Capitolo 72.

Eren's pov. 

01/07/1945 - 6:37 a.m.

Le mie ginocchia caddero al suolo per l'impatto immediato del ginocchio di Levi col mio stomaco, lo sguardo rivolto verso terra e i capelli riversi in viso ne coprirono il terrore e l'incredulità. Le mie mani tremanti si rivolsero lungo la parte colpita in modo del tutto istintivo sentendo l'addome in fiamme.

Non feci in tempo a risollevare il viso che l'uomo mi si scagliò nuovamente addosso, il suo polpaccio mi arrivò in pieno volto facendomi cadere con il sedere a terra, percependo istantaneamente del calore colarmi dal naso, vi avvicinai le dita per comprendere cosa fosse nonostante in cuor mio lo sapessi perfettamente, ma il Caporale non mi lasciò il tempo afferrandomi per i capelli, i suoi piedi al lato della mia figura e la sua schiena china per avere una maggiore presa. Ci guardammo negli occhi per una frazione di secondo, sferrandomi subito dopo un pugno a nocche chiuse in pieno zigomo.

I presenti rimasero attoniti dalla scena senza avere la forza né il coraggio per reagire, ma come biasimarli, avrebbe spaventato anche a me in quel momento.
Il sangue iniziò a colarmi lungo il collo fino ad arrivare ai vestiti e successivamente al pavimento come un fiume in piena, il sapore metallico in bocca mi provocò un senso di nausea non indifferente. Il corvino non si lasciò però impietosire continuando a calciare la mia figura senza ritegno né umanità. Il liquido denso e cremisi mi finì presto in gola rendendomi difficoltoso anche il respiro, provocandomi della tosse gutturale seguita da vari sputi di sangue lungo i miei vestiti.
Le sue nocche incontrarono nuovamente il mio viso per un altro paio di volte, finché non arrivò un uomo a staccare Levi, lasciandomi qualche secondo di respiro.

"Caporale, la prego si fermi!"
Iniziò a gridare non perdendo però il suo tono estremamente rispettoso. Misi a fuoco l'immagine solo qualche secondo più tardi, constatando con sollievo che l'uomo in questione fosse Eld, il nostro superiore nonché braccio destro di Levi. 
Vidi dimenarsi il corvino per qualche attimo ancora finché non si posò una mano sulle tempie avvalendosi di un corposo respiro.

"Silenzio!"
Sbraitò subito dopo scollando con noncuranza l'uomo biondo.
Si guardò attorno, la scena apparve macabra e sanguinolenta. Il pavimento in legno s'impregnò del mio sangue creandone una pozza sotto la mia figura, estremamente debole e tremante.
Il respiro ancora irregolare non aiutò a calmare il mio battito eccessivamente accelerato.

Un gruppo di ragazzi mi aiutò a sollevarmi portandomi velocemente fuori dalla portata del corvino, in modo che mi sarei potuto riprendere senza ricevere ulteriori percosse. Il mio naso continuò a gocciolare fiotti di sangue, così come la bocca appena schiusa dalla quale fuoriuscì il medesimo liquido denso mischiato a della saliva che colò in modo viscoso sul pavimento tracciando un percorso ben preciso. Mi ritrovai ad essere così debole che a mala pena riuscii a reggermi in piedi, le braccia dei due soldati mi aiutarono a sorreggermi dalle spalle con una presa salda abbastanza da potermi trasportare.
Mi poggiarono sopra di una barella in una stanzetta riservata alle infermiere continuando a tossire sputando del sangue che mi tornò in gola essendo steso a pancia sopra.

"No! Non così porca troia! GIRALO!"
Sentii sbraitare un ragazzo, la sua voce ovattata mi arrivò a mala pena alle orecchie, gli occhi estremamente pesanti e stanchi.
Mi sentii afferrare per i fianchi voltandomi di lato, così che fossi riuscito a sputare tutto il sangue che iniziò a soffocarmi la gola.

"Accidenti come ci è andato giù il Caporale..."
Disse lo stesso ragazzo di poco prima con entrambe le braccia fisse sui fianchi soddisfatto del lavoro che fece con me.
Un ulteriore soldato sospirò pesantemente portandosi una mano alla nuca.

Le scene iniziarono gradualmente ad apparire più nitide riuscendo a riprendermi il giusto da mantenere gli occhi aperti. Delle donne mi porsero un bicchiere d'acqua in modo che io potessi farne dei risciacqui.
Mi risistemai seduto sulla branda dopo qualche minuto, posandomi delicatamente le dita sul naso, una scossa di dolore mi pervase fin dentro le ossa.

"Che diamine hai combinato per far incazzare tanto il Caporale?"
Mi chiese il ragazzo rimasto solo, sistemandosi su una sedia affianco alla mia postazione. I suoi capelli rasati fino alla nuca ed i suoi occhioni color ambra m'incuriosirono parecchio, non sembrava giapponese.

"É una storia lunga..."
Risposi scuotendo leggermente il capo con dissenso, iniziando a comprendere il perché di tutta quella frustrazione.

Mi guardò per qualche secondo finché non si posizionò entrambe le braccia dietro la nuca iniziando a dondolarsi sulla sedia.
"Mh... ho capito, affari interni"
Disse lui con disinvoltura facendomi invece perdere un battito.

Intrecciai le mani nervosamente trovandole ancora impregnate di sangue secco, un brivido mi trasalì lungo tutta la schiena.
"Sono Connie comunque"
Si presentò dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio porgendomi una mano con un sorriso poco convinto sul volto. Lo ricambiai stringendogliela.

"Io sono Eren... grazie per poco fra, se non foste intervenuti ci avrei rimesso sicuramente il naso"
Risposi sorridendo appena, il giusto per sdrammatizzare.

"Non che sia messo troppo bene ora"
Mi riprese con sarcasmo. Scambiammo una risata non troppo pronunciata trovandolo davvero un ragazzo alla mano.

"Non sei giapponese, dico bene?"
Chiesi portandomi al naso un sacchetto di ghiaccio lasciatomi precedentemente da una donna.

Lo vidi scuotere il capo con dissenso.
"No, non sono giapponese, faccio parte dell'esercito italiano"
Mi rispose sorridendo appena.

"Mi trovo qui in missione assieme anche ad altri soldati, l'altro ragazzo che ti ha soccorso si chiama Niccolò"
Continuò puntando un dito alla porta come a voler mostrare il secondo soldato precedentemente uscito.
Alzai entrambe le sopracciglia sinceramente stupito, mai mi era capitato di parlare assieme ad un italiano, figuriamoci essere stato aiutato.

"Tu invece-"
Non fece in tempo a terminare la frase che la porta si aprì in uno scricchiolio terrificante che fece sobbalzare entrambi. Guardammo verso la luce che iniziò a filtrare nella stanza scorgendone la figura del corvino.

Connie sgranò gli occhi pietrificandosi davanti alla sua presenza. Io invece ne rimasi piacevolmente sorpreso. La sua spalla s'appoggiò allo stipite della porta con entrambe le braccia conserte.
"C-caporale-"
Tentò di contestare il ragazzo.

"Fuori"
Lo freddò lui senza variare il suo sguardo tagliente da quello dell'italiano, che vidi deglutire in modo rumoroso iniziando ad alzarsi.

"Signore... penso che il soldato debba riposarsi..."
Continuò con un filo di voce iniziando ad avanzare verso l'uscita.
Il corvino si spostò il giusto per farlo passare senza aggiungere altro, una volta uscito, l'uomo richiuse la porta dietro di sé rimanendo soli se non per due donne intente a sistemare varie scatole di medicinali e bende, estremamente incuriosite e spaventate allo stesso tempo.

I passi dell'uomo apparvero calcolati e calmi nel raggiungermi, si sedette sulla sedia precedentemente usata da Connie guardandomi dispiaciuto.
"Eren..."
Iniziò, ma prima che potesse continuare gli afferrai la mano che apparve estremamente pulita rispetto alla mia, mi ricordai solo allora che quell'uomo avesse una vera e propria ossessione per la pulizia ed igiene, titubai allora se stringergliela o lasciargliela, ma il corvino mi precedette portandosela alle labbra e lasciandovi sopra un bacio persistente.

"Perché hai voluto fare di testa tua?"
Mi chiese sottovoce avvicinandosi pericolosamente al mio viso.
D'impulso mi allontanai abbassando lo sguardo.

"Lei non mi avrebbe mai permesso di seguirla"
Risposi desolato. A voce alta apparve ancora più ridicola come affermazione.
L'uomo continuò a fissarmi, gelido in volto.
"Sai che sarei potuto rimanere al campo? Mi è stato riferito questa mattina"
Pronunciò quelle parole con rammarico ma senza rabbia, semplice rassegnazione.

Mi mancò un battito stringendo la presa sulle sue dita.
"M-ma come... QUANDO VOLEVA DIRMELO?"
Sbottai incredulo.

"Sono venuto a cercarti ma eri come sparito, se non fosse stato per Erwin non sarei riuscito a raggiungerti"
Mi proferì guardandomi allora con tutto l'amore col quale era solito scorgermi, i suoi occhi che si posarono in modo alterno dai miei occhi alle mie labbra ancora appena arrossate dal sangue.

"M-mi dispiace così tanto"
Iniziai con un filo di voce ancora incredulo. Mi sentii talmente stupido che avrei preferito il Caporale mi avesse ucciso quella mattina stessa.

L'uomo si avvicinò ulteriormente.
"Tu lascia fare a me"
Mi sussurrò, facendo scivolare la sua mano sotto le lenzuola della barella raggiungendo la mia coscia. Sussultai appena.

"Mio Dio... ci ho condannati... sono completamente inutile, perché deve essere sempre lei a risolvere i miei problemi? Avrebbe fatto bene a lasciarmi partire da solo-"
Non riuscii a terminare la frase che l'uomo strinse il mio membro facendomi gemere in modo del tutto inaspettato, mi portai tempestivamente una mano sulle labbra e uno sguardo alle donne che si voltarono nella nostra direzione, riconoscendo quel gemito forse un po' troppo accentuato.

"Non mi piace il vittimismo, ho detto di lasciar fare a me"
Mi sussurrò arrivando a far sfiorare le mie labbra con le sue, le guance mi si scaldarono a tal punto da scottarmi.

"Lasciateci soli"
Ordinò poi in modo fermo l'uomo rivolto alle due donne che obbedirono all'istante, fra sorrisini maliziosi e occhiate.

Una volta completamente soli il corvino incontrò le mie labbra in un bacio tanto passionale da farmi rabbrividire. D'istinto avvolsi le mie mani lungo la sua nuca, facendole arrivare talvolta anche alla schiena potendo percepirne i suoi muscoli muoversi sotto la frenesia del momento.
Scostò le coperte afferrandomi senza fatica per le cosce, sussultai aggrappandomi al suo collo, le mie gambe avvinghiate alla sua vita e la mia fronte posata sulla sua, per la foga urtai il mio naso con il suo provocandomi un piccolo lamento.

"Ti ho fatto molto male prima?"
Mi chiese sulle labbra, continuando a stamparmi dolci baci lungo tutto il viso.
"No signore... me lo sono meritato, non si preoccupi"
Risposi in estasi, percependo la sua presenza incredibilmente accentuata lungo le mie natiche.

Mi appoggiò sopra il tavolo sfilandomi velocemente i pantaloni ancora chiazzati di sangue in dei cerchietti scuri ed irregolari. Le mie gambe aperte lo accolsero nel mentre che si sfilò la maglia, la visione mi fece talmente tanto effetto che portai istintivamente le mani sul mio membro ancora coperto dai vestiti.

L'uomo alzò un sopracciglio incuriosito.
"Non pensavo di provocarti tanta eccitazione"
Mi riferì particolarmente soddisfatto.
Le mie guance presero a bollirmi.
"Se solo sapesse quante volte mi sono toccato pensandola"
Gli sussurrai guardandolo dritto negli occhi.

Lo vidi scattare appena indietro iniziando a scorgergli in volto un leggero rossore.
"E-Eren..."
Disse colto alla sprovvista.
"Non avrei dovuto dirglielo?"
Chiesi ammiccando nella sua direzione.
Lo vidi riacquistare fermezza circondandomi il bacino con entrambe le mani.

"No, al contrario, toccati pure se vuoi"
Mi sussurrò baciandomi il collo, mandando automaticamente la mia erezione ad un punto di non ritorno, dalla mia gola fuoriuscì un gemito sensuale che non riuscii a reprimere.
Il corvino nel frattempo si spogliò anche dei suoi pantaloni.

"Non è rischioso farlo qui?"
Gli domandai con un sorriso sul volto e con entrambe le mie mani fisse sul suo viso.
"É rischiosissimo"
Mi schernì lui baciandomi la punta del naso provocandomi un sorriso sincero.
M'infilò poi due dita in bocca facendole scorrere in modo ritmico all'interno scontrando la mia lingua in un gioco erotico particolarmente spinto, della saliva fuoriuscì dagli angoli delle mie labbra.

"Bravo così..."
Mi sussurrò continuando a guardarmi. La sua predominanza mi fece andare in estasi continuando a succhiargli le dita, mi staccai poi con un suono che rimandò a tutt'altro, mantenendole comunque vicine alle mie labbra.
"Si unisca a me"
Gli riferii con un filo di voce, ed il corvino non se lo fece ripetere due volte.
Mi infilò nuovamente le dita in bocca con estrema foga, unendo poi le sue labbra con le mie, provocando della saliva che iniziò a colare lungo la sua mano.
La situazione si fece talmente tanto eccitante ed accaldata che i nostri corpi iniziarono ad apparire madidi di sudore.
Estrasse solo in un secondo momento le dita, in contemporanea con l'altra mano che mi sfilò i boxer, inserendole all'interno della mia apertura, il suono bagnato che ne fuoriuscì fu eccitante il doppio dato il quantitativo considerevole di saliva.

Iniziai a gemere socchiudendo gli occhi e sollevando il capo il giusto da esporre il mio pomo d'Adamo. L'uomo invece continuò a stamparmi passionali baci sul collo inumidendomelo per la maggior parte.

"Vada fino in fondo"
Lo incitai stringendo la presa sul suo collo.
Il corvino rise appena.
"Aspetta almeno che io tolga le dita e metta altro"
Mi contestò divertito.

"Faccia quello che vuole ma lo faccia alla svelta"
Gli risposi sempre più eccitato.
L'uomo a tali parole sfilò le sue dita inserendoci in modo piuttosto prepotente il suo membro, gridai per l'intensa sensazione.

"Oh no, no piccolo, di questo passo lo verranno a sapere tutti"
Mi sussurrò sulle labbra, il mio respiro apparve sbalzato dai gemiti.
"F-faccia piano"
Gli dissi stringendolo in modo tremante, le mie unghie si conficcarono nella sua schiena come per scaricarne il dolore.

"Lo hai voluto tu tutto dentro... o sbaglio?"

Spazio Autrice.
Buonasera a tutti ragazzi miei!
Come state? Spero vada tutto bene e che abbiate passato una bella Pasqua.

Volevo solo precisare il fatto che Connie non sia veramente italiano, ma ho dovuto fare un piccolo cambio di programma, spero di non aver creato troppo scompiglio, ma gli alleati più importanti del Giappone sono stati principalmente Italia e Germania, non vogliatemi male :)
Detto questo, vi auguro una buona serata♡
-Sof.

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