Capitolo 41.
Eren's pov.
Strinsi le braccia attorno il collo del corvino, il suo profumo da uomo mi pervase fin dentro le ossa, socchiusi gli occhi aderendo il mio viso all'incavo della sua spalla.
Mi sentii leggero e senza pensieri, i suoni della primavera continuarono imperterriti la loro melodia nonostante in quell'esatto momento due uomini si stessero abbandonando finalmente ai loro sentimenti.
Levi mi strinse come mai prima d'ora e io feci altrettanto, non vi fu nulla di malizioso quel giorno, restammo semplicemente abbracciati l'uno all'altro sull'erba fresca e lucente di aprile, come se fosse necessario per continuare a respirare, un bisogno primario a cui nessuno dei due riuscì a rinunciare.
Mi sentii accarezzare i capelli.
"Non disobbedire più al Generale, mi hai capito?"
Chiese guardandomi negli occhi, lo sguardo fermo e tranquillo.
Mi trovavo appoggiato sulle ginocchia in mezzo alle sue gambe quando smossi il capo in segno di assenso.
"Sai, capita a tutti di sentirsi un po' persi alle volte"
Iniziò quasi in un sussurro, la sua voce mi rilassò facendomi tranquillizzare.
Mi accucciai sopra di lui con il capo sopra il suo petto, il suo braccio mi cingeva la vita e l'altro invece era appoggiato sopra il suo ginocchio intento a gesticolare appena, nel mentre che mi esplicava il suo concetto.
"Lei come si sente quando le succede?"
Chiesi ingenuamente alzando il viso il giusto per guardarlo negli occhi.
Il suo sguardo era dritto verso la foresta fitta di alberi.
"Male"
Rispose solo, facendo passare interminabili secondi nei quali la natura prese il sopravvento inebriandoci l'udito con il cantare degli insetti e il frusciare della brezza fra le foglie e gli alberi.
Me ne sarei restato volentieri fra le sue braccia per sempre.
Non aggiunsi nulla, quello che mi disse mi bastò per rendermi conto di non essere l'unico, di non essere io quello sbagliato.
"Condividere il proprio malessere lo fa pesare nettamente di meno"
Aggiunsi, la mia mano a palmo aperto era poggiata sopra il suo petto, presi a tracciare con l'indice tutte le scalanature dei suoi addominali.
"Forse sì"
Aggiunse accarezzandomi i capelli in modo ritmico.
Chiusi gli occhi, il suo respiro gli alzava regolarmente il petto sollevandomi di conseguenza anche il capo in un oscillare ipnotico e rilassante, caddi lentamente in un sonno delicato e piacevole, fu la prima volta dopo giorni che riuscii a dormire, cullato fra le possenti braccia del corvino, lì dove gli incubi non mi avrebbero raggiunto.
Levi's pov.
Ci misi poco a comprendere che il ragazzo si appisolò fra le mie braccia. Le marchiate occhiaie mi suggerirono non fosse una cosa abituale e lo lasciai fare.
Rimasi seduto sull'erba, il sole ancora alto e cocente, il moro dal profumo delicato rannicchiato fra le mie braccia. Avrei voluto afferrargli il volto per poterlo baciare, ma repressi quel desiderio permettendogli di riposare.
Puntai uno sguardo anche alla mano che gli lacerai con un pezzo di vetro, stava guarendo nonostante un'evidente e marcata cicatrice.
Quanto tempo è passato dal nostro primo incontro?
Eren's pov.
08/04/1945 - 4:15 a.m.
"Muoviti Eren! Devi cercare meglio!"
Armin smosse mille fogli e cartelle.
Il sole non era ancora sorto, ma i raggi stavano minacciando l'orizzonte, per far spazio al giorno sovrastando la notte e la sua oscurità.
Iniziai a sudare freddo, dei rivoli di sudore mi inondarono, non era per lo stress e nemmeno per il caldo, al contrario, era terrore, quel terrore puro che si insinua nei momenti meno opportuni dove si dovrebbe avere maggiormente i nervi saldi.
Ci trovavamo nella cabina di comunicazione del campo, l'intermediario fra le truppe di terra e quelle di mare.
"S-sto cercando!"
Risposi agitato, le mie mani annaspavano fra le miriadi di documentazioni.
"Allora cerca più in fretta! Devono essere qui, devono essere qui da qualche parte..."
Il biondo con occhi sgranati e vuoti continuò la ricerca disperata.
Mancava poco prima che la Marina Imperiale giapponese attraccasse al porto e tutto dipendeva dalla nostra velocità nello scovare le loro precise coordinate.
"Arlert mi ricevi? Ripeto, Arlert mi ricevi?~"
Una radiolina collegata alla frequenza del dispositivo di ricetrasmittenza a distanza di Smith iniziò a gracchiare.
Vidi il biondo afferrare distrattamente il dispositivo, poco ci mancava che lo facesse cadere a terra.
"Qui è Arlert, la ricevo signore~"
Rispose con un accentuato fiatone in corpo, rivoli di sudore iniziarono a rigargli il viso.
Tesi l'orecchio ad ascoltare nonostante le mie mani imperterrite continuarono la disperata ricerca, era come cercare un ago in un pagliaio.
"Come vanno le ricerche?~"
Il ragazzo mi puntò uno sguardo cadaverico addosso, quello che ne lessi fu panico.
Ricambiai scuotendo il capo e stringendomi nelle spalle.
Lo vidi stringere i denti e prendere un gran respiro.
Gli uomini addetti all'attraccamento delle navi imperiali erano fuori servizio e quello fu il momento decisivo per agire ed intrufolarci all'interno.
"S-stiamo cercando signore~"
Rispose con il cuore in gola, la sua voce a tratti spezzata trovò un leggero acuto verso la fine della frase.
Le sue mani tremolanti stringevano a stento quella scatolina diabolica dalla quale fuoriuscirono come un ruggito le parole di Erwin.
"VEDETE DI TROVARLE SUBITO~"
Raggelai all'istante, un brivido mi percorse la schiena donandomi un breve spasmo.
Armin poggiò l'aggeggio su un tavolo continuando le ricerche in modo distratto e impanicato.
"Okay, calma."
Disse ad un tratto fermandosi e sollevando entrambe le mani, la sua espressione si fece malata, lo sguardo dilatato e il respiro scomposto.
Mi fermai contemporaneamente passandomi una mano fra i capelli sudati, li tirai appena indietro cercando di prendere dei respiri profondi, mi sentii le gambe estremamente molli.
No vi prego non abbandonatemi proprio ora.
"Se fossi un soldato facente parte della squadra speciale, dove nasconderei le coordinate della Marina?"
Si chiese iniziando a passeggiare nervosamente avanti e indietro per la stanza.
"Non le nasconderei affatto dato che non ce ne sarebbe motivo, porca troia!"
Gli sfuggì un'elegante esclamazione seguita da un prepotente calcio ad una gamba del tavolo da cui caddero ulteriori fogli.
Si portò entrambe le mani ai capelli stringendoli convulsamente fra le dita, lo vidi piegarsi a terra esausto.
Vederlo in quello stato mi procurò non poco terrore, solitamente era lui quello calcolatore ed in grado di mantenere la calma.
"D-dobbiamo solo cercare meglio!"
Suggerii io, l'idea di dover affondare Church non mi piaceva affatto, ma il pensiero di Erwin arrabbiato mi piaceva ancora meno, così passai una mano sulla spalla del ragazzo tentando di confortarlo donandogli coraggio.
La stanza era buia, illuminata solo ed esclusivamente dalle spie rosse perennemente accese dell'impianto di comunicazione del Giappone.
"Andiamo Armin, dobbiamo continuare a cercare, non puoi abbatterti così!"
Lo rimproverai stringendo la presa sulla sua spalla fino ad arricciare la maglia che indossava.
Emise un gemito soffocato per poi sollevare il capo verso la mia figura, gli occhi rigati dalle lacrime tradirono le sue parole.
"Hai ragione, continuiamo a cercare!"
Si alzò di scatto tornando a frugare fra i mille documenti.
Tirai un sospiro di sollievo sommesso, il mio cuore che continuava a battere all'impazzata mi fece quasi perdere il fiato.
"Quanto manca?!"
Chiesi quasi urlando.
Il biondo fece per rispondere, ma la radio gracchiò al posto suo.
"SOLDATI ABBIAMO MENO DI CINQUE MINUTI~"
Mi congelai, la gola secca, e le mie mani che continuavano a frugare senza un apparente comando da parte della mia mente, il panico iniziò ad insediarsi sempre di più fino quasi ad offuscarmi la vista.
Ciò che avvenne nei seguenti minuti non mi fu del tutto nitido, milioni di spie luminose e rumori impressi nella mia mente, finchè non posai lo sguardo su un foglietto caduto in precedenza dal calcio del biondo ad un tavolo.
Lo presi con fatica, le mie mani tremanti sembrarono come riluttanti ad afferrarlo.
Ne lessi sopra le coordinate della Marina Imperiale, sono certo che il mio cuore smise di battere per un millisecondo, le mie tempie continuarono a martellarmi in modo atroce, il mio respiro affannoso mi fece girare la testa.
"SOLDATI MANCA UN MINUTO E NON SARANNO PIU AGIBILI LE NAVI AMERICANE CONTRO LA MARINA IMPERIALE, SARANNO TROPPO VICINE ALLA COSTA~"
Armin si lasciò scappare un grido di terrore e frustrazione.
Mi bloccai completamente, vidi la scena a rallentatore, la mia mente fece scorrere una serie di pensieri in tempi troppo veloci per realizzarli.
Che cos'era la cosa giusta da fare? A patto che ce ne fosse una.
Le mie mani stringevano il foglietto in modo avido ma allo stesso tempo schifato, come se non avessi voluto trovarlo per non ritrovarmi in quella situazione.
Che aspetti stupido, per una volta puoi renderti utile per la tua patria, fa quel che devi, MUOVITI!
Fu come risvegliarsi da uno stato di trance, i miei occhi ripresero a muoversi lungo tutta la stanza mettendo a fuoco l'intera situazione.
"EREN"
Mi sentii chiamare da Armin, mi voltai spaesato.
"DOBBIAMO TROVARLO"
Mi urlò addosso, i capelli leggermente più lunghi della norma gli si piazzarono sul viso stravolto in modo disordinato.
"I-io"
Balbettai appena.
Ripensai a Farlan, alla sua gentilezza nei confronti di tutti, ripensai al fatto che prima di essere un Ufficiale era un uomo.
Mi sentii mancare, non potevo fallire, la mia patria aveva bisogno del mio aiuto.
Levi si è affezionato a te Eren, ti vuole bene, ha trovato finalmente una ragione per continuare a vivere e tu con lui.
La mia famiglia si trovava in America, non potevo fargli un torto simile, come sarei tornato in patria sapendo d'aver agito in quel modo? A patto che ci sarei mai tornato.
Ti ha abbracciato come mai nessuno prima d'ora, ti ha restituito il sonno e tu gli sei caduto fra le braccia.
La mia intera vita ed esistenza si trovava in America, lì non avevo nulla a che fare, non era un problema mio.
Ti ama.
Delle lacrime iniziarono a sgorgarmi dagli occhi, avanzai verso la radio in comunicazione con Erwin afferrandola saldamente.
"ERW-"
"È SCADUTO IL TEMPO~"
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