❱ 𝗖𝗛. 𝗩, 𝗔𝗖𝗧 𝗜: 𝖧𝖸𝖮𝖲𝖴𝖪𝖤'𝖲 𝖣𝖤𝖫𝖨𝖱𝖨𝖴𝖬 ❰

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" abbiamo perso, hyo "

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Solita situazione quando mamma se ne andava a lavoro.
Accendeva la televisione vecchia, prendeva una videocassetta - Hyosuke era sicuro che solo suo padre avesse qualcosa di così antico in tutto il Giappone - ed il film partiva.

" guarda tutto e non sposarti da lì "

Ordinò prima di uscire dal salotto.
L'aveva lasciato lì, sul divano, a guardarsi quel che fosse un filmato troppo noioso per un bambino di appena 7 anni. Tutto in bianco e nero, uomini coi baffi vestiti eleganti, a volte una voce manco c'era ma solo sottotitoli. La noia mortale.

Hyosuke odiava quei filmati.
Non lo stimolavano come avrebbero dovuto.
E per cosa poi? Per lasciare a quell'uomo qualche ora di pausa dall'essere genitore? Seriamente?
Allo stesso tempo aveva una certa paura ad andargli contro.
Non poteva dire che lo odiasse a morte, ma nemmeno lo amava.

Col tempo imparò a doverci vivere con questo sentimento: pure i tuoi cari sanno essere insopportabili.

E se loro lo sono, come faceva il resto a NON esserlo a loro volta?

Ecco perché veniva sempre definito "lo snob della classe". Hyosuke non prendeva alcun minima simpatia per nessuno. Che siano popolari, nerd, belli, brutti, ragazzi, ragazze. Tutti sapevano essere una rottura ai suoi occhi. Amici? Non li voleva. Non li ha mai voluti. Sapeva cavarsela da solo senza pensarci. Perché è così che ha sempre vissuto alla fine dei conti. Da solo, a guardare quei film.

E per quanto odiasse dare ragione al padre, finì per appassionarvi a sua volta. Bisognava solo aspettare qualche anno affinché il cervello riuscisse a comprendere cosa esattamente stesse succedendo nello scenario.

Ma, ugualmente, Hyosuke non cambiava. Hyosuke rimaneva il solito bambino viziato, credente di essere meglio di tutto e tutti. Credente di essere la prossima star cinematografica. Il regista del secolo. Perché? Perché era così che dovevano andare le cose. Perché era così che le voleva.
Vedete? Un ragionamento bambinesco degno ai più piccoli, non ancora in grado di comprendere le emozioni altrui.

Hyosuke non voleva amici? E allora nemmeno gli amici volevano Hyosuke. Così gira il mondo. Vieni trattato come tratti gli altri. Fai lo stronzo e aspettati stronzate.
Capì ben presto che così non sarebbe mai arrivato da nessuna parte.

Il suo primo cortometraggio fu un disastro da organizzare in solitudine. Non aveva sceneggiatori, registi, attori, make-up artist. Chi l'avrebbe detto che organizzare un film sarebbe stato così complicato? Chi l'avrebbe detto che si sarebbe visto costretto a... Parlare con certa gente e convincerla a far parte ad un suo progetto.
Ve lo immaginate?
Il grande, magnifico, egocentrico, snob e narcisista Hyosuke? Chiedere una mano a qualcuno? Quasi ebbero riso al sentire della proposta! Insomma, non è uno spettacolo che vedi tutti i giorni dopotutto!

Accettarono? Accettarono.
E ben presto Hyosuke riuscì a farsi quei pochi due amici che teneva stretto a sé. A suo modo. Un modo un po' particolare. Non era certo di come spiegarlo. Ma nemmeno quelle amicizie durarono. Erano un sali e scendi fino ad un addio e a mai più rivederci.

Apparte uno.
Akihito, il suo sceneggiatore preferito.
Vedete che fa pure rima? Dev'essere destino!
Lo sceneggiatore di Hyosuke e nessuno altro!
Punto.
Niente più discussioni al riguardo.

Akihito era gentile, altruista ma soprattutto uno creativo come lui!
Meno male che erano vicini di casa con la stessa passione dei film. Capitava spesso di organizzarsi per guardarne uno insieme. E cosa si dicevano alla fine di questo? "Scaleremo fino alla cima e creeremo il film migliore di tutti i tempi. Solo noi due. E nessun altro".

Hyosuke era molto confidente di questa affermazione.
Fu ancora più su di giri quando scoprì che i loro attuali cortometraggi erano saltati all'occhio di una certa accademia: la Hope's Peak Academy. La migliore scuola di tutti i tempi. Il simbolo educativo dello stato nipponico. Insomma un sogno che diventava realtà.
Per Hyosuke.
Solo per Hyosuke.
Perché Akihito non fu preso.
Perché Akihito non era abbastanza "talentuoso" per far parte di uno dei future ultimates, tantomeno un normale ultimate.
E Hyosuke? Se ne sbatteva altamente.

Forse "sbattersene" era esagerato, ma è così che lo definirebbe ai giorni d'oggi. Dal comportamento strafottente, al 'sono migliore di tutti quanti', al 'nessuno batterà ME' quando sapeva doveva essere un duo. Non un singolo.
Pensava sempre e solo a se stesso.

Se tornasse indietro nel tempo si sarebbe rifilato dei schiaffi da solo.
Non sapeva di aver appena scavato la fossa al suo migliore amico.

[ ... ]

Eccoci dunque al fatidico giorno.
Il giorno quale non lo faceva dormire da settimane e settimane - come se di norma lo farebbe regolarmente con tutto quel lavoro che ha da fare.
Stressato come mai lo è stato in anni, ricevere quella lettera non solo aveva fatto riunire un po' di più la famiglia, nel bene o nel male, ma aveva promesso di ricevere certi privilegi per quanto si trattava andare all'Accademia.
Uno di questi era una piccola gita per esplorare meglio il luogo, circa un anno prima di quando effettivamente sarebbero dovuto andare.

'Sarebbero' perché alla fine non era stato l'unico. Altri ragazzini della sua età, sei per la precisione, avevano ricevuto lo stesso identico invito. Certo, non saranno stati tutti dei registi, ovviamente. Perché nessuno poteva superare Hyosuke Sekita.
Ed ammetteva che nemmeno gli stavano così simpatici. Parlavano e si ateggiavano come ragazzini normali.

" oh hey, anche tu dei un future ultimate? "

" sì, mi chiamo Airi! Te? "

" piacere di conoscerti Airi, sono Dae-jung! Adoro i tuoi capelli dorati "

" oddio, oddio, grazie un sacco. Anche i tuoi non sono niente male! L'azzurro è il mio colore preferito, sapevi? "

" no vabbè, hai mai pensato di tingerteli? "

" ovvio! Ci stavo pensando giusto qualche giorno fa! Magari settimana prossima lo faccio! "

" oooh! Ci scambiamo i numeri? Così mi mandi una foto quando l'hai fatto! "

" ma che domande sono? Ovvio! "

Tirarono fuori i loro aggeggi elettronici.
Dalla distanza il futuro regista aprì la bocca e mise l'indice fra i denti e poco sopra la lingua in segno di disgusto.
Le prime antipatie già si facevano sentire.

Un'altra coppia, maschio e femmina, sembravano invece conoscersi.

" va tutto bene, Hana? "

" sì, sì, sono solo un po' esausta dal turno di ieri "

Le mise una mano sulla schiena, accarezzandola.

" dai su, finito il giro ti farò uno dei miei caffè "

" waa- sei il migliore Subaru! "

E lo abbracciò di lato stringendo forte forte.
Stessa reazione. Disgusto.
Ma che questi stavano pure insieme?

Huh... Però il nome Subaru era familiare in contesto scolastico.
Non ditegli che fosse Subaru Kaneko, il nipote di Tai Kaneko? Cosa di faceva Subaru lì dopo che sua nonna era stata mandata un pensione dall'organizzazione? "Pensione" si fa per dire. Girava voce fosse stata cacciata solo per dare spazio ai padri del Millenium Development: Nagasawa, Kanemaru e Hamasaki.

Per la sua età, Hyosuke si interessava un minimo alla politica.
E per "un minimo" si intendeva tanto. Così tanto che non appena ebbe letto che la loro guida sarebbe stata Kiku Takeda, Ultimate Moral Compass, un attivista giovane ed il modello dello studente ed adolescente non solo rivoluzionario ma anche intraprendente in campo, appunto, politico, non poté che prendersi un piccolo infarto dalla felicità. Addirittura andrebbe a dire che fosse l'unico motivo cui avesse accettato di partecipare all'attività di oggi. Per parlare con Kiku. Perché Kiku era un grande idolo come persona. Non a caso viene chiamato "moral compass".

In mezzo ai suoi pensieri non si accorse di essersi incantato davanti all'ultima coppia: un ragazzo abbastanza alto, corvino, che scriveva, mentre l'altro, capelli candidi, non chiudeva più quel grosso becco che si ritrovasse. E- e certe volte cambiava addirittura lingua? Cos'era? Inglese?

Lui in particolare faceva partire un tic nella mente. Un tic nervoso.

E come parli del diavolo, guarda quanto in fretta crescono le corna. Proprio egli si accorse dello sguardo prolungato datogli e di conseguenza si avvicinò, sorridente, raggiante quanto il sole d'estate, per provare ad infettarlo con quella odiosa positività.

" good morning! Sei un mio fan per caso? "

Hyosuke si guardò dietro le spalle come per assicurarsi nessuno ci fosse dietro.

" ... dovrei esserlo? "

Rispose schietto alzando le sopracciglia.
L'altro fece la stessa cosa, ma per perplessità a così tanta scortesia.

" mi stavi guardando da un po', mi trovi affascinante allora? "

" con quelle occhiaie? Anche no, vai a dormire piuttosto "

Non importava di quei insulti, quel sorriso solare rimaneva impressa in viso. Hyosuke si morse l'interno della guancia e incrociò le braccia.

" naomi sawyer, nice to meet you! "

Quando fu offerta la mano, la fissò semplicemente senza ricambiare.
Rimasero a guardarsi per qualche secondo, poi il fanciullo tirò indietro il palmo.
Hyosuke realizzò una piccola cosa.

" ... perché hai un nome da ragazza? "

" perché è così importante il genere di un semplice nome? "

Tale ragazzo sapeva anche controbattere quando volesse. Fu preso leggermente alla sprovvista da quel tono sarcastico e parzialmente passivo-aggressivo, un genio nel nasconderlo ma tenerlo all'aperto. Era strano. Lui era strano. 'Naomi' era strano. A Hyosuke Naomi non piaceva affatto.

" scusa se chiedo, diamine "

Portò il ciuffo dietro l'orecchio prima di guardare altrove.

" e tu saresti? "

" ma sai che sei una rottura di scatole? "

" che nome lungo, 'ma sai che sei una rottura di scatole'! "

" ah-ah, dovrebbero proprio renderti un comico. La faccia da clown già ce l'hai "

E poi aggiunse.

" hyosuke sekita, futuro miglior regista del mondo intero "

Naomi sbattè le palpebre un paio di volte.

" regista, huh? Guarda che ironia, sono proprio un attore! Maybe persino quello che cerchi in lungo e in largo, eh? "

Gli fece un occhiolino.
Hyosuke voleva sotterrarsi pur di mandare avanti questa conversazione.

Naomi sembrò capire questo sentimento, correndo da Dae-jung ed Airi a salutarli con tutto quel carisma che avesse a disposizione. Phew. Pericolo scampato.

Dal nervoso girò le spalle al gruppo e morse l'unghia del pollice. Se erano tutti svitati come quello avrebbe fatto prima a chiamare sua madre a farsi prendere. In una gabbia di matti oggi non voleva proprio starci.
Tirò un sospiro ed il telefono dalla sua tasca. Aprì i messaggi. Akihito non gli aveva ancora risposto. Che stesse dormendo? Alle una di pomeriggio? Okay che era teoricamente un giorno festivo ma non è mai stato così pigro. Come un certo altro biondino. Gli mandò un semplice messaggio: "qua son tutti matti" e permette invio. Prima che potesse riporlo una mano si mise fra gli occhi e lo schermo.

" i telefoni elettronici sono severamente vietati nella struttura a meno che non si ha l'autorizzazione del professore. Dovresti consegnarlo "

Alzò lo sguardo spaventato dall'imprevedibilità. Si imbatté in due iridi verdi smeraldo, capelli castani di media lunghezza fino al collo e la fronte centralmente scoperta. Riconobbe subito l'aspetto in quanto l'avesse visto su alcuni articoli e telegiornali.

" takeda? "

" in persona. se mi conosci sai perfettamente la mia poca tolleranza al rottura delle regole "

Non smise di sorridere pacato e cortese. Era proprio contraddicente alle sue parole. Hyosuke buttò giù la saliva rumorosamente, spense lo schermo e porse l'oggetto nella mano dell'altro. Se queste erano proprio le regole dettate, non poteva farci troppo al riguardo...

" chiedo scusa "

Vi fu un secondo di silenzio.
Il ragazzo più grande ridacchiò alla scena quasi intenerito, ridandogli subito la sua possessione.

" per questa volta te la abbono. Ma stai attento coi professori, intesi? Sanno essere abbastanza fastidiosi ma vogliono solo il meglio per te. Tutti qui lo vogliamo "

Quel tono amichevole e quel gesto, non capì perché ma portava un senso di sicurezza e comprensione. O semplicemente stava fangirlando più del solito.

" grazie... "

" come ti chiami? Ho letto la lista dei future ultimate ma non conosco ancora le vostre facce "

Tutti stavano oramai guardando la scena. Il biondo esitò un'altra volta.

" hyo "

" oooh, sei sekita il regista? Sai che ho visto il tuo ultimo cortometraggio? Era assolutamente spettacolare! Nessuna sorpresa che sia stato ammesso alla Hope's Peak Academy allora! "

Guardò altrove pur di non arrossire ulteriormente al complimento. Vedere, ne avrà ricevuti un sacco nel corso della sua giovane carriera, ma riceverne una da qualcuno al suo pari era tutt'altro discorso. Era lo stesso da riceverlo da uno dei registi preferiti! Insomma, un'icona del decennio complimenta i tuoi sforzi? Stava per esplodere praticamente. Fece un piccolo colpo di tosse per tornare serio.

" grazie ancora "

Bisbigliò da dietro il pugno portato per coprire la bocca. Kiku in risposta accarezzò la sua testa.

" non vedo l'ora di avervi qui il prossimo anno, davvero! "

Guardò il resto perché sì, Kiku ammirava ogni singolo loro talento. Per mostrare questo apprezzamento non avrebbe organizzato la piccola gita, no? Cioè, gli serviva anche per l'ennesimo voto e raccomandazione scolastica, ma insomma...

" dobbiamo solo aspettare che nagasawa si presenti dopo aver compilato gli ultimi documenti e potremmo iniziare "

Hyosuke corruggò la fronte.

" ma non si era dimesso? "

Kiku alzò le sopracciglia, sorpreso.

" vedo che qualcuno è al passo col giornale. Sì, nagasawa si è dimesso ma ha concesso di valutare quest'ultima prova prima di andarsene ufficialmente. Piccolo segreto fra noi però, okay? "

Mise l'indice al dito come per segnare di fare silenzio. Tornò a guardare il resto.

" voi invece che mi raccontate di bello? Aspetta, vediamo se riesco ad indovinare i vostri nomi "

Si grattò il mento leggermente.

" Subaru e Hana già li conosco per ovvie ragioni. Bello avervi qui. Quindi rimangono Sugawara, Yamamoto, Aoki e Sawyer. Sugawara dovresti essere te, giusto? Oppure sei Sawyer? "

" s- "

La bionda fu interrotta.

" non me lo dire, mmhh "

" well, about my name- "

" oh, quindi tu sei sawyer? "

" the one and only, sir! "

Fece un inchino teatrale.

" allora tu sei sugawara. Mentre quei due sono Aoki "

Indicò il fanciullo dai capelli azzurri.

" e yamamoto "

Indicò il corvino.

I due annuirono in sintonia. Kiku quasi esultò dalla felicità di averci azzeccato.

Durante queste chiacchiere dei passi do tacchi girarono l'angolo avvicinandosi all'entrata. Non erano di Nagasawa, bensì di Kaneko. Tai Kaneko.

" perdonate il ritardo, tesori miei "

Colei che è stata espulsa dalla fondazione che suo stesso suocero avesse fondato.

" miss kaneko? Che ci fa lei qui? "

Kiku domandò confuso.

" nagasawa ha dovuto dare buca per via di alcuni problemi salutari ed Kanemaru ha chiesto se potessi prender parte io stessa. Altre domande, piccolini? "

Il sorriso, i modi di fare, sembrava una nonnina di paese che ti offriva sempre della frutta piuttosto di una donna di successo e che ha segnato la storia dell'educazione del Giappone. Era confortante in qualche modo.
Kiku la prese da parte per parlar di qualcosa privatamente. Non riuscì ad ascoltare cosa.

Quando tornarono spiegarono in breve tutto quanto:

" oggi farete un tour guidato da Kiku Takeda, ultimate moral compass ed una delle punte di diamante dell'accademia. Rimane ugualmente uno studente voglioso di raggiungere i proprio limiti ed ecco perché si è offerto per questa giornata. Starò da parte ad osservare tutto quanto, se avete domande, Kiku sarà a vostra disposizione. Se non riesce o pensate non riesca a trovare una risposta, sarò qui a mia volta. Tutto chiaro? "

Si sentì in unisono un sonoro "sì, signora!" prima di incamminarsi verso la prima tappa: l'atrio.

[ ... ]

E fu proprio quello stesso atrio l'inizio dell'inferno.
Dopo circa due ore ad esplorare da cima a fondo la Hope's Peak Academy - quando si dice tutto, si intende TUTTO, persino il piano sottoterra e la discarica - si ritrovarono in quel punto per ultime domande, richieste, aspettative ed opinioni su questa esperienza. Cosa ebbe attirato l'attenzione di Hyo? Sicuramente la sala cinematografica, il teatro, l'aula fotografica e persino la collezione di trofei vinti da alcune stelle attuali del Giappone, quali conosceva ogni nome a memoria. Un giorno sognava di finire a rappresentare, e vincere, questa scuola con tanto di trofeo in suo onore.

" oh- è chiusa... Strano "

Uno di loro aveva richiesto di aprirla per vedere uno dei cortili chiaramente dietro quella magnifica colorata vetrata. La guida aveva acconsentito, ma la maniglia era incollata alla cornice stabile. Qualche secondo di silenzio vi fu mentre il giovane cercava una via alternativa.

" che ne dite di andare lì direttamente? Seguitemi, c'è una porta in corridoi proprio affacciata al cortile "

Tutti rimasero straniti, persino Tai, ma non dissero nient'altro e lo seguirono come avevan fatto: un piccolo gregge. Se fosse stata una classe da 20 ragazzi gli sarebbe stato vietato fare così, ma essendo a malapena meno di 10, questo non portava alcun fastidio. Hyosuke, nel gregge, stava in prima fila attaccato al ragazzo più grande. Insomma, il resto chiacchiereva fra loro senza problemi e... A Hyo non piacque nessuno.

Kiku aprì la porta.
Anzi, fatemi riformulare.
Kiku cercò di aprire la porta.

Come per la finestra, rimase bloccata.

" qualcosa non va? "

Domandò Tai.

" fatemi tirare fuori le chiavi, si saranno scordarti di aprire alcune entrate oggi "

Cercò di calmare egli, tirando fuori il mazzo pieno. Non appena trovò la chiave giusta, fece un click. Tirò un sospiro di sollievo e mise il peso sulla maniglia.
Non si aprì ugualmente.

Corruggò la fronte e mandò giù la saliva.

" forse- chiudiamo qui per oggi, è stato un piacere fare questa esperienza con voi e non vediamo l'ora di avervi come studenti ufficiali nei prossimi anni! "

Cercò di tornare sorridente e disponibile pur di non mostrare quell'ansia scaturita da un piccolo impegno.

" per il nostro Giappone. Per il futuro. Per noi! Non scordatevelo, intesi? "

Annuirono in molti.

Eppure all'uscita...

" ... eh? "

... Nulla si aprì.

Erano... Erano chiusi dentro?
Hyosuke aveva così tante domande.
Cosa stava successo? Perché nulla si apriva? Quando entrarono tutto andava a gonfie vele! Ma ora...

BAM!

L'aria fredda e immobile venne squarciata dallo scoppio improvviso e assordante di un colpo di pistola. Un suono secco e potentemente acuto, simile a un fulmine che incide il silenzio di una notte buia, riecheggiò attraverso i corridoi deserti. Le orecchie dei presenti ronzavano, sopraffatte dalla detonazione che, per un istante, fece tremare il cuore e il corpo. L'eco del colpo si disperse lentamente, lasciando dietro di sé un velo di tensione palpabile, mentre il silenzio si riappropriava della scena con una gravità soffocante.
Airi cacciò un urlo spaventado ancor di più tutti quanti e, dal panico, corsero via.

Non Hyosuke.
Egli rimase immobile.
Come se l'animale cacciatore non riuscisse a vederlo, scambiandolo per una statua che una persona.
Non ebbe nemmeno il tempo di processare le proprie emozioni che una mano afferrò il suo polso e lo trascinò via: Kiku.

Il resto se n'era andato, ma almeno lui doveva portarlo al sicuro. Era il suo compito da studente e guida della Hope's Peak Academy.

" forza! "

Il biondo si svegliò, correndo e essendo trascinato dal più grande verso un luogo più sicuro.

" che succede?! "

Chiese nel panico.

" ci penserò io, intesi? "

L'altro cercava di essere uno scoglio. Fermo e sicuro. Ma quella risposta incerta non portava conforto nel fanciullo. Corsero per corridoi e corridoi, finché non si imbatterono in una delle classi, quale al muro teneva una sezione di scaffali con le porte scorrevoli. Giù erano abbastanza grandi da tenere scatoloni, scope, e... ragazzini.

Certo.

Si fermò e prese il giovane per le spalle.
Lo guardò negli occhi, entrambi ansimavano.

" sekita, ascoltami, per favore, è per il tuo bene "

Annuì lentamente.

" nasconditi lì dentro e non uscire finché non tornerò, okay? Devo assicurarmi che i tuoi amici siano al sicuro a loro volta "

Amici? Non erano suoi amici.
Lo scosse leggermente.

" fidati, per favore, prometto di tornare a prenderti e che tutto andrà bene "

Annuì, poco convinto.

" mi puoi fare questo piacere..? "

Non aveva tempo di controbattere. Era troppo urgente la faccenda.
Fece come richiesto.
Si chiuse dentro uno di quei scaffali, con uno spiffero appena aperto per controllare possibili intrusi. Da esso vide Kiku uscire... Per l'ultima volta.

Erano passati solo quindici minuti da quando se n'è andato. Dove stava? Capiva che la struttura fosse enorme, ma non per questo era impossibile ritrovare altre 6 persone! L'aria si stava facendo pesante e il respiro tentava di controllarlo quanto possibile.

Finché un'anziana signora non entrò lì, facendogli prendere un colpo.
Era miss Kaneko! Tai! Ed aveva un fiatone estremo. Aveva corso fino a qui? Hyosuke sarebbe dovuto uscire? No, aveva detto che Kiku sarebbe tornato a prenderlo. Non Kaneko. Cosa voleva lei allora?
Ancor prima di spiccare parola, la porta di spalancò per la seconda volta. Ed il secondo Kaneko si mostrò davanti ad essa.

Ed una pistola.

" S-subaru, finiscila! Cosa pensi di ottenere così facendo?! "

Esclamò dando le spalle al mobile cui il regista si trovasse. Dalla paura Hyo mise una mano davanti alla bocca.

" dimmi tu... cosa vorrei ottenere da farti questo? "

Fece un passo in avanti.

" smettila immediatamente! Non è così che ti ho cresciuto! "

Sgridò aggressiva. Per quanto ci provasse, nascondere la paura età difficile.

" tesoro- per favore- possiamo parlarne "

" di cosa? Di come hai deciso di uccidere l'unico genitore non avvelenato dalle tue sciocchezze? Dopo aver ucciso MIA MADRE?! "

Alzò la pistola contro di ella, dito sul grilletto.

" perché? Cosa ti aveva fatto? Avevi così tanta paura che mi avrebbe portato via da te? "

Il tono rotto e nasale sul punto di piangere... Non si poteva che provare pena.

" quante volte te lo devo ripetere che non sono stata io? Era un incidente! Persino i medici lo hanno confermato! "

" i medici che hai ingaggiato TE. Ma io so... So perfettamente come sono andate le cose. Hana me l'ha detto... "

Abbassò le spalle, scioccata.
E arrabbiata.
Con Hana.
Quella brutta-

" ultime parole? "

Tono e sguardo più monotoni e privi di emozioni non sono mai esistiti prima d'ora.

" non puoi farlo, non ne hai il coraggio. Ti conosco più di chiunque altro al mondo "

La vecchia tremava.

" ah sì? Perché non ti dimostro il contrario allora? "

La stretta sul grilletto si fece più stretta ad ogni parola.

" questo è per mia madre-! "

" S- "

BAM!

Il secondo colpo.
Fu così vicino che Hyosuke si morse il labbro pur di non urlare dallo spavento.
I secondi di silenzio successivi furono ancora più assordanti. Con le lacrime agli occhi vide Subaru correre via. E Tai cadere al terreno prima di creare una pozza di sangue sotto di ella.
Una pizza talmente enorme da bagnare presto grande parte dei piedi di sedie e banchi vicini.

Non si mosse.
Come lei, non riusciva a respirare.
Come lei, non provava più alcun battito al cuore.
Era sicuro di non esser morto a sua volta?

No, no, no, no.
Nononononono-
Tai Kaneko non era morta! Non poteva! Era una delle donne più celebri del secolo! Non poteva morire così! Per- per mano di sui nipote poi!

Al diavolo Kiku, Hyosuke uscì dal nascondiglio e corse verso di ella.

" miss Kaneko! Miss Kaneko! "

La chiamò mentre slalom scuoteva. Suole che si sposarono del suo sangue.
Non importa quanto ci provasse, quei occhi spenti non sarebbero tornati in vita.

Dopo non sapeva quanti tentativi, lacrime versate, si alzò ed uscì dalla stanza.
Era strano. Era come essere sott'acqua. Era come se il corpo non appartenesse. Tutto sfocato. Suoni, oggetti, sensazioni.

" ehy! Hyosuke! "

Girò lo sguardo verso chi l'avesse appena chiamato. Un ragazzo dalla chioma candida e punte rosate. Un ragazzo dai occhi verde acqua. Oh, non era quello che avesse insultato qualche ora fa? Perché... Perché era così felice di vederlo?

" Naomi..? "

Addirittura si ricordava il suo nome.
Una volta avvicinati il fanciullo più alto lo scosse per le spalle.

" che succede? Hai trovato una via d'uscita? "

Più parlava e più Hyosuke non ascoltava.
Sbatté gli occhi un paio di volte.
La testa era leggera.
I piedi assenti di energie.
Crollò dall'esaurimento.
Svenne.

E di quell'esperienza in poi vi è il vuoto.

[ ... ]

Un mese.
Era passato solo un mese da tutti questi eventi.
Cosa successe precisamente?
Gli fu raccontato che la polizia venne a loro soccorso, fu portato in ospedale per accertamenti, ed una vagonata di investigazioni partirono. Per agevolare il loro soggiorno separati dalle proprie famiglie per "motivi legali", sono Stati fatti accomodare un qualche hotel di lusso. Non per forza 5 stelle e da ricconi, ma ugualmente deteneva molte cose da far invidiare chi non potesse spendere così tanti soldi.
Hyosuke finì a condividere una camera con Dae-jung, un ragazzo che seppur avesse passato un mese infernale, riusciva a mostrarsi una colonna portante e sicura per il resto. Insomma, se Hyosuke dovesse dargli un ruolo in una sua storia, sarebbe proprio quello del protagonista.

Le settimane passate lì erano... Okay.
Insomma, le investigazioni non erano delle migliori, soprattutto quando ebbe dovuto parlare della morte di Tai più volte e crollato a metà intervista preso da un attacco d'ansia. Non vedeva molto degli altri, soprattutto Hana e Subaru. Forse perché quei due avessero a che fare maggiormente con la morte dell'anziana signora? Ancora Hyosuke non concepiva come Subaru potesse fare qualcosa del genere ad un suo parente... E a vederlo non ci teneva affatto...
Non parliamo di tutti quei incubi avuti tra l'altro. Erano i peggiori. Lo scuotevano nell'animo fino a fargli passare il sonno. Alcune volte addirittura svegliava il compagno azzurro dalle urla. Altre invece si confidava con la persona che mai ebbe creduto di piacere: Naomi.

Perché sì, da quando Hyosuke svenne davanti ad egli, sembrò che qualcosa legasse i due. Destino? Fato? Chissà. Sta di fatto che non smetteva mai di ringraziarlo per il salvataggio, gli teneva compagnia nelle notti insonne nascosti pur di non farsi beccare dagli agenti di guardia, e sapeva intrattenere come pochi riuscivano per la sua buffaggine. Insomma, era un attore per un motivo.

Hyosuke aveva iniziato ad affezionarsi perché Naomi era l'unico che capiva. Era l'unico che l'avesse soccorso in quella situazione. Gli doveva almeno quello, no? Nulla di male sarebbe accaduto ad essere amici... No?

Seduto a leggersi l'ennesimo libro della libreria a disposizione - fategli commentare quanto ridicoli alcuni titoli fossero - sentì qualcuno picchiettare dalla porta del balcone. Hyo sapeva di essere da solo in camera quindi... Chi era?

Aprì la tenda per rivelare una famigliare ma che non vedeva da tanto chioma castana: Hana lo salutava con un cenno di mano e un sorriso appena stampato. Indicò la maniglia come per dirgli di aprirla. E lo fece.

" Dae-jung è qui? "

Scosse la testa per poi chiederle perché.

" oh... vuoi accompagnarmi te all'ospedale allora? "

Alzò le sopracciglia.

" il mio luogo di lavoro come infermiera... Sì, insomma, quello che avevamo raccontato nelle presentazioni "

Hyosuke non aveva minimamente ascoltato quelle presentazioni risalenti ad un mese fa, annuì facendo finta.

" bene, vieni? "

" non puoi andare da sola? "

" pronto? Sono le 22 e passa di un venerdì a Tokyo. Sai quanti mascalzoni ci saranno per strada pronti ad aggredirmi se vado senza accompagnamento? "

Ottimo punto, ma...

" non puoi chiedere Subaru? "

" è occupato "

" a fare cosa? "

" robe di polizia "

Ruotò gli occhi. Hana mise il labbro inferiore fuori mentre sfregava i palmi come un cane bastonato.

" per favoreeeee? "

" ... quanto ci vorrà? "

" mezz'ora di camminata "

" DI SOLA ANDATA?! "

" SHHHHHH- "

Gli tappò la bocca con una mano.

" sai che siamo osservati, no?! "

Giusto anche quello.
Con prudenza si mise una giacca addosso e scese per le scale d'emergenza con la fanciulla.

Le strade di Tokyo non son mai state così deserte. Facevano paure. Tipiche di un film horror. Non era nei suoi piani, ma se dovesse mai servire una scenografia macabra, sceglierebbe proprio questa. Come diamine faceva Hana ad essere così tranquilla mentre si destreggiava fra i cunicoli più stretti dei palazzi? Lo stomaco martellava la pelle come se volesse uscire. Voleva tornarsene in quella camera d'hotel al sicuro.

E quella mezz'ora di camminata nemmeno gli fece bene. Era stanchissimo ed era stata solo l'andata e... C'erano un sacco di scale da fare pur di non prendere l'ascensore e farsi notare dai superiori di lei. Chissà come se la passavano dopo che avessero perso la proprietaria... Sarebbe passato in mano al figlio, ossia il padre di Subaru? Può darsi.

Dai corridoi scarsamente illuminati passarono a quelli accecanti e le camere degli ospiti. Fra quelle vi era una stanza con sopra la scritta "riservato allo staff". Hana tirò fuori 7n mazzo di chiavi e l'app, Hyosuke fece per entrare la fu fermato.

" resta qui fuori, non ti è concesso entrare "

" ... E cosa faccio se qualcuno mi becca? "

" chiuditi in bagno o- non lo so! Dì che ti sei perso! "

" anche no? Fammi entrare! "

La costrinse e si pentì.
L'aria era pesante come se qualcuno ci dormisse da tre giorni, le finestre sbarrate, il disordine su alcune cattedre, altrettanto casino sulla white board piena zeppa di calcoli, elementi chimici e altre cose indecifrabili. Cosa diamine era questo posto? Una sorta di laboratorio?

" phew meno male che non l'hanno preso "

Fra le mani ebbe una piccola cassa con dentro fiale color fucsia.

" cosa è? "

Hana gli sorrise.

" l'invenzione del secolo "

Rispose in maniera fiera.

" però questo è un nostro segreto, intesi? "

Mise l'indice davanti alle labbra facendo l'occhiolino.
Fu confuso, ma annuì lentamente senza aggiungere altro.
Hana prese alcune fiale e se rifilò per tutte le tasche e persino quelle del biondo che accettò il suo destino, seppur controvoglia.

Mentre tornavano tuttavia si concentrò su alcune delle targhe vicino ai ospedali. Vi erano cognomi di pazienti vari.

Suzuki Yui.
Kenji Kobayashi.
Kato Hinata.
Takashi Haru.
Nakano Akihito.

Aspetta.

Nakano... Akihito?
Akihito?
Lo sceneggiatore Akihito?
Il SUO Akihito?
Cosa ci faceva lì?

" hyosuke- "

Fermarlo fu inutile.
Aprì la porta semi-chiusa ed entrò nella stanza.
Doveva accertarsi fosse qualcun altro.
Doveva accertarsi che il suo Akihito stesse bene.
Perché era l'unico amico che avesse mai avuto in lungo e in largo.
Per favore, per favore, per favore.

... No.
No, no, no.
Mise entrambe le mani davanti alla bocca alla scena.
Attaccato a tutte quelle macchine, faccia sfigurata, gessi ovunque, occhi chiusi ed intubato per la circolazione respiratoria. Era... Un casino.
Ma era lui? Cazzo. Era lui.
Anche dopo tutte quelle ferite lo avrebbe riconosciuto.
Il suo migliore amico sembrava un mostro sull'orlo della morte.
Ma era lui, cazzo.

" ... Akihito, mi senti? "

Lo scosse per una spalla e Hana lo fermò.

" ma che fai? Guarda che è impiantato! Non dovresti muoverlo! "

" no! Perché?! Che gli è successo?! "

Sbraitò in cerca di risposte.

" lui? Ho sentito fosse finito in un incidente stradale "

... Cosa?

" non so se vuoi sentire il resto- "

" dimmelo. Dimmi tutto quanto. "

Doveva saperlo, cazzo!
Doveva!
Era l'unica persona che si preoccupasse per lui, in fondo!
Perché è finito in un incidente? Come ci è finito? Perché era ridotto così?

" ... vedi è da qualche mese che un... fenomeno ha iniziato a comparire fra quelli della nostra età... "

" sputa il rospo! "

" praticamente i ragazzi si buttano in mezzo ad autostrade nella speranza un auto li prenda sotto e finiscano in ospedale. Non si sa la precisa origine, ma esiste. Più di mille ci hanno lasciato la pelle. Viene comunemente chiamato 'despair effect' "

" stai- stai dicendo che- "

" che il tuo amichetto abbia tentato il suicidio? La probabilità non è bassa "

Sbiancò.
Quando... Come... Perché...?
Perché Akihito aveva fatto una cosa del genere?
Cosa... Cosa l'aveva spinto a così tanto?
Effettivamente non gli aveva scritto da un pezzo... Però li avevranno avvisati, no? Così avevan detto gli agenti dopotutto!

Si ricordò dell'ultima conversazione avuta.
Si ricordò di come non facesse altro che vantarsi di avere il titolo. Di come fosse solo suo. Di come fosse migliore di tutti. Persino di lui.
Era... Era stata un parte colpa sua?

Hana gli mise una mano confortante sulla spalla, guardandolo con pena.

" mi spiace... dev'essere difficile ma devi anche essere forte per lui "

Sembrava così inverosimile sentire quelle parole da ella, ma le lasciò digerire. Gli serviva del conforto. Soprattutto dopo aver già visto una persona mor-

Beep beep beep

La linea dell'elettrocardiografo divenne basilare e priva di movimenti.
Il cuore di Akihito ebbe appena smesso di battere. Per sempre.
Fu così improvviso che quasi non l'avrebbe notato se non fosse stato per quel fastidioso suono.
Hana lo prese per mano.

" dobbiamo andare! Le infermiere arriveranno presto! "

Aveva così tante cose da dire.
Cosa? Perché dovremmo? No, non lo voglio lasciare da solo! Non è morto! Non stava morendo! Sarebbe tornato in sé presto! Perché Akihito era forte!
Non... Non poteva lasciarlo così.
Se l'erano promessi.
Promessi che insieme avrebbero scalato la cima del cinema.
Quindi... Quindi non doveva osare morire!
Lo senti Akihito?! Non devi azzardarti fargli questo! Perché gli amici non abbandonano gli altri nel momento del bisogno! Quindi meglio per te se torni in vita!

Realtà dei fatti?
...
Era morto.
...
Lo stava solo negando.
E come se fosse una bambola fu trascinato via dalla castana verso l'uscita d'emergenza.

Tutto questo accadde in così poco tempo.

Durante la corsa verso l'hotel voleva piangere ed urlare. Correva come non avesse mai fatto. Correva via... Dalle sue colpe. Perché era anche colpa sua se Akihito avesse fatto questo.
Se solo...
Se solo non avesse accettato di entrare all'accademia.
Se solo non avesse deciso di insultarlo.
Se solo fosse stato al suo fianco nel momento del bisogno.

Le scale dell'albergo da cui erano scesi erano sorvegliate. Avrebbero dovuto usare le altre che conducevano ad un'altra stanza. Quella di Izumi e Naomi.
Fortunatamente Naomi era lì ad aprire a loro la porta.

" che fate qui?! "

" niente, passeggiata notturna "

Rispose Hana con metà calma e metà fiatone.

" without me? "

" allora, senti, solo uno mi potevo portare dietro- "

La loro conversazione fu interrotta da dei singhiozzi. Si guardarono straniti poiché non capissero da chi dei due provenissero. Infatti non era nessuno dei due. Bensì Hyosuke. Aveva stretto sia occhi, pugni che denti nella speranza di tacere ma senza successo.

Ancora non ci poteva credere di aver assistito a quella scena!
Era così- così surreale!
Era passato così un fretta!
Non si capacitava di come fosse riuscito, diamine!
E poi com'è scappato?! Dove stava il discorso del stare nel momento del bisogno? Già mandato a quel paese?

" oh- hyo- "

Naomi si avvicinò mettendo una mano sulla sua schiena.
Crollò a terra, le gambe stanche da tutto il movimento senza sosta.
Affondò il viso sul tappeto, coprendosi il capo con le mani, vergognandosi di farsi vedere.
Pianse più forte di prima.
Era troppo! Troppo!

" che è successo? "

Naomi domandò agli altri due.

" è... complicato... "

Disse Hana.

" aki-akihito è- è- "

Cercò di spiegare il regista.

" your friend akihito? "

A quelle parole cacciò un urlo.
Friend. Amico.
Il suo migliore amico.
Morto.
Per colpa sua.
Morto.
Come Tai.
Anche quella era colpa sua.

" hana... puoi uscire un attimo? "

Rimasero solo loro due.
Hyosuke prese abbastanza coraggio per cercare di spiegare tutto fra i singhiozzi.
La faccia di Naomi cercava di contenere lo stupore crescente.

" è- è solo colpa mia- cazzo- merda merda merda- non- non è giusto! Non è giusto! "

" don't bring yourself down, sweet hyo "

'Sweet hyo'.
Questa era nuova.

" you know, certe cose non... Non le possiamo controllare per quanto vogliamo. Ma... Ma non puoi farci niente al riguardo "

Non poter farci nulla?
Quindi questa morte era inevitabile?
Come quella di Tai?
O stava solo cercando di esonerarlo da quelle colore affidate?

Non sapeva perché ma ogni parola che l'attore esprimeva portava tanto conforto quanta falsità. Era come un... un veleno. Alla quale era caduto prigioniero.

" it's fine, sei con me adesso, okay? "

Annuì seppur tremasse quanto una foglia.

" quindi smettila di piangere, non sei carino quando lo fai "

Non sa come, ma lo fece cessare in pochi secondi.
Si asciugò le lacrime con la manica e tirò su col naso.
Dopodiché portò le braccia attorno al corpo dell'altro, in un abbraccio.
Naomi raddrizzò la schiena sorpreso.
Poi una delle mani andò sulla sua chioma.
Era confortante. Al sicuro.

" ti capisco... Don't worry "

Davvero riusciva a farlo?
Naomi era in grado di capirlo in quel momento? Ci credeva così tanto. Forse perché avesse appena perso un suo scoglio. Ora era alla ricerca di un altro. Qualsiasi altro. Naomi era un ottimo candidato.

" scusa- "

" I... forgive you "

Ecco, vedete? Lo capiva.
Perché sapeva per cosa si scusasse.
E non lo giudicava al riguardo.
Naomi lo capiva.
Naomi lo perdonava.
Il SUO Naomi non l'avrebbe abbandonato.

Huh... Sentiva famigliarità in quelle parole.

E proprio quando le acque sembravano calmarsi, la porta della loro camera si aprì. Tutti quanti entrarono: Izumi, Dae-jung, Hana, Airi e persino Subaru. Le facce scioccate preoccuparono solo i due.

" accendete la televisione "

Ordinò l'azzurro.

La prima cosa che sentirono?

" Notizie dell'ultima ora da Tokyo. Oramai è passato un mese dall'incidente avvenuto alla prestigiosa Hope's Academy. Siamo spiacenti di annunciare la morte di Tai Kaneko, una delle imprenditrici del secolo. Morta in ospedale poco dopo aver ritrovato i sopravvissuti. Quest'ultimi sono tornati sani e salvi dalle loro famiglie "

... Lo erano?

" la polizia addetta al caso proclama che questo avvenimento sia stata opera del gruppo criminale 'Shini Goro' "

Shini Goro?

" quest'ultimo, infatti, altro non è che il nemico da poco creato contro la Ultimate Future Foundation. Sono stati i colpevoli dietro alcuni incidenti e persino la recente massa di feriti e morti giovanili sempre più crescente "

Il... Il despair effect?

" hanno già arrestato il capo del gruppo: Kiku Takeda, conosciuto anche come Ultimate Moral Compass. Infatti quest'ultimo si dice sia stato il colpevole dietro la morte di Kaneko "

No... Subaru è stato...

" non è l'unico tuttavia. Vi sono altre persone dietro tutto questo, ora tenute in custodia dalla polizia.
Rimanete connessi per un'eventuale intervista al centro di polizia e ulteriori informazioni li trovate sulla nostra pagina ufficiale. Lo studio vi augura ancora una buona serata "

Allo scattare della pubblicità nessuno parlò.
Izumi scrisse sulla lavagna.

" quindi torneremo dalle nostra famiglie? "

Tutti si guardarono speranzosi ma... Non era così che tutto sarebbe andato.

" no, non siamo noi i studenti cui si riferivano... "

Dae-jung ammise tirando un sospiro.

" credo ci stiamo accusando di essere questi 'Shini Goro' "

" non può essere! Insomma, non ho mai sentito parlare di loro prima d'ora! Voi? "

Tutti guardarono altrove.
Da dove sono usciti 'Shini Goro'?
Perché improvvisamente erano passati dalla parte dei cattivi?
Insomma, erano le vittime.
Non è così che si trattano delle vittime!
Non erano pazzi a pensare a questo, no?

Non avevano fatto niente di male.

Avevano così tante domande.
In Hyosuke ora ticchettava una sola frase, mormorata sottovoce prima che una scia di lacrime tornasse a bagnare il viso.

" voglio... tornare a casa "

Cazzo quanto gli mancava casa sua.
La sua famiglia.
Akihito.
Il suo cagnolino.
Persino suo padre!
Cazzo, gli andava bene chiunque affinché lo riportasse a come le cose stessero un tempo.

Airi si avvicinò e massaggiò le spalle per conforto mentre sussurava parole dolci, nonostante fosse a sua volta in panico.
In panico come il resto.

" questa è soltanto colpa tua! "

Naomi puntò il dito a Subaru.

" come? "

Rispose a tono schiaffeggiando via quella mano.

" sei stato tu ad averle sparato, no? Allora perché Takeda è in prigione! "

" come dovrei saperlo io? "

" ah, quindi lo ammetti? Vallo a dire alla polizia allora! Non è giusto che IO ci debba rimettere per te! Chi ti conosce? Non sei mio amico per fare questi sacrifici? "

" e se non lo facessi? "

Si avvicinarono quasi faccia a faccia.

" andrò personally a farlo "

" accomodati, vediamo in quanto tempo ti arrestano! "

L'attore strinse il pugno prima di mordersi l'unghia del pollice dal nervoso. Diamine quanto avrebbe voluto tirargli un pugno.
Dae-jung si mise in mezzo.

" ragazzi non è il momento di litigare! Dobbiamo andarcene da qui, intesi? Per ora, siamo tutti una squadra. Possiamo riparlarne domani se non volete finire dietro le sbarre! "

" che intendi fare? "

" ... scappare, ovvio "

" 'ovvio'? "

Ripeté Airi.

" sono con te, like hell rimango qui "

" anche io "

Si unì Hana.
Insomma, ben presto decisero di fare le valigie ed andarsene per le stesse scale d'emergenza rimaste non sorvegliate.
Tutto, pur di non essere incarcerati per qualcosa cui non avessero colpe... Eccetto uno.

Lo stesso Subaru offrì di stare a casa sua per una notte.
Tuttavia vi fu un problema una volta arrivati nelle vicinanze: le auto di polizia. Avevano tappezzato il luogo da cima a fondo.

Tentarono di andare a casa di Dae-jung, più vicina. Stessa situazione. Che persino le altre fossero così? Che persino i loro cari erano stati messi sotto osservazione poiché i loro figli fossero accusati di "essere dei Shini Goro"?
Cosa dovevano fare adesso?

...

Dopo svariate ore trovarono un motel di scarsa qualità, vecchio, sporco ma che non ha fatto domande riguardo la loro età. Bastavano i soldi. Condivisero una camera poiché ne avessero pochi. Hyosuke a stento riuscì a dormire profondamente, svegliandosi al minimo rumore.

La peggior notte di sempre.

Eppure la mattina fu qualcosa di... Particolare.

Una persona li scovó.
Come? Hyo ancora oggi non lo sapeva.
Ma disse queste esatte parole:

" che vuoi?! "

" ho una proposta da farvi: so in che situazione vi trovate, posso aiutarvi. In cambio dovrete fare qualcosa per me. Se non lo farete, beh, andrò a spifferare tutto quanto alla polizia. E fidatevi questa volta saranno loro a trovarvi, e non me. Insomma, sono la vostra ultima speranza "

Da quel momento nacque Shini Goro.

_____________________________

Hyosuke prese fra le mani quel diario. Lo portò all'orecchio e l'ascolto.

" giorno della mia morte,

Caro diario,

Odio questo posto con tutta me stessa. Fa schifo. Non ti puoi fidare di nessuno. Devi sempre guardati le spalle o sei morto. Odio questo killing game. Per la prima volta, voglio tornare a casa da mamma. Per la prima volta, papà mi manca proprio come quando lo aspettavo in ospedale "

La voce della ragazza era fragile quanto porcellana, pronta a rompersi fra un istante e l'altro.
Allo stesso tempo cercava di mostrarsi più forte, come cemento armato per sollevare il più alto dei grattacieli.

Era vero, non poteva fidarsi di nessuno.
Glielo aveva ripetuto.
Era vero, dovevi sempre guardarti le spalle.
Glielo aveva ripetuto.
Era vero, voleva tornare a casa dai suoi genitori.
L'unico pensiero ancora non avvelenato dalle parole di lui.

Ma lui chi?

" ma, in realtà nemmeno Naomi è male.
Certo, è stato low da parte sua fare tutto ciò e non glielo perdono facilmente. Eppure non posso che sentirmi triste per lui. "

Naomi, Naomi, Naomi.
Questo nome occupava la sua testa esponenzialmente, come veleno, come oppioide.
Lo incapacitava di ogni pensiero.
Non conosceva nessuna ragazza chiamata così d'importante...?

Ma nemmeno la voce del diario sembrava definirla una "lei".

Huh...

" c'è una persona che tuttavia odio con tutto il mio cuore "

Aspetta... Non si ricordava queste parole.

Deglutì la saliva a forza.

" mi senti Hyo? "

Cosa?

" so che stai ascoltando "

Come faceva- non era pre-registrato?

" parlo di te, Hyo "

Il respiro si tagliò corto.

" ti odio, con tutto ciò che mi rimane in corpo "

Sumire- Sumire non-

" cosa? Ti senti in colpa? "

" perché tu sei sopravvissuto ed io no? "

" perché hai ucciso chi ti stava più vicino? Tai? Akihito? Me? "

Da quando non sentiva quei nomi.
Da quanto voleva dimenticarseli.
Come faceva Sumire a sapere di Akihito?
Non ne aveva parlato a nessuno se non...

" hai lasciato venisse sparata "

" hai lasciato venisse investito "

" hai lasciato venissi spinta "

Non era vero, non era vero, non era vero-

" sei un assassino. Il più viscido di tutti. Perché hai lasciato accadesse. Perché non ti sei degnato nemmeno di sporcarti le mani. Fai schifo "

Basta, basta, basta!
Le sue stesse mani erano viscide.

" MI SENTI HYO?! È TUTTA COLPA TUA! SE NON FOSSE PER TE NULLA SAREBBE SUCCESSO. NON TI ENTRA IN TESTA?! SVEGLIATI HYO! "

Lanció via il diario.
Più lontano fosse, meglio era.
Non voleva più sentire la sua voce.
Mai più!
Dovesse scordarsela per quanto potesse!
Dovesse reprimerla nei meandri più bui della sua mente!

Cadde sulla sue ginocchia.
Si mise le mani in faccia.
Sentiva di star piangendo, ma senza le lacrime.
Era spaventato.
L'ansia lo divorava come il leone mangiava la gazzella.
Aveva tanta fame.
E Hyosuke sapeva come sfamare questo mostro.
Perché Hyosuke era il mostro stesso.
Era diventato la conseguenza delle sue azioni. La cosa più spaventosa di cui avere paura, perché non c'era modo di sbarazzarsene se non... uccidendosi.

Un canto angelico illuminò una strada.
Invitava a seguirlo, ma Hyo non aveva alcuna forza per fare niente se non chiudersi in sé.
I canti si avvicinaro.

" hyo... "

Una voce lo chiamò.
Non era quella di Sumire, no.
Era più grave e maschile ma fine.
Stonava con i canti persino.

" my sweet, sweet hyo "

Quelle parole così dolci ed amorevoli.
Allo stesso tempo sapevano essere dei ordini severi, anche se non direttamente.
Sapeva che voleva essere visto negli occhi.
Sapeva quanto odiasse quando non lo faceva.
Ma aveva paura di farlo.

" hyo, hyo, hyo "

Si avvicinava in maniera così dolorosamente lenta.
I canti si facevano sempre più vicini fino a renderlo sordo.

" cosa c'è che non va? "

Non lo guardare, non lo guardare, non lo guardare.

" are you scared? "

Sì, di lui.
Sì, di sé.
Sì, di tutto questo.

" you can trust me, you know you can "

Per quanto volesse urlarglielo, ora era pietrificato per terra. Ogni azione sarebbe stata fatale.

" I'm here to save you "

Salvarlo? E da cosa? E poi come? Come avrebbe potuto salvarlo se fosse egli stesso il veleno di cui si era follemente innamorato?

" just, lascia fare a me "

Vai via, vai via, vai via-

Ma allo stesso tempo,

Quanto gli era mancato, quanto voleva tornare come prima.
Al sicuro, ripieno delle sue attenzioni.
Perché a nessuno importava di Hyosuke, se non Naomi.
Perché Hyosuke era solo come un cane senza Naomi.
Perché Naomi era il suo faro nelle notti più nebbiose e buie.

Hyosuke cercò di spiare dalla vista periferica da quanto non riusciva a contenersi.

Sbirciò delle scarpe, dei pantaloni lunghi e la fine di un lunghissimo ma decoratissimo cappotto rifinito d'oro. Tutte queste cose erano il bianco più puro che i suoi occhi potevano proiettare in testa.

E non camminava.
Levitava a pochi centimetri da terra.
Come se fosse una creatura ultraterrena.
Come se fosse la più pura delle anime.
Come se fosse un salvatore.
Un dio.
Venuto a redimerlo in persona e farlo cedere all'aldilà.

In Hyosuke si celava una sensazione negativa.
Come se fosse tutto sbagliato.
Ma non poteva fare a meno dal volergli saltare in braccio e lasciarsi trasportare.

" hyo- "

" NO-! "

E lo fece.
Si alzò e si gettò su di egli, venendo afferrato da delle mani guantate, fredde, e confortevoli.
Un abbraccio famigliare, contorto, quale necessitava pur di vivere il giorno seguente.
Non sa come ancora combatteva le lacrime.
Non sa cosa ancora si reggeva in piedi.
Bisbigliava cose senza senso, avendone così tante da dirne in una sola volta.
Scusa, ti amo, mi manchi, perché l'hai fatto, non mi merito di vivere... E molto altro.

Uno dei guanto passò sulla chioma bionda. Come una madre che confortava il figlio dopo il primo spavento. Era dolorosamente lenta, ma piacevolmente rilassante. Lo rassicurava come nessuno riuscisse a farlo.

" hyosuke... "

La stessa mano afferrò il suo mento, forzandolo a guardare in su.
Hyosuke spalancò gli occhi alla vista di-

" ... brutto traditore "

Quelle mani accoglienti divennero un collare. Stringevano e stringevano attorno al collo tenendo saldo a terra. Senza via di fuga. Senza possibilità di resistere. Poteva solo prendersele tanto quanto perdere il fiato alla velocità della luce.
Per mano di Naomi.

" è solo colpa tua "

Il petto di Hyosuke era culmine del dolore più estremo che avesse provato quella notte, motivo per cui si risvegliò di soprassalto. Bruciava senza fine, come se avesse appena fatto un salto spirituale all'inferno. Faceva un male cane. Come se gli avessero strappato entrambi i polmoni. D'istinto tenne proprio in quel punto una mano stretta, torturando quello che doveva essere il suo pigiama, ossia una semplice t-shirt bianca usata per più di mille notti fino ad adesso. Guardava in basso, ansimando pesantemente. Per quanto cercasse di inalare tutto quell'ossigeno, l'aria era così pesante da assomigliare più a stare sott'acqua. Le spalle si alzavano e scendevano in modo irregolare. La bocca rimaneva spalancata e le corde vocali a scatti veniva sollecitate, provocando un'ulteriore fastidio nell'organismo.

Non era vero, si ripeteva.
Era al sicuro, si ripeteva.
Naomi non era più qui... Naomi... Naomi era...
Morto.
Pur di salvarlo era morto.

La realizzazione lo colpì come se fosse la prima volta, lacrime fresche scesero dalle guance, quali vennero asciugate con la mano libera di fretta. Il respiro continuava a mancare, ma adesso si stabilizzava lentamente. Abbastanza da poter lasciare la presa sulla maglia, la stessa mano cercò conforto nelle lenzuola circostanti, testimoni del sonno faticoso che portava appresso questa notte fin troppo silenziosa e... buia.

La gola bruciava, anzi, sembrava essere stata corroda da un acido, ogni tentativo di ingoiare trasformato in una tortura insopportabile. Perché... Quello è successo...
D'istinto la toccò, ricevendo la conferma non fosse solo un dolore interno ma esterno per via dei lividi formati qualche paio d'ore dopo l'accaduto.
Sì, perché non erano passate nemmeno 24 ore da quando è successo.
Era solo la notte seguente al trial.
E, diamine, quanto lento il tempo sapeva essere.
Sarà stata la terza volta che si svegliarsi nel bel mezzo della notte... Oppure era giorno di già?
Le luci spente e la finestra sbarrata ostacolavano questo orientamento.

Il pensiero di solo alzarsi da quel casino di un letto già lo portava a voler affondare sul materasso incorporato. Era... Strano.
Famigliare, ma strano.
Per quante volte ci fosse stato in questa situazione, non si abituerà mai alla routine pigra, svogliata ma soprattutto priva di energie. Afferrò il suo E-Hanbook per vedere l'orario. Ci mise un sacco per due motivi: uno, la luce dello schermo era inusualmente contrastante al resto del buio; due, a prescindere aveva difficoltà nella lettura di un semplice orario come se fosse scritto in un alfabeto diverso.

Erano le 11...

... Della mattina seguente.

" ... Eh? "

Anche al minimo sollecitamento faceva male parlare.
Quando era passato così tanto tempo? Quanto stava dormendo? Perché era lo stesso stanchissimo?
Si passo una mano in faccia, grattandosi gli occhi con il pollice e l'indice.
Provare a riaddormentarsi adesso era inutile, ecco perché si sarebbe alzato.

I passi scalzi lo condussero in bagno per lavarsi la faccia. Fu lì che prese un piccolo colpo per l'immagine allo specchio: borse appena accenate sotto gli occhi che stringevano per focalizzarsi meglio sulla propria immagine, maglietta rovinata e a tratti bagnata con aloni di vecchie lacrime versate quella notte, delle labbra secchissime, e quelle bende attorno al collo. Aveva visto solo una volta quanto grave fossero ed è bastata per fargli capire che certe cose era meglio lasciarle ignote. Via dalla mente e via dal cuore dopotutto, no?

... Meglio uscire per una boccata d'aria.

_____________________________

Il corridoio non è mai stato così silenzioso. Sembrava essere solo ieri a ritrovarsi il resto della classe dire buongiorno, pieni di speranza sarebbero riusciti ad uscire una volta contatte le autorità. Come se Hyo non fosse già giù di morale per via della notte insonne, il brivido degno dei più gelidi dei inverni pervase il corpo. Una domanda, seppur stupida, venne spontanea: dove erano tutti quanti?

Erano le 11, non proprio ora di colazione, ma sicuramente non ora di pranzo. Forse... Forse non avrebbe trovato nessuno lì. Anzi, voleva qualcuno? In quel momento era abbastanza stabile per parlare? Questo non lo sapeva genuinamente. La parte più stanca voleva rinchiudersi in camera, ma una forza più potente, forse la paura, gli imponeva di approcciare qualcuno. Per assicurarsi fosse ancora voluto e non un semplice mucchio di polvere.

I passi erano tanto spaventati quanto lenti e pesanti. Perché aveva così paura di camminare? Per la reazione altrui? Insomma, avevan fatto parte del processo di ieri allo stesso modo. Lo hanno visto nel suo punto più basso. Cos'altro c'era da sorprendersi?

Fu sollevato a vedere ci fosse solo una persona in cucina.
Cosa non lo calmò, tuttavia, fu il fatto che quell'unica persona fosse Akihisa.
Perché Akihisa lo prendeva in giro l'attimo appena lo notasse. Ed andava avanti e avanti e avanti. Addirittura lo definirebbe un bullo.

Ma l'Akihisa che avesse davanti era tutt'altro che concentrato sul regista. Neanche l'ha visto entrare ad essere sinceri. Seduto su una delle sedie, gambe accavallate sopra il tavolo, quale vicino avesse un piattino pieno di briciole, probabilmente della colazione mangiata. In una mano impugnava una penna quale sporcava con l'inchiostro la carta sottostante; l'altra teneva sul suo orecchio sinistro un piccolo oggetto elettronico famigliare: uno dei tanti diari di Sumire.

La gola di Hyosuke si strinse.
Non ebbe il coraggio di parlare.
Si diresse verso la porta della stanza affianco collegata per sparire il prima possibile dalla vista.

" oh, ciao Hyo "

Salutó finalmente Hisa, bloccandolo.
Ecco, ora se se ne andasse si sarebbe sentito un idiota. Ottimo. Si girò versi di egli.

" ciao? "

" che cerchi? "

" ... cibo? "

" c'è della frutta sul banco "

Avvertì prima di tornare a prestare attenzione al suo compito.
Il regista fu costretto a muovere le gambe verso la direzione del cesto e prendere una mela. Rossa come fosse, non capiva se stesse venendo più fame o l'appetito scomparisse al secondo.

Scosse la testa.
Riguardó il cartomante.
Fu esitante ma ci provò.

" cosa fai? "

Vibrarono le corde vocali così irregolarmente da fare sia acuti che gravi in una sola frase. Si coprì la bocca d'istinto.
Akihisa non rispose per la prima volta.
Hyosuke voleva già scavarsi una fossa.

" uhm... "

" un attimo, fammi finire qui "

Gli ordinò schietto. Non era ovvio fosse occupato in quel momento e non potesse ascoltare? Forza Hyo, sei più intelligente di così, vero?

Rimase in silenzio, in piedi, tenendo quella mela in mano. Di questo passo sarebbe marcita prima ancora che si avvicinasse alla bocca. Forse... Forse era meglio andarsene? Forse Akihisa neanche lo voleva fra i piedi! Insomma, perché dovrebbe? Dopo quello... Quello... Che ha fatto...

I pensieri negativi riaffiorarono nella sua testa come i fiori sbocciavano in primavera. Akihisa stava ascoltando i diari di Sumire perché Sumire non era più in grado di farlo, tenersi aggiornati su tutto quanto. Akihisa lo stava ignorando perché sapeva fosse solo una palla al piede tossichella quale non fa altro che piangersi addosso dalla mattina alla sera. Era ovvio che non volesse stare con egli! Chi altro lo vorrebbe fare?

" okay, dimmi tutto "

L'albino fu lo stesso a rompere quelle voci come le avesse iniziate. Hyosuke lo fissò con sguardo vuoto prima di rispondergli con un sonori "huh?".

" volevi dire qualcosa "

" cosa- "

" ma sei sordo? "

" no, cioè- "

" ah questo l'hai capito? "

" beh, sì "

" e che volevi dire? "

" che- uhm- "

Si grattò la nuca confuso. Cosa voleva dire? Perché gli era sfuggito così in fretta? Sentiva avere la domanda sulla punta della lingua.

" che stavi facendo? "

Riuscì finalmente a ritrovare quel ricordo sfuggente.

" ascoltavo questi, pensavo fosse ovvio "

" sì, ma... perché? "

Hisa lo guardò un attimo confusx.

" perché se aspetto mi sopraffarà la depressione e non vorró più fare niente. Quindi meglio iniziare presto "

" oh... "

Un altro pensiero ora lo colpì: non era l'unico quale avesse influenzato. Ovvio. Ma averne la conferma con quelle parole fece... Leggermente malino.
Perché sapeva quanto Hisa ci tenesse a Sumire.
Perché sapeva che colpe avesse ad averla strappata via.
Allora perché continuava a parlargli? Era per prenderlo in giro? Psicologia inversa?

" oh, mi senti?! "

Fu risvegliato da uno schiocco di dita a due centimetri dal naso.
Spalancò gli occhi.

" cosa? "

" sicuro di star bene? Sei pallido "

Si torturò le dita delle mani.

" n-no, fa niente. Mi sono ricordato di dover fare una cosa- "

Voleva scusarsi, davvero, ma ora era così poco pronto al momento. Forse, forse dopo. O domani. O... Quando potrà.

Uscì dalla stanza di fretta e furia, lasciando Akihisa da solo guardarlo confusx.

Ma Hyosuke sapeva di avergli appena fatto un favore.

Perché Akihisa non lo voleva.

Una volta uscito da lì le sorprese non finirono. Una famigliare testa castana si avvicinò con passo deciso, viso leggermente rosso e fronte corrugata.

" hey Koharu- "

Fu ignorato bellamente, come se fosse un oggetto d'arredamento fra i piedi. Hyosuke rimase confuso.
Un'altra testa, questa volta corvina e dalla ciocca verde acqua, fece lo stesso percorso, quasi correndo da quanto indietro fosse.

" oh hey- "

" no. "

Rifilò Asahi fermandosi un istante per poi correre nella stessa direzione dell'amica. E se ne andò via mentre la voce faceva eco della frase "Koharu, ma che hai?" per i corridoi.

Huh, ora che ci pensava era effettivamente strano. Il giocatore di scacchi non era mai il tipo da seguire l'altra così, soprattutto quanto arrabbiata. Che era successo fra i due? Litigata? Addirittura LORO stavano andando in disaccordo? Cosa... Cosa avrebbe detto sul suo conto se nemmeno un'amicizia normale riusciva a tenere stretto a sé?

E poi mica gli piacque essere ignorato così. Come se non avesse valore.
Supponeva il discorso di Akihisa valeva anche per loro.

Koharu e Asahi non lo volevano.

Nessuno lo voleva.

_____________________________

" airi- "

" non adesso Hyo "

" per favore! Ci sarà qualcosa che posso fare! "

Sapeva che l'amica si fosse nascosta nei passaggi segreti da ormai settimane, piuttosto che mostrare la propria faccia al resto.
La capiva. Si sentiva imbarazzante non appena incrociava sguardi altrui. Il confronto con i suoi errori era il peggiore dei suoi incubi.
Proprio per quello che dovevano aiutarsi! Insomma, erano amici dopotutto! Nessuno meglio di Airi lo avrebbe capito, vero? Sarebbe stata magnanima nei suoi confronti, vero?

Falso.

Airi non lo degnava di uno sguardo.
Airi, colei che voleva sempre l'approvazione altrui, colei che come Hyosuke doveva assolutamente stare attaccata a qualcuno o sarebbe stata la sua fine, ora voleva essere lasciata nella più pura delle solitudini.
Questa Airi non era quella che avesse incontrato un anno fa.
Questa Airi non era Airi.
Era cambiata.
Hyosuke odiava i cambiamenti.

" no, Hyo, per favore, devo farlo da sola! "

" ti prego, ti prego, ti prego! "

Era l'unica che avesse lasciata in vita.
Era l'unica che non lo odiasse.
Almeno lei, almeno lei doveva sopportarlo!

" no! Mi senti? È pericoloso in due. Già ho messo tanto a riprendermi la fiducia di Hana colpendo A- "

Si mise una mano in bocca per farsi tacere.
Hyo alzò le sopracciglia.

" tu hai fatto cosa..? "

Lo guardò con gli occhi lucidi. Come per dire che fosse stata costretta dalle circostanze. Come per dire che fosse necessario. Come per dire quanto le dispiacesse l'avesse fatto.
Gli diede le spalle per poi camminare via.

Il biondo l'afferrò per il polso.

" spiegati, per favore! Ti giuro che non ti giudicherò! Non ne farò parola con nessuno! Lascia che ti aiuti! "

" no... non voglio essere aiutata... "

Bisbigliò con sguardo basso.

" m-ma sì invece..! Forza! Dopo tutto quello che abbiamo passato! "

" hyosuke smettila... Per favore... N9n ci voglio pensare... Voglio solo concentrarmi qui "

Il tono rotto come se fosse il punto di piangere. Come se tutti quei ricordi riaprissero ferite indesiderate. Come Hyosuke, pure Airi era stata ferita da tutto questo macello. Come Hyosuke, anche Airi desiderava solo uscirne fuori una volta per tutte.

Portò a sua volta lo sguardo in giù e strinse la presa.

" ... perché... Perché hai preso quelle pillole? "

E ancora non aveva dato spiegazioni al riguardo. Quando l'ebbe trovata sdraiata per terra a tenersi lo stomaco, sputare l'anima, pallida come un lenzuolo... Se Akihisa non fosse arrivato in tempo l'avrebbe persa e sarebbe stata la quinta persona veder morire davanti ai suoi occhi.
Da lì, Airi si distaccò completamente dal resto.
Da lì, Airi non fu più la stessa.

" se lo dico te ne andrai? "

Hyosuke non rispose.

" ... Hana mi ha convinto perché... Perché ha ragione. Si è messa a blaterare su come persone del nostro calibro siano un caso perso, insalvabile. Lo capiva più di chiunque. Capiva quanto stressante fosse, quanto crudele il mondo riuscisse a torturarci e... L'unica soluzione che avrei avuto piuttosto di vivere con questi sentimenti era... Morire... "

Strinse la maglietta al livello del petto.

" io, te, Subaru, Dae-jung, Izumi e Naomi! Noi tutti siamo insalvabili! Non abbiamo posto in questo mondo! Dovremmo solo scomparire senza lasciare traccia! Solo allora avremo pace! Non lo vuoi capire che non avremmo mai il coltello dalla parte del manico?! "

Urlò.

" ancora adesso questa colpa, questo senso di essere fuori posto mi perseguita! Mi distrugge! Non c'è sensazione peggiore che esista! Ma- ma voglio comunque provarci! Fare un'unica cosa buona nella mia vita! Ma devo farla da sola! Completamente da sola! Capisci adesso, Hyo? Per questo... Per questo non voglio più che mi parli... "

Lo guardò dritto negli occhi.

" d'ora in poi non siamo più shini goro. Siamo solo dei fantasmi. Non abbiamo alcun collegamento con nessuno. Nemmeno con noi stessi "

E quelle ultime parole strinsero il cuore come non avesse mai fatto prima.

" vattene "

_____________________________

Era come se fosse tornato il ragazzino di una volta. Pantaloncini, maglietta semplice e scarpe da ginnastica colorate in modo acceso.
Felice di trovarsi in quella sala proiezione per la "prima" uscita di un film di Lumet. Il titolo era sulla punta della lingua, sapeva solo che presto sarebbe divenuto il suo preferito e ci si ossessionerà per i prossimi mesi.

Sedeva in prima fila, al centro del grande schermo illuminato, pop corn e bevanda in mano. Un giorno sognava di poter conferire le stesse speranze ad un altro ragazzino come egli, quando sarà grande. Ecco perché voleva diventare un regista.

Gli attori erano tutti carini, truccati sul punto. Non importava se lo schermo li proiettasse monocromatici.
Gli scenari pieni di dettagli e simbolismi che, involontariamente, davano un messaggio chiaro sulle scene a seguire erano da sempre stati i suoi preferiti.
I foreshadowing erano da sempre stati i suoi preferiti.
Nessuno escluso.
Come quel quadro con l'essere dall'aspetto di un chimera con parti di diversi animali, come l'elefante, il rinoceronte, il tigre, e l'orso.
Mh, quale era di nuovo il suo significato?

(C'era una strana sensazione)

Non c'era tempo da perdere, la storia continuava. Non sapeva cosa lo attraeva così tanto, ma lo faceva. Voleva sapere di più. Doveva sapere di più. Capire il perché di ogni più piccolo dettaglio e, chissà, magari trovare un errore di poca importanza di cui vantarsene con il gruppo di amici poiché "sono stato l'unico a trovarlo perché ci tengo".

La storia era anche inusuale. Lumet era conosciuto per i contesti politici e militari. Questo... Questo era diverso. Poteva definirlo originale? Magari era una semplice eccezione alla regola? Dava altri motivi per mai sbattere le palpebre. Fissare lo schermo. Attento.

Due persone litigavano sul bordo dell'edificio. Entrambe ferite. Entrambe con i loro sogni ed obiettivi. Si chiedeva se mai sarebbe riuscito a capire quali fossero, soprattutto quelli della ragazza. Sotto sotto ammetteva che facesse il tifo per ella, l'altro personaggio era un caso particolare. Avete presente, no? Quando odi qualcuno solo perché vi ricorda voi stessi? Ecco, Hyosuke stava provando qualcosa fra quelle righe.

Il climax della scena fu quella spinta.
La fece scivolare giù dal bordo senza protezioni. In primo piano c'era la faccia dell'attrice scioccata. A Hyosuke vennero i brividi per quanto reale e... famigliare quell'espressione fosse. Allo stesso tempo non concepiva dove l'avesse vista prima d'ora. La sensazione di deja-vu si espanse per tutto lo scenario. I corridoi, gli sguardi, le ferite che addirittura iniziarono a far male ad egli stesso. Pulsavano come pochi.
Fu lì che realizzò.
Non erano semplici attori famosi.
Erano Sumire e lui.
Hyosuke aveva appena spinto Sumire giù dal balcone.

La sequenza seguente fu proprio la sua caduta fino a schiantarsi sul terreno.
Il sangue rosso luccicante in mezzo a quelle sfumature di grigi scosse la sua anima. Cosa ancora lo peggiorò, tuttavia, fu quel liquido uscire dallo schermo e sporcarlo in piano viso. Due dita si sporcarono ulteriormente al tocco della guancia e sangue non smetteva più di colare da esse. Come se quello ferito fosse egli, o meglio ancora, che quello stesso liquido cercasse di tingerlo del suo crimine.

All'improvviso non si trovava più al cinema, non aveva più quei pop corn, era tornato ad essere il teenager quale è sempre stato. Svogliato, pigro, stressato da qualsiasi eventi accaddesse.

La gola si strinse a vedere se stesso sullo schermo ugualmente scioccato. Cercò per una via d'uscita. Si alzó dal posto in prima fila e volse lo sguardo ai sedili. Non era più al cinema. Il panorama era decisamente più raffinato, tinto di rosso ed oro. Era un teatro d'alta classe. Fece alcuni passi indietro e finì per sbattere contro l'inalzatura del palcoscenico.

Si rigiró e vide qualcun altro sopra di un fanciullo che conosceva fin troppo bene, almeno così egli credeva. Da quell'angolo tuttavia riusciva a vederlo dal petto in giù, vestito di abiti bianchi che riflettevano tutta la luce scagliata contro. La più scintillante delle stelle. Il suo sole.

" She is in her grave; after life's fitful fever she sleeps well. Treason has done his worst: nor steel, nor poison, malice domestic, foreign levy, nothing, can touch her further "

L'opera era famigliare.
La voce disperata era famigliare.
Tutto questo scenario era famigliare.
Chi era quella 'lei'? Sumire? Perché... Era morta?

Il biondo rimase paralizzato. Non sapeva se scappare o correre da lui. Non sapeva che l'inevitabile stesse per accadere. Da dietro l'attore una sagoma scura comparve. Aveva le sue stesse somiglianze, anzi, Hyosuke sapeva fosse egli. Fra le sue mani vi era un pugnale. Lo stesso pugnale di La-

Pugnalò il candido fanciullo.
Una, due, tre, quattro, cinque... E ancora e ancora e ancora.
E ancora.
E.
Ancora.
Dal palcoscenico il sangue colò giù, centrando in qualche modo i capelli biondi. Dopo la faccia. Dopo le mani.
Hyosuke era coperto di sangue.
Hyosuke era coperto di peccato.
Hyosuke era coperto di colpe.
Perché Hyosuke era solo uno sporco assassino.

" my sweet hyo... "

La sua voce bisbiglió nelle orecchie rendendolo sordo delle circostanze.
Amava e odiava essere chiamato così.
Amava essere speciale.
Odiava non poter più esser chiamato in tale maniera. E che fosse tutta colpa sua.
Odiava aver rotto quella voce, aver sporcato quel bianco, aver rovinato il mondo paradisiaco formato insieme.

Delle mani lo afferrarono dalle spalle.
Mille e più dita che stringevano le braccia, intrappolandolo, rendendolo debole ad ogni protesta di libertà. Mani rosse, insanguate, proprio come egli. Il palcoscenico divenne una voragine. La stessa voragine cui l'avesse spinta poco prima. Alla fine di essa riusciva a vedere addirittura il suo corpo giacente sulla statua dell'angelo magnifica. Per quanto scenica fosse, non voleva fare la sua fine. Non voleva, non voleva, non voleva. Anche se se lo meritava ed in fondo lo sapeva. Ma le mani continuavano a spingerlo e spingerlo e spingerlo. Non riusciva a parlare come se gli avessero cucito la bocca.

" it will have blood, they say; blood will have blood "

E cadde.

Sbam.

Lo scontro col pavimento e la sua schiena lo fecero saltare in aria, ancora la sensazione orribile dell'incubo pervaderlo in quella lunghissima caduta. Alzò il busto tossendo appena, ogni organo disorganizzato da come dovrebbe originariamente essere. I polmoni soprattutto bruciavano a causa di quel perenne mal di gola, cosa che stava iniziando ad essere ripetitiva da quanto fastidiosa fosse.

Si guardò attorno con le mani strette al petto. Il cuore batteva all'impazzata. Tremava. Non sbatteva mai le palpebre. Analizzò i suoi dintorni. Non era più sul materasso degli incubi, bensì alla sua sinistra, caduto giù sul pavimento freddo e lucido. Rimase stranito poiché non fosse mai stato il tipo da muoversi così tanto durante il riposo. Era stato davvero così grave? Certo. Altrimenti non avrebbe mai reagito a quel modo.

Dal film, alla spinta- no! Non l'aveva spinta lui! Non l'aveva fatto!
Meglio correggersi.
Fisicamente.
Fisicamente non è potuto essere stato lui in tempo.
Perché qualcun altro prese il colpo al posto suo.
Perché Naomi prima li salvò, poi li condannò ad un dolore allucinante - fisico e emotivo.

Hyosuke stava per essere stato lui.
Hyosuke stava per essere l'assassino.
Hyosuke stava per essere esecutato.
Ma Naomi prese il colpo per lui.
Ma Naomi decise di giocare la parte del cattivo per lui.
Cosa peggiore di tutto era che lo sapesse anche fin troppo bene.
Sapesse di aver ucciso entrambi senza essersi sporcato le mani.
L'unica cosa che lo sporcasse era il senso di colpa.

Una brutta, orribile e ripugnante sensazione colpì lo stomaco, facendolo brontolare. D'istinto portò le braccia ad abbracciare quel punto come se lo difendesse da qualche forza maligna.
Più andava avanti a pensarci, più ricordava parti meglio esser dimenticate, e più il corpo ne lamentava.

Caduta.
Era caduto.
Qualcuno l'aveva spinto.
Da dietro le spalle.
Quando meno se lo aspettava.
Fu lì che il cervello fece "click".
Improvvisamente fu più sveglio che mai.

Stava venendo osservato.

Controllò sotto il letto.

Stavano solo aspettando abbasse la guardia.

Controllò dentro l'armadio.

Stavano solo aspettando il momento giusto.

Controllò sotto la scrivania e dietro le tende.

Il momento di ucciderlo.

Controllò il bagno.

Il momento di fargli fare la stessa fine.

Controllò sotto il letto.

Perché Hyosuke era la perfetta vittima.

Controllò dentro l'armadio.

Perché Hyosuke era da solo, nessun protettore che vegliava su di egli mentre riposava.

Controllò sotto la scrivania, le tende, bagno.

Perché Hyosuke Sekita, meritava di morire.

Rifece di nuovo quel giro.
Aprì cassetti, sbatté porte, ribaltò addirittura i materassi e il letto.
Girava e girava per guardarsi sempre le spalle, fino al mal di testa.
Nessuno.
Non c'era la traccia di nessuno.
Ma era osservato da tutti loro.
Se ne andavano al momento giusto.
Lo sentiva.
Lo scuoteva dentro l'anima.
Ribolliva nel sangue rendendolo rosso in viso. Proprio come quel sogno. Proprio come il momento prima della sua fine.

Dove stavano?!
DOVE STRACAZZO STAVANO?!
COSA VOLEVANO?! EH?!
FATEVI SOTTO SE LO VOLETE ACCHIAPPARE COSÌ TANTO!

Si mise le mani nei capelli, i nodi aumentavano al secondo. Li strofinò per poi tirarseli. Dopodiché si morse le unghie. Dopodiché si grattò il braccio. Dopodiché si rifugiò in bagno, contro il muro opposto alla porta.
Prudeva così ma così tanto.
Era come se quelle mani di carta vetrata prima lo sfiorassero, poi si sfregassero contro violentemente. Le braccia si facevano rosse. E rosse. E rosse. Di questo passo i capillari sarebbero scoppiati. E poi avrebbe sanguinato. Del suo sangue stavolta. Il suo stesso sangue l'avrebbe sporcato. Esattamente come-

" BASTA! "

Sentiva quanto stessero ridendo di egli. Quelle mani. Pronte a prenderlo. Non appena avesse abbassato la guardia. Bastava solo un istante. E sarebbe stata la sua fine. E sarebbe caduto per sempre. Dentro quella voragine. Verso quella statua. Con Sumire. Dopo averla spinta. Dopo averla uccisa.

Tutti volevano Hyosuke Sekita morto.

Ma Hyosuke Sekita non si sarebbe arreso così.

Perché, alla fine del giorno, voleva vivere. L'adrenalina in vena non gli concepiva pensare il contrario. Il polare opposto all'effetto dell'Amenoseo, molto più tranquillizzante. Chissà, forse, in quel momento, non avrebbe fatto così tanto male prenderselo.
Hyo, che cazzo vai a pensare! Ti sei dimenticato di chi c'è là fuori? Ti sei dimenticato cosa vogliono farti?
Non doveva anche solo pensare di lasciarsi andare. Altrimenti sarebbe stata la sua fine.

Per sempre in quella voragine.

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Perché è uscito da quella stanza non lo sapeva nemmeno egli. Anzi, ancor prima non sapeva cosa diamine gli fosse preso d'un tratto quella stessa notte. Ma la camera da letto emanava ugualmente quell'aura di pericolo. Rimanere lì dentro l'avrebbe solo fatto uscire ancor più fuori di testa e non se lo poteva permettere.

Sbadigliò e si grattò un occhio.
No, non era più riuscito a riposarsi dopo quell'incubo. Si era chiuso in quello stretto bagno, ancora in stato di panico più totale. Il cuore batteva, sudava, occhi lacrimavano dalla secchezza. L'annuncio mattutino di Venom fu ciò che lo risvegliò dalla gabbia mentale creata.

La testa faceva male. Girava per certi tratti. Per altri la sentiva così pesante da doverla tenere su una mano per alleggerire il carico al collo. Era molto ma molto scomodo. E la gola? Ancora lo uccideva. Certo, stava meglio - circa - del giorno prima, ma stava ugualmente uno schifo.

Ancora una volta fece una pausa davanti alla cucina, spaventato dall'idea di entrare e fare la stessa figuraccia di ieri. Con distanza, avvicinò il braccio ed aprì leggermente una delle due porte, spiando dalla fessura la presenza di chiunque lì. Ma non ci fu nessuno. Un sospiro sollevato lasciò inconsciamente le sue labbra. Tuttavia la sola idea di mangiare gli fece passare totalmente l'appetito, come se ne avesse avuto uno a prescindere dopo quell'episodio.

... Cosa avrebbe dovuto fare allora?
Tornare in camera era totalmente proibito. Da chi? Da quella rimanente sanità mentale. Cosa avrebbe dovuto fare allora? Le gambe lo guidarono da sole verso la struttura, o quella che ne era rimasta. Insomma, quel teatro, quel dannato teatro quale inizialmente doveva portare gioia ma ha solo provocato dolori, per lui, per tutti, stava gradualmente sempre più creando una voragine. Il peggiore dei buchi neri. Hyo aveva visto il casino con i suoi stessi occhi.
Un po' in colpa si sentiva. Ma di cosa? Non fu stato lui a far esplodere quella bomba. Non fu stato lui a causare QUEL omicidio preciso. Però... La storia dell'incidente...

Oltre al solito nome che ormai invadeva e avvelenava ogni pensiero, si affiancò uno nuovo: Axel.
Cosa avrebbe dovuto fare con questo? Non lo sapeva di preciso. Ma era sbucato così d'un tratto che non poté sopprimere la camminata verso... A cercalo.

Perché sentiva gli doveva delle scuse.

In camera sua non c'era. Anzi, nessuno rispose al posto del creatore di effetti speciali. In cucina non trovò anima viva, ancora. Il terzo posto visitato da tutti loro? L'infermieria.

Si bloccò ancora una volta davanti all'entrata. Stessa storia. Ha paura di aprirla perché paura di parlare con chiunque. Era un paradosso. Se un punto di vista neutrale lo troverebbe altamente fastidioso, pensate un po' al regista stesso.
Praticamente si era ridotto a cosa più lo aveva sempre caratterizzato: stress ed ansia.

Trovò il suo ricercato.
Come non avesse mai visto prima d'ora.
Seduto al lettino più lontano, spalle al muro e le mani nei capelli. Una piccola campanella suonò nel cervello.

" axel? "

Ci mise alcuni secondi a girarsi.

" oh... hyo, sei te "

Sentiva quanto era stancx.
"oh, sei solo te hyo, che diamine. Non poteva entrare qualcun altro al posto tuo?"
Sapeva che fosse stanco di lui.
No, non ora Hyosuke, non iniziamo così che non combinerai nulla di buono.
Con passi lenti e timidi si avvicinò.
Piano piano scopriva cosa nascosse dietro la schiena.

Il creatore di effetti speciali teneva fra le mani una scatoletta di pillole vuota. Tremava appena e la contrazione di muscoli era palese. Il respiro era rumoroso, purché ritmicamente normale. Gli occhi erano chiusi come per cercare di tenere il controllo di sé. Una delle gambe continuava a tremare facendo su e giù, tacco sbatteva col pavimento.
Una fitta al cuore colpì il biondo.

" va tutto bene? "

Ricevette uno sbuffo e si grattò gli occhi.

" sì, sì, dormito un po' male "

Ammise prima di spettinare i suoi stessi capelli. Riaprì le iridi eterocromatiche.

" che... uhm... fai con quello? "

Indicò la scatolina.
Axel la rovesciò a testa in giù.
Solo il foglio delle istruzioni uscì.

" la tengo, suppongo. Era vuota da quanto l'ho trovata "

Sbadigliò e si grattò nuovamente gli occhi.

" cielo, credo di avere qualcosa negli occhi, scusa "

" no, no- fa niente- "

Controbattè.
Fece un passo indietro appena Axel si alzò dal letto per guardarsi allo specchietto. La differenza d'altezza era la stessa di qualcuno di famigliare. Forse era quello il fattore del timore.

Axel sbatté le palpebre un paio di volte mentre con le dita cercava quella piccola invisibile particella che stava continuando a procurare quel terribile prurito. Non era uno che ti accecasse, tuttavia sapeva essere quella giusta punta di fastidio per irritarti. Il respiro si fece più forte man mano andasse avanti.

Il regista era rimasto in mezzo alla strada, ancora una volta torturandosi le mani e scrocchiandosi le dita nel processo. Era imbarazzante dire come non dire nulla.
Perché era arrivato qui? Oh, giusto, per scusarsi.
Uhm...
Sì.
Scusarsi.
Certo.
Ahah.
Voleva fare proprio quello.
Come cazzo ci è finito un questa situazione?
Perché il proprio corpo si mosse autonomamente?

Beh, uhm, tanto vale farlo.
Adesso.
Sì, l'avrebbe fatto adesso.
Proprio ora.
In questo preciso instante.
In questo esatto preciso instante.

...

Si guardò i palmi delle mani.

" c'è una cosa- che- vorrei dirti "

Piano, piano.
Si fa tutto quanto.
La pazienza è una virtù dopotutto, vero?

Axel eppure era più concentratx su quello specchio. Troppo concentratx.
D'istinto Hyosuke lo richiamò, toccando leggermente la spalla.

" ah-! "

L'altrx finì per mettersi due dita nell'occhio per via dell'imprevibilitá di quel gesto. Hyosuke si fece prendere dal panico a sua volta.

" scusa- scusa- stai bene? "

" mh "

Si grattò l'occhio e chiuse l'altro. Il petto si alzava e scendeva in maniera irregolare. Cosa c'era che non andava in lxi?

" davvero- volevo solo dire che- che- uhm "

" fa niente, pensaci dopo- "

No, doveva dirglielo adesso!
Perché adesso era il momento!
Altrimenti non avrebbe più avuto il coraggio di farlo. Mai più. Doveva dirglielo adesso.

" volevo dirti che mi dispiace per la storia del teatro e- "

" lo capisco, facciamo che ne riparliamo dopo? "

Il respiro di Axel continuava a farsi sempre più veloce ed ansioso. Anzi, la sua intera persona era così. Si tenne stretto lo stomaco con un braccio.

" no, davvero, mi spiace- "

" hyo, dopo "

" ma- "

Xlx più altx lo sorpassò per dirigersi all'uscita.
Hyosuke si lasciò guidare dagli impulsi ancora una volta: lo prese per una mano.

" per favore, devi ascoltare "

" sì, sì, sì! Ti dispiace e ti perdono, okay? Devo andare "

" ma non mi sono espresso a dover- "

" hyo, lasciami stare! "

Quel tono di voce aggressivo lo prese di sprovvista.
Wow, Axel era così arrabbiato?
Era per questo che peggiorava dal secondo? Perché lo odiava ed aveva portato a galla ricordi non voluti?
Ogni forma di pensiero si bloccò. Lasciò andare la presa e il creatore di effetti speciali corse fuori dalla porta, pallido in viso. Borbottava sottovoce qualcosa. Lamenti di dolore o insulti sul suo conto, non lo poteva sapere perche5 si era disconesso.

____________________________

Bene.
Si ripeteva "bene" per non dire "male".
In realtà andava tutto male.
Tutto.
Dopo quel penoso incontro non voleva far altro che sotterrarsi e non uscire più. Si chiedeva cosa diamine fosse successo ad egli in questi giorni. Insomma, prima non era così timido. Non lo è mai stato. Tutti descrivevano Hyosuke come un ragazzo talentuoso, imponente, quale faceva sempre sentire la sua voce e opinione su tutto. Allora perché era diventato l'esatto opposto? Una risposta esisteva, ma non l'accettava così facilmente. Perché faceva schifo. Voleva solo una risposta che gli piacesse. Non esisteva.

Che facesse avanti e indietro nel suo zone-out era evidente. Lasciava camminare le gambe in auto pilota mentre pensava, non appena si trovava altrove si chiedeva come ci fosse arrivato così presto e perché avesse preso proprio quella direzione. Fece così per tutto il giorno, aumentando solo la stanchezza dentro di sé. Voleva dormire. Voleva, per favore, appoggiare la testa sul cuscino senza ritrovarsi un altro incubo. Era stanco, stanchissimo. Ma la paura di perdersi in quel mondo contorto dei sogni iniettava nelle vene l'energia abbastanza da tenerlo sveglio, ma non svegliassimo. Uno stato simil al limbo sconsigliato da tutti.

" va tutto bene? "

Una voce femminile sussurrò - a lui sembrava così - all'orecchio, sobbalzando al colpo. Fece cadere il bicchiere d'acqua dentro il lavandino per poi tirare dietro il braccio dalla manica ora bagnata.

" eh?! "

Girò la testa per incontrare lo sguardo di Shiori, la medium.
Era tanto perplessa quanto stanca a sua volta.
Huh, tutti lo erano in questo edificio a questo punto della storia.
All'esclamazione tirò un braccio dietro come segno d'arresa.

" ti stavi bagnando la camicia "

Spiegò indicando, appunto, la manica bagnata. Hyosuke spalanca gli occhi. Quando era successo?
Allora, si trovava in cucina.
Davanti ad un lavandino.
Ed aveva avuto un bicchiere in mano.

" non stavi riempiendo per prendere dell'acqua? Ti eri incantato a guardare l'acqua scorrere "

Aggiunse chiudendo il rubinetto che ancora scorreva. I pezzi del puzzle di riconettevano piano piano.
Ed ancora una volta disse mentalmente "bene", per non dire "male".
Perché chi cazzo è l'idiota che si scorda di chiudere il rubinetto, tantomeno rimanere lì impalato a guardarlo come se fosse un trucco di magia?! È acqua! È della rottura acqua! Quanto cazzo ci voleva a capirlo?!

Chiuse la mano in un pugno e morse la guancia interna. Il cuore batteva ancora una volta all'impazzata. Questa volta non dall'ansia, non dalla paura, bensì un'altra emozione che ben conosceva, seppur si fosse lasciata con essa qualche tempo fa: la rabbia.

" vuoi sederti e parl- "

" no! "

Il pugno andò a sbattere contro il bancone. Fece rumore tanto quanto si fece male.
La confusione cresceva sempre di più nella corvina. Cercò di tenere la calma.

" sei rosso, vuoi andare in infermieria? "

La mano libera strinse le dita a metà mentre la portava a metà del petto. Sentiva questo, questo fastidio. Un ronzio. Peggiore di una zanzara che disturbava il suo sonno estivo. E faceva bzzzzz fino a fargli venire un esaurimento. Eppure non era Shiori quel fastidio poiché distinguesse la voce. Non aiutava comunque alla causa.

" sì, ci son stato prima, okay? Va bene?! Non c'ho trovato niente. Niente! Perché non c'è più nulla qui dentro che può servirci! Tanto finirà con qualcuno che si fa male e wee-woo wee-woo emergenza, emergenza! Pericolo di morte per un graffietto! E poi partono le litigate. E il panico. E chi ne ha più ne metta! Sinceramente non ne ho assolutamente voglia di starvi a sentire dalla mattina alla sera brontolare! Quindi, no, non ci voglio ri andare. E non me ne fotte se tu pensi sia pazzo al riguardo, okay Shiori? Va bene questa come risposta?! "

La spinse con l'indice sulla spalla.
Urlò quelle parole, quanto potesse, nonostante la gola bruciasse. In mezzo a mille rotture del tono. Alti e bassi. Una cosa esprimeva bene: la rabbia. Quella che lo divorava dall'interno.

" okay, ma stai calmo "

E Shiori, per quanto comprensiva volesse risultare, non si sarebbe mica fatta mettere i piedi sopra così. Per cosa poi? Un minimo d'empatia? Afferrò la mano di lui, senza stringerla, ma Hyosuke ugualmente tirò via.

" lasciami! Ho detto lasciami! "

" respira qualche secondo! "

" scordatelo! Non prendo ordini da te! Da nessuno qui dentro! Mi prendete per coglione solo perché sono Shini Goro, non è così?! "

" no- "

" oh, ma certo che no! Voi non fate MAI E POI MAI nulla di male! Siete i buoni! Siete così gentili e altruisti e non giudicanti e intelligenti. Mentre noi siamo solo 'i furfanti dietro il killing game'. Secondo te non ho mai visto come ve la ridete sotto i baffi, eh? Solo perché vi credete di essere migliori? Indovina cosa: non sapete un cazzo di quello che abbiamo passato, okay?! Quindi non puntare il dito contro se non sai come ci si sente dall'altra parte! "

Finalmente si liberò, dirigendosi verso l'uscita. Shiori lo afferò nuovamente.

" cerca di ascoltare "

Ordinò ferma e decisa.

" NO- NON VOGLIO ASCOLTARE UN EMERITA MERDA DELLE TUE SCUSE! ORA LASCIAMI PRIMA CHE MI METTA AD URLARE! "

Come se non lo stesse già facendo.
Col fiatone questa volta, fu lasciato definitivamente.

Andò verso camera sua.

Aveva ragione: tutti lo odiavano.

E cazzo che fastidio che dava.

Ora capiva perché Naomi non li voleva in mezzo ai piedi.

____________________________

Si morse le unghia dalla crescente ansia.
Fra poco sarebbero andati in scena.
Fra poco il pubblico avrà fame.
Eppure una delle attrici non si era presentata.
Hanno controllato - Axel e lui - il luogo da cima a fondo, ma di Mitsuki non c'era traccia.
Dove era andata a cacciarsi?

D'altro canto Naomi era incontenente dal brivido, seduto su uno dei scatoloni in legno contenenti oggetti di scena inutilizzati. Da quanto in alto fosse seduto, il regista riusciva a vedere lo stomaco in giù dalla visuale. Sapeva tuttavia che si stesse truccando e facendo bello per tutti loro. Lo capiva dallo specchietto, al fondotinta, al mascara. Se non fosse stato per il costume rigorosamente maschile per indicare la moda del secolo di Werther, ed i capelli di qualche centimetro più lunghi, l'avrebbe scambiato per una ragazzina su di giri per il primo appuntamento. Chissà, magari proprio con egli.

Non osò guardare più in alto.
Aveva uno spettacolo da iniziare.
Ed ora pure Axel era scomparso dalla vista. Dove cavolo si erano andati a cacciare quei due cinque minuti prima dell'inizio?! Sbaciuchiarsi? Coccolarsi? Questo era un set! Non c'era tempo per l'amore! O, forse, era semplicemente geloso di non avere la loro stessa libertà.

" sweet hyo, puoi andare a vedere se son arrivati tutti? Nobody should miss this show! "

Tirò un sospiro arreso. Non riusciva a dirgli di no. Una volta vicino alle due grosse tende rosse frastuonava nella testa il casino composto da miriadi e miriadi di chiacchiere. Più che una classe, un intera popolazione sembrava essere separata da quei grossi pezzi di stoffa. Aprì appena da creare una fessura.

Silenzio.

Non c'era più nessuno.

Tutti si erano stancati di aspettare.
Tutti si erano stancati di Hyosuke Sekita.

Ora nessuno voleva la sua compagnia.
Perché Hyosuke Sekita era noioso.
Perché Hyosuke Sekita si credeva superiore.
Perché Hyosuke Sekita si era allontanato per primo! Chi erano gli altri e fermarlo dall'isolarsi solo per farsi piacere da una sola persona?

Oh... Aspetta... C'era qualcuno.
Una giornalista dal caschetto castano.
Applaudiva seria. Come se lo spettacolo fosse finito. Hyosuke vennero i brividi. Improvvisamente le tende erano scomparse ed egli stava in piedi con il riflettore puntato addosso.

" vedi qualcun altro? "

Domandò.
Ma attorno a sé era tutto buio, anzi, nero. Perché nel buio si riusciva appena a vedere. Hyosuke però non vedeva oltre il suo naso. Se non per la giornalista.
Comparse dietro di sé, sul palco, ora con il naso insanguinato, la schiena rovinata e le mani tagliate.

" è colpa tua "

" è... colpa mia "

Quelle parole uscirono da sole.
Non le voleva dire. Col cavolo che le avrebbe dette. Ma una parte di sé più profonda, magari il suo inconscio, sapeva che fossero vere. Come Freud dice, in fondo i nostri sogni e incubi raccontano i più oscuri dei desideri.
Desiderava averla uccisa? Desiderava avere la colpa? Oppure era spaventato di non essere una semplice vittima?

" se sono morta, se non ho potuto compiere il mio sogno... "

Si teletrasportò alla sua destra.
Mano a cucchiaio sopra l'orecchio.

" è soltanto colpa tua "

Seppur bisbigliate, la loro forza era talmente potente da paralizzarlo.

" è soltanto colpa mia "

Disse la sua voce.
Ma non lui.

La fanciulla si sdoppiò e sussurrò all'orecchio opposto.

" sei il mio assassino "

" il tuo assassino "

Ricomparsa dietro di lui.

" insomma, hyo, così mi ripaghi dopo averti salvato la vita? Credendo a Naomi? Lo ami così tanto? Sei così disperato dall'essere amato e mai abbandonato che ti sottoponi a qualsiasi suo incantesimo? Pensavi non fosse mortale? Pensavi fosse un dio? Solo perché ti ha consolato quelle due-tre volte? "

Tutte e tre scoppiarono a ridere.
In maniera quasi bambinesca e... inquietante. Come se lo prendessero in giro.

" Naomi and Hyo sitting on a tree. K-I-S-S-I-N-G "

Per favore, andatevene.
Sentiva le guance bruciare dall'imbarazzo.
Sentiva l'umidità sul bordo degli occhi.
Le mani stringevano forte il bordo della camicia indossata.

" first comes love "

Cantò quella di sinistra.

" then comes marriage "

Cantò quella di destra.

" here comes a ba- "

Si girò verso quella dietro.
Una lama imponente la fermò dal finire la strofa, trappassandole lo stomaco e diaframma. Affondò così tanto il colpo che appena toccava Hyosuke. Gli ricorderà per sempre come egli sia sopravvissuto quando sarebbe dovuto morire con lei. Gli ricorderà quanto ingiusto il destino sapesse essere. Perché Sumire era buona, perché Sumire era per la giustizia. Hyosuke era solo uno stronzo senza spina dorsale destinato all'abbandono eterno.

Quando riaprì gli occhi si ritrovò in una stanza famigliare: la sua camera da letto. O meglio, si trovava sotto il letto di quella stanza. Vedeva solo la parte inferiore di ogni mobile, ma sapeva tutto per filo e per segno. Uscire era impossibile.

La porta si aprì.
Dei famigliare stivali fecero il loro ingresso.

" sweet hyo! How have you being doing? "

Si avvicinò al letto.
Naomi doveva sapere si trovasse lì sotto.
... O no.
Mise il peso sul materasso sottostante prima di scuotere chiunque si sdraiasse3 su di esso.

" good morning, sleepy head! Ti vuoi alzare? Guarda che nella giornata che ci aspetta! Un po' d'aria fresca non fa mai male! "

" cinque minuti... "

La sua voce, non lui, era certo che non stesse parlando lui, disse mezza assonnata.

" oh, c'mon now! Non dirmi che hai speso la notte a guardare altri film? Without me poi? "

Finalmente riuscì a tirarlo giù dal letto.
Hyosuke riconosceva i suoi stessi pantaloni che usava come pigiama.
Ma non era lui.
Era un altro Hyosuke.
Che fu guidato fuori dalla stanza tenuto per mano dell'altro.

Rientrò pochi secondi dopo, ora in lacrime.
Naomi per qualche ragione era ancora in camera.

" hyo, che è successo? "

" aki-akihito- "

" oh, don't say anything less! Come here! "

Si abbracciarono. Quell'abbraccio durò anche fin troppo.

Ricomparvero istanti dopo da parti opposte della stanza.

" Kaneko... "

Naomi ancora una volta si avvicinò.

" it's not your fault you can't control yourself "

E ancora una volta si dimostra amorevole nei suoi confronti.

Quanto ancora sarebbe andata avanti questa tortura?
Quante volte aveva intenzione di pensare e ripensare ogni singolo momento tenuto stretto a sé, in bene o nel male?
Il corpo era oramai diventato polvere. Solo gli occhi integri per vedere il colpo di grazia.

Naomi e Hyosuke erano ravvicinatissimi. I loro piedi quasi si intersecavano come pezzi di un puzzle.
Naomi accarezzava la guancia di Hyosuke amorevolmente, come aveva sempre fatto.
Naomi sapeva essere dolce e romantico quando voleva.

" I love you, Hyosuke, with all my heart "

Quelle parole strinse la polvere che avrebbe chiamato cuore. Era come se lo pugnalassero senza sosta. Perché non era lui ad avergliele dette. Perché Hyosuke era sotto quel letto. Non era quel giovane impostore davanti al suo caro attore.
Si sentiva un po' come Odette nel lago dei cigni. Una maledizione lo proibiva da esprimere l'affetto al suo principe, lasciando il posto ad Odille.
Voleva piangere, urlare, colpirsi in quel momento.

L'altra mano seguì quella sulla guancia.
Hyosuke sapeva le tenesse entrambe strette.
Hyosuke sapeva che Naomi avesse avvicinato le loro bocche.
Hyosuke sapeva Naomi stesse baciando Hyosuke.
Ma Hyosuke era là sotto, dimenticato da tutto e tutti.
Tutto e tutti.
Persino da Naomi.

Uscì finalmente da quel buco.
Voleva fermare questa scena.
Doveva fermare questa scena.
Alzò lo sguardo e...

Naomi non aveva più la testa.

O forse, durante il corso di quei incubi, non l'ha mai avuta?

E parlando di teste, perché Hyosuke sentiva la sua sempre più pesante?
Perché Hyosuke sentiva la pelle e colonna vertebrale sempre più tirarsi?
Perché Hyosuke sentiva il peso corporeo sempre più leggero?

Perché Hyosuke aveva appena perso la sua di testa?

" AAAAAA- AAAAA- AAAAA- "

Le sue stesse urla lo risvegliarono dall'incubo.
Portò le mani alla testa e collo, tastando marcamente che fossero ancora attaccate al resto del corpo.
Si spettinó i capelli come se vi fosse un ratto nascosto in essi. O un uccello volente di creare il proprio nido con la paglia a disposizione. C'erano nodi, ciocche uscite storte, alcune unte dal sudore e lisce, altre crespe e arruffate.

La gola? Non era mai arrivato ai quei livelli di dolore. Forse perché non riusciva a smetterla di ansimare. Forse perché ogni respiro rompeva le corde vocali in un qualche verso inumano.
Non importava quanto ci provasse, questa volta non c'era possibilità di smetterla. Tutto quel sangue, tutta quella scena ripetuta ancora ed ancora e... La testa...

Continuava a strofinarsi i palmi sulla faccia, impaurito potrebbe non trovarsela più lì da un istante e l'altro.
Aveva letto da qualche parte che una persona esecutata così aveva ancora alcuni secondi di coscienza prima della morte. Pensare che Naomi, che lui, avesse visto la sua stessa testa rotolare via-

Lo stomaco brontolò, non per la fame, tantomeno perché era vuoto. Sentiva quel poco mangiato ritornare a galla solo a pensarci. Le budella si contorcevano tanto da voler espellere ogni organo presente dal sistema. Si coprì le mani con la bocca mentre una tosse orribile prese il sopravvento. Si appoggiò sul lato del letto portando la testa fuori a guardare il pavimento.
Era una tosse secca quanto il deserto, ogni cellula duoleva ad ogni colpo cercando idratazione.
Era una tosse grassa, come se qualcosa fosse bloccato in gola e cercasse di espellerlo prima di soffocarlo. Saliva scendeva incessantemente bagnando il suolo. Provava così tanto disgusto a vedere tutto questo.

Dopo quelle che sembrarono ore, riuscì a tornare su col petto.
Era comunque un disastro.
Non era affatto calmo.
Voleva il conforto, quello di chiunque, ma soprattutto quello dell'attore.
Durante i suoi incubi lo ritrovava sempre seduto a quella scrivania.
Cedendo alle delusioni, si girò verso quel punto nella speranza di trovarlo.

" na... na... "

E lo trovò.

La sua testa mozzata appoggiata sulla scrivania con un'espressione di pura paura in viso.

Hyosuke cacciò l'urlo più forte della sua vita.
La paura era così enorme da farlo buttare giù dal letto.
Disperato, non riusciva nemmeno ad alzarsi, strisciando con la schiena all'indietro verso il lato opposto della camera da letto.
Mai distogliendo lo sguardo dalla testa.
Come se potesse muoversi non appena l'avesse fatto.
Lacrime incessanti divennero presto fiumi, se non allagamenti.
Una volta colpita la parete della stanza portò le ginocchia verso il petto come protezione.
I singhiozzi, quei versi rotti dalla gola torturata, facevano eco per la stanza.
Solo una parola poteva essere comprensibile.

" s-cu-... sa- "

Il resto equivalevano ad un animale morente, quale doveva sopportare il dolore fino all'ultimo momento di coscienza.

Strinse gli occhi pur di non vederlo, purché se ne andasse.
Si ripeteva: non era reale, non era reale, non era reale.
Eppure era lì.
Fermo.
Sulla scrivania.

Scusa Tai, scusa Akihito, scusa Sumire, scusa Naomi.

Scuoteva la testa in segno di no mentre la mente continuava a ripetere quelle parole.

" non sei solo l'assassino di Tai, ma anche di Sumire... Ed il mio "

Quei ripetuti "no" erano più starnazzi soffocati dei singhiozzi.
Non era vero, non era vero, non era vero.
Non aveva ucciso nessuno!
Non voleva uccidere nessuno!
Eppure i sensi di colpa fluivano nelle vene come la più potente delle droghe, come quell'amenoseo bevuto.

E la testa lo fissava.
Naomi lo fissava.
Perché sapeva chi incolpare per tutto quanto.

Basta, basta, basta!
Non era divertente! Era orribile! Quelle iridi che un tempo amava ora lo pugnalavano al cuore, giudicando ogni sua singola azione.

Perché l'aveva fatto?
Perché chiunque era destinato a morire in sua presenza?

Il petto saliva e scendeva, saliva e scendeva.
Ogni respiro più faticoso di quello precedenze.
Ogni scusa più incomprensibile di quella precedente.
Portò le mani alla bocca, mordendosi prima le unghie e poi le dita pur di zittirsi, senza successo.

" sc-... u-sa... "

Scusa, scusa, scusa.
Era tutta colpa sua.
Scusa, scusa, scusa.
Era solo colpa sua.

Si dannava. Voleva farla finita ma era troppo codardo adesso per prendere azione. Forse perché aveva paura di rivederlo nell'aldilà assieme al resto?

Non riusciva più a muoversi da quella posizione. Spalle all'angolo impaurito come un gattino che aveva perso la madre.
Sporco, malato, affamato, indifeso.
Un passo falso e sarebbe stata la sua fine.
Andò avanti a singhiozzare, piangere fino ad esaurire le lacrime.
La testa si faceva più leggera, come se si distaccasse dal proprio corpo - huh, ironico.

Il panico lo stava divorando a tal punto di non essersi accorto di essersi addormentato lì, in quella posizione scomoda, oramai in sovraccarico emozionale e batteria interna sotto lo zero.

...

Hyosuke si svegliò - meglio forse dire, "riprese coscienza" - non sa quanto tempo dopo. Confusione pervase la mente. Dove si trovava? Cosa era successo? Perché era successo?

Testa, collo e schiena più lo torturavano. Gli occhi bruciavano e non riuscivano ad aprirsi per quanto volesse. Come se davanti avesse una luce acceccante. Le braccia e le gambe erano fredde e rigide. Ogni singolo movimento era equivalente al passare in mezzo a mille aghi affilati. Non poteva fare altro se porgere tutto il peso sull'angolo cui era nascosto, nella vaga speranza potesse passare da un momento all'altro. Faceva un sacco di freddo.

Toc toc

...

Toc toc

Qualcuno bussava? A quest'ora?
Anzi, che ore erano? Ah, chissene, oramai aveva perso l'orientamento del tempo.
Non voleva parlare con nessuno.
Non voleva che nessuno lo vedesse in quello stato.

Toc toc

Riuscì a sentire un altro suono oltre al bussare.
Era una voce? Se la stava immaginando?
Non fece nessuno movimento.

La porta si aprì da sola.
Chi era?
Come aveva fatto ad entrare in stanza?
Era troppo debole per controllare. Ha ceduto già tempo fa.

" che succede? Hyosuke? "

Dopo mille domande questa fu la prima a riuscire a comprendere.
La voce registrata era familiare e maschile, eppure non collegava il proprietario.

Una mano afferrò la sua spalla, scuotendolo leggermente, come per svegliare da un ipotetico sonno cui fosse soccombuto. Realtà dei fatti Hyosuke pregava riuscisse a dormire.

" mi senti? "

" m-mh... "

Già quella piccola conferma faceva male da vocalizzare.
La mano spostó il ciuffo davanti all'occhio di lato dietro l'orecchio, rivelando il casino che fosse in volto.
Occhiaie, sudore, la scia di lacrime scavata nelle guance, le labbra secche, guance e naso appena rossi...

" sei caldo... hai la febbre? "

Quando se l'è presa?
D'istinto cercò di nascondersi portando a guardare il muro... Per quanto riuscisse a farlo. La mano allora cercò di alzarlo tirando il braccio su, ma si fermò non appena vide l'espressione addolorata in volto che il regista fece.

Per qualche secondo nulla accadde.
Poi, dal niente, qualcosa coprì il corpo dalle spalle in giù: una coperta.
Era fredda poiché non avesse dormito con essa. Ma era famigliare e protettiva.
Già i muscoli si rilassarono.

" non hai una bella cera, fattelo dire "

Ora la voce era più vicina che mai, seduta al suo fianco con un centimetro di distanza massimo. Fu lì che finalmente la riconobbe.

" ha-haru... ki? "

" il solo ed unico "

Commentò il castano in un tono tristemente divertito.

Fu lì che cercò finalmente di aprire le palpebre.
Era tutto sfocato ma riusciva a collegare i luoghi facilmente.
Davanti a sé ancora c'era la vista sulla scrivania, questa volta però vuota.
Huh.
Se l'era immaginato?
Girò a scatti la testa e vide l'altro perifericamente: aveva un cerotto bianco e gigante sulla guancia.
Che gli era successo?

" co... "

" ho litigato con Hana, lascia stare, non proprio nel mood di parlarne "

Annuì lentamente.

" una mano a portarti a letto? Da quanto dormi lì? "

Scosse la testa alla stessa maniera.
Odiava quel materasso come odiava quel cuscino. Era come un tavolo delle torture sdraiarsi lì oramai. Vicino a... insomma.

" non hai freddo? "

Non rispose se non con un sospiro troppo profondo. Certo, avrà avuto la coperta, ma faceva ugualmente freddo dietro la schiena. A pensarvi fu Haruki cercando di coprire essa e le sue spalle.

Fu lì che il fiume di lacrime tornò a scendere.
Questa volta non era per il dolore, o almeno, non uno di quelli dalla base malvagia che la mente lo ingannava a credere.
Era più di... Gratitudine? Conforto?
Sì, chiamiamoli così.
Hyosuke non poteva negare di voler essere coccolato in quel momento.
E cazzo se Haruki con quella coperta l'avesse preso in pieno.

Non se lo meritava, non meritava tutto quell'affetto dopo aver ucciso così tante persone. Ma lo voleva, per quanto egoista si considerasse farlo. Più di qualunque altra cosa. Forze per nascondere questa miseria tantomeno ne aveva, mostrando chiaramente all'altro il pianto disperato.

" sc-u... sa... per- per-... sum-ire "

Non aveva idea di quanto oneste quelle parole fossero, di quanto trucida la giornalista sapeva essere nei suoi incubi. Si sentiva in colpa, perché aveva provato a salvarlo, e lui l'ha lasciata morire per poi dimenticare tutto.

Haruki non aveva motivo di stare con lui.
Haruki lo doveva odiare con tutto se stesso.
Non sapeva fosse sua sorella, non sapeva quanto importante una persona potesse essere per egli dopo Hana.
E, ancora, quelle scuse non sarebbero mai bastate, perché niente avrebbe reso giustizia ad ella.

Tornò a singhiozzare, questa volta per i sensi di colpa. Tremava come una foglia al vento d'autunno pronta a staccarsi dal ramo. Cercava tuttavia di chiudere il becco, come se non volesse disturbare l'altro con le stupide lacrime da coccodrillo. Se prima urlava solamente una vocale, adesso si limitava ad un "mm" pari a quello di un bambino indifeso lasciato al parco da solo. Perché era stato lasciato da solo. Perché Hyosuke era da solo e sempre l'è stato. Non aveva alcun senso di essere autonomamente.

Non ricevette alcune reazione per quelli che sembravano minuti.
Finché una mano andò sulla spalla opposta, portandolo a poggiare la testa sulla spalla di Haruki invece. Hyosuke non cessò di piangere.

" tira fuori, fa niente "

Non capiva, perché era così buono?
Perché Haruki, fra tutti quanti, era così buono dopo quel giorno?

" ti... ti perdono... "

Sentiva quanto amare, bugiarde, esitanti quelle parole fossero.
Sapeva che non volesse perdonarlo.

" n-no... no...! "

Sii onesto con lui, per favore.
Dillo che lo odi. Con tutta. La tua. Vita.
Che vorresti strozzarlo alla stessa maniera di Naomi.
Che vorresti averlo spinto giù verso la morte come aveva fatto con Sumire.
Basta che la smetti con le bugie, perché ne aveva abbastanza.

" lo faccio... L'ho fatto... "

" no! "

Ribatté ancora aumentando solo il flusso del fiume.

" ascolta, hyosuke, sarò onesto... non... non so cosa provare in questo momento "

Cercò di zittire i singhiozzi per farlo parlare chiaramente.

" cioè, uhm... diamine, non so come spiegarlo. Diciamo che... Uhm... preferisco credere tu sia innocente, ecco perché- "

Esitò prima di parlare.

" ... non ho nessun altro qui dentro. E- e se non mi vuoi me ne posso pure andare, cioè- dopo che ti sei ripreso perché così sembri proprio una merda. Ma, sì, insomma, hai capito, no? "

No.
Non interamente almeno.
Questi pensieri erano troppo confusionari.
In che senso non aveva colpe? In che senso aveva solo lui? Nessuno voleva Hyosuke, nessuno. Perché Hyosuke era un traditore, un cordardo, un buono a nulla. Pianse ancora più forte di prima, forse, come non avesse mai fatto in vita sua.
Qualcuno voleva stargli vicino?
Davvero?

" ... abbiamo perso il gioco, hyo "

Il killing game? Il gioco della vita, se vogliamo tirarla più alla larga?
Non importava a cosa, bastava sapere avessero perso qualcosa. E niente l'avrebbe riportata indietro nonostante le lacrime, il sudore ed il sangue.

" quindi lascia che piangiamo qui... nessuno ci può vedere "

Il braccio di Haruki andò dietro il collo per un abbraccio laterale. Lo strinse a sé come per dargli forza. Chiuse gli occhi e respirò profondamente volendo comunque trattenere quelle lacrime. Ipocrita era il suo secondo nome, ma era cresciuto credendo fosse un segno di debolezza.
Pure Haruki era un debole.

Dopo vari minuti entrambi cessarono.
Hyosuke cadde in un sonno profondo, uno che cercava da giorni e giorni. Trovarlo finalmente era la sensazione migliore, sdraiato sulle gambe del castano come un cuscino, e coperto dalla stessa coperta fino al collo.
Haruki rimase lì seduto cercando di muoversi quanto meno possibile.
Accarezzava la sua chioma deprivandola di quei nodi fastidiosi con cura.

Se non avevano nessuno, avevano l'un l'altro.

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Buonasera a tutti quanti!
Eccoci finalmente al nuovo ed ultimo arc di Obsession!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, soprattutto perché è stato uno dei miei preferiti da scrivere <3

Come al solito chiedo scusa per eventuali errori grammaticali (non ricontrollo, poi me ne pento, ma oramai questo lo sapete), ortografici, etc.

Poiché si hanno scoperti la maggior parte della lore sui Shini Goro, come vi sembra? Commenti? Opinioni? Domande? Dite qualsiasi cosa che vi passa per la mente! Mi aiuterebbe un sacco per capire se dovrei andare avanti così a scrivere oppure aggiustare alcune cosucce <3

E niente, se non si fosse capito dal titolo e dall'atto in generale, il protagonista di questo capitolo è Hyosuke 💕 (solo per la gioia di vivy ofc /j).

Detto questo, vi auguro una buona sera e buona notte!

Ci vediamo il prossimo mese!

- 𝕰𝖑𝖎𝖟𝖆

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