Capitolo 4.

Giappone - 10/03/1945 5:40 a.m.

Eren's pov.

Ci trovavamo in mensa, davanti a me sedeva Armin e affianco avevo Reiner, nessuno osò proferire parola, probabilmente per il lungo viaggio affrontato il giorno prima, o per le poche ore di sonno, o forse ancora, la più probabile, per il cibo che ci venne servito. Ma d'altronde eravamo ospiti, non potevamo fare polemica su nulla e sopratutto eravamo soldati, non era sicuramente nella nostra indole lamentarci per qualcosa.

Rigiravo con un cucchiaio malmesso la zuppa d'avena che avevamo come colazione, il gomito appoggiato al tavolo in legno e il mento sprofondato nella mano in modo svogliato e perso fra le nuvole.
Stavo pensando a cosa riferii al Caporale giapponese la sera prima, cosa cazzo mi è preso? Continuavo a pensare ininterrottamente.

Un velo di vergogna si fece spazio fra le mie guance.

"Eren... è tutto apposto?"
Chiese cauto Armin.

"Si!"
Presi spavento rispondendo come si risponde solitamente ad un'autorità di forma maggiore.

Entrambi i miei amici scoppiarono a ridere, io di rimando abbassai lo sguardo e mi schiaffai la mano che prima sorreggeva la mia testa in piena faccia.

"Che ti prende ragazzo?"
Riprese Reiner abbassando il tono di voce e scorgendosi maggiormente verso di me.

"Penso d'aver fatto una figura terribile"
Confessai alla fine abbandonando il cucchiaio nella ciotola ed intricando entrambe le mani fra i capelli.

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso, ma proprio in quel momento entrò nel salone il signor Ackerman accompagnato da Erwin Smith, nonchè nostro Generale e l'Ammiraglio Yamamoto.

Tenni lo sguardo fisso su quell'uomo dagli occhi magnetici, finchè la mia presenza non si fece notare e il Caporale ricambiò.
Non riuscii a definire che tipo di sguardo fosse, sapevo solo gli stessero parlando e lui trovò il tempo di cercarmi tra la folla.

Cosa mi sta succedendo? Mi ripetevo.
Non mi era mai capitata una situazione del genere, mai avevo avuto una simile attrazione verso un uomo, nemico oltretutto, perchè sì, dovevo mettere in conto pure che eravamo lì solo come spie, come vittime sacrificali in fin dei conti.

"È tutto fuso"
Concluse Reiner riferendosi a me, sventolando una mano davanti al suo viso, Armin scoppiò a ridere e anche io accennai un sorriso, riportando momentaneamente lo sguardo sulla zuppa, non stavo seguendo il discorso ancora troppo preso da quella figura.

Levi's pov.

Stavamo parlando di prima mattina delle strategie da poter applicare per poter risollevare un minimo la Germania, ma tutti quei piani apparvero tremendamente inutili, sia il Generale Smith che l'Ammiraglio Yamamoto erano degli incompetenti, ma ovviamente non avevo voce in capitolo e avremmo perso la guerra e quel poco che ne rimaneva.

Come se non bastasse poi, quel moccioso tedesco non fece altro che fissarmi nel mentre che entrai in mensa e mi
fece uno strano effetto.
che cazzo vuole?
Fu il mio pensiero maggiore.

Non avevo voglia di distrazioni inutili, la situazione nella quale ci trovavamo era grave e non semplice da gestire, eravamo agli sgoccioli e le due figure di più alto rilievo non facevano altro che parlare di piani assurdi, qualsiasi Generale o Caporale si sarebbe messo le mani fra i capelli a sentire tali sciocchezze.

Decisi di sedermi più distante, avevo bisogno di riflettere per conto mio, ero un uomo che procedeva di strategia, che aveva bisogno di creare un ambiente tale da poter pensare e ordinare i pensieri, una sorta di schema mentale e la mensa non era certo il luogo migliore. Presi una mela dal cesto della frutta e mi sedetti a gambe larghe su una sedia che calciai in modo poco rispettoso col piede, più distante possibile dal tavolo.

Mi tenni il viso con una mano mentre con l'altra addentai il frutto.

Perchè non sono al comando? Come posso non essere stato eletto? Come possono lasciare la Nazione intera nelle mani di incompetenti come l'Ammiraglio?

Me lo ripetei incessantemente mentre mi massaggiai le tempie, avevo un gran nervoso addosso.

"Allora Ackerman, che ne dice?"
Mi chiese poi Yamamoto guardandomi con quel solito sorriso da ebete.
Alzai lo sguardo il giusto per intravederli, i capelli mi scendevano sul viso in modo irregolare così da ostacolarmi leggermente la vista, ma riuscendo comunque a scorgere Smith con quell'aria di sfida, tipica dei tedeschi, ma anche un'arroganza particolare alla quale non riuscii ad affiancare una provenienza.

Mi limitai solo a rispondere in modo sarcastico.
"Voi proponete ed io eseguo, no?"
Subito dopo mi alzai gettando in un cestino vicino il torsolo di mela uscendo dalla mensa infuriato, se fossi rimasto un secondo di più avrei aperto la faccia di entrambi.

Eren's pov.

Vidi la scena in diretta, non capii cosa si stessero dicendo ma il Caporale Ackerman sembrò infuriato, lasciò la mensa sotto la vista dei suoi superiori fregandosene delle autorità maggiori.

"Ho provato comunque a sollevare il busto quando faccio quell'esercizio però-"
Interruppi Reiner che stava dando dimostrazione pratica ad Armin, alzandomi di scatto dal tavolo facendo cadere anche il cucchiaio.

"Eren-"
Tentò di chiamarmi il biondo gracilino.

Ma io ero già tra i tavoli, non vidi ne sentii nessuno, ero come ipnotizzato da quell'uomo, spinsi la porta della mensa e me ne uscii, non seppi bene per fare cosa, ma il mio istinto mi forzò a seguirlo.

Girai per un po' nel campo semivuoto d'addestramento, era decisamente presto, le luci dell'alba iniziavarono a farsi intravedere timide illuminando tutto il campo che sembrò così dannatamente tranquillo.

Girai a vuoto dato che ancora non conoscevo la struttura, finchè non mi scontrai proprio col Caporale.

"S-scusi io-"
Tentai di dire alzando le mani alle spalle per non rischiare di toccarlo in nessun modo.

Mi tirò uno spintone per poi prendermi per il collo della giacca avvicinandomi a lui.
"Soldato?"
Chiese a pochi centimetri dal mio viso.

"Eren signore!"
Dissi intimorito.

"Eren Jeager"
Mi corressi subito dopo effettuando il saluto militare, non so per quale stupida ragione lo feci, ma andai totalmente in tilt.

"Bene Jeager, vediamo come te la cavi col corpo a corpo, ho bisogno di sbollirmi."
Mi disse poi lasciando la presa, indietreggiai di qualche passo alzando della polvere dal terreno sabbioso.

Iniziò ad alzarsi le maniche della giacca.

"Bhe, cos'aspetti?"
Chiese impaziente.

"L-la devo colpire?"
Chiesi titubante, stavamo parlando in tedesco, risultando davvero abile nel destreggiarsi con quella lingua.

"Bhe sennò rimani a guardarmi?"
Mi provocò.

Presi un respiro e mi misi in posizione, provai a colpirlo ma i miei sforzi furono vani dato che non andarono affondo, mi parò con apparente facilità e mi bloccò il braccio.
Posizionò la sua gamba dietro la mia facendomi cadere a terra.

Ci ritrovammo uno sopra l'altro.
"Jeager, dovrai lavorare parecchio su questo"
Mi disse.

Provai comunque a dimenarmi, non potevo farmi battere così velocemente, era durata davvero poco come dimostrazione ed allenamento.

"È inutile che ti dimeni soldato, non puoi liberarti da questa presa"
Disse con sfacciataggine.

Mi feci prendere dalla rabbia, era un mio grande difetto quello, lo devo ammettere.
"Si fotta."
Scandii bene ogni lettera alzando il viso a tal punto da sfiorare i nostri nasi.

Il Caporale per lo stupore indietreggiò lievemente allentando la presa, mi liberai sferrandogli un calcio in pieno addome, lo trovai tremendamente duro, ma i miei anfibi lo furono di più.

Cadde a terra alzando un gran polverone.
Non feci in tempo a dire nulla che mi ritrovai nella sabbia anche io, ma con un occhio nero.

"Jeager, ottimo lavoro."
Aggiunse infine spolverandosi la giacca impregnata di polvere.

Iniziai a ridere da terra, non mi sforzai nemmeno di alzarmi, rimasi a terra, mentre una risata mi pervase i sensi.
Mi sentii così bene in quell'istante, mi sentii vivo mentre le luci dell'alba ormai stavano trasformando il cielo blu notte in un delicato rosa pesca.

"Perchè ridi?"
Chiese poi spaesato.
Avrei dovuto aspettarmelo, i giapponesi erano tutti fin troppo rigidi.

"Perchè mi ha fatto male cazzo"
Dissi con un sorriso fra le labbra e una mano premuta sull'occhio.

"Non dovresti ridere allora"
Disse ingenuamente, iniziando a stirare il braccio con il quale urtò il mio zigomo e occhio.

"Mi fa sentire vivo tutto ciò, e mi creda, con tutta questa storia della guerra ero morto da anni"
Gli confessai poi, alzando le spalle appoggiandomi sugli avambracci.

Non disse nulla, si posizionò solo davanti a me con le gambe leggermente divaricate tendendomi la mano.

Gliela strinsi aiutando ad alzarmi.

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