❱ 𝗖𝗛. 𝗩, 𝗔𝗖𝗧 𝗜𝗩: 𝖣𝖤𝖠𝖣 𝖣𝖠𝖬𝖲𝖤𝖫 𝖨𝖭 𝖣𝖨𝖲𝖳𝖱𝖤𝖲𝖲 ❰
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" c'è speranza per te "
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"Bastarda", "aborto disubbidiente", "il più grande errore dell'umanità".
Hana ha sentito queste parole dall'inizio dei tempi.
Hana, sei una bastarda.
Bastarda.
Hana, sei un aborto disubbidiente.
Disubbidiente.
Hana, sei il più grande errore dell'umanità.
Errore dell'umanità.
Hana sapeva di essere tutte e tre le cose.
Hana sapeva di non avere un futuro.
Eppure era così sbagliato sperar che tutto un giorno sarebbe cambiato?
Lo leggeva sempre nelle fiabe prima di andare a dormire - "leggeva" era una grossa parola, a stento riconosceva un kanji dall'altro: la fanciulla intrappolata nella misera vita per via di una matrigna cattiva, stregone, incantesimo, ed il principe azzurro pronto a salvarla e condurla verso il loro finale felice.
Hana era in una situazione critica, Hana aveva trovato il suo principe azzurro, Haruki. Hana non aspettava altro che la salvasse, come la damigella in quale si rispecchiasse, per poi scoprire delle sue vere origini reali e finalmente vivere la vita che meritava.
Bisognava solo essere pazienti, sopportare tutte quelle ferite, senza mai mollare quella speranza.
La sua speranza.
La speranza di un miglioramento.
Quello che una bambina come lei si scordò fu la realtà dei fatti: le fiabe, alla fine del giorno, erano pura fantasia, fatte solo per intrattenere i bambini stupidi. Come lei. Magia non esisteva, un principe non esisteva, la principessa in cui si rivedeva non esisteva, e soprattutto salvezza non esisteva.
La speranza si spense proprio quel fatidico giorno, dove Haruki le diede quell'orribile notizia.
" sono stato adottato "
Si trovavano fra i rami del loro albero preferito, seduti su due di essi paralleli mentre il sole di quella che sarebbe dovuta essere la migliore giornata estiva dell'anno colpiva le foglie verdi, creando una cupola magnifica attorno.
Non ci credette all'inizio.
Haruki glielo ripeté, questa volta guardando altrove pur di non affrontare la faccia delusa della sorella.
Cercò di spiegare perché era stato assente alcuni giorni.
Cercò di farla gioire raccontando di quanto ricca e famosa la famiglia fosse.
Cercò di farla empatizzare dicendo che la loro figlia biologica necessitava il suo aiuto per un'operazione.
Cercò di farle capire come non avesse voce in capitolo a sua volta e che sarebbe venuta a trovarla.
Per la prima volta, Haruki causò in lei il vuoto nella mente che solo Fukui era riuscito a scatenare. Il vuoto pur di non affrontare la realtà. Il momento successivo si alzò dal ramo e cercò di spingerlo via dal suo pur di fargli del male. Fortunatamente Haruki si salvò dalla caduta aggrappandosi saldo e scendere senza maggiori ferite.
Ad Hana non bastava quella spinta.
Ad Hana non bastava quell'avvertimento.
Perché doveva andarsene?
Perché doveva rompere la loro promessa?
Come diamine osava farlo?!
Momenti dove si scatenava su di egli erano innumerevoli. Quando si arrabbiava, Haruki diventava il suo sacco da box, prendendolo a pugni, calci, gomitate ed urlando contro ogni sorta di insulto.
" sei un bastardo! Un errore dell'umanità! "
Questa volta era molto di più, la fiamma non si sarebbe con delle semplici azioni. Per la prima volta, Hana voleva uccidere Haruki, con le sue stesse mani.
Perché? Perché la stava abbandonando! Haruki doveva condurrla al suo finale felice! Non abbandonarla per vivere da solo quest'ultimo! Glielo aveva promesso! Promesso! Che sarebbe stato fedele! Nella gioia e nel dolore! Nella salute e nella malattia! Per il resto della sua vita! Non le importava quanto migliore quella famiglia fosse! Hana doveva essere la sua unica famiglia! Così come Haruki era la sua! Se l'erano promessi quella faditica notte dei biscotti!
E sapete cosa la faceva ancora di più imbestialire? Come rimase fermo, lasciando quelle piccole mani stringersi attorno al collo non appena lo raggiunse.
Morto, morto, morto.
Lo voleva morto.
La sua mente urlava solo questo.
Quando i custodi notarono la situazione, corsero a dividerli. Hana urlò come una dannata, scalciando e prendendo a pugni chiunque cercasse di dividerli. Se avesse scoperto chi fosse quella ragazzina malata, state certi le avrebbe fatto passare le pene dell'inferno.
Nessuno doveva mettersi in mezzo a loro due.
Nessuno.
Fu messa in castigo, rinchiusa in quella stanza semi buia "finché non si sarebbe calmata". Solo una volta tornata lucida ebbe paura per la sua incolumità, battendo forte alla porta ripetuti "scusa", "fatemi abbracciare mio fratello", "non lo faccio più", "tiratemi fuori da qui".
E quando la porta si aprì, il suo peggior incubo si presentò.
Quell'uomo alto, forte, dall'aria apparentemente gentile, quale in realtà nascondeva due corna rosse.
Quello cui era stata forzata a chiamare "padre".
Fu come se Haruki non fosse mai esistito.
Fu come se Hana fosse tornata al punto di partenza.
Senza mai esser più salvata.
[ ... ]
Erano passati pochi anni dalla sua uscita.
I giorni da allora non cambiavano mai.
Bambini insolenti, furti, insulti e quando faceva una burla di troppo partivano schiaffi e di più.
Era tornata nel circolo vizioso in cui crebbe.
Nessun finale felice.
Nessun principe azzurro.
Nessun futuro.
Nessuna speranza.
Haruki? Chi era Haruki?
L'immagine sbiadita di questo ragazzino la perseguitava nei sogni dolceamari. Erano momenti felici, vissuti assieme, tenuti come perle preziose al collo. Eppure come neve al sole sparivano man mano cercasse di ricordarsi i dettagli. Odiava la sua mente per questo. Era come se non la volesse vedere felice nei momenti più bassi.
Ogni volta che ne aveva bisogno, piena di lividi, per terra, sanguinante, zoppicante, tremante, cercava un motivo per non arrendersi. Un motivo per continuare a combattere. Voleva rivedere la faccia di quel ragazzino con tutta se stessa.
Ce n'erano altrettante quale non poteva far altro che piangere, raggomitolata in se stessa, accettando la cruda realtà: non l'avrebbe più rivisto.
Non importava quanto cercasse di liberarsi da quelle corde, quanto forte urlasse, quanto pregasse di smetterla. Quell'orribile sorriso malsano e gioioso di vederla in quelle condizioni la perseguitava, dannava l'intera esistenza di una misera ragazzina.
Le fiabe erano solo una bugia per bambini stupidi come lei.
E lo sapeva.
Hana era senza speranza, senza futuro.
E lo sapeva.
Vi fu una giornata fatidica, quando pianse più del dovuto, quando Fukui fu più irritato del dovuto, quando tutto andò storto.
I polsi erano legati alla schiena, spalle al muro e, seppur avesse lasciato le gambe libere, muoversi faceva un male cane a causa delle caviglie massacrate da colpi di una mazza. Chiamare aiuto? Improponibile, nessuno l'aveva mai sentita da lì dentro prima, e se lo avessero fatto la ignoravano apposta. La visione era persino annebbiata non solo per la debole luce di una lampadina sul punto di morte, ma anche lo stordimento e perdita del sangue.
Accasciata per terra, non poteva fare alto che prendersele. Ogni colpo più forte di quelle precedente. I respiri affanati, misto alle lacrime, al sudore, al sangue, non portavano alcuna pietà. Solo dolore. Solo miseria. Solo disperazione.
All'interno dello stomaco ogni organo era diventato poltiglia a furia di colpi della mazza.
La testa pulsava a furia di essere lanciata violentemente su muri e pavimento.
Le caviglie si innerivano e peggioravano a furia di scalciare ed essere forzata a mettere tutto il peso sopra stando in piedi.
L'osso del braccio sinistro si stortava sempre di più a furia di tutto questo dolore finché, crack, si ruppe in due.
Non c'era dolore più atroce.
Quel giorno, era convinta fosse il suo ultimo.
Lo credeva sempre quando accadeva questo scenario. Ma quel giorno più che mai.
Perché la pozzanghera di sangue non smetteva di allargarsi sul pavimento.
Perché la visione era sempre meno nitida.
Perché il dolore, assieme alla forza di piangere, sparì rapidamente.
Perché nei pochi momenti di lucidità, sentì la voce del ragazzino chiamarla ed invitarla da lui, verso un luogo più sicuro.
Perché Fukui si fermò, chiamando il suo nome preoccupato.
Perché Fukui aveva rotto il suo giocattolo preferito.
[ ... ]
Un altro ricordo sfocato.
Erano sul loro albero preferito, ridendo come due stupidi per qualsiasi ragione al mondo. Ma erano felici.
Quella perfetta giornata d'estate non si sarebbe mai e poi rovinata.
" hey, ti ricordi della nostra promessa? "
Chiese l'altro all'improvviso.
" certo! Perché non dovrei? "
Rispose la bambina con tono ovvio.
Ma Hana se l'era scordata.
Aveva fatto una promessa?
Chi era quel ragazzino?
La faccia della bambina si fece più seria, impaurita addirittura.
" ... E tu? "
Il ragazzino col berretto coprente dei capelli rossi non rispose.
Quando si avvicinò, cadde dall'albero.
La bambina guardò giù, imbattendosi in un prato fiorito, assente del suo corpo.
Ma non provò niente e scese giù verso la sua casa.
Una casa stregata, dove sopra vi era la nuvola più tempestosa di tutte.
Hana non voleva andarsene.
Hana voleva sapere chi fosse.
Hana voleva sapere dove fosse.
Si rifiutava di accettare un destino così!
Corse verso la bambina per fermarla.
Appena afferrò il suo braccio sinistro, si voltò.
E vide il suo stesso viso spaventato, poi ferito ed infine vuoto.
La bambina si disintegrò in polvere.
Il cuore balzò fuori dal petto tanto che dovette alzarsi di soprassalto pur di riacchiapparlo.
Il dolore fu come una scossa elettrica, penetrante tutto il corpo ed immobilizzandola in quella posizione seduta, con entrambe le mani la stoffa sopra il petto scavando dentro la carne.
Poteva solo tremare e fissare davanti a sé.
Lo stomaco e la schiena la torturavano.
La mente era totalmente sfocata.
Il braccio sinistro era intrappolato in una piccola gabbia, limitando movimento ed aumentando il panico.
Le caviglie erano forse cosa faceva meno male in tutto questo casino.
Una porta si aprì, rivelando un ragazzo vestito di una maglietta bianca, sorpreso di vederla.
Hana cacciò un urlo e si mosse verso l'angolo del letto, pur di allontanarsi.
Quando arrivò al bordo cadde per terra, procurandosi ulteriori ferite. Ma non si arrese, gattonando ancor di più indietro fino ad avere le spalle al muro.
Il fanciullo si avvicinò subito preoccupato, ma Hana lo respinse alzando le mani.
" stammi lontano! "
Gli urlò contro.
Il biondo osservò la scena portando le mani all'altezza del petto.
" non voglio farti del male "
Hana non ne voleva sapere.
" vattene da qui! "
" non posso- "
" vattene! "
Aumentò il volume della propria voce.
" vattene! Vattene! Vattene! "
Tutto pur di non ferirsi ancora.
Tutto pur di non soccombere in quell'incubo.
Tutto pur di non morire.
Cosa fallì a notare furono i piccoli passi fatti, finché non fu abbastanza vicino a prenderla per i gomiti.
Hana iniziò a scalciare ma le gambe perdevano energia rapidamente.
Cacciò un altro urlo che, a quanto pare, attirò l'attenzione di altre persone ed la porta di aprì una seconda volta.
" kaneko- "
" sh, lontani "
Rispose schietto senza voltarsi.
Hana cercava di combattere la presa ma era assente di ogni energia, come se fosse stata risucchiata via assieme alla sua anima. Perché adesso era così debole? Chi erano tutte quelle persone? Lasciatela andare! Lasciatela o vi farà pentire di essere nati!
" mi chiamo subaru "
Cercò di stabilire un contatto.
Hana per poco gli sputò in un occhio.
" prendi dei respiri profondi, per favore "
Ordinò l'altro.
Hana scosse la testa.
" sei in ospedale, nessuno qui vuole farti del male "
Ospedale? Quando ci è arrivata?
Il dolore aumentò assieme alla lucidità, piano piano i muscoli si rilassarono abbastanza da esser lasciata.
Fu lì che si guardò attorno, cercando di capire effettivamente dove si trovasse.
Posizione un po' scomoda, ma il pavimento era lucido come mai avesse visto prima d'ora, quasi ti potevi specchiare, le mura bianche donavano molta più luce ed calma all'atmosfera e di lato vi era persino una finestra aperta, rivelando la giornata soleggiata giunta piano piano verso il suo termine.
Davanti a sé c'era lo stesso ragazzo che fino a qualche secondo fa respingesse. Capelli scuri ma occhi azzurri del cielo più sereno, guardarla come se aspettasse di tutto e fosse pronto a prevenire se necessario. Inoltre vestiva di una uniforme bianca e dei pantaloni marroni con una targhetta scritto il suo nome. "Subaru Kaneko".
Dietro di sé vi c'era un enorme letto ed alcuni apparati. Era caduta da così in alto? Era stata attaccata a quest'ultimi? Alzò il braccio destro e vide una nuova ferita nella parte interna del gomito, strappato violentemente l'ago un tempo lì giacente. Guardò il suo outfit: tipica tunica azzurrina ospedaliera, disordinata e rivelante gran parte del petto per via di questo. Le caviglie erano bendate, mentre il braccio sinistro ingessato.
Guardò nuovamente a terra, confusa.
" cosa... mi è successo? "
" sei svenuta dopo un attacco subito in orfanotrofio ed uno dei custodi ti ha portato qui in tempo "
Mise la mano sulla tempia, grattandola.
Aveva ricordi vaghi di tutto quanto.
" lascia che ti aiuti ad alzarti e portarti a letto, al momento dovresti solo riposare "
Annuì leggermente e la alzò afferrando delicatamente il braccio sano ed il punto vita. Fece lo stesso male ma cercò di combattere.
Il resto degli infermieri furono così certi dell'atmosfera calma e tornarono fuori a svolgere i loro compiti.
Lasciò un doloroso sospiro cercando di rilassarsi. L'intero corpo duoleva delle nuove ripercosse. Il fanciullo afferrò il braccio sano e lo tamponò con del disinfettante prima di metterci sopra un cerotto. Cambiò l'ago precedentemente strappato e lo avvicinò su un nuovo punto della carne. D'istinto, Hana si spostò montando dall'arnese.
" ti farà solo un pizzico, nulla di più "
Deglutì.
" promesso? "
Annuì.
Le offrì il braccio e strinse gli occhi aspettandosi di peggio, eppure neanche lo sentì perforare, sorprendendola.
" sono antibiotici e antidolorifici, forse è a causa di questi che sei ancora del tutto stordita "
Fece nuovamente su e giù, provando già stanchezza e confusione come quando si fosse svegliata.
" chi diamine ha regolato le dosi?! "
Lamentò il corvino aprendo un cassetto e tirando fuori siringa ed un barattolino in vetro. Prese la sostanza al suo interno e la spruzzò dentro la sacca appesa e collegata ad Hana. Presto si sentì meglio, seppur il dolore rimasse. Adesso sdraiata, chiuse gli occhi.
Li riaprì poco dopo ed il sole fu già tramontato. Subaru guardava fuori verso le luci della città. Città? In quale città si trovava? Non c'è mai stata lì, tutta da sola, prima d'ora.
" oh, ben svegliata Hana. Come ti senti? "
Domandò con fare tranquillo avvicinandosi al letto.
Si grattò un occhio prima di sbadigliare.
" 'no schifo "
" era giusto ora di cena, ti ho portato il pasto "
Indicò il tavolino vicino al letto con sopra una portata di zuppa, acqua ed una tazza.
" il dottore ha detto che per i primi giorni sarebbe meglio evitare solidi dopo l'operazione "
Le spiegò, notando la faccia disgustata involontariamente fatta.
" e quel caffè? "
" oh, quello è mio, non sapevo dove lasciarlo senza creare pasticci "
Ammise prendendo la bevanda e spostandola poco più in là. Tirò dalla parte del letto un piccolo tavolino e mise lì il resto. Hana guardò il tutto con sguardo spento.
" serve una mano? "
" no, è solo che... Non ho tanto appetito.
Avvolse le braccia attorno a sé prima di aggiungere.
" lo stomaco mi sta distruggendo "
" dovresti cercare di mangiare almeno due cucchiaiate, non è ottimale passare la notte a stomaco vuoto "
La convinse e prese a mangiare quel poco che riusciva prima di buttare giù l'intero bicchiere d'acqua in una botta sola. Subaru si era voltato di spalle a sistemare alcuni asciugamani per non metterla in soggezione.
Si fermò a metà, buttando giù la posata.
" scusa per... uhm... prima... "
" ti ricordi cosa è successo? "
Le diede una veloce occhiata, con sguardo serio.
Annuì, seppur sapeva di non esser vista.
" fa niente, non era colpa tua. Un mio collega non ha controllato la tua età ed ha messo dosi troppo elevate. Ora è tutto risolto però "
Annuì ancora, ora rossa in viso.
La situazione era surreale per lei.
Parlare con un ragazzo della sua età in queste condizioni, in questo contesto, senza pericoli od insulti, era addirittura sconfortante. Faceva davvero così schifo a socializzare?
" e... tu sei...? "
" il tuo infermiere, kaneko subaru. Chiamami pure solo per nome. Mentre aspettiamo le risposte dal tuo dottore sono incaricato di tenerti sott'occhio... E che tu non faccia altre sceneggiate come quella di prima "
Lasciò sfuggire un piccolo sorriso, come se fosse la cosa più divertente mai detta per lui. Per Hana, era tutto il contrario.
" in quanti erano? "
" huh? "
" a picchiarti e ridurti così, in quanti ragazzini erano? "
Pausa. Ragazzini?
Non era... Non era ciò che accadde.
Cosa gli avevano raccontato?
Anzi, chi gli aveva raccontato questa storia?
Solo una persona venne in mente e il pensiero la congelò dalla paura.
" u-un paio- non- non ho proprio- contato- ecco- "
Doveva reggere il suo gioco se non voleva esser ridotta nuovamente così, se non peggio.
" oh, guarda che non devi dirmi niente se non vuoi "
Annuì mentre si ripeteva di dover suonare più sicura o sarebbe andato tutto storto.
" fai pure- "
Sperava non lo facesse.
" e da quando ti hanno preso di mira? "
Domandò avvicinandosi al suo letto.
" da- uhm- qualche giorno? "
Subaru la fissò più serio che mai.
" e come spieghi le costole rotte e mal guarite di mesi, se non anni fa? "
Spalancò gli occhi. Si leccò le labbra asciutte.
" era stato- uhm- devo usare il- "
Qualcuno bussò alla porta ed entrambi si girarono a guardare chi fosse.
Era lui.
Fukui.
Quello forzato ad esser chiamato padre.
" hana, sei sveglia finalmente! Oh- quanto mi hai fatto preoccupare! "
Prima ancora che potesse mettere dentro un altro passo Subaru ordinò di andarsene poiché oggi gli orari delle visite fossero già terminati. L'uomo cercò di controbattere in maniera pacifica ma nulla da fare, una volta minacciato di chiamare la sicurezza se ne andò.
" ugh... Scusa, per quanto volessi rivederlo le regole son- "
Si fermò a metà frase nel vederla tremante, mani che stringevano la coperta sottostante.
Fu lì che collegò i puntini e chiuse la porta a chiave, prima di dirigersi verso di lei. Si sedette ai piedi del letto e la guardò dritto negli occhi.
" ti serve aiuto? "
Una domanda così semplice, che oggi giorno noi non ci faremmo alcun pensiero sopra da quanto banale risultasse. Ma per Hana? Quello era molto di più. Per la prima volta, riuscì a vedere della luce, della speranza, senza doversi affidare al ragazzino sconosciuto.
" n-no... "
Era troppo bello per esser vero.
Era troppo bello per esser vero.
Era troppo bello per esser vero.
" davvero, me lo puoi dire se quell'uomo è il colpevole "
Non rispose.
" sei al sicuro qui dentro, te lo prometto "
Si avvicinò afferando la sua mano per conforto.
" niente ti accadrà più, basta che sia tu a dirmelo "
Hana guardò altrove.
" c'è speranza per te "
Il cuore smise di battere per un secondo.
Vi fu il primo singhiozzo. Dopo il secondo, il terzo e così via. Era finita in lacrime in meno di due secondi in sua presenza. Con le mani davanti alla bocca, sguardo verso il basso ed occhi stretti pur di non vedere le conseguenze delle sue azioni, tremante come una foglia pronta a staccarsi dal suo ramo di sicurezza.
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.
Dopo anni, si era arresa alla speranza, dimenticata completamente di quella parola.
I singhiozzi si fecero più alti e rumorosi, oramai era inutile cercare di coprire tutto. Hana non riuscì a mantenere quel segreto da un ragazzino che conoscesse da un paio d'ore. Era ridicola. Ma non le importava.
Annuì poiché non riusciva ad articolare una frase di senso compiuto.
Il cuore di Subaru si spezzò nel sentire tutto quanto, portandola stretta a sé per del conforto. Fra quelle braccia si sentiva protetta, dopo anni. Le era mancato. Mancato sperare a quel principe azzurro ed un finale felice.
Ma finalmente arrivò.
Subaru uscì fuori dalla stanza di corsa ed avvisare la sicurezza e chiamare la polizia.
Finalmente Hana sarebbe stata libera.
[ ... ]
Cosa succedette dopo quel giorno?
Ooooh, di tutto e di più.
Polizia fu coinvolta ed indagarono tutti i custodi.
L'orfanotrofio fu chiuso a causa di molteplici incidenti e misure illegali verso i confronti dei bambini. Alcuni di loro furono spediti in altre strutture, altri vennero dati in affidamento a parenti, e altri ancora, come Hana, ormai grandicelli, ebbero un destino decisamente più instabile ed incerto.
Non ebbe parlato con nessuno di loro, solo alcuni agenti che le avevano chiesto la testimonianza.
L'unica pecca? Dopo l'avvenimento in ospedale, non ebbe più rivisto quell'infermiere.
Dopodiché le fu proposto, una volta guarita abbastanza per tornare a camminare e muoversi normalmente, di far parte ad un corso speciale d'integrazione per i più bisognosi. Lì, in questa casa-famiglia, avrebbero aiutata ad inserirsi nella società frequentando una scuola apposita assieme ad un lavoro part time. A causa delle carenti capacità di lettura, scrittura e professori poco tolleranti e sfaticati, non brillava in classe. Divenire una ultimate? Mai e poi mai se lo sarebbe immaginato. Quella cosa era per ragazzini di un livello superiore al suo. Era meglio cercare obbiettivi più fattibili.
Era guarita, sì, ma non del tutto. Sfortunatamente il braccio sinistro era ancora ingessato, dovendo complicarsi la vita per certe attività. Per quanto riguarda le caviglie, ebbe preso il brutto vizio di camminare solo con le punte dei piedi dalla paura di farsi del male. I talloni non toccavano mai terra per nessun motivo al mondo.
Però alcune persone erano gentili.
Aveva conosciuto alcuni agenti abbastanza carini da offrirle del cibo alcune giornate. Alcuni dei suoi compagni di classe sapevano farla ridere con stupide battute. Alcune delle persone con cui abitava la trattavano come un essere umano, non un oggetto, non un sacco da box. Per quanto estraneo, questo conforto era gradevole.
Non tutti erano cattivi in questo mondo, dopotutto.
Non aveva bisogno di nessun principe azzurro ormai, era grande abbastanza per sostenersi, dopotutto.
Raggiungere quel finale felice non era poi così impossibile, dopotutto.
...
Fu spinta fuori dall'ennesimo locale di cattiveria.
" vattene, non ne vogliamo di incompetenti! "
Urlò il suo capo di lavoro, lanciando dietro il suo unico discreto cellulare e rompendo lo schermo nell'intento.
Hana non rispose, guardò solo per terra delusa. Quell'uomo le aveva sempre fatto paura per via della sua aggressività.
Aveva rotto l'ennesimo piatto di troppo, poiché la cucina esigesse portasse il cibo fuori il più in fretta possibile. E, nell'intento di rispettare le regole, tutto andò a monti per via del braccio ancora ingessato. Quel diamine di braccio che non voleva proprio guarire. Una maledizione peggiore non esisteva per una 13enne appena assunta come cameriera.
" e sappi che tutti quei danni me li ripagherai a tempo debito, tu spetta solo il peggio quando torni a quel manicomio "
Chiuse la porta in faccia, licenziandola ufficialmente.
Era la seconda volta che ciò accaddesse nel giro di un mese. I suoi guardiani sicuramente non avrebbero voluto ascoltare l'ennesima scusa. Dall'inizio dell'anno che faceva buchi nell'acqua. Veniva assunta, licenziata, assunta, licenziata. Ben pochi posti lasciavano lavorare una teenager e quando lo facevano la trascuravano, aspettandosi facesse i salti mortali zitta e muta. Quando non la sua performance non andava, la cacciavano. Quando tornava dai suoi guardiani, la fissavano delusi per l'ennesima sconfitta.
Hana non riusciva a fare proprio niente di buono.
Come l'avrebbero presa questa volta?
Si sarebbero arrabbiati?
Le avrebbero ritirato nuovamente il telefono?
Le avrebbero affidato un altro lavoro più cruento di questo?
O, peggio, l'avrebbero spedita fuori dal programma?
Dove sarebbe andata a vivere allora?
Sotto un ponte?
Dentro un cassonetto?
Sarebbe ritornata al suo inferno?
Non voleva nulla di tutto ciò!
Non lo voleva!
Perché? Perché doveva accadere tutte a lei?!
E come se non bastasse, cominciò a piovere all'improvviso, bagnando la sua uniforme lavorativa estiva e soprattutto leggera. La camicia a maniche corte mostrava le braccia piene di makeup pur di coprire le cicatrici poiché "quella schifezza fa scappare via i clienti, dopo pensano maltrattiamo i nostri dipendenti". Con le gocce di pioggia, la maschera si sbiadiva, rivelando tutta quella oscenità forzata a coprire.
Nessuno piaceva il suo vero corpo.
Nessuno la guardava bene quando mostrava cosa avesse passato.
Ecco perché non ne parlò ad anima viva.
Pur di non essere isolata.
Ma, a quanto pare, non fu nemmeno abbastanza per essere accettata.
Non importava quanto si sforzasse, quanto le persone gentili fossero, alla fine del giorno nessuno la voleva veramente attorno.
Perché era una bastarda.
Perché era un aborto disubbidiente.
Perché era il più grande errore dell'umanità.
Si alzò da terra, la pioggia più violenta di prima.
Addosso solo la sua uniforme leggera perché credeva non avrebbe piovuto in quella giornata soleggiata.
Le temperature erano insopportabili.
Doveva mettersi al riparo, ma dove?
Non voleva più tornare al programma.
Non voleva dare la brutta notizia l'ennesima volta.
Non voleva essere abbandonata.
Quindi sarebbe stata lei quella ad abbandonare per prima.
Alla ricerca di una casa.
Casa? Aveva mai avuto una casa?
Cos'è che diceva la gente sul significato di quella parola?
Mentre rifletteva si incamminò lungo il marciapiede.
Casa era una struttura dove una famiglia viveva.
Cos'era una famiglia?
Un gruppo di persone accomunate dal sangue che vivevano sotto lo stesso tetto.
No, era molto di più.
Famiglia non era sangue, ma esperienza.
Famiglia non era un gruppo, ma una parte di sé.
Hana aveva una famiglia?
Sì, teoricamente ce l'aveva.
Aveva della gente legata biologicamente con lei, ma nessuno voleva sentirla.
Aveva avuto un uomo quale passò maggior parte della sua vita insieme, ma non l'amava.
Aveva avuto un ragazzino con il buffo berretto ed i capelli rossi, ma era scomparso senza potergli dire addio.
Hana, adesso, non aveva più una famiglia. Non aveva più una parte di sé.
Cos'era l'altra definizione di casa?
Un luogo dove vi si senta sicuri, protetti da ogni male.
Quando si era sentita così in vita sua? Quale fu il luogo fatidico?
La pioggia aumentava e aumentava.
I passanti le correvano affianco con l'ombrello cercando di non bagnarsi, mentre lei era fradicia da cima a fondo.
Tremava poiché il freddo si insidiò fino alle ossa. Ma non mise di camminare verso... Da qualche parte.
Non faceva altro che ripetersi quanto fosse inutile.
Dannava la sua intera esistenza.
Si chiedeva perché vivesse, se questo è il trattamento che le spettasse ovunque.
Poteva essere forte quanto voleva, ma non sarebbe mai stata forte abbastanza.
Non sa quanto tempo passò, ma era stanca. Le dita divennero addirittura violacee da quanto patisse. Le gambe era molli quanto budino. Fortunatamente una panchina era stata ritrovata e, senza pensarci due volte, si sdraiò lì pronta a riposare per un po'.
Finché non si sarebbe scaldata abbastanza...
Finché la pioggia non si sarebbe fermata...
Solo... Qualche minuto... Di riposo...
Una famigliare folta chioma nera si avvicinò al suo campo visivo.
" hana? Che ci fai qui? "
Chiuse gli occhi prima ancora di poter rispondere.
" chi è questa, caro? La conosci? "
Una donna anziana si avvicinò con l'enorme ombrello, riuscendo a coprire tutti e tre.
" è... una vecchia paziente dell'ospedale. L'hanno dimessa qualche mese fa. Non so cosa faccia qui "
" oh povera creatura, cosa intendi fare? "
Subaru la guardò, dopodiché prese il polso e, sentendo quanto bassa la temperatura corporea dell'altra fosse, si tolse la giacca per coprirla. Successivamente la prese fra le sue braccia.
" la dovrei portare dentro a curarsi, no? "
Ricevette una tirata di guancia dalla più anziana.
" e bravo il mio nipotino "
[ ... ]
Tutto cambiò nuovamente dopo la sua seconda ammissione in quello stesso ospedale.
Strano ma vero, sentendo le condizioni in cui fosse finita, quell'infermiere decise di darle una mano direttamente, senza affidarsi ad altri programmi scrausi come l'ultimo. Insomma, non era possibile dessero un lavoro così ad una ragazzina non completamente guarita, aspettandosi facesse i salti mortali senza l'uso di un braccio. D'altro canto, cosa si sarebbe dovuto aspettare? Quei sistemi non sono mai stati i più ottimali, soprattutto per ragazzini della sua età.
Hana deve ancora capire come mai avesse voluto aiutarla dopo tutto questo tempo. Bontà o pietà? Forse entrambi? Subaru voleva ricavare qualcosa da lei? Cosa?
Le fece una proposta una volta guarita da quell'orribile raffreddore e mal di stomaco: poteva ospitarla a casa sua in campagna finché non avrà trovato modo di mantenersi da sola. Se avesse voluto studiare, era ben accetta iscriversi ad un istituto professionale. In cambio, però, avrebbe dovuto lavorare in quello stesso ospedale come assistente infermiera e, in futuro, persino un infermiera ufficiale.
Come le fu detto tutto questo? Diciamo che quell'infermiere - no, aspettate -, che Subaru le avesse accennato tutto e invitata a casa sua per cena. Una volta al tavolo con tutta la famiglia riunita scoprirono le loro carte. Hana, naturalmente, fu felice di sentire tutto questo e diventare parte di quella stessa famiglia. Non l'hanno adottata, nessuno poteva farlo a causa dei genitori biologici - quei stronzi la perseguiteranno per il resto dei suoi giorni - ma un documento non stabiliva questa sorta di nuovo legame.
Cos'era la famiglia di Subaru?
Erano ben 4 persone: lui, suo padre, sua madre e sua nonna paterna. I Kaneko. Suo nonno è venuto a mancare quando fu assai piccolo, mentre quelli materni non li ha mai conosciuti. Dunque aeva solo lei al suo fianco.
Tai Kaneko era una donna... Strana. Forse era per la vecchiaia, forse era per la sua poca capacità nel stare con la gente, ma Hana sentiva costantemente i suoi occhi addosso, come se la giudicare o, peggio, non la volesse lì per fin troppo tempo. Eppure nei gesti sembrava carina e gentile.
Suo padre era un uomo di poche parole, si lasciava mettere i piedi in testa da Tai facilmente. Non aveva molta voce in causa per nessun argomento. Stava lì, mangiava e certe volte annuiva con cosa la moglie o la madre dicevano.
La donna più giovane, madre di Subaru, era nettamente la figura migliore del tavolo. Sempre calma, sorridente, parlava direttamente in faccia ad Hana e la chiamava certe volte "cara" o "tesoro". Nascondere l'imbarazzo nell'essere chiamata così fu difficile. Dopotutto lei non ha mai avuto una madre nella sua vita. Se questo era come si comportassero, avrebbe amato averne una tutta sua. O, in futuro, diventare una madre di tale calibro a sua volta.
Doveva tenere a mente non fosse la sua vera famiglia.
Doveva tenere a mente che fosse una ospite.
Ma voleva tanto diventarne parte.
Più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Per questo ebbe accettato.
Per questo stava sempre ad ascoltarli.
Non voleva essere gettata via.
Il lavoro all'ospedale? Faticoso, per i primi giorni soprattutto. Correre su r giù per le scale, ascoltare tutti gli ordini dati, aiutare nell'assistenza medica... C'erano mille e più cose ma non si lamentava mai. Non voleva essere licenziata anche qui. Non importava quanto gigante il bagaglio fosse.
Se tenesse tutto dentro, nessuno l'avrebbe considerata un fastidio.
E poi non era nemmeno così noioso! Ascoltare tutti quei dottori fare diagnosi, assistere ai vari esami del sangue... C'era qualcosa nella scoperta del corpo umano che l'attraeva. Insomma, era così complicato ma funzionante! Sapevate che dopo 27 giorni la pelle umana si rigenera completamente? O che i nostri cuori sono la stessa dimensione dei nostri pugni chiusi? C'era sempre qualcosa in più da imparare ogni giorno!
Dopo l'ennesimo turno di lavoro, aveva meritato la sua pausa pranzo - o meglio, cena - ed una persona aveva deciso personalmente di portare del cibo sia a lei che a suo nipote.
Tai fu sorpresa di vedere solo Hana ad aspettarla, domandandosi che fine avesse fatto il suo collega dai capelli neri.
" oh, ha avuto un'emergenza con un paziente e lo deve tenere sott'occhio. Gli posso portare io la box, non appena si libera! "
" ah, capisco capisco, è così occupato con il lavoro che non ha nemmeno tempo per la sua povera nonna "
Tirò un sospiro delusa sedendosi ad uno dei tavoli in sala ricreazione. Hana fece lo stesso dopo di lei ed aspettò brava di ricevere la sua ricompensa. Quando ebbe la box fra le sue mani non perse tempo ad aprirla e addentare il contenuto come se non mangiasse da giorni. La più anziana ridacchiò a vederla così.
" è bello vedere ti sia completamente ripresa. All'inizio non mangiavi proprio niente "
" lavoro fa venire fame "
Commentò cercando di chiarire le parole fra il masticare, tornando a divorare nuovamente tutto quanto.
Dalla tenerezza ricevette una carezza sulla chioma castana.
" avrei voluto parlare di una cosa con entrambi, ma ci sei solo te. Oh, suppongo dovrò farmene una ragione e parlarne lo stesso "
Alzò lo sguardo dal pasto alzando una sopracciglia.
" volevo ringraziarti per il tuo lavoro qui dentro, ma soprattutto di aver portato un po' di gioia in Subaru "
... L'ha fatto?
" prima si lamentava sempre del turno di lavoro, ma con la tua presenza ha smesso di farlo. Sei una buona collega per lui, ne sono certa "
" mh-mh "
" sai, no, che presto dovrà ereditare l'intera organizzazione lasciata da suo nonno. Avere dell'esperienza anche come dottore aiuterebbe un sacco il suo curriculum. Insomma, è meno stressato al tuo fianco "
Le sorrise appena.
Hana fece lo stesso.
Sfortunatamente la sua pausa permessa giunse subito a termine e dovette dire ciao all'altra. Una volta accertata della sua assenza tirò fuori il telefono e permette un contatto per chiamarlo.
" pronto? "
" hey, tua nonna è venuta a trovarmi "
" ancora? È la quarta volta questo mese "
" non dirlo a me, non so quanti doppi turni posso ancora prendere per coprirti prima di farci sgamare "
" mh... "
" davvero, cosa c'è di così importante in quel bar da lasciare il lavoro ogni giorno? "
" ... se vuoi, puoi mangiarti pure la mia di cena. Prendila come una scusa "
" oh no- non potrei "
" davvero fallo, ho già mangiato qui, e sarai stanca "
" prometto che uno di questi giorni ti ripagherò "
Parlando di questo... Diciamo che Subaru ed Hana ebbero un accordo. Lui avrebbe saltato i turni a lavoro per andare al suo bar preferito, mentre Hana avrebbe preso il suo posto in molti compiti. Non aveva niente da ricavarci, ma non poteva mica dire di no al ragazzo che le ha salvato la vita due volte! Poteva solo assecondarlo e sperare per il meglio.
[ ... ]
Non era tutto rosa e fiori nemmeno in una famiglia perfetta come quella di Subaru. Hana ci mise un bel po' a notarlo.
Quelle uscite nascoste, quei commenti passivo-aggressivo, quelle occhiate, tutto alla fine tornò a galla.
Sapete quante volte sentì gli adulti litigare?
Sapete quante volte sentì dei piatti rompersi?
Sapete quante volte sentì insulti da entrambe le parti?
Come diamine faceva Subaru a sopportare tutto questo da quando fosse nato?
Non ci riusciva, semplice.
Per quello lo vide correre via dalla cena durante l'ennesima litigata con la scusa di "essere troppo stanco dal lavoro".
Hana rimase tuttavia ad ascoltare la conversazione, come se ad essere sgridata fosse lei. Cioè, in parte lo era, poiché avessero scoperto di alcune sue menzogne in passato.
" insomma, quante diamine di volte ve lo devo dire! Subaru deve essere idoneo se eredità la UFF! Suo nonno voleva questo! "
Sbraitò l'anziana signora.
" perché al posto di prendertela con MIO figlio, non pensi al tuo? "
Controbattè colei che le va sempre contro: un'altra madre, preoccupata per il suo bambino.
" oh, ma è uno sfaticato! Non terrebbe testa a quei tre idioti! "
" ehy! "
L'uomo, rimasto in disparte come sempre, fu offeso da tale commento.
" subaru è l'unica speranza per questa famiglia. Deve essere al pieno delle capacità per dimostrare quanto valiamo "
" subaru deve decidere cosa farne del suo futuro da solo! Non puoi venire qui dentro casa mia come se niente fosse e darci ordini qua e là! "
" questa è anche casa mia! Devo ricordarti chi ha pagato maggior parte delle spese affinché voi poteste vivere in tranquillità?! "
Tutte quelle urla stavano trapanando le sue orecchie. Presto ricordi indesiderati tornarono a galla, prima bloccandola sempre di più, poi, quando la madre si Subaru domandò se stesse bene, corse via a sua volta. Fra i tre, quella donna sembrò l'unica interessata ad Hana, mentre il duo figlio-mamma non la degnava nemmeno di uno sguardo.
Uscita dalla cucina, nel corridoio principale, ebbe intenzione di dirigersi verso le scale e chiudersi nella stanza degli ospiti - o meglio, la sua stanza. Fu fermata da un estraneo venticello freddo. Si girò e vide la porta d'entrata mezza aperta ed un paio in meno di scarpe vicino. Quelle di Subaru. Dalla piccola intersezione verso l'esterno notò persino il fanciullo camminare via. Decise di seguirlo, sbattendo quasi la porta. In fondo non l'avrebbero notata nemmeno se si mettesse ad urlare da quanto forte loro stessero discutendo.
Fuori, corse e chiamò il suo nome pur di fermarlo. Eppure Subaru non lo fece, non la degnò nemmeno di uno sguardo. Quando lo afferrò e girò capì perché: aveva la musica a tutto volume nelle cuffiette.
" che vuoi? "
" dove stai andando? "
" perché ti importa? "
Così scortese non crede di averlo mai visto.
Certo, Subaru all'apparenza non era veramente la più socievole delle persone, infatti il suo era un caso particolare quando si trattava di "mettere il vaccino da bravo infermiere". Solo col tempo si dimostrò più amichevole e gentile. Non così. Quelle conversazioni toccavano un nervo assai delicato in lui.
" uhm, volevo solo farti compagnia- "
" non mi serve la tua pietà, torna pure a casa "
" non è pietà, scemo! Ma ce la fai o manca sale in zucca?! "
... Hana d'altro canto era conosciuta per la sua lingua affilata ed aggressiva, anche quando non lo voleva. Subaru alzò un sopracciglio offeso.
" andiamo "
Afferrò il suo braccio.
" ma se nemmeno sai dove voglio andare "
" allora portamici e non rompere! "
" quanto sei incorreggibile "
Sbuffò il corvino, arrendendosi.
Si incamminarono fra boschi e sentieri ad Hana familiari, tuttavia il dubbio della giovane notte, assieme a quelle poche candele accese, donavano l'ambiente uno scenario degno di un film dell'orrore. Non prendetela per una pappamolle, quella roba su schermo non le faceva effetto, eppure in realtà non poteva non pensare ad un possibile pericolo in aguato. Non per forza un mostro composto da effetti speciali scrausi e jumpscare scadenti, solo, qualcosa di spaventoso. Il non sapere cosa lo rendeva spaventoso.
" eccoci, ora puoi lasciarmi e far respirare il braccio "
Annunciò forzandola a scollarsi da lui. Non ebbe notato la stretta forte fino ad adesso. Si diede alcuni secondi per riconoscere la sagoma di quella struttura: un piccolo tempio buddista. Giusto, i genitori erano assai religiosi e venivano a pregare qui ogni singolo giorno prima di iniziare con la giornata. Persino Hana ebbe preso parte a questa piccola tradizione. Non vi erano chissà quali enormi rituali dietro se non durante le feste.
Lo sguardo tornò alla ricerca di Subaru, quale già si trovava all'entrata. Chiuse gli occhi e si inginocchiò.
" che fai? "
" prego "
" perché? "
" perché magari tutto passerà se lo farò "
Si zittì, rimanendo dietro di lui.
Si avvicinò dopo alcuni secondi di silenzio, imitandolo.
Dopo altri secondi lui si scocciò, alzandosi.
" tutto questo è stupido "
" allora perché l'hai fatto? "
Fu naturale chiedere.
" perché- non lo so, va bene?! Non so che fare! Non so se devo stare ad ascoltare quella sclerata di mia nonna e calmare le acque oppure andare avanti a pensare a me! Davvero, non capisco cosa cazzo il mondo voglia da me da rendermi così importante! "
Prese un sospiro frustrato.
" non che abbia manie di protagonismo, ma a quanto pare tutti vogliono che il mondo giri intorno a me! È così brutto voler starsene in disparte! Perché diamine mi dovrebbe fregare ereditare quella stupida accademia! Non mi ci faccio niente se non firmare documenti su documenti a vita. No! Non lo voglio fare! È una rottura di scatole! "
" e non lo fare in tal caso"
" lo fai sembrare così facile! Hai visto quanto litigano ogni sera perché 'non lo voglio fare'?! "
Si sedette sui gradini delle scale. Hana lo seguì senza proferire altre parole.
" davvero, magari fosse così facile mandarla a quel paese. Ma non lo è! Deve costantemente rompere le scatole su come sia lA sPeRaNzA dElLa FaMiGlIa e dEvO iMpEgNaRmI aNcOr Di PiÙ perché tre cretini le hanno rubato il posto dato che la pensione non se la vuol prendere "
Lasciò un secondo sospiro, questa volta si tramutò in un espressione più malinconica.
" ... oppure sono semplicemente una persona spregevole ed egoista "
Hana inclinò la testa di lato.
" non lo sei, non mi avresti salvato allora "
Subaru la guardò.
" salvato da cosa? "
" dalla mia vecchia vita "
" no, non ti ho salvato. Non farmi passare per l'eroe che non sono "
Ribatté, lasciandola confusa.
" 'salvare' implica abbia fatto qualcosa di così grande che nessun altro avrebbe mai voluto fare, e che un cambio meriti altro. Non è così. Ho fatto solo ciò che fosse necessario. Ci sono altre persone come me che avrebbero fatto la stessa cosa "
" ma sei stato te a farlo ugualmente "
" perché dovevo. Non potevo mica lasciare una persona patire così "
" quindi se avessi avuto la scelta mi avresti lasciato lì? "
" cosa? No- che stai a dire? "
" sei il mio eroe allora "
" non lo sono, smettila di chiamarmi così "
Lo irritava solo pensarci.
" non voglio meriti, non voglio niente in cambio. Un eroe non è solo un giusto gesto, ma qualcuno che continua questa catena, qualcosa che mai ti lascia "
" non mi hai mai lasciato "
" sì che l'ho fatto. È stato un caso ritrovarti. In più, non sono stato al tuo fianco come tu creda. Pensaci meglio. Chi è il tuo vero eroe? "
Il suo vero eroe?
Qualcuno che aveva sempre le sue spalle.
Qualcuno che mai l'avrebbe lasciata.
C'era veramente qualcuno del genere nella sua vita?
" ... c'è un ragazzino che mi segue un po' ovunque "
Subaru fu confuso.
" non parla molto, ma è sempre lì quando vado a dormire. Mi ricorda che c'è sempre speranza. Vorrei ritrovarlo un giorno per ringraziarlo di persona per non avermi lasciato. Suppongo sia lui il mio eroe "
" e come si chiama? "
" ... Haruki "
Quel nome fu sconosciuto alla sua mente ma familiare al suo cuore.
Dopo anni si ricordò come pronunciarlo.
Dopo anni si ricordò finalmente il suo volto.
Le vennero gli occhi lucidi.
Era il suo eroe.
Non c'era di persona, ma sapeva fosse sempre stato al suo fianco, nonostante tutte quelle brutte cose che gli avesse fatto.
" non sei una brutta persona solo perché non sei un eroe "
" ah no? "
" secondo me va bene fare cattiverie certe volte. Non è brutto se alla fine ci si sente bene. Essere eroi è per poche persone. Non siamo quelle. Siamo gente normale. Quindi dovremmo comportarci normalmente. Quindi non dovremmo essere eroi. È stupido fare sempre del bene se poi non si è felici. Non saresti felice se fossi un eroe "
Blaterava in maniera abbastanza confusa, eppure l'altro ebbe capito cosa intendesse.
" ... grazie "
" ah, e poi non saresti male biondo comunque "
Passò una mano nei capelli dell'altro, rivelando l'orecchio destro.
" e dei piercing di sicuro attrarebbero più ragazze al tuo bar "
" che scema che sei. Mi fai un discorso filosofico e due secondi dopo te ne esci così? "
Un sorriso stupido cercò di trattenere, mettendo una mano in faccia dalla confusione che la fanciulla portava nella sua vita. Perché era vero. Quando Hana era vicino a lui, Subaru si sentiva confuso di... Tutto.
Un telefono squillò. Subaru colse il suo dalla tasca. Era suo padre.
" torna subito a casa. Tua madre non si sente affatto bene! "
[ ... ]
La vita sapeva proprio come sorprendere Hana quanto meno se lo aspettasse.
Da un'orfana sconosciuta al mondo, a misera dipendente sottopagata, a studentessa ed infermiera fino a criminale ricercata dalla polizia.
E la storia di Subaru... Non ne voleva parlare.
Così come Shini Goro ed il resto dei ragazzini con cui fu intrappolata a stare. Cosa mancava alla lista? Spaccio di sostanze illegali? Oh, aspetta, effettivamente quella sostanza sperimentale non era ancora ufficialmente stata accettata dal governo. Neanche le aveva dato un nome. Vabbè, di sicuro ci mancava qualcos'altro per peggiorare la situazione ancor di più.
Hanno passato notti insonne assieme, ha sentito Subaru urlare nel sonno a causa della morte di sua nonna e delle conseguenze. Non c'era un attimo di pace per entrambi,ora incolpati dal resto di essere i veri colpevoli dietro tutto ciò.
La vita sapeva proprio come sorprendere Hana quanto meno se lo aspettasse.
Nelle recenti settimane incontrò una persona che Subaru ben conosceva, un cliente al suo bar ma anche un personaggio importante nella società. Come, perché, quando è comparsa non sa come spiegarselo.
Li aveva aiutati, salvati addirittura. Era il loro eroe. In cambio Hana ebbe aiutato questo personaggio con delle ricerche.
Un giorno, la portò in un luogo strano, veramente lontano da Tokyo, dove civilizzazione non esisteva se non per una inqueta struttura. Realizzò dalla sala incontri si trattasse di un carcere giovanile. Fu seduta assieme a quella persona in una stanza piena di tavoli vuoti, loro al centro, mentre un agente parlava di come avrebbero dovuto firmare un documento quale affermava non avrebbero commesso alcun reato in quella mezz'ora a disposizione. Non si erano fatti domande sulle loro identità? C'era lo zampino di questa persona in tutto?
" chi stiamo per incontrare? "
" sii paziente, lo scoprirai presto "
Il cuore di Hana batté più forte al secondo. Mille e più scenari erano nella sua mente. Tutti, tranne uno.
E quello specifico scenario successe.
Un ragazzo cresciuto, dalla capigliatura rossa e corta ed un cerotto sul naso, vestito dell'uniforme dell'edificio. Si fermò quando riconobbe Hana. Hana sbatté le mani al tavolo quando lo riconobbe.
Era lo stesso ragazzino dei suoi sogni.
Era il suo eroe.
Era lui.
Era Haruki.
Si alzò di fretta, correndo verso la sua direzione come se ne fosse magneticamente attratta. Lui invece rimase fermo dallo shock ma, una volta accolto nelle sue armi, fece lo stesso gesto se non più forte pur di non lasciarla, pur di renderla parte del suo sistema.
Le lacrime di entrambi bagnarono i visi, tutte e quattro le gambe tre Marino così tanto che cadettero sul lurido pavimento senza mai staccarsi.
Piansero. Per la seconda volta nella sua vita, Hana pianse dalla gioia, dalla speranza, dall'aver ritrovato il suo principe azzurro, il suo eroe.
Ha ritrovato suo fratello.
Dopo ore ed ore passate a versare lacrime, singhiozzare come due bambini, riuscirono ad avere una conversazione come si deve.
" scusa per vedermi in questo stato- "
" mi sei mancato! Non lo- non lo puoi capire- "
" scusa, scusa, scusa "
" promettimi di non lasciarmi più! "
" non lo farò, Hana, lo giuro sulla mia vita! "
" ti voglio bene Haruki, sei il mio eroe "
" anche io ti voglio bene, davvero, dal profondo del mio cuore. Sei l'unica cosa abbia mai avuto di certo "
Finalmente poté ringraziarlo come aveva promesso.
Nonostante tutto questo dolore, era riuscita a trovare una gioia grazie a lui.
La sua speranza.
" ehm, scusate interrompere questo momento, ma ci rimangono solo 5 minuti e vorrei discutere di qualcosa con entrambi voi "
Haruki alzò lo sguardo verso la persona.
" chi è? "
" la nostra ultima speranza "
_____________________________
Hyosuke continuò a scuoterla, ma niente da fare: Koharu non era intenzionata a svegliarsi.
Diamine, diamine, diamine.
Non pure lei!
Non era morta vero?
Vero?!
Prese il suo polso e solo allora notò le bende attorno alle mani, così come del rosso sopra di essere. Quando si era fatta male? Perché?! Cosa le è accaduto?! No, no, no, ti prego. Se Airi scoprisse che fosse morta l'avrebbe ammazzato, ne era certo.
Mise due dita sul polso per rilevare un battito cardiaco.
Merda! Merda merda- non batteva- non batteva il cuore-
Ah no, aspetta, aveva le dita sulla parte esterna e non interna del polso.
Santo cielo, certe volte il cervello non ti funziona proprio Hyo, eh?
Batteva.
Le dita provavano un leggero battito che le respingeva debolmente via.
Era viva, va bene. Aveva la conferma.
Allora perché non si svegliava?!
Quanto pesante poteva essere il sonno da tirarla giù in questa maniera?!
Si allontanò dal letto e guardò altrove, cercando di prendere respiri profondi pur di non farsi catturare dalla rabbia e calmare l'ulteriore panico già in sé stabilito.
Dannato sia quello momento che ha deciso di ascoltare Shiori senza ribattere nell'andare a cercarla. Poteva starsene ancora a "letto" e riprendersi quelle poche ore di sonno scomodo piuttosto. Ma no! Per qualche motivo l'hanno dovuto alzare di cattiveria!
E per cosa poi? Andare a morire nuovamente in quelle macerie?
"Dobbiamo ritrovare i diari di Sumire" sì, ma non avevano pensato magari alla loro vita e a come quella posto potesse crollare da un momento all'altro?!
Quei diari... Non li voleva vedere.
Da quanto Sumire avesse ripetuto il contenuto al suo interno, credeva di aver imparato tutto a memoria. Lo dannava, malediceva, nessuna parola era positiva. Risentire tutto, ancora ed ancora, solo per loro, non andava a genio. Però... Una parte di sé gli diceva di non essere nemmeno di parte, e voleva andare avanti. Voleva andare avanti? Davvero? Da quando?
Era vero, voleva diventare un regista ancora. Ma era possibile?
Asahi aveva detto lo fosse, ma... Ecco, adesso poteva ancora credere le sue parole? Non lo sapeva, non sapeva niente.
Come faceva ogni volta un minimo di frustrazione lo cogliesse, mise le mani nei capelli e arruffò quest'ultimi, spettinando l'acconciatura ormai andata all'altro mondo. I nodi impedivano movimenti troppo bruschi oppure si sarebbe strappato direttamente i capelli dal cranio, cosa che NON voleva fare.
" hyo..? "
Saltò indietro sentendo il suo nome esser detto nell'infermeria vuota.
Abbassò lo sguardo alla scena di Koharu finalmente tornata nel regno dei vivi. Prese un enorme respiro di sollievo.
" è già mattina? "
" sono le 3 di pomeriggio "
" oh "
Si fermò dal fare stretching all'informazione. Quante ore aveva dunque dormito con quei orsetti? Cosa era successo durante quelle ore? Si fermò ad osservare la stanza, notando adesso il buco nel muro fatto. Arrossì di brutto dall'imbarazzo e l'idea di domande al riguardo.
" che diamine ti è preso? Non ti svegliavi più e- le tue mani- "
Eccolo.
Hyosuke parte in quinta, assomigliando ad una madre scazzata dalla propria figlia per non aver ascoltato le sue direttive, cosa che la portarono al casino totale. Da quando Hyo sapeva essere così... Mezzo considerato mezzo arrabbiato? C'era un aggettivo per descrivere questo comportamento?
" non è- non è niente "
Balbettò alzandosi dal materasso.
Hyosuke la spinse giù nuovamente.
" no, no, no, no, tu ora mi spieghi cosa diamine è successo in queste poche ore che sei ridotta così, ci siamo capiti? "
" ... no "
" come 'no'? "
" chi ti credi di essere per farti gli affari miei? "
" un tuo- qualcuno- dimmelo e basta! "
" perché?! "
" perché non fa bene tenersi tutto dentro. Questa volta saranno 'solo' 'alcuni' pugni, ma la prossima? Avrai gli incubi, o peggio, le allucinazioni! "
Perché Hyo aveva preso a cuore il suo stato d'animo?
" ed è già grave tu sia arrivata a ciò! "
Prese il suo polso bendato e lo scosse per rendere chiaro il punto.
La badante di panda non rispose, evitò contatto visivo con il più alto.
Era vero, si sentiva uno schifo.
Era vero, quei pugni eran gravi.
Ma... Parlarne? Cosa c'era da parlare? Cosa poteva una piccola conversazione fare? Guarirla da tutto quanto? No, magari fosse quello il caso! Nessuna conversazione portava alla guarigione! Ogni volta che provava a parlare finiva sempre peggio. Prima l'espulsione, dopo la litigata con sua madre, dopo ancora Airi e poi Asahi. Aveva parlato! Ed il peggio accadde!
Koharu era fatta per essere violenta, se questo comportasse al successo.
Per questo usava pugni, calci, morsi.
Per difendersi, per sopravvivere.
Perché non è mai stata brava a parole, a parlare delle sue emozioni.
Hyosuke si era rotto di aspettare, perciò si sedette vicino ad ella e la scosse per le spalle con ansia.
" insomma, ti sto offrendo aiuto, prendilo per una buona volta nella tua vita! "
Prendere aiuto? Aveva mai preso aiuto, del vero aiuto, per la sua situazione?
Forse sì? Forse no?
Probabile?
Cosa ne pensava?
Non lo sa?
Non se lo... Ricordava... Quando qualcuno l'avesse veramente aiutata...?
Anzi sì, sua zia.
Sua zia era l'unica che l'avesse aiutata, rimasta al suo fianco.
Fu lì che, involontariamente, strinse le braccia attorno a quelle dell'altro per fermarlo.
" voglio solo- voglio tornare da mia zia "
Sentiva le lacrime offuscare gli occhi.
" non ce la faccio più, voglio un abbraccio- una carezza- un sorriso- non è giusto! "
Tremò portando il busto in avanti per nascondersi.
" mi fanno male le mani, la testa- tutto- fa tanto male- non so come farlo smettere- "
Koharu poteva prendere tutte le pillole di questo mondo ed avrebbe provato sconforto.
Koharu poteva dormire per mille ore ed ugualmente si sarebbe svegliata con lo stessa negatività di prima.
Koharu poteva ignorare i suoi stessi pronomi e questi sarebbero tornati più forti a tormentarla.
Perché Koharu aveva scordato come affrontare le sue emozioni.
Come ci era riuscita i primi giorni ad essere così allegra?
Come era riuscita ad essere coraggiosa?
Come era riuscita a farsi in quattro per gli altri?
Come era riuscita a sperare fino ad adesso?
Cosa le mancava?
Cosa le aveva rubato quella piccola luce di speranza?
Delle braccia l'avvolsero come da protezione.
Alzò il capo.
Erano di Hyosuke.
" fa male, lo so, fa tanto male- "
Cercò di rimanere impassibile nonostante il tono di voce ormai trasandato.
" ma non sei sola, okay? Non lo sei "
Hyosuke l'aveva presa personale per due motivi.
Il primo, Koharu era la persona più importante per Airi. Voleva che almeno lei stesse al sicuro.
Il secondo, la capiva. La capiva come nessun altro.
Capiva il dolore costante, la difficoltà a parlarne perché non poteva farlo, la disperazione di voler tornare nel tuo posto felice.
La paura di un adolescente nell'essere chiuso in una gabbia mentale fatta dagli altri.
Hyosuke capiva Koharu, così come capiva Axel, Hisa, Shiori.
Hyosuke voleva essere una miglior persona, per non lasciare nessuno di loro da soli.
Perché sapeva quanto letale l'isolazione fosse.
Forse Naomi dall'alto dei cieli avrebbe rosicato, geloso dell'attenzione che ora dava agli altri, non più a lui.
Forse Naomi, in fondo, non avrebbe trovato male vedere Hyosuke cavarsela da solo ora che non poteva più star al suo fianco.
Ma non importava cosa Naomi pensasse. Solo Hyosuke.
Perché Hyosuke pensava a se stesso e agli altri.
Non più a chiudersi ulteriormente in quella gabbia.
Se fosse uscito o no, era ancora da vedere.
Nel mentre, avrebbe aiutato chi più lo neccesitava.
" grazie, grazie, grazie- "
Erano gli stessi ringraziamenti Sumire ebbe fatto prima del tradimento.
Erano disperati ma grati. Felici ma spaventati.
Hyosuke non era un mostro, non avrebbe respinto via Koharu solo per essersi dimostrata fragile.
Quando si staccò, Koharu tirò su col naso ed asciugò le quasi lacrime prima che scendessero.
" grazie per, uhm, aver bendato le mani "
Disse con un filo di voce.
Hyo alzò le sopracciglia.
" non sono stato io a farlo- "
Koharu andò un attimo in panico.
" e chi allora? "
" uhm- bella domanda- forse- "
" no, non fa niente. Non lo voglio sapere- "
Aveva un'idea sul colpevole, pertanto lasciò stare. Non voleva accertare quelle supposizioni per... Non lo voleva e basta.
" perché mi cercavi? "
" ah giusto, Hisa, Shiori ed Axel volevano ricercare i diari di Sumire nelle macerie e vogliono che tutti aiutiamo "
" oh, ma non è pericoloso? "
" per questo siamo tutti insieme, se qualcosa accadrà, saremo lì ad aiutarci "
Si alzò dal letto.
Si fermò per un istante.
Si girò e le porse la sua mano.
" andiamo? "
_____________________________
" ci siete finalmente, Koharu dove stavi? "
Domandò il cartomante guardando la fanciulla dalla testa ai piedi.
" e che hai fatto ai pugni? "
" lunga storia... Però sto meglio adesso "
Per meglio intendeva "leggermente meglio", anzi, "meglio abbastanza da alzarmi e far finta di niente perché abbiamo cose più importanti cui pensare".
" scusate se sembrerò paranoica ma... E se qualcosa succedesse? Se altri massi ci prendessero sotto? È un miracolo che siate ancora interi- "
Si grattò un braccio preoccupata.
" teoricamente l'esplosione avrà già fatto crollare tutto il soffitto. Il massimo che crollerà saranno i muri. Staremo lontani da quelli "
Spiegò Shiori, il resto del gruppo annuì chiaro.
" bene, andiamo allora "
Dire che fu una faticaccia salire e scendere tutti i massi per addentrarsi in quel casino era poco. C'erano montagne e buchi ovunque, massi stabili ed altri che rotolavano via da quanta pressione fosse messa con i loro pesi. Hyosuke stava per cadere cinque volte di fila, due di loro con successo. Il resto lo guardava per poi non commentare ed andare avanti per i fatti Non capì se fosse confortante oppure imbarazzante sapere lo facessero apposta.
" tecnicamente siamo arrivati "
Annunciò la corvina.
" ma è solo un macello, come faremo a capire dove sta quale stanza e di chi sia? "
Domandò Koharu grattandosi una guancia.
" a memoria? "
Consigliò Hisa.
" da una parte erano tutti i ragazzi, dall'altra le ragazze. Quindi Sumire è daaa "
Puntò il dito verso il lato delle fanciulle.
" lì. E se non sbaglio la sua stanza era fra le più centrali quindiii "
Fece alcuni passi in avanti, addentrandosi agile fra le macerie.
" da qualche parte qui "
Indicò l'intera area piena di polvere, dove da lontano si riconobbe pure un letto sporco di quest'ultimo.
" vuoi una mano? "
Il biondo parlò, avvicinandosi.
" oh- se vuoi, perché no? "
Hisa, come gli altri, fu leggermente sorpresx a quell'offerta ma non si domandò altro.
" arrivoOOO- "
Cadde per la terza volta, davanti a tutti.
" ma c'hai del burro al posto delle scarpe o non ce l'hai proprio il senso dell'equilibrio? "
Fu naturale commentare per Koharu finalmente, scaturendo in Axel una piccola risatina.
Hisa scese dalla piccola montagna per aiutarlo a rialzarsi (e possibilmente non cadere per la quarta volta di fila-).
" voi andate pure a cercare altrove, se trovate qualcosa fate un fischio, okay? "
I tre annuirono, Hyo e Hisa si diressero verso la ricerca di quei diari.
Praticamente eran divisi in due gruppi.
Axel, Koharu e Shiori si tenevano sott'occhio mentre scavavano una strada verso altre stanze alla ricerca di indizi.
Shiori riuscì a riscovare, dopo tante fatiche, un cassettino mezzo aperto. Rovistò dentro e trovò molti fogli in bianco, altrettanti pasticciati ed altri ancora schemi non finiti. In alcuni c'era la cartina della scuola, con un pennarello rosso segnare una via. Altri invece erano liste e passi su come 'finire questo killing game'. Connesse i puntini. Doveva trattarsi della camera di Dae-jung. Sembravano passati secoli a sentire quel nome e ricordare quella faccia. Sotto i figli ritrovò pure lo scheletro esile di un paio di occhiali, senza più le lenti poiché rotte dall'impatto. Prese quest'ultime e le guardò, come se un altro ricordo lontano di una persona la stesse raggiungendo.
" che hai trovato? "
La voce di Koharu interruppe il suo treno di pensieri. Il paio di occhiali fu messo via, nonostante l'aura di sconforto a sapere a chi altro potessero appartenere.
" delle bozze su un piano, c'è persino la cartina. Suppongo siano di Dae-jung "
Le dimostrò. Koharu prese i fogli fra le mani, osservandoli con un tocco di amarezza a quel nome.
" oh- ma non manca una parte qui? "
Indicò verso l'alto della mappa, dove vi era all'incirca il teatro.
" vedi? La cartina della Hope's Peak Academy andrebbe avanti ma qui... Manca? Come se non fosse mai esistito "
" o semplicemente non fosse accessibile a noi "
Rifletté la medium.
" ti ricordo che siamo nella seconda Hope's Peak Academy, in fase di costruzione, quindi quella sezione non sarà completamente ristrutturata "
" adesso ne abbiamo la conferma almeno? "
Annuì.
" dopo dovremmo andare lì? "
Propose la castana.
" perché? "
'Per trovare una via d'uscita' stava per dire. Come quel pensiero si formulò in testa si paralizzò ai brutti, cruenti ricordi.
" ...scherzavo, fa niente "
" dai, dimmelo "
Koharu si grattò altrove.
" pensavo a- insomma- uscire- ma- uhm- dubito perché- uhm- sarebbe funzionato prima? "
La credibilità, per via dell'insicurezza, non fu al massimo, facendo tirare un sospiro alla diciottenne.
" secondo te in aula sorveglianti ci sono indizi? "
Cambiò argomento, lasciando Koharu spiazzata.
" forse? Ma ci sono Hana e Haruki tutto il tempo- "
" Haruki si è isolato. Lo vedo spesso in giro a non fare niente "
" e Hana? "
" lo starà cercando, credo. Non so cosa sia successo fra loro, ma dovremmo cercare di avvantaggiarci della situazione, non trovi? Magari troveremo un modo di chiamare qualcuno o più informazioni sulla situazione "
" hai ragione su quello... "
Rifletterono entrambe prima di tornare a cercare. Prima di farlo Shiori diede nuovamente un'occhiata al resto. Koharu camminava verso l'altra stanza, Axel si dirigeva sempre più in fondo al corridoio - cercava la camera di Mitsuki? - e Hyo e Hisa stavano ancora dall'altra parte del macello.
Se da una parte loro cercavano, Akihisa sembrava avere qualcos'altro in serbo per Hyosuke.
" hey hyo... come è nato shini goro? "
Fu dal nulla quella domanda.
" uhm- ve l'avevamo già raccontato... No? "
" sì, ma in quanti siete in realtà? "
" in- in 8? Insomma, noi tutti, Hana e Haruki "
" davvero? "
" quanti ancora ci devono essere? "
Hisa cercò fra le tasche dei pantaloni e tirò fuori una chiavetta.
" ho trovato questi video. In uno ci sono due ragazzine che dicono di essere Shini Goro. Una si chiama Hibi. Suona familiare? "
Hyo aggrottò la fronte.
" no? Mai sentite prima d'ora. Le uniche di Shini Goro son Hana e... Airi "
" che ne dici del 'Despair Effect'? Ci siete voi dietro? "
Dire che si sentisse come in un'interrogatorio poliziesco era ovvio?
Il cuore andò in gola.
" no, magari ne fossi stato in controllo... "
Si ricorda l'elettrocardiogramma mostrare una linea dritta, nessun battito. Morte certa per Akihito.
Strinse le braccia attorno a sé ed Akihisa capì quanto delicato l'argomento fosse. Avrebbe così tanto voluto premere di più, ma Hyo non sembrava star mentendo al riguardo.
Una domanda decisiva comparve.
" sapete cosa sta succedendo fuori da qui? "
Hyosuke si fermò.
" cosa sta succedendo fuori da qui? "
Il cuore di Akihisa smise di battere per un istante.
" i vandalismi? Il despair effect in aumento? La supposta battaglia fra voi ed il dipartimento di polizia? "
" di che 'battaglia' stai parlando- guarda che noi siamo sempre stati qui! "
" 'per il mondo. per la giustizia. per voi'? "
Hyosuke collegò i puntini.
Quella era la frase di- come faceva Hisa a saperla?! Cosa diamine sta succedendo fuori da qui?!
" Hyo... Davvero non sapete niente? "
Davvero non erano al corrente e controllo di cosa stesse succedendo?
Se fosse così, chi diamine erano quei Shini Goro là fuori?!
Chi stracazzo stava a combattere il dipartimento di polizia, se le loro vittime ingiustamente accusate era qui dentro?!
Entrambi si portarono una mano nei capelli da quanto assurda la situazione fosse. Hyo si dava dell'idiota in quel momento per essere all'oscuro di ciò. Insomma, l'ha scoperto Akihisa che non c'entrava NIENTE con questa situazione e non lui, un diretto interessato?! Cosa diamine voleva fare quella persona? Era questo il suo piano per farlo tornare alla normalità?!
" dobbiamo trovare quei diari "
Adesso era più determinato che mai.
Se Hisa sapesse qualcosa, allora Sumire di certo ci avrà fatto un'intera ricerca dietro! Saltò fra un masso e l'altro - miracolosamente non cadde - verso il letto pieno di polvere. La mente gridava solo "diari, diari, diari". Hyosuke voleva sapere. Sapere la verità. Più di chiunque altro. Ed Hisa l'avrebbe aiutato in quel momento.
" ATTENTI! "
La voce di Shiori attirò l'attenzione. Successivamente dei massi si staccarono dai muri e rito latino giù, la struttura tremò a dismisura. Hyosuke si coprì la testa per proteggersi mentre Hisa cercava di uscire dalla stanza rovinata con quei pochi diari che fu riuscito a scovare. Tornò subito e prese il polso di Hyo per non perderlo di vista. Si rifiutò all'inizio, borbottando sottovoce come stessero per morire fra le macerie e che faranno la fine del resto di loro.
" fallo smettere, fallo smettere- "
Si grattò la testa impazientemente.
" hyo, stai bene, okay? Nulla di male è successo. Stai bene. "
Scosse la testa.
" se moriremo? Se- se finissi nuovamente morto perché- "
Quella tirata gli aveva riportato in mente i ricordi del primo killing game.
Kiku afferrò il polso alla stessa maniera. Kiku lo consolò alla stessa maniera. Kiku era pronto a sacrificarsi per gli altri alla stessa maniera.
" Hisa, rimaniamo qua, per favore "
" non possiamo, dobbiamo controllare che gli altri- "
" HO DETTO CHE DOBBIAMO RIMANERE QUI "
Gridò senza volerlo, lasciando l'altrx senza parole inizialmente.
Dopodiché si inginocchiò davanti a lui.
" va tutto bene, son sicurx nessuno si sia fatto male. Tuttavia dobbiamo andare da loro. Insieme, okay? "
Hyosuke voleva tanto essere un faro nel buio, come aveva fatto prima con Koharu. Ma era difficile quando girovagavi lì da anni e anni.
Poteva definirsi geloso delle capacità di Hisa, di saper dire la cosa giusta al momento giusto?
Prese un respiro profondo.
Annuì, seguendolo.
Un nuovo cumulo di macerie si posò sovrano al centro, impedendo la vista delle altre parti al resto.
" STATE TUTTI BENE? "
Gridò l'albino una volta usciti da quel buco.
" SÌ! "
Udì la voce stridula di Koharu.
Tirarono un sospiro di sollievo.
Un secondo terremoto, decisamente più violento, fece crollare altre macerie gli dai muri, eliminando completamente la divisione fra le ormai rovinate camere da letto.
Akihisa, sopra un masso, stava per cadere giù verso uno dei tanti buchi a causa del frastuono ma grazie al cielo il regista fu lì ad acchiapparlo.
" adesso chi ha i piedi di burro? "
Commentò sarcastico.
" guarda che quella a dirlo era Koharu! "
" COSA HO DETTO? "
La voce della badante si udì ancora, fortunatamente.
Si misero all'opera nel cercare di scavare una via d'uscita.
Ci misero TANTO tempo per via del peso dei nuovi massi.
Hyo dannava il materiale rafforzato con cui è stato creato. Perché non potevano essere di carta pesta come le case dei film americani?
E le piccole sgridato di Akihisa pur di incoraggiarlo torturavano le sue orecchie.
All'uscita Hyosuke notò una mano famigliare aiutarli a tirare via un masso dalla strada.
" Axel? "
" state bene, vero?! Niente di rotto?! "
Annuì per poi richiamare l'attenzione di Hisa, a sua volta contento di veder il creatore di effetti speciali ancora intero.
" ahi- "
Lamentò dal dolore lo stesso corvino, portando via il polso e massaggiandolo dopo lo sforzo fatto.
" muscolo? "
" credo- "
" mettici del ghiaccio dopo, intesi? "
Consigliò il più basso fra i tre.
" certo "
" come sei arrivato di qua? Non eri dall'altra parte? "
" ho fatto il giro "
Indicò verso la direzione opposta alla loro, rivelando uno strettissimo e piccolo tunnel.
Presto anche Koharu e Shiori, una dietro l'altra ai loro tempi, uscirono dal macello.
" anche voi niente di rotto? "
Shiori non parlò.
" apparte le mani per prima? Tutto apposto. Ma adesso voglio assolutamente andarmene da qui. Hai trovato ciò che volevi? "
Akihisa annuì.
" svignamocela prima che tutto ci cadda addosso per la terza volta "
Non perse tempo ad andare verso l'uscita con dietro gli altri.
Per quella giornata decisero di scambiarsi le informazioni ritrovate, non scoprendo molto al riguardo.
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Mattina del giorno dopo.
" quanto tempo starai ancora lì fra le piante? "
Haruki era irritato.
Anzi, era più in ansia.
Sprigionava quest'ultima attraverso aggressività.
Come stava? Una merda.
Per mille e mila motivo.
Andarsene? Assolutamente no.
Perché non l'aveva fatto? Perché non avrebbe lasciato sua sorella nuovamente da sola. Glielo aveva promesso.
Allora perché aveva ansia di andarle a parlare?
Beh... Per tanti motivi, non collegati direttamente a lei.
Le mani ancora tremavano dall'ansia, il sangue su queste era fresco come i segni di pistola. Quando chiudeva gli occhi ancora vedeva i loro corpi giacenti in totale silenzio, guardandolo con tanto odio nei occhi oramai spenti.
Lo odiavano, era ovvio.
Sua madre ed Airi lo odiavano.
Facevano bene.
Anche Hana faceva bene.
Ma non voleva lasciarla.
Era suo fratello.
Il suo unico, migliore fratello.
Non era vero, non era né l'unico né il migliore.
Ne aveva un altro da qualche parte, ma non le ebbe mai parlato, tantomeno si era sentita sicura al suo fianco.
Ma, forse, in quella situazione, sarebbe andato tutto diversamente se ci fosse stato lui dall'inizio, e non Haruki?
No, no, no- che idiota che sei.
Pensava a persone mai conosciute e si comparva a loro come se non l'avessero abbandonata, strappata dalla possibilità di avere un futuro familiare!
Ma Haruki non era da meno.
L'aveva abbandonata in passato.
Non lo negava: era uno stronzo.
Ma lasciarla adesso?
No.
Assolutamente no.
Non avrebbe lasciato la sua amata sorella lì.
Costi quel che costi.
Quella vagonata di emozioni contrastanti lo portarono a compiere azioni stupide e insensate, come prendersela con quel giocatore di scacchi, quale lo ignorava, seduto su una delle banchine nella serra.
L'ebbe trovato per puro caso, camminando su e giù per la struttura in cerca di smaltire le energie. Asahi era separato completamente dal gruppo. Che sia stato fatto apposta o meno, non gli importava. Gli dava su i nervi la sua immobilità. Cosa aveva da essere triste? Aveva fatto del male a qualcuno? Aveva commesso un peccato punibile con la pena capitale? Cavoli suoi! Poteva pensarci prima! Era inutile piangere sul latte versato!
... ma Haruki non stava facendo la stessa cosa effettivamente?
No! Haruki era meglio di lui!
Haruki, non lo sei. Cosa c'è di peggio dal togliere la vita a due persone?
Non- esisterà di peggio!
Subito fortemente qualcuno qui riuscirebbe a raggiungere questo "peggio".
Si mise le mani nei capelli.
Asahi doveva considerarsi fortunato che non avesse la pistola a portata di mano. Gliela avrebbe puntata subito contro borbottando minacce come "mi prendi per il culo? Cagami!" per via dell'ignoranza.
Per quest'assenza, gli diede solo una spinta prima di andarsene via borbottando mille e più insulti sottovoce con tanto di "al diavolo questo killing game".
Fra i silenziosi corridoi finalmente trovò un filo di pensieri privo di nodi.
O meglio, un filo alimentato dalla mancanza di qualcosa. Qualcuno.
Lo stomaco si contorse.
Gli mancava qualcuno cui stare affianco. Era la stessa sensazione provata quando andò a vivere da Sumire. Certo, era stata una grande sorella e non poteva negare di volerle bene. Ma... Non era abbastanza. Non colmava quel vuoto che tanto detestava. Un vuoto che nessuno potesse riempire, se non la persona cui ha imbrogliato.
Un vuoto creato da Hana, che solo lei riusciva a riempire.
La struttura si scosse violentemente. Haruki quasi cadde per terra.
Cosa diamine stava succendendo?! Chi aveva azionato l'ennesima bomba e perché?!
Soprattutto, come diamine faceva a sapere dove LUI le avesse impiantate?!
È da due giorni che questo edificio giocava brutti scherzi!
Si fermò a riprendere equilibrio.
Una persona poteva saperlo.
Hana.
E Hana era quella con il telecomando per far partire alcune se non tutte le bombe.
Perché cercava di attivare così, cosa pensava di fare?
... Ammazzare il resto dei partecipanti? Non era... Non era così assurdo da parte sua oramai. Per quanto odiare accettarlo, Haruki era ben cosciente della natura violenta posseduta, così come la motivazione dietro.
Se lo voleva fare... Perché non ha azionato tutte le bombe?
Un motivo per non mandare tutto l'edificio sotto...
Un motivo dal bloccarla dalla distruzione...
Si ricordò una delle ultime parole di quella litigata.
"Vattene".
Haruki non se n'era andato.
Hana poteva saperlo solo grazie alle videocamere in aula sorveglianti.
Hana... Sapeva non se ne fosse andato, ecco perché non ha rasato tutto al suolo.
Hana non voleva si facesse altro male a causa sua.
Hana...
Una brutta sensazione crebbe al secondo nello stomaco di Haruki.
Corse, come se non avesse mai fatto prima d'ora.
La paura, l'ansia, il panico che quei brutti pensieri fossero realtà.
No, no, no-
Arrivò nell'atrio principale.
Nessuna traccia di nessuno.
Girò l'angolo del corridoio.
Iniziò a vedere le crepe sui muri circostanti.
Arrivò alla porta del loro covo.
Era chiusa.
Usò la maniglia senza successo.
Bussò alla porta.
" Hana..? Hana, apri subito! "
Cercò di chiamare senza farsi prendere dalle emozioni.
Nessuna risposta.
" Hana, non sto scherzando, apri! "
La chiamò ancora.
" Hana! "
E ancora.
" ti prego! "
E ancora.
" e per la litigata? Scusa! È tutta colpa mia! Non avrei dovuto colpirti! "
E ancora.
" sei la persona più importante di questo mondo per me! "
E ancora...
Non ebbe altro tempo da perdere.
Fece alcuni passi indietro e corse incontro alla porta di spalla, usando il suo peso per scardinarla.
Se c'è una cosa che avesse imparato in quel carcere giovanile, era che tutte le serrature poteva essere forzate se avevi abbastanza muscoli o determinazione.
Scriic
La porta si scollò dai cardini e dei massi per miracolo non gli saltarono addosso, impedendo metà dell'entrata.
Era quello il terremoto? No- era troppo debole per causare un crollo del genere. Saltò sopra i questi, scovando una nuvola di polvere accecante e soffocante. Mise la Manica davanti alla bocca mentre tossiva, facendosi strada verso le finestre, aprirle e far passare l'aria.
Fu lì che, una volta la visione si fece più chiara la vide.
_____________________________
" in che senso ti sei tinta i capelli di verde fluo? "
La mattina seguente, ancora in aula videoludica, man mano tutti quanti si stavan svegliando. O meglio, quando uno si svegliava gli altri seguivano a ruota da quanto leggero il loro sonno fosse in questi ultimi giorni. E prima di fare colazione Koharu ed Akihisa si erano fermati a discutere di questioni importanti: tinta per capelli.
Ebbene sì perché a quanto pare Koharu non fu l'unica a tingersi i capelli completamente, anche il cartomante faceva parte del gruppo.
" embè? Tu li hai bianchi! Sembri un vecchietto! "
" non è vero! Lì ho tinti così perché mio padre li ha di quel colore! "
" tuo padre è un vecchietto! "
" dovrebbe essere un insulto?! "
La guardò con fare confuso prima di ribattere.
" almeno non me li son fatti verdi come te! Chi in sana mente si tingerebbe i capelli di quel colore? "
" era un brutto periodo! Nemmeno io mi trovavo così bella! "
Axel non poté che origliare e dare un'occhiataccia ad entrambi.
" ti sei tinto i capelli di verde? "
Domandò Hisa.
" ma non sono neri, scusa? "
Intervenne l'altra.
Axel li fissò per altri secondi prima di andar a parlare a Hyosuke, senza risolvere questo dilemma.
I due si guardarono nei occhi un paio di volte, confusi su cosa fosse appena successo.
" Shiori, ti sei mai tinta- "
" no, gira voce che le sostanze chimiche ti danno al cervello a furia di usarli. E poi mica voglio morire pelata "
Questo commentò lasciò di stucco entrambi, sentendosi chiamati in causa. Soprattutto Koharu.
" ci dai dando degli stupidi? "
" l'avete detto voi, non io "
" shiori. "
Fu l'unica cosa Hisa disse, portando una mano al petto offesx.
" ASCOLTATEMI BENE: VI VOGLIO DAVANTI ALL'AULA SORVEGLIANTI IMMEDIATAMENTE O GIURO CHE VI SPARO TUTTI QUANTI DAL PRIMO ALL'ULTIMO! "
L'avviso urlato per i megafoni della struttura fecero esplodere i timpani a tutti i presenti, coprendosi addirittura le orecchie pur di non diventare sordi.
A rendere di più l'effetto sorpresa fu l'appartenenza di quella voce. Non di Hana, sentita unicamente nell'arco della loro permanenza, ma di Haruki. Peggio ancora, Haruki era arrabbiato.
" che gli è preso all'improvviso? "
Domandò sussurrando Koharu.
" non- non saprei? Abbiamo fatto qualcosa? "
Intervenne la medium.
" dubito? "
" dobbiamo per forza andarci? Non sembra dare buone notizie... "
Axel abbracciò se stessx, trasmettendo ulteriore ansia al resto di loro. Hyosuke mise una mano sulla spalla, anche lui spaventato da quel tono di voce.
Akihisa si alzò dal tavolo cui stava seduto.
" ci tocca. L'avete sentito, no? Meglio non rischiare "
Si guardarono per qualche secondo per finalmente incamminarsi.
" ... e Asahi? "
" arriverà da solo "
Fortuna (o sfortunata secondo altri al di fuori della storia) che il giocatore di scacchi già si ritrovasse davanti a quella porta, avendo Haruki addosso a sé quanto una cozza. Mani sulle spalle, lo scuoteva avanti e indietro in cerca di una risposta. Akihisa si mise in mezzo separando i due per poi rivolgersi all'aggressore.
" che cazzo vuoi?! Lascialx stare! "
Ma non calmò il più alto, anzi, aumentò solo la collera.
" oh! Allora sapresti dirmi te chi cazzo è stato?! O l'hai uccisa te?! "
" ucciso? E chi, scusa?! "
" NON FARE IL FINTO TONTO, SAPETE BENE DI COSA STO PARLANDO "
Guardò tutti dal primo all'ultimo, stringendo le spalle dell'albino.
" E DI COSA? ILLUMINACI UN PO'! "
Haruki tirò fuori la pistola, puntandola contro, grilletto pronto ad essere premuto.
" TI CREDI TANTO IL FIGHETTO DI TURNO, EH?! CHI CAZZO SEI TE PER URLARMI CONTRO?! "
Dallo spavento portò le mani davanti a sé in segno di arresa.
" ORA MI ASCOLTATE BENE! ENTRATE IN QUELLA STANZA O GLI FACCIO SALTARE LA TESTA! "
" HARU- "
" ADESSO! "
Tutti annuirono e camminarono con passi leggeri, come per non svegliare una bestia, all'interno della stanza. Era... Un disastro. Piena di fogli, spazzatura ma anche massi. Asahi colse uno dei fogli da terra. Hyosuke guardò la scena stranito finché...
... Non la vide.
Hana, sepolta dalle macerie della stanza.
Hana, la loro sorvegliante, non si stava muovendo.
Hana, la loro sorvegliante, non stava respirando.
Hana, la loro sorvegliante, era appena morta.
C'era chi portò le mani davanti alla bocca, altri che guardarono altrove, altri ancora troppo scioccati per muoversi.
Chi... Chi è stato a...?
Un pensiero colpì la mente di Hyosuke.
Significa che possiamo uscire fuori adesso?
" STAI INDIETRO! "
Haruki bloccò l'entrata con il suo stesso corpo, spingendo Akihisa all'interno con il resto. La pistola puntata nella loro direzione.
" CHI È STATO? EH?! CHI CAZZO È STATO?! "
Urlò più forte dei megafoni.
" DITEMI SUBITO IL COLPEVOLE! CHI CAZZO È STATO?! "
Tutti si guardarono spaventati, paralizzati.
Qualcuno aveva ucciso Hana fra loro?
C'era.... C'era un assassino?
No, aspetta, com'è possibile? Si son tenuti sott'occhio questi giorni!
" haruki- "
" NON MI IMPORTA DELLE VOSTRE SCUSE! DATEMI SUBITO IL NOME DI CHI HA FATTO QUESTO! SOLO QUELLO VOGLIO SENTIRE! "
Ragionare con lui era fuori discussione.
La mano tremava.
Il dito sul grilletto non aspettava altro che veder sangue uscire dalla testa di qualcuno.
Non l'hanno mai visto così aggressivo.
Faceva... Faceva paura.
Era Hana la cattiva fra le due.
Ma, alla fine, Haruki era sotto il suo controllo per in motivo.
Perché era come lei.
Un mostro.
Quel mostro ha una sorella, anzi, l'aveva avuta. Nulla l'avrebbe riportata indietro.
Nessuno rispose.
Nessuno volle ammettere le loro colpe.
" SIETE SORDOMUTI?! SIETE RITRONATI?! CHI CAZZO È STATO?! DITEMELO O VI UCCIDO UNO AD UNO! ADESSO! DITEMELO! DITEMELO, MERDE! CHI HA OSATO FARLE QUESTO?! "
" NON LO SAPPIAMO! "
Hyosuke realizzò solo dopo aver detto quelle parole che fossero uscite da lui.
Haruki gli puntò la pistola contro.
" AH! BELLA QUESTA! OVVIO CHE LO SAPETE! "
" n-no- "
Haruki lo guardò con occhi spalancati.
Poi, iniziò a ridere a crepapelle, o meglio, isterico.
" AHAHAHAHAHAHA- oh, ho capito, ho capito! È stata un'idea di gruppo! Pensavate così facendo sareste usciti, mh? Che io non valessi niente per questo Killing Game? Siete tutti dietro questo colpo?! ALLORA DOVRÒ UCCIDERVI UNO ALLA VOLTA! "
Il braccio si strinse.
" no! non lo sappiamo, davvero! "
" NON MI PRENDERE PER IL CULO HYOSUKE! MI CREDI COSÌ SCEMO?! SOLO PERCHÉ NON VI HO FATTO DEL MALE DIRETTAMENTE COME LEI?! CREDEVATE FOSSI 'BUONO'?! NO, CAZZO! NO! ALTRIMENTI NON AVREI UCCISO QUELLE DUE! SE PENSAVATE VI AVREI RISPARMIATO, VI SBAGLIATE DI GROSSO! ORA DITEMI CHI CAZZO È STATO! "
" DACCI DEL TEMPO! "
Gli urlò contro.
" se- se vuoi che scoviamo il colpevole, ci devi dare del tempo per investigare! come in un killing game! Altrimenti non arriveremo da nessuna parte! "
Tirò fuori l'aria dopo quel discorso, riprendendo fiato e controllando il battito del cuore.
Haruki abbassò leggermente il braccio.
" ... avete mezz'ora, non di più. E non potete uscire da qui, altrimenti vi ammazzo tutti. Dopo andremo in sala processi e ne parleremo lì, mi sono fatto chiaro? "
Guardò il resto, quale non rispose ma fu certo il messaggio arrivò.
Fece qualche passo indietro e bloccò nuovamente la porta con il suo corpo, pistola pronta ad essere usata.
" q-quindi si... Investiga? "
Disse Koharu confusa.
Shiori annuì mettendo un braccio attorno alle spalle.
" già... "
Si investiga.
Okay Hyosuke, hai di investigare ed ora lo farai.
Ti tocca.
Hai solo poco tempo per questo.
Meglio muoversi.
Fece il primo passo dentro la stanza ed andò contro ad un oggetto pesante.
Ai suoi piedi c'era un portaprovette in legno, con dei pezzi di vetro attorno. Supponeva fossero rotti per via dell'impatto. Fra quel disordine, era difficile capire bene come e perché questo cadde.
Si fece coraggio ed andò verso il corpo, dove Shiori già stava.
" come va? "
" mh... Non abbiamo il death file "
Fece notare al biondo.
" non possiamo stabilire con certezza la causa della morte, l'orario e nemmeno il luogo "
" non sarà morta qui? Insomma, lo vedo difficile trasportare un corpo adesso e- "
" non perdiamo tempo con le discussioni. Le terremo per dopo. Però questo tienilo a mente, intesi? "
Annuì, analizzando la scena attorno a sé.
Il corpo di Hana era a pancia in giù. Le macerie avevano sepolto quasi tutto, Shiori riuscì a levare alcuni masso da sopra per rivelare metà del busto in su.
La faccia era contro il pavimento, Hyosuke ebbe il coraggio di girarla leggermente per notare se vi fosse qualcosa sotto. Si affacciò con due occhi vuoti, spalancati, e sangue colare dalla fronte in giù. Ora che lo notava, anche le braccia eran ridotte in tale maniera, sanguinanti e piene di vecchie cicatrici, assieme a del rosso sotto le unghie della mano sinistra.
Insomma, meno male che Axel non stesse guardando in quella direzione ma altrove, vicino a Koharu.
Vicino al suo corpo riuscì a trovare due oggetti degni di nota: un taglierino sporco sia di polvere che sangue, e lo stesso vetro rotto delle provette di prima. Quante ne aveva con sé?
" è suo il taglierino "
Hisa si unì senza preavviso.
" lo riconosco, ha provato ad attaccarmi con quello l'altro giorno "
Oh...
" mi spiace "
" non c'è nulla di cui scusarti, ormai è andata "
Si alzò da terra, ora mancava solo indagare se vi fosse qualcosa degno di nota fra il macello rimasto.
Cosa faceva Asahi davanti a quella scrivania da prima?
Si avvicinò curioso, mettendo una spalla sul fanciullx, quale si girò di scatto.
" trovato qualcosa? "
Non disse niente, bensì indicò e palpò con due dita un taglio strano sul legno, poco più a fondo. Ora che Hyo notava, in quella scrivania le cose erano spostate in maniera strana..? Come se... un triangolo fosse stato liberato violentemente per fare dello spazio? Sempre se questo ragionamento avesse senso... Gli oggetti spostati variavano da altre provette, fogli, portapenne, penne, altri fogli, e così via... Era per caso la sua postazione di sperimentazione?
" hyo, vieni qua "
Chiamò la badante, invitandolo verso un'altra porta, prima che potesse aprirla Haruki attirò la loro attenzione.
" non osate entrare lì! "
" perché-"
" PERCHÉ VE LO DICO IO! "
I due rimasero impalati.
" posso solo far vedere una cosa della maniglia? "
" e cosa? "
Koharu avvicinò lentamente la mano su di essa, afferrò e la mosse su e giù.
" vedi? È rotta. Se la lascio andare va verso il basso. Qualcuno deve averla manneggiata male, non pensi? "
" oh, effettivamente non hai tutti i torti "
Doveva ammettere che quelle investigazioni gli ricordavano tutti i film polizieschi visti. Solo che lì avevano sempre la giusta attrezzatura per tutto. Qua doveva affidarsi del loro intuito.
Koharu manneggiò quella porta una seconda volta, aprendola lentamente per sbirciare.
" ADESSO BASTA! MI AVETE STUFATO! "
Oh-uh.
" AVETE VISTO TUTTO? BENE, FUORI DA QUI E VERSO LA SALA, SE PROVATE A SCAPPARVENE VE NE FARÒ PENTIRE AMARAMENTE! "
Dopo i primi secondi di shock si misero in fila indiana all'uscita, poi come un branco di pecore. Haruki stava dietro di loro come un lupo pronto a mangiare la prossima vittima. Direzioni non ne servivano, sapevano dove stava la segreteria.
Arrivati lì chiamò l'ascensore, li fece entrare, scendere, uscire... Tutto con quella dannata pistola contro. Non gli faceva male il braccio?
" giuro che se scopro questo è solo uno dei vostri stupidi giochetti- vi farò pentire di essere nati- "
Mise in chiaro.
E per la quinta volta, anche se non volessero, dovevano affrontare il loro più grande incubo.
Un processo di vita e morte.
Un processo di verità e bugie.
Un processo di fiducia e tradimento.
Un processo di realtà e finzione.
Un processo di suppliche e scuse.
Un processo di amici e nemici.
Un processo come non altri.
Il processo di classe.
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Buongiorno ragazzi.
O meglio, buonasera.
Eccovi finalmente il capitolo dell'omicidio!
Niente, non so più che dire in queste parti se non che spero il capitolo vi sia piaciuto! E scusate per gli errori ma come al solito, piuttosto che rileggere mi studio tedesco.
Also scusate se maggior parte del capitolo era la backstory di Hana ma era da tanto che la volevo scrivere-
Una domandina ce l'avrei. Come ci sembra questo omicidio? 👀
Se avete teorie o altro, dite pure!
Ah sì, ero indecisa se dare questo titolo oppure "not the victim you'd expect" perché mi faceva troppo ridere il titolo.
Detto ciò, ci vediamo al processo <33
— 𝕰𝖑𝖎𝖟𝖆
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