⠀𝐎𝟓.⠀❪ 🕰 ❛ ᥒᥱ᥎ᥱr ᥲ𝖿𝗍ᥱr ❫

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𝙄𝙣𝙛𝙤𝙧𝙢𝙖𝙩𝙞𝙤𝙣:

𝐒𝐓𝐎𝐑𝐘 𝐓𝐘𝐏𝐄: angst, platonic relationship, kagerou daze au
𝐂𝐇𝐀𝐑𝐀𝐂𝐓𝐄𝐑𝐒: asahi fujikawa (-LaPfpNonVieneDaVivy), koharu kumagai (pxstelpurin)
𝐖𝐎𝐑𝐃𝐒: ~ 6.3 k
𝐑𝐄𝐋𝐄𝐀𝐒𝐄𝐃 𝐎𝐍: 15.02.2024
𝐓𝐑𝐈𝐆𝐆𝐄𝐑 𝐖𝐀𝐑𝐍𝐈𝐍𝐆𝐒: fluff then angst, graphic death(?), spiraling, suicide?, bullying.
𝐑𝐈𝐀𝐒𝐒𝐔𝐍𝐓𝐎: ultimo giorno di vacanze per un certo corvino con mommy issues and no friends... Tranne Koharu. Lei è l'unica sempre stata al suo fianco. Quel giorno, l'ultimo prima di dirle addio, non vuole più passare. Asahi si chiede che cazzo sta succedendo.

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Nothing's working out
It's a war in my head, even if I stand tall

Il braccio del fanciullo spuntò da sotto le coperte leggere, quali lo coprivano dalla testa ai piedi per proteggersi dalla ingombrante luce del giorno, attraversante la finestra della camera da letto.

Nothing's working out
Love me, love me-

Afferrò l'oggetto infernale quale non smetteva di suonare quell'orribile canzone - l'amava in realtà, era solo la rottura di scatole il principio di avere una sveglia - e una volta per tutte premette quel tasto di spegnimento. Era da una bella mezz'ora che continuava a rimandare il suo effettivo risveglio poiché fosse un giorno di festa.

Tirò fuori la testa e si grattó gli occhi prima di stiracchiare le braccia e sbadigliare. Tolse il cellulare dalla carica e osservò la schermata iniziale.
Lo sfondo nero adornato da fiori azzurri non mancava mai. Non era tipo da cambiare spesso gli sfondi, principalmente perché non gli era troppo chiaro il procedimento dietro.

I numeri in grande segnavano le 10:36 di mattina del 15 agosto.

Diede uno sguardo fuori dalla finestra.

Il cielo era insolitamente azzurro.

C'era bel tempo.

Aveva ricevuto vari messaggi fra cui molteplici provenienti dalla stessa persona.

" Best Panda Mom 🐼 "

Meglio conosciuta e chiamata come Koharu Kumagai. Kumagai a scuola. Koharu fra di loro. Il nome del contatto non l'ha salvato lxi, mettiamo le cose in chiaro. Koharu ha preso l'iniziativa rubandogli il telefono di nascosto.

" [link] troppo io amo "

" [link] noi "

" [photo] ayo che fai, già dormi? "

" ricordati che domani usciamo o vengo a cercarti sotto casa 👺👺👺 "

Oh giusto.
Verso le 12 si erano dati appuntamento per questa giornata. A fare cosa? Probabilmente cazzeggiare e fare... qualsiasi cosa facevano gli amici fra di sé. Ad egli importava andare a quel cafè a Tokyo per la loro cioccolata di marca.

" okay. "

" buongiorno anche a te, comunque "

Rispose per poi spegnere il cellulare e guardare il soffitto verso l'alto.
15 agosto.
Domani sarebbe stato il 16.
Scommetteva non appena sarebbe andato in cucina sua madre glielo avrebbe ricordato.
Ricordato che fosse il suo ultimo giorno di libertà.

Xlx fanciullx dai capelli neri si alzò finalmente e decise di prepararsi per la giornata. In bagno si dovette lavare la faccia mille e più volte con acqua ghiacciata pur di trovare qualche brivido di iniziare questo inferno. L'unica cosa positiva era l'incontro con l'amica.

All'entrata in cucina per una breve colazione i suoi problemi non aspettarono ad arrivare. Erano iniziati con quel foglio pubblicitario sul tavolo.

" campo estivo a Nagoya: allenamento intensivo su tutte le materie "

E bla bla bla, solita cagata su come dovrebbe aiutare i piccoli genietti a migliorare fino all'inizio della scuola.
Se per tutti l'estate durasse un mesetto, per Asahi finiva sempre a metà di esso. Sentiva che quelle prime due settimane di Agosto erano le uniche che poteva realmente godersi... Se si escludono molti fattori rompiscatole. E passavano fin troppo in fretta man mano che cresceva.

" buongiorno tesoro "

Sua madre salutò. Sul tavolo c'era la sua colazione apparecchiata: dorayaki con una tazza di latte. Si diresse subito lì e afferrò il piatto e la tazza, affrettandosi all'uscita.

" hai preparato la valigia? "

All'orlo sul corridoio fu fermato proprio dalla donna, che chiuse la porta con il piede.
Asahi prese un respiro profondo innervosito prima annuire alla domanda.

" messo tutto? Controllato? "

Annuì ancora ruotando gli occhi.

" ti ricordi che abbiamo l'appuntamento dal parrucchiere? Quando hai intenzione di tornare a casa? "

" pomeriggio "

Rispose secco.
Non voleva andarci.
Avrebbe trovato una scusa dopo.
Ora non aveva proprio voglia.

" dove andate? "

" in giro al centro "

" da nessun altra parte? "

Scosse la testa.
Lx osservò da cima a fondo.

" perché non ti siedi? "

" non voglio far ritardo "

" vestita così? "

Fece notare l'outfit poco curato: una t-shirt bianca con sopra una camicia celeste aperta a maniche corte, dei pantaloni scuri che arrivavano alle ginocchia. Sul polso aveva un oroglio. Rotto. Ma questo lo sapeva solo lxi. E poi non serve proprio un'ora quando può semplicemente usare il telefono. Asahi d'istinto cercò di osservarsi da solo, non capendo dove fosse il problema.

" ... non sto andando a scuola? "

" ma guarda che c'è tanta gente al centro "

Scrollò le spalle.

" sembri un ragazzo "

" sEmBrI uN RaGaZzO, è quello il punto "

Bisbigliò fra sé e sé pensando di non essere ascoltato.
Capì che non fosse così quando ricevette una "leggera" manata al lato della testa.

" è QuElLo Il PuNtO "

Ripeté in faccia sua con lo stesso tono offensivo. Si grattó il punto d'istinto. Non fiatò e neanche la guardò. Già da adesso odorava l'aria di litigio. Era meglio tirare le tende prima che si materializzasse in maniera concreta.
Riaprì la porta e si chiuse in camera a mangiare. Guardò il cellulare.

" yo sto davanti a scuola "

" btw ci sono airi e yamamoto "

" è così carina oggi💕💕💕 "

" cazzo mi ha visr "

Supponeva doveva essere un "visto" scritto di fretta. Lasciò un piccolo "pff-" sussurrato mentre finiva l'ultimo boccone seduto sul materasso, così i piatti sul comodino - chissene se mamma l'avrebbe sgridato - e scese nuovamente, questa volta verso l'uscita.

" arrivo "

Chiuse la porta dietro di sé e si diresse alla stazione del treno.

___________________________

" ASA-CHAAAAAAAAA- "

" ma che problemi hai ad urlare così di mattina?! "

Koharu si lanciò su di egli per il solito abbraccio stretto ed affettivo. Ci andava così forte che xlx fanciullx certe volte si deve veramente abbassare alla sua altezza pur di non farsi spezzare il collo in due. Di recente si era persino presa il vizio di giocare con i suoi capelli quando potesse giusto per stuzzicarlo.

" la smetti?! "

" eeeeeeh? Guarda che da prima che li hai disordinati "

" ma che dici- "

Si staccó da lei per controllare la capigliatura e sistemarla a dovere attraverso la camera del telefono.

La castana, in un modo o nell'altro, era vestita in uno stile alquanto simile al suo. Scarpe sportive che la facevano sembrare due centimetri più alta - credici Koharu -, pantaloncini rosa poco sopra le ginocchia, t-shirt bianca con disegnato un cuore dentro un cubetto di ghiaccio in fase di scioglimento, ed infine i suoi capelli erano raccolti in due codini alti da due elastici con le figure da conigli, al posto della solita coda bassa, per via del caldo.

" sembriamo gemellini! "

Commentò lei sorridente, volendo fare una foto. L'altrx si rifiutò subito. Mise un finto broncio, offesa, ma lasciò la faccenda immediatamente (l'avrebbe costretto dopo). Si chiedeva se questa fosse ironia della sorte oppure si erano oramai collegati telepaticamente dopo le settimane spese insieme?

" quiiiiindi, che mi racconti? "

Si incamminarono verso il solito parco.
Alzò le spalle.

" niente di che, solita storia "

Avrebbe dovuto effettivamente avvisarla che domani se ne sarebbe andato ma... non se la sentiva di farlo adesso. Rovinare la giornata già dall'inizio per entrambi non era la scelta più saggia, pensava. E poi mica se ne stava andando in un altro continente come un certo qualcuno: si sarebbero rivisti a scuola all'inizio dell'anno.

Koharu prese dunque l'occasione per raccontare del suo turno allo zoo come se già non lo facesse attraverso i mille messaggi scritti ad egli con tanto di foto allegate. La prima cosa che ammeteva era di trovare quei animaletti adorabili, o almeno, a mente. Mai l'avrebbe detto a parole.

" e quando stavo provando a finire di pulire e shuga non faceva altro che arrampicarsi sulla mia gamba per giocare, la mamma si è messa a dondolare sull'altalena gigante e- "

Una volta che iniziava non smetteva più. Asahi doveva ammettere anche una seconda cosa: maggior parte delle volte si perdeva a metà discorso. Non perché li trovava noiosi. La sua attenzione sapeva essere veramente scarsa quando non si trattava di qualcosa oltre agli scacchi. Eppure aveva l'impressione che la fanciulla finiva sempre per raccontare la stessa identica cosa ancora ed ancora ed ancora.

La terza ed ultima cosa era che sentirà la mancanza di argomenti del genere e la voce stridula salutarlo ogni mattina. Non ci teneva ad andare a quel campo per nulla al mondo principalmente perché aveva un'immagine chiara di chi si sarebbe visto: ragazzini reclusi in casa con un'ossessione precisa per un argomento cui nessuno interessa, discutendo solo e soltanto di quello e facendolo diventare parte della propria personalità mentre forzano il resto ad assecondarli. Si poteva discutere quanto tali criteri si addicessero pure ad egli, ma in sua difesa non era così strano.
Almeno aveva un'amica.
La sua unica amica.

Durante la camminata si mise a mangiarsi l'unghia del pollice perso fra pentimento, poca volontà, lamenti, e chi ne ha più ne metta. Spostò il capo leggermente a destra notando una strada familia-

" no Asahi, non andiamo a quel cafè soltanto per quella cioccolata. Guarda che di recente hanno alzato i prezzi e mia zia mica alza il salario settimanale "

Quel rimprovero lo riportò alla realtà con tanta confusione. La guardò portando via il dito dalla bocca leggermente spalancata.

" ... e tu come facevi a saperlo? "

In quel momento del vento fresco di alzò, spingedoli distanti.

" ti conosco fin troppo bene! "

Ebbe una sorta di piccoli ghigno dipinto in volto.
Egli sbuffò, pensando stesse indirettamente commentando quanto prevedibile fosse.

" se proprio vuoi qualcosa possiamo andare a casa mia! Zia sa fare la miglior cioccolata del mondo "

" questo sta a me deciderlo "

Portò il mento leggermente in alto con fare superiore.

" che urto "

Commentò fredda.

" come 'che urto'? "

" non capisco come riesca a trovarti simpatico quando sembri disprezzare chiunque "

" ti farei la stessa identica domanda allora "

Ruotò gli occhi offesx.
Lei mise le mani sui fianchi.
Arrivarono al punto.

" altalena? "

Scrollò le spalle, indifferente alla proposta della fanciulla.

Insomma, quello era un parco cui erano soliti frequentare quando i ragazzini delle elementari se la svignavano, ossia la mattina presto, il tardo pomeriggio o, come adesso, a mezzogiorno poiché facesse troppo caldo per uscire. Di per sé non aveva niente di particolare: uno scivolo, un posticino pieno di sabbia, pareti su cui arrampicarsi ed un paio di altalene della stessa struttura.
Quelle erano le loro preferite.

Koharu finiva sempre a spingersi avanti ad indietro fino a toccare il cielo, certe volte addirittura saltava raggiunta la spinta massima. Si è sbucciata più volte le ginocchia? Assolutamente. Se ne lamentò ad Asahi per il resto della giornata? Ovvio. Secondo voi avrà mai smesso?

D'altro canto xlx fanciullx emanava un'aura decisamente più calma perché si dondolava appena, lasciando poca distanza fra le punte delle scarpe ed il terreno sottostante. Mai dire mai. E... pensava?

Non fu così oggi tuttavia.
Quella pensierosa fu Koharu.
Quella a spingersi appena fu Koharu.

" sai, certe volte odio l'estate "

Commentò dal nulla. Dal guardare in basso portò ad ammirare il cielo sovrastante azzurro di una tipica giornata d'estate. Cosa la incuriosiva era l'assenza di nuvole.

" come mai? "

Venne spontaneo chiedere guardando le stessa direzione.

" troppa libertà per i miei gusti, non credo certe regole servono costantemente? Senza, finirei per oziare tutto il giorno "

Rispose con tono leggermente malinconico.

" pur io... "

Mormorò sottovoce a sua volta. Più che alla questione della libertà, quale Asahi era totalmente al contrario, odiava a sua volta l'estate proprio per via di quell'odioso campo annuale. Era geloso di altri che se la spassavano mentre egli rimaneva a studiare come se non ci fosse un domani? Probabile.

La castana si alzò facendo un balzo giù dall'altalena, tornando energetica e sorridente.

" l'ultimo che arriva deve lavare i piatti! "

" arriva dove? "

Domandò perplesso.

" da ziaaaaaaa- "

Rispose oramai scavalcato il cancello, correndo per il marciapiede.
Lasciato indietro Asahi corruggò la fronte prima di scendere e chiamarla.

" koharu, aspetta! "

Scavalcò il cancello a sua volta.

" così bari! "

Commentò successivamente come se vi fossero precise regole.
La realtà? Col cavolo che Asahi avrebbe pulito quei piatti.

Per quanto odiasse praticare qualsiasi tipologia di sport, fu costretto ad aumentare il passo in una corsa pur di raggiungerla.
Koharu si avvicinò man mano alla fine del marciapiede.
Due incroci ancora e sarebbe arrivata prima di egli.
Asahi corse ancora più veloce.
Koharu arrivò a oltre strisce pedonali, correndo con il semaforo che luccicava di verde.
Asahi si avvicinò man mano alla fine del marciapiede.

" koharu! "

Il cielo divenne rosso.
Asahi si fermò di brusco sull'orlo quando il semaforo si illuminava lo stesso colore.
Perché Koharu era rimasta su-

SBAM!

Un'auto arrivò dal nulla.
Koharu fu spinta lontanissimo.
Il suo tenero corpicino schiacciato da quel veicolo pesantissimo fino a far fuoriuscire le ossa.
Il rosso del suo sangue infettò tutto ciò che la circondava fino a qualche secondo fa.
Il semaforo, la strada, l'auto, le strisce pedonali e... Asahi.

Cadde sulle sue ginocchia, bocca spalancata.
Non... Non poteva crederci...?
La sua t-shirt originariamente bianca aveva gocce rosse addosso.
Le mani avevano gocce rosse addosso.
Addirittura il suo viso era conciato in ugual modo.

Rosso.
Del sangue di Koharu.
Del sangue. Di. Koharu.
Davanti. A lui. C'era. Koharu.
Koharu. Non. Si. Muoveva. Più.
Che. Fine. Aveva. Fatto. La. Ragazza. Sorridente. Di. Sempre?
Morta.
La. Sua. Migliore. Amica. Era. Morta.

I passanti si fermarono a guardare la scena, bisbigliando nelle orecchie dell'altro.

Era come se il tempo si fosse fermato.
Nemmeno Asahi osava muoversi.
Nemmeno il vento osava soffiare.
Si moriva di caldo.

Fu lì che la vide, dall'altra parte della strada.
Un'ombra uguale ad egli. L'unica cosa che riconosceva era la silhouette del suo corpo e, per qualche motivo, anche un ghigno compiaciuto.

" non è uno scherzo "

Questa non poteva essere la sua ultima giornata di libertà.

Questa non era una normale giornata estiva.

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Nothing's working out
It's a war in my head, even if I stand tall

Asahi si alzò nel peggior stato possibile.
Sudore colava dalla fronte da formare lacrime ed il pigiama si incollava alla pelle come se volessero divenire un'unica cosa. Il respiro era così pesante da far vibrare le corde vocali.
La bocca era aperta con l'intenzione di urlare, ma nulla uscì.

Spense subito quell'orribile sveglia prima che gli trapanasse le orecchie.
Era sul punto da prenderla a pugni.

Cosa- cosa era successo?
Era così sfocato ma così chiaro.
Koharu-
Era uscito con Koharu e-
L'auto-
Il sangue-
La figura-

Balzò giù dal letto alla cerca della fanciulla.
Cosa era successo?
Cosa era successo il giorno prima?
Fece per cadere sui suoi stessi passi e scese giù di scatto.

" buongiorno te-"

Oltrepassò la cucina senza nemmeno rendersi conto della donna al suo interno, finché non fu ella stessa a richiamarlo sull'orlo dell'uscita di casa.

" asahi, ma dove vai?! "

" che è successo- "

" cosa? "

" a- a Koharu- cosa- "

" Koharu? "

Certo, ovvio che non sapeva chi fosse.
Non c'era tempo!
Doveva sapere dove stava!

" ti stai ferma?! Fai colazione e vestiti se proprio devi uscire! "

La donna era ugualmente testarda, ovvio, da qualcuno avrà pur ereditato quel tratto.

" ma che me ne frega! Koharu- "

" vatti a dare una sciaquatta, Koharu può aspettare. E poi devi controllare la valigia per domani! "

Aspettare?! Era davvero così insensibile da- in che senso domani?

...

Fu lì che si fermò a riflettere.
Oggi doveva essere il giorno della partenza.
Ma... non avrebbe dovuto alzarsi più presto?
Anzi, che ore erano?

Afferrò il cellulare portato con sé.

Erano le 10:00 del 15 agosto.

Di nuovo?

Inconsciamente guardo fuori dalla finestra.

Il cielo era insolitamente azzurro.

C'era bel tempo.

Controllò i messaggi.

" [link] troppo io amo "

" [link] noi "

" [photo] ayo che fai, già dormi? "

" ricordati che domani usciamo o vengo a cercarti sotto casa 👺👺👺 "

Huh...
Erano gli stessi che avesse letto "prima".
Tali ed uguali.
Cosa- ma come-

" ti vuoi sedere un attimo? Sei pallida "

La mano della madre andò ad accarezzare prima la guancia e poi i capelli. Di norma non glielo avrebbe permesso ma la surrealismo della situazione gli faceva necessitare qualche sorta di conforto. Persino da ella. Fu girato di spalle e trasportato alla cucina, sedendosi su una sedia. Perplessità lo affliggeva così tanto da non ribellarsi in alcun modo. Pensava e basta.

Oggi era il 15 agosto.
Oggi, era il suo ultimo giorno di libertà.
... E cosa era ieri?
Il 14 agosto, ovvio.
Ma quello? Cos'era stato?

Cercò di spiegarsi tutto nella maniera più razionale possibile. Pensò e pensò senza mai alzare la testa dal tavolo.
Fu lì che realizzò.
E, ridacchiò appena da quanto stupido fosse stato a non averci pensato prima.

Avrà intraletto quei messaggi prima di addormentarsi e si sarà immaginatx tutto quello solo perché era - ancora è - stressato da tutto quanto.

Ahah, ahahahah.
Che scemo, si era preoccupato per niente. Prese alcuni respiri profondi e tirò la testa verso l'alto.
Colazione fu servita: latte e dorayaki.
Oh, proprio come nel sogno.
A sua discolpa, era abbastanza monotono nelle scelte mattutine.
Quindi sarà una coincidenza.

" hai preparato la valigia? "

Huh... Un'altra coincidenza.

" messo tutto? Controllato? "

Ed un'altra.

Il telefono vibrò.

" yo sto davanti a scuola "

" btw ci sono airi e yamamoto "

" è così carina oggi💕💕💕 "

" cazzo mi ha visr "

E... Un'altra.

Decise di non pensarci.
Doveva essere una di quelle cazzatine stupide lette su siti di astrologia sui "sogni premonitori" o come si chiamassero.

Il suo però non era un sogno, bensì un incubo.

Andò avanti con la propria giornata.
Si vestì, uscì, prese la fermata del treno.

Koharu lo salutò saltandogli addosso e rovinandogli i capelli.

" ASA-CHAAAA- "

" ma che problemi hai ad urlare così di mattina?! "

Sbottó cercando di discostarsi pur di salvare la propria capigliatura.

Si diressero verso il parco, passando da una strada familiare per il giocatore si scacchi.

" no Asahi, non andiamo a quel cafè soltanto per quella cioccolata. Guarda che di recente hanno alzato i prezzi e mia zia mica alza il salario settimanale "

" .... come facevi a saperlo? "

Il vento li spinse lontani.

" ti conosco fin troppo bene! "

Sorrise la fanciulla.

Il parco, le altalene, il sole, tutto era così familiare, addirittura raccapricciante.

" sai, certe volte odio l'estate? "

" come mai? "

Venne spontaneo chiedere.

" troppa libertà per i miei gusti, non credo certe regole servono costantemente? Senza, finirei per oziare tutto il giorno "

Il cervello fece un click.

" ho avuto un sogno simile stanotte "

Disse d'un tratto.
Perplessità si formò sul viso dell'altra.

" di avere troppa libertà? "

" no, intendo, nel mio sogno eravamo seduti qui a parlare. Poi ti sei alzata e sei corsa via verso la casa di tua zia e- e- "

Si bloccò a metà, non volendo ricordare quanto realistica la scena fosse.

" possiamo andare al centro? "

Chiese poi, per sicurezza.
Il centro si trovava proprio dalla strada opposta a quella nel sogno.
Non credeva a certe dicerie, ma meglio esser sicuri.

Una volta scesi dalle altalene si diressero verso quella direzione.
Asahi stava al suo fianco più vicino del solito.

Chiacchierarono un po', fermati davanti a un piccolo mercatino dell'usato, e camminarono in giro per i negozietti - Koharu insistette nel comprare due fiocchi celeste e rosa da mettere sugli zaini.

Dopo qualche ora la castana sbadigliò, volendo dirigersi verso casa.
Fu interdettx, ma la lasciò stare.
Aveva sia faccende da sbrigare che la sicurezza del sogno non potersi realizzare. Le avrebbe mandato un messaggio dopo, nella quale l'avrebbe avvisata della sua scomparsa per qualche settimana.

SBAM!

Neanche ebbe messo un secondo passo sulla strada.
Neanche fu riuscita a girarsi per salutarlo l'ultima volta.
Il viso di Asahi si sporcò del sangue della ragazzina.
Il sangue della sua migliore amica.
Cadde per terra.
Il cielo oramai era rosso proprio come quel liquido.
Il tempo si era fermato.

" ko... ko... "

Koharu non si muoveva più.
Koharu non respirava più.

Da dietro il veicolo comparì quell'ombra familiare.
Con quel maledetto ghigno.

" non è un sogno "

L'afa lo strozzava ed appanava rapidamente la vista.

Giurava tuttavia di averla vista sorridere.

___________________________

No-

Asahi si alzò subito da quel dannato letto e spense la sveglia prima che potesse procurargli un'ernia grave.

Guardò fuori dalla finestra.

Il cielo era insolitamente azzurro.

C'era bel tempo.

Prese il telefono.

Erano le 10:00 del 15 agosto.

Koharu gli aveva mandato gli stessi identici messaggi.

Asahi realizzò una cosa: questo non era un sogno.
Una domanda poi sorse: cosa cazzoo stava succedendo?

Si svegliava, faceva colazione, se la spassava con Koharu ed infine quest'ultima moriva.
Black out.
E poi il ciclo si ripeteva.
Aveva letto di una cosa simile in passato... Quei... Uh... Time loop?

No, Asahi, non essere deficente.
Questa è pura fantascienza.
E poi come diamine avrebbe fatto ad entrarci in primo luogo senza volerlo?
Volerlo... Effettivamente desiderava domani non avvenisse...
E quindi voleva che Koharu schiattasse? Ma anche no! In maniera così orribile poi!
Chi diamine era quella figura poi?
Era così simile ad egli da fargli venire i brividi solo a pensarci. Cosa voleva? Era colpa sua se questo accadeva?

Come poteva fermarlo?

Ripassò la giornata una seconda volta.
Si sveglia, fa colazione, esce con Koharu, Koharu muore.
Si sveglia, fa colazione, esce con Koharu, Koharu decede.
Si sveglia, fa colazione, esce con Koharu, Koharu crepa.
Un'idea gli venne in mente: rimanere a casa.
Se rimaneva lì, non poteva uscire con Koharu.
E se non usciva con Koharu, nulla sarebbe potuto succedere ad ella.
Geniale, Asahi.
Grazie Asahi-

Si sdraiò sul letto.
Avrebbe preferito addirittura riaddormentarsi pur di aspettare che l'ora passasse. I brutti pensieri tuttavia non lo lasciavano stare. Meglio andare sui social o guardarsi qualche video su YouTube.

Una mattina tranquilla, chiuso in camera sua.
Le avrebbe dato buca pur di assicurarsi stesse bene.
Perché?
Mh... Perché?
Effettivamente, perché ci teneva così tanto a Koharu?
Le avrà parlato solo per... Tre mesi? Forse di meno? Non aveva senso preoccuparsi per una conoscenza.
La gente si preoccupa per se stessa, gli amici più cari e la propria famiglia...
Effettivamente aveva una situazione famigliare complicata- doveva ammettere di essere un po' fuori dalla norma.
Forse è questa anormalità che rendeva Koharu più speciale del dovuto.
Ma alla fine del giorno era solo una ragazzina incontrata nei bagni scolastici. Punto.

" oggi non vengo "

Inviò semplicemente, bloccando successivamente il numero.
Non voleva leggere il suo numero.
Non voleva essere convintx nell'uscire.
Non voleva sapere come l'avrebbe presa ad essere ignorata fino all'inizio della scuola.
Perché sapeva più di chiunque al mondo quanto male si stava a ricevere tale trattamento.
E si sentiva una merda a farlo.
Ma era per il suo bene.
O semplicemente Asahi era un egoista.

Guardò l'orario.
Come già le 12?
Sembravano esser passati solo 5 minuti...
Meglio alzarsi prima che sua madre lo forzasse di cattiveria e si lamentasse dello stato pietoso della camera. Di norma non l'avrebbe messa apposto ma, hey, dovrà pur far qualcosa. Raccolse alcuni pezzi da gioco per terra di fronte alla finestra.
Quando si alzò guardò fuori da essa.
Koharu stava attraversando la strada correndo.
Cosa diamine ci faceva lì?
Non aveva letto il messaggio?
Non aveva capito cosa intedesse?!

No, aspetta Asahi, magari sta solo passando di lì per puro caso- eccola che scavalca il cancello del suo giardino e si dirige verso la porta d'entrata.

Corse giù in corridoio ma sua madre fu più scelta ad aprire la porta. D'istinto si nascose dietro un muro, prestando attenzione.

" sì? "

" b-buongiorno signora "

Koharu fu mille volte più cordiale della norma. Quasi divertente da ascoltare.

" mi chiedevo se Asahi fosse a casa? "

" oh, sei una sua amica? Come ti chiami? "

" Koharu, signora "

" strano, non mi ha mai raccontato niente di te "

Bugiarda.
Era lei quella che non ascoltava quelle poche volte di buon umore, cercante di provare a riallacciare i rapporti per poi essere deriso. Avrebbe voluto ribattere, Koharu sembrava affranta a quel l'affermazione, ma rimase lì nascosto.

" o-oh... Davvero? "

Esitò.

" non è che posso uh... parlare con Asahi? "

La madre mise una mano sulla spalla.

" ascolta, Asahi è molto stanca oggi e domani le aspetta una grande giornata. Non credi sia scortese da parte tua forzarla fuori casa? Magari vi potete parlare un altro giorno? Hai il suo numero, no? "

Deluso ma non sorpreso.
Quella donna voleva proprio isolarlo dal mondo intero. Era una tale vipera da volerle tirarle un cazzotto in faccia certe volte. Cosa lo tratteneva? Beh... Una simpatica gita in ospedale come quella di un anno fa...

Koharu guardò lo schermo del telefono, sapendo coscientemente di averla bloccata e quindi impossibilitandola di qualsiasi contatto.

" sì, signora... "

" meno male! Vedrà che ti scriverà più tardi allora. I tuoi genitori sanno che sei qui? Dovrei chiamarli per venire a prenderti? "

Era chiaro come il sole fosse arresa, preoccupata e... Triste.
Asahi non poté che sentirsi una merda per quello che aveva fatto.
Ma era per il suo bene.
O semplicemente era un egoista.

" no, abito qui vicino, non si preoccupi "

" capisco, allora spero di rivederti presto. Ciao, ciao Koharu! "

Le chiuse la porta in faccia dopo aver borbottato un semplice "arrivederci".
Fu lì che il corvino tirò un sospiro di sollievo.
Non l'aveva visto, sperava.
Non si sono incontrati.
Ergo, nulla di male accadde.

Ritornò su in camera sua per finire le faccende.
Ancora una volta si postò alla finestra per curiosità di dove si potesse dirigere l'amica.
Invece Koharu non sembrò intenta ad andarsene. Stava davanti all'incrocio mentre scriveva sul cellulare. A chi? A lxi? Stava cercando di contattarlo? Perché? Oh- insomma! Smettila di essere così buona! Non te ne puoi andare tutta offesa e non parlargli più per sempre? Smettila di credere che sarebbe uscito!

Rimase lì per... Minuti? Ore?
Il cielo si faceva sempre più rosso.
Fu lì che finalmente si mosse.
Ed Asahi rimase scioccato da cosa fece.
Koharu, la stessa identica Koharu, si era appena seduto sul bordo del marciapiede con entrambe le gambe divaricate in mezzo alla strada.
Come se- come se aspettasse che qualcosa la col-

SBAM!

Il suo sangue arrivó addirittura alla finestra. Come era fisicamente possibile, Asahi non riusciva a spiegarselo. Era come se quel sangue cercasse di spocarlo apposta, come se sapesse fosse colpa sua, come se volesse marcarlo come il colpevole della sua morte. Perché non ha fatto niente per fermarla dall'ammazzarsi.
No, no, no, no- perché- perché l'ha fatto-
Non-
Aveva fallito.
Aveva fallito a salvarla.

La figura nera si trovò all'angolo dell'incontro con quel suo sorriso da sbruffoni. Asahi batté le mani sulla finestra, non riuscendo più ad aprirla.
Tentò e tentò mentre l'aria di faceva più calda. Rinchiuso in una gabbia di calore. L'ossigeno man mano mancava. La visione diventava sempre meno chiara.

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" rieko vacci piano- "

" e perché? Sto rispettando le norme ambientali, no? La merda va scaricata giù lo sciacquone "

Asahi voleva tanto, ma proprio tanto, tornarsene a casa.
I club oramai non li frequentava più, dopo la scuola andava sempre ad un corso privato per sfigati su libri, matematica e cazzate varie.
Quel pomeriggio voleva solo andare in bagno dopo le lezioni e fare i suoi bisogni in santa pace. Non entrare sulla scena in diretta di bullismo.

Non sapeva chi erano quelle voci, le avrà sentite in giro per i corridoi, ma una cosa si addiceva a tutte loro: era proprio delle stronze. Non era mai stato il paladino della giustizia - se lo fosse sarebbe uscito ed avrebbe fermato tutto quanto - ma questa storia gli stava proprio dando su i nervi.

Rieko si meritava mille e più schiaffi in faccia. Anzi, forse tutto il dolore del mondo non sarebbe bastato a fargliela pagare.

La ragazza presa di mira invece aveva effettivamente cercato di ribattere ed ad una certa ebbe addirittura alzato le mani per difendersi. Ma si sa, 4 contro 1 non è una battaglia facile. Ora non faceva altro che sentirla piangere, tossire mentre cercava di formare qualche preghiera di lasciarla stare.

Lo sciacquone fu tirato per la terza volta. Sentiva i calci e i pugni che tirava pur di staccarsi dalla tazza del cesso, ma quelle mani nei capelli non la lasciavano mica andare.

Dove stava Asahi nel mentre? Due bagni affianco. Ad ascoltare tutto quanto. Pregava di non esser stato scoperto e finire a sua volta vittima di tutto questo. In sostanza, aveva paura. Tanta paura. Sia per sé che per l'altra.

" forza Koharu, sei la più piccola della classe quindi ci dovresti stare lì, no?! Allora entraci! "

L'urlo soffocato dell'altra provocava brividi.
Poverina...
Non voleva finire nella sua situazione.

Andarono avanti così per un'altra mezz'ora e a quel punto pure Asahi stava venendo una crisi di nervi. Odiava quella situazione scomoda. Odiava non poter uscire e scomparire. Dovette solo aspettare che la campanella che segnasse l'inizio dei club suonasse.

Uscirono tutte e quattro ridendo come delle galline.
Dell'altra ragazza non sentiva altro che il suo respiro mentre piangeva.

Asahi lentamente uscì, credendo vi fosse via libera.
Per sicurezza addirittura si stava dirigendo verso l'uscita sulle punte dei piedi.
Cercò davvero con tutto se stessx di ignorare l'altra in difficoltà. Non voleva averci nulla a che fare.

Eppure qualcosa dentro di sé gli urlava il contrario... Come se lasciar stare la faccenda lo rendesse male tanto quelle bullette. Ed Asahi col cazzo che voleva essere comparato a quelle.

Si fermò due bagni dopo e fu lì che la vide.
Il suo zaino scaraventato a terra e bagnato fradicio, poteva dire addio a quei libri.
L'acconciatura bagnata fradicia davanti a sé.
L'uniforme bagnata fradicia.
Il viso bagnato fradicio sia dall'acqua che dalle lacrime.

" uhm- "

Cosa si diceva un situazioni come queste?

" ... tutto bene? "

Ovvio Asahi, si chiede proprio quello ad una persona quale ha appena subito un trattamento di merda.
La fanciulla però non sembrava capace di altre parole. Si mise le mani in faccia come se volesse nascondersi dall'imbarazzo.
Asahi andò nel panico.

" nononono- nel senso- come stai? Cioè- oh, al diavolo la cortesia- stai proprio uno schifo e si vede- "

Non era proprio migliore come cambiamento, se non addirittura peggio.
Eppure l'altra sembrò cercare di ricomporsi.

" v-vattene- "

" va bene" avrebbe potuto dirle, svignarsela e non parlare più della faccenda.
Non lo fece.

" uhm... "

Si avvicinò e l'aiutò a raccogliere libri e appunti. La castana lx guardò incerta, come se avesse paura di subire lo stesso trattamento per la seconda volta oggi. Asahi si soffermò sul portachiavi a forma particolare al bordo dello zaino.

" un panda? Carino. Dove l'hai comprato? "

Una domanda totalmente fuori luogo.
Sì, faceva proprio schifo a consolare le persone.

" allo zoo... "

Bisbigliò l'altra.

" ah... bel posto "

Si stava scavando una cazzo di fossa dall'imbarazzo.
Le passò il resto della sua roba.

" grazie... "

" non c'è di che, uhm... "

Aveva sentito il suo nome, ma sembrava scortese tirarlo fuori date le circostanze.

" koharu... "

" cognome? "

" perché vuoi chiamarmi di cognome? "

Chiese d'un tratto confusa.

" si fa così...no? "

Vi fu un momento di silenzio.

" e vada per koharu "

Si arrese, aiutandola ad alzarsi.

" se vuoi nel mio armadietto in palestra dovrei avere degli asciugamani per... aiutarti? "

" come ti chiami? "

Ancora una volta fu diretta.

" fujikawa- "

" nome "

" ... asahi "

Si guardarono per un paio di secondi.
Un piccolo sorriso comparve sul volto della più bassa.

" ... grazie asahi... nessuno mi ha mai aiutato prima "

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Quante volte saranno passate adesso?
Quante volte saranno state le 10:00 del 15 agosto?
Quante volte quel cielo insolitamente azzurro non aspettava altro che alzarsi e ripetere la stessa tragedia?
Non importava quanto ci metteva.
Non importava cosa faceva.
In un modo o nell'altro Koharu finiva sempre per morire davanti ai suoi occhi.
E, lui, impotente, poteva solo guardarla soffrire prima di risvegliarsi di nuovo alle 10:00.

Asahi si stava arrendendo.
Di questo passo non sarebbe andato da nessuna parte.
La sua migliore amica era destinata a morire.
E lui soffrire in questo eterno circolo vizioso per sempre.
Ancora e ancora e ancora.

Quella mattina scoppiò a piangere al millesimo fallimento dalla frustrazione. Era orribile già una volta perdere qualcuno, ora che ne aveva perso il conto era solo più devastato.
Non aveva energie per niente.
Ma solo un desiderio.
Rivederla.

Dopo la colazione si diresse verso la stazione.

" ASA-CHA- oh... "

L'abbracciò d'istinto. Strinse le braccia attorno ad ella avendo paura di perderla in mezzo a quella folle.
Nuove lacrime fresche si formarono. Non importava se altri li guardavano, tanto fra alcune ore tutto sarà come prima.

Il battito del cuore di Koharu aumentò dalla preoccupazione.

" va tutto bene? Che succede? È per via di tua madre? Oh, giuro se la prendo- "

" cosa pensi di me? "

Chiese prendendola alla sprovvista una seconda volta.

" oh- uhm- eh? "

Si staccò dall'abbraccio per guardarlo in volto.

" asahi, che è successo? "

" è solo- solo- "

Mi sento una merda per aver fallito a salvarti.
Mi sento una merda a sapere che fra poco morirai, ancora, ed io non potrò farci niente.
Mi sento una merda per non esser mai stato un ottimo amico.

" possiamo andare altrove? "

Voleva più privacy.

Koharu annuì e si incamminarono verso il parco per poi sedersi sulle altalene.

" davvero, asahi, che ti prende? "

" c'è una cosa che devo dirti "

Il cuore saltò un battito.
La castana lo guardò preoccupata a morte.

" domani parto "

" e dove? "

" mamma vuole che vada a Nagoya prima della scuola per un corso da idioti e- e avrei dovuto dirtelo prima però- non lo so- non volevo che domani arrivava ed invece- ora- "

Non aspettava altro che fosse domani.
Non aspettava altro che svegliarsi e scoprire che tutto cambiasse.
Chissenefrega se non l'avrà vista per due settimane. Voleva solo esser sicuro stesse bene.

Koharu lo guardò prima di ridere leggermente.

" piangi perché ti mancherò? "

Asahi alzò lo sguardo asciugandosi le lacrime.

" cosa- "

" eddaiiii ammettilo che sono la tua preferita a scuola "

Gli tirò la guancia leggermente.

" e stai ferma! Sono serio! "

" guarda che mica scompaio! Ci vedremo a in classe! E poi posso chiamarti ogni notte se ti mancherò così tanto, va bene? Basta che smetti di piangere "

Tirò su col naso senza dire nulla.
Guardò in basso.
La leggerezza con cui diceva tutto quanto. Come se non fosse niente di che. Come se non importasse più tanto. Faceva domandare se tutto questo tempo Asahi stesse esagerando, che in realtà nulla di male sarebbe successo.

" tutto qui? Piangi perché ti mancherò? "

... Avrebbe dovuto dirglielo?

" ... sai, credo di odiare l'estate "

" come mai? "

" perché ci sono troppe cose da fare ma non hai la libertà che vorresti. Come se fossi in gabbia "

Portò lo sguardo verso l'alto.
Il cielo era insolitamente azzurro.
Tuttavia qualcosa di strano stava per accadere ad esso, se lo sentiva.

" mi chiedo dove fossi stata tutto questo tempo "

" ... mi fai paura quando sei così sdolcinato "

Ammise con sguardo serio e perplesso.

" nel senso- sei una splendida amica. Mi vieni sempre a trovare, mi parli sempre, vuoi stare con me... A scuola nessun altro lo fa se non per qualche compito o una partita a scacchi. Davvero, non avrei potuto chiedere persona migliore di te "

Era rosso in viso, ne era certo.
Discorsi come questi non erano mai stati il suo forte.
Ma sentiva il bisogno di dirglielo.
Anche se se lo sarebbe scordato.

" ti voglio bene, Koharu, davvero "

Momento di silenzio.
Non sapeva cosa aspettarsi dopo averlo detto.
Un disastro?
Un'altra morte?

Koharu lo abbracciò, scendendo dall'altalena.
Lo abbracciò così a lungo che Asahi voleva piangere per la terza volta.

" ti voglio bene anche io, asahi, sei il mio migliore amico "

Ricambiò senza batter ciglio.
E rimasero così per alcuni minuti.
Koharu si staccò, avendo un'idea.

" che ne dici di fermarci un attimo a casa mia? Zia ha comprato dei gelati e devi assolutamente provarli! "

Il sorriso contento di Asahi si tramitò in una faccia arresa, come se conoscesse fin troppo bene la sventura che sarebbe successa a breve. Non si intromise tuttavia. Sapeva fosse inutile.

Koharu iniziò a correre.

" l'ultimo che arriva pulisce i piatti! "

Asahi la seguì.
Il cielo si fece man mano poi rosso.

Asahi aumentò il passo.

Asahi continuò a correre.

Asahi stava correndo come non avesse mai fatto prima.

Koharu si fermò in mezzo alle strisce pedonali.

Koharu non aveva visto il semaforo diventare rosso.

Koharu stava per mo-

Koharu fu spinta via.

Qualcosa, o meglio, qualcuno la spinse via.

Asahi la spinse via verso il marciapiede opposto.

SBAM!

Fu preso in pieno colpo dall'automobile, scaraventandolo qualche metro più in là.
Sangue sporcò tutte le parti.
Il suo sangue.
Faceva male, faceva un male cane.
Le urla di Koharu a quella scena rendevano solo tutto peggio.

Ma Asahi non poté che farsi prendere da un senso di euforia malsana.
Era viva.
Koharu era viva.
L'aveva salvata veramente questa volta.
Finalmente tutto avrebbe smesso di esistere così come era.
Finalmente non sarebbe dovuto andare a quello stupido campo estivo.
Finalmente poteva mettersi il cuore in pace.

Alzò gli occhi verso Koharu e vide quella dannata sagoma sua. Era scioccata a sua volta dalla scena, come se non se lo aspettasse.

" prendi questo "

Ebbe cercato di dirle, ma solo sangue uscì dalle sue labbra.

Per Asahi, questa è una normale giornata d'estate, se doveva essere sincero.
Niente poteva più sorprenderlo.
Niente tranne...

La figura si mise dietro a Koharu e in un secondo non ebbe più la forma di Asahi, bensì di ella. Con quello stesso ghigno divertito le bisbigliò qualcosa nell'orecchio.

Fu lì che Asahi, nei suoi ultimi respiri, realizzò qualcosa.

Come faceva Koharu a sapere che volesse della cioccolata quella mattina, se non glielo avesse mai detto?

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" Koharu, svegliati! Altrimenti farai aspettare il tuo amico! "

La voce della sua amata zia la risvegliò dal sonno profondo cui era soccombuta.
Koharu tuttavia non fece le solite lagne ad alzarsi.

Prese fra le mani il gatto bianco e lo accarezzò mentre faceva le fusa contento. Lo sguardo della fanciulla era tutt'altro che felice. Si alzò e si guardò allo specchio. Sì, era come prima.

Guardò fuori dalla finestra.

Il cielo era insolitamente rosa.

Che ore erano?

Le 10:00 del 15 agosto dettava il suo telefono.

" non ancora... "

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𝐓𝐀𝐆𝐒: -softxeevee, -Chookoa, -LaPfpNonVieneDaVivy, -YAKKU, DumbThisNoel, Esattamente-chan, pxstelpurin, VivyRal,

𝐀𝐍𝐆𝐎𝐋𝐎 𝐀𝐔𝐓𝐑𝐈𝐂𝐄:
Questo mese sono proprio in vena di one-shots, eh?
Fa niente, eccovene qui un'altra!

Come sempre spero sia piaciuta e mi scuso per eventuali errori grammaticali 😭😭.

Also ugh, adoro un sacco la loro dinamica, it would be a real shame to ruin them, huh? /hj

Volevo anche specificare che questa one-shot è stata ispirata ad una canzone precisa aka "kagerou days" di jin.
Andatevela ad ascoltare è letteralmente uno dei miei vocaloid preferiti del suo progetto "kagerou daze" <3

E se volete farvi ancora più del male, come prestavoce di Asahi mi sono immaginata Shiho Hinomori di project sekai, quindi tenete pire la sua cover

Detto questo, ci vediamo alla prossima one-shot!

- 𝕰𝖑𝖎𝖟𝖆

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