Capitolo 81.
Levi's pov.
31/07/1945 - 4:48 p.m.
La giornata stava volgendo al termine nonostante il sole ancora alto e torrido.
In quei giorni presero il potere in modo del tutto democratico ammiragli provenienti da diverse divisioni dell'esercito Imperiale giapponese, ed io non opposi resistenza nell'affidargli anche il nostro campo, ero stanco d'impersonificare l'unica figura di riferimento, non ero in grado di riordinare le mie idee, figuriamoci dirigere un intero esercito.
Tornai alla mia carica di Caporale e ne fui sinceramente sollevato, far allenare i soldati non sarebbe stato più necessario data la fine imminente della guerra, ma ciò non tolse il fatto che riuscii a recuperare più tempo per tornare ad essere a stretto contatto con i miei soldati, Farlan ed Eld.
Ci ritrovammo tutti e tre a bere un bicchiere di Brandy staccando momentaneamente dal nostro lavoro giornaliero, la mensa parve desolata se non fosse stato per le ragazze intente a preparare la cena. Isabel venne interpellata dal biondino così che avesse avuto il permesso di staccare dal lavoro per unirsi al tavolo, nonostante le donne non avessero avuto il privilegio di sedere assieme a tre uomini di così alto rango, e sinceramente ne rimasi contento nel scorgere una tale sciocchezza venire infranta con così tanta facilità e normalità.
Il dislivello fra uomo e donna riuscì a persistere dall'antichità fino ad allora in modo concreto, nonostante non ne avessi mai appoggiato il motivo, e la presenza della rossa rigorosamente sistemata sulle gambe dell'uomo mi fece più che piacere, soprattutto per il sorriso di Farlan rivolto nei suoi confronti. Durante la conversazione mi capitò più di una volta di soffermarmi più del dovuto al suo sorriso spontaneo e genuino conseguito dai suoi occhi cerulei persi in quelli della ragazza.
Isabel salvalo tu, ti prego...
"Caporale, ha detto qualcosa?"
Mi richiamò sotto voce Eld posto al mio fianco, il suo volto cautamente girato verso il mio non facendosi notare dai due piccioncini che continuarono a parlare animatamente come fossero stati una coppia sposata da anni.
Scossi il capo alzando entrambe le sopracciglia, la mia mano andò a serrarsi sulle tempie finendo in un sorso solo quel che rimase del liquore all'interno del mio bicchiere.
"Dovremmo tornare a lavoro, ecco cos'ho detto"
Pronunciai tentando di apparire il più presente possibile. Eld mi sentì forte e chiaro, ne fui certo, ma come suo solito preferì preservarmi non pronunciando nulla di sconveniente per la mia persona, non era una novità quell'uomo continuasse a coprirmi o a preoccuparsi e mi chiesi in quegli istanti cosa gli scaturisse in testa per tenere ad uno come me.
Mi sorrise appena portando lo sguardo al suo bicchiere quasi totalmente pieno.
"Sì, certo, il lavoro"
Pronunciò con ancora gli occhi fissi sulla bevanda come fosse stato assorto da mille pensieri.
Continuai a guardarlo per una manciata di secondi, i suoi lineamenti parvero malinconicamente sorridenti e rilassati, come a volersi abbandonare ormai esausto a quello che sarebbe successo alla fine di quella maledetta guerra.
Poggiai entrambe le mani sul tavolo prendendo l'attenzione di tutti i presenti.
"È ora di tornare a lavorare, non abbiamo tempo da perdere"
Annunciai con tono severo ed autoritario.
"Non siamo più alle più alte cariche, puoi anche rilassarti"
Mi fece notare il biondo con una mano poggiata al fianco della rossa e l'altra che sorresse il suo viso col gomito appoggiato al tavolo.
Sospirai esasperato lasciando il mio posto, non mi era mai piaciuto fare il guastafeste, ma quelli sarebbero stati giorni di cruciale importanza, gruppi di soldati continuarono ad essere inviati senza sosta al fronte diretti a morire privi di un preciso scopo, forse per coprire la vergogna della sconfitta, e noi ne avremmo dovuto tenere rapporto.
Vidi Eld uscire subito dopo dalla mensa, afferrai il mio portasigarette in argento offrendogliene una.
"Per la scorsa volta"
Gli dissi scuotendo appena la scatoletta compatta in modo d'attirare la sua attenzione. I suoi occhi color ambra si spostarono sulla mia mano sorridendo appena senza declinare l'offerta, ne afferrò una e lo stesso feci io.
"È preoccupato per Farlan, non è vero?"
Mi chiese una volta preso a camminare tranquillamente, le sigarette accese infusero all'aria un acre odore di tabacco.
"Sbaglio ad esserlo?"
Gli domandai a mia volta aspirando dal filtro abbastanza per riempirmi i polmoni.
L'uomo scosse il capo con dissenso facendo fuoriuscire il fumo dal naso, il suo indice picchiettò lievemente la sigaretta facendola scenerare a terra.
"Non sbaglia affatto, penso il signor Church non rimarrà ancora a lungo su questa terra"
Mi proferì con un accenno di rammarico.
Le sue parole furono lo specchio dei miei pensieri, ma sentirli per la prima volta pronunciati a voce alta mi trafissero il petto più violentemente di quanto avessi mai immaginato.
"Pensi questo?"
Gli domandai mordendomi subito dopo una guancia facendo rigirare fra le dita la Golden Bat arrivata a metà ed ancora fumante.
"Mi duole ammetterlo ma sì"
Rispose sinceramente, il suo tono gentile e morbido mi fece intuire quanto onesto e delicato fosse stato, ed una persona così dolcemente razionale mi sarebbe servita in quei momenti.
"Anche io la penso come te, se non lo uccideranno si ucciderà da solo"
Proferii facendomi pervadere da un vuoto che mi rivoltò lo stomaco.
L'uomo affianco sospirò pesantemente.
"Chissà chi saremmo stati se tutta questa situazione non fosse mai esistita"
Fantasticò sorridendo appena.
Abbozzai un sorriso a mia volta aspirando prontamente uno degli ultimi tiri di sigaretta.
"Perché questo pensiero?"
Gli chiesi sinceramente incuriosito.
Il biondo scosse delicatamente il capo guardando come rapito il fumo fuoriuscire dall'estremità dell'ammasso di tabacco che strinse delicatamente fra le dita.
"Perché io non riesco a pensare a nessun futuro alternativo se non questo, tutto è esattamente come sarebbe dovuto essere ed è così triste pensare d'essere stati plasmati al punto da dimenticarci di poter avere un futuro"
Mi rispose prendendosi un secondo di pausa, la sigaretta gli si poggiò sulle labbra aspirandone gli ultimi tiri.
"Levi, lo scopo della vita non è forse quello di darne uno alla morte? E quale senso ci sarebbe in una morte come quella di un soldato? Chi è ignorante pensa semplicemente di morire per la Patria, per chi è egoista di morire per non dover sopportare altro, ma per noi?"
Continuò aprendomi gli occhi su una realtà a cui mai presi pensiero fino ad allora.
Puntai i miei occhi ai miei scarponi non scomponendo la mia figura.
"E noi chi saremmo?"
Chiesi con un filo di voce.
"I peggiori, coloro che sono troppo colti per essere ignoranti e troppo codardi per essere egoisti, per noi quale vita sarebbe in grado di dare un senso alla morte?"
"Non ci resta che vivere fino a scoprirlo"
Risposi gettando il mozzicone di sigaretta terminata a terra.
L'uomo mi sorrise dolcemente, notando quanto profondo fosse nei pensieri.
Chissà chi saresti stato se tutta questa situazione non fosse mai esistita... Eld.
"Caporale!"
Venni distratto dai miei pensieri illuminandoli d'affetto non appena vidi il mittente di quella voce.
Il moro mi corse incontro con un sorriso sfavillante addosso, la sua carnagione sempre più scura per via dell'estate fece risaltare maggiormente i suoi denti bianchi e perfetti.
"Buon pomeriggio anche a lei Eld!"
Si apprestò a salutare l'uomo con la stessa enfasi.
"Eren, quante volte ti ho detto di chiamarmi per cognome e non per nome?"
Lo rimproverò il biondo esasperato senza rabbia né saccenteria.
"Sì ha ragione Eld! Gin... Eld Gin!"
Tentò di correggersi il ragazzo con scarsi risultati, fu chiaro come il biondo durante gli allenamenti avesse avuto la confidenza tale da lasciare che i ragazzi lo chiamassero per nome.
Il sottoposto in risposta si passò una mano in volto stressato.
Fissai i lineamenti dolci del ragazzo perdendomici per un istante.
"Caporale mi servirebbero i resoconti delle truppe partite negli ultimi giorni, il Generale Smith mi ha detto di chiedere a lei"
Mi disse poi stringendosi al petto delle cartelle, i suoi occhioni mi parlarono facendomi incespicare nei miei stessi pensieri. Dopo l'ultimo incontro alla collina dei giustiziati non riuscimmo più ad incontrarci, facendo passare così cinque giorni di totale distacco, e ritrovarmelo difronte mi fece mancare il respiro per una frazione di secondo.
"Sono nel mio ufficio picco-"
Mi bloccai istintivamente a metà parola avvalendomi di un enorme respiro prima di continuare, chiusi gli occhi passandomi una mano sulle tempie. Il ragazzo davanti a me iniziò ad arrossire fin sopra le orecchie abbassando lo sguardo. Eld che si trovò al mio fianco alzò invece entrambe le sopracciglia incrociando le braccia al petto. Mi maledissi mordendomi l'interno della guancia fino a farla sanguinare.
"Li puoi trovare nel mio ufficio, ma non puoi entrarci da solo, per quando ti servono?"
Gli domandai tentando di cancellare la mia distrazione di poco prima.
Levi, devi assolutamente riposare, di questo passo finirai per compromettere la tua intera carriera.
"M-mi servirebbero entro oggi... Caporale, signore..."
Rispose in un evidente stato di confusione per colpa mia, il suo sguardo reclino ancora accaldato ed un piede intento a tracciare dei cerchi nervosi nel terriccio.
"Va bene, tu inizia ad andare intanto, io ti raggiungo"
Asserii infine con un ordine pur di ristabilire serietà e compostezza. Il ragazzo drizzò la schiena annuendo ed incamminandosi verso il mio ufficio rigido come un tronco, visibilmente imbarazzato.
"Ho forse capito male?"
Mi chiese Eld una volta soli con un sorriso a labbra strette. Nonostante il suo tono piuttosto ammiccante, i suoi lineamenti parvero dolci e gentili.
"Dipende da che cos'hai capito"
Risposi con indifferenza, l'idea di dovermi discolpare non mi piacque affatto.
"Sa, forse prima mi sono sbagliato, lei una vita in grado di dare un senso alla morte ce l'ha eccome, ed è solitamente sorridente e con due begli occhioni verdi"
Mi schernì iniziando a ridere appena, si strinse nelle spalle con ancora le braccia conserte.
"Mi rispecchio in lui delle volte"
Ammisi guardandolo stanco di dover negare i miei palesi sentimenti.
"Chissà chi sareste stati se tutta questa situazione non fosse mai esistita"
Mi chiese, intuendo dal suo tono di voce lui lo avesse capito già da parecchio tempo.
"Persone, ecco chi saremmo stati"
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