò di qualche passo, fissando il libro con espressione impassibile. «Sta reagendo a quello che ha detto».
Medes sorrise, affilato come la lama di un coltello. «Bene»
Alzò lo sguardo sugli altri, gli occhi che brillavano di un rosso ancora più intenso. «Credo di aver appena trovato la chiave per decifrarlo».
Medes continuò a leggere, la sua voce bassa e controllata, mentre gli altri trattenevano il respiro.
«Qui dice... che il libro contiene istruzioni per aprire un varco tra mondi paralleli». Sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi attenti dei suoi compagni. «E quello più utilizzato in passato era il passaggio verso il mondo umano».
Un silenzio denso calò nella stanza.
«Aspetta, aspetta». Sheerfox si sporse in avanti, il suo sguardo azzurro acceso di curiosità. «Vuoi dirmi che i nostri antenati avevano un modo per... andare dagli umani? Quando volevano?»
Medes annuì, le dita che scorrevano sulle righe fitte e antiche. «Sì. Ma da quello che leggo, erano soprattutto i vampiri a usarlo. Per secoli, viaggiavano indisturbati tra il nostro mondo e il loro».
Lyra fischiò piano. «Ecco perché si dice che gli umani abbiano creato tante leggende sui vampiri. Li hanno visti».
«Esatto». Medes socchiuse gli occhi, concentrandosi sulle parole successive. «Ma poi il varco venne bandito. Era considerato troppo pericoloso. Dice che ci furono... anomalie. Creature indesiderate che lo attraversavano, distorsioni della realtà, squilibri nei due mondi. Insomma, un casino».
Mothanos incrociò le braccia. «E noi sappiamo se qualcuno ha mai provato a riaprirlo?»
«Non viene specificato, ma dubito che nessuno ci abbia provato». Medes fece scorrere una pagina, gli occhi che brillavano di curiosità. «Ma sentite questa parte. L'incantesimo per evocare il varco richiede l'unione di più esseri, ognuno con una natura magica diversa. Solo così l'energia può essere bilanciata».
Un lungo silenzio. Poi Lyra si illuminò. «Aspettate un secondo. Noi siamo... diversi tra noi, giusto?»
Sheerfox si voltò verso di lei. «Aspetta, Lyra, stai insinuando che-».
«Dico solo che, se dobbiamo fare un progetto su qualcosa di interessante... perché non approfondiamo proprio questo? Il Portale degli Antichi».
Medes inclinò la testa, il suo sorriso enigmatico. «Mmmh, devo dire che è un'idea intrigante. Potremmo scoprire la sua storia, capire come funzionava, studiare i suoi effetti».
«E magari, verso la fine, provare a ricrearlo», aggiunse Lyra con un ghigno eccitato.
Mothanos la guardò come se fosse impazzita. «Ti rendi conto della follia che stai dicendo?»
Sheerfox rise piano. «Ma sai che sarebbe divertente?»
«E se funzionasse?», chiese Medes, incrociando le mani sotto il mento. «Se tutti noi, con le nostre capacità, recitassimo l'incantesimo insieme... potremmo riuscire ad aprire un varco».
Un brivido elettrico percorse la stanza. Per un attimo, nessuno parlò.
Poi Lyra si alzò in piedi, battendo le mani. «Ragazzi, direi che abbiamo il nostro progetto».
▀▄▀▄▄▀▄▀▀▄▀▄▄▀▄▀
Era passata più di una settimana da quando avevano deciso di intraprendere quella follia del progetto sul Portale degli Antichi. In quel lasso di tempo, tra sconvolgenti momenti di disperazione e rivelazioni, i quattro compagni avevano finalmente sistemato ogni singolo dettaglio. Ogni parola scritta nel libro misterioso era stata decifrata con una precisione quasi spaventosa, le regole del deciframento di Medes si erano rivelate fondamentali, mentre il contributo di Lyra nel mantenere alto il morale, seppur sarcastico e ironico, aveva garantito che nessuno di loro si scoraggiasse.
Ora, seduti tra banchi e compagni di classe, aspettavano il loro turno per esporre. Nonostante il tempo trascorso, una domanda rimaneva sospesa nell'aria, come un'ombra minacciosa: l'incantesimo avrebbe funzionato? Se davvero fosse stato possibile evocare il varco tra i mondi paralleli, cosa sarebbe successo una volta che avessero recitato l'arcano insieme?
Lyra era la più impaziente. La sua lunga figura, avvolta in un'aura inquietante di luce blu che fluttuava appena sopra la pelle, si agitava nervosamente mentre il suo sguardo scivolava da un compagno all'altro. I suoi occhi grigi, incorniciati dalle occhiaie e dalle ciglia lunghe, sembravano quasi esprimere un’ansia non confessata, che tentava di mascherare con la solita battuta. «Allora», disse con tono ironico, guardando gli altri, «avete pensato a qualche scusa nel caso esplodiamo tutti in un mucchio di polvere e ossa?»
Mothanos, che fino a quel momento era rimasto impassibile e serio, allungò una mano e sbuffò, passando le dita nei suoi capelli neri e scalati. Gli occhi rossi brillavano di una luce intensa, come fari accesi. «Siamo pronti. Non c'è niente che possiamo fare se non proseguire. Ma almeno possiamo dire di averci provato».
Sheerfox, dal canto suo, era più scettico. Il suo sguardo azzurro si incrociò con quello di Lyra e gli altri, ma il suo volto era impassibile, quasi in meditazione. Il movimento delicato delle sue nove code, che fluttuavano silenziose e indipendenti, tradiva il suo nervosismo. «Non è che mi preoccupo... è solo che sarebbe interessante capire cosa c'è dall'altra parte».
«Il varco non è una questione di preoccupazioni», disse Medes con tono gelido e deciso. «È una questione di necessità. E ora lo sappiamo. Quello che accadrà... beh, lo scopriremo». Sorrise con soddisfazione, consapevole che il suo contributo era stato essenziale. La sua aura eterea, quasi irreale, sembrava carica di un potere che emanava dalla sua stessa presenza, come se fosse pronta a invocare il destino in un colpo solo.
Ma nonostante tutta la preparazione, nonostante tutto il lavoro fatto, il dubbio rimase. Nessuno di loro aveva mai provato a lanciare l’incantesimo. Ed era questo il punto di rottura. Se fosse andato storto, non c'era modo di sapere cosa sarebbe successo. Il varco avrebbe risucchiato tutti loro? O, peggio, avrebbe scatenato una distorsione che avrebbe annientato il confine tra i mondi?
O avrebbero fatto solo una bruttissima figuraccia davanti al professore e l'intera classe?
Quando finalmente fu il loro turno, iniziarono a raccontare nei minimi dettagli il loro progetto, coinvolgendo la classe con la loro passione e dedizione. Il libro misterioso che avevano studiato, le difficoltà nella decifrazione, i simboli antichi che avevano finalmente compreso, tutto sembrava affascinare non solo il professore, ma anche i compagni di classe. Ogni passo che avevano fatto nel loro percorso sembrava rivelare un frammento di verità, e la classe si lasciò coinvolgere, affascinata dalla complessità del progetto e dal mistero che si celava dietro il Portale degli Antichi.
Medes concluse la presentazione con un sorriso enigmatico, spiegando che, secondo le istruzioni del libro, l'incantesimo richiedeva l'unione di più esseri con diverse nature magiche per bilanciare l'energia necessaria ad aprire il varco. La classe rimase in silenzio, sospesa tra l'incertezza e l'entusiasmo per quello che stavano per fare. La tensione crebbe mentre i quattro si scambiavano uno sguardo complice, pronti ad affrontare l'incognito. La loro presentazione aveva raggiunto il culmine, e ora era il momento di mettere in pratica tutto ciò che avevano appreso.
Erano pronti a lanciare l’incantesimo.
Medes apre il libro con un movimento elegante, facendo scorrere le sue mani sottili sulle pagine ingiallite, come se stesse accarezzando un'antica reliquia. Un bagliore rosso, sottile e intenso, inizia a brillare nei suoi occhi, mentre le sue due code si sollevano lentamente in aria, come se rispondessero a un'energia che solo lei può percepire. L'incantesimo inizia a fluire attraverso di lei, concentrandosi nelle sue mani, che si estendono verso il libro. Il potere arcano si raduna, formando un filo rosso di energia che avvolge le sue dita come fiamme controllate, e la stanza inizia a vibrare leggermente sotto il peso dell'incantesimo che sta per scatenarsi.
Sheerfox, che era vicino a Medes, fa fuoriuscire lentamente del gelo dalle sue mani, creando una piccola nebbia di cristalli ghiacciati che brillano come stelle cadenti. Le sue nove code fluttuano in un movimento ondulatorio, rispondendo al potere che sta prendendo forma nella stanza. Il suo viso contorto per la concentrazione, ma gli occhi azzurri brillano di una luce glaciale.
Mothanos, con il suo aspetto imponente e minaccioso, inizia a concentrare l'energia oscura nelle sue mani. Una luce rossastra, intensa e pulsatissima, si forma lentamente, emessa dalla sua pelle grigia come se fosse impregnato di una forza primordiale. Il calice di sangue bevuto prima della lezione - non sapendo se l'avesse rubato prima dalla mensa o se l'era procurato in un qualche altro modo - lo rende più forte, il potere che scorre attraverso di lui è incontrollato, ma quasi perfetto. Le sue mani si muovono con determinazione, mentre la stanza sembra rispondere all'oscurità che sta invocando. La sua aura di potere oscuro si espande, creando una pressione invisibile che fa fremere l'aria.
Infine, Lyra, con il suo corpo che sembra fluttuare appena sopra il pavimento, concentra la sua energia astrale nelle mani, una luce blu fioca che circonda la sua pelle pallida come un'aura scintillante. I suoi occhi grigi brillano di una luce intensa, mentre la sua figura slanciata si solleva lentamente nell'aria, come se il suo corpo fosse sospeso tra la realtà e il mondo dei sogni. I suoi lunghi capelli lilla ondeggiano dietro di lei, come onde di un mare di magia.
Quando tutti sono pronti, pronunciando l'incantesimo in coro, una magia pura si diffonde nell'aria, creando una rete di energia che avvolge tutta la stanza. La luce di ogni incantatore si intreccia, dando vita a un varco invisibile. La tensione cresce nell'aria, e il suono del potere arcano sembra quasi risuonare, come un eco lontano che attraversa le mura della scuola.
Poi, improvvisamente, quando pensano di aver completato l'incantesimo, tutto tace. Un momento di silenzio imbarazzante si diffonde nella stanza, mentre gli studenti si scambiano sguardi di incertezza.
Medes, visibilmente nervosa, prova a voltare pagina con una delle sue code, ma l'operazione è più difficile di quanto sembri. La pagina resiste, come se l'incantesimo stesso non fosse stato completo. Lyra, in tutta la sua impazienza, sussurra: «Cazzo, fate qualcosa».
Dietro di lei, Sheerfox si sporse leggermente, agguzzando gli occhi mentre visualizzava velocemente la pagina. Ad un tratto lesse una parola arcana con tono interrogativo: «Ûnnįë?»
In quel momento, il portale esplode sopra di loro, una distorsione di energia che sembra risucchiare l'intera aula. Le mani di Medes vengono sollevate senza preavviso, e il potere che ha invocato si scatena in un lampo di luce rossa e blu, avvolgendo tutti i quattro studenti in un turbinio di energia.
«Non ci credo!», urla Lyra mentre viene risucchiata nel vortice, le sue stelle luminose che svaniscono nel nulla.
Il caos esplode quando tutti vengono catapultati in un viaggio tridimensionale da voltastomaco.
Nel cuore della notte, un vortice oscuro e turbolento si apre sopra di loro. Con un rumore sordo, il portale si materializza e i ragazzi vengono gettati nel vuoto, sbattuti sul prato con violenza. L'aria è fredda e umida, i loro corpi rimbalzano sull'erba bagnata, mentre la paura si dipinge sui loro volti. Nessuno ha il tempo di reagire: il portale si chiude immediatamente sopra di loro con un'eco minacciosa, lasciandoli al buio e nel caos.
«Ma cos'era quello?», grida Lyra, mentre si rialza, l’espressione disarmante di una ragazza che sa trovare una battuta anche nei momenti più assurdi. «Che cos'era, una montagna russa galattica?». La sua voce è incredibilmente sarcastica, ma si percepisce una sottile tensione sotto le parole.
«Non è il momento di fare battute!», risponde Sheerfox, la voce tremante mentre si rialza a fatica, lo sguardo nervoso. «Non capisco cosa sta succedendo».
Lyra si gira verso di lui, accennando a un sorriso isterico. «Tranquillo, Sheer, potrei trovarlo divertente… se non fosse che non so neanche dove siamo!». E mentre dice questo, la sua figura comincia a fluttuare, sollevandosi lentamente da terra, come se fosse portata da un vento invisibile.
«Lyra, no!», urla Medes, guardando la scena con una calma glaciale, ma l'apprensione nel suo sguardo è chiara. Lei osserva, con la solita intensità magnetica, ma questa volta sembra più preoccupata di quanto voglia ammettere. «Fermati!»
Lyra scuote la testa, ma non riesce a fermarsi. «Okay, okay, non è proprio quello che avevo in mente, ma sembra che non posso fermarmi!». La sua voce è caotica, quasi un misto di panico e sarcasmo mentre si aggrappava ad un ramo di un albero che era lì vicino.
«Questa è una tragedia...», mormora Sheerfox, cercando di saltare più in altro per riportare Lyra a terra, la paura cresce in lui. «Dobbiamo capire cosa fare. Questo non è normale. Non è normale!»
Mothanos, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, si fa avanti, i suoi occhi scuri fissano intensamente l'orizzonte. «Dove siamo?», la sua voce è bassa, ma carica di quella sua calma inquietante. È come se già sapesse qualcosa che gli altri ignorano, ma non vuole rivelarlo.
Medes fissa le luci lontane, delle luci estranee a quelle a cui loro sono abituati. «Non lo so, ma credo che siamo... nel loro mondo». Il suo tono è quasi un sussurro, come se avesse appena realizzato qualcosa di inimmaginabile.
«No... non può essere», protesta Sheerfox, ma la sua voce è incerta.
«Che diavolo... Siamo veramente nel mondo degli umani?», chiede Lyra, l'ironia che cede leggermente alla confusione. «Eh, che figata».
Mothanos non parla, ma il suo sguardo dice tutto: la sua mente sta già lavorando, cercando di capire come tornare indietro.
«Se siamo nel mondo degli umani...», Medes si interrompe, guardando gli altri. «Allora dobbiamo stare attenti. Non possiamo fare rumore».
Lyra scoppia a ridere, nonostante la situazione assurda. «Oh, davvero? Perché, ci cacceranno con le forche?». La sua voce è un misto di sarcasmo e una sottile tensione.
«Come con le forche?!», si agita Sheerfox, abbracciandosi le code che sembravano impazzite.
«Ragazzi, dobbiamo restare calmi», dice Mothanos, il suo tono di voce improvvisamente più serio. «Non possiamo fare nulla se ci facciamo prendere dal panico».
Lyra annuisce, fluttuando lentamente verso terra. «Vero, come sempre. Solo che sono leggermente preoccupata...».
«Dobbiamo trovare un posto sicuro, e dobbiamo farlo adesso», Medes ribadisce, la sua voce affilata, ma anche preoccupata. La sua mente sta correndo, ma la sua mente strategica non si perde mai.
Sheerfox annuisce, ma i suoi occhi tradiscono una paura nascosta. «E come facciamo?»
«Approfittiamone finché è notte. Sicuramente troveremo un posto abbastanza isolato dove potremmo stare fino a quando non troveremo una soluzione a questa situazione», risponde Mothanos. La sua determinazione è palpabile, anche se l'incertezza sulla situazione è chiara.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top