Capitolo 38.

Eren's pov.

Il ragazzo forse ormai consapevole della sua sorte non si lasciò intimidire tendendo il busto verso la nostra presenza, lo sferragliare delle catene mi fece rabbrividire.

"Non ho nulla da perdere Caporale quindi stia pur certo che non ho la minima intenzione di-"

L'uomo con una mossa fulminea gli conficcò in bocca la cesoia chiusa in modo da farlo tacere. Lo sguardo del ragazzo si fece sbarrato, pallido per il terrore e tremante per l'inevitabile ed istintiva paura di morire.

"Prima di tutto fai silenzio, non mi sembra di averti dato il permesso di aprire quella dannata bocca."
Iniziò lui piegandosi appena, il giusto per guardarlo dritto negli occhi grandi e sgranati.
Rivoli di sudore iniziarono ad inondargli la fronte e la saliva colargli dalle labbra.

"Dato che hai così tanta voglia di parlare comincerò da te"
Riprese dopo un breve periodo di pausa estraendogli la cesoia dalla bocca.

Il ragazzo rivoltò il capo verso terra iniziando a tossire copiosamente, gocce di sangue finirono lungo le mattonelle mischiate con della saliva. Probabilmente il corvino gli urtò le pareti sensibili o un dente.

Aggrottai spontaneamente le sopracciglia in un'espressione di dolore empatico verso quel ragazzo.

Il Caporale si rizzò nuovamente in piedi con una postura pressoché perfetta, in una mano iniziò a lanciare annoiato la cesoia per poi riprenderla senza troppa fatica in un gioco ritmico e scandito, mentre l'altra la mantenne ben impostata sul fianco.

"Allora, botta e risposta, non è difficile, ti porgo una domanda e tu rispondi senza giri di parole nè convenevoli."
Riprese lui continuando a camminare in modo lento e calcolato, il suo sguardo non incontrò quello dell'australiano per nessuna ragione.

Puntai invece un'occhiata veloce agli altri quattro uomini presenti, li trovai disgustosamente passivi, privi di un'apparente utilità e compassione, ma non fui in grado di giudicarli, erano comunque degli uomini, come potevo pretendere agissero da eroi? C'era in ballo la propria vita e chissà, anche quella di famigliari, cari e amici.
Solo allora capii l'immensa stupidità del ragazzo, come poteva pretendere di poter salvare il mondo facendo il coraggioso della situazione?

Come puoi pretendere di salvare tutti se non hai la minima idea di come si sta al mondo Eren?

Distratto andai ad incespicare nel carrello posto appena dietro la mia figura in un suono metallico che richiamò l'attenzione di tutti.
Entrai nel panico tentando di ricompormi e non dare nell'occhio.

Levi mi fulminò con lo sguardo per poi tornare sul biondo.

"Il vostro accampamento?"
Chiese diretto e con un tono che fece calare il silenzio su tutta l'area circostante isolando completamente la cella dal mondo esterno.

Il biondo che dapprima riportò lo sguardo verso terra, ora lo sollevò in un'espressione beffarda e malata, gli angoli della sua bocca presero ad incurvarsi istericamente verso l'alto puntando due occhi marcati da occhiaie e percosse verso il corvino.

"Dovrebbe essere più specifico nella domanda, signore."
Pronunciò quelle parole quando il Caporale era volto di spalle intento ad intraprendere la sua solita camminata arrivata vicino all'uomo all'estremità della fila dei prigionieri.

Si voltò verso il giovane non variando in nessun modo la sua espressione.
Si ritrovò poi di fronte al ragazzo, vi si accovacciò e lo guardò dritto negli occhi.

"Risposta sbagliata"

Gli tirò una potente gomitata che andò a ferire il biondo sullo zigomo, il suono fu indecifrabile.
Le ossa del viso si frantumarono in un sonoro crack, come se qualcuno avesse spezzato un legnetto.

Del sangue iniziò ad uscire in modo irrefrenabile dal naso e l'urlo di dolore che cacciò fu straziante.
Rimbombò in tutta la stanza rimanendoci per qualche secondo prima di svanire -
Non nella tua mente però, lì ci rimarrà per sempre.

Prese a respirare in modo veloce, quasi convulso, il suo occhio si gonfiò istantaneamente, la palpebra superiore iniziò a toccare quella inferiore non permettendone l'apertura.
Un ammasso di sangue si raggrumò sul viso del giovane facendone cadere a fiotti sulle piastrelle.

"Ora sai per che cosa sta la botta, vediamo se hai ancora voglia di fare lo spiritoso."
Finì l'uomo piegando appena il viso verso il suo, i capelli gli scesero sul volto, cupo e apparentemente senza pietà.

"Dove si trova il vostro accampamento?"
Chiese nuovamente in modo più severo alzando il tono di voce.

Inconsapevolmente drizzai la schiena. Ciò accadeva nel momento in cui un ufficiale alzava il tono di voce, essere un soldato significava vivere con continui traumi.

Sentii i singhiozzi del biondo soffocati dall'estremo sangue che imperterrito continuava ad uscire dal naso e dallo zigomo.

Provai un senso di nausea concreto, sforzandomi nel non voltare lo sguardo nella parte opposta.

"S-sul litorale nord-"

"Non ti sento"
Lo interruppe acidamente.

Il biondo prese un persistente respiro.
"Sul litorale nord-orientale della Nuova Guinea"
Finì sputando a terra un generoso fiotto di saliva e sangue.

"Ed era così difficile da dire soldato? A quest'ora avresti ancora uno zigomo, pensa che spreco"
Gli riferì in tono amaro mantenendo comunque serietà.

Il biondo strinse i denti puntando lo sguardo altrove.

L'uomo in tutta risposta si sollevò poggiando la cesoia sul carrello. Tirò un grande sospiro portandosi le mani fra i capelli.
Non osai avvicinarmi pur di non rovinare la sua avida concentrazione.

"Bene"
Disse poi sbattendo le mani fra loro e facendo trasalire i cinque uomini compreso me.

Si voltò nuovamente nella loro direzione.
"Come si chiama la vostra squadra?"

"Project 78"
Si apprestò a rispondere il giovane questa volta in modo più repentino.

Vidi il corvino abbozzare un cenno di assenso con il capo per poi continuare.
"Tu"
Si rivolse verso l'uomo centrale.

"In quanti siete?"
Chiese puntandogli il dito.

"S-siamo in sedici signore"
Rispose sommesso lui, i capelli mori abbastanza lunghi da arrivargli alle orecchie erano tremendamente scompigliati e mossi, gli occhi di un verde accesso irradiava la stanza.

Il corvino si bloccò di botto avvicinandosi.
"E dove cazzo sarebbero gli altri?"
Chiese assottigliando gli occhi ad un palmo dal suo viso.

"Non ne ho idea signore"
Rispose lui abbassando il capo verso terra.

"Risposta sbagliata."
Annunciò lui afferrando dal carrello una lametta ed iniziando ad incidergli in modo lento e calcolato un taglio dalla tempia alla guancia.

Il sangue iniziò a sgorgargli a fiumi fino ad inondare i guanti del corvino e gocciolare a terra.
L'uomo in questione iniziò a tremare convulsamente e a sudare dalle tempie.

I suoi occhi si fecero mano a mano sempre più sgranati mentre un gemito iniziò ben presto a tramutarsi in un urlo di dolore e terrore quando la mano del corvino non si fermò al mento ma continuò sul collo.

Istintivamente mi venne da intervenire, mossi un piede nella direzione del Caporale che ritirai subito dopo, mi maledissi tremendamente per quell'azione.
Sapevamo tutti all'interno di quella camera che fine avrebbero fatto quei cinque uomini, tentare di fare l'eroe era semplicemente da sciocco sconsiderato, eppure dovetti trattenere un conato di vomito quando il corvino finì di incidere il collo dell'uomo scoprendo una lacerazione considerevole.

Le urla del moro si fecero intense e penetranti fin dentro le ossa, durarono poco dato che il sangue gli finì in gola facendolo soffocare nel suo stesso liquido.
Lembi di pelle del collo iniziarono a pendergli e il sangue color cremisi inondò i suoi vestiti fino le mattonelle e le ginocchia dei suoi compagni affianco, che tentarono in tutti i modi di non guardare la scena.

Il Caporale invece non storse il naso nè tentò di allontanarsi, osservando la sua opera da una distanza pericolosamente ravvicinata.

Il suono bagnato del sangue finito a terra fu stomachevole da udire, ma non sembrò invece infastidire il corvino.

"Te lo richiederò una volta sola, a patto che tu riesca a rispondermi..."
Riprese il corvino.

"Gli altri vostri compagni dove si trovano?"
Chiese fermo e senza alcun ritegno.

L'uomo con voce gutturale tentò di rispondere.

"N-non abbiamo più loro notizie... ma la prego non mi uccida ho una moglie e dei bambini a casa, io-"

"Risposta sbagliata"
Lo interruppe in modo calmo e freddo.

Gli occhi dell'uomo si fecero sgranati la carnagione pallida e il sangue ancora incessante assunse un aspetto ancora più macabro con quell'espressione.
Il corvino rigirò fra le mani la lametta dapprima usata e incrostata di sangue.

"L-la prego-"
E quella fu l'ultima frase che pronunciò.

Levi conficcò in verticale la lametta esattamente nella giugulare dell'uomo, spingendo senza nessuna pietà fino a farlo inalare il suo ultimo respiro.

Gli uomini tutti attorno iniziarono a singhiozzare e pregare.

Il Caporale esaminò per l'ultima volta la figura dell'australiano, per poi alzarsi con le braccia lungo la sua figura ben attento a non toccarsi in nessun modo dato il sangue presente sulle mani e avrambracci.

"Bene, chi è il prossimo?"

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