❱ 𝗖𝗛. 𝗩𝗜, 𝗔𝗖𝗧 𝗜: 𝖱𝖤/𝖳𝖱𝖸 ❰

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Attenzione : questo capitolo contiene scene esplicite di vomito e implicite di autolesionismo. Leggete a vostro rischio e pericolo

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" dobbiamo organizzare un piano "

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La morte è una parte inevitabile della vita e, anche se spesso è un argomento difficile da affrontare, la vediamo manifestarsi in vari aspetti delle nostre routine.
La morte in natura, ad esempio, si manifesta già in mille modi.
Fauna morta, animali randagi deceduti per malattie o incidenti stradali, o domestici deceduti per maltrattamenti.
Flora morta, piante ormai in stato di putrefazione, necromassa senza via di uscita.
Non era l'unica tipologia ad esistere, perché anche l'uomo era parte di questo ciclo straziante. Malattie, età avanzata, sfortuna... Solo una presenza onnipresente può sapere quanti funerali siano stati tenuti dalla nostra specie sin dall'inizio dei tempi.
E, anzi, questo sapeva rendere questo ciclo ancora più crudele fra incidenti, omicidi, suicidi, avvelenamenti, botte, pugnalate, e la fantasia portava oltre ai limiti tutte le crudeltà che vittime hanno sopportato questi anni.

La crudeltà dell'uomo si è dimostrata ancora una volta in uno di questi progetti creativi, forse il più contorto mentalmente fra i rapimenti di massa conosciuti da tutti, a sua volta rendendolo originale.
Chi l'avrebbe detto che rubare un'idea stupida e programmata da un'organizzazione educativa, solo per inventarsi un nemico e coprire i propri sbagli fatali, sarebbe stata la genialata del decennio? Dalla speranza liceale poi?

Il killing game era solo l'ennesima prova di quanto suicida questa società fosse.

E tutte quelle morti? Tutte quelle esecuzioni?
Hanno visto compagni di classe strozzati, bolliti, colpiti, bruciati, esplosi, asfisiati, caduti, decapitati...
Ogni omicidio, ogni esecuzione, erano sempre peggiori di quelli precedenti. Non c'era limite alla fantasia e crudeltà.

Ma questo?

Questo eran tutt'altro a cui erano abituati.
Niente omicidi pianificati pur di non farsi scoprire.
Niente esecuzioni assurde una volta che fossero beccati.
Almeno quelle morti erano in nome della libertà! Almeno quelle esecuzioni erano in nome della giustizia retributiva!

La morte di Axel era solo una morte.
Una banale, insensata, inutile morte.
Abituati a tante appariscenze, a spettacoli cui la vita rimaneva in ballo, si scordarono proprio cosa significasse morire al giorno d'oggi, fuori da queste mura.

Non era un'arte, non era creatività, non era un progetto.

Solo semplice e pura crudeltà.

Perché Axel non desiderava uccidere nessuno, eppure quella persona comparve.
Perché Axel non ha effettivamente ucciso nessuno, eppure quella pistola fu puntata contro.
Perché Axel aveva persone che sarebbero state in lutto per lui, eppure quel colpo fu più veloce della luce.

In un attimo, quel ragazzo pieno di speranze, cadde verso la disperazione e portò tutti i suoi compagni con sé.

Il tonfo di chi ha perso per l'ennesima volta a questo gioco crudele, rese le loro orecchie sorde ai richiami d'aiuto bloccati nelle gole.

Il momento era così assurdo che quell'istante durò ore, se non giorni. Immobili, ancora sopra il sorvegliante arreso dal liberarsi per portare a termine il suo compito, scioccati come non mai alla comparsa di quella giovane donna.
Le loro menti svuotate da ogni pensiero potevano solo guardare tutto provando emozioni contrastanti.

Shock descriveva appieno Asahi in quel momento. I suoi occhi azzurri si spensero come un interrutore della luce durante il black-out. Tutto divenne più... sbiadito, sfocato. Come se del vetro spesso ed opaco fu inserito al posto delle lenti. Concentrarsi su qualsiasi cosa si trovasse davanti a sé era impossibile. La persona, l'arma, Axel... Cosa era appena successo?

Non... Non era morto, vero?
Axel non poteva morire.
Axel non poteva morire così.

Dopo tutto ciò che ha sopportato per arrivare a qui, fra persone che lo detestavano per nessuna apparente ragione, in un gioco di vita e morte, dimostrato sempre il migliore...
Una persona come Axel non si meritava questa morte così... Patetica. Soprattutto sul più bello, quando aveva trovato cosa gli fu strappato tempo fa.

Tirò l'ultimo respiro in un secondo.
Il proiettile lo colpì in un secondo.
Cadde per terra in un secondo.
Morì in un secondo.
Una vita, la sua vita, fu spenta in un secondo.

Un. Fottuto. Secondo.

Non poté combattere, non poté ribellarsi, non poté nemmeno esprimere un ultimo desiderio.

Che. Patetico.

Tutto era così patetico.

La sua morte, la sua vita, i suoi sforzi nel tenerlo ancora con gli altri prendendosi colpe che nemmeno aveva in primo luogo. Asahi aveva fallito nel suo intento in questo processo. Nel modo più patetico immaginabile.

" ah... ah... "

Era un sogno, vero? Dategli un pizzicotto, su! Non poteva trattarsi altro che di un'illusione della sua mente!

" ahah... Ahahah... "

Non era vero!
Questa era una barzelletta! Uno scherzo di cattivo gusto! Certo! Doveva esserlo!
Axel voleva solo fargli provare questa perdita come lezione a tutte le sue cattiverie! Ora si sarebbe alzato sicuramente! Da un momento all'altro... Sarebbe... Svegliato...

Quella risata amareggiata era mischiata a urlare strazianti, un pianto senza lacrime era il peggiore di tutti.

" no, no, no... Ahahahah "

Si trascinò verso il corpo, ma non fece nemmeno qualche centimetro prima di perdere tutte le forze a furia si trascinarsi.

" non lui, non così, non... ora "

Era riuscito a malapena a stare sulle ginocchia e le braccia tremavano sotto non solo il suo peso fisico, ma anche quello dei suoi crimini.

" svegliati, sveglia... "

Se fosse per Axel o Asahi, non ne era certo.
Per Axel significava alzarsi dal pavimento.
Per Asahi significava tornare alla realtà. Chiuse e riaprì gli occhi più volte, strizzando le palpebre con crescente forza.

" è solo un incubo... Dev'essere un incubo... "

Il respiro si fece sempre più corto, le parole bloccavano la gola come l'acqua, annegandolo. Strinse le dita sul pavimento gelido, come un naufrago che disperatamente tentava di non morire. Una frase, sussurrata e rotta, riuscì ad uscire e spezzare ulteriormente il suo cuore ormai crepato.

" Axel... non lasciarmi così... Per favore "

Dopo anni passati insieme come amici.
Dopo anni passati separati ad odiarlo.
Dopo settimane passate in convivenza qui dentro.
Dopo esser stato accecato dalla rabbia, invidia, gelosia, rifiuto...
Ora desiderava solo ricadere in quel circolo vizioso pur di non provare il lutto. Eppure in quella visione opaca, tutto era dolorosamente cristallino.

Passi lenti e pesanti si avvicinarono alla sua esile figura, allentando il peso sopra Haruki. Hyosuke si avvicinò al fanciullo e lo tenne per le spalle in solidarietà e conforto. Perché sapeva cosa significasse essere soppressi dall'ansia dell'abbandono, soprattutto dalla persona che è sempre stata al tuo fianco - nel bene o nel male. In più, Axel era un amico stretto per tutti quanti.
Perché lo capiva, come nessuno altro, in quel momento.

Incredulità era un altro di questi aggettivi, per Akihisa. Perché l'ennesima persona che si avvicinò ad egli lasciò le penne per la terza volta. Prima Dae-jung, poi Sumire, ed ora Axel.
Da una parte sapeva sarebbe andata così, era razionale, era come tutto procedeva in questo gioco mortale. Ogni assassino incontrava la sua morte qui dentro, era scritto nelle carte.
Dall'altra, non poteva accettare che una persona qualsiasi, neanche parte di questo ciclo odioso, lo abbia derubato dell'ultimo fiato, e spento quei futuri ricordi di lui che abbracciava sua sorella gioioso.

" tu... "

Non importava chi fosse quella donna, ai suoi occhi era la sporca colpevole.
Nelle vene ribolliva la furia, difficilmente domabile.

E magari fosse l'unico a diversi controllare in quel momento.
No, non lo era, anzi, lxi non provava niente rispetto a quello che Koharu avesse iniziato a vocificare d'un tratto.

" CHI CAZZO TI CREDI DI ESSERE?! "

Un vulcano in fase di eruzione.
Una ragazza arrabbiata con quella sconosciuta.

Si alzò e, quasi stupidamente, si avvicinò a passo svelto verso la sua direzione con i pugni stretti.

" PERCHÉ L'HAI FATTO?! "

I polmoni bruciavano ad ogni parola.
L'aria ustionavano la trachea.
Era impossibile respirare senza urlare.

Xlx cartomante fece per dirle di fermarsi, ma come se lo lesse nelle mente bloccò i passi a poca distanza, di fianco al cadavere dell'amico.
Perché era ancora suo amico.

" COSA TI DICE IL CERVELLO?! COSA- COSA TI FA PENSARE SIA UNA BUONA IDEA- "

Non importava se fosse deceduto proprio davanti ai loro occhi, lo stava difendendo come se fosse ancora al loro fianco. Tecnicamente era ancora al loro fianco. Per Koharu, Axel era ancora al loro fianco. Processare un'informazione differente era impossibile.

" TI ODIO! SEI ORRIBILE! SEI- SEI- CRUDELE! "

Un'essere crudele, nient'altro.
Quella figura era il diavolo in persona.
Quella figura era il male.

" CHE TI HA FATTO?! "

Cosa gli avrebbe mai potuto fare?
Insomma, non era un assassino! L'hanno stabilito nel processo! Era un incidente! Hana è morta per un incidente! Al massimo, con quella spinta si era difeso! Allora perché?!

Perché difendersi portava sempre a risultati peggiori?!

Ad avere altrettanta forza di alzarsi rispetto al resto dei ragazzi, c'era Shiori.
Si incamminava verso la direzione di Koharu, per poi scendere giù al livello di Axel e toccargli la spalla.

Il calore si spegneva sempre di più.
Quei occhi vuoti, un tempo definiti da tutti unici.
Quello sguardo scioccato, un tempo in grado sia di piangere che ridere.
Anni passati a sentire tutti quei spiriti che fu certa di una cosa...
Quello di Axel se n'era ormai andato.

Ancora una volta ha visto qualcuno morire proprio davanti ai suoi occhi.
Ancora una volta sapeva di non poter fare niente pur di riportarli.
Ancora una volta il ciclo della vita le rise in faccia: poteva sentire, ma non poteva interagire con quella barriera.

E la ripugnanza che questa conoscenza portava con sé, la faceva disgustare di sé.

Non era... Non era vivo...

" no, non lo è "

" COSA FAI?! "

Urlò Koharu soffocando i passi riecheggianti nella sala.
Nella sua visione verso il basso delle scarpe sconosciute fecero il suo ingresso.

C'era la sorpresa mista ad una sensazione di déjà-vu in quella frase.
Come se l'avesse letta nel pensiero.
Come se un tempo i ruoli fossero inversi.
Come se al posto di Axel, vi fosse un altro fanciullo dai capelli scuri in grado di spegnersi alla stessa velocità.

" se ancora non lo avete capito, siete solo dei personaggi secondari cui ho deciso di dare un po' di attenzione prima del gran finale. E pedine per giunta... Axel Bonnet non è stato l'eccezione, soprattutto non al posto di Subaru "

Fulminò la corvina con lo sguardo, poco importava se non avesse il coraggio di fare contatto visivo.
Il messaggio che mandò fu chiaro sin dall'inizio, ma non per questo si fermò.

" ammirevole è la vostra determinazione, devo dire, ma questo si attribuisce ad un Ultimate senza batter d'occhio dopotutto. Ma anche l'egoismo, la credenza di essere superiori ad un sistema giustiziario, rimane caratteristico di voi archetipi "

L'amarezza, il disgusto con cui quelle parole lasciavano le labbra sottili si assaporavano nell'aria ormai contaminata dal tonfo metallico del sangue.

" pensavate davvero si poter sfuggire alla punizione? A questo sistema giustiziario? Mi fate pena quasi... Talenti sprecati per la fazione errata "

La nota sarcastica, quasi sul punto di ridere, rese il tutto ancora peggio.

" non importa, non più ora che ci sono io fino alla fine di questo gioco. E, fidatevi, manca poco. "

Si allontanò, tornando verso l'ascensore, dando le spalle a quest'ultimo e di conseguenza bloccando la loro unica via d'uscita.

" quindi fate un ultimo sforzo, mh? Se non per voi stessi - cosa che dubito - per chi vorreste ingannare di essere altruisti "

Ora quel sarcasmo si fece in allegria, ma anche quando non sembrava intenzionata a prenderli in giro, ci riusciva con quelle parole taglienti.

" be', dopo questo brutto colpo, direi che la cosa migliore è riposare prima del prossimo turno, non credete? "

Con la pistola ancora in mano, carica, pronta a sparare chiunque si avvicinasse troppo o parlasse come se fosse al suo stesso livello, premette il tasto del richiamo e le porte di ferro si riaprono verso uno spazio famigliare ma ancora più vuoto di prima.

" cosa ti fa credere ce ne sarà un altro? "

Hyosuke, il primo a conoscerla meglio di tutti i presenti dopo Haruki, ebbe il coraggio di andarle contro.
Eppure Erika non si arrabbiò.
Eppure Erika non si fece intimidire.
Eppure Erika gli sorrise dolcemente .

" ... siete già al punto di non ritorno "

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Riposare... Camera da letto... No. Quelle parole non avrebbero mai descritto la loro necessità, quelle parole non avrebbe mai descritto un posto confortante dove colmarle.
Questo processo di classe, questa discussione, questo omicidio, questa rivelazione... Era tutto sbagliato. Tutto.
Nulla era risolto, la morte di Hana non ebbe alcuna giustizia, solo dolore.
Questo, questo era il peggiore dolore mai provato non solo sui loro corpi, sui loro cuori terreni, ma anche anime.
Era come se una creatura ultraterrena fosse arrivata, abbia preso il nucleo esistenziale delle loro esistenze e strappato in due, lasciandole volare in giro accecate dalle lacrime amare pur di capire quale sentiero prendere.

E cosa aveva detto quella donna?
"La cosa migliore è riposare"? Come diamine avrebbe anche solo potuto?
Chi era quella là per dare certi ordini? Per entrare in quella sala e non solo togliere una via di fuga ad un loro compagno, ma anche la sua vita nel processo?

Era stupido sapere la risposta alla prima. Chi era? Come si faceva a non conoscerla! Era lei! La speranza del Giappone! O ex-speranza secondo alcuni articoli! O quel cazzo che è! Erika Uchimura, colei che era riuscita a sorpassare limiti che pochi azzardavano anche solo mettere in discussione! Eppure, proprio per questa sua specialità, si dovevano pure aspettare QUESTO?

Le loro menti erano così piene da non esser più capaci di pensare. C'era tutto e niente in esse. C'era pienezza e vuoto. Un sovraccarico che li mandò in cortocircuito e lasciava dietro un enorme buco incolmabile.
La loro camera da letto? no, la loro stanza? nemmeno, la stanza mezza distrutta in cui stavano perché l'unica ancora in piedi nonostante il macello - ecco come chiamarla - chiuse le proprie porte non appena i rimanenti sopravvissuti misero piede nel silenzio esaustante.

Erano in trappola tutto questo tempo. Negarlo non aveva più alcun senso, persino le menti più deluse non arrivavano a certi bassi livelli.
La realtà fu peggio di una pugnalata al cuore.
Loro, come pedine, erano solo un'altra parte di un gioco nettamente più grande e pericoloso.
Loro, come pedine, non avevano mai avuto possibilità di scegliere il proprio destino sin dal primo passo messo in questa scuola.

Hiroko era morta.
Subaru era morto.
Dae-jung, Izumi, Mitsuki, Yuri, Valeria, Sumire, Naomi, Airi, Axel, persino Hana e non solo! Tutti loro erano morti dal primo istante che ebbero accettato di avere collegamenti con quest'accademia, con questa nuova vita.

Erano morti viventi, anime inquiete, prigioniere di corpi ancora vivi, ma già consumati dal pensiero che la morte li avrebbe reclamati del tutto.

Per i morti, era impossibile tornare in vita.
Per i morti, i miracoli non sono mai stati d'aiuto.
Per i morti, sperare era inutile.
Per i morti, c'era solo la disperazione.

" ... E ora? Dormiamo? "

La voce di Hisa era grave, sarcastica, se non impassibile. I suoi occhi non osavano guardare nessuno in faccia. Il suo sguardo era bloccato a fissare verso le finestra bloccate ed il posto dove Axel prima dormisse, proprio di fianco a lxi e Hyosuke. Quelle coperte erano più vuote del normale, allo stesso tempo il cuore rifiutava di accettare non avrebbero più avuto il suo proprietario da scaldare. Una parte di sé si era già arresa, un'altra eppure... Per cosa voleva ancora lottare?

Nessuna risposta.
Lasciò un sospiro irritato sfuggire fra le labbra crespe per quanto avesse parlato ed urlato durante quel processo.
Si avviò verso il suo letto, non sapendo cos'altro fare se non... Pregare di chiudere gli occhi per la nottata.

Qualcosa, o meglio qualcuno, lo fermò in quel piccolo cammino. Ancora meglio specificare, il qualcosa di qualcuno. Dei singhiozzi soffocati, dei mugugni che desideravano esser nascosti pur di non dimostrare la loro tristezza. Akihisa girò la testa lentamente per capire da chi appartenessero: Koharu.

La castana era l'ultima ad aver messo piede dentro e dunque la più vicina alla porta. I piedi e le gambe tremavano, instabili quanto gelatina pronta a sfasciarsi da un momento all'altro sul pavimento sottostante. Le mani erano strette così fortemente da rendere le nocche pallide e le unghie conficcate nel palmo. Le braccia erano tese. La pancia e le spalle salivano a scendevano a ritmi irregolari per mantenere sia il respiro che soffocare quei lamenti. Lo sguardo guardava in basso, vergognoso di cosa stesse emanando. Il labbro inferiore era morso con così tanta forza da renderlo ancora più rosso. Le goti non sono mai state così focose dal calore della rabbia, e bagnate da lacrime amare. La sclera aveva assunto un colore simile dalla quantità di lacrime formatosi. La fronte corrugata era nient'altro che l'ennesimo simbolo della rabbia.

Koharu non voleva essere debole.
Koharu non voleva dimostrare ad Erika di essere debole.
Koharu non voleva dimostrare al mondo intero di essere debole.
Per questo motivo ora si stava trattenendo con tutta se stessa.
Eppure la furia, il lutto, il terrore, erano fin troppo grandi e spietati per essere bloccati da un corpicino come il suo.
Questo ciclo maledetto la frustrava ulteriormente.

Akihisa rimase a guardarla senza parole. Sentiva dentro di sé qualcosa piano piano sbriciolarsi, pronto a rompersi.

" n-non è... giusto "

Koharu alzò lo sguardo verso di lui.

" no-n lo è "

Strinse ancora i pugni arrabbiata.

" non lo è-è! Non lo è! Non lo è! Non lo è! "

La sua bocca sapeva solo dire quelle tre parole, come una bimba che le avesse appena imparate. Rispetto a questa, sapeva fin troppo bene il significato dietro.

Non era giusto.
La morte di Axel non era affatto giusta.
Non aveva fatto niente di male!
Si era solo protetto!
Come diamine avrebbe dovuto prevedere quei massi cadere?!
Come diamine avrebbe dovuto prevenire che Hana non fosse andata incontro a questi senza rischiare la sua vita?!
Come diamine aveva colpe, quando era solo la vittima di questo orribile gioco?!

Ma questo già si sapeva, questo già tormentava le loro menti.
Non fu abbastanza per romperlx.

" n-non lo è mai stato! "

Non è mai stato giusto mettere tutti loro qui dentro.
Non è mai stato giusto deprivarli delle loro famiglie ed amicizie per un mese intero.
Non è mai stato giusto costringerli ad uccidere se li volessero rivedere!
Non è mai stato giusto avere paura di perdere la propria vita!
Non è mai stato giusto ritrovare i corpi spenti dei propri compagni!
Non è mai stato giusto accusarsi a vicenda di crimini assurdi!
Non è mai stato giusto spingerli alla disperazione!

Non è mai stato giusto essere le vittime di questo gioco, a loro volta, nonostante fossero ancora vivi!

Koharu continuò a piangere, ora che avesse dato voce ai suoi pensieri le sue lamenta facevano eco per la stanza, distruggendo i timpani di tutti quanti.

Akihisa fissò i suoi occhi ardenti di rabbia, e quando la visione si fece più offuscata guardò in basso. Realizzò dalle guance bagnate fosse scoppiato in lacrime a sua volta.

Queste scendevano silenziose ma veloci, come se a sua volta non volesse accettare che stesse cedendo. Non era mai stato il tipo da lasciarsi andare così facilmente, ma dopo tutto questo stress, qualcosa si ruppe all'interno di quella corazza.
Non riusciva più a fingere di essere forte.
Non riusciva più a fingere di non importargliene.
Sin dal primo giorno aveva paura, rabbia, malinconia, come il resto di loro.
Sin dal primo giorno desiderava sperare in un futuro migliore.
Eppure in questa stanza, con quel pianto comprensibile circondarlo, fu più forte di sé.

Asahi, immobile e assente fino a quel momento, si lasciò andare a sua volta. Con le spalle ricurve, il viso nascosto dai guanti scuri, cominciò a singhiozzare sommessamente, ormai opporre resistenza era poco produttivo e la sua mente non aveva alcuna capacità anche solo di concepire il blocco. Il suo pianto era meno dirompente, più intimo, proprio come la relazione avuta con Axel, ma il dolore era al loro stesso identico livello.
Le parole di Koharu furono la chiave per l'uscita di quelle lacrime pentite.

Hyosuke respirava affannosamente, stringendo i denti. Il suo era qualcosa di più deluso ed incredulo. Dopotutto era riuscito a fare pace e restaurare il rapporto con Axel solo di recente. E tutti quei torti fatti solo perché aveva paura di andare contro Naomi? Ora stavano solo appesantendo il bagaglio che aveva accettato di portare appresso.

Shiori fu l'ultima, ma non per questo la meno importante. Fra tutti quanti, era quella che ebbe avuto il contatto più stretto fra di loro, quando si parlava solo del killing game. Ha visto persone care a lui morire, ha visto come paura ed ansia tormentavano la sua anima. Per quanto provasse a pensare positivo e dire che ora sarebbe andato in pace, non era abbastanza per tutto il dolore provato. Le sue lacrime erano poche, silenziose, rappresentando l'ombra che è sempre stata dietro agli altri, ma che ora fu scoperta per l'assenza di uno di loro.

Tutte le loro espressioni si erano fatte vuote, occhi gonfi di fiumi putrefatti, facce contorte da un dolore inimmaginabile.

Erano tutti così giovani, erano tutti così spezzati.

Alla fine fu proprio Hyosuke ad avvicinarsi alla castana in quel momento, a passo insicuro e tremante. Questo tuttavia non l'avrebbe fermato.
Strinse Koharu fra le sue braccia, portando una mano dietro la testa come se volesse proteggerla da tutto quel dolore, inutilmente. Lei in cambio affondò il viso sulla sua camicia, stringendolo forte a sé dalla paura di perderlo ed affondare in questo mare di disperazione nuovamente. Aveva bisogno di affetto, conforto, supporto, in mezzo a questo caos insopportabile.

Il resto rimase a guardarli, anche loro impauriti all'inizio. Dopodiché, Akihisa si unì, facendosi spazio fra le braccia dei due compagni. Perché anche lui desiderava tutte quelle cose. Proprio come da piccolx andava a dormire sullo stesso letto di suo papà per scacciare via gli incubi.

Asahi e Shiori furono gli ultimi ad avvinghiarsi a quell'abbraccio comune. Provavano il calore e conforto dei loro corpi in cerca di un punto di riferimento. Perché è quello che fanno i ragazzini a quell'età, no? Cercano qualcuno a cui aspirare.
Qui dentro, questo qualcuno non c'era, se non loro stessi.
Qui dentro, non servivano discorsi, frasi, parole, o tantomeno lettere per farsi comprendere. Bastava il momento, l'abbraccio, le lacrime e la sensazione di non essere più soli. Di non dovere più essere soli! Perché non lo sono mai stati!

Perché in solitudine non potevano riuscirci, avrebbero dovuto contare sugli altri.
Perché in solitudine camminerebbero nel buio, avrebbero lasciato che gli altro fossero le loro luci nell'oscurità.
Perché in solitudine si disperavano, avrebbero sperato insieme non come nemici o estranei...

... Ma come compagni di classe.

" non è finita "

Mormorò l'albino sottovoce, ma chiaro abbastanza da farsi ascoltare da tutti loro nonostante il casino acustico.

" non può finire così "

Fu la nascita di una piccola fiamma comune che avrebbero dovuto continuare ad alimentare se volessero portare giustizia ai loro compagni e pensare ad un domani. Ora più che mai dovevano rimanere uniti.

Perché si capivano, come nessun altro.

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Si sentiva come una preda accerchiata dal cacciatore.
Anzi, lo era.
Haruki era la preda di Erika, ormai abbandonato da tutto e tutti quanti.
Come se non fosse la prima volta che succedesse, per farvi intendere.

Trascinare quello gruppo di zombie dentro e fuori dall'ascensore non era la storia solita, non perché si stessero ribellando - la poca vitalità dava l'impressione contraria -, piuttosto il peso che provava al suo cuore. Cos'era? Perché lo colpì solo adesso? Perché quei sguardi vuoti e la presenza di Erika eran riusciti a portare così tanto sconforto? Insomma, non era la prima volta che assisteva a questo spettacolo!

Nessuna risposta. La sua mente non riusciva a concedergli la minima possibilità. Anche per Haruki, andare in sovraccarico l'aveva reso un misero pupazzo, la prova di essere nient'altro che l'ennesima pedina di questo gioco, solo che il suo di ruolo era diverso rispetto agli altri. Fu proprio questa diversità ad averlo isolato ulteriormente da tutto.
Da tutto, tranne da Erika.
Perché Erika, come il fiore, stava a significare proprio solitudine.

Dopo che le porte di quella stanza si chiusero, provò il suo tocco gelido sulla spalla, quale mandò un brivido lungo il suo intero corpo. Il suo sussurro era come la brezza agghiacciante proveniente dal nord.

" dove stanno le registrazioni? "

Le registrazioni... Le registrazioni... Stavano in... Aula sorveglianti... Dove... C'era... Hana... Ancora... Non...
La pancia si strinse, così come il nodo alla gola di annodò ulteriormente al pensiero di dover rientrare lì. Dirglielo? Col cavolo! Non voleva- non voleva entrare lì dentro e-

La presa alla spalla si strinse, indicando la fine pazienza che la bionda detenesse in quel momento.

" va tutto bene, ci sono io adesso, okay? "

Fece un respiro profondo, prima di condurla verso quel luogo maledetto. I passi di quel corridoio, un tempo fatti insieme ad Hana, erano più terrificanti quando capivi di avere qualcuno dietro, e non al tuo fianco. Indicò l'entrata ormai privata dalla porta, guardando dalla direzione opposta.

" non entri con me? "

Strinse la mascella quasi da romperla in due, mandò giù la saliva e, come se questo fosse un incantesimo, si fece guidare verso quei massi che ancora bloccavano metà strada.

L'aria era intrisa di un sentore metallico, denso come il sangue rappreso. Ogni respiro si trascinava nei polmoni con la pesantezza di un liquido viscoso, saturo di un tanfo ferroso che sembrava impregnare la carne dall'interno. Era come se un rivolo di sangue stantio si fosse mescolato all'atmosfera, diffondendo un fetore acre, simile a quello di una ferita aperta lasciata a marcire. Ogni inalazione portava con sé l'impressione di gocce calde e appiccicose che scivolavano lungo la gola, lasciando dietro di sé un retrogusto di morte e putrefazione.

Era il suo sangue, Haruki lo sapeva fin troppo bene.
La polvere che soffocata ulteriormente l'ossigeno disponibile in quella stanza appiccicava questo fetore per tutto il sistema respiratorio.
La saliva si addensò, ed addensò, ed addensò.
Lo stomaco si strinse, e strinse, e strinse.
Si abbracciò e tentò di trattenersi.
Non appena vide con la coda dell'occhio il capo castano non riuscì a contenersi.

" haruki! "

Si gettò nell'angolo opposto alla stanza e vomitò fuori tutto quel poco cibo di cui si era nutrito in quei giorni, e quando finì rimaneva solo i conati e la disgustosa ma persistente sensazione.
Faceva schifo, faceva schifo.
Tutto questo faceva schifo.
Ma soprattutto lui faceva schifo.

Haruki si faceva schifo, con tutto se stesso.
Haruki era un essere disgustoso per aver fatto male a sua sorella.
Haruki faceva ribrezzo per aver abbandonato sua sorella per la seconda volta.
Ora sua sorella è morta. Ed era soltanto colpa sua.

La mano dell'unica presente in quella scena orripilante fu la sua fonte di conforto, mentre l'altra prendeva le ciocche di capelli frontali e le portavano dietro l'orecchio pur di non sporcarsi.

" respiri profondi, okay? Ci sono io, non ti preoccupare "

Il tono dolce e piano irruppe nella sua mente con facilità.

" non avresti- potevi pure stare fuori, non farti del male in questo modo. Non sapevo che fosse proprio lì dentro "

Lui sì, e l'ha fatto lo stesso. Perché... Perché? Non aveva senso! Hana non avrebbe voluto vederlo in faccia neanche nell'aldilà, no?! Allora perché si era diretto qui dentro non appena gli fu dato l'ordine- ordine? Ma che ordine! Era solo una domanda, perché l'aveva presa troppo sul serio, diamine!

" non devi stare qui, tranquillo, posso cercare da sola "

Chiuse la bocca, cercando di mandare la saliva giù per la gola arida e bruciante.

" ce- la- fac-cio "

Sputò praticamente mentre l'espressione sul suo volto si contorse nei peggiori dei modi. Erika sospirò.

" non hai una bella cera, fidati "

Scosse la testa, non volendo arrendersi.
Si faceva pena, ma queste erano solo le conseguenze delle sue azioni. Era inutile scappare via. Hana l'avrebbe perseguitato ancor di più se fosse uscito. Lo sapeva.
Però quella speranza - speranza? Disperazione - che potrebbe alzarsi da un momento all'altro lo disturbava.
Hana avrebbe voluto averlo al suo fianco.
Hana avrebbe voluto vederlo soffrire.
Haruki si meritava tutte e due le cose.
Non sarebbe uscito da lì.

" cosa vuoi... da qui? "

Le mani della scrittrice si tolsero di dosso lentamente mentre si alzava e riprendeva l'equilibrio.

" le registrazioni delle videocamere, mi servono quando tutto sarà finito "

Si avviò più profondamente nel territorio distrutto.

" perché? "

" oh, questo non credo di poterlo dire, nulla è ancora confermato "

Si irritò appena.
Haruki, come il resto degli Shini Goro, non aveva mai saputo l'intero piano dietro questa situazione assurda, perché Hana e Subaru avevan avuto quel compito serio. Lui poteva solo fidarsi dei due, seguirli ciecamente come il cane non-vedente che è sempre stato. Ora che nessuno dei due più c'era però, moriva dalla voglia di sapere. Perché doveva sapere, per Hana. Perché voleva ancora sentirla al suo fianco in qualsiasi modo possibile.

Erika si avvicinò sempre di più alla scrivania, cercando ogni singolo cassetto pur di trovare qualsiasi cosa riconducibile alla sua richiesta. Non sembrava importarle del sangue sparso, del disastro creato intorno e della possibilità che tutto sarebbe crollato da un momento all'altro.

Dopodiché saltò alcuni massi nella parte opposta e si abbassò all'altezza del corpo. La guardò con tanta amarezza ma anche famigliarità. Hana non era solo una semplice ragazza, e questa non era solo una semplice morte. Ha visto gente morire fino troppe volte dopo quella di lui. Ormai non dovrebbe più affliggerla, eppure...
Faceva male, sapere sia morta in tutta quella disperazione, senza mai trovare una via di fuga. Hana è nata ed è morta in quel buio terrificante. Hana è solo un'altra vittima di questo sistema pieno di ingiustizie. Ecco perché doveva continuate a lottare, per dare voce a chi più non può.

" come una delle poesie di Oscar Wilde si intitola: 'requiescat' in pace "

Dopo quelle parole ci fu qualche secondo di silenzio, chiuse gli occhi e guardò verso il basso. Successivamente portò la mano sui suoi fianchi sdraiati e si mise a frugare cose ancora avesse nelle proprie tasche.

Tutti i muscoli del castano si irriggidirono senza preavviso. Per quanto delicata potesse essere, per quanto sfiorati quei tocchi sembrassero, tutto questo lo disturbava nel profondo.
Perché lo sta facendo? Chi le ha dato il permesso di farlo? Chi diamine si credeva di essere per mettere le mani su sua sorella in quella maniera?!

Lo scatto fu diretto e velocissimo. L'istante seguente la pistola che portava con sé fu puntata contro la nuca della bionda. Tutta la scena si paralizzò, nemmeno una mosca si poteva udire.

" vuoi finirla davvero così? "

Stai zitta, stai zitta, stai zitta.
La presa stretta, il braccio tremante, l'espressione contorta dalla rabbia.

" giù le mani da lei "

Erika alzò lentamente i palmi in aria, in segno d'arresa.

" te l'ho detto, puoi startene fuori se n9n vuoi vedere "

" e lasciarti fare quel che ti pare qua dentro? "

" c'è qualcosa che non dovrei scoprire, per caso? "

Il sangue si gelò, bloccandolo sul posto come la più pesante statua in marmo.
No, non c'era niente.
Però no, non voleva mollarla.

" perché insisti? È morta "

È morta. È morta. È morta.
Lo sapeva, lo sapeva, lo sapeva.
Ma non aveva il diritto di fare quel che voleva dei suoi rimanenti! Hana rimane sua sorella, in vita o in morte. Questa barriera non supererà il loro legame neanche fra cent'anni!

Sbuffò appena, pensosa.

" se vuoi farlo, non ti posso fermare adesso. Sappi solo che è la scelta sbagliata "

" ah! Come fai ad esserne così certa? "

La bionda si alzò, lentamente.
Si girò, lentamente.
Si avvicinò, lentamente.

Aveva il grilletto sul cuore, praticamente.
Un colpo e l'avrebbe stecchita, praticamente.
Un proiettile e tutto sarebbe finito, finalmente.

" da dover iniziare, mh... "

Alzò gli occhi cercando di decidersi prima di trovare le parole giuste.

" perché uccideresti le ultime volontà di Hana "

La pistola cadde a terra a quell'affermazione, incredulo di cosa avesse appena sentito. Rimase comunque in quella posizione e, senza l'arma, sembrava lui la vittima impaurita di morire e pronta a scappare, non lei.

" non ti sei ancora chiesto perché sono qui proprio adesso? Ero occupata a gestire la situazione fuori ma, dopo la sua telefonata, mi feci convincere di darvi una mano "

L'espressione tranquilla si tramutò in una di rammarico.

" non so se dovrei raccontarti tutto quanto, capisco che eri preoccupato per lei, ma queste informazioni non ti farebbe bene adesso "

" n-no... "

" non hai idea di quanto il cuore mi si strinse a sentirla piangere in quella maniera. Mi chiedevo dove fossi finito e perché non stavi con lei in quel momento. È successo qualcosa fra voi? Dopodiché mi ha pregato di arrivare qui e le avevo detto che tutto era incerto, non potevo confermare avrei trovato tempo, l'ho lasciata pendolare sul un filo e... Quando arrivai fu già spezzato "

Mise entrambe le mani sulle spalle del castano, anch'esse tremanti.

" mi spiace, Haruki, mi spiace così tanto non essere arrivata prima, ma mi stanno torturando là fuori... Non hai idea di cosa significhi essere una celebrità in cerca di privacy al giorno d'oggi... "

Erano scuse sentite.
Erano scuse pentite.
Ad Erika importava di Hana, così come di Subaru. L'aveva sempre fatto dal primo giorno che li conobbe. Sapere di non esser stata lì, quando entrambe le loro storie ebbero un finale così tragico e veloce, la uccideva dall'interno. La parte scrittrice di sé, ancora presente seppur soppressa, si vergognava di aver terminato progetti così fantastici e complicati da un momento all'altro, rendendoli irrecuperabili.

Haruki strinse i pugni e guardò verso il basso, ora i suoi occhi erano lucidi.
Non era... No...
Erika si inginocchiò davanti a lui, trasportando la presa sulle sue mani.

" se vuoi uccidermi perché sei arrabbiato con me, non ti darò colpa nell'aldilà. Se pensi questo porterà giustizia ad Hana, fallo. Ma sono qui per aiutare... Almeno te... Non voglio che finisci più in basso di quel che meriti "

Stringeva forte quei palmi, come se temesse di perderli per sempre. Quel calore trasmesso dal suo cuore ancora ardente riscaldava le mani di lui. Un calore che tanto gli mancava, portando a galla nostalgia e ricordi.

" Hana... Subaru... Te... "

Voleva farla finita.
Voleva farla finita.
Voleva farla finita.

Ma non aveva il coraggio di spararle.
Da quando i mostri avevano paura di uccidere? L'aveva già fatto due volte. L'aveva già soppresso due volte. Cosa vuoi che sia una terza? Cosa vuoi che sia una dannata anima chiedere perdono? Stava per farlo con Axel dopotutto! Se non fosse stata Erika a prendere la mira, ci sarebbe riuscito! Lì non aveva paura! Allora perché- perché adesso... Era così debole? Perché adesso era così disperato?

Cadde sulle sue ginocchia, allo stesso livello della bionda che non perse tempo a sostenerlo senza farlo cadere a terra violentemente. Erika era l'unica cosa che gli rimaneva. Erika era l'unica cosa che rimaneva di Hana, che gli piaccia o meno.

" perdonami Haruki, l'ho ucciso pur di non farti fare il lavoro sporco. Volevo dimostrare fossi ancora dalla parte tua e di Hana, volevo portarle almeno un po' di giustizia dopo tutto quel dolore, volevo evitare fossi te a soffrirne le conseguenze ancora una volta... "

Ucciderla sarebbe stato come uccidere sua sorella una seconda volta.
Ucciderla sarebbe stato come usurpare la sua tomba nel peggiore dei modi.
Ucciderla sarebbe stato rovinare l'unica cosa che teneva ancora in vita Hana, ossia il killing game...

... Ironicamente, questo fu proprio la causa della sua strada verso l'insalvabile e poi morte eterna.

L'abbraccio di Erika si fece più stretto, lasciando che il suo peso si calasse su di lei e lo sostenesse come l'unica ancora in questo oceano aperto e tempestoso. Portò una mano dietro la schiena pur di tenerlo al sicuro. Non ricambiò. Non ci riusciva. C'era ancora qualcosa dentro di lui che lo bloccava.

Nemmeno di piangere riusciva. Le lacrime erano ancora lì, sul punto di scendere, ma mai lo fecero. Erano una tortura a cui ora me diventò indifferente. Provava tutto quel calore, provava tutta quella miseria...

Allora, nonostante tutto questo conforto... Nonostante tutta la disperazione provata...

Perché sentiva fosse tutto ingiusto?

_____________________________

La mattina seguente ci mise anche fin troppo ad arrivare, e quando lo fece era percepita da tutti loro in maniere diverse. Chi la trovava troppo corta, e chi troppo lunga.

Akihisa e Shiori furono fra i primi a svegliarsi ad un orario precoce, ossia le 5-6 del mattino. Si chiedevano se fuori ci fosse l'alba del nuovo giorno, ma da come la serra dimostrava, era tutto nuvoloso ed avrebbe piovuto a momenti, quindi uscire fuori non sarebbe stata l'idea migliore di tutte.

La luce grigia del mattino filtrava debolmente attraverso le vetrate, creando un'atmosfera opprimente. Le nuvole spesse incombevano sopra di loro, come una coperta di piombo, soffocando ogni accenno di calore o speranza. Il silenzio era rotto solo dalle goccioline che sbattevano sia sul vetro che sul pavimento e statua dell'angelo, dove un'altra morte di qualcuno a loro caro avvenne pochi giorni addietro. In camera, invece, erano solo i respiri degli altri tre dormienti, per quel sonno che stessero prendendo malamente.

L'albino sedeva in silenzio, fissando la distesa di piante in vari stati della loro vita e morte: quelle appassite ed infine quelle morte. Ironicamente, descrivevano lo status di tutti gli studenti dell'ottantesima classe. I morti come le piante secche, e loro, ancora in vita, ma non troppo.

La mente era lontana, persa tra pensieri confusi e frammenti di incubi della notte appena trascorsa. Non era nemmeno stato l'unicx ad essersi svegliato ad orari improponibili mille e più volte quella notte. Eppure al posto di conformarsi a vicenda, rimasero in silenzio girandosi dall'altra parte del materasso e sperare di addormentarsi per la seconda, terza, quarta, quinta volta.

Parlare di cosa la sua mente ebbe deciso di mostrargli non era invitante. Come se questa morte non fosse stata abbastanza, anche quelle di Dae-jung e Sumire vennero a perseguitarlx e dopo l'ultimo incubo con entrambi si arrese a chiuder occhio per la mattina. Shiori si svegliò poco dopo e con un movimento di testa unisono eran d'accordo ad uscire da lì per... Parlarne? Fare qualcosa?

Ogni tanto lanciava un'occhiata alla più alta, che sembrava altrettanto immersa nei suoi pensieri, con lo sguardo fisso sul cielo plumbeo, visto dal vetro leggermente opaco per non far entrare raggi di sole troppo forti, come se adesso se avessero bisogno. Nessuno dei due aveva voglia di parlare onestamente, ma la presenza dell'altro era rassicurante. Il peso del silenzio era meno soffocante in due. Oramai eran abituati a sentirsi in questa maniera quando rimanevano da soli. Fra Akihisa e Shiori non c'era bisogno di discorsi o parole complesse. Questo bastava a tenergli compagnia anche nella situazione difficile.

" sembra che non ci sia scampo nemmeno dalla pioggia "

Mormorò infine la corvina, quasi tra sé, con sguardo impassibile e senza mai incrociare lo sguardo di lxi. Le sue mani stringevano un piccolo cartone di succo preso dalle macchinette, ma non l'aveva ancora portato alla bocca. La sete non voleva arrivare.

Hisa annuì, senza distogliere lo sguardo dalla finestra a sua volta.

" è come se tutto intorno a noi fosse deciso a tenerci qui, intrappolati "

Shiori fece un piccolo cenno d'assenso, ma non aggiunse altro. Entrambi sapevano che la loro prigionia non era soltanto fisica; era mentale, emotiva. Non importava quanto tempo sarebbe passato, il peso di ciò che avevano visto, di ciò che avevano perso, non li avrebbe mai davvero lasciati. Non ora, non dopo il processo di ieri.

Mentre le gocce di pioggia aumentavano, cominciando a battere più forte contro il vetro, Akihisa si alzò lentamente dalla panchina cui si eran seduti, stirando le gambe intorpidite.

" forse dovremmo svegliare anche gli altri? "

Propose a bassa voce, anche se fosse poco convinto a sua volta. La stanchezza nel suo corpo era quasi insopportabile, ma sapeva che rimanere lì a fissare il nulla non avrebbe cambiato niente, così come sapeva che tornare a dormire adesso era sia inutile che poco produttivo. Gli incubi sarebbero arrivati quando meno se lo sarebbe aspettato.

" non ancora "

rispose lei, scuotendo la testa.

" lasciamo che dormano un po' di più. Per quello che vale "

La sua voce era calma, ma tradiva una stanchezza profonda, più mentale che fisica. Aveva le occhiaie profonde e il volto tirato; non doveva aver chiuso occhio per gran parte della notte. Non che fosse una sorpresa. Quando Hisa si svegliava poteva sentirla muoversi avanti ed indietro più del solito, e di tutti gli altri.

Esitò un attimo, poi tornò a sedersi accanto a lei, senza dire altro. Il rumore della pioggia riempiva il silenzio tra loro, accompagnando il battito lento e costante dei loro cuori, che cercavano disperatamente di trovare un ritmo in quel caos.

" pensavo che stamattina sarebbe stata diversa. Ma non lo è. Niente cambia davvero "

Mormorò Shiori, fissando le gocce che scivolavano lungo il vetro come lacrime amare, uguali a quelle che ebbero versato fino allo sfinimento il giorno precedente. Eppure una parte di sé doveva aspettarsi tutto questo. Insomma, non era la prima morte a cui andavano incontro. Allora perché questa fra tante era la più deprimente?

Il più piccolo la guardò per un momento, poi tornò a fissare fuori. Le nuvole scure si ammassavano sopra di loro, un cielo senza fine, come se il mondo intero stesse piangendo la stessa perdita che loro cercavano ancora di elaborare.

" se questo momento fosse un mazzo di tarocchi oggi saremmo sotto l'influenza della Torre o della Luna "

Mormorò ad un certo punto, all'improvviso.

Shiori, ancora seduta accanto a lui, alzò un sopracciglio, incuriosita da quella riflessione inattesa.

" la Torre? Non era quella che rappresenta distruzione? "

Chiese, la sua voce fioca mentre un lampo di interesse attraversava i suoi occhi stanchi. Non era un'esperta dei tarocchi a dirla tutta, altrimenti Hisa non avrebbe il titolo che deteneva al momento, ma con la cartomanzia che veniva spesso confusa con qualsiasi cosa i suoi poteri potrebbero essere ricollegati, saliva la curiosità di saperne un po' di più.

" sì. La Torre è... devastazione, crollo improvviso. Rovina che arriva quando meno te l'aspetti. È come quando tutto ciò che hai costruito, tutto ciò a cui tieni, viene distrutto in un attimo. Proprio come noi. Come Axel "

Si interruppe un attimo, la sua voce incrinandosi al pensiero del loro compagno caduto.

" sembra che ogni cosa stia crollando. Il cielo sopra di noi, le nostre speranze, le nostre vite "

Shiori abbassò lo sguardo, stringendo un po' più forte il cartone fra le mani, e un silenzio pesante calò di nuovo tra loro. Ma Akihisa continuava, incapace di fermarsi, come se tirare fuori quelle parole potesse in qualche modo alleggerire il peso che sentiva sul petto.

" d'altro canto la Torre simboleggia anche la risoluzione di un problema. Un cambio radicale non è per forza negativo "

Non era certo se quelle ultime parole fossero dette più per una spiegazione completa, oppure solo il vano tentativo di mettere tutta la situazione sotto una luce meno corrotta.

" e poi c'è la Luna..."

Riprese a parlare dopo aver tirato un sospiro durante quella piccola pausa.

" la Luna è inganno, confusione, incertezza. È quando ti senti smarrito, quando la strada davanti a te è offuscata e non sai più cosa è reale e cosa no. Ci troviamo qui, chiusi dentro questa scuola, in una nebbia di paura, senza sapere chi ci sta manipolando o cosa accadrà dopo "

" quindi siamo in mezzo alla Torre e alla Luna... non ha poi così poco senso "

Shiori lasciò che quelle parole si dissolvessero nell'aria, sospirando mentre appoggiava la testa contro il vetro freddo della serra.

D'altro canto Hisa chiuse gli occhi per un momento, cercando di trovare conforto in ciò che sapeva, nelle immagini che per lxi avevano sempre un significato.

" la cosa della Torre, però... "

continuò, come se si aggrappasse a un filo di speranza, ancora su quella identica carta di prima.

" ... è che, nonostante tutto crolli, non è la fine. È una distruzione necessaria per far emergere una nuova verità. Qualcosa... di più forte, di più vero. Forse anche noi dobbiamo crollare del tutto prima di poter ricostruire qualcosa "

La medium rimase in silenzio per un lungo momento, cercando di digerire quelle parole.

" E la Luna? C'è una via d'uscita da quel caos? "

Chiese successivamente, inclinando la testa leggermente di lato, un velo di curiosità l'avvolgeva.

" la Luna... ti dice di non fidarti di tutto ciò che vedi. Di cercare la verità, anche se è nascosta "

Aprì di nuovo gli occhi, puntandoli verso il cielo nuvoloso.

" forse è per questo che il cielo è così oscuro oggi. Ci sta confondendo, ci sta mettendo alla prova. Ma alla fine, dietro la Luna c'è sempre il sole. Ci sarà una chiarezza, prima o poi. Ma dobbiamo essere disposti a cercarla, anche se non sappiamo come "

Le parole galleggiavano nell'aria per un po', mescolandosi al rumore della pioggia, finché Shiori non parlò di nuovo, la sua voce appena udibile sopra il crepitio delle gocce.

" è difficile vedere il sole in questo momento "

"Sì, ma non possiamo smettere di cercarlo"

Rispose Akihisa, con un sorriso amaro.
E proprio sul più bello, un avviso famigliare suonò per i corridoi, portando ancora più amarezza.

" buongiorno cari studenti! Sono le 7 di mattina ed il night time è ufficialmente terminato! Rise and shine, everyone! Preparatevi ad un altro meraviglioso giorno! "

La voce allegra di Hana portava ancora più pesantezza dopo la sua caduta, ma almeno quell'avviso era riuscito a staccarli dalla monotonia del momento. Si guardarono, annuirono e si alzarono per andare a svegliare il resto del gruppo ancora dormiente, anche se probabilmente dopo questo trambusto era improbabile riuscissero a chiudere occhio.

Anche se nessuno dei due aveva davvero voglia di rompere quel fragile equilibrio fatto di silenzio e pioggia battente, non era proficuo lasciargli lì. A turno, si avvicinarono agli altri letti, scuotendo gentilmente i loro compagni, mormorando che era ora di alzarsi.

La reazione di Koharu e Hyosuke fu quella che si aspettavano: occhi gonfi, movimenti lenti, sguardi persi nel vuoto. Ogni gesto era meccanico, come se i corpi si muovessero per abitudine più che per reale volontà. Il peso del lutto era palpabile nell'aria, appiccicoso come quella stessa umidità che impregnata ogni cosa.

Quando arrivarono al "letto" di Asahi, però, qualcosa cambiò.

Akihisa si avvicinò per primo, chinandosi verso di lui e toccandogli una spalla.

" ehi... è ora di alzarsi "

Non si mosse. Rimase sdraiato, il corpo rigido sotto le coperte, il viso nascosto nel cuscino, le braccia stranamente schiacciate sotto il suo peso - come trovava comoda quella posizione?-. Non disse una parola, non diede alcun segno di aver sentito.

" asahi... "

Lo chiamò, questa volta con un tono più insistente, ma ancora senza risultato. Guardò gli altri tre svegli con uno sguardo legger preoccupato e Shiori nel mentre si era avvicinata al letto. I loro occhi si incontrarono. Nel silenzio compresero entrambi la stessa cosa: Asahi non voleva alzarsi. Non poteva, anzi.

Era ancora lì, intrappolato nel suo dolore, nel lutto che sembrava schiacciarlo al punto da impedirgli di muoversi. La perdita di Axel lo aveva colpito più di quanto nessuno avesse osato immaginare. Cioè, sapevano della loro relazione prima del killing game, di tutti gli alti e bassi trascorsi, di tutto quel fuoco che rimase fra i due... Diamine, si stava persino sacrificando per lui pur di non morire!
No, non era poi così sorprendente se fra tutti quanti era quello più scosso dalla perdita. Persino Koharu, vista dalla coda dell'occhio dell'albino, portava uno sguardo rammarico in quel casino in cui si era conciata da sola.

" lasciamo che dorma ancora un po'? "

Sussurrò la corvina, incerta. La sua voce era soffocata, come se temesse che anche il suono delle sue parole potesse pesare su di lxi ulteriormente.
Lo guardò di nuovo, osservando il modo in cui il ragazzo affondava sotto le coperte, come se cercasse rifugio da tutto. Ogni fibra del suo corpo sembrava gridare che non voleva affrontare quella giornata, che non era pronto. Che il dolore era troppo.

" non so... "

Rispose Akihisa, incertx. Da una parte sapeva che lasciarlo lì, a crogiolarsi nel dolore, non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose. Ma dall'altra, forzarlo ad alzarsi... era davvero la cosa giusta? Non sembrava. L'immagine che aveva in quel caso sarebbe stato letteralmente un morto vivente che a stento si reggeva in piedi. Se prima di tutto questo si sentiva uno schifo, immagina come sarebbe adesso. In più, a dirla tutto pareva leggermente più pallido..? Per la stanchezza?

Un lungo momento di silenzio passò, interrotto solo dal respiro pesante di Asahi e dal rumore costante della pioggia. Alla fine, fu la più grande a prendere la decisione. Si chinò verso di lxi, posando una mano leggera sulla sua spalla.

" asahi..? "

Sentì il suo nome per la seconda volta, con tono gentile e fragile.

" so che è difficile... so che non vuoi alzarti. Ma siamo qui con te, okay? "

Per un attimo, sembrò che Asahi volesse rispondere. Le sue spalle si contrassero appena, come se stesse lottando contro qualcosa dentro di sé. Ma poi, con un sospiro pesante, si distese di nuovo, affondando ancora di più nel letto.

" lasciatemi... stare... "

La voce soffocata nel cuscino era ugualmente rotta quanto lxi.
Shiori guardò Akihisa, mordendosi il labbro inferiore. Non sapeva cosa fare. Nessuno di loro lo sapeva davvero.

Qualcuno bussò alla porta ed aprì quest'ultima senza aspettare una risposta. Koharu ed Hyosuke, che erano i più vicini a questa, saltarono e si allontanarono dalla paura di chi vi fosse. La loro guardia non si abbassò alla vista di Haruki, non dopo quello che ha fatto ieri.

Anche il castano era distrutto dalla notte poco calma. Lo si notava dalle occhiaie ugualmente pesanti e andatura inclinata verso in avanti.

" che vuoi? "

Sputò subito acida Shiori, comprensibile dati gli eventi del giorno precedente. Haruki stesso non sembrava offeso da quel tono. Tirò fuori dalla sua tasca un foglio di carta ripiegato su se stesso e lo appoggiò per terra.

" questa è la mappa delle bombe, sono andato a memoria nel segnarle quindi potrebbero essere anche sbagliate. Ma quelle più importanti sono nei punti rossi, per certo "

Spiegò prima ancora che qualcuno potesse richiederglielo. Girò le spalle e prima di uscire aggiunse:

" cerca qualcosa, sia da questo posto che da voi, so solo delle registrazioni in aula sorveglianti. Fate quel che volete con queste informazioni "

" perché ce lo stai dicendo? "

Hyosuke fece un passo in avanti, ora i suoi occhi determinati penetravano la nuca del vecchio compagno di gruppo.
Vi fu un momento di silenzio, come se Haruki cercasse una risposta a quella domanda.

" non lo so... ma sono certo fareste un migliore lavoro rispetto a me con questa conoscenza. Non considerate mi vostro amico, non è per questo che lo sto facendo. Odiatemi pure. Non credete alle mie parole se non volete. Ma vi sto dando la possibilità di riprendervi la vostra libertà "

Detto questo, uscì a passo svelto pur di non dover sopportare tutte queste attenzioni. Hyo si avvicinò, raccolse ed aprì il pezzo di carta rivelando la cartina dell'intera scuola - sbloccata ed intera per precisione - con allegati dei puntini azzurri e rossi. L'aveva fatto davvero? Persino Koharu, che si era avvicinata curiosa, a stento ci credeva. Perché? Perché proprio adesso questo cambio di cuore? Cos'era successo ieri notte, quando nessuno guardava?

Hisa e Shiori si avvicinarono a loro volta, guardando gli altri con sguardo confuso.

" cosa dovremmo fare adesso? "

Dopo altri scambi di sguardi, arrivò una risposta da parte del cartomante.

" l'avete sentito, no? Prendiamo la nostra libertà ed esploriamo almeno dove diamine stanno queste bombe! Magari potremmo disattivarle o- non lo so! Ma facciamo qualcosa! "

Gli altri tre annuirono, anche loro in accordo di non stare con le mani in mano.
Be'... Rimaneva la questione di Asahi...

" posso stare io con lxi, voi tre andate pure e vi raggiungiamo in futuro, okay? "

Propose il regista pettinando il ciuffo biondo sopra l'occhio.
I tre annuirono e riguardarono la mappa.

" prima di tutto, direi di andare verso la direzione di questo punto rosso grande, non ispira niente di rassicurante "

_____________________________

I corridoi erano vuoti.
Non era proprio una sorpresa, poiché sin dal primo giorno solo 16 - 18 contando i sorveglianti - persone inabitavano queste mura. Nonostante questo ristretto numero, attualmente erano ancora di meno. Neanche dimezzati, no, ancora di meno. Cinque persone. Sole cinque persone ad essere rimaste ancora. E solo tre di loro camminavano in giro all'enorme struttura. Questa solitudine portava tante nuove e terrificanti sensazioni: l'atmosfera sembrava più buia, l'aria più fredda, i colori meno saturi, i passi più forti, e la tensione più visibile.

Eppure Shiori, seguita da Koharu e Hisa dietro le spalle, sapeva che bisognava tirare per forza avanti. La cartina indicava tutte le posizioni delle bombe, ed era loro compito perlomeno accertarsi fossero lì e, nel migliore dei casi, capire la meccanica per disinnescarla. Non ci stava contando anche fin troppo poiché fra queste quattro mura nulla sembrava andare per il verso giusto, ma la speranza era ultima a morire, non era vero?

" l'aula di musica si trova una "

Si fermò in mezzo al corridoio, realizzando di essere proprio di fianco alla stanza. Hisa e Koharu, nei loro mondi, andarono a sbattere su di lei prima si risvegliarsi.

" ce la fate? "

Commentò involontariamente sarcastica dopo esser stata spinta alcuni passi in avanti.

" no "

Risposero in unisono gli altri due, ricambiano il tono. Dopodiché si guardarono a vicenda, trovando la sincronizzazione tanto strana quanto appena buffa. La medium scosse la testa prima di riprendere a parlare.

" haruki ha segnato la sala di musica una delle stanze con le bombe "

" grandi o piccole? "

Domandò l'albino.

" piccole, non voglio rischiare già da subito "

" siamo sicuri non sia una trappola? "

Interruppe Koharu con le sue preoccupazioni.

" insomma, non fa strano che Haruki adesso ci abbia dato la cartina... quando è arrivata... Quella là, ecco "

Continuò con esitazione.
Fra i tre, era quella più scettica dei segnali del castano per motivi ovvi, dati gli eventi precedenti in queste giornatacce.

" dobbiamo provarci, se volete entro prima io e voi state di guardia "

Shiori indirettamente ammise di non avere tutti i torti, ma cosa avrebbero dovuto fare in questa situazione? Tornare senza fare niente? No, dovevano, appunto, provarci. Hisa mise una mano sulla sua spalla.

" se vai te, vengo pure io "

Gli offrì un piccolo sorriso mentre apriva la porta ed entrava nella stanza.
Koharu, realizzando di star rimanendo indietro, raddrizzò la schiena prima di intrufolarsi a sua volta.

" aspettatemi, dai! "

Si fermarono subito, ricordando ancor una volta della situazione critica in cui questa stanza si trovasse. Tutto distrutto da cima a fondo, ben sapendo non fosse per via dei terremoti. Vero, Koharu? Dire che avesse riportato memorie nella propria mente era un'attenuazione. Questo fu proprio un tuffo nel passato. Chissà che fine aveva fatto quella mazza, sepolta fra le macerie della sua camera. Perché l'aveva presa ai tempi per distruggere questa stanza?

Oh.

Scosse la testa alla realizzazione, non volendo neanche pensare al suo nome pur di non scoppiare davanti agli altri due.

" ehi, ho trovato qualcosa dietro il pianoforte! "

Esclamò Hisa, risvegliandola da quel processo di pensieri profondo e camminando verso la sua direzione.
Inginocchiandosi vide un cubo mettalico e scuro emettere un famigliare ticchettio.

" è tale e uguale all'altra bomba "

Commentò Shiori dietro di loro.

" quindi queste indicazioni non sono del tutto false? Buono "

Rifletté il cartomante avvicinando una mano sull'oggetto. Koharu schiaffeggiò via questa.

" ahia- "

" se ci farai esplodere te la vedrai con me nell'aldilà "

" ma se la prima volta non ha fatto niente "

" L'HAI GIÀ TOCCATA?! "

" INTENDO L'ALTRA BOMBA, PERCHÉ URLI?! "

Entrambi provarono uno schiaffetto dietro le loro nuche.

" bambini, smettetela, abbiamo altro a cui pensare "

La corvina tirò un sospiro appena esasperata.

" cosa dovremmo fare con questa adesso? La lasciamo? "

Fu naturale chiedere.

" ma che lasciare! E se qualcuno la rubasse? "

Fece notare la castana.

" chi dovrebbe rubarla di noi 5? "

" ci sono anche quei altri due! E se la prendessero per farci esplodere? Guarda come stanno messe le nostre camere! "

" okay, dove vorresti metterla allora? "

Fu senza parole, mettendosi a riflettere intensamente. Non trovò risposta.

Hisa, invece, ebbe un'illuminazione.

" che ne dite della stanza dei tubi? Possiamo anche chiuderla con delle catene dopotutto. Così nessuno la prenderà- "

" proprio quello che stavo per dire! "

Interruppe la badante dei panda. Di risposta ricevette un pizzicotto sulla spalla.

" oh, vuoi fare a botte o cosa? "

Portò i pugni davanti a sé, pronta alla battaglia.

" ho capito, la porto io da sola lì "

La più grande si fece strada fra i due e prese l'oggetto, per poi uscire dalla stanza avvisando.

" andate a cercare una di quelle grandi e controlliamo se sono nelle stesse situazioni o meno "

I due si guardarono negli occhi, prima di tirare un sospiro e rialzarsi con la mappa lasciata dietro. Hisa la prese fra le sue mani, ma Koharu volle avere una visione più chiara, appiccicandosi fra loro.

" andiamo, uhm, la bomba più vicina è nei passaggi segreti a quanto pare? "

I passaggi segreti.
A Koharu scese un brivido lungo la schiena ricordandosi di... Lei. Inspirò a pieni polmoni.

" tutto bene? "

Domandò preoccupato il giovane.
Ci mise un po' a ricevere una risposta diretta.

" ... sì "

La tensione bloccava ancora il corpo.

" se non te la senti, fai un fischio e ce ne andiamo subito, intesi? "

A quella frase sentì parte di quest'ansia sgonfiarsi come un palloncino. Buttò fuori l'aria, provando conforto in quelle parole. Annuì.

Entrare in quei stretti e bui corridoi era ancora peggio di quello della scuola.
Erano ancora più bui.
Ancora più chiusi.
Ancora meno saturi.
Ancora più silenziosi.
E la possibilità di poter ritrovarla nel tragitto... No, forse non è stata un'ottima idea andare qui.
Ma doveva farlo, per se stessa, per Hisa, per il gruppo. Essere una palla al piede non era la sua intenzione.
Come distrazione frugò fra le tasche dei suoi pantaloncini, sorprendendosi nel provare un oggetto minuscolo e freddo lì. Lo tirò fuori: era una moneta levigata.

Iniziò a rigirarla su se stessa come una sorta di antistress. L'altro ragazzx, accanto a lei, notò l'oggetto scintillare.

" cos'è quella? "

Koharu sollevò la moneta, facendola dondolare tra le dita.

" ah, questa? È una moneta che mia madre mi ha dato quando ero piccola. Era il nostro 'budget' per il pranzo. Dovevo farla durare una settimana "

Hisa alzò un sopracciglio, sorpreso e divertito. Improvvisamente trovò una strana famigliarità in quelle parole. Cercò di non darci troppo caso, come se non volesse crederci.

" una settimana? Sei sicura che non ti ha dato un portafoglio sbagliato? "

Koharu sorrise con nostalgia.

" no, era solo una di quelle cose... Mia madre non aveva molto, quindi mi insegnava a essere creativa con quel poco che avevamo. Tipo, capire se con 300 yen potevo comprare una cioccolata e comunque mangiare per il resto della giornata "

Le labbra dell'altro si incurvarono in un sorriso. Non capì perché sentire qualcosa del genere lo rese così... Sentito?

" capisco cosa vuoi dire. Mio padre faceva lo stesso. Mi dava 500 yen ogni domenica e diceva che erano per tutta la settimana. Ma poi finivo a dover scegliere tra un pranzo decente oppure dei anelli nuovi. Ora che ci penso, dovrei avere pure io una moneta con me "

Koharu rise piano, sorprendendosi di quanto quella situazione assurda fosse in realtà... normale.
Hisa si mise a frugare nelle sue tasche.

" e tu, alla fine, sceglievi i gioielli, vero? "

" sempre e comunque "

Rispose subito, per poi mostrare la moneta.

" anche se mio padre poi si arrabbiava quando tornavo a casa affamato "

Ci fu un attimo di silenzio, un'ombra di riflessione calò tra loro. La castana abbassò lo sguardo sulla moneta nelle mani dell'amico.

" tuo padre ti ha cresciuto da solo, per caso? "

L'albino tornò serio, ora giocava lui con la monetina.

" già. Se n'è occupato lui da quando mia madre... se n'è andata, diciamo così "

Koharu annuì, come se solo adesso riuscisse a capire davvero.

" anche mia madre ha fatto tutto da sola. Mio padre non è mai stato nella foto. Certo, poi mi sono trasferita da mia zia per... problemi scolastici, ma quello è un altro discorso "

Un sorriso sottile e comprensivo passò tra di loro. In quel momento, si resero conto che avevano condiviso la stessa esperienza per tutta la loro vita senza nemmeno saperlo. Non era solo una questione di genitori single: era il peso della responsabilità che avevano dovuto portare sulle spalle, la creatività nel far quadrare tutto, l'indipendenza che erano stati costretti a coltivare fin da piccoli.
La parte più ironica? Avevano parlato della loro situazione soltanto con un'altra persona prima d'ora. Entrambe queste non sembrarono aver lasciato un'ottima impronta nei loro cuori. Ma ora? Ora era diverso.

" strano, no? Ho sempre creduto fossi l'unica a vivere cose del genere "

Hisa si strinse nelle spalle, ma il suo sguardo era più morbido, come se quella breve connessione avesse allentato qualcosa in lui.

" già, non parliamo di tutte le spiegazioni che dovevo dare durante la festa della mamma al riguardo. Ma forse è quello che ci ha reso più forti "

Si fermò, squadrandola.

" o più testardi "

Lei gli fece una pernacchia, ora ridacchiando. Smise subito, avendo un'idea in mente.

" sai qual è la cosa più assurda? "

Domandò, tornando a sorridere in maniera incontenibile.

" certe volte... ti ritrovi a fare cose che probabilmente non avresti mai fatto con entrambi i genitori. Come... tipo... la spesa in fretta e furia, mentre tua madre ti urla contro dal corridoio dei cereali perché non hai preso il latte giusto "

" oh cielo, che ricordi mi hai appena fatto tornare in mente "

Si mise le mani in testa, cercando di non scoppiare a ridere.

" mio padre era uguale. Sempre a discutere su cosa prendere. Una volta mi ha mandato a fare la spesa da solo, con una lista. Mi ci è voluta un'ora per capire quale tipo di pasta voleva... non sai quante volte ho rischiato di tornare a casa con il tipo sbagliato! "

" madoooooo, sai quanto ti capisco. Quella sclerata di mia madre mi mandava spesso al supermercato da sola per la spesa settimanale, ed ogni volta stavamo al telefono mentre correvo su e giù per i scaffali disperata. Mi faceva: 'ricordati del pane integrale, con i semi di sesamo, altrimenti guarda che non cresci'. Dovevo capirlo anni dopo che mi stava mentendo per la sua dieta "

Scosse la testa, facendo una faccia offesa alla fine.

" certo, e ovviamente se sbagli anche un piccolo dettaglio, sono guai "

Aggiunse Hisa.

" una volta ho preso del latte senza lattosio, ti giuro sembrava avessi derubato una celebrità- poi gli ho detto che fosse più scontato e ha fatto 'ah okay, apposto allora' "

Si scambiarono uno sguardo complice, come se quella piccola confidenza avesse allentato la tensione che li circondava, permettendo loro di respirare un po' meglio in quel momento di caos. Nonostante tutto il dolore e la confusione che li circondava, c'era un punto di contatto, un'esperienza condivisa che li faceva sentire un po' meno soli.

Koharu ridacchiò nuovamente, infettando l'amico questa volta. I corridoi bui non erano così adesso. Hisa alzò un pugno verso di lei.

" alleanza genitori single? "

" assolutamente sì "

Batté questo con il proprio, fermandosi al grande atrio che connetteva i vari piccoli corridoi. Una parte era caduta, rivelando un buco sul muro fra le miriadi di uscite bloccate. Fra i massi trovarono la bomba.

" santo cielo, cos'è sta roba adesso... "

_____________________________

Se da una parte il trio stava facendo i loro progressi, in un modo o nell'altro, Hyosuke sentiva di star facendo veramente pochi passi, comparabili a quelli di una formica da quanto minuscoli sembrassero. Certo, aveva detto di rimanere affianco al giocatore di scacchi nella speranza che si sarebbe alzatx dal letto e finalmente avrebbero raggiunto il resto per esplorare insieme, ma ecco... Si stava rivelando più complicato del previsto per molti motivi.

Prima di tutto, la comunicazione fra questi due mancava completamente. Hyosuke stava provando da un pezzo non solo ad alzarlo, ma anche magari fare piccole conversazioni affinché si sentisse più a suo agio. Prima si era messo a parlare di alcuni film, dopodiché dei suoi registi, quando ebbe realizzato di star andando verso un rant senza fine quale avrebbe provocato un gran mal di testa a chiunque fosse intorno ad egli, cambiò parando a qualcosa che potrebbero avere in comune: un film sugli scacchi! Esistevano tante serie ed adattamenti a questo gioco, mostrandolo sempre come il simbolo di intelligenza e saggezza... Ma anche lì, Asahi non mostrava il minimo interesse.

Quel silenzio strano lo fece riflettere sul perché fosse rimasto qui, fra tutti loro. Cioè, comprendeva perché Koharu non fosse rimasta, ma Akihisa e Shiori? Cioè, oddio, lasciatelo riformulare il pensiero. Non si trattava perché non gli altri, ma perché lui sì? Ha senso? Sì, no, forse? Vabbè. Il punto era che... Nonostante tutto quel dolore, non pensava che lasciarlo affogare in questo fosse la cosa migliore da fare. Per l'amor del cielo, non stava giustificando le sue azioni, eppure dire che fosse totalmente contro di esse poiché "poco morali" era ipocrita da parte sua. Perché, ecco, non è che Hyosuke si fosse comportato meglio in passato. Se ha senso. E se anche una persona come Asahi, aveva dei momenti che lo facevano sembrare un individuo più... "normale" - mo non stiamo a definire cosa sia effettivamente 'normalità' - allora non vedeva perché abbandonarlo completamente a se stesso. Aveva senso? Non credeva molti l'avrebbero capito, ma per lui bastava questo come motivo.

In tutto questo monologo, ancora niente era cambiato purtroppo. Lui stava seduto sul bordo del materasso, Asahi sdraiava su questo senza alcun intento di alzarsi.
Che avrebbe dovuto fare adesso? Provare a richiedere?

Portò il busto lato aiutandosi con la mano più vicina, mentre l'altra andò sulla spalla del corvino. Lo scosse appena.

" asahi, te la senti di alzarti adesso? Dovremmo andare a cercare in giro "

Disse con un volume abbastanza basso, come se avesse paura di spaventare via un coniglietto impaurito - non che lxi sembrasse intenzionato ad alzarsi da un momento all'altro - ed un misto fra l'insistenza e la preoccupazione. Eppure il fanciullo non diede alcun segno di iniziativa, solo un breve cenno di testa udibile strusciarsi sul cuscino basso.

" lasciami stare "

Dopo aver mandato giù la saliva a forza, riuscì a borbottare questo come risposta. La sua di voce, invece, era appena percettibile. L'energia era praticamente sotto lo zero.

Il regista corruggò la fronte, una strana presenza si insidiò nella sua mente. Avvicinò i suoi occhi alla testa di lxi, coperta dalla visuale per via delle lenzuola usate per tenere caldo durante la notte, assieme alla sua giacca. Insomma, una grande torre. Quando Asahi lo notò, tuttavia, si mosse anche fin troppo in fretta nelle sue condizioni, girando il capo sempre più verso il cuscino e dandogli le spalle, come se avesse qualcosa da nascondere.

" c'è qualcosa che non va? "

Hyosuke non demorse e si alzò addirittura, così da non dare scampo al giocatore di scacchi. Tutto il corpo era coperto, apparte il capo. Fu lì che notò non solo le banali occhiaie dovute alla notte insonne, ma anche l'espressione intera oscillava fra una stanchezza immonde ed una contorsione a qualche dolore, per non parlare di quanto pallido la pelle fosse. In più, da quest'angolazione si notava ulteriormente quanto le spalle salivano e scendevano a ritmo irregolare, come il respiro.

" asahi? "

Lo chiamò, ora l'insistenza sparita in un batter d'occhio, lasciando spazio all'ansia e preoccupazione. Asahi tentò di nascondersi continuando a dargli le spalle. Hyosuke non dermorse, ancora. Questa volta mise lo sguardo quasi perpendicolarmente sopra il giocatore per inquadrarlo meglio e sì, i suoi occhi non ingannavano: non stava bene.

" che hai? "

Prese un paio di respiri prima di rispondere.

" niente "

Naturalmente non gli credette. Portò una mano sulla fronte per controllare la temperatura. Non era caldo, quindi non era la febbre. Allora cosa?

" che hai? "

Insistette per la seconda volta, alzando il volume. Come se l'avesse fatto di tanto, l'altro tremò appena.

" mal di testa "

Tirò un sospiro di sollievo, finalmente ricevendo una risposta certa. Okay, capitava a tutti di avere il mal di testa di tanto in tanto, soprattutto al regista stesso quando aveva fin troppa roba da organizzare fra sceneggiature, effetti speciali, mettere in riga gli attori... Conta pure la situazione strana, la malnutrizione perché non è che stessero proprio mangiando sano in queste settimane, e la... perdita. Sì, totalmente comprensibile che qualcuno si sia beccato il mal di testa. Non c'era niente di cui preoccuparsi. Un piccolo antidolorifico e passerà tutto nel giro di 20-30 minuti... Sempre se non si tratti di qualche malattia cronica e lui assuma constantemente questa medicina e- Hyo, smettila di perderti nei discorsi.

Lo scosse appena, cercando di attirare l'attenzione su di sé. Per sua fortuna, Asahi aprì appena gli occhi e dimostrare che avesse funzionato. Non vedeva molto, ma era chiaro fossero offuscati e stanchi.

" ehy, io vado in infermieria a prenderti qualcosa, okay? E- e poi avviso anche gli altri, così non si preoccupano troppo "

Li richiuse e non rispose, tirò un sospiro tremante. Era come se volesse dire qualcosa, ma non ci riuscisse.

" e torno, ovviamente, prometto che ci metterò poco tempo "

Scosse ancora una volta la spalla, cercando nuovamente quel contatto visivo come affermazione. Non lo fece. Lo scosse ancora un po' e nel processo lo scoprì appena dalla coperta e giacca che gli tenevano caldo. Sbucarono fuori le dita delle mani ed appena i palmi di quest'ultime, mezze chiuse e vicine fra loro come cercassero di tenersi caldo.

Avrebbe potuto lasciare tutto così, se non fosse per un piccolo particolare.

Sulle punte delle dita, sotto le unghie, c'era una sostanza simile al rosso-marrone. Il fiato di Hyosuke si fermò per quelle che sembrarono ore, così come il suo intero corpo si paralizzò. Ora in faccia si leggeva la perplessità.

" che hai lì? "

Asahi non era intenzionato a rispondergli, soprattutto perché stesse cercando di nasconder gli arti ancora una volta. Ormai era inutile però. Hyo abbassò le coperte rivelando uno spettacolo da brivido.

Rosso. Era tutto praticamente rosso lì sotto. Dalle coperte, ai vestiti, al suo corpo. Il fetore di sangue, sudore e chiuso si espandeva nell'aria rapidamente da dare la nausea. Da dove spuntava tutto questo casino? Alzò appena lo sguardo.

Dalle sue braccia.
Le bende ormai erano disfatte, a stento stavano sugli avambracci. Rivelavano sotto la fontana mezza incrostata e mezza bagnata di quel liquame rosso spaventosamente famigliare. Verticalmente c'erano quelle grosse ed orribili aperture, simili ad un morso di zanzara grattato fin troppo... In proporzione mille volte più grave e grande.

Portò una mano davanti alla bocca.
Per questo si rifiutava di alzarsi? Per non mostrare a nessuno questo? E che aveva intenzione di fare sdraiato ancora per molto?! Morire dissanguato?!

Ormai rivelato il segreto, l'espressione di Asahi si convulse in una di dolore, raggomitolandosi su di sè pur di scaldarsi. Eppure le punte delle dita erano fin troppo gelide, così come i piedi e la testa. Il mondo davanti a sé girava quando si muoveva, lo lasciava scombussolato addirittura. Sapeva che se si sarebbe alzato, sarebbe caduto l'istante dopo per la perdita. Era rimasto intrappolato lì. Tutta la notte. A grattare via quell'orribile sensazione senza sosta e, quando arrivò quel fiume, era troppo tardi per rimediare da soli.

Faceva male.
Cazzo, quanto faceva male.
Bruciava.
Cazzo, quanto bruciava.

Poteva sentire il morso diabolico arrivare fino alle ossa, sciupandolo di qualsiasi energia rimasta in corpo. Sempre di più lentamente, dolorosamente, insopportabilmente.

" cosa- come- quando- "

Non capì, era troppo per Hyosuke.
Come diamine ha fatto sopportare tutto questo fino ad ora? Cosa sarebbe successo se non l'avesse scoperto? Perché diamine lo stava nascondendo in primo luogo?!

Soccorso, doveva dargli soccorso.
Si girò attorno alla ricerca di qualcosa per fermare il sangue. Uhm- uhm- aspetta! Poteva usare la fodera dei cuscini! Li avrebbero lavati più tardi, non importa!
Corse e prese il suo cuscino, tolse la stoffa e, con quanta delicatezza riuscisse ad avere fra le mani tremanti, riuscì a fasciare temporaneamente la perdita. Okay, buono, ora, doveva correre in infermieria e prendere qualcosa nel kit di pronto soccorso IMMEDIATAMENTE.

Scattò subito fuori, tornò con la cassa e frugò senza sosta alla ricerca del materiale. Quando tirò il braccio di Asahi verso di sé, pronto a mettere il disinfettante, il corvino cercò di fermarlo.

" prude... no... "

" lo so, lo so! Ora però devi sopportare! "

Era il panico a parlare per Hyosuke, sapendo bene che successivamente si sarebbe rimproverato per come lo stesse trattando. Ma ora l'importante era cambiare le bende. Basta.
Le smorfie di dolore, miste alle lamenta deboli a causa del bruciore della sostanza non aiutavano a tranquillizarlo, dovendo addirittura ignorarle pur di non finire in un ulteriore casino.

Il processo fu inizialmente un casino fra l'ansia e la poca collaborazione dell'altrx, però alla fine riuscì a fare un lavoro decente. Poté tirare un sospiro di sollievo, appoggiando le mani sulle ginocchia. Si dovette riprendere alla scena per qualcuni istanti, prima di prendere Asahi e trascinarlo fuori da quel caos rosso e puzzolente in cui si fosse trovato.

Lo mise in posizione seduta contro il divano ed afferrò il mento con tutte e cinque le dita.

" asahi? Asahi mi senti, vero? Di' qualcosa! "

Il capo a stento stava in piedi, forzandolo a guardare in basso.

" m-mh... "

" cazzo, perché non l'hai detto prima?! Guarda come sei conciato! Che ti passa per la testa, diamine! "

Il fanciullo non rispose verbalmente, ma le spalle si alzarono, segnando ancora la confusione e spavento in mezzo a quella stanchezza.

" scusa- scusa- è che mi hai fatto preoccupare a morte e- sono andato nel panico e- son felice non è troppo tardi e- vuoi qualcosa da bere? Aspetta- ti porto dell'acqua- sdraiati- no, aspetta, ti aiuto io- "

Prese uno dei cuscini intatti e lo poggiò per terra, prima di aiutare il giocatore di scacchi a sdraiarsi e parare questo. Quando fece per rialzarsi, Asahi parlò ed attirò la sua attenzione:

" non... dirlo... agli altri... e.. Koharu... "

" come no? Devono saperlo! "

Afferrò la manica della camicia con quella poca forza avuta nelle braccia - diamine quanto faceva male anche solo muoverle.

" per... favore... "

Il biondo spalancò appena gli occhi e rimase in silenzio per alcuni istanti, sorbendosi i respiri pesanti dell'altrx. Mandò giù la saliva ed afferrò la mano con l'altra libera.

" non- non lo farò- ma tu- non lo fare mai più, intesi? Se stai male, puoi pure dirlo a me! Basta- basta che non ti fai questo! "

Asahi mollò la presa, lasciando quel poco di energia rimasta uscire dal suo sistema e serrò gli occhi, annuendo appena.
Hyo si alzò e guardò attorno, riflettendo su cosa fare.

Prese tutto ciò che avesse sporcato e lo portò con sé in lavanderia.

Un compromesso è un compromesso.

_____________________________

" hisa, ho la presbiopia o anche te lo vedi? "

" cosa cazzo è la presbiopia? "

" è un alterazione all'occhio che ti fa vedere le cose più in grande "

" ah okay okay- come cazzo lo sai?! "

" non è il punto, guarda quanto è grossa 'sta bomba! "

La castana indicò l'oggetto appena riscovato con entrambe le mani e la fronte corruggata.

" sì, fino a prova contraria non mi sono caduti gli occhi "

" che facciamo? "

" ci mettiamo un fiocco sopra "

" davvero? "

" MA TI PARE?! "

L'albino sbatté una mano in fronte.
Stavano impazzendo? Stavano impazzendo.
Ma in qualche modo doveva cercare di riprendere la ragione e non dal panico.

Era tale ed uguale a quelle che avevano visto tutto questo tempo nella struttura, tranne per alcuni piccoli particolari: primo, sarà stata minimo il triplo più grande di quelle riprese fino ad ora; secondo, c'era uno piccolo schermo di fronte a loro, tutto scuro; e terzo, sembrava collegata assieme ad altri fili dietro di sé. Che razza di marchingegno avevano trovato adesso?!

" ho paura "

Ammise subito la badante dei panda, non sapendo cosa aspettarsi.
Xlx cartomante si strofinò la nuca, cercando di mantenere la calma, anche se la situazione sembrava piuttosto assurda.

" io non credo che sia attiva...? "

Notò con esitazione, ma il suo sguardo continuava a restare incollato a quello schermo. Sembrava un po' troppo tranquillo. Troppo fermo.

" sembra tipo, una di quelle cose con un timer? Credo? "

" credi? 'Credo' non mi dà esattamente sicurezza, Akihisa! Questa cosa potrebbe esplodere e... e... "

Koharu lo fissò con gli occhi spalancati. Si portò una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi come per cercare di schiarirsi le idee. Il sudore le scendeva lentamente lungo la tempia, e iniziava a ridere. Una risata nervosa, sottile e incontrollata.

" oddio, forse dovrei smettere di respirare... Che ne pensi? Se respiro troppo, magari la faccio scattare "

Detto questo prese un sospiro profondo e rimase con il petto in fuori e le guance gonfie. Akihisa la guardò, prima perplesso e poi preoccupato. La scosse per le spalle.

" sei scema?! Ci manca solo che ci rimani stecchita perché blocchi i polmoni!

" okay- okay- sto respirando "

Buttò fuori tutto quanto prima di continuare a ridere. Questa volta, dalla perplessità di Hisa si formò con sorriso.

" anzi, perché non smettiamo entrambi di respirare, così la bomba ci risparmia? Se non ci muoviamo non ci vede! "

La fanciulla lx guardó alzando le sopracciglia, prima di ridere ancor più forte.

" mi sembra un piano infallibile! "

Esclamò, alzando le mani in aria come se fosse davvero una scoperta geniale. Poi, improvvisamente, afferrò le sue guance, stringendole forte mentre cercava di trattenere il respiro. Gli occhi le lacrimavano leggermente, ma continuava a ridere.

L'albino, cercando di restare serio, ma evidentemente fallendo, si accovacciò di fronte alla bomba e cominciò a studiarla da vicino.

" aspetta, aspetta. Forse non è attiva. Dico, non c'è nessun suono... nessun ticchettio, giusto? E... la luce è troppo fioca, vedi? "

La badante, che nel frattempo aveva ripreso a respirare per la seconda volta, si avvicinò cautamente, piegandosi sopra la spalla di Akihisa. Il suo volto si riempì di sospetto, e sporse le labbra come se stesse valutando seriamente la situazione.

" ma è rossa. Rosso significa pericolo. O fuoco. O ketchup "

Vi fu un attimo di silenzio prima che continuasse.

" ma di certo non significa che siamo salvi! "

Akihisa si voltò lentamente verso di lei, sollevando un sopracciglio.

" ketchup? Stai dicendo che questa bomba potrebbe esploderci in faccia spruzzando... pomodoro? "

Koharu scoppiò in una risata isterica, scacciando via la tensione che sentiva crescere dentro di lei.

" beh, sai com'è... Ho fame! E quando sono stressata, tutto mi ricorda il cibo! "

" ah, quindi una bomba ti ricorda un hamburger, perfetto "

Replicò Akihisa con un sorriso malizioso, ma un po' più calmo.

" però, se esplode, voglio le patatine fritte, grazie "

Guardò la bomba come se facesse parte della conversazione.
Una conversazione poco che assurda.

Koharu si sedette accanto ad Akihisa, osservando la bomba con un'espressione assente, come se stesse cercando di trovare un senso a tutto quello che stava succedendo.

" sai, non pensavo che il mio ultimo momento su questa Terra l'avrei passato a parlare di ketchup con te "

Akihisa scrollò le spalle.

" be', non possiamo scegliere come finisce tutto, no? Almeno ci stiamo divertendo "

Un altro silenzio calò su di loro, interrotto solo dal respiro irregolare di Koharu. Poi, improvvisamente, Akihisa si alzò e afferrò la bomba con entrambe le mani, sollevandola come se fosse un trofeo.

" hisa! Che diavolo stai facendo?! "

Gridò Koharu, balzando in piedi.
Akihisa sorrise di lato.

" koharu... non funziona. È spenta... Credo "

Koharu lo fissò per un lungo momento, il cervello che faticava a processare le informazioni. Poi, lentamente, si sedette di nuovo, piegandosi in avanti con le mani che coprivano il volto, scoppiando a ridere senza riuscire a fermarsi.

" ma i fili scusa? "

Fili?

" sì, non li vedi? E se si attivano se li muovi? E se fossimo noi gli hamburger?! "

Mise le mani nei capelli.
Hisa lasciò andare la presa, alzando le mani e rallentando moooltl lentamente.

" non abbiamo la maionese, cazzo "

Koharu lx guardò seria.

" credo che stiamo impazzendo "

" sì, giusto leggermente. Meglio andare a fare altro, che dici? "

" assolutamente, andiamocene da qui "

Non se lo fecero ripetere due volte a vicenda, tempo zero ed i loro piedi si trovavano fuori da quella stanza e verso... Non lo sapevano nemmeno loro.
Ma ridevano come dei cretini, di sicuro. O qualcosa di simile al ridere. Non ne erano certi. Anzi, non sembrava proprio importargli in quel momento, se proprio devono essere sinceri.

Durante la camminata, i loro passi li ricondussero verso tutt'altra parte che la stanza in cui si erano risvegliati quella mattina, e senza volerlo si ritrovarono nelle vicinanze del limbo: le rovine del dormitorio e l'aula sorveglianti.
Una voce famigliare ed odiosa iniziò a fare eco, assieme a passi veloci ma pesanti.

Hisa si mise subito sull'attenti, nascondendosi dietro l'angolo del muro, e fermò Koharu dall'andare oltre.

" che c'è? "

Domandò, confusa, non ricevendo risposta all'inizio. Per curiosità, i due sbucarono le loro teste da dietro l'angolo e videro proprio Erika, girata di spalle, fare avanti ed indietro mentre parlava al telefono con qualcuno. Si guardarono prima di ritirarsi.
Koharu aveva solo più domande, Hisa nessuna risposta. Fece solo segno di ascoltare.

La conversazione era assai confusionaria dal loro punto di vista, non solo perché fossero ad una certa distanza e nascosti, ma anche da come l'altra parlava. Era arrabbiata, se non impanicata e stressata. Chi era che la cercava così tanto?

" no, non posso tornare, quante volte te lo devo dire? "

Tornare dove? Fuori?

" lo so che è importante! Ma anche questo lo è! "

Cosa era importante?

" ascolta, se ci sono davvero così tanta gente fuori, aumenta gli agenti sotto ordine del capitano. Sei tu il suo preferito dopotutto "

Chi era il preferito di questo 'capitano'?

" hana è morta, cazzo! Non c'è nessuno che può stare qua dentro a tenerli d'occhio. Non era questo il nostro piano? Creare prove? "

Tenerli qui per... Prove?

" non darmi questo tono strafottente, Nagasawa, non quando si tratta di morti! "

Gridò l'ultima frase rimbombando per i corridoi. Ci fu qualche momento silenzioso, spezzato dai suoi sbuffi.

" avevi detto avresti sempre avuto le mie spalle? Fallo. Ci vediamo. "

E con questo credettero avesse appena chiuso la chiamata. Il silenzio adesso era ancora pieno di tensione ed ansia. Nessuno dei due osava respirare, come se fossero le prede pronte ad essere lacerate una volta scovate.
I passi si allontanarono, fino a non essere più udibili alle loro orecchie. Koharu fece cenno di andarsene prima che tornasse, Hisa accettò prima di camminare cautamente e stazionarsi nell'atrio principale.

" cosa cazzo è stato? "

Si domandarono a vicenda allo stesso tempo, realizzando nessuno dei due avesse la benché più minima idea.

" ricapitoliamo: per via della morte di Hans e noi, non se ne può uscire. C'è qualcosa d'importante che ha a che fare con la polizia. Nagasawa, che è uno dei ex-padri del millenium development, ha detto di stare dalla parte del suo peggior nemico e... No aspetta, Erika fa pure parte della U. F. F. e polizia- eh? "

Hisa cercò di ricapitolare, mischiando solo le sue idee. Non era chiaro cosa intendesse, non poteva sapere i dettagli per motivi ovvi e...
Rifletterono in silenzio per alcuni minuti.

" ha un telefono "

Constatò la castana.
Il cartomante alzò un sopracciglio.

" un telefono! Magari- magari possiamo provare a rubarglielo e contattare le autorità, no?! "

" non l'hai sentita? Le autorità stanno dalla sua parte! "

" e per questo dovremmo arrenderci? Hisa, ti facevo il più determinato fra tutti! "

Corruggò la fronte, oltraggiato.

" lo sono? Non è il punto. E se ci facessimo scoprire? Ti ricordo che ha pure una pistola con sé! "

" ruberemo pure quella! "

Spalancò la bocca.

" tu ci vuoi morti a questo punto! "

" dobbiamo provare! "

" perché?! "

Quella domanda la tagliò, portando a galla ricordi dolorosi.
Il suo tentativo di fuga con Airi, i colpi di pistola, il sangue sporcare quei capelli dorati ed il suo corpo perdere sempre più calore.
In quei momenti, avrebbe voluto morire al posto suo.
In quei momenti, avrebbe voluto riniziare tutto da capo per fermarla dalla salvezza.
In quei momenti, avrebbe voluto rinunciare alla speranza pur di non cadere nella disperazione da cui stava uscendo.

Koharu non ebbe voluto salvezza, perché da sola.
Ma Koharu presto capì di non esser sola, di avere altre persone che vogliono uscire, così come persone fuori che l'aspettano.
Non voleva mollare.

" perché... perché dobbiamo, e basta. Una partita arresa è già persa dall'inizio. Dobbiamo provarci ora che molte cose sono cambiate! Non è in questi momenti che le rivolte avvengono? "

Hisa rimase sorpresx da come parole così semplici ebbero riuscito a colpirlo in pieno, ricordandogli a sua volta lo stesso pensiero.
Non era da solo, c'era qualcuno che l'aspettava fuori.
Suo padre.

Inconsciamente abbracciò se stessx, simulando quello che avrebbe fatto lui quando si sarebbero rivisti perché sì, in fondo al suo cuore non aspettava altro. Rivederlo. Per suo padre, era disposto a sopportare un altro giorno sotto questa tortura. Per suo padre, avrebbe fatto di tutto. Tutto.

" hai ragione "

Affermò guardandola dritto negli occhi.

" haruki aveva parlato di come le registrazioni fossero importanti per lei "

Si ricordò il discorso di stamattina, dello sguardo del sorvegliante che ancora non voleva arrendersi, di una piccola luce illuminarsi in mezzo quel buio. Stava già cercando di creare una strategia.

" ma non lo faremo solo noi due "

Ribatté, ma più che riferito a Koharu, era per sé, come se stesse ragionando tutto quanto nei più minimi nei dettagli allo stesso istante.

" abbiamo bisogno della mano di tutti, di essere una squadra "

" sì "

Annuì la castana.
Hisa rimase col fiato sospeso, come se volesse dire qualcosa ma non avesse il coraggio di farlo davanti all'amica. Scosse la testa, riprovandoci.

" questo significa che dovremmo risolvere i nostri problemi, pure quelli con... Asahi "

A quel nome la fanciulla guardò altrove silenziosa.

" dici che dovrei... perdonarlo? "

Strinse i pugni, la mascella era rigida.

" non puoi semplicemente chiedermelo così dal nulla... Non dopo- non dopo tutto quello che è successo "

Il tono era tagliente.

Hisa si appoggiò contro uno dei tavoli, capendo perfettamente la frustrazione della fanciulla. Aveva vissuto un'esperienza simile, anzi, ancora la viveva.

" lo so che non è facile "

Iniziò a parlare.

" e capisco la tua frustrazione. Io stesso non sono ancora riuscito a perdonare mia madre per averci abbandonato "

Koharu scattò gli occhi verso l'amico, presa alla sprovvista.

" so che è difficile perdonare qualcuno dopo tutto il male che hanno fatto, e so quanto frustrante può essere quando qualcuno insiste tu debba farlo per il vostro, no, per il tuo bene "

Incrociò le mani al petto.

" voglio aiutarti Koharu, davvero, non meriti di soffrire, così come non meriti di esser obbligata a perdonarlo "

Tirò un sospiro, facendo un passo in avanti verso di lei.

" ma non meriti nemmeno che le sue azioni ti controllino. Tutta questa rabbia, questo odio, sono solo risultato della loro influenza che ancora ti tormenta "

La fanciulla fece un passo indietro, sentita presa in causa anche fin troppo.

" non capisci, non hai idea di quanto uno schifo mi sia sentita a- a scoprire che il mio migliore amico abbia fatto tutto questo e non dirmelo, e rompere la promessa che aveva fatto "

Il solo pensiero bruciava le iridi marroni.

" come ti senti al riguardo? Dillo "

" tradita! Mi sento- presa come una stupida! O peggio ancora un'incapace! Mi sento come... Come quando ero alle medie, dove tutti mi chiamavano una scimmia solo perché non fossi talentuosa quanto loro "

Portò una mano davanti alla bocca, cercando di nascondere i possibili singhiozzi.

" asahi... mi ha fatto riprovare quelle emozioni... quella rabbia... perché ci tenevo "

" e ci tieni ancora a lui, giusto? "

Koharu ci mise un attimo a rispondere.

" non lo so... "

" so che quelle persone siano state cattive nei loro confronti ma so anche che Asahi è diverso da loro "

" perché?! "

" perché questa situazione è diversa, Koharu "

Mandò giù la saliva.

" siamo ragazzi unici, bloccati in una situazione unica, con un unico problema più grande del sole. È ovvio che le nostre reazioni saranno... uniche a loro volta "

Lasciò il flusso di pensieri parlare per sé.

" non ti sto chiedendo di perdonarlo e dimenticare tutto quanto, ma dovresti rifletterci sopra su cosa l'ha portato qui e perché. Tu, più di tutti in questo gruppo, dovresti sapere cosa stia passando, perché sei la sua migliore amica. Se non lo fossi, non ti sarebbe fregato di lui dopo quella rivelazione "

Prese entrambe le sue mani cercando contatto visivo.

" il perdono non è fatto per lui, o per loro. Ma per te. Si tratta di te. Si tratta di come tu voglia che queste cose ancora ti controllino o meno. Devi fare il primo passo, però, anche se sembra spaventoso. E vedrai che non ti spezzerai per questo "

Koharu morse il labbro trattenendo le lacrime.

" e se non ci riuscissi? "

" posso stare al tuo fianco se serve, vedrai che ne sei capace. Sei arrivata così lontano proprio per questo. Perché sei buona, perché sei Koharu "

Koharu guardò il pavimento, silenziosa e pensosa. Quando riporse le sue attenzioni verso l'albino, tirò su con il naso.

" ci proverò... ma non ti garantisco niente "

Annuì.

" non devi garantire niente a me, ma a Koharu stessa "

Indicò la fanciulla con l'indice senza staccare le mani.
La castana ridacchiò.

" qualcuno ti ha mai detto di essere insopportabilmente saggio? "

" sumire, un paio di volte, ma è quello il pezzo forte di un cartomante "

Koharu si asciugò le lacrime, ormai calma, ed una strana sensazione iniziò a scaldare il suo cuore.

_____________________________

Okay, bomba chiusa dentro quella stanza dalle memorie orribili. Ora che ci pensava in maniera più diretta, notò subito come ogni singola stanza aveva un'aria del genere. Non di brutti ricordi... Solo ricordi. Ogni quattro mura divideva dal resto del mondo una, o più, storie. Storie felici, scioccanti, oppure memorie tristi e infurianti. Era un bene fossero separate, perché così non sarebbero sbucare fuori dal nulla a prenderti quando meno te lo aspetti. Davvero, sembrava quasi una prigione, ogni cella aveva il suo criminale all'interno ricercante libertà e vendetta. L'aria respinta al loro interno era già stata deprivata dell'ossigeno, sostituendo questo con emozioni fin troppo forti.

La sala dei tubi era una delle celle più pericolose. Nonostante il sangue si fosse ripulito, rimaneva ancora quella sedia al centro, sdraiata per terra. Il criminale, ed anche i suoi crimini, invadevano lo spazio quasi da soffocarlo. Se questa era la sensazione Shiori provasse, non poteva immaginare che reazione avrebbe potuto avere Akihisa. Aveva fatto bene a prendersi quell'incarico, e probabilmente lo rifarà ancora, se lxi e Koharu avrebbero trovato altre bombe.

Passando per i corridoi verso la sala di musica, pensò bene di mandare un avviso sulla chat in comune di cui i loro E-Handbook ancora disponevano. Come fece per aprire l'oggetto elettronico, tuttavia, qualcuno attirò la sua attenzione.

" hyo? Che ci fai qua? Non dovevi essere con Asahi? "

Rallentò il passo per visualizzarlo meglio. Il biondo sembrava star attento a non attirare attenzione su di sé, guardandosi attorno. Quando fu beccato, tuttavia, saltò appena dalla sorpresa.

" o-oh Shiori! Pensavo fossi qualcun altro, che spavento "

Cercò di mascherare la paura, tirando un piccolo sospiro e sciogliendo le spalle. Prima di continuare diede nuovamente un'occhiata intorno a sé.

" stavo cercando qualcosa per Asahi, ha detto di avere un mal di testa allucinante da non potersi alzare. Cioè- ci abbiamo provato ma si è dovuto sedere subito- "

" ha la febbre per caso? "

Chiese diretta.
Hyosuke scosse la testa.

" non proprio, ma non credo nemmeno sia qualcosa di troppo grave?? Cioè, non che voglia minimizzare il problema, la salute viene prima di tutto e- oddio, sto parlando a vanvera di nuovo, mi devo dare una calmata "

Ad essere sinceri? La fece ridacchiare appena quell'ultima frase.

" che stavi cercando? Magari posso aiutare "

" delle medicine? Ma quello so farlo perfettamente da solo, se vuoi proprio farmi un favore potresti andare a controllarlx un attimino mentre ritorno? Giusto per evenienza, non credo che qualcosa di brutto succeda ma mai dire mai. Va bene? Va bene, a fra poco allora! "

Dopodiché scattò via in direzione dell'infermieria, lasciando la più grande in solitudine ancora una volta. Quando scomparse dalla sua vista, Shiori scosse la testa ed incrociò le braccia, prima di dirigersi verso la camera in cui alloggiavano.

Quando entrò, lo trovò seduto per terra, con una coperta - non la sua - avvolta attorno alle spalle. Accanto a lui, un bicchiere di succo e un po' di cibo, appena toccati. Asahi non sembrava accorgersi della sua presenza, lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse intrappolato nei propri pensieri. Le occhiaie scure sotto gli occhi raccontavano tanta stanchezza quanto dolore. Non indossava la sua giacca come era solito fare, stando con una t-shirt bianca apparentemente nuova. E dove l'apertura della coperta lasciava sbirciare, intravedeva bende su bende attorno alle sue braccia, queste incrociate mentre le dita a stento impedivano la coperta di non disfarsi del tutto.
No, non aveva proprio una bella cera, ma da una parte poteva comprendere quanto bastardo un mal di testa sapeva essere certe volte. Eppure c'era qualcosa che puzzava, non comprendeva cosa.

Si sedette accanto ad Asahi, con un movimento lento e misurato, come se temesse di romperlo semplicemente con la sua presenza. Guardava il profilo del suo volto, le linee allungate dalla mascella lasciata appena prendere, mentre il suo sguardo sembrava perdersi in un orizzonte invisibile. Mon diceva nulla. Aveva il respiro pesante, affaticato, e la coperta che avvolgeva le sue spalle sembrava un mantello che, invece di proteggerlo, lo soffocava, eppure di lasciarla andare non sembrava una delle sue intenzioni. Anzi, non sembrava pensare e basta, come se fosse su un altro pianeta.

Prese un respiro profondo, cercando di fare spazio nella sua mente caotica fra domande e dubbi per trovare le parole giuste. Sentiva il cuore pesante, consapevole di quanto fosse fragile quel momento.

" come ti senti? *

Domandò, cercando di mantenere la voce ferma. Ma sapeva che la sua domanda era quasi inutile, una formalità, una stupidità.

Infatti il corvino dalla ciocca azzurra non rispose subito, ma alla fine scrollò appena le spalle sotto la coperta, i suoi occhi ancora fissi nel vuoto.

" non lo so "

Le parole lasciarono la sua bocca a fatica, potendole solo sussurrare, arreso. Abbassò gli occhi verso le ginocchia, avvolte nella coperta. Il silenzio fra loro sembrava espandersi, diventando denso e opprimente, come se ogni secondo trascorso senza una parola pesasse più del precedente.

Shiori osservò il modo in cui le spalle di Asahi si sollevavano e abbassavano a intervalli irregolari, quanto pallido fosse, quanto la sua mente stava ovunque tranne che nel momento e il leggero tremore sofferto dagli arti superiori. Era così grave questo dolore? Un'emicrania per caso? Allora perché Hyo aveva detto non fosse niente, mh? Il suo sguardo scivolò poi sul bicchiere di succo accanto a lui. Era quasi intatto, con la condensa che si scioglieva lentamente sul vetro.

" hai mangiato qualcosa? O almeno bevuto? "

Provò a chiedere di nuovo, anche se conosceva già la risposta.
Asahi fece un cenno leggero, quasi impercettibile, come se ogni movimento richiedesse un enorme sforzo.

" non ho... fame... "

Mormorò con un volume ancora più basso di prima. Ora i suoi occhi risultavano socchiusi. Involontariamente tentò di girarsi verso la direzione del cibo, ma appena lo sfiorò visivamente capì non fosse un'ottima idea.

Shiori strinse le labbra. Il freddo sembrava penetrare non solo attraverso i muri della stanza, ma anche dentro di loro. Era un gelo che veniva da dentro, dalla disperazione. Si avvicinò leggermente ad Asahi, sperando che il calore della sua vicinanza potesse trasmettergli almeno un po' di conforto.

" hyosuke sta andando a prendere delle medicine, ha detto che il mal di testa non ti lascia affatto "

Disse, rompendo il silenzio con una dolcezza innaturale per una persona forte come lei.

" sicuro sia solo quello? "

Asahi alzò le spalle, per quanto potesse.

" emicrania? "

E lo fece ancora.

" mi spiace per te, vuoi che spenga le luci? "

Scosse la testa.

Asahi alzò appena lo sguardo, ma non abbastanza da incontrare i suoi occhi.

" vattene "

Sputò ad in tratto, al che venne presa di sorpresa.

" ho fatto qualcosa? "

" ... no, però... "

" però? "

" ... "

La bocca era mezza aperta ma nessuna parola sembrò intenzionata ad uscire. La richiuse, tornando a guardare giù. Una scossa di gelo lo prese, scuotendosi pur di scacciarla via.

Shiori lo osservò attentamente, sentendo dentro di sé un misto di frustrazione e preoccupazione - quanto ci metteva Hyosuke ad arrivare? Abbassò lo sguardo verso il pavimento, raccolse i suoi pensieri, e poi si voltò di nuovo verso di lui.

" ascolta... so che per la maggior parte del tempo ti sei isolato "

Iniziò, con una calma che sembrava quasi forzata.

" ma ora non devi più, stiamo cercando di riscostruire qualcosa dopo questo collasso, no? Bisogna cambiare un po' di abitudini "

La testa di Asahi si inclinò leggermente, ma il suo sguardo rimase fisso davanti a sé. Il suo corpo era come svuotato di ogni energia, quasi fosse una marionetta il cui burattinaio aveva abbandonato i fili. Shiori sapeva che doveva fare qualcosa di più.

" non solo te, pure io. Questo killing game ha distrutto quella poca pazienza che avevo all'inizio. Ora sto cercando di ritrovarla e... Parlare con gli altri, suppongo "

L'attenzione diminuiva al secondo.

" non devi dirmi per forza tutto, ovvio, ma sappi che ci sono se serve. Soprattutto perché i mal di testa sanno essere veramente bastardi quando vogliono "

Fece un respiro profondo, il gelo nell'aria sembrava stringerle i polmoni. Mandò giù la saliva.

" sai chi non ha mai smesso di credere in te? "

Domandò con tono quasi provocatorio. Sperava che quella domanda potesse attirare la sua attenzione.

Asahi sembrò finalmente scuotersi da quella trance di apatia. I suoi occhi si mossero lentamente verso di lei, come se il suo cervello avesse faticato a processare quelle parole.

" smettila "

" hisa. Anche dopo che ha scoperto del casino con... Ecco, quella stessa sera insisteva di andare a cercarti perché non credeva fosse giusto abbandonarti a te stessx. Ma gli altri l'hanno bloccato "

Gli occhi azzurri di Asahi si aprirono leggermente, e il suo viso mostrò una traccia di sorpresa.

" hisa..? "

Ripeté, come se faticasse a credere a quelle parole.

" già "

Continuò Shiori, con un sorriso piccolo.

" se volevamo rifare il gruppo, dovevamo partire da zero. Non ha funzionato, eppure ci ha provato e riprovato. E son sicura voglia riprovarci di nuovo perché è una brava persona, in fondo "

Le parole sembravano colpire Asahi come una scossa. La sua espressione cambiò impercettibilmente, i suoi occhi, fino a quel momento opachi, iniziarono a brillare di una luce nuova, quasi incredula. Quella piccola scintilla di speranza, così delicata, si fece strada tra le ombre della sua mente.

" hisa... ha davvero fatto questo? "

Domandò, con una voce spezzata, come se non volesse permettersi di credere in quelle parole, ma ne avesse disperatamente bisogno. Non credeva di esser così deprivato da sensazioni positive fino a quel momento.

Shiori annuì, fissandolo intensamente, cercando di trasmettere tutta la verità di ciò che stava dicendo.

" puoi andare tu stesso a chiederglielo, se vuoi. Quando sarà passato il mal di testa, ovvio "

Il silenzio che seguì non era più tanto opprimente, ma carico di significato. Asahi abbassò lentamente lo sguardo, le mani che stringevano la coperta si allentarono. Per la prima volta da quando era entrato in quella stanza, sembrava che un peso insostenibile fosse stato sollevato, anche solo di poco.

Fu lì che la porta si spalancò, rivelando Hyosuke con in mano alcune scatole di medicina. Accorse subito ai due, inginocchiandosi davanti ad Asahi, il quale sembrava solo perplesso.

" allora, di solito io vado di Tylenol o Bufferin nelle giornate calme, ma se va proprio male il dottore mi prescriveva anche del Voltaren per quando mi facevano male la schiena, o le gambe, o le braccia da quanto stavo fermo seduto a registrare. Non devi assumerne tanta però, intesi? "

Avvicinò il bicchiere di succo al fanciullo, consegnandogli nell'altra mano una sacchettino della medicina in polvere.

" e poi non sembri il tipo che prende pastiglie, o almeno, adesso non sembri proprio voglioso di assumerle- sì, insomma, bevi e basta "

Asahi non distolse lo sguardo dal biondo, ancora dovendo processare cosa stesse succedendo. Abbassò lo sguardo verso la medicina. Dopodiché il succo. E la maglietta. E le bende nuove. E il casino ormai ripulito. E Shiori. E di nuovo Hyosuke.
Qualcos'altro si insidiò nel suo cuore, non capì cosa, ma gli portava pizzicore agli occhi.

Notando questo particolare, il biondo mando giù la saliva in fretta, portando le sue attenzioni verso la corvina.

" dunque, Shiori, perché non ci dici un po' come stanno andando le esplorazioni? "

_____________________________

Nel mezzo della spiegazione dei ragazzi, la porta di spalancò rivelando il rimanente duo fuori da quelle quattro mura sicure. Hyo e Shiori si girarono verso la loro direzione trovandoli in ansia di dover dire qualcosa.

" dobbiamo organizzare un piano "

Affermò Hisa avvicinandosi a passo immediato verso loro, seguitx da Koharu che sembrava più... Tesa?

" un piano per cosa? "

Domandò Shiori, naturalmente curiosa.

" un piano per uscire da qui, ovvio! "

" 'uscire'? Nel senso, 'uscire' uscire?! "

Hyosuke disse sorpresx.

" sì, a meno che uscire non abbia preso un nuovo significato di cui non abbiamo assolutamente idea "

Commentò sarcastico lxi prima di riprendere il discorso.

" mentre Shiori ci ha lasciato esplorare, abbiamo trovato un'altra bomba "

" allora Haruki non stava mentendo? "

" se è una bugia, consideralo un mago perché quella roba che abbiamo trovato è enorme rispetto alle bombe ritrovate "

Indicò la porta fuori.

" abbiamo provato ad analizzarla, e a quanto pare è spenta al momento, più uno schermo che, bo', potrebbe essere un timer? E provare a portarla fuori è rischioso perché è attaccata da tanti fili che conducono verso le rovine "

" scelta saggia, meglio non rischiare "

Commentò la corvina, annuendo.

" sì, anche se stavamo impazzendo perché non credo di aver visto un'arma di distruzione di massa così grande qua dentro. E se quelle piccole riescono a distruggere interi teatri, non immagino cosa potrebbe succedere con questa "

Hisa diede un'occhiata a Koharu, quale sguardo diceva perfettamente che tutto questo fosse vero.

" ma non è finita qua "

Parlò lei stavolta.

" ci siamo imbattuti in Erika "

Gli altri due spalancarono le palpebre.

" che vi ha detto? "

Domandò istante il regista.

" niente, cioè, ha detto qualcosa ma non era riferito a noi "

" era al telefono con qualcuno "

Specificò Hisa, riprendendo la parola.

" con chi? "

" con Nagasawa "

" aspetta- quel Nagasawa? Quindi SANNO che siamo qui?! "

" loro due? A quanto pare sì, e forse anche la U. F. F. intera a questo punto "

" non capisco- se lo sanno, perché non vengono a prenderci? Siamo degli Ultimate dopotutto! "

" non saprei, sinceramente. Ripeto, questo è tutto un 'forse'. Potrebbe essere che non lo sappiano, oltre a loro due "

L'albino si grattò il mento.

" però avevano parlato di cosa stia succedendo fuori. C'è la polizia che sta cercando di fermare questa... 'Gente'? "

" gente? Che tipo? "

" non saprei, abbiamo origliato di nascosto. Stavano parlando di come qualcosa fuori fosse importante con loro. Sono pericolosi abbastanza da tirare fuori i rinforzi, ma Erika non può proprio andarsene? "

" è così importante là fuori? "

" be', è la speranza liceale "

" ottimo punto "

Shiori tirò un sospiro prima di continuare.

" suppongo non se ne possa andare per via dei sorveglianti... "

Borbottó fra sé e sé.

" non solo "

Interruppe Koharu nuovamente.

" aveva detto che voleva creare delle prove "

" che tipo di prove? Contro di noi? "

Domandò Hyosuke, dubbioso e sospetto.

" non saprei, e sì. A quanto pare facciamo parte dell'equazione di cosa stia succedendo fuori più di quanto noi crediamo "

Ci fu qualche momento di silenzio pensieroso.

" proprio per questo che dobbiamo agire adesso "

Akihisa spezzò questo.

" sappiamo queste cose: ci sono bombe di diverse dimensioni per la scuola, Erika ha un telefono che può contattare gente da fuori, e fuori stanno cercando di incolparci per qualcosa che non sappiamo. Da quanto lei sembrasse stressata, potrebbe essere il momento adatto per provare a distrarla, rubare quel cellulare e chiamare i soccorsi! "

Il resto del gruppo guardò i due alzati in piedi, non proprio convinti.

" rubare il cellulare a Erika? "

Shiori aggrottò le sopracciglia, incerta.

" non fraintendere, sono d'accordo che dobbiamo fare qualcosa, ma è rischioso. Erika non è una tipa da prendere alla leggera. Se ci scopre, potrebbe farci finire peggio di così "

Koharu annuì lentamente.

" lo so, ma dobbiamo prendere un rischio, giusto? Non possiamo semplicemente aspettare che esploda tutto o che ci incolpino di qualcosa di terribile. Questo potrebbe essere l'unico modo per far sapere a qualcuno là fuori cosa sta succedendo "

Hisa incrociò le braccia e osservò attentamente gli altri due.

" pensateci un attimo. Abbiamo prove chiare che ci sono bombe sparse per la scuola. Non è solo una minaccia per noi, ma anche per chiunque fosse lì fuori. Se Erika sta lavorando con Nagasawa, potrebbe essere coinvolto fino al collo in tutto questo. Forse lei stessa è una pedina, ma in ogni caso, abbiamo bisogno di quel telefono "

" lei, una pedina? "

Hyosuke guardò Hisa negli occhi.

" no, fidati, non può esserlo "

Borbottó a bassa voce, non facendosi sentire comprensibilmente da nessuno.

" come? "

Hyosuke rimase in silenzio per un momento, riflettendo. Il volto tradiva la preoccupazione, ma allo stesso tempo era evidente che il gruppo era in una situazione disperata.

" ... ok, ammettiamo di riuscire a distrarla e prendere il telefono... Cosa poi? Se Erika sa che siamo qui, non ci metteranno molto a capire che siamo noi i responsabili. Come pensiamo di farcela? "

Koharu si voltò verso Hisa, visibilmente tesa.

" non possiamo prevedere tutto, ma almeno avremo fatto qualcosa. Non posso restare ferma mentre tutto intorno a noi va a pezzi "

Hisa annuì.

" abbiamo bisogno di un piano. Non possiamo agire in modo avventato "

" allora pensiamoci bene"

Disse Shiori, fissando il pavimento mentre la sua mente cercava disperatamente una soluzione.

" se vogliamo prendere il cellulare, dobbiamo essere rapidi e precisi. Qualcuno dovrà distrarre Erika, e qualcun altro deve muoversi con discrezione "

" e dobbiamo tenerla lontano dalla stanza! Così non ci sentirà, ed anche quando lo scoprirà, dovrà correre per un bel po' prima di arrivare "

Aggiunse la badante.

" quindi chi fa l'esca? Perché io no, di sicuro "

Concluse, guardando il resto.
Akihisa mise una mano sulla spalla di Hyo.

" hyo "

" hyo?! Cioè- IO?! "

" è una battuta questa o cosa? "

Il biondo scosse la testa.

" e perché? "

" insomma, 'hyo' e 'io' sono abbastanza simili foneticamente se ci pensi- "

" no dico, perché me? "

" oh! Perché sei quello con più collegamenti con Erika. Sicuramente non sospetterebbe di te, in caso dovessi parlarle. Non quanto noi, insomma "

Socchiuse gli occhi e strinse i denti, non proprio convinto di tutto questo. Dopodiché mandò giù la saliva.

" e va bene, vedrò cosa riuscirò a fare "

" ottimo! Dopo questo allora- "

" prima di andare avanti, vorrei che chiudessimo una cosa una volta per tutte "

Tutti si girarono verso Hisa, quale ritornò al fianco di Koharu e le diede una piccola spinta in avanti sulla schiena.

" su, ne abbiamo discusso prima, ci servi adesso o mai più "

Hyosuke e Shiori si guardarono un paio di volte, non capendo cosa i due intedessero. Dopodiché tornarono i loro occhi sui due. Koharu portò lo sguardo verso il basso e iridi altrove, leggermente rossa in volto.

" ce la farai, vedrai, siamo qui con te "

Ci rifletté su.

" oppure preferisci uscissimo? "

Scosse la testa.

" no, no, vi voglio qui per... Supporto, suppongo "

Mise in chiaro, alzando lo sguardo mentre lasciava un respiro profondo pur di calmare il battito cardiaco in gola. I suoi occhi puntarono verso chi non aveva ancora parlato, bensì fosse rimasto ad ascoltare un po' assente tutti i loro discorsi: Asahi. Il corvino ebbe timore di guardarla negli occhi, ma sapeva chiaramente a chi si stesse riferendo. Si avvicinò a lui e si inginocchiò davanti, portandoli faccia a faccia.

Asahi voleva scappare in quel momento, ma non poteva per mancanza di energie.
Koharu voleva scappare in quel momento, ma non poteva per mancanza di coraggio.

" ehm... "

Le parole morirono subito nella sua gola, mentre il giocatore di scacchi non sembrava intenzionato ad aprire bocca.

Forse davvero non ci riusciva?
Forse davvero si faceva controllare dalle azioni altrui?
Forse davvero aveva iniziato ad odiarlo così tanto da voler tenere tale odioso risentimento?

Forse Koharu alla fine era una debole.
Forse Koharu alla fine era controllata dalle sue emozioni ed impulsività.
Forse Koharu alla fine era una senza cervello.
Proprio come Rieko la descriveva.

...

No, non lo era.
Ne aveva le palle piene da troppo tempo ormai.

" so che sei stato te a bendare le mie mani "

Iniziò.

" mentre dormivo, mi è sembrata di sentire la tua voce "

Le spalle di Asahi si alzarono, così come i suoi occhi ebbero finalmente la castana nell'inquadratura. Trovarsela davanti a sé a questa distanza ravvincata, a parlare a lui, fra tutte le persone qua dentro... Era surreale. Strinse la coperta con entrambe le sue mani, cercando protezione dietro quel calore che poteva offrire.

" 'non è vero' è quello che vuoi dire, vuoi farmi credere di non tenerci più pur di non lasciarmi male al riguardo "

Strinse i denti, senza commentare.

" l'ho pensato pure io quando mi sono svegliata. Che non fosse vero che mi avresti detto quelle cose dopo tutto quanto "

" però ho sentito il tuo calore, le tue mani... Te, ed eri ferito "

La castana strinse le braccia attorno a sé, cercando quello stesso calore di un tempo.

" ed anche giorni e giorni fa, quando ero venuto a dormire in camera mia, avevo provato quello stesso calore. Quello di qualcuno che fosse ferito "

Prese un respiro profondo, ridacchiando alle sue parole.

" non so davvero dove voglio andare a parare con tutto questo discorso- ecco- pensavo che non sapendo cosa significasse esser feriti, non avresti cercato di riporre lo stesso danno a qualcun'altro..? Se ha senso? "

Portò lo sguardo velocemente su, incerta.

" pensavo, pensavo volessi 'cambiare'? 'Migliorare'? Però quando non l'hai fatto, ecco... Mi hai ferita, così come tutti gli altri e... Axel... e credo tu l'abbia capito "

Asahi prese un respiro a bocca aperta, lo sguardo era un misto fra preoccupazione e perplessità.

" hai fatto qualcosa di sbagliato, Asahi, e ne stai sopportando le conseguenze "

Affermò ferma, quasi assente di emozione. Questo provocò un brivido lungo la sua schiena.

" non c'è stata notte passata a pensare perché tu abbia fatto questo, cosa ti abbia convinto a farlo. Perché so che in fondo sai distinguere il bene e il male. Il bianco dal nero..? Come negli scacchi, no? "

Il silenzio che cadde tra loro era denso, quasi soffocante. Asahi abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello di Koharu. Il suo respiro era lento e pesante, ogni parola che lei pronunciava lo colpiva con una forza che non riusciva a ignorare. Era vero, tutto quello che lei stava dicendo era vero, ma ammetterlo, anche solo a sé stesso, sembrava impossibile.

La castana si chinò leggermente in avanti, cercando un contatto visivo che non arrivava. Le sue parole erano ferme, ma le mani tremavano leggermente, segno che anche lei stava lottando. Lottando contro il desiderio di scappare via e di sottrarsi a quella conversazione, a quella verità che si stava lentamente svelando tra di loro.

" lo capisci, vero? "

Chiese lei, con una voce che tradiva un velo di stanchezza.

" non puoi continuare a nasconderti dietro le tue ferite, dietro quello che hai subito. Non puoi usarlo come una scusa per ferire gli altri. Ci sono persone che ti hanno ferito e non meritano il tuo di perdono, sì, ma questo non ti giustifica dal poter fare un torto a tua volta... "

Asahi continuava stringere attorno a sé la coperta cercando riparo, perché a quelle parole si sentiva nudo. Perché erano la verità. Ha sempre fatto così, perché così gli è stato insegnato. Non ha colpe, non le può avere se il suo cervello lo giustificava.
Eppure adesso, era difficile rimanere dietro quando... Quando nessuno aveva fatto un torto grande abbastanza pur di non sentirsi in colpa.

Asahi aveva capito che Asahi non era una brava persona.

Per questo non si perdonava.

Per questo si distruggeva.

Aspettava solo fosse finalmente il suo momento.

Non voleva farle del male, davvero.
Non voleva farla piangere, davvero.
Non voleva farle credere di esser da sola, davvero.

Ma era troppo tardi.

Allora perché Koharu lx guardava con preoccupazione? Con un scintillo nei suoi occhi? Cosa vedeva lei, che lui non riusciva? O era il contrario? Chi stava essendo il cieco fra i due?

" smettila "

Sussurrò, non avendo forze rimaste in corpo. Solo ascoltarla e processare le informazioni lo distruggeva.

" asahi "

" vai via "

" voglio credere in te ancora una volta "

" no "

" voglio aiutare tutto allo stesso modo "

" no, no, no "

" chiamami pure stupida, se tanto ci tieni, ma ci voglio riprovare "

" no, no, no, no, no- "

" voglio perdonarti anche questa volta "

Afferrò una delle sue mani prima che cercasse di nasconderle, ancora il sangue sotto le croste visibile.
Asahi iniziò a tremare, come se i più gelidi degli inverni fosse arrivato con un vento troppo forte. Non trovava niente di tutto questo freddo, anzi, il contrario. La mano di Koharu era calda, morbida, che stringeva attorno le sue dita fredde e trasandate. Voleva smetterla di tremare, voleva smetterla di dimostrarsi così debole, voleva smetterla di esistere in questo momento.
Perché non si meritava il perdono di nessuno, per quanto volesse crederci.

" però, mi devi promettere una cosa "

Entrambi ebbero il fiato sospeso, spaventati da cosa la badante dei panda stesse per dire.

" se questo piano funziona, una volta usciti da qui chiederai aiuto "

'Aiuto'?

Asahi sgranò gli occhi, la sua mente si bloccò. Quelle parole avevano attraversato lo spazio tra loro come un fulmine. Chiedere aiuto? Nel senso, 'aiuto' aiuto? Aiuto come... Quelle robe di terapia o qualsiasi etichetta le persone sui social media dicevano? Per lui, quelle due parole erano più spaventose di qualsiasi minaccia fisica.
L'idea di abbassarsi, di mostrarsi vulnerabile, di ammettere che qualcosa in lui non andava... lo terrorizzava. Perché non gli passò mai per la testa. Asahi aveva qualcosa che non andava, in quel senso? Non è possibile! Sua madre avrebbe detto fosse solo pigrizia o stanchezza, avrebbe detto fosse solo di cattivo umore. Asahi non aveva niente che non andava!

O almeno, l'Asahi prima di questo gioco avrebbe creduto a queste dicerie.

Ma ora, più pensava alle sue azioni qui e fuori, più pensava a come tutto questo potrebbe esser andato diversamente se si fosse preso un momento a riflettere....
Non sapeva cosa ci fosse si sbagliato, ma sapeva esistesse da qualche parte dentro di sé nel suo cuore... O nella sua testa- o dove diamine sta tutta quella roba!
Ammetterlo?
Stava ammettendo di non esser perfetto?
Stava ammettendo di esser diverso?
Stava ammettendo di essere debole?
Asahi Fujikawa, il ragazzino che tutti disprezzavano per il suo irragionevole ego... Stava ammettendo di avere qualcosa di sbagliato in sé?

" ugh... "

Le sue labbra si mossero, ma non uscì nessun suono. Strinse i denti come non ebbe mai fatto prima. La sua mente correva freneticamente cercando una via di fuga, un modo per evitare quella promessa, per sottrarsi a quell'impegno. Faceva paura, troppa paura.
Ma gli occhi di Koharu, così determinati, così pieni di speranza, non gli lasciavano via di scampo.
Lo avevano messo al muro, ancora una volta.

" non posso... "

Mormorò infine, quasi senza voce, il suo sguardo scivolò verso il pavimento.

" non posso farlo, Koharu. Non posso ammettere che sono sbagliato... non posso chiedere aiuto... "

Koharu strinse più forte la sua mano, come se volesse trasmettergli tutta la forza di cui lui non era capace. Con l'altra mano prese il mento per indicargli di guardarla.

" non sei sbagliato, Asahi. Sei ferito. C'è una differenza. Le ferite si possono curare "

Disse con fermezza.
Il giocatore di scacchi scosse la testa, incapace di accettare quelle parole.

" ma io... io non guarirei "

Mandò giù la saliva, gli occhi lentamente diventavano lucidi.
Non guarirebbe, lo sapeva. Se ammetteva fosse così, ammetteva di esserlo sin da quando è natx perché... Perché era vero. Era così da quando è nato. Non c'era giorno dove si sentiva diverso al riguardo. Non c'è mai stata quella sensazione dove si è detto "basta, mi sono ferito"... Vero?

" sono come... un veleno. Tutto quello che tocco, lo rovino. Te, Axel... tutti. Non posso cambiare, non posso chiedere aiuto perché non c'è niente da salvare "

La voce di Asahi si incrinò, ed era evidente che stava lottando per mantenere il controllo. Le sue spalle tremavano leggermente, la stanchezza e la disperazione finalmente affioravano in superficie.
L'amica lo guardava con una tristezza profonda, ma non c'era giudizio nei suoi occhi. Sapeva quanto fosse difficile ammettere anche solo una piccola parte di quella verità per egli, ma non poteva lasciarlo affondare in quel buco nero che lui stesso si era scavato.

Capiva avere paura della salvezza.
Capiva la paura di risalire perché tutto sembrava più piccolo da quella vetta e cadere... Era ancora più doloroso.
Ma non avrebbe lasciato Asahi cadesse.

" non è vero, non lo sei. Non dirlo mai e poi mai. Sei solo... qualcuno che ha bisogno di qualcuno. E so che fa paura chiedere aiuto. So che ti sembra di dover fare tutto da solo, perché ti hanno sempre detto che eri uno solo, e nessuno ti avrebbe capito più di chi ti ha ferito. Ma non è così. Non deve essere così, se non lo vuoi "

Asahi la guardò, incapace di credere a quello che stava ascoltando e la bocca appena aperta. Come poteva continuare a credere in lui? Come poteva continuare a tendere una mano a qualcuno che l'aveva ferita così profondamente? Non una, ma più volte.
Non aveva senso.
Tutto questo non aveva senso.
Koharu non aveva senso.
Koharu stava perdendo la testa.

Ahah... Esatto! Aveva perso la testa! Era lei quella ferita che cercava di non far ricadere tutto su se stessa! Preferiva dire fosse lxi quello disperato pur di non ammettere le proprie colpe!
Ahah... Ahah...

No, non era Koharu questa.

Era Asahi.

Cercò di staccare la mano, ora provando un'enorme rabbia prenderlo.

" perché?! Perché non mi lascia qui a- a marcire?! Perché devi essere sempre quella buona?!

Gridò con tutte le forze, avendo subito il fiatone per quante poche fossero. Ma Koharu non lasciò la presa, non ebbe paura davanti a quell'ennesima esplosione.

Abbassò lo sguardo, pensò.
Perché Koharu? Perché lo stavi facendo?
Per uscire qui?
Per dimostrargli di essere meglio?
Per il discorso di Hisa?
Rialzò lo sguardo, portò entrambe le sue mani a prendere la testa di Asahi e incontrare le loro fronti, delicatamente.

" perché non voglio perdere il mio migliore amico "

Le parole erano gentili, dolci, amorevoli, ma caddero pesanti come un macigno nel petto di lxi. Amico. Migliore amico. Koharu lo considerava ancora un amico? Nonostante tutto quello che aveva fatto, nonostante tutto il dolore che le aveva causato, lo considerava ancora così?

Fu più forte di lui, le lacrime silenziose tornarono ad irrigare il viso proprio come la serata precedente. Se non di più. Ma non erano lacrime disperate.

" siamo in un inferno ma anche qui, possiamo trovare un modo per uscire. E io non voglio farlo senza tutti noi. Nemmeno te. Non voglio lasciarti indietro. Ma se non riesci a promettermi che cercherai aiuto... allora non potrò più credere in te. Perché devi lasciare che la gente ti aiuti senza attaccarle. Perché questo non è solo per me. È per te "

Asahi si sentì crollare. La testa divenne pesante da dover fare affidamento alle mani di Koharu che non lo lascerò cadere. Provava pizzicare ovunque. Le braccia, la testa, gli occhi. Si tenne stretto le bende, lasciando cadere la coperta dalle spalle e rivelando bende nuove e vecchie, ma anche piccole chiazze di sangue secco sulla pelle. Svelò a se stesso tutta l'autodistruzione in cui si fosse posto perché si odiava. Se non ci fosse niente di sbagliato in lui... Allora perché continuava ad indugiare a torturarsi e grattarsi? Perché lasciava tutte quelle ferite sanguinare fino a distruggerlo?

Koharu stava mettendo il suo futuro nelle sue mani. Lei stava facendo tutto il possibile per salvare quel legame, ma adesso la decisione finale spettava a lui. E la realtà lo colpì come un pugno sulla mascella: non poteva più scappare. Non questa volta.

" davve- davvero... vuoi starmi vicina? "

Cercò di dire fra un singhiozzo ed un respiro affanato.

" sì "

Le lacrime si fecero sempre più abbondanti.

" nono- nonostante t-tutto quanto? "

Strinse le bende, in un vani tentativo di tornare al circolo vizioso da cui Koharu desiderasse tirarlo fuori.

" sì "

" lo prometti... Che mi perdonerai... S-se lo farò? "

" lo prometto su tutto quello che mi sta caro "

Con la gola stretta e la mente in frantumi, annuì debolmente.

" va bene... "

Mormorò, con un filo di voce rotto.

" lo farò. Chiederò aiuto."

Koharu esitò per un momento, come se stesse cercando di capire se quelle parole fossero sincere. Poi, lentamente, un piccolo sorriso si formò sul suo viso. Era un sorriso stanco, ma pieno di speranza.

" grazie "

Venne naturale dire.

Asahi tirò su con il naso, non riuscendo a sopportare la radianza di quel sorriso.

" no... sono io... a doverlo dire... "

Interruppe le mani nel cercare di asciugarsi le lacrime inutilmente, portandole verso la fanciulla.

" p-posso... un abbraccio? "

Koharu ridacchiò, trovandolo divertente, e porse il busto in avanti prima di stringere le braccia attorno alle sue spalle. Asahi affondò la testa sul suo collo, lasciandosi andare. Non importava se tutti lo stavan guardando, non importava di cosa avrebbero pensato di lui.

Anche se sapeva di non meritarsi niente di tutto questo.
Anche se non riusciva ancora a perdonarsi del tutto.

Per Koharu avrebbe fatto di tutto e di più pur di vederla sorridere in quel modo.

Presto entrambi sentirono altre mani avvolgersi attorno ai loro corpi, rivelando il resto del gruppo rimasto in disparte ad ascoltare il discorso in silenzio rispettosamente.

Questo abbraccio era diverso a quelli precedenti. Non era disperazione, ma di speranza. Si tenevano stretti, supportandosi a vicenda. Questa volta lo sentivano più mai, un legame che avrebbe cercato di farlo andare avanti.

_____________________________

Il resto della giornata l'ebbero passato ad organizzare tutto quello che volevo portare avanti in questo piano, tra esplorazioni, discussioni, interventi e raccolta di oggetti utili per la squadra. Stranamente non ebbero visto né Erika, né Haruki tutto questo tempo, ma meglio per loro, no? Meno occhi da cui nascondersi e problemi da evitare. Era tutto quasi pronto, per questo Hisa pensò bene di prendersi una pausa dirigendosi in cucina per bersi un cappuccino.

Aveva sentito da una coppia turista italiana che non era proprio corretto bersi questa bevanda dopo pranzo, ma non erano in Italia e non l'avrebbero mai trovato. Quindi non rompetegli le scatole, ha di meglio a cui pensare.

Rifletté fra sé e sé tutto il piano, e nuovi dubbi tornarono a galla. Certo, è stata anche una sua idea e non avrebbe senso tirarsi dietro adesso ma... Aveva paura. Akihisa temeva qualcosa di peggiore potesse capitare da una parte, dall'altra invece era ora o mai più. Dovevano farlo, o non ci sarebbe stata altra possibilità in futuro per tutti.

Tirò un sospiro, stancx da tutto quanto.
Dopodiché la porta si aprì, rivelando Asahi, ora vestito della giacca pulita ed aperta, imbattersi verso l'altro.

Hisa alzò lo sguardo dal suo cappuccino, osservando Asahi mentre entrava nella cucina. Il silenzio tra loro era palpabile, carico di tutto ciò che era accaduto nelle ultime settimane. Non c'erano parole immediate, solo uno scambio di sguardi che portava con sé un peso inespresso. Asahi sembrava diverso. Forse era la sua espressione, o forse il fatto che avesse deciso di presentarsi lì, di sua spontanea volontà.

Il giocatore di scacchi si fermò a qualche passo di distanza, incerto sul da farsi. Il suo sguardo vagava intorno alla stanza, cercando un appiglio, qualcosa che potesse evitare il confronto diretto con Hisa. Ma, alla fine, sapeva che non poteva scappare per sempre. Aveva preso una decisione e, per quanto fosse difficile, doveva portarla avanti.

" posso... posso sedermi? "

Chiese Asahi, la voce lievemente incrinata dalla tensione.
Hisa annuì, con un gesto lento e misurato.

" certo "

Rispose, facendo segno con la mano verso una sedia dall'altro lato del tavolo. Asahi si sedette, la sedia scricchiolò leggermente sotto il suo peso. Per un istante, nessuno dei due parlò. Hisa tornò a sorseggiare il suo cappuccino, cercando di non forzare la conversazione. Sapeva che Asahi aveva qualcosa da dire, e che avrebbe parlato quando si sarebbe sentito pronto.

" shiori mi aveva detto che... insomma... mi stavo cercando "

" prima? No, si sarà confusa "

" no- non prima. Cioè, sì. Prima ma molto più prima "

Hisa alzò un sopracciglio confuso dalle sue parole, al che Asahi si mise a torturarsi le mani cercando le parole giuste.

" quando è stata rivelata la questione della droga, mi stavi cercando nonostante tutto... È vero? "

" oh, quello "

Disse, ricordandosi perfettamente cosa intendesse adesso.

" sì, ti stavo cercando. Non mi sembrava giusto lasciarti da solo dopo aver detto di stare in gruppo. Infatti quello non era un gruppo "

Constatò semplicemente prima di sorseggiare quel cappuccino.

" mh... capisco... "

Il giocatore annuì, tornando in un silenzio temporaneo e pensierosi. Quel ricordo, quel momento in cui tutto era crollato per lxi, era ancora vivido nella sua mente. Essere stato lasciato indietro dal gruppo per motivi validi, la solitudine che ne era derivata, aveva lasciato ferite profonde. Ma ora, sapendo che Hisa lo aveva cercato, c'era un piccolo senso di sollievo, anche se tardivo.

" non l'ho mai saputo, pensavo che... nessuno volesse avere più a che fare con me "

Mormorò Asahi, giocando nervosamente con le dita.

Hisa lo osservò attentamente, notando la fragilità che Asahi cercava di nascondere.

" non eravamo un gruppo perfetto, anzi, eravamo un disastro sotto molti punti di vista. Ma l'intento c'era. Io c'ero "

Annuì, ma c'era qualcosa che ancora lo tormentava. Lo si vedeva dal modo in cui continuava a cercare di articolare un pensiero che non riusciva a esprimere del tutto.

" è stato tutto così... incasinato. E ora... non so se merito davvero questa possibilità di riprovarci

Hisa appoggiò la tazza sul tavolo, il tintinnio del ceramico contro il legno riempì brevemente il silenzio.

" nessuno di noi è perfetto, Asahi. E sicuramente non sono io qui per giudicare chi merita o no una seconda possibilità quando si tratta dei tuoi casini. Koharu l'ha fatto. Siamo tutti incasinati a modo nostro. Ma questo non significa che non possiamo provarci "

Asahi sollevò lo sguardo, incontrando finalmente quello di Hisa.

" e se fallissi- fallissumo di nuovo? "

Chiese con voce tremante.

" se falliamo, falliamo insieme, amen "

Rispose Hisa senza esitazione, scrollando le spalle.
Quel pensiero sembrava colpire Asahi, facendolo riflettere. Forse non era troppo tardi per cercare una redenzione, per provare a sistemare almeno qualcosa di quello che aveva rotto.

Mandò giù la saliva.

" beh ecco, suppongo stia cercando di cambiare e... Ehm... "

Abbassò lo sguardo sulla superficie.

" grazie, ecco "

Borbottó quasi come se non volesse farsi sentire dall'altro.
Hisa alzò le sopracciglia colpito.

" non devi ringraziare, è il minimo. Semplicemente non era giusto abbandonarti così, ma... Sì, insomma, la situazione era complicata. Scuse se ti ho fatto sentire di troppo "

Scosse la testa.

" no... capisco... Se fosse stato il contrario, non mi sarei azzardato anche solo pensare questa cosa... L'ammiro, ecco. È una... Cosa buona di te "

L'aspetto goffo che stava sempre più assumendo era così inusuale dopo tutte le settimane rinchiusi qua dentro. Per rispetto, cercò di non ridere per quanto ironica trovasse questa cosa. Sotto sotto, sentiva ci fosse dell'altro.

" cosa c'è che mi vuoi dire? Sputalo dai, se proprio vuoi tenerlo un segreto fra noi, ora è il momento "

Asahi riprese ad avere contatto visivo con l'albino, quasi sorpreso da quanto bravo fosse a leggerlo.

" ... si tratta del piano, vorrei portare qualche modifica... Se ho il tuo permesso "

" perché proprio il mio? "

" ti fidi di me, Hisa? "

Quella domanda lo prese alla sprovvista.

" insomma, sì, ti fidi di me o no? "

Hisa lo guardò negli occhi, prima di girare la tazza.

" sì, mi fido "

Il discorso durò per alcuni minuti, venendo interrotti bruscamente dal resto del gruppo entrare e chiamare il duo.

" ehi! Abbiamo trovato un altro gioco da tavolo mentre esploravamo la sala giochi! Questa volta è... Eh... Come ha detto che si chiamano, Hyo? "

Koharu, con in mano a quella scatola fiera della scoperta, guardò il regista al suo fianco.

" 'taboo', Koharu. Ce l'hai pure scritto sulla cover "

Il ragazzo indicò la scatola con una mano sul fianco.

" giusto "

I due seduti si guardarono sorpresi, dopodiché Akihisa domandò.

" che è? "

" praticamente abbiamo una parola da indovinare ma qualcuno deve farcela capire senza usare quella! "

" o altre parole che stanno nella carta. E anche i loro derivati. Tipo, se la parola è dentista, allora 'dente' non si può dire "

Desiderò specificare il regista.

" quindi? Volete giocarci stasera prima di andare a dormire? "

Continuò guardando i due con fare interrogatorio.

" contatemi dentro, ovvio, devo ancora la rivincita ad Uno a Shiori- a proposito, dov'è? "

Chiese Hisa inclinando il capo.

" proprio qui, mi stavo assicurando non avessero fatto casini. Giuro, questi due sono un macello dietro l'altro "

La corvina comparse dietro di loro con le braccia incrociate al petto ed un'espressione stanca.

" guarda che ti sentiamo "

Commentò Koharu.

" meglio, così prendere nota "

Rispose a tono sarcastico.

" ti polverizzerò a taboo, stanne certa "

" tecnicamente parlando taboo è un gioco di complicità e non avversità- e non mi stanno più ascoltando, ottimo "

Hyosuke si arrese subito a spiegare, guardando le due battibeccare come se non ci fosse un domani. Tirò un sospiro arreso prima di guardare verso il tavolo.

" asahi? Te ci sei? "

Il corvino fu preso alla sprovvista da quella domanda.

" ... Posso? "

" certo, non l'avrei chiesto. E poi più siamo, meglio è "

Si girò a guardare verso Hisa, come se volesse ricevere la sua conferma. Lui annuì. Tornò a guardare Hyo.

" perché no? Mi mancava far perdere qualcuno "

" oh no, abbiamo un altro competitivo "

Commentò sarcastico il biondo.

Dopotutto, riprovarci non sembrava così male.

Era bello avere un gruppo di cui far parte.

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Wattpad mi ha tolto questa sezione finale, urlo.
Vediamo se mi ricordo cosa avevo scritto.

I hope you all like the chapter e che l'inizio scuola non vi stia tartassando quanto lo fa a me.

Per via degli esami potrei essere più lenta ma proverò lo stesso a tenere il ritmo.

Che bello pubblicare alle 10 di sera, davvero.

Se avete commentini carini, fateli pure 🥺🥺

Vi voglio bene

E buona notte 💓💓

Credo sia tutto, sì.

- 𝕰𝖑𝖎𝖟𝖆

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