❱ 𝗖𝗛. 𝗢 : 𝖶𝖨𝖳𝖧𝖤𝖱𝖤𝖣 𝖥𝖫𝖮𝖶𝖤𝖱𝖲 ❰
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Attenzione: questo capitolo contiene uso implicito di sostanze stupefacenti + la loro comparsa ed una scena esplicita di tentato self-oof. Leggete a vostro rischio e pericolo
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" quale è la tua storia? "
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La fanciulla tornò presto dalla pausa merenda concessa ai partecipanti del concorso di scrittura dopo il periodo di prova, morente dalla curiosità di sapere i risultati prima di chiunque altro e, soprattutto, in prima fila! I capelli biondi sciolti e mossi volavano appena indietro grazie alla dovuta spinta dal vento creato dalla corsa, gli occhiali da vista traballavano fra un passo e l'altro per via del nuovo scheletro un po' grosso - l'oculista l'aveva consigliato poiché "stesse ancora crescendo e si sarebbe risparmiata doversi comprare un secondo paio in futuro" -, l'uniforme scolastica si rovinava appena alla corsetta ed il braccio esteso verso indietro trascinava per mano un'altra persona, o meglio, un suo amico.
Kiku Takeda, amico da quando frequentassero le elementari e mai separati da allora, cercava di mantenere il passo con l'esuberante bionda mentre la mano libera equilibrava i takoyaki appena sfornati e pronti ad essere mangiati. Ben per lui avesse letto le regole di permanenza in quell'edificio e non trovò nessun divieto di consumazione alimentare. Stava morendo dalla fame da ore ormai, non portandosi ad uscire e mangiare per una questione di 'etichetta'. La stessa uniforme dell'amica, sola differenza i pantaloni lunghi rispetto alla gonna corta fino alle ginocchia, si dimostrava decisamente più ordinata e curata. I capelli castani e lisci raccolti in una piccola e bassa coda anteriore donavano un tocco di eleganza e servitù che tanto compiaceva gli adulti.
" potresti andare più piano- "
" te l'ho già detto: i primi posti vanno a ruba! "
" ma se siamo gli unici qui, oltre agli amministratori! "
" vale lo stesso! Devo avere quella sedia! "
Tirò un sospiro sconfitto e la stretta si fece più forte. Se fosse stato con qualsiasi altro ragazzo, Erika avrebbe mantenuto le distanze come si doveva fare. Con Kiku, la storia cambiava perché si fidava di lui e della sua poca volontà a ferire altri. Fra i due, se vi fosse una rissa, sicuramente sarebbe stata lei quella da temere nonostante il suo fisico minuto e tipico di una quattordicenne.
Fra mille soggetti, Kiku colse la sua attenzione come se i riflettori vi fossero puntati addosso costantemente. Fu infatti lei la prima a parlarci. E da lì, egli non poteva altro che soddisfare le sue piccole analisi ed ipotesi, dimostrando quanto le sue capacità di lettura fossero superiori alla massa. Insomma, Nagasawa le diceva sempre di leggere per un motivo.
Come descrivere Kiku?
In breve, è l'archetipo da eroe.
Per allungare il brodo, come lei piaceva fare, si poteva descrivere con tanti aggettivi positivi.
Non le credete? State ben a vedere.
Kiku era gentile, tanto che prendeva in considerazione il benessere altrui.
Una volta seduti ai posti da lei desiderati, Erika afferrò la propria borsa da mettere sulle ginocchia.
" se serve, posso tenerla io. Così, se ti chiamano, puoi salire senza problemi "
Annuì, porgendo la borsetta sulle sue ginocchia mentre quella del fanciullo andò sotto la sedia. Erika sapeva che Kiku sapesse di quanto importante quella borsetta fosse per lei. Comprata dai suoi genitori per il 13esimo, conteneva tutto fra cellulare, trucchi, chiavi, fazzoletti, libri e persino il suo portafortuna a forma di un fiore viola: l'Erika. Con la delicatezza usata nel proteggere lo scrigno mentre manneggiava la merenda, la bionda non poté contenere un sorriso sia per vittoria che per quanto fosse adorabile.
Un altro aggettivo? Altruista.
" vuoi un po'? Credo che la signora me ne abbia messi un po' troppi e sicuro non riuscirò a mangiarli "
Porse quella piccola vaschetta davanti ai suoi occhiali, appanandoli.
Kiku era anche un po' maldestro fuori dal contesto scolastico.
" oddio- scusa- "
Tirò fuori un fazzoletto dalla tasca ed offrì. Ella accettò e si sbarazzò di quella nube bianchina.
A Kiku si caratterizzava anche una mania per l'ordine.
" oh, guardati, dovresti sistemare il collo della camicia "
Ora con le mani libere, si sbilanciò di lato e sistemò l'uniforme dell'altra con cura.
Kiku era anche molto timido.
I suoi occhi non avevano coraggio ad alzarsi e guardarla così ravvicinata.
Infine, Kiku era anche un motivatore.
" vedrai che andrà tutto bene, son sicuro che almeno arriverai al podio "
" ovvio che ci arrivo, per chi mi hai preso? "
Ridacchiò portando il mento appena in alto.
" adesso sto combattendo per il primo posto. vedrai, renderò fieri sia te che nagasawa "
L'orologio segnava ancora 20 minuti dall'inizio delle premiazioni, significava avessero ancora tempo per mangiare, prepararsi e, perché no, rompere le scatole al castano come da tradizione su qualche attività recente. Volontariato, croce rossa, aiutare i vicini... Kiku aveva una vita piena di lavoretti qua e là, accompagnati sempre dai suoi podcast di fiducia sulla politica.
Ebbe un'idea.
Si accovacciò e prese la borsa di lui, tirando fuori il suo telefono e sbloccandolo con la propria impronta digitale.
" da quando l'hai messa?! "
Domandò frustrato dopo aver ingoiato un pezzo bollente dell'impasto, bruciandosi la gola.
" dalla gita scolastica. Gli altri ti avevano forzato a giocare a calcio con loro ed io ero rimasta di sponda, ricordi? "
Dallo shock si tramutò subito in delusione. Non doveva immaginarsi il ghigno che avesse hai tempi, ce l'aveva dipinto davanti a sé tale e quale.
Prese a girare per scovare i suoi socials - non era mai stato il tipo da questi ed infatti gli account eran pressoché carenti di contenuto e "professionali" - ed una notifica rossa dei messaggi privati colse la sua attenzione.
" uhhh, abbiamo trovato la ragazza? "
Cliccò sulla chat, non appena lo fece il telefono fu scaraventato via dalle mani.
" no. sono cose private "
" eddai! Mi tradisci così? Posso almeno sapere il suo nome? "
Gli fece gli occhioni dolci.
" è una poliziotta "
" oh, quindi te le fai con le vecchie adesso? "
" NO! "
Alzò il volume della voce involontariamente, coprendosi la bocca dall'imbarazzo. Fortunatamente erano entrate solo altre due persone ed erano dall'altra parte dell'enorme stanza. Per consolazione gli diede qualche pacca sulla spalla.
La conversazione si alleggerì man mano che si cambiava argomento da una parte all'altra. Tutte domande rivolte verso Kiku: come sta la vicina? Come è andata l'ultima verifica di matematica? Cosa ne pensi della stance attuale economica del nostro paese e perché il cambiamento climatico ne ha colpa e bla, bla, bla.
" come mai ci tieni così tanto ad essere un Ultimate? "
Erika realizzò solo adesso di non avergli mai posto un quesito del genere prima d'ora. Lo osservava sempre metter tanto arduo lavoro pur di attirare l'attenzione di molte organizzazioni scolastiche. In più, quando veniva a trovare lei e Nagasawa, si irrigidiva e mostrava una versione ancor più estrema della propria professionalità.
" ci sono tanti motivi in realtà, ti annoierei sicuro. E poi, non abbiamo tanto tempo "
" dimmi allora quello più importante, il primo che ti viene su due piedi "
Incrociò le braccia al petto, avvicinando le loro facce. Kiku guardò altrove.
" be'- diciamo che mi piacerebbe dimostrare a tutti che una persona come me ne sia capace "
" 'una persona come te'? "
" sì, sai no, uhm, con i problemi in famiglia... "
Alzò un sopracciglio.
" non è tempo di parlarne, dai- "
" Kiku, non sei un peso. Non pensar così di te e della tua storia "
Lo interruppe, onesta come mai, il che lo lasciò leggermente a bocca aperta.
" diciamo che non provengo da una famiglia come altre "
" fin lì c'ero arrivata, l'unica che vedo a casa tua è tua sorella maggiore. Se posso, che fine fanno i tuoi genitori? "
Si grattò la guancia dal nervoso.
" ecco, uhm... "
" siamo amici, ricordalo "
Gli porse un piccolo sorrisetto sicuro. La luce nei suoi occhi si ripristinò, dandole segno di aver fatto centro.
" papà esce sempre al bar a bere, mentre mamma non ne vuole proprio sapere di noi dopo il divorzio. Ora sta a Sapporo e non manda mai regali o altro "
Da come scrocchiava le dita, Erika notò ancora l'insicurezza nel rivelare questa parte di sé.
" Moriko ci sta provando a mantenerci, però in questo periodo la vedo... strana... non mi parla molto ed è costantemente a dormire sul divano, disorientata. Vorrei fare qualcosa per lei, sai? "
Alzò il viso, rivelante grande determinazione.
" tutti continuavano a dirle di smetterla, di trovarsi un uomo per mantenerla per il resto della sua vita. Mentre a me obbligavan sempre a lavorare, perché gli studi fossero inutili per gente come noi "
Strinse i pugni. La bionda porse il suo palmo sopra essi.
" voglio provare a quelle persone di sbagliarsi, di pentirsi nell'averci insultati ogni singolo giorno, perché non siamo senza speranze, e dare un futuro migliore per Moriko perché se lo merita dopo tutto quello che ha passato "
Ding ding ding.
La campanella d'avviso risvegliò i due. Ora la stanza fu piena di studenti chiacchierini, il palco illuminato dalle luci e un uomo di fronte a loro. Tutti lo riconobbero: Yoichi Kanemaru, uno dei tre padri del Millenium Development e collega di Nagasawa.
Un colpo di tosse sul microfono per schiarirsi la gola zittì tutti i presenti.
" ancora una volta vorrei ringraziare gli studenti e partecipanti per aver voluto intraprendere questo sentiero. Seppur pochi lo ammettono, cultura e letteratura rimangono parte fondamentale della società oggigiorno. Sapere che il Giappone possa contare sulle vostre capacità porta onore all'organizzazione e, me, uno dei capi. Dopo un'attenta analisi dei testi, abbiamo stabilito ben tre come i meritevoli sul podio "
Tirò fuori un foglio di carta.
" al terzo posto con 'le foglie di ciliegio non sbocciano d'inverno', fate un caloroso applauso a Takahashi Aoi! "
La folla acclamò la fanciulla, la quale si fosse alzata e camminò verso il palco a prendersi il suo premio. Per un istante, Erika iniziò a dubitare di sé e delle sue capacità. E se non fosse veramente arrivata al podio questa volta? Un posto era già andato. Aveva solo due possibilità.
" al secondo posto con 'il segreto della foresta fantasma' abbiamo Tanaka Haruto! Un gran applauso! "
Lo studente si alzò e, come un robot, copiò le mosse del terzo posto. Ora rimaneva solo un posto. La medaglia d'oro, il vincitore. Sarebbe stata lei? Più ci pensava, più tornavano a mente gli errori grammaticali potenzialmente fatti durante il corso della scrittura. Sperava solo non venissero notati, o se li sia immaginata.
La mano di Kiku sulla spalla la svegliò, venendo confortata da un sorriso sicuro ed un pollice in su.
" e al primo posto con 'la speranza vince sempre', i miei più sinceri complimenti. Uchimura Erika, sali sul palco a ritirare il premio "
Non se lo fece dire due volte, alzandosi e correndo praticamente verso le scale del palco prima di darsi una calmata, cuore ancora in gola che cercava di uscire. Arrivata a ritirare la piccola coppa, strinse mani con l'uomo e fece un inchino davanti al resto del pubblico.
" ma non è finita qua! "
Kanemaru prese il microfono in mano ancora una volta.
" poiché molti esperti oggi abbiano voluto risparmiare del tempo per voi e leggere le vostre tecniche, Erika Uchimura riceve non solo il primo posto qui, ma anche uno nella Hope's Peak Academy! "
Sbiancò, iniziando a credere tutto fosse un sogno. Guardò verso il basso, verso Kiku, il quale sembrava tanto entusiasta quanto lei. I flash di mille fotografie accecarono sua vista per pochi istanti e sentì l'uomo sussurrarle all'orecchio.
" sai giocare davvero bene la parte della tonta, ho capito dove volevi andare a parare "
Il sorriso di gioia si trasformò in un ghigno compiaciuto.
" ho imparato dal migliore "
Rispose sottovoce prima di tornare a guardare le fotocamere.
Dopo una seria di interviste, festeggiamenti e chiacchiere, i due compagni di classe poterono dirigersi verso le loro case.
" se posso chiedere, cosa vi siete detti sul palco? "
Kiku sarà stato pure l'essere più altruista e gentile che conoscesse, ma non era un idiota. Spiccava a sua volta di una certa intelligenza quale lo rendeva solo più attraente.
" ti ho mai raccontato perché ho deciso di scrivere? "
Scosse il capo.
" è tutto iniziato un anno fa, la consegna era dover scrivere a piacere un testo e valutare la grammatica degli altri quando lo consegneremmo. A quanto pare, la professoressa rimase a bocca aperta per cosa scrissi, tanto che mi consigliò di non mollare e che presto l'arduo lavoro mi porterà da qualche parte. Cosa divertente? Non mi sono mai allenata a scrivere come lei pensava. Non c'ho nemmeno messo troppo pensiero sopra. È successo e basta. Come se avessi un talento nascosto, pronto ad uscire "
Gli porse un piccolo sorriso.
" il titolo era 'la speranza vince su tutto' "
Sventolò il proprio foglio corretto davanti alla faccia del fanciullo. Lo afferrò e si mise a leggere. Dalla curiosità, si trasformò in perplessità.
" questo non è qualcosa che scriveresti te "
" no, ma è ciò che gli insegnanti vorrebbero leggere. Scrittura non è solo creatività personale, ma anche saper soddisfare il gruppo di lettori interessato "
" e Kanemaru...? "
" l'ha notato e fatto i complimenti. Modestamente, non era poi così male una rivisitazione di quel tomo trasandato "
Scrollò le spalle.
" e adesso saremo di nuovo in classe assieme, no? Entrambi Ultimates, chi l'avrebbe mai detto! "
Gli sorrise mettendo un braccio attorno le sue spalle. L'espressione di Kiku fu un misto fra delusione e conforto. Molto divertente veder la gente contraddirsi senza parole a detta sua.
" e, per quanto riguarda la tua storia "
Tornò più seria, sistemando gli occhiali con l'indice.
" sei una brava persona, Kiku. Non scordarlo mai "
L'archetipo dell'eroe che tanto adorava analizzare.
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Erika Uchimura, 17 anni - fra poco 18 -, Ultimate Writer e candidata ad essere l'Ultimate Hope assieme ad un altro gruppo di persone. Poco più di 3 anni fa le fu offerto questo posto alla Hope's Peak Academy con tanto di titolo incluso. Poco più di 3 anni fa l'accettò, entrando a far parte del gruppo di ragazzi più ammirato del Giappone. Cosa poteva desiderare di più dalla vita, giusto? Sia Nagasawa, sia sua madre che Kiku eran fieri di lei. Lei era fiera di sé. Era ciò che più importava.
... Circa.
Come un antico drammaturgo dettava "l'avidità è come l'acqua salata: più ne bevi, più hai sete". Erika aveva tutto ciò che desiderasse qualche anno fa ma, da qualche mese ormai, c'era altro che la tormentava e voleva render suo. Un corvino comparso per i corridoi dell'accademia quale non sembrava affatto appartenere al luogo. Poiché qui non regnasse l'obbligo di una divisa ed ognuno potesse vestirsi come più gli pareva - dentro il regolamento - , costui cercava di mettere a rischio il proprio futuro con quelle canotte larghe, pantaloni giganti e capello da cowboy arancione che, oltre ad essere fuori moda, stonava un sacco coi coloro neutri. Per non parlare delle braccia e schiena piene di tatuaggi! Mostrarli così tanto segnava solo ancor di più la disperata ricerca di attenzioni non solo da studenti, ma anche professori. Infatti non era una sorpresa fosse ritirato e messo in punizione, ma mai espulso. Il che era strano secondo l'opinione di Nagasawa, ma non era lui il responsabile al riguardo.
Aspettate, ha detto "costui" prima? No, ce l'aveva un nome. Kouyou Onishi, ultimate taekwando practioner.
Tutti questi aspetti odiosi l'attiravano ogni secondo di più non per un amore proibito e ricercato nelle storie romantiche - ragazza nerd e ragazzo popolare, ma una era festaiola e l'altro un cretino - , bensì attirava il suo intelletto. Voleva saper più come funzionava la sua mente, perché operava in tale maniera e, magari, prendere ispirazione per futuri progetti. Per Erika, Kouyou era un progetto inesplorato che pregava di esser scoperto ed indagato. Chi era lei, una aspirante scrittrice ed analitica, a rifiutare?
Aveva provato a parlargli, eppure fu complicato del previsto per via di frequentazioni e classi differenti. Ma non oggi. Perché aveva trovato il modo di avere la situazione in mano. Kouyou non potrà rifiutare l'offerta.
Nascosta dietro l'angolo del corridoi riconducente all'ufficio del preside, non aspettava che la porta di questo si aprisse. E quando il momento si presentò fu proprio Kouyou ad uscire da lì con un sorriso compiaciuto. Era tempo di andare in azione. Il piano era semplice, davvero. Approcciarlo e trattare di affari come una brava business woman farebbe.
I passi contrastanti in direzioni diverse, gli sguardi confidenti per motivi diversi, Erika guardava davanti a sé mentre Kouyou quasi temeva di staccare contatto visivo. Non appena furono pochi metri di distanza, si fermarono.
" ti serve qualcosa? "
" piacere, sono Erika, Ultimate Writer "
Trucchi stupidi non avrebbero funzionato con un bestione come lui. Bisognava mantenere la calma, essere diretti e poco ostili. Se in una litigata con Kiku lei avrebbe vinti, qua si sarebbe fatta mettere sotto in mezzo secondo. Kouyou rifiutò la mano porsa avanti, portando la propria a pizzicare il bordo del cappello.
" Kouyou, che vuoi? "
" sapere cosa ti dia il diritto di minacciare uno dei gran padri del millenium di corruzione. Se ti serve una traccia più precisa, l'espulsione di Tai Ka- "
" SHH- SEI IMPAZZITA?! "
Quel palmo gigante andò sulla sua bocca, bloccandola dal finire la domanda e spingendola pochi centimetri dietro. Osservò attorno a sé che nessuno ascoltasse in silenzio prima di lasciarle andare la faccia. Ciò non lo vietò da tirarla più vicino a sé per il colletto della maglione marrone indossato sopra una camicia bianca ed una gonna a scacchi della stessa palette. Fu messa sulla punta di piedi delle ballerine.
" come diamine lo sai?! "
Urlò bisbigliando - a quanto pare è in grado di farlo - il giovane.
" hai lasciato la borsa per sport inosservata una sera, mi son presa la briga di frugarci dentro e, wow, quella chiavetta USB non era poi così brutta come tesoro "
Spiegò semplicemente, facendo cenno di lasciarla andare prima che soffocasse. Allentò di poco.
" ti sei bevuta il cervello?! Andrò a reportarlo alla dirigenza! "
" e cosa vorresti chiedere? Perché una ragazza avrebbe rubato la tua chiavetta piena di informazioni top secret? Potrei semplicemente dire fosse mia e mi crederebbero. Dubito ti vogliano fra i piedi qua "
Le rise in faccia.
" ah! Sentiamo un po', cosa ti dice che non abbia dei collegamenti pure io che mi aiutino? "
" perché Nagasawa è mio padre, ovvio "
Il più alto sbiancò.
" mh, ora che ci penso, potrei andare a dirgli tutto quanto anche adesso. Oh, gli mando una foto! "
Tirò fuori dalla sua borsetta ormai rovinata con gli anni un documento ed il suo cellulare. Prima che potesse scattare le fu strappato il foglio ed il corvino iniziò a correre via.
" guarda che ho altre copie a casa "
Lo avvisò, facendolo tornare indietro, avvinghiandosi su di lei nuovamente.
" ascoltami bene Erika o come diamine ti chiami- "
" sì, mi chiamo Erika "
" non so che gioco tu voglia giocare, ma qualsiasi cosa tu voglia te la farò pagare cara "
Puntò l'indice contro la spalla violentemente, spingendola ancora.
" ah, dato che sei cosa gentile da chiedermelo e, con abbondante vergogna ammetto di non essere poi così originale nelle minacce poiché poco esperta, un po' di soldi e la tua compagnia non sarebbero così male "
Kouyou sbatté le palpebre.
" ti pargo ricco? "
" no, ma i tuoi sì. Son sicura troverai un modo per pagarmi. Iniziamo facilmente : 1600 yen ? "
Offrì la mano in mezzo ai due, al che venne schiaffeggiata via.
" scordatelo "
" oh papaaaaà ~ "
" OKAY, OKAY, DAMMI UN ATTIMO "
Si mise a cercare per le tasche dei pantaloncini indossati. Tirò fuori alcune banconote e monete e le mise nelle sue mani.
" è tutto ciò che mi rimane "
Erika contò il bottino. 100, 300, 1500 yen...
" ne mancano 100 "
Kouyou sbuffò, tirando fuori i rimanenti richiesti "
" ora ragioniamo. Piacere fare affari con te "
Lo afferrò per il braccio, iniziando a camminare verso la direzione cui provenisse.
" non sei così male d'aspetto, son sicura farò ingelosire molte mie compagne in giro con te "
" ... C'è gente che mi ritiene affascinante? "
" d'aspetto? Sì. Di carattere? Ho i miei dubbi "
" brutta stronza- "
" salve signor Kanemaru! "
" COSA?! "
" oh, Uchimura, Onishi, cosa vi porta... Uhm... Qui? "
L'uomo di mezz'età comparì davanti ai due con in mano una valigia, perplesso dal trovare la bionda avvinghiata ad un certo soggetto.
" niente di che! Volevo far conoscere Kiku il mio ragazzo! "
" ragaz- "
Fu lei a tappargli la bocca con la mano.
" abbia una buona giornata! "
Trascinò Kouyou via da lì, correndo poi verso le classi.
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Aveva in pugno cosa tanto voleva da questo ragazzo, seppur in maniera sporca. Ma, hey, in qualche modo avrebbe dovuto fargli capire che non fosse una tipa facilmente sovrastabile. Vi stare stesso chiedendo perché proprio lui e quale sia la storia dietro, dico bene?
Kouyou Onishi non faceva parte della Hope's Peak Academy dal primo anno, come praticamente il resto dei ragazzi qui. Era comparso... Quasi per magia e inserito nella sua classe, al settantottesima, ma corsi separati data la differenza in campi dei talenti. Aveva avuto pressoché zero conversazioni dirette con lui, ma lo osservava sempre da lontano: arrogante, rozzo, caotico ed anarchico. Per lui, questa scuola era praticamente un parco giochi e, secondo l'opinione popolare, questo qua doveva proprio esser un raccomandato da come non rischiasse mai l'espulsione. E se lo dicono una banda di raccomandati a loro volta, la questione era grave.
Capitò tutto un pomeriggio tardo, prima di andarsene aveva deciso di trovare Kiku fare l'arbitro ad una partita di basketball fra ragazzi - non era il tipo da sport ed il suo talento sì addiceva meglio a questo ruolo - e fu lì che lo vide contento in campo. Rispetto alla vita scolastica, le regole le rispettava anche in maniera eccellente. Si domandava se vi fosse qualche divergenza fra il sistema e costui per farlo così rozzo.
Kiku a quel tempo era reduce da un brutto raffreddore, chiedendo alla giovane se potesse andare negli spogliatoi a prendere un pacchetto di fazzoletti nella tasca dei pantaloni. La fanciulla accettò. Si diresse lì, riconobbe la borsa di Kiku, prese i fazzoletti e prima di andarsene notò una borsa più grande e arancione affianco, sull'etichetta vi fu un nome scritto: "Kouyou". E lì, la curiosità prese il sopravvento, scavando la chiavetta e rubandosela per quella sera.
Alcuni giorni dopo, successe finalmente il loro incontro. E sapere di avere la situazione in mano la rendeva così fiera di sé. Lo sguardo minaccioso, i muscoli rigidi, ma non poteva farle niente perché l'avrebbero subito scoperto. E poi, dove lo stava portando? Passato affianco a qualche classe, fra cui quella del corvino l'ultima ora, finirono in una apparentemente monotona. Lì dentro, Kiku ed un altro uomo di mezz'età sembravano discutere di qualcosa d'importante.
" hey! "
" capisco pienamente il suo punto di vista, ma cedere il posto? Non le sembra troppo? Perderebbe non solo i suoi poteri, ma anche molti studenti! Lei è il più amato fra i professori dopotutto! "
Dal sorriso pimpante e sicuro, un'aria di tensione tramutò questo in un'espressione confusa.
" lo capisco, Kiku, duole tanto quanto a me lasciare, ma è per il mio bene. I dottori hanno suggerito di prendersi un lavoro meno 'stressante' fra documenti e ricerche "
Il castano si alzò dalla sedia, mani suo tavolo.
" potrebbe semplicemente alleggerire il suo carico, no? Son certo che Kanemaru e Hamasaki non sarebbero contro l'idea! "
Scosse la testa.
" hanno già tanto a cui pensare e zero tempo per questi lavoretti. Il contratto stabilisce di spartire i lavori in maniera pari. Nessuno è più agevolato dell'altro "
" non è una questione di vantaggi! Son sicuro capirebbero il suo punto di vista! "
" vuole cedere il ruolo, Nagasawa? "
La bionda finalmente si intromise, attirando l'attenzione dei due.
L'uomo sistemò la cravatta.
" pensavo di avertelo già accennato "
" no, non proprio. aveva detto di voler prendersi una pausa, non questo "
" oh, è colpa mia, mi spiace. Ma vedi, Uchimura, più di tutti comprendi le mie avversità "
Kiku si mise in mezzo nuovamente.
" e tu, Erika, sai anche bene quanta perdita porterebbe a noi tutti lasciare il posto ad un nuovo professore quando quest'anno abbiamo gli esami! "
Un dilemma, ecco di cosa si trattasse.
Non era lei l'addetta a questi, il suo titolo non corrispondeva a risolverli bensì raccontarli. Guardò i due, interdetta. Dopodiché si schierò dalla parte dell'amico.
" Kiku ha ragione, dovrebbe cercare di discutere con i suoi colleghi al riguardo! Non lui semplicemente lasciare come se niente fosse! "
L'uomo portò una mano fra i capelli, tirando un sospiro esasperato.
" siete troppo giovani per capire, a quanto pare "
" non c'è molto da capire, è chiaro no? Lei è molto amato, la vogliono qui, e quei due possono essere un po' più Suoi amici se tanto desiderano l'equilibrio "
Nessuno dei tre si aspettava che Kouyou parlasse, anzi, si erano completamente dimenticati di lui, mentre si strofinava il cappello in testa.
" insomma, sì, solo perché sono un po' occupati non significano non possano farle questo favore. Lasciare è anche troppo "
Si incamminò verso i due, venendo fulminato con lo sguardo dall'uomo.
" sta dicendo non ci tenga alla sua classe? "
Concluse infine, ricambiando quello sguardo senza problemi.
" ... vedrò cosa riuscirò a tirar fuori, non voglio fare promesse che so non verranno mantenute "
Finalmente rispose il più vecchio, incamminandosi verso l'uscita.
" se non ci vedremo più, vi auguro in bocca al lupo con gli esami "
Chiuse la porta dietro le sue spalle, lasciando un silenzio penetrante fra i tre.
L'aria era pesante come non mai, ma esile abbastanza da esser rotta in qualsiasi momento. Kiku si risedette, sdraiandosi sul banco davanti a sé con le mani nei capelli.
" che diamine dovrò dire a quelli del consiglio studentesco adesso... "
Erika accarezzó la sua schiena in segno di solidarietà. Anche se da una parte non comprendeva troppo poiché era lui il leader del consiglio.
" ugh "
Quel lamento risvegliò i due, notando Kouyou uscire da quella stanza. La bionda non se lo fece sfuggire, prendendo per mano Kiku e raggiungendolo fuori dalla scuola. Nel frattempo, aveva iniziato a piovere a dirotto.
" fammi cercare un ombrello prima di andare- "
Commentò il castano, frugando nella sua borsa.
" wow, il tempo di maggio è proprio pazzo, non trovi? "
Eppure l'amica sembrava nel suo mondo, concentrata sull'altro fanciullo che a malapena conoscesse. Da quando i due si parlavano?
" già, è tutto bagnato. Scommetto sia la prima volta per te "
Commentò senza nemmeno guardarla, tono più scarcastico ed offensivo che ella avesse mai sentito. Quello che non sapeva era che persino lei giocava col fuoco. Voleva giocare pesante? Allora giochiamo pesante.
" il meteo aveva pure predetto molti centimetri d'acqua. Riesci ad immaginarteli? Più di due centimetri? "
Imitò i suoi gesti e toni.
" sai cosa? Sto avendo alcuni problemi al riguardo. Se magari ti spostassi verso quella strada trafficata, ti facessi prendere sotto un'auto e regaleressi al mondo intero e me la pace e quiete che merita, ci riuscirei "
" molto gentile, ma dopo chi dovrebbe tenere compagnia al nostro caro Kiku? O al resto della gente? O ai tuoi bellissimi docu- "
Fu spinta fuori dal tetto che lì riparava, cadendo su una pozzanghera di faccia. Tossì prima di fulminarlo con lo sguardo, eppure Kouyou sembrò fiero delle sue gesta.
" diamine non ti sei sciolta. Il mago di Oz mi ha mentito sulle streghe "
" ti odio "
Disse con tono indifferente ed una punta di offesa mentre controllava i suoi occhiali non si fossero rotti.
" io di più! "
Le gridò contro prima di correre via sotto la pioggia.
Kiku rimase perplesso dall'interazione dei due, potendo solo guardare e commentare un :
" cosa è appena successo? "
Prima di correre se assistere l'amica.
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Eppure dopo questi caotici e strani incontri, la distanza che si fosse creata durante gli anni e l'interesse di entrambi diretta in direzioni opposte, Erika e Kiku riuscivano a trovare un pezzo della giornata dove star assieme. Essendo che i club fossero una cosa ancor più opzionale all'accademia - grazie al cielo diceva lei - dopo le lezioni capitava di avere alcuni pomeriggi liberi, quando non si era pieni di attività al di fuori della scuola ma che comunque potrebbero influenzare in maniera positiva il loro rendimento.
Allo scoccare dell'ultima ora, i due ragazzi si incontravano davanti alla macchinetta di bevande fresche nell'atrio principale prima di dirigersi verso le loro case. Si andava in maniera alternata sia da uno che dall'altra. Essendo che nessuno dei due aveva adulti nelle loro case ormai da anni, hanno imparato a prendersi cura di sé con il supporto altrui. Il pranzo lo passavano assieme, magari facevano in compiti e, infine, verso il pomeriggio tardi era tempo di staccare e andare avanti con altre cose della routine.
Oggi si andava in direzione casa di Kiku! Rispetto ad Erika, egli era nettamente migliore nel cucinare, cosa che non per forza sottolineava un'incapacità dalla parte della fanciulla. Il castano si dimostrava più bravo a causa di una... Mancanza prolungata. Erika teneva a mente quanto delicato questo argomento fosse per lui ed essendo l'unica a saperne qualcosa, oltre alla dirigenza e persone coinvolte nel caso, sapeva di aver il privilegio nel vedere questa parte più rotta di sé.
Kiku era come Jean Valjean, un uomo condannato dalla sua vita e nonostante tutto cerca di dimostrarsi altruista e pronto a redimersi per un peccato della quale non avesse colpa. Un eroe dal passato indecente, ma pronto ad un futuro migliore. E l'arresto di sua sorella maggiore non ha niente a che vedere con lui come persona.
Erika amava questa parte di sé. Se fosse un personaggio delle sue opere, sarebbe sicuramente quello più adorato dei lettori.
" cosa ci cucina oggi il signorino? "
Domandò curiosa alzando gli occhi dal libro chi si fosse accanita per la seconda volta questa settimana. Anche se l'aspetto innocuo ingannava molte particolarità della personalità, c'erano anche altri tratti azzeccati come il topo da biblioteca. Insomma, quale scrittore scrive senza nemmeno leggere qualcosa? Non che debba trattarsi per forza di un libro, può anche essere un fumetto o testi scritti online.
Insomma, anche un orologio rotto ha ragione due volte al giorno.
" pensavo di mangiare d'asporto, verso le tre ho un impegno "
" con chi? "
" moriko è rilasciata "
" oh, okay "
Vi fu un momento di silenzio, occhi ambrati tornati sul libro. L'informazione fu poi processata.
" MORIKO COSA?! "
Sbatté in chiusura quelle pagine segnate da un pezzo di carta.
" ... eh già "
Sussurrò quasi il giovane.
" DAVVERO?! "
" mi hanno detto così in stazione, quindi... "
" ma- ma è magnifico! Diamine, è da tanto che non la vedo! "
Unì le mani assieme, potendo anche solo immaginare quanta gioia invece provas- ah no.
No, aspetta, Kiku non ne è felice. Bensì, in ansia. Lo sguardo basso, gli occhi socchiusi, il silenzio nervoso seguito da risposte in monosillabi.
" cosa senti? "
" non lo so... È strano "
Si fermò nel mezzo della strada.
" so che dovrei esserne felice, lo sono pure, ma ho questa brutta sensazione di... e se magari non volesse vedermi? E se fosse cambiata? E se penserebbe sia meglio rimanere distanti? "
Con Erika era facile aprire il proprio cuore, mostrare insicurezze e debolezze. Come una maledizione, o un talento. Ella avrebbe preso queste e maneggiate come meglio potesse. Per gli interessi di Kiku.
" è comprensibile ti senta così "
Mise una mano sulla sua spalla, cercando qualsiasi tipo di contatto pur di fargli capire fosse lì.
" vedrai, andrà tutto bene. Moriko ci tiene a te e non ci sarà niente che potrà farle cambiare idea. Se non mi credi e non te la senti, posso venire con te in stazione "
Fu lì che alzò la testa, ancora una volta i suoi occhi brillarono. Quella scintilla non era altro che l'ennesima prova del talento di Erika: sapere cosa la gente voglia sentirsi dire. Annuì, ancora non sorprendentemente insicuro.
Quella fragilità la fece intenerire, ricordandole come da piccoli le piaceva trascinarlo in giro e per mano. Il palmo si mosse da solo, copiando quel gesto un po' infantile e, stringendo le dita a quelle di Kiku, iniziò ad incamminarlo verso l'appartamento un po' trasandato quale chiamava "casa".
" di recente mi sono appassionata gli scrittori europei "
" non dici questa cosa ogni, tipo, due mesi? "
" non è colpa mia se le loro storie hanno fascino. Niente contro la nostra di letteratura ovviamente. Ma dimmi te dove trovi un tizio che si trasforma in insetto come metafora della disumanizzazione societaria "
Alzò un sopracciglio, rabbrividendo.
" un... insetto? "
" uno scarafaggio precisamente "
" ew... "
Si lasciò sfuggire senza accorgersene.
" appunto, 'ew', è proprio ciò che dovrebbe scaturire "
Come Erika, anche Kiku si cimentava nella letteratura.
Rispetto ad Erika, non avrebbe mai avuto le capacità di stare fermo per ore ed ore a pianificare un'idea mentale fantasiosa. Preferiva più la parte pratica che teorica delle cose. Più chiacchiere, dibattiti ed ordine. Bastava pensare alle condizioni dell'ufficio dell'amica a ricordargli quanto non sopporterebbe un ambiente così solo perché "mi ispira".
Ebbene dopo varie chiacchiere e critiche qua e là, ecco il palazzo inalzato ai loro occhi e, all'entrata, una donna dai capelli corti, castani. Vestiva di una tuta sportiva abbastanza larga, forse troppo per quanto esile il corpo si mostrasse. Rimasero entrambi interdetti, non capendo chi potesse essere. Finché non si girò. Kiku non avrà riconosciuto la nuova capigliatura, ma quei occhi scuri non ingannavano.
" m-mori..? "
L'aria si congelò, quel momento fu eterno.
Erika poteva provare entrambi i loro battiti, respiri e muscoli fermarsi, incerti delle azioni dell'altro fratello. Kiku soprattutto, era completamente paralizzato.
La donna fece un passo in avanti, lento, e dopo un secondo, tremante. Poi si mise a correre verso la sua direzione, avvolgendolo fra le sue braccia e sbattendolo verso il suo esile ed osseo corpo.
" kiku- "
Solo alla sua voce si risvegliò, sciogliendosi fra le braccia nostalgiche. Lacrime divennero presto singhiozzi. Pugni stretti divennero mani in cerca del suo calore mancato.
" mi spiace, mi spiace, mi spiace- "
" ahah, per cosa ti scusi, stupido? non hai fatto niente di male. mai. "
Eppure Erika sapeva quanto Kiku tendesse a darsi la colpa per tutto quello che gli è capitato. Una responsabilità quale nessuno gli ha chiesto di prendersi.
" sei cresciuto così tanto. A stento ti ho riconosciuto. Sei, oh guardati! Sei all'Accademia di cui tanto parlavi da piccolo! "
Lo prese per le spalle per guardarlo meglio.
" sono così fiera di te "
" mori... "
Fu l'unica parola che riuscì a spiccare in mezzo a quel casino fosse diventato in volto.
" non... te ne andrai? "
Scosse la testa.
" mai, promesso, ho smesso "
Le lacrime del più piccolo si fecero ancor più abbondanti e, pur di consolarlo, iniziò accarezzare i suoi capelli. Fu allora che si ricordò avessero compagnia.
" oh... Erika, giusto? "
" sì, signora "
" perdona il disturbo "
" figurati, stavo giusto per andarmene dopo averlo accompagnato a casa. Vedo che ha compagnia adesso. Divertitevi! "
Sorrise appena, girando i tacchi e incamminandosi prima ancor che l'altra potesse ribattere. Avrebbe sicuramente chiesto di rimanere, ma Erika sapeva volesse avere del tempo per suo fratello. In fondo, lei non la conosceva più di tanto.
... Ma questo significava che si sarebbe dovuta pagare il pranzo da sola.
_____________________________
Quindi, dopo i suoi piani iniziali andati all'altro mondo per via di un'entrata alquanto piacevole, ora la bionda si ritrovò a dover rimpiazzare il tempo libero - non proprio, aveva faccende ma le ignorava bellamente - con qualche altra attività. Fortuna per lei che aveva sempre il luogo perfetto cui rilassarsi, prendersi un caffè e lavorare sulle bozze dei progetti futuri per libri e, in estensione, traduzioni o correzioni.
Se non errava, lì vi era pure un posticino all'aperto dove prender una boccata d'aria, circondati da fiori, piante ed una musichetta alquanto rilassante. Sì, aveva proprio voglia di spender il proprio tempo lì.
Una goccia bagnò la punta del naso, mancando d'un soffio i suoi occhiali. Guardò verso l'alto asciugandosi con l'indice ed il pollice. Fu allora che il cielo si fece più grigio e, senza preavviso, iniziò a piovere a dirotto.
" diamine-! "
Aprì lo zaino e, per sua fortuna, trovò l'ombrello nero portatile impacchettato qualche giorno fa. Una volta riparata ringraziò mentalmente Nagasawa per averglielo ricordato poiché "ad aprile e maggio il tempo impazzisce, non vorrai mica divenire pan bagnato".
Tirò un sospiro, continuando a camminare per il luogo, questa volta facendosi nota mentale di arrender l'idea del lavoro open space. Sarà per un'altra volta, supponeva. Non che potesse farci molto al riguardo se non insultare le divinità responsabili per questo - sempre se esistessero.
Tokyo era sempre colma di persone ovunque si andava. Non vi è modo di comprendere dove si dirigesse la mandria e seguirla in mezzo a tutti quei ombrelli era la tua unica opzione per camminare in quei marciapiedi ampi ed affolati. Una volta superato l'ospedale, questa folla iniziava a dissolversi. Meno male, ora poteva guardare dove i passi la portavano e, perché no, osservarsi in giro in cerca di qualcosa di interessante.
" e non farti più vedere! "
" eddai su, vecchio mio, che ti costa una birra? "
Una porta di un negozietto aperto 24 ore su 24 si spalancò, rompendo quasi la campana appesa sopra per segnare l'entrata di un potenziale cliente, ed un ragazzo a lei famigliare fu inseguito fuori con una scopa da un uomo nettamente più anziano.
" la mia licenza ed il negozio, se così tanto ci tieni a saperlo. Ora non farti più vedere o ci saranno conseguenze ! "
" non l'hai ancora sentito? Sono un Ultimate, non possono finire nei guai "
" oh, questo lo staremo a vedere in tribunale. Dove stanno i tuoi genitori?! Non te le hanno insegnate le buone maniere?! "
" al lavoro, nonno "
" 'nonno'?! "
Alzò la scopa in aria e cercò di colpirlo. Kouyou fu più veloce a schivare e ridersela.
" dai su, è un segreto fra noi due! "
Un altro colpo.
" prometto che non lo dirò a nessuno! "
Ed un altro. Una volta che fu abbastanza lontano, l'anziano corse dentro il negozio e lo chiuse a chiave per evitare ogni altro inconveniente. Il corvino però era più determinato, iniziando a sbattere i pugni sulla porta.
" eddai vecchio! Pensavo fossimo amici! "
" non mi sorprenda tu beva "
Dopo esser rimasta a guardare e narrare la scena come un personaggio secondario ma anche narratore farebbe, decise di metter piede dentro la questione per capirci meglio.
Kouyou si fermò dallo sbattere nuovamente il palmo sul vetro, sbattendo le palpebre un paio di volte prima di aprire bocca.
" che cazzo vuoi? "
" come mai bevi? "
" affari miei "
" però stai disturbando quell'uomo, e lui non sembra voler immischiarsi nei tuoi affari "
Riprese la postura, prima di incrociare le braccia al petto, stendere la schiena sul vetro e mostrare un ghigno confidente.
" ma va, siamo buoni amici "
" buoni amici si urlano a vicenda? "
" è solo sordo "
" e la scopa? "
" è anche molto maniaco del pulito "
Dovette trattenere una risata da quanto stupido sembrasse in quella sicurezza di ferro.
" insomma, non hai una biblioteca a cui andare? Devi rompermi le scatole anche fuori scuola? "
" passavo per di qui e basta. Fino a prova contraria, sei tu quello che causa casini "
" e allora vattene "
Le indicò la strada opposta con quell'ordine.
" mh... nah "
" come 'nah'? "
" come mai vuoi bere? "
" perché tutti i fighi lo fanno "
" sbagliato, e lo sai anche te "
" COME FA UNA MIA OPINIONE AD ESSERE SBAGLIATA?! "
Gridò d'un tratto, per poi tirare un sospiro profondo e stringere il ponte del naso con entrambe le dita.
" sai cosa? Non ne vali la pena, me ne vado "
Quello ad incamminarsi per il marciapiede fu egli, bagnandosi completamente in quei pantaloncini, cannotta, cappello e nessuna traccia di un ombrello. Erika rimase a guardarlo camminare via mordendosi una guancia dall'interno e corrugando la fronte. Successivamente, lo rincorse e coprì col suo ombrello per evitare si beccasse un raffreddore. Era sicuramente più grosso ed alto di lei per via di quei muscoli, però in qualche modo riuscì a farci stare dentro entrambi. Kouyou alzò lo sguardo confuso, aumentando questa sensazionr a rivedere la faccia occhialuta.
" ma insomma ti ho già pagato, non puoi chiedermi un extra adesso! "
" chi ha detto che voglia i tuoi soldi? "
" non è quello il motivo per cui hai iniziato a minacciare la mia minaccia? E poi è sempre quello ciò che la gente mi chiede "
Cliccò la lingua sul palato.
" mh, non proprio. In realtà c'era dell'altro "
Ammise tranquilla, lasciandoli un po' perplesso.
" tipo? "
" ci credi se ti dico che ho un talento per le persone? "
" grazie al cazzo, c'hai un ultimate "
" qualcosa che va oltre ad un titolo "
Kouyou non rispose, lasciandole un via per spiegare.
" il talento della scrittura è solo un collaterale a mio parere. Per scrivere persone, devo sapere come questo agiscano, no? Ebbene, ho come l'impressione di farlo sin troppo bene. Mi viene detto spesso che sappia fare tutto alla grande, ma in realtà faccio solo ciò che la gente vorrebbe da me. Non dico che sto ai loro ordini, so del mio valore. Ma so anche che bisogna bilanciare individualità e conformità per vivere oggi. Sii unico da essere te stesso, ma anche uguale al resto "
" che diamine di discorsi fai, il tuo spacciatore dev'essere proprio bravo "
Tirò un sospiro esasperato, al che l'altra ridacchiò.
" pardon, mi sono solo persa nel discorso. Quello che dico è che mi piace analizzare le persone, capire i loro gusti anche solo dall'aspetto esteriore. 'Mai giudicare un libro dalla copertina' è un detto sbagliato secondo il mio parere. Le copertine esistono proprio per questo, dopotutto. Ma concordo che l'interno è ciò che più conta "
" da quale post di tumblr hai letto 'sta roba? "
La interruppe nuovamente, non prendendo seriamente nessuna parola.
" non capisci proprio? "
" avrei dovuto capirci qualcosa in quelle parole a macchinetta? "
Erika tirò un sospiro, cercando in maniera semplice di arrivare al punto.
" io sono una scrittrice. Per scrivere, mi serve ispirazione. Per l'ispirazione ho bisogno di qualcuno che la stimoli. Kouyou Onishi, tu sei quella persona "
Si fermò nel mezzo della strada senza fine, guardandolo negli occhi.
" personaggi come te, nelle storie, verrebbero descritte come un villano odiati per il resti dei secoli a venire, mai profondamente analizzati ed amati. Nella vita vera, questa cosa si rispecchia fin troppo bene in te. Nessuno ti vuole perché sei superficiale, arrogante, e secondo molti persino un emerito idiota "
" dovrebbe farmi sentire meglio?! "
" ma io so, Kouyou, che tu hai anche una storia che ti ha formato in questa maniera. Non sei solo parole su carta, sei un concetto da prendere, dissezionare ed analizzare nei minimi dettagli pur ancor prima di averti dato una chance di redenzione "
Avvicinò i loro visi.
" io, Kouyou, ti vedo molto più di un ragazzo sbruffone. Sei una domanda complicata, un progetto non finito. Voglio capirti meglio, perciò lasciamo stare questa storia e diventiamo amici d'ora in poi, mh? "
Prima ancora di potergli lasciare spazio ad una risposta aggiunse la sua domanda preferita in assoluto.
" potresti raccontarmi la tua storia? "
Per qualche istante solo le gocce sbattere il cemento furono udibili fra i due.
Dopodiché, Kouyou scoppiò a ridere.
" sei una cazzo di idiota "
Afferrò la sua spalla e strinse.
" cosa ti fa pensare voglia dirti della mia vita dopo tutto quanto?! "
Non si lasciò scoraggiare dalla risata né dalla stretta sulla spalla. Al contrario, mantenne il suo sguardo fermo su di lui, con una calma determinata, il suo sorriso appena accennato ma sincero. La pioggia continuava a cadere, trasformando il mondo attorno a loro in un grigio sfumato, isolando il loro momento come una bolla sospesa nel tempo.
" non mi aspetto che tu voglia raccontarmi tutto subito "
Iniziò con un tono di sarcasmo, come se stessero parlando dell'ovvio.
" so che la fiducia non si guadagna in un attimo, soprattutto quando si ha a che fare con qualcuno che, come te, è abituato a mantenere le distanze "
Fece un passo avanti, accorciando leggermente la distanza tra loro. Kouyou uno indietro per evitare quelle iridi ambrate.
" ma credo che dentro ci sia qualcosa che vuole uscire, che vuole essere ascoltato. Anche se tu stesso non ne sei ancora consapevole "
" dici sempre queste cazzate?"
Domandò, cercando di mantenere il tono scettico, ma il suo sguardo era meno duro, più vulnerabile di quanto non volesse far trasparire. Aveva smesso di ridere nel mezzo del discorso.
" solo quando penso che siano vere"
Aggiustò l'ombrello per evitare che la pioggia li bagnasse troppo. Colse quel momento e continuò, la sua voce si ammorbidì, quasi fosse un invito a una tregua.
" Non ti sto chiedendo di fidarti subito di me. Non ti sto chiedendo di raccontarmi tutto. Ma lascia che te lo dica in modo semplice: non mi interessa quanto tu voglia spingermi via. Io resto qui, perché credo che ogni persona meriti di essere ascoltata, e magari un giorno anche tu deciderai di farmi vedere quella parte di te che tieni nascosta "
Kouyou socchiuse gli occhi, come se stesse valutando ogni singola parola. Per un momento, rimase in silenzio, guardando oltre Erika, osservando la pioggia che formava piccole pozzanghere sulla strada. La sua mente era un caos di pensieri e dubbi, cercando di afferrare il senso di ciò che lei gli stava proponendo. Era abituato a vivere seguendo le regole della superficialità, a non mostrare mai chi fosse veramente, perché nessuno sembrava interessato a saperlo. Ma Erika... lei non sembrava giocare secondo quelle regole. Aveva inventato uno tutto suo, con le sue regole, i suoi punti, e le sue vittorie e sconfitte.
" supponiamo che io abbia una storia da raccontare, cosa ci guadagno? "
Come Erika fosse determinata, anche Kouyou risultava testardo.
La bionda alzò le spalle, in un gesto casuale.
" forse niente. O forse tutto. A volte, parlare con qualcuno, raccontare ciò che ti passa per la testa, può aiutarti a mettere ordine in quella confusione. E, chissà, potrebbe persino farti sentire un po' meno solo "
" solo? "
Kouyou ripeté la parola, quasi sputandola fuori, come se la trovasse offensiva.
" chi ti ha detto che sono solo? "
" non c'è bisogno di dirmi le cose per capirle. Lo leggo nel tuoi occhi, nei tuoi gesti, nel tuo modo di fare. Cerchi costantemente attenzioni da tutti "
Quelle parole sembravano penetrare una barriera invisibile, una che il corvino aveva costruito intorno a sé da molto tempo. La pioggia continuava a cadere incessantemente, bagnando il mondo attorno a loro, ma dentro quella bolla di intimità creata dall'ombrello condiviso, qualcosa si stava muovendo, cambiando.
Kouyou la fissò per un attimo più lungo del solito, il cuore saltò un battito ed improvvisamente dal freddo attorno a sé una nuvola di calore lo colpì in faccia. Poi scosse la testa con un sorriso incredulo.
" sei veramente strana, lo sai?"
Ma il suo tono, seppur sarcastico, era meno pungente, quasi affettuoso.
" non sei il primo a dirmelo. Ma che ne dici? O preferisci continuare a correre sotto la pioggia da solo e prenderti la broncopolmonite? "
Il più alto tirò un sospiro esasperato, cercando di nascondere quelle nuove emozioni.
" e va bene, spilungona, vediamo di cosa sei capace. Ma non aspettarti troppo da me. Non sono esattamente il tipo da aprirsi facilmente "
" Non lo pretendo, ma un inizio pur ci sarà? Per celebrare questo, che ne dici se ti offrissi qualcosa al mio cafè preferito? "
Il fanciullo annuì ed iniziarono a camminare fianco a fianco, con lui che borbottava qualcosa sul fatto che questo era probabilmente il peggior errore della sua vita. Ben presto la pioggia smise di bagnare il loro cammino, lasciando spazio al sole.
" certo che il tempo di maggio è proprio pazzo "
Constatò lei, volente di iniziare un nuovo discorso con lui.
_____________________________
La porta si aprì, suonando il campanello d'entrata.
" buon pomeriggio! Subaru lavora oggi, per caso? "
La bionda si affrettò al bancone, afferando il polso di Kouyou che venne subito scacciato per farsi strada da solo.
L'uomo al bancone, mezz'età, barba, capelli corti ed occhi scuri, stava pulendo un paio di piatti al lavandino prima di alzare il capo e sorridere ai due:
" oh, Erika. Qual buon vento ti porta qui oggi? Subaru è andato al bagno giusto prima dell'inizio del turno, dovrebbe essere qui a momenti. Sedetevi pure "
" signor sì signore "
Il tavolo fu a poca distanza dal bancone, giusto giusto ci stavano loro due, più altre due serie extra. Non fu un problema prender spazio vitale, poiché a quell'orario solo poche persone eran presenti.
Kouyou si guardava attorno, come se fosse estraneo ad un'atmosfera del genere. Le mura bianche presentavano disegni tradizionali con montagne alte, grigie e nuvolose e rami di ciliegio in fiore, sul soffitto le luce pendevano alternate da fili decorati da petali rosa, i tavoli erano in legno chiaro, puliti quasi da veder il proprio riflesso, le sedie rosate donavano solo un tocco in più alla pattern dei ciliegi, le grandi finestre erano solo da una parte, ossia quella dell'entrata, piante alte e verdi alternate da vasi piccoli da tavolo erano il tocco in più alla natura del posto, ed infine la musica riprodotta dalla radio portava un'aura rilassante per la stanza.
La risata leggera dell'altra lo riportò nel mondo dei vivi.
" mai stato ad un cafè? "
" certo che sì, solo che... È diverso qua "
Annuì, concordando.
" per questo mi piace. E non hai ancora visto il pezzo forte- oh, eccolo, Subaru vieni qui! "
Alzò il sedere dalla sedia con il supporto della mano sinistra sul tavolo, mentre quella destra salutava qualcuno. Kouyou si girò d'istinto, rivelando ai suoi occhi un fanciullo dai capelli corvini, occhi azzurri ed un uniforme simile a quella del vecchio. Secondo la sua opinione, avrà avuto massimo uno-due anni in meno di loro. Prima aveva un sorrisetto educato, poi si tramutò in mezzo secondo in un'espressione perplessa.
" ciao Erika, non pensavo che tu tradissi il tuo ragazzo con... "
Guardò il corvino da cima a fondo.
" johnny bravo emo "
" è un insulto?! "
" e con qualche problema di rabbia "
L'indifferenza di quelle parole lo irritarono ancor di più. Eppure l'altra ridacchiò, grattando la nuca leggermente nervosa.
" non stiamo insieme, Kiku è solo un amico. E questo non è il mio amante... Per ora "
Kouyou alzò un sopracciglio.
" se voi due non state assieme significa che l'amore ormai è morto da anni "
Tirò un sospiro, prendendo appunti sul taccuino degli ordini.
" il solito? "
" certo! Te che prendi Kouyou? "
" o-oh, be', mh... cosa c'è qui di buono? "
" bo' fai te, siamo in un bar-caffè "
" gentilissimo il signorino... "
Sussurrò sentendo l'asticella della rabbia salire ad ogni commento sgradito.
" prendo il suo stesso "
" ok "
Se ne tornò dietro il bancone senza neanche altare lo sguardo. Kouyou guardò l'altra.
" kiku è..? "
" capelli castani e cocco dei professori "
" oooohh. Aspetta, perché dovreste stare insieme? "
" siamo amici d'infanzia e veniamo qui spesso durante le sere e Subaru tende a lavorare quell'orario. Siamo clienti abituali "
" e perché il piccoletto ha un palo in culo perenne? "
" è fatto così all'inizio. Un po' freddo e distaccato, non fa amicizia facilmente. In più, tiene molto a Kiku e saper che tu possa rimpiazzarlo... Sì, ecco, è un po' geloso "
Corruggò le sopracciglia, annuendo seppur la perplessità. Sdraiò le braccia sul tavolo, borbottando fra sé e sé perché abbia accettato tutto ciò. Senti una mano accarezzare il cappello.
" dai su, sono sicura che avete più cose in comune di quel che crediate "
" cosa ti fa render così sicura? "
" per iniziare, Subaru fa di cognome Kaneko- "
Sbatté le mani sul tavolo, alzando il busto.
" kaneko?! Nel senso- come Tai Kaneko?! "
" sì, è mia nonna. C'è qualche problema? "
Il barista tornò subito al lato del tavolo con in mano due tazze di caffè fumanti. Le porse sul tavolo prima di tornare a guardare male il corvino.
" nel senso- uhm- come dire "
" vuoi che glielo dica io? "
" non ho tre anni, idiota "
" attento a come le parli, guarda che ho il potere di cacciarti fuori da qui "
Sbraitò come un cane rabbioso. Più che cane, ai suoi occhi assomigliava ad un chihuahua.
" tu sai cosa è successo a tua nonna con la Hope's Peak Academy? "
" ... sì? Persino i giornali ne parlano? "
" e- e- sai che è stata dimessa ingiustamente? "
" anche se fosse? "
" qualche mese fa ho trovato dei documenti- aspetta, dovrei aver una foto "
Tirò fuori il telefono dalla tasca, aprì la galleria e mostrò la foto. Subaru raccolse in cellulare, leggendo attentamente il contenuto.
" possiamo mandare tutto alla polizia e ridarle il posto! Non ne sei contento? "
" no, tienilo pure. Fa quel che vuoi, ma lasciami fuori da questa questione "
Girò i tacchi prima di andarsene e lasciare il cellulare sul banco.
Kouyou rimase sorpreso.
" potevi anche evitare di esser così diretto in mezzo al pubblico "
Farfugliò la fanciulla con gli occhiali, prendendo la tazza di caffè in mano. L'altro la fulminò con lo sguardo. Da una parte non fu sorpreso che una sua conoscenza fosse strana quanto lei.
" mi prendi per il culo? Doveva saperlo! "
" prova il caffè, su. Lascia le questioni socio-politiche fuori da qui "
Be', almeno non avrebbe dovuto pagare per questo dato che ad offrire fosse lei. Portò la tazza alle labbra, tirando le subito via inorridito da quel gusto estraneo.
" ugh! Che roba è? "
" caffè speziato allo yuzu "
" sembra una tortura alle papille gustative "
" però funziona a tenermi sveglia mentre lavoro. Così impari pure a prendere gli stessi ordini senza sapere di cosa si trattino "
Bevette un altro sorso in maniera rumorosa, appositamente volendo dimostrare qualche tipo di superiorità nell'apprezzare la sua bevanda calda. Kouyou portò la tazza più lontano da sé, accontentandosi di qualche fazzoletto come intrattenimento in quel silenzio.
" quindi, cosa potrei fare per acquisire la tua fiducia? "
" adesso ne vuoi parlare? "
" non ti avrei invitato fuori altrimenti "
Sbuffò il più alto mettendo tutto il suo peso sulla schiena della sedia.
" vediamo... "
Incrociò le braccia e guardò verso l'alto.
" parli sempre di voler ascoltare storie, ma non racconti la tua. Ora sono curioso di sapere "
Si sporse nuovamente in avanti coi gomiti sul tavolo, occhi determinati e speranzosi di vederla arrendersi.
" scambio equo, ci sta "
Eppure Erika non sembrò affatto esitare, imitando i gesti dell'altro.
Nasco il 23 gennaio da un uomo giapponese ed una donna per metà irlandese. Entrambi amavano tanto il concetto dei fiori e del loro linguaggio, volendo chiamarmi inizialmente 'Heather' quando pensavano di trasferirsi in Irlanda. Tuttavia, molti dei miei parenti furono contro l'idea e preferivano rimanessi qui in Giappone. Ecco, in giapponese 'Heather' si traduce proprio in 'Erika'. Stesso significato, lingue diverse. È proprio strano il linguaggio, non trovi? Fatto sta che per i primi anni della mia vita abitavamo tutti insieme qua a Tokyo.
Ma non eravamo solo in tre, bensì quattro persone. Un amico di famiglia, Kiyomizu Nagasawa, non era riuscito a compiere molto nella sua vita per fino ad ora, ma ben presto, dopo anni di duro lavoro, diventerà quello che tutti definiscono 'uno dei padri del millenium development'. Oltre a ciò, si prendeva cura di me come se fosse un secondo padre.
Con gli anni i miei genitori fecero sempre più viaggi. Con gli anni, partecipai sempre di meno a questi pur di non perdere anni di scuola inutilmente. Nagasawa fu come una seconda casa, ospitandomi quando fossi da sola. Ecco perché lo conosco molto bene, così come il sistema ultimate.
Non mi sono interessata troppo a questo, perché sapevo che non fosse tutto rosa e fiori come la tv ne parlasse. C'erano molti pro, sì, ma tutti quei documenti da compilare e lo stress anche da istruttore hanno portato conseguenze pessime alla sua salute. Ero così abituata di sentirne parlare che persi subito la voglia di saperne di più.
Eppure un giorno, a tredici anni, scrivemmo un tema durante l'ora di giapponese. Una banalità, traccia creativa giusto per vedere a che punto eravamo con la grammatica. Inizialmente dovevamo scambiarcelo fra di noi per correggerci, ma poi la professoressa decise di darci un'occhiata a sua volta e rimase impressa delle mia capacità nel creare personaggi credibili, complessi e facilmente spiegabili. Mi disse: "vedrai che col tempo migliorerai ancora di più! E la U. F. F. ti prenderà come loro studentessa! Per giunta, sei una delle persone più amate qui dentro. Farai di sicuro colpo"... O qualcosa del genere. Fu lì che, per la prima volta, considerai veramente di diventare una Ultimate.
Mostrai il mio pezzo a Nagasawa, al che lui mi complimentò per "aver azzeccato cosa la U. F. F. volesse". Il mio talento traspariva eccome, sì, ma sembrò più colpire la parte strategica della storia.
Un anno dopo vinsi un concorso di scrittura importante proprio con quel pezzo, avendo in tasca il titolo.
E, be', in questi ultimi anni ci sto dando dentro con progetti, libri, storie, interviste e bla bla bla. Molti amavano come facessi breccia nei loro cuori, gli adulti soprattutto. E fu lì che fui anche presa in considerazione di diventare l'Ultimate Hope. Non lo sono, non ancora almeno, ma dicono che potrei diventare simbolo dell'accademia se andrò avanti così.
Sicuramente vorrai sentire qualcosa come "i miei traumi" - così si esagera al giorno d'oggi almeno. Non credo di averne. Insomma, tutti hanno i loro alti e bassi nella vita. La solitudine si sente quando i tuoi genitori sono dall'altra parte del mondo. Ma sono anche una ragazza semplice, affascinata dal mondo complesso intorno a me e volente di esprimerlo su carta con dell'inchiostro nero. Perché voglio far capire a tutti cosa significhi guardare più in là delle apparenze, senza ignorare il fascino di quest'ultime.
Il tono pacato, lo sguardo fisso sulla tazza di caffè di quale di tanto in tanto prendeva un sorso per ricaricarsi, la postura dritta e fiera.
Il corvino rimase in silenzio, osservandola con un'espressione che oscillava tra lo stupito e il pensieroso. Non si aspettava una risposta nulla di tutto ciò, ridendo addirittura per aver rotto quelle aspettative.
" quindi... hai praticamente avuto una vita in cui tutto andava a gonfie vele "
Commentò infine, con un tono che cercava di nascondere una certa ammirazione.
Erika alzò lo sguardo dalla tazza.
" Forse. Ma non è mai stato tutto facile come sembra. Essere considerata una promessa, una possibile Ultimate Hope, è una responsabilità enorme. C'è sempre qualcuno che ti osserva, qualcuno che si aspetta da te più di quanto tu stesso sia sicuro di poter offrire "
Sbuffò, incrociando le braccia.
" non sembri il tipo che si preoccupa delle aspettative degli altri. "
" Non si tratta solo delle aspettative altrui, si tratta di cosa voglio io. Voglio scrivere storie che lascino un segno, che facciano riflettere le persone, che esplorino le complessità dell'animo umano. Ma a volte, è facile perdere di vista quello che è importante per te stesso, soprattutto quando tutti intorno a te cercano di dirti chi dovresti essere "
La guardò, leggermente scosso da quella sincerità e sorriso enigmatico.
" e quindi, cos'è che ti tiene in piedi? Cosa ti fa andare avanti? "
Erika rifletté per un attimo, prendendo un ultimo sorso del suo caffè speziato.
" banale curiosità. La voglia di scoprire di più su me stessa e sugli altri. Ogni persona che incontro è una nuova storia, un nuovo enigma da risolvere. Anche tu, Kouyou. Nonostante tutto, sei uno dei personaggi più interessanti che abbia mai incontrato "
Rise, un suono più genuino di quanto avesse emesso finora.
" interessante, eh? Non so se considerarlo un complimento o un'offesa "
" prendilo come preferisci, ma alla fine, voglio capire cosa c'è dietro quella facciata. Se sei disposto a raccontarmelo, potrei persino trasformarti nel protagonista di una delle mie storie "
Rispose lei, con un sorriso di sfida.
" uh la la, addirittura? Piccola curiosità: e se non trovassi niente sotto questa 'superficialità' che tanto ti attrae? Se fossi un ragazzo qualunque? "
Ricambiò la smorfia, portandosi nuovamente in avanti.
" il rischio è la parte più bella e poi nessuno è un 'qualunque'. Ognuno nasconde sotto qualcosa di vulnerabile dopotutto. Persino te "
" sembri aver già deciso chi io sia "
" non ho deciso niente, ti sto solo spiegando il mio punto di vista "
" e se fossi troppo per te? "
" sono una scrittrice, mi nutro di tutte le storie possibili ed immaginabili. La complessità non mi spaventa. Te, invece? "
Indicò la sua tazza di caffè. Kouyou la fissò, il suo sguardo che passava da Erika alla bevanda speziata come se fosse in atto una sorta di confronto interiore. Alla fine, sollevò la tazza e ne prese un altro piccolo sorso, sforzandosi di non fare una smorfia evidente.
" non so come tu faccia a bere questa roba "
Il sorriso divertito di lei si allargò.
" è una questione di abitudine e di necessità. Quando hai bisogno di rimanere sveglia e concentrata, accetti anche gusti strani. E poi, il caffè normale è troppo banale per me "
Il più alto sollevò un sopracciglio, la sua espressione sempre più confusa.
" banale? Siamo proprio su due pianeti diversi, tu e io "
" potrebbe essere, ma non è detto che due pianeti non possano entrare in collisione e creare qualcosa di nuovo "
Kouyou rimase in silenzio per un lungo momento, sscrutandola come se cercasse di decifrarla. Alla fine, si alzò in piedi, frugando nella tasca per qualcosa prima di poggiarla sul tavolo.
" non sei ancora adatta a sapere la mia storia, però ti dirò una cosa: quel talento ti si addice "
Erika lo guardò alzarsi, senza sentire la necessità di fermarlo.
" ah, e per la cronaca, magari prendiamo un caffè normale la prossima volta. Niente spezie strane "
Lei rise, alzando la tazza in segno di saluto.
" caffè nero per il signore oscuro. Ma non prometto che quella dopo ancora non proverò a farti assaggiare qualcosa di nuovo."
Kouyou ricambiò il cenno di saluto con un gesto della mano, senza girarsi mentre si dirigeva verso l'uscita del bar.
" ci conto, basta che non sia yuzu "
Una volta uscito, si girò verso il tavolo vuoto. O almeno, lo fu per i primi secondi finché Subaru si non sedette con un'espressione neutrale. Nonostante ciò, riconobbe della curiosità nei suoi occhi.
" allora? "
" cosa vuoi sapere, 'piccoletto'? "
" che ci vedi in quello? "
" quello che ci vedi te nella castana dai codini... Mh, Hana mi pare "
Subaru spalancò gli occhi.
" a quanto pare qualcuno qua è innamorato "
Commentò sottovoce, prendendolo in giro. Subaru si alzò subito, tornando al suo lavoro. Fu lì che Erika abbassò lo sguardo per vedere cosa avesse lasciato sul tavolo: un po' di soldi, abbastanza per pagare le bevande di entrambi. A quanto pare, uno dei suoi tratti nascosti era essere un gentleman. Che strano contrasto. Lo adorava fin troppo.
_____________________________
E da lì, si formò un trio.
Erika, Kiku e Kouyou riuscirono a vedere in sé qualcosa di molto di più rispetto a dei semplici compagni di classe. Senza nemmeno accorgersene, avevan creato il loro gruppo, uscivano assieme dopo le lezioni e alla fine della giornata tutti si dirigevano nel loro bar di fiducia per chiacchierare in santa pace senza dover usare filtri. Se Erika aveva un concorso, Kiku e Kouyou andavano ad assisterla. Se Kiku aveva un'assemblea, fuori dai corridoi Erika e Kouyou l'aspettavano con ansia. Se Kouyou aveva un match, Erika e Kiku erano i suoi più grandi fan.
" ahia- vacci piano che mi stacchi l'orecchio! "
Più che un trio, certe volte si potevano considerare un duo, più la loro madre.
Dopo l'ennesima cazzata combinata di Kouyou ed Erika, Kiku fu incaricato di portarli nell'ufficio del preside per discutere della loro punizione. Kouyou stava venendo trascinato per l'orecchio ed, essendo che fosse un gentiluomo e le donne non si feriscano neanche con un fiore, teneva invece Erika per il polso. I passi più pesanti erano i suoi, coperti dalla risatina della bionda per la bravata combinata, la reazione del castano ed anche in parte il dolore del corvino.
Giunti a destinazione lì fece sedere sulle panchine prima di incrociare le braccia al petto, battere il piede ripetutamente sul pavimento ed esclamare:
" allora? "
" ci perdoni, cara madre. Io ed il qui presente Kouyou non volevano usurpare in tal modo la sua calma "
" Erika, giuro su qualsiasi dio lassù esista che se non mi prenderai seriamente per i prossimi due secondi potrei uscire pazzo "
" oh, che palle che sei. Kouyou, digli qualcosa "
Il pseudo cowboy si grattò l'orecchio ormai rosso.
" sei una palla "
" esatto, sei una palla "
" UNA PALLA?! "
" capisco perché siamo i tuoi unici amici "
Ribadè il corvino.
" siete dei casi disperati, altroché! E poi io ho altri di amici "
" essere nello stesso consiglio non significa essere besties "
" non tirare fuori il consiglio studentesco adesso! Perché non verrà ad attestare per voi, essendo io il capo! "
Avvicinò lo sguardo rapidamente a quello dell'esperto in arti marziali, puntando un dito contro.
" dimmi, cosa avete pensato di così geniale da mettere a soqquadro la classe del secondo anno, mh? "
Kouyou si grattò il mento prima di contare con le dita.
" vediamo: la noia, la curiosità, il fatto che tutti loro siano una rottura del ca- AHI, GUARDA CHE MI FAI DIVENTARE UN ELFO COSÌ "
Gli diede qualche colpetto sul braccio per lasciare andare la stretta nuovamente sull'orecchio.
" peccato non ci sia un rimedio per la stupidità invece perché vi servirebbe! Sei una brutta influenza su Erika, lo sai?! Okay che è una decerebrata a sua volta, ma tu la stimoli ancor di più! "
I due seduti tirarono un'urletto offesi, tenendosi poi per le mani.
" non capisci niente! Il nostro amore è sacro! Unico! Siamo destinati ad esser insieme! "
Constatò Erika.
" ah sì? Qual'è il suo colore preferito allora! "
La sfidò e lei, con aria sicura, rispose subito con:
" l'arancione "
" come hai fatto a saperlo?! Dobbiamo esser per forza soulmates! "
A sorpresa di tutti, Kouyou esclamò portando un braccio attorno alle sue spalle facendo il mezzo peso morto.
" Visto? Non sarai te a vietar di frequentarci! "
" non è quello che ho detto "
Ribatte il castano con faccia per nulla sorpresa.
Eppure i due piccioncini non si staccarono, anzi, divennero ancor più stretti da come Erika pettinasse la chioma sporgente da quel dannato cappello.
" boohoo, sei così crudele Kiku. E pensare fossimo amici dalle elementari "
" perché sono diventato il cattivo all'improvviso?! "
Si mise una mano nei capelli, perplesso dai loro comportamenti. Sbuffò, lasciandoli al loro mondo prima di bussare alla porta della dirigenza e chiedere il permesso di entrare. Nessuno rispose, forse occupati in una riunione.
" allora, prima che vi becchiate la batosta per bene lasciatemi- oh. "
Come si girò per andare avanti con la sua sgridata, non vi fu più traccia dei due, lasciandolo perplesso. Delle risate riecheggiavano fra i corridoi, portandolo solo al fastidio ancor più micidiale.
Corse per i corridoi, poi si ricordò fosse contro le regole. Dunque, camminò velocemente alla ricerca dei due furfanti. Le voci si fecero sempre più forti e fu condotto verso l'aula di musica. Le luci spente non davan alcun indizio di dove potessero essere, ma la risata di Erika bastava ad assicurarsi fossero lì.
" veramente spiritoso, ora uscite imbranati! "
Trovò l'interruttore e venne accecato per il primi secondi dalla luce. Due braccia si avvolsero attorno a a lui, bloccandolo sul posto.
" hey-! "
" adesso, Erika! "
Ordinò Kouyou senza lasciare la presa per in istante. Erika spuntò davanti a sé, correndo. Chiuse gli occhi aspettandosi il peggio. L'unica cosa che sentì fu un piccolo peso sul collo. Riaprì un occhio, ritrovandosi la fanciulla sorridere come un idiota. Abbassò il capo. Una collana con un fiore dai sei petali penzolava.
" oh. "
" cosa ti aspettavi sarebbe successo? "
" non lo so, mi fate paura sé lasciati da soli "
Gli altri due risero fragorosamente, Kouyou lasciò la presa grattandosi la testa.
" aah, ci vorrebbe un po' di musica adesso. Che ne dite? Ci sono dei dischi trap qua? "
" trap? Ti ascolti quella roba? "
Erika e Kiku lo guardarono male.
" non è colpa mia non sappiate apprezzare la vera arte! "
Lo guardarono ancor più male.
" okay, okay- magari del rock non sarebbe così brutto "
Ora si ragionava. Frugando fra gli armadietti trovarono un lettore e dei cd degli anni ottanta-novanta con le hit più popolari internazionalmente. Si sedettero sui gradini del piccolo palco del pianoforte, ridacchiando e prendendo in giro Kiku per la fifa.
" la prossima volta non la scamperete. In cambio, dobbiamo mettere apposto la classe prima di domani "
" oh signore no, sai quanto ci abbiam messo a disordinare? "
Sbuffò il più alto dei tre.
" no, e non mi interessa. Ci pensavate prima "
Dopo un attimo di silenzio, guardò il regalo.
" perché me l'avete dato "
" lì abbiamo trovati ieri al mercato. C'erano un anello, un bracciale ed una collana con la stessa forma! Ora facciamo matching! "
Erika mostrò le dita della mano sinistra, mentre Kouyou il polso. Sì, entrambi avevano un corrispettivo gioiello con lo stesso fiore.
" aw "
Si lasciò sfuggire il castano, sentendo del calore nel petto.
" oh guardalo, è tutto rosso in viso adesso! "
Commentò Kouyou, mettendo panico nell'altro.
" NON È VERO-! Non abbiamo una classe da riordinare?! "
" uh certo, certo, mister clean. Ma manca ancora tanto a domani, e poi mi devi concedere un ballo, su! È arrivata Whitney Houston! "
Erika si alzò, trascinando il castano con sé. Diresse una mano dietro la sua schiena mentre l'altra teneva quella di lui verso il fuori. In sottofondo già si sentiva la cantante intonare la sua hit "I Wanna Dance With Somebody" seguita da una melodia allegra.
" sai come si balla? "
" no, te? "
" nemmeno, ma è quello il bello, no? "
Kiku tirò l'ennesimo sospiro della giornata, lasciandosi guidare dalla bionda in una danza al che caotica, ma ben presto divenne divertente.
" eddai, ora voglio ballare io con lui! Fai spazio! "
Già a metà canzone Kouyou sembrò impaziente del proprio turno, mettendosi in mezzo ai due.
" no, ora aspetti! "
" aspetta te invece! "
Spinse Erika di lato, prendendo l'occasione di addentrarsi nel ruolo.
Con tutte queste attenzioni da parte di entrambi, era certo di esplodere da quanto forte il suo battito fosse.
Okay, forse la pulizia poteva esser rimandata a dopo.
Alla fine del CD, passato ad ascoltarlo mentre si intercambiavano i balli fra loro, Erika fu la prima ad uscire volendo iniziare una stupida sfida del "chi arriva ultimo deve pulire il pavimento". I due ragazzi la guardarono ridendo un po'. Kiku fu pronto ad andarsene ma le parole del partner - di ballo - lo fermarono.
" sai, il mio colore preferito non è l'arancione. non credo di aver avuto un colore preferito in vita mia "
Si girò, cercando di ricordare dove avesse sentito la conversazione.
" però vederla ridere in quel modo... mantieni il segreto, okay? Mi fido di te "
Gli passò accanto, facendo l'occhiolino.
" mi sorprende ancora tu non abbia la ragazza "
Commentò alla fine, uscendo per poi correre via. Kiku guardò in basso, poi i suoi palmi. Dopodiché li portò sulle sue guance.
Mannaggia a questi due, stava per beccarsi la pulizia sgradita dei pavimenti. E lui non aveva combinato nemmeno quel pasticcio!
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Ma come ogni relazione, vi sono tanti punti alti quanto quelli bassi. Momenti d'affetto alternati a quelli di disperazione, insicurezza, dove si crede di aver toccato il fondo.
Dopo alcune settimane dai regali, Kouyou veniva convocato all'ufficio del preside per "parlare della sua condotta scolastica". Erika sapeva più di tutti che non si trattava solo di quello, portatrice di un segreto che non avrebbe spifferato a nessuno senza il comando dell'amico. Ogni volta che tornava in classe, teneva la testa bassa, un'aria insolitamente triste lo pervadeva e lasciava sia lei che Kiku interdetti. Quando chiedevano cosa lo tormentasse, ricevevano tutto tranne che una risposta. A volte un sorriso, altre dava a loro la schiena, altre ancora faceva finta di niente e quando parlava eran stupide scuse su come gli allenamenti siano più stancanti del dovuto.
Ed ogni risposta era. Dolorosa.
Sia lui, che Kiku, che Erika sapevano della falsità di quelle azioni. Eppure perché andare avanti a fare così? La reputava ingenua? Stupida? Ignorante?
... Era tornata al punto di partenza?
L'insicurezza del ponte costruito con tanta cura fra i due si sgretolasse la faceva... Arrabbiare? Infuriare? Imbestialire? Diamine, era arrivata a tal punto che non era più certa di che termini usare.
Oggi ebbero la serata libera e, dopo tanti sforzi e preghiere, riuscì a trascinarlo al cafè con Kiku e Subaru. Inizialmente aveva detto di lasciare stare poiché stanco, ma alla minaccia dell'amica con carta igienica e acqua a volontà da lanciare intorno alla casa cambiò subito idea. E poi, dove diamine l'aveva trovata in quantità industriale ciò? Sigh.
Erika lo notava assente dal discorso attuale avuto, tanto che non ebbe toccato manco per sbaglio la sua tazza di caffè e cannella. Quando si risvegliò dai suoi pensieri fra le risate degli altri due fanciulli, lo sguardo pungente di lei lo mise sotto soggezione, dovendo scusarsi ed uscire un attimo a prendere una boccata d'aria. Pochi secondi di pace e solitudine dopo, con poca sorpresa, Erika lo seguì.
" dobbiamo andare avanti a giocare ad acchiapparella o vorrai dirci cosa ti prende in questi giorni? "
Seduto sotto un lampione poco più in là, alzò lo sguardo.
" te l'ho già detto: sono stanco. Quella bravata di minaccia che chiami mi ha pure dato su i nervi "
Più lei insisteva e più lui desiderava allontanarsi e rompere quel ponte instabile.
" lo sappiamo entrambi che è una bugia. Cos'hai? "
" che palle che sei, lo sai? Lasciami in pace per cinque minuti "
Si mise a frugare nella tasca dei pantaloni, tirando fuori due oggetti che la lasciarono a bocca aperta: un pacchetto di sigarette ed un accendino. Mise una di queste in bocca prima di posizionare le mani in una coppa ed accendere. Fece un tiro sistemandosi il cappello e guardando altrove.
Le spalle rigide si rilassarono, ora tentò di avvicinarsi per una seconda volta, sedendosi al suo fianco.
" da quando fumi? "
" da settimana scorsa "
" ... posso una? "
" da quando fumi, te? "
Erika esitò, mettendo la schiena al palo.
" da quando avevo 13 anni. Cioè, non è un abitudine. Capita alcune volte che Nagasawa dimentichi il pacchetto prima di uscire a lavoro e ne approfitto "
Spiegò, ora con la sua sigaretta in mano accesa.
" non ti facevo della ragazza cattiva "
" non lo sono, è pura curiosità "
" ah sì ? "
" ed una pseudo-dipendenza, se proprio tanto ci tieni a definirlo "
Commentò con una punta di amaro in bocca, e non solo per il tabacco.
Finirono la prima sigaretta in totale silenzio, rilassandosi a suon di fumo. A metà della seconda, fu Kouyou a parlare per primo:
" hai mai avuto paura di morire? "
" una volta sono andata sulle montagne russe- "
" non quella paura. più un... "
Si guardò le mani.
" un timore di essere così debole da farsi approfittare "
Erika fece di no con la testa, invitandolo a continuare.
Rimase in silenzio per un momento, il fumo della sigaretta che si dissolveva nell'aria fredda della sera. Il suo sguardo era perso nel vuoto, come se stesse cercando le parole giuste per esprimere qualcosa che lo tormentava da troppo tempo.
" dico sempre di avere la situazione in mano, ma ora credo di essermi cacciato in un guaio più grande di quel che immaginassi. E non posso uscirne facilmente "
Fece un altro tirò.
" sai no, quando hai già i tuoi a romperti da una parte, dall'altra una scuola pezzente per raccomandati, e dall'altra ancora devo pure pensare a te e Kiku... Credo di aver paura di fallire tutto quanto. E se non fossi abbastanza forte quanto pensassi? "
Erika presente finalmente il turno di parola.
" nessuno ti chiede di essere perfetto. Nessuno si aspetta che tu porti tutto il peso del mondo sulle spalle da solo. Siamo qui per te, io sono qui per te, perché ti voglio bene e perché non devi affrontare tutto questo da solo."
Lui abbassò lo sguardo, la sigaretta quasi consumata tra le dita. Non l'aveva mai visto così prima d'ora, cupo, diffidente e serio.
" non voglio che ti avvicini troppo, Erika, perché se cado, preferisco che tu non sia lì a vedermi distruggermi "
Sospirò, spegnendo la sua sigaretta sul pavimento, poi si voltò verso di lui con una determinazione che non aveva mai mostrato prima.
" non mi interessa se cadi "
Disse diretta.
" se succede, saremo lì per aiutarti a rialzarti. Non vogliamo vederti crollare da solo, e non vogliamo che tu pensi di doverci proteggere da tutto questo. Siamo in questa insieme - io, te, Kiku -, ti piaccia o no "
Kouyou la guardò per un istante più del dovuto, in pensiero per qualcosa. E per quel istante, Erika pensò di aver sbagliato tutto quanto.
" maledetta sia quella tua testardaggine, sarai la fine di me, lo sai? "
Si lasciò sfuggire un mezzo sorriso, non comprensibile se fosse felice o affranto.
Dopodiché, sigaretta spenta, prese il suo famoso cappello e lo mise in testa all'altra, strofinandolo pur di rovinare la coda bassa legata da quei riccioli d'oro.
" guarda che mi sono lavata oggi, che fai?! "
Lamentò lei, pregando di smetterla.
Kouyou ridacchiò, lasciandole il cappello.
" un vecchio saggio dice 'la vita è una sola, bisogna viverla come se fosse l'ultimo giorno', ecco perché ho deciso di comprar sigarette "
" a quindi una frase motivazionale ti ha spinto a fumare? "
" be', mi ha motivato a fare qualcosa di sicuro "
" che idiota "
Gli diede una gomitata leggera sul fianco.
" parla cenerentola "
Ribatté lui, prima di tornare serio mentre appoggiava la testa sulla spalla dell'altra.
" promettimi una cosa però: se mai un giorno dovrei esserti un peso e non potessi ascoltarti, dimenticati di me "
" cosa- "
" promettimelo "
Il petto si gonfiò d'aria ed ora era insicura su cosa dirgli. Perché avrebbe dovuto dimenticarsene? Perché glielo stava facendo promettere? Avrebbe dovuto ribattere anche a questo durante un momento di sollievo?
" ... promesso, ma solo se tu prometti di non allontanarti più così ed invitarmi a fumare con te "
Afferrò la sua mano.
Kouyou annuì.
" promesso "
In quel momento, Kiku e Subaru uscirono dal locale.
" ehy, piccioncini! Guarda che si fa freddo e buio piano piano! E domani abbiamo una verifica "
Si avvicinò ai due al lampione. Quando sentì l'odore del tabacco portò entrambe le mani davanti alla bocca.
" ugh, vi siete fumati il cervello? "
Ridacchiarono, e Kouyou si alzò tendendo le braccia in avanti.
" mi sento affettuoso oggi, me lo dai un abbraccio? "
" manco morto! "
E si misero a correre via verso le loro case. Erika si alzò poco dopo e fu fermata dal corvino dagli occhi blu.
" mi dovete qualche soldo per le bevande "
" oh... "
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Per la prima volta ebbe deciso di provare una capigliatura che si spingesse oltre alla semplice coda bassa che tanto la caratterizzava, e questo a causa di un tutorial visto su Internet su come fare due piccole cipolle laterali per bene nonostante i capelli ricci. Dire che la questione l'ebbe gasata è un eufemismo, impazzendo dalle 15 di pomeriggio per riuscire ad azzeccare tutto senza un minimo errore. Fallimenti ve ne erano, ma alla fine poté guardarsi fiera di sé allo specchietto portato appresso, aspettando in stazione il suo partner per la serata.
Kouyou ci mise presto ad apparire, vestito del solito outfit che indossava ovunque, colori diversi, e naturalmente quel cappello da cowboy.
" guarda che le donne non posso aspettare "
" ma i più belli, sì "
Controbattè sicuro, prima di incamminarsi verso il luogo della serata, ossia una festa poco legale nei vicoli di Tokyo. Ovviamente Kouyou ne venne a conoscenza e, dopo varie preghiere, Erika cedette purché non avrebbero detto nulla a Kiku per non farlo preoccupare a morte quando il giorno seguente aveva un grosso impegno alla radio.
" cambio di look? Come mai? "
" magari riesco a prendermi qualche ragazza e sbattertela in faccia "
Constatò semplicemente sistemandosi gli occhiali.
" vuoi fare a gara? "
" dipende, sei pronto a perdere? "
Ridacchiò il più alto, ora una mano sul cappello. Fu lì che una domanda le sorse spontanea.
" non te lo togli proprio mai quel cappello? "
" quando dormo e devo fare la doccia lo faccio "
" come mai lo tieni sempre? "
" è un regalo di mio nonno "
Ammise subito, ora inconsciamente continuando a pizzicare il bordo dell'oggetto.
" da piccoli giocavamo a fare i cowboys e mi ha regalato questo prima di andarsene "
" andarsene dove? "
Kouyou rimase in silenzio e fermo per qualche secondo, prima di indicare con l'indice il cielo ormai arancione. Guardò inconsciamente su, realizzando solo dopo cosa significasse.
" oh. scusa, non volevo portare un argomento delicato a galla "
" non ti preoccupare, ho già accettato questo da tanto tempo. Mi manca, sì, per questo non mi ci separo mai "
Se lo tolse, guardandolo con occhi spenti ed un sorriso amaro. Dopodiché guardò Erika.
" e solo in pochi hanno il privilegio di indossarlo a loro volta "
Le sorrise in maniera più dolce ed affettuosa, provocando del calore nel petto dell'altra al ricordo di quella prima fumata assieme.
" è una confessione questa? "
Domandò sarcastica, volendo alleggerire la conversazione. Eppure Kouyou la prese più in là.
" dipende, vuoi che lo sia? Magari ti sto solo prendendo in giro e l'ho ritrovato per strada questo robo "
Strinse le dita attorno a questo.
" oppure mi sto finalmente aprendo, come te volevi, no? Non volevi che provassi ciò nei tuoi confronti? E quelli di Kiku? "
Era sicura le sue guance fossero in fiamme, gola chiusa ed occhi spalancati.
" non farmi rimangiare quelle parole, vuoi provarci sì o no? "
Non rispose. Non vi era bisogno di parole in questo momento. Si avvicinò a lui e strinse la sua mano per la seconda volta. Si guardarono e sorrisero.
" due ragazzi non sarebbero brutti da amare, ma cosa diranno le vecchiette sotto casa mia? "
" possono solo rosicare, a mio parere "
" e Kiku cosa penserebbe di ciò? "
" si dovrà arrangiare, tanto starà sempre con noi non importa la risposta "
Erika ridacchiò, avvinghiandosi al suo braccio.
" allora Romeo, perché non andiamo a goderci la festa per stanotte? "
Finalmente poteva iniziare a prendere la penna e scrivere il primo capitolo di questa storia, dopo tante bozze revisionate e rimandate.
Lo guardò fare tutto il timido, grattandosi la nuca e guardando altrove mentre annuiva e camminava avanti. Il sorriso di un idiota l'aveva dipinto in volto con un penarello indelebile. Un sorriso che Erika non pensava di poter vedere, ma eccolo lì per la prima volta...
" ... vuoi un autografo? "
" non mi dici nemmeno come ti chiami? (...) Erika Uchimura, finalmente incontro qualcuno degno della mia attenzione! Come ti chiami? "
" ... Shiori "
" fumi? Peccato, usciamo un attimo mentre lo faccio? Se ti va, ovvio "
" cosa offri un cambio? "
" qualsiasi domanda tu abbia sarà risposta. woah! È tua questa motocicletta? "
" si chiama aka-chan "
" hai mai provato a parlarne con qualcuno? "
" no, non proprio "
" solitamente si dice di confidare i propri problemi solo alle persone più strette. Invece, secondo me parlare con degli sconosciuti può avere lo stesso effetto, se non migliore. Perché? Perché sai che non incontrerai mai più quella persona. È come usare un mezzo per sfogarti e poi lasciarlo andare, senza offendere nessuno, perché alla fine, siamo solo luci fugaci, momenti brevi ed insignificanti. Non ne vale la pena preoccuparsi troppo. E tu non sarai mai un peso con la tua storia, perché fuori dagli occhi è anche fuori dal cuore "
" oh- hey! Koko! Da questa parte! "
" Kouyou! Siamo qui! "
SBAM!
... E fu anche l'ultima volta che lo vide.
Dopo lo scontro, un silenzio più agghiacciante di un iceberg aveva invaso l'atmosfera ed il suo corpo. Si dimenticò di fiatare finché sangue non iniziò a formare una pozzanghera sotto il corpo lanciato più in là del corvino.
" KOUYOU-! "
Si lanciò verso la sua direzione, ma venne afferrata e fermata dalla fanciulla fatta amica durante quella serata.
" stai ferma, dobbiamo chiamare i soccorsi! "
" DOBBIAMO SOCCORRERLO INVECE! POTREBBE ESSERE VIVO! "
" NON LO È! "
Come cazzo faceva ad esserne così certa?!
Erika si liberò e corse come non avesse fatto in vita sua, si inginocchiò, provando quel liquido rosso ho pantaloni. Prese con una mano la sua faccia, scuotendola.
" svegliati! SVEGLIATI! DAI, DIMMI QUALCOSA! "
Provava ancora quel calore, piano piano sempre più disciuparsi e via da quel guscio vuoto.
" KOUYOU NON È DIVERTENTE, ALZATI! "
Lo scosse per le spalle. Le mani si sporcarono di sangue nel processo.
" KOUYOU, SVEGLIATI! SVEGLIATI! DOBBIAMO ANCORA DIRE DELLA NOTIZIA A KIKU, RICORDI?! "
" Erika, allontanati, per favore- "
Shiori la raggiunse, prendendola per le spalle e tirandola via. Nel mentre, più gente si raccolse fuori per vedere la commozione.
" Shiori, che succede?! "
Domandò una ragazza tale ed uguale a lei, vestiti bianchi però.
" chiama i soccorsi adesso "
Erika scosse la testa, incapacitata di fare qualsiasi cosa.
" lasciami... Kouyou... Kouyou è... "
Vivo. È vivo.
Aveva sentito il suo battito, il suo calore, i suoi occhi seguirla. Era vivo. Doveva essere vivo!
Eppure guardandosi le mani ora sporche di rosso, ed i pantaloni concisti alla stessa maniera, lacrime amare bagnarono le sue guance incessantemente.
Ancor prima che potesse diventare un libro, questa storia si intruppe brutalmente.
E per sempre.
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Una campana dichiarò l'inizio del servizio. Dopo l'incenso e le parole di saggezza del prete durante i rituali, quelle parole risvegliarono Erika dal sogno, ricordandole cosa ci faceva qui.
" siamo qui oggi per ricordare ed onorare la vita di Kouyou Onishi, una persona che ha toccato le vite di tutti noi. Ognuno di noi porta con sé un ricordo speciale di lui, un momento condiviso, un sorriso, una parola gentile che ha illuminato le nostre giornate. "
Si ricordava del primo incontro burrascoso ma intrattenente.
Si ricordava quei mezzi sorriso genuini e poco arroganti quando capì di aver qualcuno vicino a sé.
Si ricordava le risate avute con Kiku e lei.
Si ricordava di quei gioielli comprati al mercato per simboleggiare l'unione dei tre.
" Kouyou era molto più di ciò che poteva sembrare a prima vista. Era gentile, scaltro, altruista, ed un modello per molti giovani poiché del suo acclamato titolo. La sua presenza nella nostra vita è stata un dono, e oggi, anche se il dolore della perdita è grande, dobbiamo ricordare quanto siamo stati fortunati ad averlo conosciuto. "
Così tante parole buone, eppure Erika sapeva della falsità dietro perché nessuno era riuscito a conoscerlo meglio oltre a lei. Solo lei era autorizzata a dire questo, perché l'ha visto di persona come fosse. E solo lei era autorizzata ad essere egoista di questi ricordi.
" in questi momenti di dolore, è naturale sentirsi sopraffatti dalla tristezza e dal senso di vuoto che lascia dietro di sé. Ma dobbiamo anche ricordare che Kouyou stesso avrebbe voluto vederci vivere con forza e con speranza, continuando a portare avanti gli insegnamenti e i valori che ci ha trasmesso. Il dolore della perdita non svanirà facilmente, ma dobbiamo trovare conforto nei ricordi che ci ha lasciato e nella consapevolezza che continuerà a vivere nei nostri cuori e nelle nostre azioni. Grazie, Kouyou, per tutto ciò che sei stato. Non ti dimenticheremo mai "
Lo conobbe per alcuni mesi, gli proporse quella fantomatica sfida sulla sua storia. La persero amaramente sia lei che lui, il vincitore non esistette. L'unica cosa rimasta dei suoi ricordi, memorie passate e vita nascosta fu quel cappello arancione, ed un uomo ormai andato anni fa. Si chiedeva se nonno e nipote si fossero già incontrati.
Davanti all'altare con la sua foto, la bionda vestita di un kimono nero fissava questa con amarezza e nostalgia. Si chiedeva perché, come, e se vi fosse una possibilità di riportarlo indietro in qualche modo. Si immaginava come le avrebbe riso in faccia stupidamente nel vederla con le lacrime agli occhi, e forse offeso per non averle ancora fatte sfuggire.
E come se di quesiti non bastassero, si domandò se si fosse sentito allo stesso modo al funerale di suo nonno.
Una piccola pacca sulla spalla da parte di Nagasawa le fece segno di spostarsi e portare le loro condoglianze ai famigliari: madre, padre e nonna. Strano, non aveva mai parlato di lei prima d'ora. Avrebbe voluto analizzarla meglio, se non fosse per il contesto, lo sguardo basso e viso già in lacrime.
Lentamente si incamminò verso il leggio, davanti a tutti e di fianco alla fotografia. Poteva sentire ancora la sua presenza dietro le spalle, sbirciante il contenuto del foglio. Un discorso non lo ebbe preparato, la forza rimasta in corpo per questa occasione andò per solo una poesia, scritta dopo varie notti insonne. La gola chiusa, l'ansia, e la tristezza la sopraffarono per i primi momenti, dovendo aggrapparsi al leggio ed evitare di piangere proprio prima di un discorso.
" conobbi Kouyou quest'anno scolastico e, nonostante le prime avversità, diventammo subito un trio grazie anche ad un'altra persona "
Lo sguardo si posò in mezzo alla folla su Kiku, accompagnato da sua sorella maggiore ed un'espressione vuota da far paura. Cosa pensava? Come si sarà sentito a sapere della notizia di quella notte, mentre lui dormiva e lei urlava in preda al panico? Triste per la perdita? Arrabbiato per non esser stato ascoltato dai due? Sofferente di aver pensato ai suoi obiettivi prima della salute altrui?
" anche se per poco è diventato parte della nostra vita, ci ha segnato nel profondo la sua presenza. Come noi eravamo pronti ad aiutarlo, anche lui sapeva esattamente cosa necessitavano "
"Promettimi una cosa però: se mai un giorno dovrei esserti un peso e non potessi ascoltarti, dimenticati di me".
Non era certa di cosa intendesse con quelle parole ancora oggi. Ora, non avrebbe più potuto chiedere chiarimenti. Era una metafora? Era un senso letterale? L'unica certezza era che fossero le sue ultime volontà per lei.
Se Kouyou volesse essere dimenticato, per quanto faccia male la cosa, avrebbe dovuto farlo. Dopo il servizio. Prima, voleva dimostrargli un'ultima volta fosse la persona giusta, che lo capiva, che poteva fare qualcosa per lui. Che, nonostante non avesse imparato pressoché niente della sua storia, poteva contare su di lei.
" in queste ultime notti, decisi di scrivere qualcosa in suo onore. Se mi è concesso dai suoi genitori naturalmente leggerla "
Guardò verso la loro direzione quei sconosciuti di "mamma" e "papà". Non era nuova a questa indifferenza. Provata la stessa a vedere i suoi stessi genitori ogni volta che tornavano da un viaggio temporaneamente prima di partire per l'ennesimo la settimana dopo. Volente di provare cosa Kouyou provasse nei loro confronti, si domandò se questo distacco era lo stesso per egli. Se, in fondo, non si è mai sentito voluto bene da loro nonostante il legame di sangue.
La donna più giovane annuì. Erika guardò il proprio foglio, mandò giù la saliva e recitò ogni lettera:
" era paralizzato,
ma solo il suo corpo era incrinato.
Non è semplice,
né una questione facile da spiegare.
"Lasciamo perdere", dice,
e chiude il sacro libro delle menzogne.
Si copre gli occhi,
negando a se stesso ciò che pensava fosse accaduto "
Il momento di silenzio per riprendere fiato fu più tagliante di una lama.
" grazie per la parola "
Degli applausi deboli si susseguirono. Mentre tornava al suo posto, notò la donna più anziana piangere incontrollabilmente. Un peso la sprofondò mentalmente verso il pavimento.
"Questo è anche Kouyou" pensò, ora capendo perché nascondesse tutto quanto.
Dopo di lei, Kiku susseguì al leggio.
" come Erika, anche io l'ho conosciuto solo per alcuni mesi. Uhm, eravamo compagni di classe tutti insieme e ci incontravano la sera per passare del tempo assieme "
Strinse i pugni.
" voglio essere sincero: Kouyou non sarà stato il più intelligente degli studenti, il più brillante delle stelle, il più amato fra compagni e professori, ma comunque sapeva fare braccia nei cuori di tutti. L'apparenza inganna, non era un semplice menefreghista, teneva alla classe, teneva alla sua vita, ma soprattutto teneva a chi più amasse, dimostrandolo attraverso gesti e regali. Se fosse qui con noi, non avrebbe perso tempo a punzecchiare il mio perfezionismo per poi assicurare che tutte le mie ansie prima di un evento importante erano solo nella mia testa, ricordandomi del titolo assegnato a noi due. Kouyou non era la persona prefetta, ma lo stesso è una da ricordare "
Dopo la cerimonia, lei, Kiku, Nagasawa e Moriko camminavano a passi pesanti verso l'automobile del più grande di loro, pronti a ritornare nelle loro case. Eppure qualcosa suggeriva ad entrambi i compagni di classe di non abbandonare il luogo perché, una volta fatto, avrebbero lasciato tutto alle spalle.
Non volevano lasciare alle spalle, perché è sempre stato indietro a tutti. Volevano stare al suo fianco, ricordargli del suo valore. Andarsene da quel luogo sacro e marcio era come abbandonare un ricordo nostalgico, e peggio ancora tradirlo.
Si girarono a guardarsi indietro, e poi fra di loro sorpresi della sincronizzazione.
" volete stare qui ancora un po'? "
Domandò la giovane donna con tono stridulo. Entrambi annuirono. I due adulti si guardarono a loro volta in concordo, lasciando tornare al luogo della cerimonia da soli, avvisando di aspettarli nei pressi dell'automobile.
" fumi? "
Chiese Nagasawa, tirando fuori un pacchetto di sigarette. Moriko scosse la testa.
" ah no, grazie. Ho smesso- "
" da quando sei uscita dalla riabilitazione, sì, ho sentito "
Fu presa alla sopravvista, perplessa su come facesse a saperlo.
" sarò pure alle porte della pensione, ma Kiku rimane uno dei miei allievi più stretti. E compilare i suoi documenti capita di scovare cose. Perdonami, se è un argomento delicato possiamo pure lasciar stare "
Tirò un sospiro di sollievo, capendo le intenzioni dell'uomo.
" si figuri, mi ha solo un po' spaventata. E cosa mi dice invece di Kouyou come allunno? "
" mh, il discorso di suo fratello ha riassunto bene l'opinione generica al riguardo, non credo ci sia altro fa aggiungere. Se mi permette, per festeggiare la sua uscita e riunione di famiglia, le va una sigaretta? La vedo molto stressata ultimamente, signorina Takeda "
Le offrì il pacchetto, usando l'altra mano per accendere la propria.
Moriko guardò esso con occhi pensierosi. Allungò la mano.
Kiku ed Erika misero insieme piede dentro quel posto per la seconda volta, notando il vuoto lasciato dietro dalle persone che hanno precedentemente fatto parte di ciò. I famigliari ancora di lato a parlare fra loro, si sentirono fuori luogo poiché la breve conoscenza. Fu lì che la realizzazione colpì: l'ebbero conosciuto per pochissimo tempo. Uscirono poco dopo, dirigendosi al parcheggio una seconda volta.
Dei passi accanto a loro li risvegliarono, appartenenti non uno ma bensì due uomini che conoscevano: Hamasaki e Kanemaru. Entrambi vestiti di nero.
" signori, cosa ci fate qui? "
Domandò il fanciullo.
" porgiamo le nostre condoglianze alla famiglia Onishi, come voi del resto "
Spiegò brevemente Kanemaru.
" ci sembrava la cosa giusta da fare dopo il turno di lavoro, abbiamo persino portato dei koden per la famiglia "
Disse invece Hamasaki, tirando fuori dalla tasca alcune banconote e contandole.
Il suo fare menefreghista, il fatto di poterli comprare come se niente fosse, la minaccia ormai andata per lui. Perché ora che Kouyou è andato, non era sotto pressione. Ora che Kouyou è andato, non doveva fare come un'altra persona volesse. Ora che Kouyou è andato, Hamasaki sorrideva come un dannato per aver spazzato un sassolino fuori dalla sua strada.
Fu lì che qualcosa dentro Erika si spezzò.
" chi diamine vi credete di essere... "
Borbottò inizialmente, stringendo i pugni. Alzò lo sguardo verso loro, come una sfida, una minaccia.
" con che faccia avete il coraggio di presentarvi al suo funerale?! "
Tutti e tre i maschi la guardarono confusi.
" Erika- "
Non le importava se fossero suoi superiori a scuola. Qua fuori, erano due cretini che si nascondevano dietro qualche soldo ed una cravatta.
" Kouyou era un amico, un... "
Lasciò stare quel pensiero pur di non farsi male da sola.
" non siete stati invitati, anzi, non avete il diritto di presentarvi al funerale dopo tutto quanto! "
L'aria divenne tesa, il silenzio pesante come una cappa soffocante. Hamasaki e Kanemaru si fermarono, la loro indifferenza iniziale vacillò leggermente di fronte alla furia improvvisa di Erika. Gli occhi di lei erano fissi su di loro, colmi di un dolore che bruciava come fuoco.
" Erika, per favore... "
Mormorò Kiku, cercando di placare la situazione, ma la sua voce sembrò perdersi nel vuoto.
Sentiva il sangue ribollire mentre la rabbia prendeva il sopravvento. Guardò Hamasaki e Kanemaru con una tale intensità che sembrava volesse perforarli con lo sguardo. La confusione dipinta sui loro volti non faceva che alimentare il suo disprezzo.
" come osate, venire qui e fingere di essere dispiaciuti, come se non aveste nulla a che fare con la sua morte! "
Hamasaki alzò un sopracciglio, apparentemente calmo.
" di cosa stai parlando, Uchimura? Onishi ha avuto un incidente. Un tragico incidente, nient'altro "
" un incidente? Davvero? E vuole farmi credere che non avete niente a che fare con quello che è successo? "
Il tono di Erika era tagliente, quasi velenoso. Cercò di avvicinarsi a loro ma Kiku le tenne il braccio per evitare ulteriore problemi.
Kanemaru fece un passo avanti.
" Uchimura, capisco che tu stia soffrendo, ma queste sono accuse molto gravi. Non c'è nulla che colleghi noi a ciò che è successo "
" gravi? Gravi sono le conseguenze delle vostre azioni! "
Replicò, serrando i pugni così forte che le nocche diventarono bianche.
" non posso accettare che sia stato solo un incidente, non dopo tutto quello che Kouyou mi aveva confidato! "
Hamasaki la osservò un istante di più, analizzando quelle parole. Mise via le banconote e mise una mano sulla spalla.
" credi quello che vuoi, ragazzina. Ma non hai prove. Onishi è morto, e non c'è nulla che tu possa fare per cambiarlo. La vita va avanti. Perché voi donne dovete sempre essere così drammatiche? "
Quelle parole colpirono Erika come un pugno nello stomaco. La superficialità con cui Hamasaki trattava la morte di Kouyou la disgustava profondamente. Fece un passo avanti, invadendo il suo spazio personale, gli occhi fissi nei suoi. Ma fu fermata nuovamente da Kanemaru.
" hai mai sentito parlare del 'despair effect'? "
Domandò d'un tratto, mettendo una mano in tasca.
" si dice fra psicologi sia una patologia mentale, dove ragazzi che toccano il fondo vogliono farla finita. E non usano un mezzo qualunque : si gettano in mezzo alla strada. Puoi controllare internet per più informazioni. Ora, Uchimura, cosa stava facendo Onishi quando l'hai visto uscire? "
Erika lasciò la presa, guardando in basso.
" era... andato sulla strada "
Si lasciò sfuggire quasi inconsciamente.
" sai che problemi lo affliggevano? "
Lo sapeva? Kouyou glielo aveva mai confidato? Solo la storia di suo nonno. Basta. Non sapeva altro della sua famiglia, dei suoi problemi, del suo intero mondo. Erika... Non sapeva niente di Kouyou in realtà. E se fosse stato abusato? E se pativa la morte del nonno ancora oggi? E se fosse stata lei il problema con il dilemma amoroso?
Forse, avrebbe dovuto veramente dimenticarlo da quanto poco sapesse?
Kanemaru fece un passo indietro sospirando, tornando sulla sua strada. Hamasaki lo seguì. Erika cadde sulle sue ginocchia, sguardo in basso. Rimase ferma, respirando a fatica, mentre le lacrime finalmente iniziarono a scendere lungo le sue guance. Kiku la raggiunse, mettendo un braccio intorno alle sue spalle per consolarla, senza dire nulla. Sapeva che, in quel momento, non c'erano parole che potessero alleviare il dolore dell'amica.
" non doveva finire così "
" lui non doveva... non doveva andare via così "
Dall'amarezza si tramutò frustrazione.
Kiku la strinse più forte, condividendo quel dolore muto.
" li odio, li odio, li odio "
" non è la fine, non lo è '
Un mezzo sorriso amaro parve sulle sue labbra.
Perché solo lei sapeva di quel documento, di quella verità.
Non avrà saputo la sua intera storia, ma sapeva abbastanza di Kouyou per importar di lui. E se avesse quelle prove, ci sarà un motivo preciso.
Non avrà potuto scrivere il primo capitolo della loro storia, ma non significava dover dimenticarsi del progetto. L'avrebbe ripreso, rivisitato e dato un nuovo nome. La giustizia per Kouyou.
Non saprò dimenticarti, ma proverò a portare a galla ciò che volevano seppellire. Questa è una promessa.
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I giorni successivi furono ancor più letali dell'aspettare che il funerale avvenga. Erika balzò come minimo una settimana di scuola, o forse... Due? Non se lo ricorda, e non le importava molto. Le sue priorità era chiare: avrebbe dovuto capire cosa fare con quei documenti. Ringraziava il cielo di esserseli stampati più volte e quindi non sarebbe dovuta partire una caccia al tesoro pur di trovarli. Li leggeva e rileggeva, ormai conosceva ogni goccia d'inchiostro come il palmo della sua mano.
Se la parte razionale di sé stesse cercando di capirci qualcosa lì, quella più emotiva girava sul web a ricercare cosa Kanemaru definisse "despair effect", scovando solo un sito congruente alla sua tesi e carente di informazioni. Domandava sorgeva spontanea: come diamine faceva a sapere di questo? Come faceva ad esserne così sicuro? Si mentì, pensando volesse solo metterle paura e gettar la spugna prima ancora di averci provato. Non credeva di aver odiato un duo di uomini come attualmente.
Il rumore della porta aprirsi la spaventò, girandosi verso essa e nascondendo i fogli nel cassetto della scrivania. Nagasawa entrò con due tazze di tè in mano.
" è permesso? "
Erika tirò un sospiro, annuendo e segnando di porgere la propria a lato della superficie.
" vuoi parlarne adesso? "
Il silenzio era palpabile mentre guardava la tazza, il vapore inalzato quasi appanava i suoi occhiali.
" come sono Hamasaki e Kanemaru? "
Alzò un sopracciglio, non aspettandosi questa domanda.
" siamo semplici colleghi di lavoro, non ci parliamo molto "
Eppure lo sguardo di Erika rendeva chiaro quanto falsa quella bugia fosse. Tirò un sospiro.
" perché vorresti saperlo? "
" si sono presentati al funerale, ed ho realizzato di non avertelo mai chiesto prima "
Prese un sorso di tè.
" vediamo, ci siamo conosciuti allo stesso ufficio, eravamo tutti aspiranti politici ed attaccammo da lì "
Iniziò alzando gli occhi al cielo pur di ricordarsi tutto.
" quando arrivammo a lavorare per la Ultimate Future Foundation fu nostro obiettivo cercare di creare un sistema educativo funzionale per voi giovani, e dopo la dimissione di Kaneko abbiam assunto il controllo ed espanso i nostri orrizonti. Se ci pensi, tre persone a capo rispetto ad una sono più efficienti. Puoi considerarci un sistema di 'checks and balances' "
Cercò di usare termini semplici, lasciando un'espressione pensierosa in volto.
" Kanemaru è decisamente la parte legislativa. Propone idee, le discute con il suo gruppo e le elabora meglio. Di carattere è molto creativo, tant'è che mi pare da piccolo volesse fare anche l'artista "
Huh, non l'avrebbe mai detto ora.
" Hamasaki invece è più per l'esecuzione. Non importa le regole, se son state approvate, le farà rispettare. In realtà è anche molto severo con la barriera lavoro-vita privata, son ben poco di lui, se non che abbia una moglie e due figli "
" e te invece? "
Domandò dunque curiosa.
" anche se apparentemente inutile, sono la parte giudiziaria. Dovrei controllare che tutto vada a gonfie vele e, be', credo tu sappia la mia storia "
Un piccolo sorriso comparse sulle sue labbra, accarezzando la testa della fanciulla.
" quindi anche oggi notte in bianco? Non vai a scuola? "
Erika porse lo sguardo altrove.
" non lo so, non... me la sento di dormire "
" incubi? "
" anche "
" se serve, posso rimanere in camera tua finché non ti addormenti "
" no, no, vai pure, devo solo... "
Sbadigliò inconsciamente, al che l'uomo rise. Prese le redini del mouse e chiuse il computer prima di augurarle la buonanotte.
" ah, per la cronaca, evita di rubarmi le sigarette. Non vorrai finire come me spero "
Mise tutto su una nota più leggera. Entrambi sorrisero, Erika cosciente di esser stata beccata con le mani nel sacco.
Una volta la porta si chiuse davanti sé, lasciandola in un buio assoluto, quel sorriso scomparve in un battito e si promise una cosa: non dirà niente delle sue ricerche.
Non si poteva fidare di lui.
Ma di qualcun altro sì, ed è per questo che la sera successiva si avvinghiò al cafè nella speranza di trovare sia Subaru che Kiku.
" Erika! Da quanto tempo "
Esclamò sorpreso il proprietario del cafè.
" Subaru lavora oggi? "
" ha appena finito il turno, dovrebbe uscire a momenti "
E come per magia lo fece. La bionda gli andò incontro, prendendolo per la mano e tirandolo fuori prima ancora che potesse formulare una parola.
" che c'hai adesso? "
Erika rovistò nella propria borsa e gli consegnò delle copie di quei documenti.
" tieni, tienitelo per te, miraccomando. E tiralo fuori quando sarà il momento. Ho bisogno di spargere la voce "
" che è? "
" la prova che tua nonna sia stata cacciata ingiustamente dall'organizza- "
" oh, insomma! Non mi basta questa predica a casa, dovete pure venire voi a lavoro a farmela?! "
Sbraitò d'un tratto, stringendo il foglio fino a stroppiciarlo.
" non mi interessa di questa storia, lasciatemi fuori da tutto quanto, intesi? "
" è importante- "
" lo so che è importante, non mi fa altro che dirlo ogni giorno che 'dovrò riprendere le redini della famiglia'. Ma non me può proprio fregare sinceramente! "
Erika fu scioccata, tentò di parlare ma fu nuovamente interrotta.
" non m'interessa, Erika. La mia vita non ruota attorno ai problemi di mia nonna. Sono stanco di vivere all'ombra di quella là "
Ripeté Subaru con un tono più sommesso ma fermo.
Lo guardò per un attimo, sorpresa dalla veemenza delle sue parole. Non aveva mai visto Subaru così deciso nel rifiutare qualcosa.
" Subaru, non ti sto chiedendo di diventare un eroe. Voglio solo che tu capisca l'importanza di quello che abbiamo trovato. Può fare la differenza, non solo per tua nonna, ma per molte altre persone che sono state danneggiate."
Replicò, cercando di mantenere la calma.
" ho già abbastanza da gestire con la mia vita e il mio lavoro. Non ho intenzione di aggiungere altro peso alle mie spalle.
Si voltò per andarsene.
Erika sentì un nodo formarsi alla gola.
" se non hai altro di cui parlare, me ne vado "
Subaru fece un cenno con la testa, evitando di incrociare l'espressione ferita, e se ne andò via. Erika lo guardò allontanarsi, sentendo un misto di frustrazione e rassegnazione. Mentre si allontanava, lei restò lì, stringendo i documenti nella borsa.
Dunque il cerchio di restrinse ancora una volta. Aveva solo una persona con cui parlarne: Kiku.
Corse verso casa sua nonostante il sole calasse e bussò ripetutamente. A rispondere fu, stranamente, Moriko che sembrava un po' fuori forma. Cioè, non che da prima non lo sembrasse. Ecco. Lasciamo stare.
" oh... Erika, suppongo tu voglia parlare a Kiku "
" ... stai bene? "
Notò il viso più pallido del solito ed un odore di fumo di sigarette pervadere il suo naso.
" ah, sì sì. Non ti preoccupare, credo di essermi ammalata un po' a lavoro, ma non è niente di che, dai. Kiku è in camera sua, se serve te lo chiamo "
Inclinò la testa, senza dire niente. Entrò dentro, sì tolse le scarpe e corse verso il corridoio, notando con la coda dell'occhio il sospiro deluso della giovane donna. Che aveva?
Bussò alla porta della sua camera.
" Kiku? Ci sei? "
Aspettò ed bussò per la seconda volta.
" Kiku? Dormi di già? "
Sapeva non fosse proprio il tipo notturno, ma a quest'orario non dormiva mai.
Dopo alcuni secondi la porta si aprì, mostrando un fanciullo in pigiama e capelli rovinati.
" mh? Erika? Che c'è? "
Il tono rotto e stanco invece provarono che stesse effettivamente riposando. A proposito, lui andava a scuola ancora? Oppure è rimasto a casa come lei?
" devo parlarti "
" okay? "
Prese il suo polso e lo trascinò sul suo letto. Nonostante le coperte fossero spiegate, era decisamente più ordinato del suo quando lo sistemava.
" devo dirti... Uhm... Tante cose, ecco "
Erika avrebbe anche voluto parlare della storia della relazione fra i tre, ma senza Kouyou... non era lo stesso.
Man mano che parlava, il giovane si svegliava di sé.
" no, solo una, cioè- sono tutte collegate, ma sì "
" dimmi tutto "
Si grattò un occhio.
" prima mi devi promettere una cosa: qualunque cosa succeda, non dovrai parlarne con nessuno, almeno per ora. È importante "
Disse, guardando Kiku negli occhi per assicurarsi di avere tutta la sua attenzione.
Kiku annuì lentamente, ancora assonnato ma consapevole della serietà del momento, ed anche preoccupato per tutto con ansia sempre più crescente.
" te lo prometto. Di che si tratta? "
La bionda fece un respiro profondo, cercando di mettere in ordine i suoi pensieri.
" ho trovato, no, Kouyou ebbe trovato dei documenti... prove che riguardano l'organizzazione che ha cacciato la nonna di Subaru. Non solo dimostrano che è stata trattata ingiustamente, ma potrebbero anche coinvolgere Hamasaki e Kanemaru in qualcosa di molto più grande e pericoloso. Credo che possano essere legati a quello che è successo a... Lui "
Kiku sgranò gli occhi, la stanchezza spazzata via dall'inaspettata rivelazione.
" vuoi dire che pensi che loro due abbiano avuto qualcosa a che fare con... l'incidente? "
Piano piano si spiegava il comportamento inusuale avuto il giorno del funerale. Piano piano, Kiku voleva crederle anche se insicuro poiché dell'autorità che i due esercitavano.
Erika annuì, stringendo i pugni.
" non ho ancora tutte le prove, ma il loro comportamento, il modo in cui si sono presentati al funerale... Sembravano quasi sollevati, come se sapessero di aver rimosso un ostacolo "
Kiku restò in silenzio per un momento, cercando di assorbire l'informazione.
" cosa vuoi fare con questi documenti? "
" voglio portarli alla luce... E render giustizia "
Dichiarò prima di sembrare un po' delusa.
" ma non sono un esperta in notizie, non ho collegamenti specifici a vari campi che possano aiutarmi, anzi, non credo di aver nessuno tranne... Te "
Abbassò lo sguardo, la solitudine iniziò a colpirla a quelle parole.
" e sei il mio migliore amico dopotutto "
Kiku tirò un sospiro, abbracciandola di lato e portando la testa della fanciulla sulla sua spalla, accarezzando i suoi capelli.
" sai che stai andando incontro a qualcosa di grande? "
Annuì sciogliendosi al suo tocco. Era strano. Di solito i ruoli sarebbe stati inversi. Kiku non era il tipo confidente e propenso a questa intimità. Eppure eccoli là. Huh, forse era cambiato.
" farò del tutto per voi due, se serve qualsiasi cosa, basta un fischio "
... Cosa mai cambierà è il poter sempre affidarsi a lui.
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Già la giornata seguente Erika ben pensò di trascinare i due in una redazione consigliata a lei da molti professori alla H. P. A.. Trovarono uno dei giornalisti più accaniti delle notizie controverse e, dopo varie discussioni, riuscirono ad arrivare ad un compromesso: dategli un paio di giorni e ricercherá meglio la situazione indipendentemente.
Kiku doveva essere onesto: non sapeva cosa pensare di tutta questa situazione. Già dover patire la perdita di un amico - solo un amico? - era pesante, mettiamoci in mezzo la teoria di Erika, i suoi sforzi nel 'portare giustizia' e persino tutti gli impegni avuti con il consiglio studentesco. Da una parte comprendeva la rabbia, ma dall'altra... Erika era più legata a Nagasawa, mentre lui aveva conosciuto Kanemaru ed Hamasaki più a fondo per via degli incontri e non sembravano affatto quella tipo di persona.
" takeda, hai dimenticato la borsa in classe "
Parli del diavolo e spuntano le corna, come si suol dire. Kanemaru sbucò allo scoperto da dietro l'angolo dell'uscita. Il castano realizzò solo ora di essersela dimenticata- no, aspetta, in classe? Non l'aveva lasciata in palestra per fare l'ennesima volta l'arbitro di una partita? Huh...
" o-oh! La ringrazio signor Kanemaru, mi è totalmente sfuggito dalla testa, ahah "
Riprese la sua proprietà fra le mani.
" figurati, ci vediamo più tardi alla conferenza, okay? "
" assolutamente! buon resto del pomeriggio! "
Dopo la lunga giornata scolastica ed un piano forse andato bene, non aspettava altro di riposarsi a casa per alcune ore prima di uscire nuovamente per un impegno. Niente di nuovo, solo la recente stanchezza sia mentale che fisica per... Tutto quanto. Non poteva farci molto al riguardo, solo resistere è persistere finché questo brutto periodo non sarebbe passato. In fondo, si dimostra il proprio talento anche attraverso la determinazione, no?
Salutò Erika con un cenno alla divisione delle proprie strada e per la sua inviò un messaggio a Moriko, informandola che sarebbe presto tornato a casa ma, se servisse, avrebbe pure fatto un giro al supermercato per comprare qualcosa da mangiare. Non rispose per alcuni minuti, finché non si trovò di fronte al cancello del condominio. Scrisse qualcosa fra le righe di "nah, tutto apposto, ho già preparato qualcosa" con alcuni errori ortografici qua e là - la grammatica non era proprio il suo forte, diciamo.
Come prese le chiavi per aprire la porta, qualcuno gridò:
" hey, ragazzino! Sei Takeda Kiku? "
Si girò per vedere l'automobile della polizia parcheggiata davanti al marciapiede, due uomini al suo interno. Uno al manubrio, mentre l'altro fu colui che parlò col finestrino abbassato. Sentì gola stringersi ed i muscoli irriggidirsi. Era certo di non aver combinato niente fuori dalla legge, eppure un po' d'ansia per la vista di tali autorità lo colpì.
" sì, signor agente. Uhm, come posso aiutarla? "
Chiese, e l'uomo fece cenno di avvicinarsi.
" stiamo facendo un'ispezione del quartiere, ci chiedevamo se potessimo vedere cosa hai con te "
Uscì dall'auto, sbattendo la porta dietro. Il collega lo seguì pochi istanti dopo lo spegnimento del motore.
" certo, vediamo... Ho le mie chiavi di casa, il telefono, libri di sc- ehi! "
La borsa scolastica fu strappata dalle sue mani con brutalità, non avendo il tempo di resistere. L'uomo frugò all'interno, alla ricerca di qualcosa di preciso.
" non può fare questo, mi scusi! "
Kiku cercò di riprendersi i suoi averi, ma venne fermato dal secondo poliziotto.
" è una perquisizione, hai dato il tuo consenso, ricordi? "
" ma- "
" ragazzo, abbiamo ragione a temere tu porti qualcosa di illecito in giro, e che non sia la prima volta "
La fronte si corruggò ancor di più.
" secondo quale base? "
" il messaggero ha detto di voler rimanere anonimo, non possiamo dare altre informazioni "
Strinse i pugni, non riuscendo a togliere lo sguardo da come violentemente venisse scosso lo zaino.
" agenti, vi state sbagliando! Non ho mai fatto niente in 17 anni della mia vita! Ci tengo alla mia reputazione! "
" lascia fare il nostro lavoro, okay? Se sei innocente come proclami, non dovresti avere problemi con tutto questo, dico bene? "
Aprì la bocca ma parole non uscirono. Semplicemente guardò in basso sconfitto. Bastava persistere, bastava persistere, bastava persistere. Si ripeteva ciò all'infinito pur di non dar di matto.
" potrei prendere il mio cellulare? Devo avvisare mia sorella- "
" no, metti le mani in alto e non toccare niente di tuo "
Strinse i denti, facendo come richiesto lentamente.
Come se la situazione non potesse andare peggio, un agghiacciante grido di vittoria lo placò sul posto. Il primo poliziotto trovò, in una tasca lontana in fondo allo zaino, una piccola bustina con della polvere bianca al suo interno.
" ecco qua, prove schiaccianti "
" cosa- cos'è? "
" sostanze, non è chiaro? Non hai nemmeno controllato prima di rubarle? "
" sostanze? Io? Rubarle? Non so niente di tutto questo! "
Se l'espressione scioccata non bastasse, le mani tremavano ed il fiato si bloccava ad ogni secondo sempre di più.
" è inutile tu neghi tutto adesso, avrai un bel po' da dire al giudice al riguardo. Takeda Kiku, sei in arresto per contrabbando e possibile uso di sostanze stupefacenti "
Il sangue si gelò, non riuscendo a muovere nemmeno gli occhi. Uno di loro si avvicinò sempre di più con quelle manette ed il sol pensiero di trovarsele sui polsi voleva sotterrarsi senza mai più uscire.
In che senso aveva quella roba addosso? Chi nella sua sana mente avrebbe posato ciò nella SUA borsa? Perché poi?! E dove le ha trovate?!
Cazzo, cazzo, cazzo. Che avrebbe dovuto fare? Non voleva ciò sul registro scolastico! No! Aveva lavorato un'intera vita per non cadere in fondo come il resto della sua famiglia! Aveva sempre dimostrato di esser capace di fare del bene nonostante i pregiudizi! Aveva sempre evitato guai! Diamine, persino il suo titolo ultimate dimostra tutti i frutti delle sue imprese e sacrifici fatti nella solitudine più totale!
Cosa diamine aveva fatto per meritarsi questo in cambio?!
" oh, buon pomeriggio agenti. Cosa credete di star facendo con il tipetto qua, mh? "
Una quarta voce si unì alla conversazione, proprio quando l'uomo ad un passo di distanza. Si girarono: era Moriko.
La donna oscillava da una parte all'altra cercando di reggersi in piedi, usando addirittura il cancello aperto ed ora chiudo dietro la sue spalle come appoggio.
" stia fuori, signorina "
" mh, bella idea, bella idea davvero, ma non posso perché sembriate state arrestando il mio tenero fratellino. E fatevelo dire, qualsiasi cosa pensate abbia fatto, vi sbagliate di grosso "
Si avvicinò traballante, Kiku notò allora la benda attorno alla caviglia. Era caduta poco fa? Perché? Perché quei occhi gonfi? E quella... Puzza di fumo?
" abbiamo le nostre ragioni per credere- "
" ed io le mie per sfatarle. Sapete che bravo ragazzo sia a scuola? Il migliore! Cazzo, ha pure un titolo ultimate che lo definisca tale! Vi siete bevuti il cervello se crediate un ULTIMATE, la SPERANZA del Giappone intero, possa fare un crimine tipo... "
Guardò il sacchettino con la polvere.
" ... quello là. Sembra gesso che coca, fatemi essere sincera. Ho visto di qualità migliori "
" mi scusi signorina Takeda, lei ha visto cosa? "
" ma non ha importanza! Perché è innocente! Ora giù le mani prima che dobbiate arrestarmi per qualcosa di peggiore "
Si mise in mezzo all'agente ed il fratellino, spingendolo un po' indietro. L'uomo la spostò di lato.
" ringraziamo il suo inserimento, ma la denuncia è già stata esposta- "
" lei sa che sono uscita dal centro di riabilitazione qualche mese fa? "
Chiese d'un tratto, facendo un passo in avanti minacciosa mentre si grattava l'occhio.
L'agente la fissò, incerto su come procedere.
" e questo cosa c'entra con la situazione? "
Moriko scrollò le spalle, ridacchiando leggermente.
" c'entra eccome. Sa, ho passato un bel po' di tempo a capire cosa si prova quando si viene accusati ingiustamente. Forse lei non capisce quanto possa essere devastante per un giovane come Kiku. Ha lottato per evitare gli errori della nostra famiglia, per creare un futuro migliore. E voi lo state distruggendo con queste accuse infondate "
L'agente sembrava ancora più perplesso, mentre il suo collega si avvicinava alla giovane castana, valutando la sua condizione.
" signorina, la sua testimonianza non cambia i fatti. La borsa di suo fratello conteneva sostanze illegali, e dobbiamo agire di conseguenza "
Scosse la testa con un palmo che copriva gli occhi, imperterrita.
" mi faccia capire, caro o il mio agente, quindi state arrestando un ragazzo solo perché avete trovato qualcosa nella sua borsa? Qualcosa che potrebbe essere stato piantato lì da chiunque? Non avete considerato l'ipotesi che possa essere vittima di una trappola? "
L'agente sembrò esitare, e Kiku approfittò del momento per parlare.
" non so come sia finita quella roba nella mia borsa, ma vi giuro che non c'entro nulla. Ho sempre cercato di evitare guai e ho sempre lavorato sodo per i miei obiettivi. Vi prego, controllate ovunque, chiedete a chiunque mi conosca. Questo non ha senso "
Gli agenti si scambiarono un'occhiata, discutendo brevemente tra di loro.
" deve comunque venire in stazione con noi, signorina "
Moriko guardò l'agente con un'espressione improvvisamente glaciale, il suo sorriso ebete svanito. Fece un passo in avanti, fissando il poliziotto dritto negli occhi.
" signor agente "
Disse con voce gelida più gelida che avesse mai udito nella sua via.
" Kiku non ha nulla a che fare con questa storia. Quella roba è mia "
Kiku spalancò gli occhi, incapace di comprendere le parole della sorella.
" Moriko, cosa stai dicendo? Non può essere! "
Gli lanciò uno sguardo sprezzante, che lo colpì come un pugno allo stomaco.
" ovvio che non può! Ma OVVIAMENTE hai dovuto mandare tutto in fumo! Ugh! Come sempre in fondo! Che ti costa aiutare la tua sorellona una volta ogni tanto senza farti sgamare da questi galli senza cervello! "
Gli agenti si guardarono, incerti, ma il primo poliziotto decise di seguire la pista offerta da Moriko.
" sta dicendo che quelle sostanze sono sue? Come sono finite nella borsa di suo fratello, allora? "
Moriko fece una risata amara, uno sghignazzo pieno di disprezzo.
" molto semplice: stamattina lo minacciato di portarmi un po' di soldi. Sa, no, con sto lavoretto di merda che il centro di riabilitazione mi ha dato non ci arrivo proprio a fine mese e volevo giusto comprarmi un abito nuovo di zecca! Ma ovviamente l'inflazione colpisce e mi ha costretto ad arrivare a tanto! "
Non era vero! Non l'aveva minacciato! Di cosa diamine stesse parlando? Se non è stata Moriko, allora chi ha messo ciò lì dentro? Perché stava prendendo colpe che non avesse?
La donna si avvicinò ancor di più, pochi centimetri dalle loro facce.
" ma lei aveva detto di esser uscita da lì- "
" sì, e oh grazie al cielo che son fuggita! Non avete idea di quanto si soffra d'astinenza oggigiorno! Cazzo, mi son dovuta accontentare dei vapes pur di placare la fame! L'ho già detto che ho pure usato quella polvere in questi giorni? No? Davvero? "
Kiku era troppo sconvolto per parlare. La persona davanti a lui non sembrava più sua sorella.
" moriko... cosa sta succedendo? "
" stai zitto, cazzo, prima che ti tiri uno schiaffo! "
Gridò, avanzando verso di lui a rapido passo. Gli agenti la bloccarono, ma non prima che lei riuscisse a sbattergli contro il petto, spingendolo indietro. Per fortuna non cadde, ancora pietrificato dal ribattere. Anzi, adesso tremava come una foglia, un bambino in cerca della sua mamma. Brutti ricordi dei loro genitori tornarono alla sua mente. Sua sorella si stava esattamente comportando come loro. Perché? Perché era così aggressiva d'un tratto?
" sono stufa di sentirti lamentare! Sempre così perfetto, sempre così bravo. Mi hai sempre fatto sentire una nullità! Si vede che mamma volesse più bene a te che me! Cazzo, ti ha pure pagato l'affitto di questa catapecchia per non so quanti anni! Mentre io stavo a marcire in quella gabbia di drogati! "
Gli agenti la trattennero, ma la rabbia era palpabile.
" volevo solo farmi un po' di soldi facili e viziarmi! E ora, guarda dove ci hai portato! "
Il primo agente annuì lentamente, mentre l'altro si avvicinava a Kiku, ancora scosso e incapace di reagire.
" ci dispiace per l'incomprensione, tua sorella ha ammesso le colpe e la porteremo in centrale. Buon resto della giornata "
Lei sorrise freddamente, guardando con disprezzo, tornando calma.
" su, su, non fatemi spazientire qua, andiamocene prima che la denuncia si aggravi ad assalto. "
" lei sa della gravità di tutto questo? È disposta alle conseguenze? "
" sai che roba, massimo vado a rivedere il mio vecchio in prigione. Mi avrebbe menato per molto meno onestamente "
Disse con nolachance.
Uno degli agenti prese Moriko per le braccia e le mise le manette, trattenendola con decisione.
" Moriko Takeda, sei in arresto per possesso, traffico e possibile uso di sostanze stupefacenti. Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa tu dica potrà essere usata contro di te in tribunale "
" mi mancavano proprio quelle parole "
Commentò con una punta di sarcasmo. Mentre la portavano via, si voltò un'ultima volta verso Kiku, il suo sguardo duro si trasformò in uno più dolce, dispiaciuto e sul punto di piangere. Fece un movimento con le labbra da dietro il finestrino: "scusa".
Una volta che l'auto andò via, provò l'intero mondo crollargli addosso e le gambe gelatinose non riuscivano più a reggersi. Cadde per terra, gettando via lo zaino.
Non... Non riusciva a spiegare cosa stesse provando. Rabbia e frustrazione? Tristezza e malinconia? Nostalgia e déjà vu?
Era la seconda volta che succede, la seconda volta venisse portata via. La prima era tutta colpa sua, ma questa? Nessuno dei due c'entrava con questa faccenda!
Perché faceva sempre così?! Perché si doveva sempre sacrificare per gli altri e mai pensare a se stessa?! Proprio ora che la sua vita stava tornando in piedi?! Proprio ora che la necessitava più di qualunque altra cosa?! Prima Kouyou... E poi... Lei...
Realizzò di essersi messo a piangere quando le lacrime sporcarono il pavimento sottostante. Lacrime amare, singhiozzi che bloccavano la gola e voce. "Non è giusto" desiderava urlare, "cosa vi abbiamo fatto per meritarci ciò?". Avrebbe voluto alzarsi e rincorrere quell'auto. Parlare e chiarire come Moriko non fosse quella tipo di persona da gettare via così la sua seconda possibilità.
Eppure il corpo duoleva.
Eppure la mente portava a galla ricordi indesiderati di loro e suo padre, di come si mettesse sempre in mezzo e le prendesse al posto del suo fratellino, di come cercasse di mantenere entrambi così che potesse concentrarsi sugli studi... Ma anche del suo primo arresto, della sua prima notte isolato, e della vita che ebbe fatto fino ad oggi... Completamente da solo.
Ed ancora una volta era da solo.
Ancora una volta, tutti lo avevano lasciato.
Ancora una volta, a sua fonte di sicurezza gli fu strappata via.
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" hey kiku, come è andata la conferenza? "
" hai trovato qualcosa? "
" il giornalista non mi ha ancora scritto "
" [link] lol "
" che fai, dormi di già? "
" kiku? "
" bababababa "
" akfisigia "
" skfkakfoa "
" okay, la smetto. Ma puoi scrivermi appena puoi? "
Tirò un sospiro posando il cellulare sulla scrivania con lo schermo giù. Non credeva di essersi staccata ancora dallo schermo enorme del computer da quando fosse tornata da scuola. Non era certa cosa cercasse di preciso. Alcune volte sfogliava il sito della scuola, altre l'azienda giornalistica a cui si fossero riferiti giorni fa, un'altra tabella mostrava un forum di cospirazioni e teorie - roba da matti comunque - ed un'altra ancora era un file sul suo progetto da portare a termine entro fine mese. Insomma, la mente stava viaggiando per mari e monti alla velocità della luce fra mille task.
Eppure adesso non riusciva a dare una costante occhiatta al piccolo schermo del cellulare, aspettando vibrasse per una notifica di Kiku. Non è la prima volta che aspettava una risposta, però era la prima da quando avessero iniziato tutto questo. Ed ogni azione la categorizzava come urgente. Più ansiosa di lei coi tempi era proprio l'amico offline. La mente suggeriva di continuare le ricerche, che sarà stanco, mentre il cuore insisteva vi fosse qualcosa di sbagliato.
Alla collisione, qualcos'altro ancora la distrasse. Come aveva detto si chiamasse quella roba Kanemaru? "Despair Effect"? Mh...
Era passata appena un mese dalla sua morte ed ai tempi non riuscì a trovare niente riguardo questo argomento. Forse... Adesso?
Scrisse nella barra di ricerca e premette invio, ora molte più ricerche uscirono allo scoperto. In questo mese, non si parlava solo della sua morte, ma quella di molti altri studenti di varie scuole, anni e generi.
E guarda caso, il metodo sembrava lo stesso.
" Tragedia a Shibuya : secondo posto deceduto "
" La pressione scolastica colpisce ancora! "
" Ecco cosa succede sotto il naso dei genitori!
" Teorie sui recenti suicidi "
" La rata delle morti giovanili aumenta! "
" Despair Effect - la pestilenza adolescenziale "
Ed altri titoli così. Non finivano più. Giovani della loro età se non più piccoli che terminavano la loro vita sotto atroci sofferenze, le contromisure inutili prese dalla polizia, le critiche sul sistema... Eppure sul telegiornale non si era ancora spiccata parola? Cosa... Cosa diamine stava accadendo?
Il telefono vibrò, riportandola alla realtà. Era un messaggio da parte di Kiku.
" perché insisti? "
" huh? "
" non ti capisco, perché dobbiamo fare tutto questo? "
" per Kouyou, ovvio "
" sì, ma sta portando solo a guai "
" tipo? Di che parli? Tutto bene? "
" lascia stare, non voglio più farne parte e basta "
Erika rimase perplessa. Compose il numero di Kiku con le mani che tremavano leggermente, cercando di capire cosa ci fosse di così sbagliato nel messaggio che aveva ricevuto. Dopo alcuni squilli, finalmente Kiku rispose.
" Kiku? Cosa sta succedendo? Ho letto il tuo messaggio e sono preoccupata "
Cercò di mantenere la voce calma.
" lasciamo stare tutto questo, ti prego. Sto dicendo che dobbiamo smettere di scavare. Tutto quello che stiamo facendo sta solo portando guai "
Rispose Kiku, il tono della sua voce rivelava una nota di irritazione.
" guai? Di cosa stai parlando, Kiku? Non possiamo fermarci ora. E se fossimo ad un passo dalla verità? "
Replicò Erika, confusa dalla sua reazione.
" ti rendi conto di cosa stai dicendo? Ti rendi conto che Moriko è nei guai a causa mia- nostra? Tutto questo per cosa, Erika? Per qualche stupida teoria cospirativa? "
Sbottò lui, la sua frustrazione evidente.
La bionda rimase senza parole per un momento, scioccata dal tono aggressivo di una persona conosciuta per la sua intera vita come calma.
" non è una teoria stupida! Ci sono troppi ragazzi che stanno soffrendo, e Kouyou meritava di meglio. Non possiamo semplicemente far finta di niente "
Disse, cercando di farsi sentire.
" meritava di meglio? E Moriko? Non merita forse di stare bene pure lei dopo tutto quello che ha passato? Si è chiusa lì dentro con altri tossici pur di rimetter la sua - la nostra - vita in sesto! Però tutti quei sforzi son Stati invani perché un cretino ha dovuto incastrarci per qualcosa! "
Erika non rispose.
" tu non capisci, non l'hai mai fatto perché i tuoi genitori almeno ti volevano bene! Almeno loro ci pensano a te di tanto in tanto! Moriko era l'unica persona che avevo vicino a me, okay?!L'unica! "
Il tono rotto, sul punto di piangere, infranse il suo cuore.
" ... stiamo mettendo tutti in pericolo. Non voglio che accada qualcosa di brutto anche a te "
Continuò dopo
" non puoi incolpare noi per quello che sta succedendo. Stiamo solo cercando di fare la cosa giusta "
Ricordò Erika con la voce tremante.
" beh, forse non è la cosa giusta, Erika. Forse stiamo solo peggiorando le cose. Non voglio più farne parte. Non voglio che Moriko soffra a causa di questo "
Disse il castano con un tono deciso.
" capisco tu sia il compasso morale liceale e tu creda di reputare una cosa giusta o sbagliata quando ti pare e piace, ma cazzo lo vedi anche tu che le cose non vanno bene qua! Proprio perché hanno cercato di incastrarti che dovresti andare avanti e dimostrarlo! "
Il silenzio dopo le strinse il cuore, tornando a parlare normalmente.
" Kiku, per favore, dobbiamo continuare. Siamo così vicini a capire cosa sta succedendo "
Implorò Erika, cercando di farlo ragionare.
" Erika, è finita. Non chiamarmi più se vuoi parlare solo di ciò. Non voglio avere più niente a che fare con tutto questo! Se non ti dispiace, ora vado a dormire perché domani ho un impegno. Buonanotte! "
Le urlò contro, e prima che Erika potesse rispondere, chiuse la chiamata.
Erika rimase seduta, fissando il telefono in silenzio. La sensazione di vuoto e frustrazione la sopraffece. Era la prima volta che si rivolse a lei in quella maniera, spaventandola addirittura. Che era successo con Moriko? Perché era così frustrato? Cos'era quell'impegno. Tornò sul PC e scrisse il nome della donna sulla barra di ricerca. I giornali già ne parlavano: una ex-dipendente tornata nel circolo vizioso ed arrestata per questo.
Oh.
Strinse pugni e denti cercando di mantenere la rabbia in corpo, la stessa che avesse provato Kiku magari? Avrebbe desiderato chiamarlo e chiarare tutto quanto. Sapeva non volesse realmente lasciarla da sola... Vero?
Erika non era da sola adesso... Vero?
Vero?
_____________________________
Bussò al campanello per la quinta volte quel pomeriggio, ma Kiku non era intenzionato a degnarla di una reazione. Era così grave? Era... Era veramente troppo? No, no e ancora! Non poteva esserlo! Che senso aveva nascondere tutto questo ADESSO? Cosa ne sarebbe stato di Kouyou? E della Hope's Peak Academy? E di quei ragazzini? E di Tai?
" per favore, apri... voglio solo parlarti "
Bisbigliò all'ennesimo silenzio, sapendo perfettamente di non poter esser ascoltata da nessuno, soprattutto Kiku in quel momento.
Era strano. Troppo strano.
Non crede le fosse capitata una cosa del genere con i suoi personaggi prima d'ora. Li analizzava, li capiva come nessun altro, allora perché all'improvviso hanno messo questo muro di fronte a lei, quando lo faceva per il loro bene? Comprendeva di esser ritenuta strana per questo pensiero, questo modo di approccio nelle relazioni, ma persone come Kiku non si son mai dimostrate contro al riguardo.
Ora era come se non lo riconoscesse, come se Kiku fosse un'altra persona. E questo pensiero non faceva altro che intimorirla, perché non sentiva di esser al commando.
Gli scrisse un messaggio prima di andarsene: "ti voglio bene, scusa per ieri, sono pronta ad ascoltarti appena vorrai".
Si diresse verso il cafè, alla ricerca di una piccola pausa per organizzare i pensieri. In più, non veniva lì da tanto tempo e Subaru avrà sicuramente sentito la sua mancanza. Insomma, una scrittrice che scompare alla stessa velocità nella quale è comparsa sul tuo luogo di lavoro e con la quale avete fatto amicizia nel corso dell'anno, non è qualcosa di normale. Gli farà una sorpresina.
O, meglio, la sorpresa l'ha fatta lui. In effetti Subaru non si presentò al bar, bensì un gruppo di uomini dall'aria minacciosa si era insidiato proprio all'entrata di questo. Il proprietario bloccava la via con il suo corpo.
" avete due secondi per andarvene prima che decida di chiamare la polizia per violazione di domicilio! "
" non stiamo violando niente, signore. Vogliamo solo controllare se chi cerchiamo sia qui "
" non lo è, chiunque egli sia! Non stiamo avendo clienti da qualche giorno ormai e gente come voi non frequenterrebbe un bar per ragazzi anche sotto tortura! Ora uscite! "
Indicò la porta fuori.
Erika cercò di farsi strada dentro il locale, passando attraverso l'unica fessura spaziosa abbastanza fra i loro grossi corpi e la porta. Proprio quando poté respirare un sospiro di sollievo e correre verso i bagni, una mano afferrò il suo braccio e strinse la presa fino a farle rilasciare un gemito di dolore.
" ah-! "
" ragazzina, che ti guardi? Ti pare il momento? "
" sei Erika Uchimura per caso? "
Un secondo uomo si girò, attirando l'attenzione di tutti.
Scosse la testa.
" è mia nipote, lasciatela stare ed uscite ho detto! "
Mentì il proprietario, e la presa si allargò leggermente, potendo provare il sangue circolare alla mano. Eppure non la lasciò. Erika lasciò la borsa per terra prima di usare la mano libera per liberarsi da questo qua.
" eppure mi sembri famigliare "
Il terzo uomo, quello che aveva parlato, si avvicinò a lei con un sorrisetto sprezzante sul volto, afferrandole il mento con una mano callosa e ruvida.
" famigliare, eh? Non mentire, ragazzina. Sei proprio Erika Uchimura,"
Constatò l'uomo, stringendo il mento con una forza tale da farle strizzare gli occhi per il dolore.
Il proprietario del cafè, visibilmente agitato, cercò di intervenire.
" lasciatela stare, vi ho detto! Non sapete con chi avete a che fare. La polizia sarà qui a momenti ormai! "
Gridò, tentando di intimorirli.
Ma gli uomini non sembravano minimamente preoccupati. Il leader del gruppo, quello che teneva il mento di Erika, si avvicinò ancora di più, fissandola negli occhi con un'espressione maligna.
" e cosa avreste intenzione di farci, mh? Andare al giornale a dire tutto? "
Erika cercò di non cedere al panico, ma il cuore le batteva all'impazzata tanto da scoppiare da un istante all'altro.
" non... Non so di cosa state parlando "
Balbettò, anche se sapeva perfettamente a cosa si riferivano.
Il leader sorrise, un sorriso privo di qualsiasi calore.
" oh, certo che lo sai. Tutto quel ficcanasare in cose che non ti riguardano... Stai giocando con il fuoco, idiota "
L'uomo che le teneva il braccio strinse ancora di più la presa, facendole sfuggire un altro gemito di dolore.
" smettila di fare la furba e ascolta bene: se non vuoi che qualcuno a te caro paghi per la tua curiosità, faresti meglio a smettere subito "
Erika sentì una goccia di sudore scendere lungo la schiena, scosse la testa appena mentre cercava di liberarsi.
" lasciatemi... andare "
Riuscì a dire, la voce tremante.
" ti concediamo una possibilità, perché oggi sono buono, se ci dai quei documenti chiuderemo un occhio "
I due si guardarono negli occhi, un paio sicuri e dominanti, gli spaventati e pensierosi. La pressione era tanta, stava per cedere. Mandò giù la saliva.
" scordatel- "
Prima che potesse finire la frase, l'uomo le diede uno schiaffo così violento da farle girare la testa di lato, lasciandole una sensazione di bruciore sulla guancia, cadere per terra e perdere gli occhiali sul pavimento lontano da lei. Il dolore fu così intenso che per un attimo vide tutto nero. Il proprietario del cafè si mosse immediatamente verso di lei, cercando di intervenire.
" basta! Basta così, vi prego! È solo una ragazza! "
Gridò, la voce spezzata dalla paura.
Uno degli uomini si girò verso di lui con aria minacciosa. Quello sguardo fu abbastanza da mandare il messaggio chiaro: stanne fuori. Eppure non si trattenne, prese una delle scope dal dietro il bancone e cercò di colpirli per scacciarli via. Erika in tutto ciò rimase stordita, senza parole e tantomeno riusciva a vederci qualcosa poiché senza occhiali. Riconosceva sagome, luci e colori, ma tutto sfocato. Dai movimenti e le urla, l'uomo non ebbe la meglio su quei giganti.
E l'attimo successivo fu cruciale.
Provò la mano grossa e ruvida di prima attorno al collo, spingendola giù con la schiena schiacciata sul pavimento freddo e duro. Iniziò subito a scalciare, tirare pugni al braccio in cerca di una via d'aria. Provava sempre di più la gola stringersi fra le dita di un misero screanzato. Nemmeno la voce riusciva più a formare frasi, solo versi in cerca d'ossigeno. Eppure più si ribellava, più la presa stringeva e più una via di fuga era impossibile. La bava di raccoglieva in un lago senza via d'uscita, la testa divenne sempre più leggera, la vista sfocata divenne addirittura doppia.
Fu in quei momenti che le parole di kouyou tornarono in mente.
" dico sempre di avere la situazione in mano, ma ora credo di essermi cacciato in un guaio più grande di quel che immaginassi. E non posso uscirne facilmente "
Forse aveva ragione, forse questo era fuori dalla loro portata. Di Kouyou, di Erika, di Kiku...
" un timore di essere così debole da farsi approfittare "
Era debole in confronto a loro. Una ragazza debole, senza alcune abilità fisiche, che si faceva sottomettere da un gruppo di uomini con più anni di lei.
Se ne stavano approfittando. Perché potevano approfittarsi di lei senza conseguenze. Perché non poteva ribellarsi a loro in alcun modo. Perché era una semplice ragazza con la passione della scrittura.
" hai mai avuto paura di morire? "
Era questa la sensazione di cui parlava?
Sì, sì, sì. Ha paura. Ha fottutamente paura di morire. Non lo voleva. Aveva così tanto per cui vivere ancora. Doveva andare all'Università, doveva rivedere i suoi genitori rityornare dall'ennesimo viaggio, doveva scusarsi con Kiku per non averlo compreso, doveva aiutare Kouyou un'ultima volta...
Non voleva vedere cosa ci fosse dall'altra parte.
La presa fu lasciata poco prima che svenisse, ingoiò l'aria come non avesse mai fatto prima e si girò di lato per sputare la quantità di saliva racimolata dietro l'ugola. Tossì con prepotenza, la testa girava e la sensazione di vomito aumentava sempre di più. Quella mano malvagia si avvicinò al suo orecchio e bisbigliò :
" questo è un avvertimento, se ti scopriamo ancora sarà una morte più lenta e dolorosa "
Cercò di scacciarlo via come se fosse un brutto pensiero e gattonare il più lontano possibile dal pericolo. Fu colta fra le braccia del proprietario, ora inginocchiato davanti a lei come scudo.
" ANDATEVENE, MOSTRI! "
Uscirono senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Quando fu sicuro non vi fossero più, chiuse la porta a chiave e riprese gli occhiali buttati più in là di lei.
" stai bene? Respiri? Vuoi un bicchiere d'acqua? "
Riuscì a comunicare un sì annuendo fra la tosse e il fiato pesante. Si sbrigò e quando tornò, prese il bicchiere con mano più tremante che mai, versando qualche goccia per terra.
" lascia che chiami un'ambulanza! E- ed i tuoi genitori! "
" Non... non chiamare i miei, per favore "
Sussurrò con un tono di voce rauco inusuale.
" questo è serio, devono saperlo- "
" sono... Fuori stato... Non possono fare niente... Nagasawa... Chiama... Lui... "
Aprì il suo cellulare e glielo passò.
Il signore la guardò interdetto, ma cedette. Prese la rubrica il numero di "Nagasawa" e raccontò la situazione.
Ascoltò quella conversazione metà concentrata, nella sua testa riecchegiava un solo pensiero: andare avanti non era un'opzione.
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La porta della stanza d'esaminazione si aprì rivelando Nagasawa preoccupato a morte. Erika si trovava seduta sul lettino medico, davanti a lei un esperto nel campo e di fianco il proprietario del cafè cui le vicende accaddero. Si fiondò praticamente al suo fianco tenendo le sue mani:
" stai bene? Cosa è successo? Cielo, che ti hanno fatto?! "
Eppure non rispose. Non poteva. Anche solo respirare faceva male in quei momenti. Lo sguardo preoccupato era l'ennesima pugnalata al cuore della giornata, non riuscendo a fare contatto visivo.
" è suo padre? "
Domandò il medico, ora a lato della scena. Nagasawa si ricompose brevemente sistemando la cravatta.
" sì- cioè no- sono il suo tutor legale. Ho lasciato i documenti alla sua collega se desidera vederli. Avete già fatto esami? Come sono andati? C'è qualcosa di grave? "
Annuì, guardando verso al fanciulla.
" mi è vietato divulgare informazioni mediche sul paziente senza il suo consenso, dopotutto Uchimura è già maggiorenne "
" eh? Oh, giusto... 18 anni, ora è la maggior età "
Si ricordò portando una mano sulla fronte e guardando Erika a sua volta. Ella annuì, dando consenso.
" fortunatamente non è niente di troppo serio. Abbiamo monitorato i parametri vitali fino ad ora e le lesioni seppur gravi all'apparenza guariranno con il dovuto riposo. Stavo prescrivendo i medicinali da usare durante la guarigione "
" e lui..? "
Indicò il proprietario.
" non voleva essere lasciata da sola, però ora che lei è qui posso andare alla stazione a compilare denuncia "
Nagasawa inclinò il busto in avanti.
" la ringrazio... per esser stato lì "
Vi fu un momento di silenzio, poi una mano sulla sua spalla.
" si figuri, ho due figlie a casa. Posso capire lo stress che stia provando in questo momento. E poi Erika è un cliente abituale, non avrei mai potuto lasciarla da sola "
Spiegò grattandosi la nuca prima di scusarsi ed uscire fuori dalla stanza. E dopo gli ultimi controlli, il dottore lo segui avvisando che un'infermiera sarà lì a momenti.
Ora da soli, l'aria si fece più pesante del dovuto. L'uomo si appoggiò sul materassino di fianco alla bionda.
" li conoscevi? "
Scosse la testa.
" sai cosa volevano? "
Esitò, poi scosse la testa nuovamente. Tirò un sospiro, sciogliendo le braccia incrociate al petto e portando una mano sulla spalla più lontana di lei.
" va tutto bene adesso... è finita "
Quelle parole furono abbastanza per farla crollare completamente dopo tutto quanto. Voleva urlare, piangere, dimenarsi come una dannata, eppure un pensiero preciso la bloccò: non si può fidare di Nagasawa. Non realizzò che peso ebbe afflitto nella sua mente fino a quel momento. Strinse i pugni, non ricambiando quel gesto amorevole.
" voglio.... tornare.... a casa... "
Pronunciò con fatica quelle parole, provando non solo dolore ma un'inusuale indifferenza nei confronti del custode. Non voleva il suo affetto, non voleva la sua preoccupazione. Non era lui la persona adatta nel confortare, bensì altri due ragazzi: Kouyou e Kiku. Eppure per via di una serie di sfortunati eventi, sapeva non sarebbero arrivati in suo soccorso adesso. Kiku non rispondeva da ore ai suoi messaggi. Perché? Voleva terminarla lì? Perché non sentiva quella stessa indifferenza allora? Perché faceva più male pensarci?
Nagasawa si staccò, capendo dopo qualche secondo di aver fatto un buco nell'acqua. Si sistemò e tornò l'uomo serio di sempre. In quel momento l'infermiera bussò e finì le esaminazioni. Non appena avesse avuto la possibilità, prese per andarsene via da quel luogo infernale. All'entrata, dove vi era una televisivone per intrattenere chi dovesse ancora aspettare, il telegiornale diede le ultime notizie dell'ora:
" buonasera, questo è il notiziario serale NHK . Oggi io, Takahashi Hiroshi ed il mio collega Satō Kenji vi informeremo sulla scioccante notizia riguardante la celebre Hope's Peak Academy "
Fermò i suoi passi, girando a guardare lo schermo.
" un tragico evento si è consumato tra le mura dell'accademia. Questo fatto segue un altro sconvolgente episodio avvenuto questo pomeriggio, quando Takeda Kiku, ex studente dell'istituto noto come l'Ultimate Moral Compass, è stato arrestato per il suo coinvolgimento con il gruppo criminale Shini Goro "
Shini cosa, scusa?
Kiku aveva a che far con chi? Quando? Perché?
Sentì alcune voci dei pazienti, a loro volta interessati, bisbigliare le sue stesse domande: "chi sono gli Shini Goro?".
" È un momento davvero difficile per tutti. Oggi pomeriggio, un gruppo di futuri Ultimates di età compresa tra i 14 e i 15 anni, accompagnato da Takeda Kiku e dalla rinomata Kaneko Tai, membro della Ultimate Future Foundation, è stato intrappolato all'interno dell'accademia. Costretti a partecipare a quello che è stato descritto come un incubo, i giovani sono stati messi in pericolo da un misterioso rapitore "
" durante questa terribile situazione, Kaneko Tai è stata sparata e si ritrova attualmente in chirurgia. Secondo la polizia, il rapitore aveva pianificato un macabro "gioco di uccisioni", costringendo i ragazzi a parteciparvi "
" questa serie di eventi ha sconvolto la comunità, con molti che si chiedono come Takeda Kiku, una volta rispettato come l'Ultimate Moral Compass, abbia potuto essere coinvolto in tali azioni, prima con il gruppo Shini Goro e ora in questa tragica vicenda "
Erika si portò una mano alla testa. Come al giornale ripetevano quel nome, la sua testa lo faceva dieci volte peggio.
Shini Goro, Shini Goro, Shini Goro.
Kiku non faceva parte di alcun gruppo! Kiku non c'entrava niente in questa storia! Perché prenderlo di mira allora?! Sentiva i sorrisi taglianti di quei due uomini perforarla.
" vi starete chiedendo chi mai siano questi malfamati? Sebbene la polizia decise di tenere nascosto tutto, ora la questione dev'essere portata a galla. Nemica della H.P.A., desiderano il controllo del Giappone e la rovina del sistema educativo. Agiscono per potere, invidia e disperazione. Ancora oggi, non si sanno le identità di tutti i membri. Dobbiamo ringraziare gli agenti sul posto per esser riusciti ad aprire un varco con le investigazioni "
" continueremo a seguire da vicino questa storia. Rimane da vedere quali misure saranno adottate per garantire la sicurezza di questi giovani e del futuro della Hope's Peak Academy. Grazie per averci seguito e restate sintonizzati per ulteriori aggiornamenti "
La bionda cadde sulle sue ginocchia, non potendo mantenere il peso sotto della notizia. Per questo non aveva risposto ai suoi messaggi. Per questo non riusciva a contattarlo. Dove diamine stava adesso? Come stava? Era ferito? Come ci è finito in questa situazione? Era davvero parte di quel gruppo? No, no, e ancora! Era Kiku di chi stiam parlando! L'avrebbe capito se fosse stato il caso! L'avrebbe rivelato non appena gli avesse parlato! Allora perché i giornali...? Quei due uomini...?
Che aveva fatto di così male lui fra tutte le persone per meritarsi questo trattamento inconsono dopo i suoi sacrifici?!
Nagasawa chiamava il suo nome, scuotendola per le spalle.
Erika lo guardò con gli occhi più vuoti di un buco nero. Più freddi dell'inverno. Pieni di odio.
Poteva fingere quanto voleva, ma era chiaro: non si poteva fidare di nessuno.
Perché ora era abbandonata a se stessa.
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" se andassimo al mare uno di questi giorni?"
Kouyou posò la tazza di latte caldo sul tavolo e mise tutto il peso contro lo schienale della sedia. Non perse l'occasione di stiracchiare le braccia e metter uno di questo attorno alle spalle della bionda seduta vicino a lui in quel tavolo per quattro.
" al mare a Maggio? Non ti sembra un po' presto? "
Domandò Erika, trovando il pensiero sciocco.
" appunto, non costerebbero niente ombrelloni e sdraio. In più avremmo l'intero mare per noi! "
" ed anche la polmonite. Scordatevelo, abbiamo verifiche fra qualche settimana "
Kiku cambiò pagina del giornale, seduto di fronte al corvino sorseggiando la sua tazza di caffè, proprio come un padre.
" e poi io non posso lasciare il lavoro "
Commentò Subaru, seduto finalmente dopo il fatico turno di lavoro al passo dalla chiusura giornaliera del locale.
" ma chi ti vuole? io parlavo di noi tre, non ci tengo ad avere i tuoi al collo "
Ribatté Kouyou con un piccolo ghigno, al che l'altro corvino gli mostrò il dito medio sbuffando.
" bimbi, non litigate "
Erika ridacchiò.
" ma chi litiga con quel feto "
" FETO?! Mentalmente hai meno anni di me! "
" NON È VERO! Diteglielo ragazzi! "
" sei l'unico che beve latte caldo qui "
Disse la bionda, facendo ridere Kiku che si nascondeva dietro le grandi pagine del giornale.
" che bei amici che ho, cazzo "
Kouyou incrociò le braccia al petto.
" cosa vorresti fare lì? "
" che ne so: abbronzarmi? Castelli di sabbia? Rimorchiare? Bermi un mojito? "
" mi sorprende non abbia ancora detto nuotare "
Il castano abbassò i fogli scuotendo la testa.
" e bagnarmi i capelli? No grazie "
" perché diamine vai al mare se non nuoti?! "
Domandò scioccato.
" non mi piace l'acqua fredda "
Kiku si mise una mano in faccia, sospirando esasperato.
Quel ricordo la colpì come un proiettile al cuore. Dopo quella giornataccia non aspettava altro che immergersi nell'acqua calda, eppure sulla pelle era la più ghiacciata che avesse mai scontrato dentro quella vasca da bagno.
Provava sporcizia ovunque sul suo corpo, dalla testa ai piedi. In alcuni punti addirittura provava un peso da quanto luridi fossero. Strofinava quanto volesse, ma niente andava. Per una volta desiderava riuscire a fare la muta come i serpenti pur di sbarazzarsi di quello strato infernale. Prenderlo, stenderlo da qualche parte e godersi la pelle nuova, intatta, pura.
Sentiva ancora il braccio di quell'uomo attorno al suo, stringendo sempre di più e iniettando quel veleno fino all'ipoderma.
Sentiva ancora il calore di quello schiaffo sulla guancia, così forte da staccarle parte della faccia.
Sentiva ancora quella mano attorno al collo, dita stringere la trachea, saliva accumularsi dietro ugola provocando la nausea ma non potendo gettar fuori niente. Vide quei segni sul collo allo specchio del bagno. Erano orribili. Viola, rossi... Strofinava il suo palmo su queste da quanto incredula fosse.
E proprio come in quel momento, non vedeva bene sia per l'assenza degli occhiali che le lacrime offuscanti sugli angoli degli occhi da quanto piangesse.
Si strinse in un guscio protettivo e nudo in quella pozza d'acqua.
Era debole.
Era incapace.
Era un'idiota.
Voleva scomparire.
Debole.
Incapace.
Idiota.
Scomparire.
Perché Kiku e Kouyou?
Perché non lei?
Perché doveva andare avanti con questa tortura?
Era una punizione per aver ficcato il naso in qualcosa di più grande di lei?
Era una condanna per aver messo di mezzo persone che non c'entrassero nulla?
Portò i palmi in testa, coprendosi e nascondendosi sempre di più, il naso ad un centimetro lontano dallo specchio acquatico.
Non era giusto.
Perché non ci è riuscita?!
Perché passare a maniere così forti?!
Perché... non poteva morire lì?
Avrebbe fatto un favore a tutti.
Gli scarafaggi e tutti gli insetti che arrampicavano sulla schiena ad ogni pensiero negativo, sparirono man mano che si lasciava andare all'indietro. Immerse schiena, collo e la nuca. Si domandava se l'acqua del mare fosse stata così gelida come Kouyou ne parlasse. Si domandava se Kiku l'avrebbe sgridata per aver pensato fosse un'ottima idea lavarsi con quest'acqua putrida.
Si domandava perché avesse iniziato a scrivere. Rimase in quella posizione, con lo sguardo fisso sul soffitto e le orecchie immerse nell'acqua, che attutiva i suoni del mondo esterno. Era un silenzio ovattato che le permetteva di riflettere, ascoltare i suoi pensieri corrosivi come l'acido. La mente sembrava un vortice inarrestabile di domande senza risposta che si accavallavano l'una sull'altra.
Perché aveva iniziato a scrivere? Cosa l'aveva spinta a mettere su carta le sue storie, i suoi personaggi, le sue emozioni? Aveva sempre raccontato fosse quasi per noia, che non avesse meglio da fare se non scrivere, e risultare la migliore in quel campo. Realtà era che era per esprimersi, per dar voce a quel tumulto interiore che non riusciva a comunicare diversamente. Perché la sua vita era vuota, noiosa, circondata da poca gente che riuscivano ad accendere veramente qualcosa dentro di sé. Ma adesso, in quella vasca da bagno, tutto sembrava privo di senso. Ogni parola scritta, ogni storia inventata ed ascoltata le sembravano vuote, incapaci di alleviare il peso che sentiva sul petto.
Provò a ricordare i momenti felici, quelli in cui scrivere era un atto liberatorio, un modo per scappare dalla realtà della bambina non voluta da genitori a chilometri lontani da lei. Ma quei ricordi erano sfocati, come se appartenessero a un'altra persona. Le venne in mente il suo primo vero racconto, scritto in un quaderno sgualcito durante un temporale. Le pagine erano diventate umide per la pioggia che entrava dalla finestra aperta, eppure aveva continuato a scrivere, imperterrita di concludere la geniale idea avuta. Era stata la prima volta che si era sentita veramente viva, come se le parole fossero una parte di lei che prendeva forma. Voleva scrivere, voleva inventare.
Eppure ora, quella sensazione di vitalità era scomparsa. Non riusciva a trovare niente di soddisfacente in quei ricordi, come se non avessero portato a niente. Le sembrava tutto così lontano, quasi irraggiungibile. Si chiese se avesse perso qualcosa lungo il cammino, se si fosse smarrita in qualche modo. Forse era colpa sua, forse aveva permesso alle sue insicurezze di prendere il sopravvento, di soffocare la sua creatività.
Mentre l'acqua si raffreddava sempre di più, Erika si rese conto che stava cercando disperatamente una ragione per andare avanti, per continuare a scrivere. Ma non trovava niente. Nessuna risposta, nessuna epifania. Solo il vuoto. E in quel vuoto, sentì crescere la paura. La paura di non essere abbastanza, di averci provato per nessun obiettivo.
Chiuse gli occhi, lasciando che le lacrime si mescolassero all'acqua della vasca. Si sentiva sconfitta, incapace di trovare un motivo per cui alzarsi e ricominciare.
Il primo Haiku che lesse fu da un libro rubato da sua madre in aeroporto. Non lo capì perché troppo piccola, ma ora era più chiaro che mai.
Inspira, espira.
Avanti, indietro.
Vivere, morire.
Lascia che le freccia volino, s'incontrino a metà e squarcino il vuoto:
Così ritorno alla Sorgente.
Inspirò ed espirò profondamente.
Portò il busto un po' avanti nell'aria e poi lo gettò indietro nell'acqua.
Viva o morta, non importava come sarebbe uscirà dal vuoto della sorgente.
Affondava sempre di più assieme ai suoi peccati, alle sue colpe, tutto pesante come macigni. Rimaneva lì a guardare la divisione fra acqua ed aria dal basso. Si lasciava andare a tutto quanto, dal pentimento al freddo gelido.
E pensava a quei ricordi carini accompagnarla fino al fondo. Pensava a Kiku e Kouyou accompagnarla fino al fondo senza mai più tornare in superficie.
Le mancavano entrambi.
Voleva solo tornare a quei momenti felici.
Era troppo difficile?
Era troppo difficile.
Come tirare la testa fuori per riprendere fiato.
Non riusciva a tornare a galla.
Non riusciva a respirare.
Le narici inalavano solo quell'acqua insaponata.
Le braccia erano ghiacciate in un solo punto.
La pressione la spingeva giù.
In un buco nero.
La disperazione.
Una mano entrò in acqua cercandola.
Era familiare. Kouyou? Kiku?
La tirò fuori dall'oscurità, verso una nuova luce.
Era Nagasawa.
La mano di Nagasawa era salda e ferma, ma allo stesso tempo delicata. Erika sentì le sue dita stringere il suo avambraccio con una presa rassicurante, quasi protettiva. La tirò verso l'alto, fuori dall'acqua, e il mondo riprese forma attorno a lei. Inspirò profondamente, riempiendo i polmoni di aria fresca, ma il fiato era corto e faticava a riprendersi. La stanza sembrava girare mentre si aggrappava al bordo della vasca, cercando di stabilizzarsi.
" Erika, ci sei? "
La voce dell'uomo era un'ancora nella tempesta, calma e decisa. Lui le passò una mano tra i capelli, allontanandoli dal viso umido e pallido. Una mano che tanto bramava, una sicura e paterna.
Annuì debolmente, i suoi occhi pieni di lacrime che ancora non riusciva a fermare.
" sì... sto bene "
Mormorò, anche se era evidente che non fosse così. La sua voce era spezzata, ancora più rauca di quanto già non fosse all'ospedale.
Nagasawa non disse altro. La guardò con occhi preoccupati. I peggior occhi che avesse mai visto. Realizzò solo ora le conseguenze delle sue azioni se non fosse più tornata a galla.
Si limitò a coprirla con un asciugamano morbido, avvolgendola in un abbraccio caldo. Erika si sentì grata per il silenzio, per quella presenza che non chiedeva spiegazioni ma era semplicemente lì, a sostenerla senza giudizio. Si strinse a lui, lasciando che il suo calore le infondesse un po' di conforto.
Dopo qualche minuto, quando la sua respirazione si fece più regolare, Nagasawa la aiutò a uscire dalla vasca. La condusse in soggiorno, dove una coperta la avvolse sul divano. Il vapore dell'acqua ancora gocciolava dai suoi capelli, mentre lui le porgeva una tazza di tè caldo.
" bevi, ti farà bene "
Prese la tazza, il calore del tè si diffondeva attraverso le sue mani tremanti. Bevve un sorso, lasciando che il liquido scaldasse la gola e il petto, come se cercasse di raggiungere le parti più profonde e congelate.
" grazie"
Sussurrò alla fine, incontrando il suo sguardo. Nagasawa annuì, sedendosi accanto a lei.
" non devi ringraziarmi. Siamo amici, e gli amici si aiutano "
Fece un cenno con la testa, tornando a guardare la tazza. Sentiva lo sguardo penetrarla in quel silenzio.
" Erika, ti conosco da quando sapevi camminare. In quest'ultimo periodo ho deciso di lasciarti più spazio perché ormai sei grande, ma non posso continuare ad ignorare tutto questo. "
Non rispose.
" ti ho cresciuto come se fossi mia figlia, è inutile provi a nascondere tutto. Te lo chiederò solo una volta: cosa è successo? "
Alzò lo sguardo in avanti.
Capì di esser stata una stupida ad allontanarsi dall'unica persona che si fosse presa cura di lei da quanto fosse nata.
Capì di esser un'ingrata ad aver messo una barriera enorme fra in due, come se non fosse destinata a rompersi.
Capì che di lui si poteva fidare.
" qualche mese fa ho incontrato questo ragazzo: si chiamava Kouyou Onishi... "
Era inutile nascondere, quindi perché non fare ciò che più le riusciva bene? Raccontare.
Gli raccontò tutto.
_____________________________
Era il giorno decisivo, dopo varie notti passate a pianificare tutto quanto. Questa volta non era da sola. Questa volta, aveva un asso nella manica. Questa volta, giocherà finalmente al loro gioco.
Tutto sarebbe iniziato proprio da questo giorno.
Il giorno in cui avrebbe seppellito se stessa, ripresa e spezzata in due.
E per seppellire qualcuno, devi soffocare la sua voce e le aspirazioni.
Non provava paura di entrare in quell'ufficio perché sapeva di avere qualcuno dalla sua parte lì.
Non provava imbarazzo a doversi comportare in nella successiva ridicola maniera perché sapeva sarà l'ultima a ridere.
Bussò alla porta dell'ufficio della Hope's Peak Academy. Una voce odiosa gridò "avanti!" ed l'aprì.
Se Cerbero potesse essere descritto nella vita reale, quel lavoro lo compievano appieno quelli conosciuti come i padri del millenium development, le peggior fecce dell'umanità.
L'atmosfera era pesante, come se l'aria fosse impregnata di tensione e intrighi.
Davanti a lei, seduti dietro una scrivania imponente, c'erano gli uomini noti come i "padri del millennium development". La loro presenza riempiva la stanza, irradiando un'aura di potere e controllo che avrebbe intimidito chiunque. Erika, però, non si lasciò sopraffare. Sapeva perché era lì e cosa doveva fare.
" prego, si accomodi Uchimura "
Disse Kanemaru con voce fredda, seduto al centro della scrivania. Erika annuì, arrivando davanti a quell'imponente cattedra, mantenendo un atteggiamento composto e la schiena dritta. Aprì la cartella che teneva tra le mani e tirò fuori un fascicolo di documenti. Il fruscio delle pagine riempì il silenzio della stanza mentre li sfogliava, ogni foglio era una parte della sua vita, delle sue ambizioni, dei suoi sogni.
" signori, sono qui per porgervi le mie scuse "
Iniziò, fissando gli uomini con un misto di sfida e rassegnazione.
" ho riflettuto a lungo su tutto ciò che è accaduto e mi rendo conto che le mie azioni possono essere state fraintese. Non era mia intenzione mettere in cattiva luce la Hope's Peak Academy "
Hamasaki sollevò un sopracciglio, scettico.
" così dice. Eppure, abbiamo le prove delle sue intenzioni "
Erika scosse la testa, porgendo loro i documenti.
" anche se fosse, ho imparato la mia lezione. Vi ringrazio per avermi aperto gli occhi. Qui ci sono tutti i documenti, le bozze, i miei appunti. Vi mostro tutto in piena trasparenza, perché voglio dimostrare che non c'è nulla da nascondere. Prometto di non infangare più il nome dell'Accademia, né di parlare di cose che non mi competono. Voglio solo chiudere questa storia e andare avanti "
I padri del millennium development si scambiarono uno sguardo. La tensione nella stanza era palpabile, ma Erika rimase ferma. Sapeva che quel momento era cruciale, che avrebbe potuto segnare la fine di un capitolo buio della sua vita. Non si trattava solo di scuse, ma di una vera e propria resa. Ma dietro quella resa, c'era un piano ben più profondo. Aveva un asso nella manica, qualcosa che avrebbe potuto ribaltare la situazione a suo favore quando meno se l'aspettavano.
" possiamo davvero crederle? Dopotutto, è stata molto insistente "
Hamasaki incrociò le braccia al petto.
" cosa posso fare per farmi credere? "
Domandò subito dopo.
I tre si guardarono nuovamente negli occhi, forse anche per un istante di troppo. Se non avrebbero consigliato nulla, avrebbe preso di sua iniziativa qualcosa. Si inginocchiò sul pavimento prima di portare anche la fronte per terra in segno di scuse.
" so che non importa quante volte lo dirò ma persisterò finché non vi sarete convinti: mi scuso infinitamente per tutto il caos creato. Tengo a questa scuola, come tengo al mio titolo ed il mio futuro "
Rimase nuovamente nel silenzio per fin troppi secondi. Pensava di dover sopportare ancora per qualche minuto e tutto sarebbe terminato.
" si alzi, abbiamo capito "
La voce di Kanemaru le permise di rialzarsi e sistemare il suo cappello grigio.
" apprezziamo il suo gesto, signorina Uchimura. Questo potrebbe essere l'inizio di un nuovo capitolo per tutti noi "
Esaminò di documenti per bene.
" possiamo davvero lasciarla andare così? "
La voce di Nagasawa si fece sentire per la prima volta, attirando l'attenzione di tutti quanti. Fissò Erika con uno sguardo penetrante, le sue parole risuonarono con un'eco nella stanza.
" è necessario assicurarsi che la sua promessa non sia solo un atto di disperazione o un tentativo di guadagnare tempo "
Gli altri uomini lo guardarono, sorpresi dal suo intervento. La bionda rimase immobile, il cuore le batteva forte nel petto, ma all'esterno non lasciò trasparire alcuna emozione.
" che cosa proponi, Nagasawa? "
Chiese Kanemaru, voltandosi verso il collega.
" propongo di darle una possibilità per dimostrare la sua devozione alla Hope's Peak Academy. Facciamola diventare l'Ultimate Hope. In questo modo, non solo potrà redimersi agli occhi di tutti, ma potremo anche tenerla sott'occhio più attentamente. Sarà una sfida per lei e una sicurezza per noi "
La fanciulla sollevò lo sguardo, sorpresa dalla proposta. Essere designata come Ultimate Hope non era solo un riconoscimento di grande prestigio, ma anche un enorme responsabilità. Sarebbe stata costantemente sotto osservazione, ogni sua azione scrutinata e giudicata.
I padri del millennium development si scambiarono occhiate significative. Kanemaru prese la parola, riflettendo ad alta voce.
" potrebbe essere un buon compromesso. Dopotutto, se Erika riuscirà a dimostrarsi all'altezza, ne guadagneremo tutti. E se fallirà, sarà un monito per chiunque osi sfidare l'Accademia "
Hamasaki annuì, aggiungendo:
" sarà un modo per trasformare una situazione negativa in un'opportunità di crescita per lei e per tutti noi "
Erika ascoltava in silenzio. Il peso della responsabilità era immenso, ma sapeva che quella era la sua occasione per riscattarsi.
" Erika, accetti questa proposta? "
Chiese Nagasawa, con un tono che era allo stesso tempo una sfida e un'offerta di speranza.
Lei fece un respiro profondo, poi annuì.
" sì, accetto. Farò del mio meglio per dimostrare di essere degna di questo titolo e della vostra fiducia "
I tre uomini si scambiarono un ultimo sguardo di intesa, poi Kanemaru concluse,
" bene. Da oggi, Erika Uchimura, sarai l'Ultimate Hope della Hope's Peak Academy. Dimostraci che abbiamo fatto la scelta giusta, e che ci tenga veramente al Giappone. Come dicevo prima: un nuovo capitolo, no? "
Erika annuì, un leggero sorriso si formò sul suo viso.
" sì, un nuovo capitolo. Uno in cui tutti potremo finalmente trovare pace. Per il nostro Giappone. Per il futuro. Per noi. "
Mentre usciva dall'ufficio, Erika si sentì sollevata. Aveva fatto il primo passo in una direzione nuova, ma non era una sconfitta. Era una mossa strategica, una pausa prima del colpo finale. Il gioco era appena iniziato, e lei era pronta a giocare fino alla fine.
Più i passi si allontavano da quella schifosa scuola, più il suo sorriso diventava sempre più malsano.
Sarebbe diventata il simbolo dell'accademia.
Sarebbe diventata piena di responsabilità e non avrà tempo per fare altro, un alibi perfetto.
Sarebbe diventata la speranza della generazione e Giappone intero.
_____________________________
" i sospettati sono spariti, li stiamo ricercando dalla notte scorsa. Secondo l'altra squadra hanno alloggiato in questo hotel e, verso le 22:00, sono corsi via usando la scala antincendio "
Un poliziotto di basso rango al volante spiegò la situazione alla bionda, intenta a guardare fuori dalla finestra l'alba di un nuovo giorno.
" si sa l'identità di tutti loro? "
Annuì.
" è ancora vietata al pubblico tuttavia, solo le squadre interessate hanno informazioni pur di ritrovarli. In ordine alfabetico sono : Airi Sugawara, Dae-jung Aoki, Hyosuke Sekita, Izumi Yamamoto, Naomi Sawyer, Hana e... "
" ... Kaneko Subaru? "
Completò lei la frase dell'agente mentre cercava qualcosa fra le sue tasche.
" come faceva a saperlo? "
" ho sbirciato quel nome in giro fra documenti e giornali. Sai no, la gente sa essere davvero ficcanaso con queste cose "
Sorrise appena, e quando il semaforo si fece verde l'auto ripartì verso la stazione.
" come sta tua figlia? "
" ah, beh, si va avanti insomma, sfortunatamente non è entrata a far parte dell'Accademia con Lei, ma stiamo lavorando ad un'alternativa per l'università in questo momento "
Rispose l'agente giovane, lasciandosi sfuggire un sorriso al pensiero della figlia.
" capisco. Hey, non è che potresti lasciarmi qui? È il mio cafè preferito quando faccio una pausa "
" quella baracca? Non sta andando in bancarotta dopo vari eventi? "
" può darsi, per questo aiuto comprando un caffè ogni giorno. Vuoi prenderne uno con me? Offro io "
Propose mentre parcheggiava e lei usciva dall'auto accedendo una sigaretta. Era la quarta questa mattina.
" gentilissima, signorina Uchimura ma sfortunatamente la mia pausa è ancora lontana. Ho appena iniziato il turno dopotutto "
Ridacchiò appena.
" capisco, peccato. Allora questo pomeriggio gliene porterò uno in ufficio, va bene? "
" non si deve scomodare- "
" insisto, dev'essere allerta per ogni pericolo! "
Lo interruppe, sporgendosi sul finestrino con entrambi i gomiti. Fece un tiro e lo guardò negli occhi.
" sa, dovrebbe parlare più spesso a sua figlia, fare ricordi con lei appena ne ha la possibilità. Ha letto gli articoli sulla rata dei suicidi giovanili ed i vandalismi dagli shini goro, mh? Non lasci che la disperazione la sopraffacci "
L'agente la guardò perplesso, non rispondendo. Fece per aprire bocca ma la speranza liceale se n'era già andata via.
Erika non avrà conosciuto bene Subaru, ma se c'era una cosa certa era il suo amore per quel cafè. E se la sua memoria non la inganasse, lì nei paraggi ci sarebbe un motel da quattro soldi e pessime review. Era molto inverosimile, anche per lei, tuttavia non demorse poiché da qualche parte avrebbe pur iniziato, no?
La reception fu facile da ingannare, qualche documento di prova della sezione poliziesca e misero subito la coda fra le gambe, indicando la stanza in cui un gruppo di ragazzi stessero alloggiando per la serata. Erika si fiondò quella porta e bussò. I primi secondi nessuno rispose. Ribussò, più forte. Ancora niente. Fu lì che tirò fuori la copia delle chiavi e aprì da sola quella barriera. Vi fu del peso, scoprendo dopo fossero due dei ragazzi che forzavano a dividere il mondo esterno da loro, mentre i restanti dei sospettati guardava spaventato tutta la scena.
Entrò nella stanza con la calma gelida di chi sa di avere il controllo. La porta si chiuse alle sue spalle, e per un momento, l'unico suono nella stanza fu quello del suo respiro lento e costante. Gli occhi dei presenti erano pieni di paura e confusione, mentre i due ragazzi che avevano cercato di bloccare la porta la fissavano con incredulità.
Subaru fu il primo a riconoscerla. Il suo viso passò dall'incredulità al terrore.
" Erika...? Che ci fai qui? "
La bionda lasciò che un sorriso sottile si disegnasse sulle sue labbra, ma i suoi occhi rimanevano freddi e calcolatori.
" ti porrei la stessa domanda, non pensavo di trovarti in una situazione del genere "
Fece una pausa, guardando gli altri ragazzi uno per uno.
" e sicuramente non pensavo di trovarvi tutti qui, a nascondervi come topi "
Un fanciullo dai capelli azzurri, visibilmente agitato, fece un passo avanti, cercando di mantenere la voce ferma.
" cosa vuoi da noi? Perché sei qui? Guarda che non abbiamo fatto niente! È tutto uno grande sbaglio! "
Lei si avvicinò lentamente a un vecchio tavolino al centro della stanza e vi si sedette con disinvoltura, come se fosse nel salotto di casa sua. Accese un'altra sigaretta e soffiò il fumo in aria, godendosi la tensione palpabile che riempiva la stanza.
" sapete, sono stata molto impegnata ultimamente. Ho avuto a che fare con certi... ostacoli alla Hope's Peak Academy. Ma quando ho sentito parlare di voi, e della notizia, ho pensato che potremmo fare affari. In più, Subaru qui è un mio vecchio amico, sarebbe brutto non fargli un favore "
" affari? "
Chiese un fanciullo dai capelli bianchi, con una voce tremante.
" di cosa stai parlando? Siamo innocenti e non dobbiamo provare niente! E poi come diamine sei entrata qui?! Come ci hai scoperto?! "
Erika ridacchiò, facendo un altro tiro di sigaretta.
" facile, no? Sono Ultimate Hope e del dipartimento di polizia, nulla sfugge ai miei occhi "
Tutti i ragazzi spalacarono gli occhi a quella parola, ora spaventati più che mai.
" ripeto: siamo innocenti! Siamo le vittime di tutto ciò! "
Un'altra ragazza bionda si intromise, la più spaventata di tutti assieme ad un ragazzo della stessa coloratura della chioma.
Erika le lanciò un'occhiata penetrante.
" siete in una situazione disperata. La polizia vi sta cercando. Se vi prendono, è la fine per tutti voi. Le vostre vite, i vostri sogni... tutto finirà. Ma io posso aiutarvi "
Hana, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, parlò con un filo di voce facendo un passo in avanti, vicino e Subaru.
" ah, davvero? e cosa vuoi in cambio? "
La giovane fece un tiro profondo dalla sigaretta, poi spense il mozzicone nel posacenere con un gesto lento e deliberato.
" voglio che mi aiutiate a distruggere la Hope's Peak Academy. Quei bastardi hanno giocato con le nostre vite per troppo tempo. È ora che qualcuno li faccia pagare "
Subaru la fissò incredulo.
" vuoi che... ti aiutiamo a distruggere la scuola? Ma... come? Perché poi? "
Erika si sporse in avanti, la sua voce bassa e fredda come una lama di ghiaccio.
" so che siete arrabbiati "
Fece qualche passo verso il centro della stanza.
" so che sia ingiusto, so che non centriate nulla con tutta questa storia di avidità fra adulti "
Guardò ognuno di loro.
" vi capisco- anzi, noi tutti ci capiamo... come nessun'altro, perché abbiamo provato questi torti sulla nostra pelle "
Aveva la loro attenzione, provava il battito di ognuno dei loro cuori disperati per una via d'uscita da un fosso quale son stati spinti dentro.
" per questo so che non mi deluderete, per questo so che posso fidarmi di voi mentre fate la vostra parte "
Estese le braccia verso in avanti come un invito.
" loro hanno voluto inventare una bugia pur di metterci i bastoni fra le ruote. Loro hanno volito crearsi un nemico inesistente pur di non perdere nulla. Facendo ciò, fingendo di esser vittime, ci invitano a creare concretamente il loro odio. La Ultimate Future Foundation vuole Shini Goro? Allora noi gli daremo Shini Goro! Per il mondo. Per la giustizia. Per voi "
" insomma, vai dritta al punto! "
La interruppe Subaru.
Erika si ricompose sistemando i suoi occhiali.
" avete presente il 'killing game'? Quello cui siete stati 'sottoposti'? "
Tutti gli sguardi infuriati contro Subaru misero in chiaro fosse un sì.
" ebbene, che ne dite di un secondo giro? Uno dove voi potrete averne il controllo, assieme alla vostra prossima classe? Ho già molte idee su come funzionerà! "
" idee? Tipo? "
Scrisse sulla lavagna il fanciullo più alto di tutti loro.
" tipo tanto gioco da dectetive, un mistero da risolvere, ma anche un simbolo di rivoluzione "
Un sorriso parse sulle sue labbra.
" distruggeremo gli anelli deboli, e con loro ciò che sta più a caro a quei vecchi: un sistema stupido, selettivo e corrotto. In cambio del vostro sacrificio, mille e più vite verranno salvate "
" e se dicessimo di no? "
Il fanciullo biondo finalmente parlò, con la testa bassa.
Erika ci pensò un po' su.
" se decidete di rifiutare... beh, posso sempre consegnarvi alla polizia. Conosco già le vostre identità, i vostri crimini. Non ci metterei molto a farvi arrestare "
Il silenzio che seguì fu denso e carico di tensione. I suoi occhi si muovevano da un volto all'altro, osservando le reazioni. Alcuni sembravano terrorizzati, altri solo disperati. Ma sapeva di avere il coltello dalla parte del manico.
" non avete altra scelta, o mi aiutate e vi garantite una via d'uscita, o vi arrendete alla polizia e dite addio a tutto ciò che avete. I vostri titoli, le vostre famiglie, i vostri amici... Fidatevi che faranno di tutto pur di non uscire dal carcere giovanile. La decisione è vostra "
Concluse, con un tono tagliente.
Il silenzio fu pesante, ansioso, lasciando solo intendete tutti i pensieri dei presenti sovrastarsi pensando a cosa fare.
" devo ripetermi? Ho una proposta da farvi: so che in che situazione vi trovate posso aiutarvi. In cambio, dovrete fare qualcosa per me. Se non lo farete, beh, andrò a spifferare tutto quanto alla polizia. E fidatevi questo a volta saranno loro a trovarci, e non me. Insomma, sono la vostra ultima speranza "
Subaru fu il primo a rompere il silenzio, stringendo i pugni con determinazione e rassegnazione.
"Non ci lasci molte alternative... "
Lo scrutò.
" ... siamo dentro "
Gli altri ragazzi si scambiarono occhiate di ansia e rassegnazione. A uno a uno, annuirono. Erika non riuscì a contenere un sorrisoa trentadue denti ed un'epifania da mettere i brividi.
" bene. Allora, abbiamo un accordo "
Mentre la tensione nella stanza si allentava leggermente, Erika si diresse verso la porta, pronta a guidarli in una lotta che avrebbe scosso le fondamenta della Hope's Peak Academy.
Avrebbe fatto di loro la peste del decennio.
Avrebbe ribattuto a tutti quei adulti quanto fece fossero.
E sarebbe diventata la disperazione della generazione e Giappone intero.
_____________________________
Heylà 👋👋👋👋
Mi faccio molto breve perché mi sono scassata di questo capitolo tbh. C'ho messo anche fin troppo ma non volevo tralasciare niente di importante.
So che lo chiedo ad ogni capitolo, ma qua ci tengo particolarmente se compilaste il questionario!
1. Qual è il vostro personaggio preferito del capitolo?
2. Cosa ne pensate di...
- Erika?
- Kouyou?
- Kiku?
(- altri personaggi del cast, se volete parlare di loro?)
3. Quale è il vostro capitolo preferito fra quelli pubblicati?
4. Avete domande riguardanti questo capitolo? È tutto chiaro? Non sarebbe male some constructive critisism
5. Avete altri commenti aggiuntivi da fare? <3
Come al solito non si rilegge un cazzo.
E ci vediamo finalmente con l'ultimo capitolo/arc di questa storia (non vedo l'ora di finirla e bruciarla)!
- 𝕰𝖑𝖎𝖟𝖆
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