Capitolo 3

Con le prime uscite non ci fece caso, probabilmente le prime settimane di libertà lo avevano reso estatico al punto di non accorgersi dei piccoli movimenti alle sue spalle, ma poi qualcosa era cambiato.
Era come se la figura volesse che lui lo notasse, voleva che Aoyama si accorgesse della sua esistenza.
 
Così nell’ultima visita, poche ore prima, Aoyama aveva salutato la sua famiglia decidendo di ritornare alla UA a piedi.

Era una sera all’inizio dell’autunno e faceva ancora caldo, con ancora la luce del sole che accompagnava i suoi passi, lui aveva rifiutato l’offerta da parte dei suoi genitori di essere accompagnato per godersi al massimo quella bellissima passeggiata ancora un po estiva. Viveva in un bel quartiere pieno di gente, sopratutto famiglie con bambini che giocavano allegri, perciò era sereno sulla sua decisione ed inoltre ora era autorizzato ad utilizzare il suo Quirk nel caso in cui qualche malvivente avesse fatto la sua apparizione, ma il solo pensiero che una simile cosa potesse accadere lo faceva rabbrividire.
 
Era quasi arrivato a scuola quando la vide, una figura incappucciata appoggiata con noncuranza alla staccionata di una casa, a pochi metri da lui, la lunga giacca nera che copriva interamente il suo corpo.
Non riuscì nemmeno a vedere il suo viso, nascosto da scuri occhiali da sole e da una mascherina, ma dalla direzione della sua testa poteva percepire che il suo sguardo era rivolto esattamente a lui.
Rabbrividì internamente, mentre decideva d’impulso di uscire per lo stretto vicolo alla sua sinistra, una strada più lunga, ma che gli avrebbe evitato di avvicinarsi all’uomo.
 
Aoyama non era il tipo che giudicava gli altri dall’esterno, era sempre stato molto acuto nel capire il carattere delle persone e le loro intenzioni, a volte peccava di superbia e forse parlava a sproposito, ma non aveva mai cattive intenzioni.
Era una capacità che aveva assunto nel momento in cui non era riuscito a relazionarsi con gli altri, passando la maggior parte del tempo da solo.
Ma il suo sesto senso gli diceva di camminare il più velocemente possibile per raggiungere la fine del vicolo ed imbucare la strada principale.
L’uomo era forse un ladro? Un criminale? Un maniaco?
 
Trattenne l’impulso di girarsi per controllare chi avesse alle sue spalle, mentre spingeva le gambe a muoversi più velocemente, tirando un sospiro di sollievo mentre usciva dalla scorciatoia e lanciava un’occhiata dietro di lui senza trovare nessuno.
 
Sorrise, aveva esagerato con le paranoie dopotutto.
Sollevato fece per andare nell’altra direzione, ma si bloccò all’improvviso mentre ritrovava la strana figura a pochi centimetri da lui, appoggiato al muro laterale. Il volto coperto che continuava ad indirizzare verso di lui, leggermente inclinato per essere più vicino al suo volto.
Aoyama riuscì a percepire un vago odore di bruciato e deglutì inorridito dall’intera situazione.
 
Sussultò impedendosi di gridare, mentre iniziava a correre dall’altra parte, come non aveva mai fatto. Il cancello della scuola che rimbombava nella sua testa come l’ultimo obiettivo di una lunga battaglia.

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