Capitolo 6

Ciò che ne seguì fu una lenta tortura in cui ogni mattina la cassetta di Aoyama era intrisa di piccoli pacchetti, uno più strano dell’altro che richiamarono l’attenzione dei suoi compagni.
 
"Cosa sono questi regali?" domandò una mattina Kaminari mentre Aoyama si affrettava su per le scale.
 
Balbettò incoerente. "Mia madre...si è fissata con il tè, ogni giorno mi manda una fragranza diversa."
 
Momo battè le mani eccitata mentre si avvicinava a lui. "Ѐ stupendo! Che ne dici di provarle insieme alle mie oggi pomeriggio?."
 
Aoyama si vergognò profondamente. "In realtà preferisco collezionarle, mon ami" e lanciando il miglior sorriso di circostanza fuggì nella sua stanza.
 
Ogni pacchetto era diverso. All’inizio il primo pensiero di Aoyama era stato di sbarazzarsi di ogni pacco senza degnarlo di una sguardo, ma aveva fallito.
Aveva paura, paura che ogni pacchetto potesse contenere una qualsiasi minaccia o un indizio su ciò che lo sconosciuto voleva da lui o addirittura un ricatto per la sua famiglia.
Ma non aveva trovato nulla di tutto ciò.
Era oggetti modesti, piccole pietre colorate, fiori appassiti, delle bambole rovinate da lunghi capelli biondi e dal viso sfigurato.
Tutti con allegato un bigliettino. Sempre.

‘Non esci dalla tua torre, Croissant?’.
‘Non riesco a trovare il colore adatto perciò l’ho colarata da solo’.
‘Vediamoci stanotte, ti aspetto sotto al lampione’.
‘Sotto la luna la tua pelle è più luminosa’.
 
Aoyama passava la fine delle sue giornate sepolto sotto le coperte, mentre dei piccoli singhiozzi facevano tremare il suo corpo.
 
Non c’era modo che tutto questo potesse risolversi.
Era troppo debole per questo.

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