Capitolo 29.
Levi's pov.
04/04/1945 - 6:55 a.m.
Era tutto pronto per la partenza di Farlan al fronte. Sapevo sarebbe stata solo questione di tempo e ci sarei finito anche io, non ci saremmo incrociati, ma sicuramente entrambi avremmo vissuto una delle esperienze più traumatiche della nostra vita. Perchè vi era un qualcosa di così malato intrinseco nel concetto di guerra.
Ti logora da dentro senza riuscire più a farne a meno, ti soggioga imprigionandoti in una dipendenza dalla quale non puoi far altro che volerne ancora, sempre di più.
"Tornami vivo"
Riferii al biondo.
Ci trovavamo all'ingresso dell'enorme cancello battuto in ferro che segnava l'inizio e la fine del campo militare.
Tutti i cadetti furono disposti in modo esemplare in silenzio e con la schiena diritta, con il più sentito augurio agli uomini della marina, di poter far ritorno come vincitori.
Farlan mi sorrise stirando le labbra, fu un gesto genuino e senza premeditazione.
"Non so per quanto ancora potrò essere così fortunato."
Mi rispose sinceramente.
Gli lanciai un'occhiata fulminante.
Le mie mani erano inserite all'interno di quello che era il nostro cappotto militare.
"A quella maledetta bastarda di una dea bendata gli stai simpatico evidentemente."
Aggiunsi con un sopracciglio alzato in segno di scherno.
Lo sentii sbuffare dal naso in una lieve risata che tentò di reprimere prontamente, strofinandosi con i polpastrelli una narice.
"Signori, un po' di ritegno"
Ci pizzicò Yamamoto con braccia conserte e lo sguardo di chi conosceva fin troppo bene i suoi soldati.
Mi morsi l'interno di una guancia puntando lo sguardo altrove e Farlan iniziò a grattarsi la nuca in modo divertito e allo stesso tempo imbarazzato.
Gli uomini che facevano da sfondo al biondo erano del tutto impostati, non si smossero nemmeno dopo la mia elegante affermazione.
Conoscevo bene quello sguardo, è l'adrenalina pura a tenerti in piedi.
Si tratta di un mediatore chimico. Una volta rilasciata in circolo, l'adrenalina accelera la frequenza cardiaca, restringe il calibro dei vasi sanguigni, dilata le vie aeree bronchiali ed esalta la prestazione fisica. Sostanzialmente, quindi, l'adrenalina migliora la reattività dell'organismo, proprio come una droga, preparandolo in tempi brevissimi alla cosiddetta reazione di "attacco o fuga".
Una volta dissoltasi, quegli uomini sarebbero stati pervasi da un senso di terrore che li avrebbe fatti crollare sulle proprie ginocchia, o addirittura gettati in modo suicida dalla nave nelle acque ghiacciate del Pacifico.
Provai un senso di nausea improvviso, non era sicuramente la prima volta che si sentivano notizie nella quale un qualche sventurato soldato finiva per perdere completamente la testa gettandosi in mare in un ultimo disperato gesto.
Pregai con tutto me stesso che quel destino non fosse predestinato per Farlan, non me lo sarei mai perdonato.
Yamamoto prese parola distogliendomi da tutti quei pensieri malsani.
"Soldati"
Iniziò rivolto verso il gruppo di uomini rimasto al campo.
"Signori"
Disse poi, voltandosi elegantemente verso le figure maggiori.
"Vi prego di salutare degnamente i nostri uomini e compagni, affinché riescano a servire al meglio la loro patria e che possano tornare con onore."
Tutti i soldati sull'attenti portarono in modo immediato il palmo della mano sulla fronte in segno di saluto.
Lo stesso feci io e gli uomini illustri a me affiancati.
Non ci fu tempo per troppi convenevoli e finimmo per lasciarli andare.
Avrei volentieri tirato la corda verso la mia parte pur di non farli scendere in battaglia, avrei tirato con tutte le mie forze anche quando la fune di canapa avrebbe iniziato a logorarmi il palmo, ad aprirmi una ferita senza avere il tempo di lasciarla sgocciolare, che le fibre del materiale mi sarebbero entrare all'interno della carne viva.
Avrei fatto di tutto per tenerli al sicuro, ma non lo feci.
"Ricordati della nostra promessa."
Disse ad un tratto il biondo.
Si stava già incamminando dandomi le spalle, alzò appena la voce per rendersi udibile, nonostante i due metri che iniziarono a separarci.
Alzai il viso di scatto, godevo di grande reattività e il suono della voce del biondo fu un buon incentivo per metterla in pratica.
Guardai in direzione dei soldati e Farlan alzò un braccio il giusto perchè gli superasse il capo, la mano mostrava il medio e l'indice intrecciati fra loro.
Tentai di ricompormi raccogliendo più ossigeno possibile, finchè i miei polmoni non iniziarono ad alzarmi vorticosamente il petto.
Yamamoto mi si affiancò guardando nella mia stessa direzione.
"Di quale promessa sta blaterando quel bastardo?"
Bastardo era l'appellativo con il quale l'Ammiraglio si divertì ad apostrofare amichevolmente Farlan, non essendo di puro sangue giapponese.
"Ah, non stava parlando con lei?"
Chiesi incamminandomi subito dopo verso la mia cabina.
L'uomo mi puntò uno sguardo confuso.
In verità sapevo perfettamente di cosa Farlan stesse parlando. Eravamo solo dei ragazzi quando le nostre vite intrapresero strade differenti all'interno del contesto militare, io come Caporale e lui come Ufficiale della Marina.
Eppure l'eccitazione di andare in guerra in quel tempo non sarebbe potuta essere assolutamente paragonata all'angoscia che continuava ad accompagnarci da anni, dopo aver acquisito esperienza e traumi. Saremmo potuti tornare indietro, nessuno avrebbe ripercorso il cammino.
Non morirò prima di te, e tu farai lo stesso.
-
Oh Farlan, certo che ricorderò la nostra promessa...
Eren's pov.
7:45 p.m.
Il saluto agli uomini della Marina fu più faticoso di quanto mi sarei mai aspettato.
Sopratutto vedere partire l'amico di Levi fra di essi mi straziò il cuore, non osai nemmeno immaginare quanto autocontrollo ebbero dovuto mantenere per non abbracciarsi in quella che sarebbe potutaa essere benissimo l'ultima volta in cui si sarebbero potuti vedere.
Mi diressi verso le docce del campo assieme ai miei compagni, iniziammo a spogliarci immersi nel vapore dell'acqua stranamente calda.
Non potei fare a meno di notare il fisico di Reiner, lo paragonai ad un armadio, spalle larghe e ben piazzate, portamento fiero e una massa muscolare non indifferente.
Puntai poi uno sguardo al mio di fisico, dannatamente asciutto e appena incurvato.
Storsi le labbra.
"Che hai?"
Mi sussurrò Armin seduto su una panchina con un asciugamano avvolto in vita.
Sbattei convulsamente gli occhi tornando alla realtà.
"Cosa?"
Chiesi del tutto sovrappensiero.
Mi squadrò più attento.
"Ti ho chiesto se avev-"
Si interruppe subito sventolando una mano a mezz'aria.
"Oh fa niente, lascia stare"
Finì lui appoggiando entrambe le braccia lungo lo schienale della panchina.
Rimasi a fissarlo per qualche secondo per poi dirigermi verso una doccia libera, iniziando a pulirmi da tutte le intemperie di quella giornata.
Levi's pov.
11:56 p.m.
Mi ritrovai da solo all'interno della mensa completamente deserta, in una mano una golden bat e nell'altra un generoso bicchiere di Wikka Whisky.
Dietro la cucina, i rumori delle ragazze che finivano di lavare i piatti assunse un ritmo quasi ipnotico.
I miei gomiti erano entrambi appoggiati al tavolo scheggiato, perso fra mille pensieri.
Sentii la porta spalancarsi dietro un suono stridulo dei ganci arrugginiti dell'imposta, scorgendo la figura imponente di Erwin.
Lo vidi con vista periferica appoggiare un braccio al bancone della cucina, rivolgendosi ad una ragazza minuta e bionda.
"Dammi quello che ha preso il Caporale"
Lo sentii pronunciare.
"Subito"
Rispose lei prontamente indaffarata a preparare l'alcolico.
"Posso avere il privilegio del servizio al tavolo?"
Chiese ammiccando con un sorriso smagliante alla biondina che subito arrossì sotto gli atteggiamenti provocatori e ammalianti del Generale.
Sentii poi i suoi passi avvicinarsi al mio tavolo.
"Posso?"
Chiese davanti alla mia figura, con solo il tavolo a separarci.
"Lo farebbe ugualmente"
Risposi.
Tirò fuori la sedia da sotto il tavolo sistemandovisi sopra.
"E così l'Ufficiale è partito..."
Inizió lui accendendosi un sigaro, ponendo una mano a coppa davanti alla fiammella del fiammifero in modo da non disperderla.
"Non sono certo ritorneranno a questo giro"
Risposi sincero portandomi il bicchiere alle labbra scolando anche l'ultimo goccio di quella bevanda sopraffina.
Nel frattempo la ragazza bionda arrivò al tavolo poggiando il liquore sopra il tavolo in un gesto a tratti tremolante.
"Dovrebbe essere più fiducioso della sua Marina Imperiale"
Disse lui afferrando il bicchiere, tenendo due dita alzate nel mentre che se ne ingoiò una generosa porzione.
Aspirai dal filtro della sigaretta un tiro profondo, facendolo fuoriuscire subito dopo socchiudendo appena le labbra ed indirizzando il fumo verso le mie narici.
"Preferisco non affidarmi alla fiducia morale"
Risposi scenerando con un colpo dell'indice il collo della sigaretta all'interno di un posacenere in ceramica.
Lo sentii ridere alternato a dei colpi di tosse dovuti dal fumo pesante del sigaro.
"Non posso darti torto."
Rispose tracciando con il polpastrello dell'indice tutta la circonferenza del bicchiere.
"Bhe... lei pensa di scendere al fronte?"
Chiesi subito dopo.
Mi guardò in modo pacato, tutto il contrario dello sguardo che mi lanciò qualche giorno prima nel mio ufficio.
"Non c'è cosa che preferirei fare di più"
Ammise con una luce di devozione in quei lapislazzuli all'altezza degli occhi.
Sbuffai sarcastico in modo del tutto inconscio.
"Lei sarebbe proprio uno di quei soldati incoscienti con la sindrome dell'eroe che si farebbe ammazzare all'istante dal primo incapace con in mano un fucile o una mina."
Aggiunsi puntandogli la mano nella quale tenevo stretta quel che rimaneva della sigaretta.
Rise puntando lo sguardo verso il suo Whisky.
"Oh no Caporale, lei non mi conosce affatto."
Si difese con un sorriso stampato in volto. Il suo viso era armonioso e a tratti angelico.
"Allora sono certo lei sia uno di quei Generali i quali chiuderebbero un occhio e anche il culo per qualsiasi cazzata commessa dai suoi sottoposti."
Ripresi divertito e incuriosito per la prima volta della sua presenza.
Continuò la sua risata contenuta.
"I sottoposti non mi disobbedirebbero, stia tranquillo."
"E l'ultima volta che è successo?"
Chiesi con un sopracciglio alzato.
"Gli ho sparato un colpo di fucile in mezzo agli occhi."
Ed ecco che ricomparve un'espressione spaventosa sul volto dell'uomo che mi fece accapponare la pelle.
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