Capitolo 55.

Eren's pov.

24/04/1945 - 12:36 a.m.

Il sole era alto in cielo ormai già da diverse ore permettendo alle nuvole d'apparire di rado quel giorno, lasciando spazio ad un caldo insolito per la stagione tiepida di aprile. Io ed il mio gruppo ci trovammo già a testa bassa a lavorare quando il Generale Smith richiamò tutto il gruppo 12 in un'assemblea straordinaria durante le ore lavorative. Ci apprestammo ad incamminarci verso il luogo indicatoci da un soldato incaricato di fornire il messaggio, e non appena varcammo la porta della sala notammo come non fossimo soli.

Al centro come un idolo, capeggiava l'Ammiraglio, alla sua destra invece scorgemmo Erwin, ed alla sua sinistra Levi.
Mi guardai attorno spaesato quanto i miei compagni, scambiandoci occhiate diffidenti e timorose non avanzando fino ai loro piedi.

"Soldati, venite avanti"
Ci intimò il Generale, era perfettamente consapevole che i suoi ragazzi avrebbero eseguito solo ed esclusivamente i suoi ordini in quella situazione, e fu proprio per quello che fu lui a prendere parola prima che lo facesse Yamamoto. Eseguimmo gli ordini sotto gli sguardi freddi di quelle tre figure tanto importanti, come se non fossero stati consapevoli della potenza di ciò che ci avrebbero riferito di lì a poco.

Puntai uno sguardo al Caporale tentando di scorgere nei suoi occhi anche il minimo accenno di emozione, che fosse stata paranoia, timore, gioia, ma non vi distinsi nulla di simile, quelle pozze grigie che qualche giorno prima studiarono minuziosamente il mio corpo nudo cibandosene in un turbinio di emozioni, in quell'attimo le trovai completamente vuote e stanche. Ricambiò il mio sguardo nonostante non fossi certo mi avesse visto sul serio, mi parve perso nei propri pensieri più del solito e ciò mi provocò una lieve fitta al petto.

"Soldati prego, accomodatevi tutti, abbiamo una notizia urgente da riferirvi"
Iniziò Yamamoto non sforzandosi minimamente nel parlarci in tedesco.

Prendemmo posto in delle file ordinate, le schiene dritte e le braccia lungo la propria figura in una postura esemplare e in un religioso silenzio attendendo che l'uomo continuasse il proprio discorso.

"Bene, ho discusso e concordato proprio ieri con il Generale Smith di un'azione tanto importante quanto necessaria. Come ben saprete, la vittoria della guerra non sta certo varando dalla nostra parte, ma non possiamo comunque abbatterci d'animo e lasciare che gli Alleati acquisiscano più potere di quanto non ne abbiano già acquistato strappandolo dalle vite dei nostri uomini"
Iniziò con enfasi e carisma non colpendoci però nell'animo né nell'onore, dato che gli uomini che diffamò erano proprio davanti ai suoi occhi.
Potei scorgere il pugno di Erwin stretto lungo la sua figura con una pressione tale da fargli sbiancare le nocche. 

Che cosa sta succedendo Generale? Guardi in volto i suoi ragazzi e ci confermi che stia andando tutto bene, che non moriremo qui come dei dannati senza fede...

"Proprio per questo ho preso una decisione che vi renderà onore eterno soldati, scenderete al fronte ad incarnare l'importanza della collaborazione fra Giappone e Germania al fianco dei nostri uomini autoctoni"
Mi mancò il respiro, un senso di nausea mi pervase a tal punto da dover deglutire profondamente. Le mie mani iniziarono a tremare in modo incessante nonostante avessi tentato di reprimere il tremolio stringendole. Volsi uno sguardo confuso e mosso ai miei compagni che parvero avere la mia stessa reazione, iniziò a girarmi la testa e la vista man mano ad offuscarsi, dovetti sbattere più volte le palpebre per tornare a mettere a fuoco la scena. Yamamoto continuò a parlare ma io smisi di ascoltarlo.

Una carrellata di ricordi iniziarono a passarmi davanti come fossero stati filmini, non sarebbe potuto davvero finire in quel modo, lo scopo della missione non era quello, saremmo dovuti rimanere all'interno del campo come ospiti e non come vittime sacrificali per mano dei giapponesi.

Alzai lo sguardo su Erwin.
Generale dica qualcosa, ci difenda e prenda in mano la situazione, non voglio morire, non ne sono ancora pronto...

L'uomo assunse un aspetto tetro e silenzioso, come se si fosse sforzato dal trattenersi a fare o dire qualcosa, non lo biasimai, la sua etichetta impeccabile non gli avrebbe permesso in ogni caso di prendere l'Ammiraglio a brutte parole e anche se ne fosse stato in grado, sapevo bene fosse un uomo fin troppo calcolatore per farsi prendere dalla rabbia e dal panico.
Tentai di riacquistare lucidità iniziando a comprendere che il comportamento che il biondo finì per adottare quella mattinata fu il migliore che avrebbe potuto assumere.

Guardai anche il corvino in un'ultima disperata richiesta d'aiuto, evidentemente percepì pressanti i miei occhi sulla sua figura finendo per guardarmi a sua volta ma senza vedermi, e solo allora sentii tornarmi alle orecchie le parole di Yamamoto.

"Stiamo ancora valutando se inviare assieme al vostro gruppo, anche  il Caporale Ackerman, ma nel caso potrete ritenervi piuttosto al sicuro essendo uno dei soldati migliori se non proprio il migliore dell'intero Giappone"
Tentò di osannarlo non confortando però gli sguardi di tutti i presenti ancora sconvolti.

Mi sentii svenire, voltai gli occhi tempestivamente su quelli del corvino, che in tutta risposta vararono i miei non incrociandoli nemmeno per sbaglio.

NO, tu no! Non sopporterei l'idea di vederti morire davanti ai miei occhi, non puoi farmi questo...

La gola mi si seccò rapidamente non permettendomi di deglutire in modo naturale, al contrario dei miei occhi che iniziarono a bruciarmi, un senso di pesantezza cominciò a schiacciarmi il petto.

Levi's pov.

6:40 p.m.

Dopo l'assemblea di quella mattina decisi di non incontrare nessun componente del gruppo 12, non avrei retto il confronto diretto con gli occhioni verdi del moro, non dopo lo sguardo che mi lanciò.
Mi ritrovai a sistemare delle armi negli appositi magazzini pur di tenere la mente occupata quando venni affiancato da Farlan. Non disse nulla, afferrò invece un'arma a sua volta aiutandomi nel lavoro che iniziai non troppo tempo prima. Il sole ormai stava iniziando a tramontare, conferendo al magazzino e ai lineamenti del biondo una dolce curvatura.

"Lo hai saputo immagino"
Presi parola non distraendomi però dal mio lavoro, e lo stesso fece l'uomo.

"Sì, ho saputo"
Si limitò a dire senza un'apparente cadenza nel tono di voce.

Presi un corposo respiro voltandomi di lato verso la sua figura ancora impegnata a riporre negli scaffali le custodie in cuoio.
"Farlan io-"
Non mi permise di terminare.

"Non provare a discolparti"
Disse acidamente e con un accenno di rammarico.

Mi morsi l'interno della guancia riportando la mia attenzione al lavoro da svolgere.
"Ci siamo fatti una promessa"
Continuò lui dopo qualche secondo di silenzio. Un brivido mi trasalì la schiena.

"E tu vorresti rischiare la tua vita così inutilmente?!"
Si agitò pronunciando quelle parole a tono più alto in un momento quasi isterico di dolore.

"Farlan-"

"HAI IDEA DI QUANTO MALE MI PROVOCHERESTI SE MORISSI?"
Sbottò infine voltandosi definitivamente verso di me premendosi entrambe le mani sul petto, lo sguardo accigliato ed impanicato.

"Mi distruggeresti Levi"
Finì lui abbassando progressivamente il tono.

"Sono un Caporale, prima o poi sarei comunque finito al fronte"
Tentai di discolparmi guardandolo severamente.

"Vai al diavolo"
Disse infine in un attimo di rabbia improvvisa tirando una manata allo scaffale che traballò pericolosamente. Tentai di fermarlo per un braccio, ma il biondo varcò la porta del magazzino in un batter d'occhio lasciandomi nuovamente solo con i miei pensieri, e non vi era cosa che mi spaventasse di più.

Non ti meriti tutto questo Farlan, non ti meriti nulla di tutto questo dolore e non so cosa darei pur di alleggerirti da tutta quella sofferenza, ma non posso più tirarmi indietro e lo sai meglio di me...

Mi fermai a pensare a quanto miserabile la mia vita fosse, morire in una battaglia già persa dopo tutto il dolore che provocai a decine di persone innocenti solo per il mio Paese mi fece rabbrividire. Strinsi i denti, non era ancora finita, Eren avrebbe potuto ancora salvarsi, un'anima buona come la sua non avrebbe meritato di morire come saremmo potuti morire io o Erwin.

Erwin.

Varcai la porta del magazzino in un momento d'estremo nervoso ed adrenalina scaraventando la lastra in metallo contro il muro dell'edificio provocando un suono infernale.
A passo deciso percorsi tutto il campo finché non trovai il biondo in questione, una volta sotto la mia linea visiva strinsi i denti pronunciando la mandibola in modo evidente.

Stava controllando dei documenti fuori dal proprio alloggio quando lo raggiunsi producendo un non indifferente polverone dovuto al terreno sabbioso.
"Capor-"

"Smith, lei è un gran figlio di puttana"
Dissi precipitandomi verso la sua figura e sferrandogli un pugno in pieno volto. Iniziai a percepire l'adrenalina salirmi in corpo quando l'uomo sgranò gli occhi portandosi una mano sul labbro. Intravidi dalle sue dita rivoli di sangue scendere in modo copioso.

Mi afferrò per il colletto della divisa spintonandomi indietro.
"Cosa pensa di fare Ackerman?"
Mi chiese strofinandosi via il sangue da sotto il labbro con il pollice.

"COME HA POTUTO LASCIAR PARLARE YAMAMOTO QUESTA MATTINA?!"
Gli urlai addosso sferrandogli un ulteriore colpo all'occhio, l'uomo in tutta risposta mi sferrò un pugno in viso, ed entrambi indietreggiammo.

"NON MI È SEMBRATO DI ESSERE STATO L'UNICO A NON PROFERIRE PAROLA"
Mi urlò a sua volta addosso con sguardo furioso e pieno di rabbia, nonostante intuii non fosse rivolta a me.

"SONO I SUOI UOMINI"
Lo aggredii sporgendomi verso la sua figura, lui fece lo stesso.

"SONO UN GENERALE, NON UN PADRE, SIAMO IN GUERRA LEVI, È ORA CHE SI RIPRENDA DALLA COTTA VERSO IL CADETTO JEAGER"
Mi ringhiò addosso. Furono parole più toste di quanto effettivamente pensassi, raggiungendomi come uno schiaffo in pieno volto.

Indietreggiai appena, il terreno s'impregnò del sangue di entrambi, i nostri capelli apparvero scompigliati ed i nostri respiri sbalzati. Fu la prima volta che lo scorsi nel perdere del tutto la pazienza ed umanità.

"Non può permettere di lasciarlo morire come noi"
Ripresi poi con più lucidità e maggiore compostezza con ancora un accentuato fiatone addosso. Il labbro iniziò a pulsarmi in modo indicibile percependo del liquido rigarmi il volto partendo dal naso.

"Non dovrei permettere a nessuno di quei ragazzi innocenti di morire come noi, che al contrario meriteremmo eccome. Scenderei al fronte da solo pur di preservargli un futuro, ma sa bene non essere possibile"
Mi rimproverò corrugando le sopracciglia.

"Siamo noi i mostri della storia Levi, una storia che non può avere un lieto fine né giustizia, quindi veda di farsene una cazzo di ragione e vada ad insegnare a quei ragazzi come difendersi sperando non calpestino qualche mina nei primi dieci minuti, invece di fare la predica a me!"
Sbottò alla fine.

"Sono sempre stato consapevole del ruolo che interpreto in questa storia e non è sicuramente quello del buono. Se non sarà lei quello in grado di proteggere Eren lo sarò io e che sia ben chiaro, tutto questo lo sto facendo per lui e non per voi, quindi non si aspetti assolutamente nulla da me se non riguardante il ragazzo"
Gli riferii con sguardo serio ed ancora innervosito.

"Non si affezioni troppo"
Pronunciò quelle ultime parole raccogliendo da terra i documenti precedentemente caduti e strofinandosi il palmo della mano sul labbro ancora sgorgante di sangue, mi superò chiudendosi nella propria cabina.

Spazio autrice.
Ma buonasera a tutti!
Come state? Spero tutto bene, sopratutto viste quante regioni sono rientrate in zona rossa ed arancione in questo periodo, sù sù, teniamo duro e andrà tutto bene, lo sapete, a tutto c'è una fine :))

Mi scuso per l'assenza di questi giorni ma ho avuto delle cose a cui pensare ed occuparmi non permettendomi di pubblicare nulla, ma da oggi dovrebbe riprendere la pubblicazione giornaliera salvo altri imprevisti.
Vi auguro una buona serata ed inizio week end.
-Sof.

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