Capitolo 71.
Levi's pov.
01/07/1945 - 4:30 a.m.
I pensieri ossessivi che mi aleggiarono in testa m'impedirono di chiudere occhio, così mi ritrovai ad osservare il moro beatamente addormentato affianco a me, le mani rannicchiate al petto, i capelli spettinati dopo una notte movimentata e lo sguardo apparentemente sereno.
I suoi respiri quieti donavano tranquillità assieme alle prime luci dell'alba e con i cinguettii degli uccelli. Mi ritrovai a scrutarlo minuziosamente in ogni suo movimento involontario o espressione.
Gli passai il dorso della mano sulla guancia nel modo più delicato possibile, come a voler prendere parte a quel quadro tanto mansueto senza però disfarlo. La sua pelle apparve morbida e calda, i suoi respiri continuarono a procedere come se il mio intervento non fosse mai avvenuto, facendomi spuntare un lieve ed inconsapevole sorriso.
Mi morsi l'interno della guancia in un momento di stress, decidendomi poi di alzarmi da quella realtà paradisiaca, scostai delicatamente le lenzuola di dosso, constatando come la leggera brezza mattutina inebriasse la mia pelle provocandole degli appena accennati brividi.
Mi misi in piedi cercando in modo silenzioso i boxer lanciati disordinatamente la sera prima, li trovai proprio ai piedi del letto affianco alle gambe del ragazzo ancora sotto le coperte. Li afferrai non riuscendo a resistere, mi sporsi sul materasso accarezzando la forma delle gambe del moro che si percepivano da sotto le lenzuola stampandone sopra dei baci persistenti e passionali, facendo scorrere i miei polpastrelli lungo tutto il suo arto fino ad arrivare a riconoscere la sua caviglia piuttosto sottile e stretta.
Si contorse dolcemente mugugnando un lamento indefinito, solo allora decisi di reprimere i miei istinti permettendogli di dormire ancora un po'. Mi posizionai davanti al borsone della sera precedente fissandolo con entrambe le braccia posizionate sui fianchi, se avesse potuto parlare mi avrebbe sicuramente compianto per tutta la situazione che mi gravava attorno.
Presi un corposo respiro decidendo di darmi una mossa, non avrei potuto temporeggiare ancora a lungo. Iniziai dunque a preparare i miei affetti primari sistemandoli ordinatamente all'interno, ad ogni oggetto riposto, si affiancò la consapevolezza che sarebbero stati riposti anche sulla mia lapide una volta riportata la mia salma in patria, sempre ammesso che fossero riusciti a trovarla.
La morte non mi aveva mai spaventato troppo, la mia filosofia da sempre cinica non mi permise di guardarla come una fine, ma piuttosto come un momento di stallo, sarebbe toccata a tutti indipendentemente e ciò mi permise di rimanere a mente lucida in molte occasioni delicate, ma l'idea di poter lasciare solo quel ragazzo mi provocò un magone non indifferente.
Eren's pov.
5:50 a.m.
Mi svegliai mansueto con i raggi timidi di un sole di primo luglio che mi puntarono dritti sugli occhi, il loro calore mi scaldò a tal punto da rendere il risveglio uno dei più piacevoli che ebbi mai avuto lì dentro. Tutto attorno a me apparve mite ed imperturbabile, fermo, mi strofinai gli occhi con entrambe le mani pur di mettere a fuoco l'immagine della camera. Una volta più lucido mi resi conto di essere completamente solo, le tapparelle ancora mezze abbassate conferirono una certa penombra alla stanza. Mi sollevai aiutandomi con le braccia fino a ritrovarmi seduto, le lenzuola mi scivolarono lungo il corpo nudo fino a fermarsi sul basso ventre. Osservai la sedia sopra la quale ci sarebbe dovuta essere la borsa del corvino, scorgendola invece vuota e desolata. Corrugai le sopracciglia sempre più confuso facendomi pervadere da una sensazione di panico non indifferente.
Mi voltai quasi d'istinto verso la parte del letto vuota dell'uomo che mi rubò il cuore e il respiro. Le coperte stropicciate e il cuscino posto disordinatamente al bordo del letto, immaginai non avesse avuto una nottata piacevole. Vi passai le mani al di sopra, immaginando di ritrovarvici Levi, intento a dormire in una calda giornata di luglio senza guerra né conflitti, una volta che la mia mente smise di ingannarmi facendomi tornare alla realtà più velocemente di uno schiaffo, storsi il naso, mi ristesi sopra il suo cuscino affondandoci il viso.
Il suo forte profumo da uomo mi mandò in estasi come se lo avessi avuto sotto mano.
Le emozioni che iniziarono a pervadermi furono contrastanti, facendomi arrivare ad inserire una mano fra le gambe. L'idea delle sue labbra sul mio corpo, il suo sguardo ammiccante, la sua voce erotica, tutto di lui mi portò a toccarmi, provocandomi un accentuato rossore sulle guance ed un respiro sbalzato il giusto da causandomi delicati gemiti.
Levi's pov.
5:59 a.m.
"Perché mi avete chiamato proprio ora Colonnello? Sa bene io debba partire tra poco"
Iniziai con ancora il borsone stretto nella mano, l'aula delle assemblee apparve più spenta e vuota senza tutti i membri del consiglio ai loro rispettivi posti.
"Caporale abbiamo riflettuto parecchio sulla sua partenza, prego si sieda pure"
Mi accolse l'uomo con fare gentile posto per celare dell'eccitazione.
Corrugai le sopracciglia diffidente e confuso, per poi procedere come mi disse, ai loro posti vi erano già alcuni uomini, tutti seri ma senza accenno di terrore o disperazione e ciò mi destabilizzò parecchio. Una volta sedutomi sul trono di Yamamoto ed appoggiata la borsa a terra, portai i gomiti sul tavolo intrecciandovi le mani assieme.
"Bene, spero lei sia il più rapido e coinciso possibile, non ho tempo da perdere"
Lo freddai guardandolo in modo professionale e con tono d'ordine.
L'uomo annuì deciso.
"Sì signore, come le stavo dicendo poco fa, i membri del Consiglio hanno pensato molto sulla sua scesa in prima linea trovandola dannosa per tutti, lei è un uomo fin troppo prezioso per rischiare di farlo finire in guerra in questo modo"
Mi disse tutto d'un fiato aumentando la luce nei suoi occhi. Sapevo quanto quegli uomini tenessero a me e nonostante il bel gesto nel preservarmi la vita avrei comunque dovuto declinare l'offerta a restare al campo, i miei soldati necessitavano di una guida dopotutto.
"Colonnello apprezzo il vostro pensiero e comprendo la vostra strategia, ma non ho tolto la vita ad un Ammiraglio per poi starmene in panchina, i miei uomini hanno riposto fiducia in me, non posso starmene qui"
Contestai con più sangue freddo di quanto mi aspettassi. Gli sguardi dei pochi presenti si fecero increduli, ammirando le mie parole come fossero state le più alienate che avessero mai sentito.
"M-ma Caporale, lei ci servirà qui quando sarà finita! Se avessimo l'opportunità di richiedere un armistizio lei sarebbe sicuramente il favorito per contrattare"
Continuò lui imperterrito, il suo tono iniziò ad alzarsi in un ultimo disperato tentativo di persuasione.
Addolcii appena il viso, sapevo di essere l'unico con Farlan in grado di gestire una tale responsabilità. Appoggiai la fronte sulle mie mani giunte intento a riflettere.
"Che cosa diranno i miei uomini di questa scelta?"
Chiesi con ancora gli occhi chiusi.
"Capiranno che siamo nella merda signore, non possiamo perdere anche lei, la sua mente e forza fisica ci serve qui!"
Continuò sbattendo violentemente il pugno sul tavolo. A tale gesto aprii gli occhi puntandoglieli addosso taglienti come lame.
"Non ti permetto di alzare in questo modo il tono di voce"
Gli riferii con estrema calma e freddezza.
Lo vidi abbassare istintivamente lo sguardo stringendosi entrambe le mani fra loro come per nascondere ciò che fece.
"Sono desolato signore"
Pronunciò con voce sottile.
Affondai i canini nella carne viva della mia guancia riflettendo su cosa effettivamente sarebbe stato meglio, i miei uomini dopotutto riponevano la propria fiducia in me, sarebbero morti per seguirmi, ma che cosa avrebbero pensato della mia persona se mi fossi ritirato proprio prima di partire? i loro sguardi delusi ed amareggiati guardarmi dalla nave mentre gli rivolgevo un inutile ed ultimo saluto militare.
Alla fin fine non sei poi così diverso da Yamamoto...
"Io signori non posso, la mia scesa è irrevocabil-"
Mi bloccai nell'esatto momento in cui alla mente mi tornò Eren. I suoi sorrisi contagiosi e le sue gote rosse, il suo carattere impulsivo ma determinato, non potevo continuare ad essere così diviso nei miei pensieri per colpa di quel soldato.
Guardai in volto tutti i presenti che ricambiarono il mio sguardo terrorizzati, sapevo che se fossi sceso al fronte e fossi morto, loro sarebbero stati i primi ad essere processati alla fine della guerra, lo capii subito, ma non li biasimai, la morte rendeva chiunque un egoista senza fede.
"Resterò qui, d'accordo, ma ai miei uomini racconterete ciò che avete raccontato a me"
Dissi infine scostando la poltrona ed uscendo a passo svelto dalla stanza. Una volta all'esterno mi precipitai in camera, la prima cosa che avrei voluto fare sarebbe stata quella di dare il buongiorno ad Eren rassicurandolo che sarei rimasto assieme a lui ancora per un po', ma come aprii la porta trovai la camera deserta e riordinata, come se il moro si fosse preso tutto il tempo per riflettere e metabolizzare.
Rimasi con ancora la maniglia fra le mani ad osservare la scena desolata che mi ritrovai davanti, la quiete dominò quello spazio rendendolo estremamente morto.
Riflettei fra me e me ipotizzando potesse trovarsi assieme ai suoi compagni, così mi decisi ad uscire appoggiando il borsone affianco alla scrivania ed uscendo.
Il sole ormai predominante iniziò a riscaldare il terriccio del campo trasmettendo non poco calore, arrivai con passo svelto alla cabina di Erwin con l'intenzione di domandargli del ragazzo, ma come mi ritrovai ad alzare il pugno per bussare sentii vari rumori provenire dall'interno.
Mi bloccai istintivamente con il braccio a mezz'aria prestando maggiore attenzione e constatando nel giro di qualche secondo che quei rumori fossero in realtà dei gemiti piuttosto pronunciati. Sbattei un paio di volte le palpebre con la speranza di tornare alla realtà, puntando poi uno sguardo alla finestra affianco, con le tapparelle per metà abbassate.
Vi scorsi Erwin in dolce compagnia di un ragazzo abbastanza gracilino ed una donna, ovviamente il biondo predominò la situazione, gestendo gli altri due con predominanza e risolutezza, finché non si aggregò un ulteriore uomo, biondo e robusto quanto Smith.
Immediatamente distolsi lo sguardo poggiandomi il pollice e l'indice sugli occhi, un alone rosa iniziò ad inondarmi le guance come mai prima d'ora. Il respiro iniziò ad accelerarmi nel petto facendo confluire un quantitativo di sangue sufficiente verso il basso in grado di farmelo alzare il giusto per sentirmi estremamente a disagio.
No, non possono eccitarmi certe cose, Levi smettila...
Mi morsi entrambe le labbra tentando di reprimere ogni pensiero di troppo focalizzandomi sul mio obiettivo che rimase invariato. Tentai di allontanarmi ancora abbastanza scosso in cerca del moro che non riuscii a trovare da nessuna parte.
Dopo una mezz'ora buona decisi di darmi una calmata dirigendomi in mensa, nonostante fosse mattina un bicchiere di Whisky non me lo avrebbe tolto nessuno.
Una volta preso posto nella stanza completamente vuota iniziai a sorseggiare la bevanda alcolica ripensando se la scelta che presi fosse stata la migliore, come avrei fatto a saperne l'esito dopotutto? Non sarei mai riuscito a dire quale sarebbe stata la scelta migliore, di conseguenza avrei fatto meglio a smetterla di mettermi in croce ogni qualvolta avessi avuto un minuto libero per pensarci.
Vidi poi Erwin spalancare la porta della mensa raggiungendomi. D'istinto abbassai lo sguardo tentando di farmi il più piccolo possibile. L'uomo prese posto di fronte a me.
"Caporale, che ci fa qui? Non dovrebbe essere ad imbarcarsi assieme ai suoi uomini?"
Mi chiese incrociando le braccia al petto, i suoi occhi glaciali mi pervasero non facendomi più ragionare, l'immagine lussuriosa che ebbi di lui in mente mi offuscò completamente i pensieri.
"Temo non sia ancora giunta la mia ora a quanto pare"
Gli risposi portandomi il bicchiere nuovamente alle mie labbra buttando giù un ulteriore sorso che mi incendiò la gola.
"Mi stava cercando prima, sbaglio?"
Mi domandò poi con una fermezza tale che mi fece trasalire.
"Ho pensato fosse impegnato così ho deciso di non disturbarla"
Risposi mantenendo il suo stesso tono.
L'uomo accennò un sorriso a tratti imbarazzato puntando lo sguardo alle sue dita poste sopra il tavolo.
"Ha pensato bene allora, ad ogni modo voleva chiedermi qualcosa?"
Chiese poi, riacquistando la sua serietà.
"Prima di tutto come ha fatto a rapire tante persone e costringerle a fare sesso tutte assieme"
Iniziai in modo sarcastico puntandogli uno sguardo malizioso. L'uomo in tutta risposta scoppiò a ridere divertito, sorpreso di ricevere tanta confidenza da parte mia.
"Mi creda, molto spesso sono le persone stesse a cedere alle passioni e alle voglie più proibite, io non faccio nulla se non accontentarle"
Mi rispose ricambiando lo stesso sguardo malizioso. Rimasi per qualche secondo ammaliato da tanta sicurezza, finché il biondo non riprese parola.
"E la seconda cosa che voleva chiedermi?"
Continuò lui guardandomi incuriosito.
"Volevo chiederle dove si trovasse Eren, non sono riuscito a trovarlo da nessuna parte"
Gli domandai più serio e senza il minimo accenno di scherzo.
L'uomo corrucciò in modo evidente le sopracciglia come se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto.
"Ha dormito da lei, no?"
Mi chiese storcendo appena lo sguardo di lato.
"Sì, abbiamo dormito assieme-"
Risposi, ma senza riuscire a terminare la frase perché l'uomo mi precedette.
"Avete dormito assieme e non le ha detto nulla? Caporale, sapevo le eccitasse quel ragazzo, ma addirittura scopare e basta?"
Mi schernì lui abbozzando un mezzo sorriso mettendo in mostra una fossetta pronunciata.
"Che cosa avrebbe dovuto dirmi?"
Chiesi sempre più spazientito.
"Io l'ho incontrato di sfuggita questa mattina dicendomi che la avrebbe seguita al fronte"
Ammise riacquistando nuovamente uno sguardo ansioso, come se stesse realizzando la peggiore delle ipotesi.
Persi un battito facendomi cadere il bicchiere di mano, il liquido iniziò a fuoriuscire impregnando il tavolo e l'aria di un sapore aspro e pungente.
"N-non mi ha detto nulla"
Iniziai con un filo di voce, un nodo alla gola mi colpì così violentemente da farmi salire la nausea.
Gli occhi glaciali dell'uomo si sgranarono tentando comunque di mantenere un certo ritegno, la sua mano strinse il bordo del tavolo.
"Bhe che aspetta?! Stanno partendo proprio ora!"
Mi gridò addosso, di rimando annuii velocemente ed in modo sconvolto, per poi tirare indietro la sedia e precipitarmi fuori dalla mensa.
La luce abbagliante mi destabilizzò facendomi involontariamente chiudere gli occhi, ci misi un po' prima di adattarne la vista, ma come lo feci mi affrettai a raggiungere la mia camera per recuperare il mio borsone.
Controllai l'ora.
6:33 a.m.
I soldati sarebbero partiti alle 6:35, una volta afferrata la valigia tentai invano di richiudere la porta, ma senza successo, le mie mani tremanti non fecero altro che rendermi incapace di tenere in mano qualsiasi tipo di oggetto, figuriamoci una chiave.
"Oh andiamo porca troia!"
Imprecai fra me e me, lanciando poi le chiavi a terra e la porta mezza aperta, cominciai a correre senza ritegno alcuno, mi rimaneva poco meno di un minuto e avrei perso per sempre quel ragazzo.
Dannazione Eren perché devi sempre fare di testa tua?! Stupido imbecille...
Corsi a perdifiato fino a raggiungere il molo al quale attraccarono le navi da guerra intente a dirigersi verso il fronte. Vidi i Generali dare il segnale per partire e solo allora accelerai come mai prima, le gambe iniziarono a dolermi, i polpacci a bruciare e la mia gola a seccarsi.
"FERMATE QUELLA NAVE!"
Urlai agitando un braccio in aria, i Generali mi guardarono terrorizzati quanto spaesati.
"É UN ORDINE!"
Continuai avvalendomi del mio potere per creare un enorme disagio nella partenza, ma non avrei perso anche lui, non in quel modo.
Gli uomini fecero segno di fermare l'operazione con un gesto a catena di mani alzate, fino a bloccare all'ultimo la partenza permettendomi di attraversare la pedana in legno ancora carico di adrenalina. I miei scarponi provocarono un suono pesante sulla passerella acquistando l'attenzione di tutti che si drizzarono in piedi volgendo un saluto militare.
Sei salito... è la tua fine Levi.
Cercai con la coda dell'occhio il moro che scorsi poco più avanti, appoggiato alle sponde della nave come fossero state la sua unica fonte di sostentamento. Il suo sguardo serrato dal terrore di quel momento, la consapevolezza che sarebbe sceso al fronte da solo se non avessi parlato con Erwin.
Mi sentii le gambe estremamente molli come mai prima d'allora. La scena cristallizzata come fosse stata un'istantanea, il mio petto che continuò a sollevarsi in modo irregolare per la corsa che intrapresi, mi sentii svenire, il fatto di vederlo lì e di essere riuscito a raggiungerlo mi fece scendere tutta l'adrenalina che acquistai poco prima, i nostri sguardi mischiati assieme in uno solo.
Ci sono io ora, non ti lascio solo Eren... e non pensarlo mai.
Lo raggiunsi a passo svelto, gli occhi di tutti ancora puntati addosso, il ragazzo fece per staccarsi dalla ringhiera dell'imbarcazione per venirmi incontro, ma non fece in tempo che lo raggiunsi tirandogli un corposo calcio all'altezza dello stomaco, la sua reazione fu istantanea, le mani ripiegate in grembo e le ginocchia che sbatterono sulla pavimentazione creando un suono cupo.
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