𝑫𝒐𝒏'𝒕 𝒄𝒓𝒚 𝒃𝒂𝒃𝒆

Il profumo pungente delle candide lenzuola, sembrava rilassare il pesante respiro del giovane, che entrato in stanza, si era abbandonato alla gravità, cadendo sul morbido materasso.
Il viso intriso di madide lacrime era affondato nel soffice cuscino, sfruttato per l'occasione nel silenziare i brevi singhiozzi che le sue labbra non riuscivano a trattenere.

Odiava lasciarsi andare alle emozioni per qualcosa di così sciocco, eppure lo stava facendo per delle critiche.
Quella frase fu la goccia che fece traboccare il vaso e le parole del suo allenatore erano riuscite a fargli dubitare delle proprie capacità.
Sapeva benissimo che l'intento era quello di spronarlo a fare e dare di più, ma in quel momento aveva assimilato le sue parole unicamente come coltellate in pieno petto.

Una reazione che mai si sarebbe aspettato da se stesso, ma che per la prima volta aveva permesso alla sua fragilità di mostrarsi ed evadere da quell'alto muro di autostima che egli stesso aveva eretto attorno a sé.

Infantile.
Ed anche ridicolo.
Si sentiva davvero un disastro.

Stringeva forte le lenzuola, così forte da percepirne le fibre di cotone e rabbrividire sotto quella strana sensazione.
Si sentiva uno sciocco, a provare sicurezza nel rimanere sotto alle calde coperte, come un bambino che costruiva un fortino con i cuscini.

Anche se la stanza era stracolma dei suoi tremanti singhiozzi, il rumore delle nocche di una mano che battevano sulla porta andava a mescolarsi con quello dei suoi amari sospiri e lamenti, quasi nascondendoli.

‹‹ Tsutomu, andiamo esci da li ››

Nonostante avesse sentito benissimo il compagno, ignorò completamente la sua voce, come se si fosse finto sordo per un secondo.
E forse, l'avrebbe quasi desiderato per davvero.

Non voleva sentire più nulla dopo quelle cattiverie, voleva semplicemente ascoltare il proprio respiro e starsene a marinare nel suo soffice letto.

‹‹ Spostati che non sei capace ››

‹‹ E non spingere cretino! ››

Il piccolo conflitto, però, gli fece alzare di poco il capo dal cuscino, solo per appoggiarsi con la guancia ad esso e posare gli occhi indisturbato verso il muro che aveva al fianco del materasso.
Occhi stanchi e rossi dal pianto, così come gli zigomi della medesima tintura simile a una fragola.

‹‹ Ti avviso, ti tiro una gomitata se continui a spingermi ››

‹‹ Si si, Semi-Semi shh, abbiamo una missione più importante ora, Tsu-chan ha bisogno di sostegno, ed io so chi chiamare eheh ~ ››

Si tirò su, come fosse stato appena rianimato da un defibrillatore.
No no, non voleva che lo chiamassero.
Non quando era in quelle condizioni.
Non in quel momento.

‹‹ Perchè, hai il suo numero per caso? ››

‹‹ Non io, ma Wakatoshi-kun ha il numero di Aone-san, di conseguenza boom, è tutto risolto ››

‹‹ Mh, d'accordo, io vado da Wakatoshi, tu stai qui e tiralo un po' su ››

Si tirò una manata in pieno viso, massaggiandosi la fronte con due dita esalando un sospiro.
Le lacrime avevano cessato di scendere dalle iridi nocciolate, ma il respiro non era ancora tornato regolare, e sentiva quel magone fastidioso premergli il petto.
Non riusciva a respirare, e sapeva che era colpa della sensazione di inadeguatezza che stava provando e dell'ansia per la chiamata.

‹‹ Non voglio vedere nessuno Tendou-san ››

Che bugia enorme.
Era proprio un bugiardo patentato.

‹‹ Non è vero e lo sai anche tu ››

Giusto, aveva ragione.
Satori aveva sempre ragione quando si trattava di sentimenti, ed il corvino lo aveva ormai compreso fin troppo bene.
Poteva sembrare strambo, ma il ragazzo era una persona d'oro e riusciva sempre a consigliare le cose più giuste, a far sorridere tutti e a risanare il morale della squadra.
A volte lo invidiava davvero molto.

‹‹ Si, ma non voglio che - ››

‹‹ Che ti veda mentre piangi? E come dovrebbe vederti scusa? Sempre al settimo cielo? ››

Beh si, avrebbe voluto fosse così in effetti.
Era così giusto?
Nessuno vorrebbe vedere il proprio ragazzo in quel modo disastroso, con il viso incasinato ed i capelli disordinati manco fosse esplosa una granata.
Nessuno.
Secondo lui.

‹‹ Beh, si- ››

‹‹ Secondo me no. Chissene frega se ti vedrà triste? Se ti vedrà con gli occhi rossi o con le guance bagnate dalle lacrime? Ti vedrà così e basta, non c'è niente di male ›› .

Poteva sentire il suo tono anche a qualche metro di distanza, e con la porta chiusa a chiave.
Era tranquillo, con quella solita punta di ironia che da sempre lo contraddistingueva, ma in quel momento, tutto aveva assunto un'aria completamente sincera.
Davvero lo pensava?

‹‹ Come fai a saperlo? ››

‹‹ Perchè è normale. Essere tristi è un'emozione che non si può controllare, ma non è bello essere tristi da soli. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci tenga la mano, che ci dia un abbraccio, o anche un bacio. Che ci dica parole dolci o che non dica proprio nulla, basta che sia presente . . . non lo pensi anche tu? ››

Diamine, aveva senso in effetti.
Quel cuscino non dava lo stesso effetto di un vero abbraccio.
Certo, era morbido, ma non paragonabile al suo amato fidanzato.
Se ci pensava, il cuore batteva già all'impazzata, figuriamoci.

‹‹ Suppongo di si . . . ››

Aveva poi sussurrato, passando il polso della mano su un occhio, per sviare un'ultima lacrima prima che riuscisse a scendere.
Forse aveva proprio bisogno della sua persona speciale.
Aveva bisogno del suo Kanji.
Voleva abbracciarlo e voleva raccontargli cosa era successo, ma ancora, si sentiva un emerito stupido nel comportarsi in quel modo, nonostante avesse compreso fosse una cosa inevitabile.

‹‹ Benissimo, oh, ma guarda chi c'è, il principe azzurro, su su, vi lascio soli uccellini ~ ››

La mano che stringeva la federa del cuscino, si strinse immediatamente non appena comprese la frase.
Lui era lì, era arrivato.
Ed ora?
Lo avrebbe sicuramente visto giù di morale.
Lo avrebbe visto con il naso tappato e rosso, con il viso corrucciato.
Ma voleva un suo abbraccio.
Voleva un suo bacio.
Doveva combattere quel fastidio.

Bussarono alla porta, ma questa volta, sapeva perfettamente chi fosse.

‹‹ Hey, Tsu, sono io, mi apri per favore? ››

Eistò.
Perchè aveva esitato?
Non lo sapeva nemmeno lui ormai.
Sapeva solo che si vergognava.
Tremendamente.

‹‹ Andiamo, non farmi stare qui, al freddo e al gelo ~ ››

Gli scappò un sorriso.
Amava quel suo modo con cui diceva cose insensate solo per estorcergli una risata.

‹‹ Siamo in un dormitorio Kanji ››

‹‹ Oh, vero . . . ma comunque aspetto eh, starò qui fino a quando non ti deciderai ad aprire la porta ››

Roteò gli occhi, diceva sul serio?
Beh, aveva atteso la fine dei suoi allenamenti, una volta.
Durarono due ore, ed era rimasto fuori dalla palestra per tutto quel tempo.
Quindi si, lo avrebbe fatto eccome.

‹‹ Va che invecchio qui, e non mi va di farlo senza di te, da solo ››

Ormai aveva ceduto.
Era sicurissimo che quella piccola risata si fosse sentita anche attraverso il corridoio.
Si alzò e con un profondo respiro, girò la chiave per sbloccare la porta ed aprirla.

Diamine.
Lo aveva visto il giorno precedente, e perfino in videochiamata qualche ora prima, ma il suo cuore compì un balzo proprio come se non lo vedesse da decenni, anzi da secoli.
E si sentiva stupido a pensarlo, anche perchè erano passate si e no solo ventiquattro ore, ma gli era mancato.
Troppo.

‹‹ Eccoti, temevo ti avesse risucchiato il materasso ››

Arrossì.
Non era un complimento, ma era arrossito.
Arrossiva per quel dolce sorriso.
Un sorriso che possedeva l'incredibile potere di farlo stare bene immediatamente, che sistemava tutto in così pochi secondi.
Ma forse, questa volta non sarebbe bastato un sorriso per consolarlo.

‹‹ Troppo giù per parlare? Non importa, forza vieni ››

Avrebbe voluto controllare il corridoio.
Se ci fosse stato qualcuno nascosto dietro il muro ad origliare, proprio come erano soliti fare i suoi compagni di squadra, soprattutto Satori e Hayato.
Eppure, non ebbe il tempo nemmeno di ribattere che si ritrovò nuovamente in stanza.
La mano stretta a quella del biondo, quale gesto più cordiale di quello.

Una volta chiusa la porta, sentì le mani di Kanji sulle sue spalle, e lo guardò confuso.

‹‹ Rimani li ››

E si allontanò.
Non capiva dove volesse andare a parare, eppure si fece guidare come una marionetta senza fili.
Forse era troppo amareggiato per pensarci, o forse era semplicemente curioso.

Lo vide poi indietreggiare fino ad arrivare alla finestra, ed una volta fermatosi, incrociò le braccia.
Ora li separavano solamente due o tre metri di distanza, nei quali arieggiava una nota di palese confusione da parte del giovane schiacciatore.

‹‹ Ora apri le braccia e chiudi gli occhi ››

‹‹ Che stai- ››

‹‹ Tu fallo e basta, fidati! ››

Esalò un sospiro.
E se gli avesse fatto uno scherzo?
No, non era un tipo da scherzi lui.
Ma, davvero, che diavolo voleva fare?
Anche se la sua mente andò a creare i peggiori scenari, obbedì, ed allargò le braccia titubante chiudendo poi gli occhi.

‹‹ Non osare spaventarmi . . . ››

L'assenza di luce era quasi inquietante e la tentazione di riaprirli, dopo qualche secondo di silenzio, pareva insopportabile, ma doveva resistere.
Insomma, non era difficile.

‹‹ Ci sei? Dove - ››

Dovette interrompersi quando si sentì circondare il busto da due braccia.
Le sue braccia.
Immediatamente, strinse a sua volta il ragazzo, affondando il viso nell'incavo del suo collo, inspirandone il profumo.
Il cuscino?
Non era niente in confronto a quel caldo abbraccio.

‹‹ Vediamo . . . vuoi parlarne? ››

Ci pensò su qualche secondo.
Voleva?
Forse.
L'unica cosa che non voleva, era di risultare infantile.
Insomma, essersela presa per una cosa del genere.
Pensava fosse stupido.

Nonostante ciò, annuì piano, facendo si che i capelli sfregassero contro la maglia del biondo.
Aveva sempre amato quella maglia simile a una polo e di diversi colori che variavano dal giallo al verde, con qualche punta di rosso acceso.
Pensava che lo stile retro gli stesse proprio bene.
Divinamente.

‹‹ Va bene, ci sediamo? ››

Ancora una volta, annuì a quella voce calma e gentile.
Non poteva fare altro.
Aveva la testa completamente da un'altra parte in quel momento.
Desiderava solo rimanere così per ore, al caldo e sentire il suo cuore battere.
Eppure aveva accettato, di conseguenza, l'alto ragazzo si staccò e gli riprese con dolcezza la mano.

Tsutomu arricciò il naso, infastidito dall'improvviso gelo ed assenza dell'altro vicino a sè, ma tornò a guardarlo non appena si sedettero sul suo letto, uno davanti all'altro e con le gambe incrociate.
Un brevissimo silenzio, ricadde nella stanza, quando il corvino sviò lo sguardo del ragazzo.
Kanji sembrava cercare i suoi occhi senza arrendersi, ma quando, per l'ennesima volta, lo vide passare la sua attenzione su qualcos'altro che non fosse lui, gli afferrò le mani.

Tsutomu sussultò, per lo spavento, e finalmente lo guardò.
No cavolo, adesso era obbligato a rispondere.
Com'era stupido.
Ci era cascato di nuovo.
Quegli occhi, erano come una calamita, ed in quel momento, rappresentavano una sua pessima debolezza.

Poi, riuscì a staccarli solo per seguire i suoi movimenti, e quando lo vide sedersi al bordo del letto, strisciò verso di lui e si sdraiò, appoggiando il capo sulle sue gambe e socchiudendo gli occhi.
Non era una cosa così strana quella.
Aveva un qualcosa di rilassante sentire le dita del ragazzo tra i capelli, con quella placida lentezza e finezza.
Gli piaceva rabbrividire appena per quei movimenti delicati e chiudere gli occhi per goderseli in pieno.

Anche in quell'istante aveva sentito un flebile brivido sul collo, che andò ad affievolirsi non appena il biondo affondò con calma le dita tra i suoi voluminosi ciuffi corvini.

‹‹ Ti sei già addormentato? ››

Riaprì gli occhi quando sentì la sua voce.
No, ma se fossero rimasti così per almeno una ventina di minuti, sarebbe caduto nel mondo dei sogni come un sasso.

‹‹ No ma . . . è rilassante, ecco ››

‹‹ Lo faccio sempre con mia sorella, soprattutto quando è troppo agitata e non riesce ad addormentarsi ››

Lo sentì ridere.
Una sottile e quasi impercettibile risata che gli fece vibrare il capo, portandolo a tirare le labbra in un piccolo sorriso.

‹‹ Allora, mi vuoi dire cos'è successo Tsu? ››

La domanda venne posta con serenità, ma Tsutomu leggeva perfettamente la preoccupazione nel suo tono, ed era una cosa che non gli piaceva.
Odiava farlo preoccupare.
Odiava far preoccupare tutti, figuriamoci il suo ragazzo.
Ma forse avrebbe dovuto dirlo, così si sarebbe tolto un peso dallo stomaco.

‹‹ Il coach ci è andato giù pesante con le parole, tutto qui ››

Aveva confessato.
Manco si sentisse sotto processo.
Ma ancora non si sentiva completo.
Quel peso non se n'era ancora andato, e non ne capiva il motivo.

‹‹ Non penso sia "tutto qui", o mi sbaglio? ››

Cavoli, era così ovvio?
Probabilmente si.
Che figura.

Eppure, non sembrava affatto stesse ridendo di lui.
Aveva ancora le dita che si muovevano tra i ciuffi, accarezzandogli il capo delicatamente.
Ciò fece rilassare i muscoli tesi del minore, che sospirando, assunse un piccolo broncio.

‹‹ É che . . . forse ha ragione, non sono bravo, dopotutto, non mi impegno abbastanza ››

Era quello che gli navigava per la testa da qualche minuto ormai.
Aveva paura di non essere all'altezza delle aspettative, di deludere tutti e di non riuscire a raggiungere il suo obiettivo.
Aveva il terrore di aver già fallito ancor prima di provarci.
E questo lo devastava.

‹‹ Non dovresti mai pensarlo, sei un giocatore eccezionale ››

Gli occhi di Tsutomu iniziarono ad inumidirsi nuovamente, senza nemmeno accorgersene aveva iniziato a respirare con difficoltà.
Era difficile crederlo, quando quella barriera impenetrabile era stata abbattuta, non poteva farci nulla.

Si alzò, guardandolo in viso.

‹‹ E se . . . io non fossi tagliato per diventare il prossimo asso? Non sono bravo come Ushijima-san, forse non lo sarò mai ››

Questa volta, aveva assunto un'espressione arrabbiata, anche se oramai, alcune lacrime avevano ricominciato a percorrergli lentamente le guance.
Era deluso da se stesso.
Deluso perchè pensava quelle cose di sé e non riusciva a cambiare idea.

Sentì poi gli zigomi riscaldarsi, e tornando con l'attenzione sul ragazzo davanti a se, deglutì.
Ciò che vedeva, non era più uno sguardo preoccupato, ma un piccolo e dolce sorriso.
Un altro di quei piccoli sorrisi che tanto amava.

Arrossì quando il ragazzo eliminò alcune delle lacrime che percorrevano i suoi zigomi e gli lasciò un bacio in fronte.
Diamine.
Il suo punto debole.
Lì cadeva sempre in preda all'imbarazzo.
Certo, un imbarazzo amabile, ma era comunque imbarazzo.

Sentì le guance andargli a fuoco ed il suo cuore incominciò a battere con velocità.
Non amava particolarmente arrossire, ma se era a causa di quel dolce ragazzo, allora avrebbe voluto rimanere così per anni.
Sentire quella sensazione di euforia perenne.

‹‹ Non dovresti preoccuparti di non essere abbastanza, perchè lo sei, lo sarai sempre per me. Ti alleni duramente e so quanto impegno ti costi. Sei bravo Tsu, sei un giocatore incredibile, non permettere a delle critiche di buttarti giù in questo modo ››

Bravo.
Si, lui era bravo.
Maledettamente bravo.
Il migliore.
Il titolare del primo anno.
Ed il prossimo asso.

Si chiedeva come fosse possibile che quelle lacrime fossero tornate a scendere dai suoi occhi stanchi.
Pensava di averle prosciugate tutte.
La risposta però, era al quanto semplice.
Lui credeva nelle sue capacità.
Kanji credeva in lui, e ciò non potè sicuramente fermare l'ennesima goccia di pianto che bagnò il palmo del biondo.

‹‹ Però non piangere più . . . ››

Avrebbe voluto ribattere, ma anche in quel momento il ragazzo lo precedette.
Infatti, non attese un solo secondo prima di avvicinarsi e lasciargli numerosi e delicati baci su tutto il viso.

‹‹ Non . . . ››

Un bacio sulla guancia.

‹‹ buttarti più . . . ››

Un altro bacio in fronte.

‹‹ giù così . . . ››

Ed un bacio sulla punta del naso.

‹‹ Sei bellissimo, bravissimo e incredibile, io so quanto vali, dimostralo anche a chi pensa il contrario ››

Poi appoggiò la fronte alla sua, sorridendo.

‹‹ Capito? Non accetto un no eh ››

Tsutomu non potè trattenersi, non più.
Scoppiò di conseguenza in una piccola, ma sincera, risata spontanea.
Tutti quei dubbi sparirono, senza che potesse rendersene conto, e sul suo viso tornò ben presto il sereno.

Con quei piccoli gesti, era tornato bordeaux fino alle orecchie, e si coprì il viso con le mani, senza però smettere di sorridere per un solo secondo.

Il gesto allarmò però il più alto che, spostandogli nuovamente le mani, lo guardò ansioso.
Tsutomu lo guardò addolcito per quell'espressione.
Sembrava un cucciolo.
Un cucciolo preoccupato.
Ecco.

Quando però vide il suo sorriso in volto, anche Kanji si lasciò andare ad una risata.
Raccolse poi le mani del corvino e si alzò, tirandolo verso di sé per invitarlo a fare lo stesso.

‹‹ E ora che vuoi fare? ››

Anche se lo chiese con evidente confusione in volto, quel sorriso rimase fisso come fosse stato cucito sulle sue labbra, e sapeva che sarebbe stato complicato dissolverlo.
Ma poi.
Chi voleva toglierlo?
Lui no di certo.
Si sentiva felice.
Ed anche bello mentre sorrideva.

Rimase a guardare e seguire i movimenti del ragazzo, che affondava la mano nella tasca e ne tirava fuori il cellulare.
Alzò un sopracciglio nel vederlo digitare qualcosa sulla tastiera, ma non osò domandare altro.
Anche perchè era molto probabile che non gli avrebbe risposto.

Una volta appoggiato il telefono sul comodino al fianco del letto a castello, Kanji prese una penna e l'avvicinò alle proprie labbra e sorrise nel vedere il minore non capirci un fico secco.
Seriamente.
Non aveva la minima idea di che cosa volesse fare, ma quando partì della musica, o meglio, una canzone che conosceva, i suoi occhi iniziarono a brillare.

‹‹ Do you ever feel like a plastic bag, wrifting through the wind, wanting to start again? ››

Aveva iniziato, mentre Tsutomu inclinò di poco la testa con un sorriso divertito.

‹‹ Davvero, sei serio? ››

‹‹ Do you ever feel, feel so paper thin, like a house of cards, one blow from caving in? ››

Oh si, era serio, a quanto pareva.
Il corvino scosse piano il capo, ma lo guardò con un dolcissimo sorriso.
Anche se lo vedeva cantare con determinazione, notava che non si stava preoccupando di risultare stonato o fuori tempo.
Ed era così.
Al biondo bastava dedicare quel testo al suo amato Tsutomu.
Al diavolo l'intonazione.

‹‹ Do you ever feel already buried deep? Six feet under screams, but no one seems to hear a thing ››

Il corvino alzò le spalle, come a constatare le parole della canzone.
Sorrise ancora poi, quando il ragazzo gli prese la mano e ne intrecciò le dita.
Tsutomu sentì i suoi bellissimi e lucenti occhi magnetici su di se e non attese nemmeno un centesimo di secondo ad incastonare le proprie iridi nocciolate in essi.

‹‹ Do you know that there's still a chance for you 'cause there's a spark in you
You just gotta ignite the light, and let it shine, just own the night like the 4th of July ~ ››

Le mani si strinsero all'unisono, il cuore iniziò a correre, e ammaliato dalla sua voce, ricominciò ad arrossire lentamente.
Cavolo che crudele.
Quel ragazzo lo faceva proprio impazzire, ma in una maniera talmente calma e tranquilla che pareva ogni volta estenuante.
Era incredibile.

Poi, lo vide portare le due mani ormai strette insieme al proprio petto.
In questo modo, erano vicini.
Diversamente da prima.
Ma era un modo usato da Kanji.
Assolutamente tenero.
Dannatamente dolce.

Sentiva che anche il suo cuore batteva veloce.
Pareva stesse per esplodere, e che la povera gabbia toracica non riuscisse a tenere a bada quel frenetico ritmo, eppure era lì.
Intatto.
Riusciva a percepirne il battito sotto il tessuto della maglia, sotto la pelle calda.

Allora non era solo lui a sembrare di star avendo un arresto cardiaco.
Menomale.

‹‹ 'Cause, baby, you're a firework, come on, show 'em what you're worth, make 'em go, "Oh, oh, oh", as you shoot across the sky ~ ››

Non aveva mai apprezzato così tanto una canzone come in quel momento.
Di brani ne avevano inseriti tanti nella loro playlist condivisa, ma forse quella fu il primo brano che sentì "suo".
Forse erano le parole, o forse il fatto che gliel'avesse dedicata il ragazzo in una situazione del genere.
Fatto stava che fu come se fosse ad un vero concerto.
Sicuramente, Kanji non era così tanto intonato, e non gli importava un fico secco.
Ai suoi occhi pareva un talentuoso cantante.
Che lo aveva ammaliato fin da subito e che aveva trasformato la stanza in una sala concerti.

Ma poi, ci fu un rumore, come lo scricchiolio della porta che si apriva appena.
A Tsutomu venne un dubbio.
Un dubbio enorme e terribile.
Avevano chiuso la porta a chiave, giusto?
Giusto??
Evidentemente no.
E lo constatò quando vide due suoi compagni di squadra affacciati proprio all'uscio.

‹‹ Merda . . . ››

‹‹ Sei tu che ti sei appiccicato a me Hayato ››

‹‹ Eh, non vedevo niente. Tu e i tuoi maledetti capelli pieni di lacca ››

Il giovane schiacciatore produsse un colpo di tosse, per attirare l'attenzione dei due "intrusi".

‹‹ Oh, i tuoi senpai ››

‹‹ Ahimè . . . ››

Dopo aver stoppato la musica, li guardò con sguardo colmo d'imbarazzo.
Insomma, la parola privacy esisteva per un motivo.
Diamine.

‹‹ Suvvia Tsu-chan, volevamo vedere come ve la stavate cavando, abbiamo sentito la musica, carino il concerto ~ ››

‹‹ Già! Satori mi ha detto che c'era il tuo ragazzo, così mi sono unito ››

I commenti fecero arrossire entrambi.
Tsutomu avrebbe desiderato di sprofondare nel pavimento, fino a raggiungere il centro della terra per non riemergere più.
Che vergogna.

‹‹ Non è possibile, volete lasciarli in pace? Forza, via ››

Eita, meno male.
Salvatore delle anime imbarazzate.

‹‹ Ohw, ma Semi-semi, non stavamo mica disturbando ››

‹‹ Eita-kun non fare il guastafeste, guardali che teneri che sono! ››

‹‹ . . . Sicuramente, ma non è il caso di spiarli. Scusate ragazzi, uhm, continuate pure, voi venite con me ››

Tsutomu rivolse uno sguardo di gratitudine all'alzatore dai soffici capelli grigi, che in poco tempo aveva ristabilito il silenzio e trascinato i due per il colletto chiudendo dietro di se la porta.
Ora erano soli, di nuovo, ma era ancora imbarazzato.
Guardò Kanji, ed appoggiò la fronte al suo petto per nascondere il rossore e sospirare rumorosamente.

Sicuramente, la prossima volta avrebbe chiuso a chiave.
Quell'errore non l'avrebbe più rifatto.
Si spera.

‹‹ Beh, sembrano simpatici ››

Sentì la risata del ragazzo vibrargli in fronte.

‹‹ Un sacco guarda ››

Si, il sarcasmo era decisamente adatto a quella situazione, ma non poteva nascondere il fatto che tutto ciò fu abbastanza buffo.

‹‹ Spero non ti abbiano messo a disagio ››

Continuò con voce ovattata dal viso nascosto nella sua maglia.
Lo sperava.
Altrimenti si sarebbe davvero arrabbiato con quei due.

‹‹ No, stai tranquillo. Ma ora mi aspetta la mia ricompensa eh ››

Alzò il viso dal suo petto, arricciando il naso confuso.
Ricompensa?

‹‹ In che senso? ››

‹‹ Un concerto non è mica gratis ››

‹‹ Oh . . . ma non ho soldi qui ››

Lo stuzzicò con un sorrisetto.
Ridacchiò poi quando lo vide assumere un piccolo broncio.

‹‹ Non me lo dai un bacino? ››

Lo guardo addolcito.
Dio quanto gli avrebbe voluto strizzare le guance.
Poteva essere alto quanto voleva, un gigante anche, ma per lui rimaneva l'essere più tenero dell'intero universo.
Adorabile.

‹‹ Certo, te lo sei meritato ~ ››

Il rossore di poco prima, lasciò spazio ad un calmo sorriso.
Circondò il suo collo con le braccia, tirandolo così più vicino per poi unire le loro labbra in un semplice e dolce bacio.

Un bacio tranquillo, privo di malizia alcuna, che sapeva di nostalgia e gioia nello stesso momento.
Di finezza e semplicità, proprio come lo erano loro.
Due ragazzi semplici, che si amavano nella maniera più genuina di tutte.

La cosa più bella di quel bacio, e di tutti i precedenti e futuri, era di potersi alzare di qualche millimetro in punta di piedi per essere ancora più vicino a lui.
Era sentire quell'affettuoso brivido causato dal suo tocco gentile sui fianchi.
Ed era sorridere sulle sue labbra ad ogni lusinga o complimento che gli rivolgeva.
Anche quelle parole non avevano secondi fini, erano "pure e semplici verità", come le chiamava il biondo.

‹‹ Ora va molto meglio ››

Aveva detto il biondo una volta staccatosi l'uno dall'altro.
Erano ancora vicini, Tsutomu teneva gli occhi fissi sui suoi e lo guardava innamorato.
Lo guardava come il primo giorno, come si guardano le stelle, i tramonti e tutte le cose più belle.
Era innamorato pazzo.
Cavolo.

‹‹ Grazie, se non fosse stato per te, non sarei uscito da qui fino all'inizio del nuovo anno ››

Era vero.
Solo pochi minuti prima era spiaccicato nel letto a crogiolarsi nella propria mancata autostima, ora invece aveva ritrovato il sorriso.
Sorrideva come un ebete.

‹‹ Nooo! Non sia mai. Mi saresti mancato tremendamente. E poi, fosse andata seriamente così, ti avrei scritto e chiamato ogni giorno, avrei fatto passare dei post-it sotto alla porta nei quali ti ricordavo quanto ti amo, riempiendoli di sticker dei tuoi personaggi degli anime preferiti e- ››

Lo interruppe, posando con poca delicatezza la mano sulle sue labbra.
Era diventato, o meglio, tornato, rosso come un semaforo.

‹‹ Ci tieni tanto a farmi arrossire . . . maledetto - ››

Borbottò, tentando di rivolgergli uno sguardo arrabbiato.
Anche se . . . sembrava tutto fuorché furibondo in quel momento.
Ed infatti, arricciò il naso non appena Kanji gli sorrise con tenerezza.

‹‹ Non ci riesco, è che sei troppo tenero quando lo fai. Sembri una fragola! ››

Ed il minore si ritrovò nuovamente circondato in un abbraccio, questa volta molto più stretto . . . forse troppo.

‹‹ Mi-mi schiacci . . . ››

‹‹ Scusa scusa! ››

Allentata la presa, Tsutomu sospirò, guardandolo in volto e prendendogli la mano.

‹‹ Non abbatterti mai più ››

No, non l'avrebbe fatto.
Non si sarebbe più abbattuto per una sciocchezza del genere.

Si alzò un poco in punta di piedi, lasciandogli così un veloce bacio a stampo.
Strinse la mano e gli rivolse un tenero sorriso.

‹‹ Non lo farò, te lo prometto ››



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