Capitolo 37.
Levi's pov.
03/04/1945 - 5:56 p.m
Aprii con un giro di chiavi la pesante e robusta porta in metallo che divideva due realtà della mia persona.
Coraggio, finalmente puoi sfogarti un po', butta giù quella maschera da brava persona-
Sentii poi la mano calda e dolce del moro poggiarmisi sull'avambraccio interrompendo tutti i miei flussi di pensieri.
Rivolsi lo sguardo prima al suo gesto e poi ai suoi occhi che si colmarono di preoccupazione e timore.
Per un momento titubai nell'iniziare il mio lavoro, una stretta al cuore mi bloccò nell'esatto momento in cui la porta con un fragoroso cigolio si aprì.
Il labbro inferiore del moro iniziò a tremare incessantemente.
Strinsi i denti sospirando rumorosamente e richiudendo la porta in un pesante frastuono.
Afferrai la mano del ragazzo posta sopra di me e gliela strinsi fra la mia consapevole che ciò che gli avrei fatto assistere non sarebbe stato eticamente corretto.
Gli accarezzai il viso dolcemente.
"Non posso farti questo...-"
Continuò a fissarmi con occhi innocenti e luminosi.
Gli appoggiai una mano sul fianco voltandolo di schiena.
"Vai ora, vattene"
Lo spinsi delicatamente ma in modo deciso.
"M-ma Caporale!"
Lo vidi voltarsi nel tentativo di rimanere, continuai comunque a spingerlo il più lontano possibile.
"SILENZIO"
Lo rimproverai ringhiandogli addosso.
Il ragazzo in tutta risposta si ritirò di qualche passo.
Sapevo di terrorizzare le persone in quel modo, ma imparai col tempo a farmene una ragione, la mia personalità non mi permetteva vie di mezzo.
Invece di andarsene, il ragazzo mi scoccò un coraggioso bacio. Ne rimasi pietrificato.
"Mi permetta di rimanerle affianco"
Mi sussurrò ad un palmo dal viso.
Mi morsi l'interno della guancia fino a farlo sanguinare, la sensazione provata in quell'istante fu la più vivida che riuscii a ricordare. Non spiccicai parola rimanendo come ipnotizzato.
Lo vidi allargare le braccia per stringermi in un corposo abbraccio. Non riuscii a ricambiare ma nemmeno ad allontanarlo.
Solo dopo qualche secondo realizzai e lo strinsi al mio corpo con calore, affetto e cos'altro?
Amore.
No.
Posai una mano sulla sua nuca accarezzandola e reggendolo a me.
"Ti prego allontanati da me..."
Le parole mi uscirono sommesse.
Avrei voluto proteggere quel ragazzo da tutto quell'orrore.
Scosse la testa determinato.
Lo staccai dal mio corpo guardandolo ora per intero.
"Non hai idea a cosa dovresti assistere Eren..."
Gli riferii con sguardo addolorato.
Lo vidi drizzare la schiena e afferrare l'enorme maniglia della cella.
"Non sarà ora di farmene un'idea?"
Chiese guardandomi dritto negli occhi.
Sospirai.
"Allora vedi di farti da parte e non intralciarmi"
I suoi occhi si illuminarono.
Aprii la porta al posto suo mostrando degli uomini distrutti dalle percosse e dalla stanchezza ammanettati al muro.
Eren's pov.
La scena che mi si presentò dinnanzi fu atroce. Gli occhi di ben cinque uomini puntati addosso in un'espressione di disprezzo e terrore.
La cella risultava fredda e buia, l'unica fonte di luce presente era donata da una lampadina spoglia innestata al centro del soffitto.
Il pavimento appena pendente verso il punto mediano della stanza era rivestito di mattonelle in ceramica, così come le pareti, studiate appositamente per essere ripulite poi con maggiore semplicità; ma il dettaglio che più mi inorridì fu la presenza di uno scarico posto ai piedi dei prigionieri, che insieme alla pendenza della stanza faceva sì che il sangue potesse defluire meglio all'interno delle tubature e fogne.
La gola mi si seccò rendendomi difficoltoso il deglutire.
Le mie mani tremarono come mai prima d'ora, tentai di fermarle stringendole una nell'altra.
Vidi il corvino spogliarsi della giacca, rimanendo per una decina di secondi a petto nudo, così che potesse indossare un grembiule che mi ricordò vagamente quello dei macellai facendomi cenno con due dita di raggiungerlo.
Non indugiai affiancandomi alla sua figura che si accovacciò proprio di fronte a quella degli uomini.
"Allora... da chi dovrei iniziare?"
Chiese con tono fermo, le braccia appoggiate sulle ginocchia e gli occhi che puntavano da un ostaggio all'altro.
Nessuno fiatò e nemmeno provò a contestare, erano tutti adulti, gli avrei dato sui trentacinque o quaranta anni massimo, fatta eccezione per uno, giovane e grintoso, glielo si poteva leggere negli occhi.
Il momento in cui i nostri occhi si incontrarono fu come specchiarsi.
Un senso di malessere mi pervase fin dentro le ossa e il sudore iniziò a farsi pressante sulla mia fronte.
"Abbiamo qualcuno qui che è di poche parole oggi"
Continuò il corvino riportandomi alla realtà. Si sollevò facendo leva con i palmi sulle ginocchia drizzandosi in piedi.
"Jeager prendimi il carrello"
Mi riferì non volgendomi nemmeno uno sguardo.
Annuii andando ad afferrare i manici di un carrello da ospedale con appoggiatovi sopra (e nello scomparto subito sotto) oggetti metallici, alcuni addirittura arrugginiti, di qualsiasi forma e taglia.
Nel frattempo tirò fuori dalle tasche del grembiule due guanti in lattice che con drammaticità infilò.
Il carrello strideva in modo spaventoso sotto il pavimento lucente della cella. Lo accostai affianco a Levi che senza darci nessuna controllata afferrò una cesoia.
"Va bene, allora, prima di incominciare sono solito illustrare il percorso che andremo a svolgere, giusto perchè sono dell'idea che chiunque debba avere la possibilità di scegliere in modo consapevole."
Iniziò in modo solenne camminando avanti e indietro parallelamente alla fila di uomini ammanettati e a terra.
Gli scarponi dell'uomo provocarono un cupo e sordo rumore echeggiante, ma nessuno dei cinque aprì bocca, ero certo sapessero la lingua, sopratutto perché il Caporale iniziò fin da subito a rivolgersi in tedesco.
"Mi chiamo Levi Ackerman, sono il Caporale dell'esercito Imperiale giapponese e per quanto mi dolga per voi, sono l'addetto a questo tipo di compito, ho bisogno della vostra collaborazione perché voglio voi siate informati a dovere del fatto che non ho problemi a mozzarvi un dito o direttamente il cazzo"
Continuò non abbozzando la minima titubanza, mi fece raggelare.
"Quindi signori vi prego, siate coscienziosi delle scelte che andrete a fare"
Li ammonì in un tono quasi sarcastico.
Vidi il ragazzo dimenarsi appena nelle sue catene, provocando un frastuono metallico che nel silenzio religioso della cella sembrò dieci volte più forte.
Lo sguardo del corvino si posò immediatamente sul suo senza variare la sua espressione nè postura, il che lo rese non solo estremamente inquietante ma anche estremamente consapevole e calcolatore.
"Vogliamo partire da te?"
Chiese avanzando verso il ragazzo, la sua capigliatura era tipica militare, rasata ma mantenendo comunque una dignitosa lunghezza che lasciava intravedere il colore biondo naturale dell'australiano.
I suoi occhi erano grandi ed espressivi, di un color azzurro limpido, il suo sguardo ricolmo di rabbia e nervosismo contrastava con quello rassegnato e terrorizzato dei suoi compagni.
Mi chiesi in quell'istante quale dei due ruoli avrei intrapreso io se fossi stato nella loro stessa situazione. Calmo e sottomesso o al contrario, infuriato e determinato?
Avrai modo di scoprirlo se continui di questo passo, non preoccuparti.
Scossi impercettibilmente il capo tentando invano di liberarmi di quei pensieri che iniziavano piano piano ad insidiarsi sempre di più nella mia mente.
"Non avrete nessun tipo di informazione da noi"
La voce del ragazzo mi riportò definitivamente alla realtà, il suo accento inglese un po' troppo marcato smorzava appena quell'angosciante situazione.
Il suo tono era delicato ma sicuro, un bel ragazzo tutto sommato, un vero peccato non avrebbe fatto ritorno a casa.
Dove probabilmente lo aspetta una famiglia, una moglie, o chi lo sa, anche dei marmocchi.
Smettila! I soldati sono soldati, ciò che hanno lasciato alle loro spalle non ci riguarda.
Lo fissai nel mentre che il Caporale con passo deciso e volutamente lento iniziò ad avvicinarsi.
Nonostante fosse terrorizzato riconobbi quello sguardo. Orgoglio.
Probabilmente quel ragazzo non aveva chissà quanto da perdere vista la sua strafottenza e provocazione, ma io avrei fatto lo stesso?
Sì.
"Scommettiamo?"
Rispose il corvino aprendo la cesoia in un breve cigolio.
Spazio autrice.
Buonasera ragazzetti!
Come state?
Volevo semplicemente farmi sentire un po' e ringraziarvi per i bei commenti, per le stelline e per le visualizzazioni, sembrerà scontato ma significa davvero tanto per me.
Ad ogni modo volevo informarvi sul fatto che in questa storia non risparmierò sicuramente le descrizioni crude, spero solo di non sfociare in un qualcosa di too much, in ogni caso mi farete sapere anche la vostra.
Buona serata a tutti.♡
-Sof.
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