Capitolo 2.

4 anni più tardi ...

America - 6/03/1945                     8:30 a.m.

"Jeager muoviti"
Mi urlò Reiner divertito.

Stavamo finendo un lungo ed intenso percorso ad ostacoli nel quale rimasi indietro per una storta presa precedentemente scendendo da una scala sospesa per metri da terra.

"Mi muovo mi muovo"
Risposi ridendo e tentando di correre nel fango con movimenti goffi e doloranti per raggiungere i miei compagni. Eravamo tutti sudici, in canottiera, pantaloni militari e anfibi ai piedi.

Negli ultimi quattro anni io e i miei compagni ci allenammo giorno dopo giorno scolpendo un fisico non indifferente e un'amicizia e fedeltà non da tutti i giorni.

Eravamo finalmente pronti per andare in guerra, anche se veramente pronti non lo si sarebbe stati mai.
In quegli anni cose terribili stavano accadendo nel mondo, a partire dalla Germania finendo in Giappone, la gente si stava logorando per ottenere sempre più potere e noi eravamo solo loro pedine in una scacchiera che non si sarebbe fatta problemi a macchiarsi di sangue.

Quel pomeriggio fummo convocati tutti dal Caporale per decidere del nostro destino.

Giappone - 6/03/1945            9:30 p.m.

Stavo lucidando i miei stivali quando vennero a bussare alla mia cabina.
Ci trovavamo in un campo militare e le figure più importanti ricevevano molta più privacy rispetto ai cadetti normali, la mia stanza ad esempio era intima, illuminata da una luce soffusa e confortevole.

Andai ad aprire abbastanza scocciato, indossavo ancora i pantaloni militari mentre sopra una canottiera che con il sudore si amalgamò al mio fisico facendo trasparire addominali e capezzoli.

"C-caporale, scusi se la disturbo, ma l'Ammiraglio vuole incontrarla"
Un ragazzetto alle prime armi venne ad informarmi, tremava e stava trasudando dalla fronte, era evidente fosse la sua prima volta.

Lo scrutai per qualche secondo.
"Va bene arrivo"

Finito di pronunciare quella frase il ragazzo sembrò riprendere fiato, come se si fosse trovato fino ad allora in apnea.
Indossai velocemente la giacca assieme agli anfibi, consapevole che per quanto li lucidassi, una volta messi ai piedi nel campo sarebbero tornati tutti impolverati.

Arrivai dall'Ammiraglio scortato dal ragazzo prodigio in apnea che subito dopo ci rivolse un saluto militare lasciandoci soli.

"Allora Levi, sarò franco con lei, fra due giorni approderanno degli alleati, è una scelta presa da me e dalla Germania, da loro non sta andando bene e hanno chiesto in ginocchio di poter venire qua ad allearsi e a combattere con noi quel che rimane della guerra."

Stavamo camminando per il campo, lo ascoltai attentamente guardando a terra, era un mio modo per concentrarmi maggiormente, lui invece mantenne la postura solida, rigida e con entrambe le mani giunte dietro la schiena.

"È un'idea folle"
Lo interruppi.

"Scusi?"
Si fermò voltandosi nella mia direzione volgendomi lo sguardo per la prima volta in quella conversazione.

"Mi ha sentito bene Yamamoto, non faremo approdare nessun tedesco qui, per quanto le nostre due Nazioni siano alleate non ne abbiamo contatti diretti, le dico io cosa accadrà"
Mi posizionai davanti a lui con sguardo fermo.

"Ci fotteranno come una puttana"

L'Ammiraglio sbatté gli occhi un paio di volte, forse sorpreso della mia delicatezza.
"Ackerman, so che lei è uno stratega di grande livello in Giappone, non a caso mi affido e mi confido sopratutto con lei, ma questo accordo è già stato preso e non ha idea dell'ingente somma di denaro che ci verrà versata, questo Caporale è un affare!"
Mi disse, appoggiando entrambe le mani sulle mie spalle.

"E allora perché mi ha voluto parlare se la decisione era già stata presa?"
Gli chiesi scostandomi dalle sue braccia posizionandomi di nuovo al lato e riprendendo a camminare.

"Perché sarà proprio lei ad istruire per bene quei tedeschi, finché saranno nel nostro campo seguiranno ed impareranno le nostre regole"
Disse orgoglioso.

Quasi mi mancò un battito.
"Come comunicheremo?"
Gli domandai.

"Lei sa perfettamente il tedesco, non mi prenda per il culo, e i ragazzi che vi verranno sapranno il giapponese, sono certo che vi troverete benissimo"
Disse sorridendo in modo beffardo, si allontanò subito dopo sparendo in una struttura che era la sua cabina.

Non gli interessò mai troppo della guerra e dell'onore, ma quanto effettivamente potesse trarne profitto, ne ero disgustato, ma essere un Caporale comportava anche il non agire in modo rivoluzionario, ero io quello che avrebbe dovuto tenere in riga, e agire in modo sconsiderato mi avrebbe solo portato alla forca.

America - 7/03/1945                     7:30 p.m.

La mattina ci fecero radunare nel salone principale, quello delle riunioni. Tutti i soldati erano posti in maniera esemplare, testa alta, braccia dietro la schiena e in file ordinate. Ci dissero che la nostra vita da quel momento in avanti sarebbe stata dura, molto più dura degli allenamenti, saremmo scesi in campo e non ci nascosero mai il fatto che saremmo probabilmente morti tutti.

Molti non la presero bene, ci fu chi si sentì male e dovette allontanarsi per rimettere e chi invece tentò di nascondere tutte le emozioni ma con il viso più pallido della luna. Io invece ero così fiducioso nella patria che mai mostrai segni di risentimento.

La nostra missione non era andare in guerra, ma bensì nasconderci nelle basi Giapponesi con l'intento di rubare informazioni utili, delle specie di spie, ovviamente a questo progetto ci lavorarono da anni e nulla sarebbe andato storto.

Ci divisero, chi nativo Tedesco da una parte e tutti gli altri (a patto che sapessero parlare tedesco) dall'altra.

"Bene signori, il nostro è un piano ambizioso, fin troppo, ma confido in voi. Ormai la guerra sta finendo e il Giappone è rimasto una delle potenze mondiali più prolifere, tutto ciò ovviamente è uno scempio, e grazie a dei magheggi che ci sono costati anni, possiamo annunciarvi che il progetto A7 può essere ufficialmente azionato"

Restammo tutti abbastanza perplessi ma nessuno osò proferire parola. Chi ci stava spiegando era un Generale abbastanza avanti con l'età, si vedeva avesse servito la patria bene e lo si poteva constatare dal fuoco che ancora ardeva nei suoi occhi ormai semichiusi per via delle rughe, era pelato ma portava degli stravaganti baffi che tendevano all'insù, la postura eccellente e una voce sicura.

Spostai lo sguardo verso i miei compagni e notai che affianco a me vi era Armin, tirai un sospiro di sollievo, mi rassicurò il fatto di avere un ragazzo con cui strinsi amicizia. Mi girai poi a destra scorgendo Reiner, mi sentii ancora più tranquillo, finchè una frase mi riportò alla realtà.

"Partirete stanotte cadetti, buona fortuna"
Fu l'unica locuzione che disse il Generale prima di congedarci nelle nostre camere.

Tornammo nelle cambine e lì incrociammo tutti gli altri compagni.

"Allora? Che missione vi è stata assegnata?"
Chiese Jean intento a riempire la valigia con quelle poche cose a noi rimaste in possesso.

"A7"
Rispose Armin prima che chiunque potesse prendere parola.

"Missione segreta? Buona fortuna con quei giapponesi, dicono siano tutti fuori di testa."
Disse con una risata sarcastica.

Noi cadetti in quegli anni riuscimmo ad adottare una consapevolezza non indifferente, la morte ci spaventava ma riuscimmo ad imparare a conviverci e talvolta anche a scherzarci sopra.
Come potevamo fare d'altronde se non così? Ne saremmo usciti pazzi.

"Ci rivedremo mai?"
Chiesi poi ingenuamente, quando ormai il silenzio prese ad aleggiare in stanza.

"Sai già Jeager, nei campi elisi ci rivedremo sicuro, in questa vita? Non credo proprio"
Rispose in modo cinico Jean mentre chiudeva il suo bagaglio senza troppa fatica.

Aveva ragione, avevo solo bisogno di sperare, di pensare in un futuro più radioso di quello che ci si proiettava davanti.

Ci stringemmo la mano e ci augurammo di morire almeno di una morte rapida e indolore, ma sapevamo tutti che non avevamo certezza nemmeno per quello.

Partimmo la sera stessa.

Spazio autrice -
Buongiorno a tutti! Spero qualcuno abbia colto la citazione verso la fine, ;) ad ogni modo, mi fa piacere aver letto i vostri commenti sul primo capitolo, intanto mi scuso per l'orario terribile in cui ho postato oggi, ma era l'unico libero.
Vi auguro buona giornata cari.
-Sofia ♡

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