Capitolo 83.
Levi's pov.
01/08/1945 - 1:50 p.m.
Il sole rovente di quella prima giornata di agosto rese difficoltoso portare a termine i propri lavori per tutti i soldati al campo al punto da doverli congedare necessariamente posticipando l'ora di pranzo.
Mi ritrovai alle porte della mensa aspettando che tutti i ragazzi entrassero, non avevo fretta di mangiare né tanto meno di far prevalere la mia carica dovendo necessariamente entrare per primo, così mi accostai al lato e con le braccia conserte prendendomi del tempo per poter ammirare i soldati parlare e ridere in modo spensierato.
Se solo non aveste dovuto offrire la vostra vita ora sareste stati semplici ragazzi, perdonatemi per tutto quello che vi sto facendo...
Mi morsi l'interno della guancia amareggiato da quel pensiero tanto tagliente uscito in modo del tutto improvviso provocandomi più dolore di quanto avessi realmente immaginato. Distolsi prontamente lo sguardo dalla folla di soldati non riuscendo più a guardarli in volto.
Sospirai rumorosamente cominciando ad incamminarmi lontano dalla struttura, avrei ben volentieri saltato il pranzo, ma riconobbi immediatamente una voce da dentro la mensa richiamarmi.
"Daddy!"
Al solo udire di quella parola mi voltai di scatto con occhi sbarrati, i ragazzi attorno guardarono la scena accigliati ed evidentemente confusi.
Chiusi per un istante gli occhi avvalendomi di un generoso respiro ritemprante, i miei pettorali si alzarono in modo lento e calcolato pur di non esplodere.
Storsi le labbra per poi scansare in malo modo tutti i presenti accecato dalla rabbia, raggiunsi il tavolo da dove la voce partì colpendo in pieno capo il biondino che in tutta risposta scoppiò a ridere a crepa pelle dondolandosi con la sedia.
"Farlan, ti giuro che qualche dente te lo faccio volare"
Lo ammonii sistemandomi nel posto davanti a lui.
Mi guardò con un sopracciglio alzato cercando di trattenere una risata mordendosi entrambe le labbra. La sua mano andò massaggiandosi nel punto prima urtato col mio pugno scompigliandosi appena i capelli.
"Andiamo, sai che ti prenderò per il culo fino alla fine dei nostri giorni, è inutile provare a farmi cambiare idea"
Fece spallucce lui portandosi entrambe le mani dietro la nuca ed abbozzando un sorriso ammiccante.
Roteai gli occhi al cielo poggiando il gomito sul tavolo così che fosse stato in grado di reggere la mia fronte abbandonata sul mio pugno chiuso. Mi morsi convulsamente il labbro inferiore pur di reprimere un ancora presente alone d'imbarazzo.
"Non pensavo significasse quello..."
Risposi con un filo di voce nella speranza il biondo non avesse sentito.
"Sul serio Levi, che cosa ti aspettavi avrebbe detto con il tuo cazzo in c-"
"Farlan"
Lo interruppi severamente puntandogli uno sguardo che lo fulminò all'istante. L'uomo alzò entrambe le sopracciglia riportando entrambe le mani all'altezza delle spalle in segno di tregua.
"Ora smettila... è imbarazzante"
Finii passandomi la mano sugli occhi, la pelle sotto i polpastrelli apparve più calda del solito.
"Sì bhe, è imbarazzante il fatto che te lo abbia dovuto spiegare Erwin"
Infierì l'Ufficiale con aria seria e concentrata, come a volermi confortare.
Lo guardai con fare sarcastico alzando un sopracciglio, il mio viso appoggiato svogliatamente sul palmo della mano fece sì che ciuffi di capelli mi caddero disordinatamente sul viso ormai già accaldato.
"Meno male che me lo ricordi tu, ora sì che mi sento meglio"
Pronunciai scocciato assottigliando gli occhi.
"Ma non mi hai fatto finire!"
Si difese premendosi una mano a palmo aperto sul petto.
"Il fatto che al ragazzo sia scappata una simile parola dovrebbe essere positivo ed anche eccitante... non credi?"
Mi lanciò un fugace occhiolino trattenendo un sorriso lussurioso.
"Che cosa ci sarebbe di così tanto eccitante spiegato da Erwin? Non mi sono goduto il momento in cui è stato pronunciato proprio perché non ne sapevo il significato..."
Mi rassegnai scuotendo appena il capo con dissenso chiudendo gli occhi.
"Bhe magari si è imbarazzato povero piccolo"
Riprese il biondo accennando una breve risata addolcita dalle sue labbra che si storsero appena, la sedia sotto di lui iniziò a traballare nuovamente.
"Perché dovrebbe imbarazzarsi con me Farlan? L'ho spogliato più o meno lo stesso numero di volte di quante l'ho consolato"
Tentai di chiedergli sinceramente in crisi, il mio sguardo corrucciato in un momento di preoccupazione allarmante.
L'uomo mi squadrò qualche secondo perdendosi nei miei occhi e nei miei lineamenti facendo scemare la sua espressione divertita repentinamente.
"Non ti vedevo così preso da quando c'era-"
"Non pronunciare il suo nome"
Lo bloccai freddandolo più di quanto avessi realmente voluto fare.
Il biondo abbassò repentinamente i suoi occhioni cerulei sul vassoio con una distesa di piatti vuoti.
"Lasciamo stare"
Asserii infine mordendomi l'interno della guancia subito dopo.
"Ad ogni modo non pensavo provassi attrazione anche per gli uomini"
Pronunciò tentando di cambiare discorso, percependo l'atmosfera farsi sempre più pesante.
I nostri sguardi ripresero ad osservarsi, non provai disagio nel rispondere, d'altronde nonostante fosse stato proibito e visto di mal occhio, l'avere rapporti con degli uomini nei periodi di guerra era più frequente di quanto si potesse mai immaginare.
"Non faccio granché distinzione in realtà"
Ammisi iniziando a rifletterci sinceramente per la prima volta da quando conobbi il moro.
Il biondo alzò entrambe le sopracciglia.
"Potresti fare dei threesome mozzafiato"
Mi schernì lui ridendo.
"Non ho interesse a coinvolgere altre persone"
Contestai alleggerendo il mio sguardo e tono.
"Il solito geloso... io intendevo una donna, potrebbe risultare interessante"
Spiegò facendo spallucce.
"Intendi Petra, non è vero?"
Domandai con un sospiro esasperato.
"Levi quella ragazza farebbe di tutto per te, magari potreste divertirvi un po' tu e il tuo bambino"
Mi sorrise l'uomo con fare malizioso.
Lo guardai con un accenno di interesse nonostante avessi corrucciato lo sguardo.
"Ma no, tu e lui siete gli unici, che romanticone"
Mi derise.
Roteai gli occhi al cielo scacciando di mente qualsiasi scena inerente a quel pensiero tanto perverso.
"Pensa ad Isabel piuttosto"
Mi difesi guardando altrove.
"Pensi non lo avrei già fatto a tre se solo avessi trovato una ragazza all'altezza di Isabel?"
Mi chiese con fare ovvio, in risposta addolcii il viso consapevole quell'uomo se ne fosse innamorato al primo sguardo.
Tutto apparve pacifico e sereno all'interno di quelle quattro mura, il sole che filtrava disperatamente dalle finestre irradiò i volti apparentemente spensierati dei soldati che trovarono nelle pause in mensa l'unica rimembranza della loro vita normale e senza guerra.
I loro volti giovani ed appena abbronzati fecero risaltare i loro occhi ormai vacui e spenti, tutto in loro era cambiato, ed averli accompagnati dal loro primo passo all'interno del campo fino alla fine della guerra fu sufficiente per farmi comprendere l'effetto che la guerra avesse avuto sugli uomini.
Vi ho cresciuto, come posso mandarvi al macello? Quale essere senz'anima farebbe una cosa simile? Perché tocca a proprio a me?
Eren's pov.
"Vorrei parlarti di tante cose Eren"
Mi riferì il Generale Smith seduto sulla sua poltrona, l'ufficio nella penombra gli conferì un tocco affascinante. Armin affianco a me mi puntò uno sguardo interrogativo e lo stesso io.
"Ma partiamo con ordine"
Asserì prima che nessuno dei due avesse potuto proferire parola.
"Prima di tutto sospettavo ti saresti lasciato scappare una parola in americano prima o poi con quell'uomo... ma proprio quella?"
Iniziò il biondo nascondendo il suo smagliante sorriso sotto le mani giunte.
Iniziai ad arrossire copiosamente sgranando gli occhi.
"C-come dice prego?"
Tentai di spiccicare parola senza grandi risultati.
"Diciamo che il discorso è uscito e davvero Eren, penso tu ti sia superato questa volta"
Continuò a schernirmi alzando entrambe le sopracciglia.
Arrossii fin sopra le orecchie percependo la temperatura alzarsi vorticosamente.
"H-ho risolto però, non si preoccupi"
Tentai di discolparmi iniziando a rammentare il posacenere argenteo colpirmi in pieno lo zigomo e il sopracciglio da cui da allora vi mancò una parte.
L'uomo sorrise, lo squadrai circospetto scoprendo la sua risata non nascose altro che divertimento.
"Sì... lo so che hai risolto"
Mi rispose annuendo.
"L-lo sa?!"
Deglutii a fatica poggiandomi una mano sugli occhi.
"Mi sono preso la libertà di spiegargli il significato, spero non ti dispiaccia"
"LEI COSA?!"
Sbottai scomponendo la mia postura diligentemente assemblata.
"Non ha reagito male non preoccuparti, si è solo..."
Iniziò puntando l'indice alle guance.
"Imbarazzato un po', ma non è così grave, capita a tutti di proferire parole tanto indecenti in situazioni che lo permettono"
Tentò di addolcirmi la pillola puntando un fugace sguardo ad Armin che non si scompose.
Schiusi le labbra per replicare ma l'uomo cambiò repentinamente discorso.
"Ad ogni modo, speravo con questa parentesi d'alleggerirvi prima d'esporvi quello che mi è stato riferito questa mattina"
Riprese più serio facendomi di conseguenza richiudere la bocca drizzando nuovamente la schiena. Mi avvalsi di un generoso respiro pronto a qualsiasi notizia.
"Ieri mattina sarebbe dovuto partire Little Boy da Tinian, una grande isola con diverse basi aeree dell'United States Army Air Force"
Iniziò con fare robotico, le sue parole gli uscirono come se avesse recitato un copione, come se si fosse preparato prima le parole perché troppo pesanti da improvvisare al momento.
"La base nelle isole delle Marianne? Ma lì non ci sono i B-29?"
Domandò Armin corrugando le sopracciglia, mi voltai nella sua direzione scorgendolo ombrato in volto.
I B-29 erano gli ultimi quindici aerei con la modifica Silverplate necessaria a sganciare ordigni atomici.
"Sì, esattamente, sarebbero dovuti partire ieri ma per via di un tifone ne è stata rallentata la tratta. Ad ogni modo, oggi il Colonnello Paul Tibbets ha scelto l'equipaggio che l'accompagnerà nella missione"
Rispose il Generale dovendosi fermare per riprendere fiato, non immaginai mai di poter scorgere Erwin in quello stato, fin dall'inizio della missione quell'uomo dovette addossarsi a proprio carico non solo la vita dei suoi soldati, ma anche quella dell'intera Nazione riuscendoci a testa alta. Recuperare informazioni importanti sarebbe stato possibile solo grazie ad una conoscenza più intima degli uomini ai più alti piani e chissà se finì in quegli istanti per rimpiangere la sua intera esistenza basata su emozioni illusorie che nel corso dei mesi iniziarono a rivelarsi più veritiere di qualsiasi altra.
Generale Smith, lei è l'uomo che ammiro maggiormente e mai le ho nascosto la mia adorazione, tenga duro ancora un po' e vedrà che la vita ripagherà per tutto il dolore che le ha causato, pover'uomo, i milioni di pezzi in cui è frammentato si affacciano dai suoi occhi blu polvere...
Compresi in quegli attimi come paradossale fosse stata l'ingiustizia nei nostri confronti, perché pur agendo per nobili ragioni, gli atti non sarebbero mai stati giustificabili sotto nessun fronte o tribunale di giustizia celeste e in quella stanza lo sapevamo tutti molto bene.
Non sarebbe mai esistito un modo corretto per compiere azioni scorrette.
"Si avvarrà di ben sette bombardieri B-29 e cosa più importante, siamo gli unici assieme al Colonnello a sapere della potenza di questa bomba"
Concluse Smith con rammarico.
"Vuole dire che il 393º squadrone bombardieri non è consapevole di ciò che andranno a sganciare sul Giappone?"
Domandò Armin fin troppo impassibile per riconoscerlo.
Il Generale annuì non aggiungendo altro.
"Bhe è stato rallentato, siamo ancora in tempo per far evacuare i cittadini! Le città verranno distrutte ugualmente così da farli mettere in ginocchio ma risparmieremo la vita di migliaia di persone, di civili!"
Tentai di dire io sporgendomi sul tavolo dell'uomo con tutta la determinazione che ebbi in corpo, mi sentii pervadere dall'adrenalina lungo tutta la schiena.
"Non è forse così che sarebbe dovuta essere la guerra? Combattuta dagli uomini senza coinvolgere i civi-"
"Eren smettila porca troia!"
Mi urlò contro Armin, i suoi occhi iniettati di lacrime mi bloccarono istantaneamente.
"Pensi davvero sia facile per gli altri? Davvero pensi che noi vorremmo farlo? Arrivare a sterminare città intere?!"
Continuò lui non scomponendo però la sua postura diritta che prese a singhiozzare per via di un pianto isterico.
"Pensi di poter essere l'eroe di questa storia Eren? Pensi davvero che i cattivi da dover persuadere siano le persone come il Generale? Non ci hai capito proprio nulla amico mio, non vi sono né vincitori e né vinti, non vi è nulla se non la desolazione più totale lasciata nell'animo di ogni cazzo di uomo, ecco la verità delle cose, siamo soldati e da tali eseguiremo gli ordini, non abbiamo altro che questo"
Continuò abbassando gradualmente il tono di voce.
"Dov'è finito l'Armin che conoscevo? Quello che avrebbe sacrificato sé stesso per concludere questo genocidio di massa?!"
Domandai ringhiandogli addosso.
"Sono proprio qui davanti a te Eren, ed è ciò che sto facendo"
Mi rispose stringendo la morsa accentuandone la mandibola.
"Come puoi dire questo?"
Continuai incredulo.
"Quando accettammo questa missione non ci fu accennato di nessun bombardamento atomico, sennò a quest'ora non saremo stati qui ad annuire a testa bassa a degli ordini impartiti dall'America, la stessa che ci ha buttati in questo inferno! Ricorda che non indignarsi davanti all'ingiustizia equivale ad esserne complice"
Ci ritrovammo ad un palmo dal naso percependo la tensione nei nostri stati d'animo.
"Il mondo è tremendamente crudele Eren, smettila di vivere fra le nuvole, non sarà certo un ragazzo esaltato dai buoni principi e dal concetto di giustizia a far cessare questo spargimento di sangue-"
Non riuscii a farlo finire che gli tirai un pugno a nocche chiuse in pieno volto. Il ragazzo che indietreggiò qualche passo per lo stupore poggiandosi le dita sul naso lo scorse macchiato di sangue. Rimasi qualche istante pietrificato finché il biondo non ricambiò facendomi fuoriuscire un rivolo rosso cremisi dalle labbra, solo allora il Generale Smith si alzò superando la scrivania e posizionandosi in mezzo.
Fui così accecato dalla frustrazione che sferrai un pugno vano anche all'addome dell'uomo che al contrario di Armin non si scompose non accennando a nessun'espressione che avesse rimandato al dolore. Aprì le braccia poggiando le sue mani su entrambi i nostri capi avvicinandoli al suo petto.
Rimanemmo immobili e con occhi sbarrati, le forti braccia del Generale finirono per circondarci in un abbraccio che mai ricevemmo prima di allora lasciandoci spiazzati.
Chissà quanto amore ha ancora da offrire questo uomo...
Sentii le lacrime sgorgarmi dagli occhi già arrossati in precedenza guardando dritto in quelli del ragazzo a pochi centimetri da me lucidi come i miei.
"Ragazzi miei, la vita è ingiusta"
Ci sussurrò l'uomo non allentando la presa dai nostri capi.
Entrambi finimmo per trasformare la nostra collera in avvilimento ed insuccesso stringendo il corpo di Erwin come fosse stato quello di un padre.
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