⠀⠀| ✧ 𝖯𝖱𝖮𝖫𝖮𝖦𝖴𝖤 :: 𝒕𝒉𝒆 𝒇𝒂𝒅𝒆𝒅 𝒇𝒐𝒈


" dove nebbia intrecciava persone di cuori eterei... "


" C'era una volta, in un universo lontano lontano chiamato Luminaresis Nexus, ben dieci giovani ragazzi incaricati di uno solo scopo: proteggere l'equilibrio del sistema.
Ad ognuno di loro si attribuiva un aggettivo quale appieno lo rappresentasse: coraggioso, intelligente, elegante, empatica, abile, furbo, paziente, creativo, energetica e sognatrice.
Ad ognuno di loro era chiaro il proprio compito da guardiano, una creatura nascosta fra la gente quale possiede il sudetto "bilanciamento etereo".
Ad ognuno di loro apparteneva la chiave per aprire qualsiasi porta, risolvendo conflitti all'apparenza impossibili.

Un giorno, tuttavia, nella pace e serenità di questo sistema contorto, il più grande male, l'oscurità, tentò di prender il sopravvento poiché assetata di potere dopo anni ed anni di soppressione. Dunque, i dieci impavidi guardiani dovettero prender in mano la situazione e sfidare l'abisso prima che fosse stato troppo tardi.

Oh, di quanti ostacoli dovettero incontrare!
Oh, di quanti mostri dovettero sconfiggere!
Oh, di quante perdite dovettero affrontare!
Ma, oh, la determinazione quale costituisse le loro anime!

Senza paura si fecero avanti, nonostante tutto il dolore e la disperazione.

Finalmente raggiunsero il loro obbiettivo, arrivati alla dimora della regina di tutti i mali: l'Imperatrice.
Colei piena di oscurità, pentimenti, egoismo e paure!
Colei piena di disperazione, dolore, narcisismo e violenza!
Una creatura unica, solenne, quale solo pochi riescono a porsi davanti al suo cospetto, ed ancora meno sono le persone uscite vive dall'incontro della strega!

Il suo antinomia non è altro che la Papessa.
Come per l'Imperatrice, anch'ella singolare e onnipotente.
In sua contrapposizione, piena di luce e speranza.
La benedizione dei guardiani, protetti sotto l'ala di una tale creatura mistica.

Lo scontro fra le due parti fu così particolare che misere parole come queste non riuscirebbero mai e poi mai a descrivere cosa vi accadde, rendendo alla vicenda solo giustizia irrisoria.

Benché questo rimarrà un segreto, vi basta sapere che, naturalmente, i guardiani ne uscirono vittoriosi, riportando la pace nell'universo.

Tanti balli, tanta musica, tanto cibo e tanto amore!
Tutti eran salvi e mai più sarebbero stati messi in pericolo!

Tutti, vissero per sempre felici e contenti. "

... O questo è ciò che direi se fossi il narratore più grezzo conosciuto e questa la storia più noiosa mai ideata.

Fortunatamente non redimo il mio ruolo, la mia persona ed intera esistenza, come tale. Questi paragrafi verranno interrotti e scartati qua, per fare spazio a qualcosa di veramente degno, perché nei piccoli dettagli si nascondono i veri tesori.

Oh, il mio nome? Chi mai sarei io?
Questo, la mia esistenza ed identità si raggruppano sotto il ruolo a me affidato, assieme a quello di tanti miei colleghi. Siamo coloro incaricati di raccontare, a nostra maniera, le vicende ideate da miseri scrittori, un po' fuori di testa e con qualche ora di sonno - e non solo - mancata, pur di tenere incollati i lettori alle pagine - o schermi, dipende da quale secolo provenite - del loro libro.

Non vi è modo di descrivere il mio aspetto, tanto meno il mio carattere. Potreste pensare il metodo di racconto dica qualcosa su di me, eppure vi sareste sbagliando poiché potrei starvi tranquillamente ingannando.
Anzi, pensare di me già come "persona" in vita reale o "personaggio" inserito in una storia tradizionale sarebbe errato.
Perché io non sono un essere. Esisto, ma non nei piani da voi conosciuti. Perché io, rispetto a quelli, non potrò essere mai completamente descritto da questo inchiostro.

Chiamatemi pure il Narratore se così tanto ci tenete, sappiate solo non servirà a niente.

Come iniziare questo racconto...
"C'era una volta" è fin troppo banale. Magari se aggiungessi un anedotto per ogni personaggio attirerei la vostra attenzione?

C'era una volta una principessa così stupida che non percepiva l'essere la creatura più odiata del suo regno.

C'era una volta un cavaliere così maldestro che persino i draghi ridevano al solo vederlo arrivare.

C'era una volta una fanciulla così asociale che persino si creò una stagione di caccia dedicata a lei.

C'era una volta un futuro apprendista così ingenuo che persino i più intelligenti desideravano studiare la sua stupidità.

C'era una volta una stella del circo così divertente che persino alle persone senza umorismo faceva ridere come il miglior clown in esposizione.

C'era una volta un truffatore così spregevole che l'unico modo per farsi degli amici era comprarli.

C'era una volta un artista così incompreso che preferiva le pippe mentali sulla vita ad un attimo di pace.

C'era una volta una duchessa così permalosa e bella che persino il cigno in qui si trasformava risultava più sopportabile.

C'era un paradosso così energico che portava noia ad ascoltarlo parlare di ore ed ore su come bella una vita da cretini fosse.

C'era una volta una sognatrice così entusiasta che i suoi sogni avevano bisogno di ferie per riposarsi.

Troppa cattiveria?

Dovrei provare a modificare il "c'era una volta" da fiaba in qualcosa più... Originale?

Nel regno di Qualunquelandia, dove anche le favole non riuscivano a prendersi troppo sul serio...
Una volta, tanto tempo fa, ma non così tanto da rendere la storia paleolitica...
In un'epoca remota, prima che le persone smettessero di leggere le istruzioni...
In un tempo e in un luogo così improbabili che persino le fiabe facevano fatica a crederci...
Tanto, tanto tempo fa, quando i selfie erano ancora disegnati a mano...

...

Ci sono.

Dove nebbia intrecciava persone di cuori eterei...

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... Lui desiderava la libertà.

" Vitto', necessiti di nuova attrezzatura da disegno, per caso? "

Il giovane sbatté le palpebre un paio di volte, ora guardando verso la direzione indicata dalla donna, ossia una piccola bancarella piena zeppa di tradizionali strumenti artistici, fra cui pennelli, tele, matite e colori. Strinse appena il bozzetto non finito con le dita di una mano, mentre l'altra mise giù la matita con la quale stesse per tirare altre linee. I suoi occhi verdi, ereditati dalla stessa donna accompagnata, si illuminarono a tal spettacolo.

" possiamo andarci? Possiamo? "

Vittorio Leonardo Maria Risorgimenti amava l'arte, favoreggiando di gran lunga il disegno e la pittura al resto, e sua madre non perdeva mai l'occasione di alimentare questa sua passione, usando una parte dei soldi solo ed esclusivamente all'attrezzatura di entrambi, e lui non osava mai lamentarsi di questi regali qua e là.

Oggi, giorno di festa, la sua famiglia - lui, sua madre e suo padre - ebbe deciso di riunirsi per passare del tempo assieme, visitando bancarelle e ammirando dei piccoli spettacoli da mettere su carta. Soprattutto durante questi eventi sua madre lo viziava fin troppo, lontano dall'occhio dell'uomo cui Vittorio più assomigliasse non solo per i capelli verde scuro ed occhiali da vista, ma tanti molti altri aspetti interni. Solo pochi eran i tratti presi dalla signora.

Per esempio, come detto prima, quei occhi così saturi da cavanti un pugno nell'occhio. Si aggiungono i capelli arruffati assai problematici - non hanno forma precisa, quel che esce la mattina con qualche spazzolata, rimane così per il resto del giorno - ed una voglia perfettamente collocata a metà delle spalle. Per quanto la adorasse, la lotteria della nascita non fu a suo favore sul piano fisico.

Nonostante la compiuta età di 18 anni, Vittorio nascondeva una parte di sé ancora bambinesca quando stava in campagna, lontano dalla sua più grande fonte di creatività, ossia sua madre. Qua, in città, questo lato faceva un giro di 180 gradi. Saltellava, lagnava, ed appena voleva qualcosa non c'era nessuno a fermarlo.

" certamente "

Quel sorriso pacato e contento era il suo via libera. Le consegnò matita e quadernino prima di girare alle sue spalle, mettere le mani sulle maniglie di spinta e guidare la sedia a rotelle, dove la donna sedeva, più vicino alla bancarella. Dopodiché si mise di fianco, iniziando a prendere ogni singola matita pur di trovare quella giusta.

No, questa troppo spessa.
No, questa troppo scura.
No, questa troppo corta.
Era molto selettivo nella scelta, ma questa è la vita da artisti. Ogni singola cosa dev'essere perfetta, proprio come la mente la progettasse, altrimenti il lavoro non sarebbe mai stato all'altezza di questo mondo.

Si sistemò gli occhiali, tenendo in mano quella che sembrasse la matita perfetta. Fine, leggera, lunga e maneggiabile. Persino una mano rotta come la sua in questi giorni sarebbe riuscita ad usufruire delle sue capacità. Addirittura sua madre, con un cenno di testa, approvò. Questa non era una matita, era LA matita.

Non che io ci capisca qualcosa di 'sta roba, non ho delle effettive mani con cui disegnare a prescindere.

" non sei un po' in ansia per domani? "

Per la seconda volta, una sua domanda lo prese alla sprovvista. Fermò la mano a metà aria dall'afferrare una gomma, per poi stringerla in un piccolo pugno.
Le sorrise appena.

" ma va, è solo una scuola e non ho cinque anni "

Si grattò la nuca. Gli occhi preoccupati di lei si addolcirono, prendendo fra le sue fragili mani quella di Vittorio.

" scusa tesoro, certe volte me lo dimentico. Per me sarai sempre il mio bambino piccino "

Dopodiché gli afferrò una guancia e gliela strizzò. Non fece male, solo molto molto molto fastidio, ma non si oppose fisicamente.

" mamma-! C'è gente! "

Arrossì.

Rendo il messaggio chiaro: Leonardo è il cocco di mamma.

" promettimi una cosa: userai per bene il tuo dono? Mi devi rendere fiera di te "

L'aria attorno ai due tornò seria.
Un vento di esitazione colpì la schiena del giovane.

" ... Certo, perché non dovrei? "

" questo è il mio ragazzo "

Lo tirò verso di sé in un abbraccio laterale, forzandolo abbassare la sua schiena.

" ricorda, hai la chiave per aprire ogni porta "

Quel sorriso docile persistette prima di indicare nuovamente la bancarella.

" quindi, come regalo di inizio, preferisci tele o tempere nuove? "

" in realtà- "

" hai ragione. Te li compro entrambi! "

Si lasciò sfuggire una risatina, senza controbattere ulteriormente.

Apprezzava momenti come questi, non solo perché venisse trattato al meglio, ma anche perché era cosciente fossero rari quanto il diamante. Di recente soprattutto non è potuto andare a trovarla spessissimo per via di visite mediche e problemi vari a casa sua. Ah, ho dimenticato di menzionarlo, non è così? Vittorio e suo padre abitano in campagna, mentre sua madre in città data la vicinanza degli ospedali per il trattamento della sua malattia. Nonostante questa, così definita da molti, debolezza, suo figlio non è mai riuscito a vederla come una senza speranze. Perché era, appunto, sua mamma. La migliore che potesse chiedere. Ogni giorno rosicava a sapere di non poterle stare affianco. Ogni volta che la vedeva le preoccupazioni volavano via.

Il resto della festa in piazza fu strabiliante, soprattutto per l'assenza del terzo guastafeste, ancora a casa a recuperare alcune medicine e del cibo su richiesta della moglie. Le bancarelle eran stracolme di oggetti vari dai libri, agli attrezzi, al cibo spropositamente caro e persino oggetti magici come pozioni e sfere. Aveva sentito e provato ad usare alcuni di quest'ultimi, risultando in un maneggiamento carente e ferite varie. Niente di grave, si riprese subito. Aveva subito di peggio.

Un gruppo attirò l'attenzione : ragazze vestite di bianco con una corona adornata di fiori, accompagnate da alcuni giovani suonatori di tamburi. Si misero in cerchio ed al terzo battito si aprirono le danze in mezzo alla piazza. Ne furono stregati, dovendo prender ognuno un foglio di carta e cercare di fare gli schizzi in un lampo di secondo, catturando i movimenti. Fortunatamente molti dei passi eran ripetuti, potendo osservare più volte la "stessa" impostazione dello scenario. Occhio e mano svelti, nonostante il dolore riusciva ad essere il più svelto... Mai quanto sua madre, ovvio. Non si sarebbe mai permesso di confrontare la propria arte a quella della donna. Per questo desiderava migliorare. Per superarla.

Il vento del nord, gelido e secco, si alzò facendo provare un brivido dietro la sua schiena.

" questo lo prendo io! "

Una persona strappò dalle sue mani il quadernino, correndo verso la direzione opposta da cui fosse comparsa. L'unica cosa che il fanciullo riconobbe una chioma lunga nera, dei occhi color cielo ed un ghigno confidente.

Rimase per i primi secondi scioccato, non comprendendo l'agilità di quell'essere. Scosse la testa, la voltò dietro le proprie spalle per vederla ancora scappar via prima di girare l'angolo e, d'istinto, la inseguì avvisando sua madre.

" torno subito! "

" vittorio, aspetta! "

Non che questa potesse fare molto per fermarlo in qualsiasi caso. Solo lasciarlo andare, correre via a riprendersi cosa gli appartenesse.

Vittorio odiava quando qualcuno intralciava il suo lavoro, soprattutto con l'intenzione di rovinarglielo. Quella persona lo stava derubando di tempo prezioso e, di conseguenza, un ottimo risultato. Non glielo avrebbe perdonato.

Corsero per vicoli, scorciatoie, ed ovunque di nascosto. Vittorio fino a quel momento fu convinto di essere l'unico a conoscere così bene le strade di questa città, eppure si dovette ricredere ai movimenti svelti e decisi del ladro. Entrambi le conoscevano come i palmi delle loro mani.

... O almeno così credevano.
Durante l'ennesimo svoltamento d'angolo la persona si fece prendere alla sprovvista da della melma nera fra le ombre delle case. Evitando di toccarla, svoltò più prima. Leonardo rimase perplesso sul perché di tale azione, sapendo lì vi fosse un vicolo cieco, ma le gambe non vollero fermarsi a capire, bensí seguire a ruota. Un muro si paró davanti.

Credeva di aver il ladro in pugno, ed ancora una volta lo sorpese, arrampicandosi sui mattoni sporgenti.

" eh no, che diamine- "

Lo seguì e tirò per le gambe, usando il suo peso per rallentarlo. Riuscì nel suo intento, anzi, addirittura lasciò andare la presa...

" WOAH- "

... Per finire sopra di egli e far cadere entrambi sulla terra lurida, assente di cemento e mattoni.

Il ladro ci mise un po' a riprendersi, alzó il busto con una mano sulla testa.

" cazzo, non puoi fare come i vecchietti che urlano e basta? "

Il tono fu disprezzante, se non offeso, strinse i denti e se ne fregò di quel blocco attualmente per terra.

" ti levi- sei pesante- "

L'artista tentò si spingerlo via con entrambe le mani, carente di tecnica e forza a causa della botta sulla nuca ricevuta. Come se non bastasse, un colpo micidiale arrivò sulla guancia lasciando il segno rosso della mano appartenente allo sconosciuto.

" ti pare normale dire certe cose ad una ragazza?! "

Ragazza?
Vittorio cercò di sistemare gli occhiali da vista storti ed attraverso il leggero strato di polvere formato inquadrò meglio la persona, oltre all'espressione poco gioiosa al commento. I capelli corvini, lisci e lunghi fino al collo, ora erano tinti sulle punte di marrone; la stessa cosa valeva persino per il vestito indossato, ossia un abito blu regale con sotto una camicetta bianca a maniche lunghe, mentre sotto la gonna dei pantaloni lunghi e stivaletti neri. Uno degli orecchini diversi - il primo rappresentante la luna mentre il secondo una stella - stava per cadere da un momento all'altro. Se non fosse alta due metri e mezzo e letteralmente mettesse tutto il peso sopra lo stomaco fino a farlo vomitare, l'avrebbe considerata carina.

Donna o uomo che sia, la prese per le spalle e spinse di lato, facendola cadere per la seconda volta. Se non si toglieva da sola, ci avrebbe pensato lui stesso. Successivamente afferrò di fretta i suoi averi e si preparò a correre verso il cammino illuminato per tornare da sua madre. Tuttavia finì nuovamente con la faccia per terra, provando qualcosa tirargli la gamba e il pantalone a zampa di elefante nero.

" no, adesso ti scusi! "

" ma tua sorella si deve scusare! "

" non ce l'ho la sorella, idiota! "

" che me frega- lasciami-! "

" no! Devi restituirmi il blocco! "

" scordatelo, è mio! "

" non c'è il tuo nome sopra! "

Vittorio aprì la prima pagina e mostrò la grande firma di non uno, non due, bensì tutti e tre i suoi nomi coprire d'inchiostro questa. L'altra spalancò gli occhi.

" e come faccio ad essere certa tu non stia mentendo e l'abbia rubato? "

" me l'hai letteralmente strappato dalle mani?! "

Si mise una mano nei capelli sbuffando.
Questa proprio non mollava l'osso.

" potresti averlo rubato prima a qualcuno altro! "

" guarda che il ladro sei te! Non puntare il dito contro! "

" non sono una ladra, sono la paladina della giustizia! "

Mollò la presa alzandosi dal terreno, spolverando via la polvere dal vestito ed infine mettersi una posa fiera.

" io sono la mitica ed eroica Fio, rubo ai ricchi per donare ai poveri! "

Vittorio non rispose, fissandola perplesso. Cioè, non che avesse tutti i torti e suo padre non fosse giusto appena appena più ricco della persona normale in città, tanto che potessero godere di due case... Ma...

" potere del cristallo di luna, vieni a me! "

Notando la reazione minima a quell'introduzione portò la mano verso il cielo, come se stesse aspettando qualcosa piovere giù. Rimase immobile per alcuni secondi. L'altro alzò appena lo sguardo per esser certo di non starsi perdendo niente. Ritornò a guardarla.

" quante volte ti hanno fatto cadere da piccola? "

Una vena sulla fronte di lei stava per scoppiare a momenti, mentre le sopracciglia facevano su e giù e la mascella si stringeva.

" di solito funziona... "

Mormorò prima di tornare ad urlare.

" SEI TU IL CRIMINALE! DISEGNI LE PERSONE SENZA IL LORO CONSENSO E LE INSEGUI PURE! E NEANCHE FAI VEDERE COME MI HAI DISEGNATO?! "

Vittorio rispettava molto le donne, davvero, sua madre e sua zia gli avevan ben insegnato a come comportarsi in loro presenza. Ma, adesso, stava veramente provando la voglia di colpire questa qua sul muso.

Prese un respiro profondo, alzandosi dal terreno, unì i palmi e li portò all'altezza delle labbra.

" chi ti caga? "

Le punte delle dita so abbassarono verso la direzione dell'altra.

" ero una ballerine "

Rimase in silenzio per alcuni secondi, rosso in faccia, prima di scoppiare.

" e dirlo prima, chiedendo come una persona normale se potessi mostrarti il disegno, al posto di rubarlo e fare tutta questa scena, era troppo?! "

Sbuffò arrabbiato.

" dove stava l'effetto shock però... "

" basta, tienitelo pure 'sto schizzo, tanto ormai è rovinato perchè avranno finito le danze "

Strappò il foglio in questione prima di accartociarlo e lanciarlo. La fanciulla prese la pallina dritto nella coppa delle mani. Aprì questo per vedere il lavoro interrotto.

E, wow, ci rimase di stucco.
Non perché avesse ragione, anzi, tutt'altro.
Era uno schizzo fatto e finito nei minimi dettagli. Certo, non terminato ancora e molte linee erano tanto leggere quanto ripetitive, eppure definirlo un brutto lavoro sarebbe stato un colpo basso anche da parte sua. Alzò gli occhi azzurri. Vittorio se ne stava andando.

" a- "

Un'ombra nera, più scura di quelle attuali che coprivano i due, comparve sotto i loro piedi, cercando di afferrare quest'ultimi. Entrambi saltarono e finirono schiena contro schiena.
Qualcosa, o meglio, molte cose, comparsero dal terreno, plasmando quelle ombre in creature strane.
L'intero corpo erano nero, come le ombre originarie, possedevano due antenne storte inclinate in avanti circolarmente sul capo rotondo, due braccia corte dalle 2 dita ciascuno, un corpo piccolo ma compattato, due gambe piegate e due piedi dalla punta acuta, assenti di dita. L'unica cosa che li distingueva da quell'oscurità furono gli occhi gialli, luminosi.

" che diamine sono?! "

" cosa ne dovrei sapere io?! "

Seppur alti fino a raggiungere il petto del fanciullo verde, l'aria minacciosa mise tensione spezzabile fra un momento e l'altro. Non solo perché fossero più di due, ma anche-

" schiva! "

Corsero in direzioni opposte quando uno di quei, uhm, cosi, si lanciò addosso. La ragazza tirò fuori un coltello da sotto la gonna - l'aveva appresso tutto questo tempo?! - e lo puntò verso le creature.

" credete di farmi paura? Sembrate dei moscerini scaduti! "

... Lasciamo stare la creatività negli insulti.

Piuttosto, Leonardo ben realizzò e maledì di essersi fatto convincere da sua madre a non portare l'enorme borsone appresso come sl suo solito. Lì dentro, fra i materiali d'arte, avrebbe sicuramente trovato un oggetto come arma. Forbici, taglierini, diamine persino un pennello sarebbe andato bene! Invece no, ora stava circondato da quegli esseri senza possibilità di vittoria.
A meno che non usasse le mani.
Non era proprio convinto di volerli toccare, ma se la situazione si fosse fatta critica non aveva altra scelta.

Un altro corse nella sua direzione, saltò di lato prima di tirar un calcio, mancandolo.
La creatura si buttò nuovamente contro, ripeté lo stesso schema. E lo mancò.
Questa volta lo presero in due alla sopravvista da dietro. Schivò cercando di colpirli, adesso certo di prenderli poiché sotto i suoi piedi e-

" che cazzo sono questi?! "

Li mancò.
L'altra non sembrò nemmeno passarsela meglio, potendo solo fare come Vittorio. Tornarono schiena contro schiena.

" e come se fossero dei fantasmi! "

" non significa che non dovrebbero tocccarci a loro volta?! "

Come lei finì quella frase, una creatura si gettò e afferrò la mano armata, mordendola. Lasciò cadere il coltello.

" ai- ai ai ai ai- mollami- mollami! "

Vittorio guardò la sfida inorridito.
Cos'erano quei mostri? Perché erano intoccabili? Quanto tempo ancora sarebbe andata avanti così?!
Pensa, Vittorio, pensa.
Come uscirne da qui, come aiutare l'altra ragazza?!

" ricorda, hai la chiave per aprire ogni porta "

Una chiave, una soluzione.
... Avrebbe dovuto usarla? Si era promesso di non farlo più... Ma... diamine a sua madre per essergli entrata in testa proprio adesso.

Oh, al diavolo tutto quanto!

I piedi si posizionarono a formare una "L", con il piede anteriore rivolto in avanti e il piede posteriore perpendicolare. Le ginocchia furono leggermente piegate, il peso appena in avanti. Il busto rimase eretto, con la spalla del braccio destro e fasciato in avanti, leggermente piegato. La mano opposta andò dietro la schiena. Gli occhi focalizzati verso il nemico.

E fu lì che la ritrovò.

Una chiave dalle grandi dimensioni comparve fra le sue mani. La testa assomigliante ad un pentagono dagli angoli arrotondati e scuri deteneva al centro un manico verde da impugnare. Lo stelo era assai lungo e fine, questa volta chiaro ed il pettine laterale fu affilato ad ogni intaglio, fino a raggiungere la punta scintillante.

Sferrò un attacco diretto da una parte all'altra della testa della creatura, quale si dissolse in polvere scura mentre un cuore rosso, luminoso, volò in cielo prima ancora di sbattere le ciglia.
La fanciulla cadde a terra, tenendosi il polso dolorante.

" come ci sei- cos'è quel- "

Non ebbe tempo di rispondere che due altre creature cercarono di tenderle un agguato. Cercò riprendere il coltello ed usarlo per difesa. Vittorio si mise davanti e con un colpo deciso la lama trafisse entrambi i corpi, spezzandoli in due parti prima di dissolversi.

" non ho bisogno del tuo aiuto, sono una donna emancipata "

Commentò la più alta incrociando le braccia al petto.

" ah no? "

Alzò un sopracciglio poco convinto.

L'ultimo mostro si gettò, mordendo la spalla del fanciullo dagli occhiali. Morse il labbro cercando di trattenere un lamento dal dolore, dopodiché lo afferrò, staccò e gettò a terra prima di infilzarlo come uno spiedino dritto al petto. La forza usata lo paralizzò per un istante, una scossa dolorosa partì dal polso, pulsando.

" visto? Sei debole! "

" ma se ti ho appena salvato la vita "

Tirò un sospiro stanco.

Degli applausi provenienti dalla zona oramai libera attirarono la loro attenzione. Fu un uomo simile a Vittorio, anzi, i due erano praticamente due gocce d'acqua.

" vedo che non hai perso la mano dopotutto "

Vittorio fece scomparire a seduta stante quella chiave, guardando altrove.

" che vuoi? "

" tua madre è preoccupata per te, vi lascio da soli un attimo e già te ne scappi "

Il tono fiero si tramutò in uno decisamente più severo. Eccolo là, l'uomo conosciuto sin dalla nascita. Sempre e comunque serio, senza mai prendersi un momento di gioia.

" forza su, non vorrai ancora lasciarla da sola "

Cliccò la lingua sul palato, vedendosi costretto a seguirlo senza troppe storie, nonostante fosse palesemente contro. Una volta abbastanza vicino a lui, si trovò la sua mano sulla spalla, spingendolo appena verso in avanti.

" hey! Fermi là! "

Giusto, la tizia era ancora là.
I due occhialuti si girarono.

" ti serve qualcosa? "

Chiese il più vecchio, guardandola da cima a fondo.

" come prendo quella chiave? "

Vittorio guardò davanti a sé, ignorandola, giá intuendo come sarebbe andata a finire la cosa. L'altro, invece, fece tutto il contrario.

" intendi quella di mio figlio? "

" no, è brutta, il verde non mi dona. Voglio una chiave mia! Dove la prendo? "

L'uomo si mise una mano in tasca.

" devi avere un certo dono dalla nascita "

" cioè, sono bella da quando son nata, ma dubito sia quello. Basta vedervi "

Vittorio abbassò il capo, pronto al peggio, eppure suo padre ridacchiò.

" forza vecchio, rispondi alla mia domanda?! "

" prima di tutto questo si chiama un keyblade "

Portò la mano in avanti, aperta, per poi far comparire una chiave molto simile a quella del fanciullo di prima.

" 'keyblade'...? "

Ripeté sottovoce, non affatto famigliare a questa parola come se... Fosse di un altro mondo.

" e non lo prendi ovunque, lo evochi "

Un altro momento di silenzio, un'altra salita di tensione. Gli occhi determinati di lei penetrarono lo sguardo.

" sei una tipa tosta, son sicuro potresti riuscire a fare questo... uhm, come ti chiami? "

" Fio "

" puoi riuscirci, Fio, ma solo se domani arrivi all'accademia "

" accademia? Esiste qui? "

" sta fra le colline, dietro ad un grande bosco dalle radici serpentose. Vedrai una pozzanghera profonda ed una grande nube di nebbia nonostante il giorno soleggiato "

Alzò le sopracciglia, perplessa da queste indicazioni così variegate e criptiche.

" cosa significa- "

" ci vediamo presto, Fio "

Tornò sui suoi passi tirando via l'altro fanciullo. Mentre tornavano verso la piazza, Vittorio provò la stretta sulla spalla stringersi appena.

" vedi di non deludere nè me, nè tua madre domani "

Gli sussurrò prima di lasciarlo camminare da solo verso la donna preoccupata a morte e farsi abbracciare da quest'ultima.

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... Lui ricercava il sapere.

Un altro pomeriggio, un'altra sessione di lettura per l'aspirante apprendista.
La giornata in Radiant Garden era la solita: soleggiata ma fresca.
Detto in tutta sincerità, preferiva il sole dopo la pioggia, donando all'aria quel petrichor, un odore terreno ma unico e confortante, che tanto ammirava. Un evento affascinante ai suoi sensi. Non potendo osservarsi sulle pozzanghere, la fontana della piazza più grande conosciuta fu la sua unica opzione.

Lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta per evitare disturbo non necessario durante le attività, frangia a tendina pur di non ostacolare la vista di quei grandi occhi ambrati. Molti definirebbero questi, assieme all'intero faccino, ancora ingenui, se non sciocchi. Ormai questa fu la reputazione creata dallo stesso Benedict Sherburn, non proprio curante di ciò da anni. La camicia bianca con i fronzoli non mancava mai al vestiario, assieme ai pantaloni blu scuro ed i stivali con il tacco pur di nascondere la sua bassa altezza. Oh, e come dimenticarsi delle mitiche borse portate ovunque! Piene di libri e quaderni sulle proprie ricerche, a causa del peso tendeva a correggere la postura da un lato per evitare cadute imbarazzanti. Sì, la sua corporatura non era delle più ideali per un ragazzo per... Tanti motivi.

Scosse la testa, tornando a concentrarsi ad azioni più importanti di quel riflesso acqueo. Di cosa si trattava? Della sua tipica attività pomeridiana: leggere. Cosa leggeva di solito?

" Flora Enciclopedia: Guida Completa ai Fiori e alle Piante Medicinali "

O, almeno, questo era uno dei tanti libri letti e riletti nella sua raccolta. Un fanciullo della scienza e botanica, esatto. Un piccolo ma significante contrasto dal resto dei suoi coetanei, impegnati a divertirsi, giocando e chiacchierando fra loro su eventi, amori ed inimicizie. Benny non era il tipo da parlare, piuttosto ascoltare. Ascoltare ed analizzare. Non sorprendetevi se dal nulla prendesse un taccuino per appuntarsi tutte le informazioni per poi studiarle durante il corso della giornata.

La pagina segnata mostrava il disegno accurato di una pianta dalle foglie ovali, ai margini dentati, mentre il suo fiore ricordava la forma di un piccolo girasole. Il nome di questa piccola bellezza della natura? L'arnica. Un fiore non così troppo raro da trovare dalle parti più montuose del posto. Fiorisce soprattutto durante questo periodo dell'anno, ossia fine primavera ed inizio estate. Il suo utilizzo era nel campo medicinale e... ecco dove avesse terminato la lettura ieri notte. Al paragrafo "uso e applicazioni" dettava...

" l'arnica è utilizzata principalmente per applicazioni esterne sotto forma di unguenti, creme o gel. I principi attivi contenuti nella pianta, tra cui flavonoidi, lattoni sesquiterpenici e oli essenziali, sono noti per le loro proprietà anti-infiammatorie, analgesiche e cicatrizzanti. È frequentemente impiegata per trattare contusioni, distorsioni e dolori muscolari, nonché per alleviare il dolore post-operatorio e l'irritazione cutanea. "

Successivamente una spiegazione più approfondita fra formule, usi, processi di trasformazione lo tenne occupato. Per quanto i fiori fossero una delle bellezze piú semplici del mondo, come le rose detenessero spine, anche questa pianta bisognava trattarla con cura, o rischiava di ferirsi.

" Nonostante i suoi benefici, l'arnica deve essere usata con cautela. L'applicazione topica è generalmente sicura, ma può causare irritazione cutanea in alcune persone. È fondamentale evitare l'uso su pelle lesa o danneggiata. L'assunzione interna di arnica, sebbene usata in alcune preparazioni omeopatiche, è sconsigliata a causa della sua tossicità in forma concentrata. "

Quindi questo era una delle piante da evitare per lui. Chiaro. Terminò il capitolo consultando altre informazioni e notando le parti piú importanti, sottolineate da metite miriadi di volte.
Così andò avanti il pomeriggio, seduto sul bordo della fontana concentrato sul libro. Ogni persona passante veniva ignorata così come il fanciullo veniva ignorato da queste. Una simbiosi cui entrambe le parti ne ricavavano tranquillità e concentrazione sulle loro priorità.

Con la velocità della luce, riuscì ad arrivare alla lettera F. Potrà non sembrare molto, ma quando ogni singola lettera deteneva di più di venti tipologie come minimo, la storia cambia eccome.

La fresia era il prossimo sulla lista, un fiore magico tanto quanto misterioso. Durante la sezione dell'uso dell'olio essenziale derivato, un forte vento fece volare via le pagine, facendogli perdere il segno. Si alzò in piedi, ora preoccupato a morte e panicando mentre cercava di ritrovare la sezione giusta dell'enorme tomo.

Girò pagine su pagine su pagine e la visione pian piano si faceva più... Annebbiata? No, aspetta, da quando c'era la nebbia attorno ad egli? Non sembrava il tipo di giornata! Fu così densa da non riuscire a vedere oltre al proprio naso.
Che fine avevano fatto i passanti? La fontana? La natura? Il sole? Che fenomeno meteorologico poteva spiegare tutto ciò?!

Non poté starsene fermo, non avrebbe mai trovato le risposte cercate. Prese coraggio, raddrizzò la schiena e si buttò in avanti tenendo stretta la borsa. I passi erano spaventati ma decisi, puntando solo verso una direzione e mai svoltare altrove. Prima o poi sarebbe dovuto imbattersi in qualcosa! Un muro, un albero o...

La nebbia si dissolse via. La giornata era soleggiata come prima, forse un poco più arida dal seccare le labbra, ma non era più in piazza, bensì in un bosco pieno d'alberi poco famigliari.

Dove era andato a cacciarsi?

Fece alcuni giri su se stesso, in cerca di un sentiero, un passaggio, qualsiasi cosa potrebbe donargli dell'orientamento! Ma niente, solo alberi dalla corteccia robusti e foglie verdi, larghe ma fine. I raggi del sole passavano attraverso quasi come se fossero semplice vetro, trasparente. Huh... assomigliavano ad una certa tipologia presente nella cittadina, solo più... Aspetta, cos'erano quei frutti arancioni?

Una particolarità caratteristica dal giovane era la sua incontenibile curiosità. Se un animale, una persona o, come qui, una pianta attirava la sua attenzione, nulla l'avrebbe fermato dal cercare di studiare quanto meglio possibile questo. Piccolo problema: non c'erano molti rami su cui arrampicarsi senza spezzarli sotto il proprio peso. Da là sotto questi frutti erano simili ad un altro inusuale per la sua zona, seppur in commercio ed a caro prezzo: arancioni, rotondi e più piccini.

Ah certo! Il nome scientifico di quel frutto era il citrus sinensis! O, più volgare, l'arancia. Oddio, la varietà da egli provata era dolce, ergo il "sinensis", ma ebbe letto della presenza di arance più amare, citrus aurantium.
Queste arance però erano più piccole. Quindi delle mini citrus sinesis? Mini citrus aurantium?
Non una brutta idea, Benny.
Grazie, Benny.

Il problema purtroppo persisteva: era troppo basso per raggiungere quei frutti. Mise entrambe le mani sui fianchi tirando un sospiro deluso, riflettendo. Osservò la corteccia, annuendo.

Se l'occhio non si sbagliava, questo albero sarà alto qualcosa fra i quattro metri / quattro metri e mezzo, il fogliame sarà stata la metà di quel l'altezza quindi circa due metri. Lui era alto all'incirca 1,59 metri, aggiunge i tacchi e fanno magari 1,63. C'erano dunque meno di quaranta centimetri di differenza. Se un fanciullo, o be', sfortunatamente in questo caso bisognava considerare il sesso alla nascita per motivi biologici, una fanciulla saltava con le sue doti sarebbe arrivata saltare mediamente 30, forse 35 centimetri. Non sarebbe dovuto essere così male, tuttavia bisognava contare la stamina da risparmiare per il resto delle attività odierne.
Insomma, saltare in continuazione non avrebbe portato a molto.

Quali altri metodi esistevano per la raccolta? Mh... Pensa ai contadini poco fuori dalle mura...
Inclinò la testa di lato, la vista finì per concentrarsi sul tronco abbastanza magro.

" eureka! "

Se Benedict non arriverà dai frutti, saranno i frutti ad arrivare da Benedict!
Corse verso il grande legno e l'afferrò con entrambe le mani in una sorta di abbraccio poco amichevole. Successivamente iniziò a scuotere avanti ed indietro. Prima con poca, ma man mano sempre più forza fu impiegata e finalmente alcune piccole palline arancioni caddero!

" c'è nessu- ai! "

Una voce improvvisa lamentò la botta provocata da ben due mandarini in testa. Benedict spostò il busto di lato per capire l'origine. Fu lì, a pochi passi di distanza, che un fanciullo dall'aria famigliare si presentò al suo cospetto grattandosi il punto ferito mentre il palmo opposto teneva uno dei frutti precipitati.

Innanzitutto era decisamente più alto di lui, portando nel biondo un senso di piccolezza inconscio. La carnagione abbastanza chiara e gli occhi azzurri non dicevano granché. Piuttosto il taglio corto dei capelli corvini, adornata da due ciuffi azzurri sulla frangia, portava tanta famigliarità quanta sorpresa nel veder tale fenomeno in un soggetto normale. Il vestiario si trattava principalmente di un'armatura argentea da cima a fondo, apparte, be', il capo altrimenti non avrebbe visto il viso. Attorno al collo una sciarpa scura proteggeva da improvvisi cambi meteorologici. Anzi, l'intero aspetto di questo ragazzo era di protezione.
Un cavaliere fatto e finito. Oh! Ecco a chi gli ricordava.

" ehi, tu sei uno dei cavalieri di Rytter, giusto? "

Il ragazzo chiamato in causa si fermò, osservando l'altro prima di chinare il busto con la mano al cuore.

" al suo servizio, signorino "

Benedict ebbe sentito, e visto, tante cose su questi personaggi. Si occupavano di proteggere la città ed i loro abitanti, passavano notte e giorno a controllare entrate, uscite, merci d'asporto ed addirittura durante gli eventi aumentava la sicurezza nei luoghi prestabiliti. Molti simboli riconoscibili, oltre all'armatura, era la chiave. Esatto, questi cavalieri possedevano ciò una chiave precisa, unica a loro modo, tanto che la loro armatura, sulla parte destra del braccio, aveva sempre questa incisa sul metallo. Inoltre, si diceva seguissero alla lettera un cosiddetto "codice del cavaliere" risalente ad anni e anni fa.
Ugh, se solo Benedict fosse mai riuscito a metter le zampe su questo! Ogni volta che lo richiedeva, veniva rifiutato malamente con la giustifica di non essere di dominio pubblico. Magari questo cavaliere avrebbe potuto raccontargli tutto? Prima però...

" mi passi quel frutto? "

Indicò cosa avesse nella mano.
Il corvino non si fece due domande, avvicinandosi e porgendolo nelle sue mani.
Benedict lo prese ed iniziò a sbucciare come si farebbe con un'arancia, sporcandosi le mani nel processo. Era molto più semplice di quanto pensasse, non dovendo usare troppa forza. Presto un odore agrumato contaminò il proprio naso. Buttò la buccia sul terreno e prese uno spicchio, mangiandolo.

Sputò l'istante dopo, trovando questo agrume tanto peggio quanto quella costosissima arancia. Davvero, come faceva la gente a sopportare l'acidume mascherato a mal modo dal dolce?!

Lo ridiede in mano al più alto.

" tutta tua "

Tirò fuori dal suo zaino un fazzoletto, pulendosi le mani dai succhi nauseabondi, seppur l'odore persistette.
Dopodiché afferrò taccuino e penna, insoddisfatto delle ricerche, e scrisse tutto ciò che avesse scoperto alla velocità della luce.

" uhm, le serve assistenza? "

Il cavaliere, fino ad ora rimasto in silenzio ad osservare, decise finalmente di spiccare parola.

Chiuse di scatto il taccuino, prendendo un sospiro profondo.

" dove ci troviamo? Perché siamo qui? Come ci sei arrivato? Hai ricordi della tua giornata? Ti sei ferito? Come ti senti? "

Non perse tempo a riaprirlo, adesso in una pagina diversa, e tramutare quella conversazione in un interrogatorio.
Il cavaliere rimase di stucco per i primi secondi ma, dopo lo sguardo impaziente dell'altro, schiarì la voce prima di rispondere.

" sfortunatamente non lo saprei nemmeno io, stessa cosa equivale per il motivo, non sono sicuro di come ci sia arrivato se non grazie ad una strana nube densa e dissolta pochi secondi dopo, sì e se si chiede cosa precisamente stavo facendo le risponderei con i tipici incarichi di guardia, non sono ferito e la ringrazio della preoccupazione, e potrei definire il mio stato emotivo attuale con 'confuso'. Tuttavia può sempre contare sulla mia assistenza, signorino "

Si fermò un attimo.

" potrei sapere il suo nome? "

Il biondo scrisse per filo e per segno ogni singola risposta. Seppur non fosse di grande aiuto sulla questione principale, sapere di aver avuto un'esperienza simile portava sicurezza. Questa volta a fare l'inchino fu egli.

" chiamami pure Benedict Sherburn, o solo Benny! Futuro apprendista e Reale in Radiant Garden! "

La fierezza con cui portava questo titolo appresso era la stessa di un eroe dopo la battaglia vinta. Certo, la propria era ancora in corso, ma era certo di uscirne con ottimi risultati pur di raggiungere il proprio obbiettivo : scoprire la verità.
Alzò il busto.

" tu invece sei? "

" Cornelius Mal'akhi Rytter, signorino. Può chiamarmi come più desidera "

Si mise sull'attenti quasi come se fosse al cospetto di una persona di certa importanza.

" prometto di fare del mio meglio e ritornare a casa sani e salvi "

Almeno una rassicurazione l'aveva.

" sai da che parte andare? "

Venne spontaneo chiedere.
Cornelius si guardò intorno, perso.

" uhm... non esattamente... "

Ammise ancora in cerca.
Benedict tirò un sospiro. Okay, forse non era ottimi affidare tutto quanto ad egli. Prese da terra un sasso ed incise una X sul tronco.

" okay, questo sarà il nostro checkpoint, in caso ci perdiamo basta cercare l'albero di piccole arance "

" piccole arance..? Intendi i mandarini? "

" si chiamano così? "

Rimase sorpreso a quella scoperta. Come faceva il cavaliere a saperlo?

" insomma, vengono spesso importate assieme alle arance e le pesche durante il fine settimana... "

Giusto, era parte del controllo dopotutto.
Scrisse subito il nome, richiedendo lo spelling e se magari conoscesse il termine scientifico per tale frutto. Cornelius scosse la testa.
Ora, mistero risolto delle arance.

Da che parte dovrebbero andare?

Non che avrebbe cambiato molto scegliere qualcosa ma...

Prima ancora che potesse scegliere la direzione da indicare, passi agili provenienti alla sua destra divennero sempre più rumorosi. Entrambi allarmati, osservarono la creatura che stava sbucando dalle ombre, ossia un ragazzo all'incirca della loro età.

Sarà stato poco più basso di Cornelius, carnagione nettamente più scura, capigliatura castana scura tendente sul nero raccolta parzialmente in un piccolo codino, ed infine due occhi gialli, anzi, dorati che riuscivano a penetrarti l'anima. Eppure il sorriso con cui si introdusse fu abbastanza da portare un po' di calma negli altri due. Che fosse un tipico del luogo?

" salve! Sa dove ci troviamo? "

Benny non poté perdere tempo, eppure il giovane fermò i passi sorpreso dalle parole.

Disse qualcosa, inclinando la testa di lato e Benny non la comprese.

" puoi ripetere? "

L'altro parlò, ma Benny nuovamente non lo capì. Guardò verso Cornelius in cerca di risposte

" che ha detto? "

" non saprei proprio, signorino Sherburn "

" ma come no, non comunichi sempre con gli altri mercanti fuori? "

" sì, ma loro parlano dialetto, non una lingua sconosciuta "

Il più piccolo sbuffò, incrociando le braccia. Poi gli venne un'idea.

Indicò se stesso.

" miiiiii "

Fu molto marcato sulla vocale.

Indicò la testa.

" caaaaa-piiii-sciiii? "

L'altro corruggò la fronte.

" comprendi tu le mie parole? Uhhh... Capisci? To understand? Do you capire us? No? No entiendes? Uh- cogito ergo sum? "

Gesticolò invano prima di arrendersi.

" cornelius, provaci te "

" eh- oh- okay... "

Il cavaliere fece un passo in avanti, schierando la voce.

" buon pomeriggio signorino, ci piacerebbe sapere la nostra attuale posizione e se, cortesemente, ci possa indicare una via per ritornare nella nostra cittadina Radiant Garden "

Benedict si schiaffò la mano sulla fronte.

Finalmente il terzo fanciullo prese l'iniziativa, tirando fuori da una delle tasche un rotolo di carta simil al papiro. Lo aprì per intero prima di mostrare ai due, per pochi secondi, il suo contenuto: una mappa!

Gli occhi dorati del biondo si illuminarono, avendo trovato finalmente una via per ritornare a casa! O, almeno, orientarsi.

" è una mappa? Ah no, aspetta- uhm- map? Casa? "

Lasciamo stare che è meglio. Fece per affermare il foglio ma fu chiuso in una rapidità e agilità senza precedenti, lasciando i due sperduti sorpresi. Dopodiché unì pollice, indice e medio insieme, strofinandoli.

" vuole dei soldi, mi sa "

Constatò l'ovvio il più alto dei tre.
Il più basso si mise a frugare dentro la sua borsa un cerca del sacchettino dove metteva alcune monete per le evenienze. Per quanto cercasse di mettere ordine lì, finiva sempre tutto un casino, ostacolando la ricerca fra fogli e libri.
Cornelius lo fermò, avendo in mano il proprio borsellino di denaro.

" non si preoccupi, questi appartengono alla sicurezza e verranno investiti a buon modo per un cittadino come Lei "

Cornelius consegnò questo nelle mani dell'altro, ricevendo in cambio la mappa. Il fanciullo dalla carnagione scura aprì e controllò vi fossero spicci abbastanza. Soddisfatto, fece un cenno col capo prima di sparire dalla loro vista.

I due aprirono la mappa, iniziando a seguire il percorso tracciato, concluso da una grande X disegnata sopra. Dovevano ammettere di non trovare questa la più... Precisa delle mappe, ecco. Sembrava addirittura fatta sul momento.

Ba', sarà solo una loro impressione.

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... Lei era persa.

Come iniziare questa scena se non descrivendo lo stato emotivo della duchessa, insomma, perso?

Ammirata per la sua bellezza unica, sublime, sin da giovane riusciva ad attrarre l'attenzione di molti uomini grazie non solo alle sue origini ricche, ma anche la sua eleganza e grazia.
Perché non andare nel dettaglio e farvi capire come questa creatura fosse così attraente?

Tutto inizia da una chioma biondo cenere, sulle punte tendenti a rivelarsi ancor più chiare, lunga fino a sfiorare il dietro delle ginocchia, e facilmente gestibili poiché lisci e sottili. In prossimità del viso preferisce raccoglier le ciocche in delle mezze trecce tenute da due fermagli neri appuntiti, che si vanno a sfigurare man mano si allontanano dalla vista ed infine uniscono al resto.
La carnagione era chiara, tipica per le zone di provenienza dove il sole veniva spesso oscurato dalle nuvole piovose, se non addirittura cadaverica a tratti a causa del carente consumo di vitamina D, o meglio dire, dei raggi solari. Ma a quello ci arriviamo dopo.
Gli occhi erano forse la caratteristica che più attraeva la gente attorno a sé. Non solo grande, ma anche diversamente colorati. Quello destro risultatava blu, mentre quello sinistro rosso. Inusuale per chiunque, persino ella stessa.
Pur avendo un viso tondeggiante, tratti taglienti come naso e zigomi alti donavano solo all'eleganza, dimostrando la sua magrezza senza dover andare a cercare la corporatura, più rettangolare che a clessidra come si desiderava avere per una fanciulla, sotto quei abiti pesanti ma soprattutto che coprissero.

"Coprire" era la parola chiave per il suo vestiario non solo per il tipico freddo del proprio regno, ossia Kristal'noe Ozero, ma anche per una certa... specialità, se proprio voleva definirla così. L'abito bianco dal punto vita stretto e gonna pomposa copriva l'intero corpo, fanno ad eccezione le mani e la testa, mentre ai piedi indossava dei tacchi del medesimo colore. Anche questo tratto di mistero, di nascosto, era qualcosa che colpiva all'occhio. Ma non finisci qui perché fra le mani esili le faceva compagnia un parasole, solitamente dai colori abbinati al vestiario del giorno, qui bianco, e adornato di mille e più dettagli per dimostrare il caro valore.
Il parasole era la sua salvezza ovunque andasse.

Per quanto carina, la duchessa Odette Sergeyevna Shuvalova aveva persino dei segreti, letali se svelati al mondo intero.
Uno di questi, ad esempio, si ricollegava a questo mitico parasole e, be', cosa appunto dovesse parare. Se anche solo un raggio riuscisse a sfiorare la pelle candida, sarebbe la fine per ella. Peccato che durante lo strano evento della nebbia e vento lo perse fra le sue mani, bloccata dunque sotto l'ombra di un albero totalmente estraneo a quello abituata a vedere, mentre l'oggetto stava a due dannati passi davanti ad ella su un'enorme strada spianata e ricoperta da lastra in pietra bianca. Sotto il sole.

Già... Già l'assurdità della situazione non era abbastanza! No, ovvio che no! Quando mai la sua vita dovrebbe andare per il verso giusto, dico bene? Ora non poteva nemmeno esplorare in giro e cercare aiuto! Da quando il sole batteva così forte in prossimità del lago poi?!

Respiri profondi, Odette, non puoi essere andata lontana dalle guardie. Hai fatto solo due passi. Vedrai, noteranno l'assenza e ci cercheranno. Ti ridaranno l'ombrello, non uscirai di casa per giorni e tutto tornerà nella norma. Basta. Solo. Esser. Pazienti.

... Se non fosse contro l'etichetta insultare, lo avrebbe fatto con piacere contro quell'ombrello. Perché, ovviamente, doveva posizionarsi proprio sotto il naso ma lontano dalle sue grinfie. Sembrava quasi riserve in faccia. Ugh! Per non parlare dell'improvviso caldo! La stava facendo sudare come non avesse mai fatto! Cielo, che schifo provare la pelle appiccicosa su stoffa così pregiata!
Questa giornata non poteva andare peggio! Benedetto sia la mancanza di gente, sai che figuraccia avrebbe fatto nel mostrarsi così scorbutica per una cosa così stupida.

" yo "

" AH! "

Un ragazzo comparve dal fogliame verde dell'albero, a testa un giù, spaventando la nobile quale si buttò all'indietro con la mano sul cuore.

Si prese un momento per osservare chi avesse davanti.
Capelli biondi, lisci e corti fino al collo, occhi verde smeraldo, un viso ovale ed una carnagione più scura rispetto alla sua, seppur sempre tendente sul chiaro, un fisico a clessidra e magro, e sul collo riuscì a distinguere un neo. Il vestiario presentava una giacca appoggiata sulle spalle - come diamine non cadeva giù? - bianca, una camicetta dello stesso colore sotto, mentre sopra un panciotto viola adornato da motivi floreali, dei pantaloni marroni che arrivavano fino sole ginocchia e, infine, degli stivali alti, quali copriva il polpaccio. Insomma, non il tipo usata ad incontrare.

" ... se mi è concesso, potrei domandarle la ragione per cui lei si trovi sotto sopra, buon uomo? "

Tentò di ricomporsi raddrizzando la schiena e ripassando a mente già tutte le pratiche e regole da dover seguire nei più minimi dei dettagli. Realtà dei fatti, Odette era incerta se fidarsi di questo individuo o meno.

E suddetto individuo aveva appena mollato la presa cui lo teneva attaccato al ramo, cadendo per terra in... maniera perfetta? Sembrò così aggrazziato nei modi, come se non fosse la prima volta. Gli stivali si porsero sulla terra come un angelo ascendente dal cielo. Con un sorriso amichevole porse la mano alla più pallida. Seppur odiasse contatto fisico ed assente di guanti, il cervello la obbligò ad afferare quella mano, come è usanza fare, prima di scuoterla e mormorare un incerto:

" piacere di conoscerla...? "

Non sapeva ancora come reputare questo individuo. Nonostante ciò, le regole si applicavano uguali a tutti i cittadini del regno. Già sentiva la parlatina del duca, nonché suo padre, su come dovrebbe sempre dimostrarsi amichevole e disponibile, ma non troppo dal vendersi immediatamente.

" mi chiamo Odette Sergeyevna Shuvalova, del Ducato di Shuvalov. Lei, invece? "

Prima di scambiare informazioni sulle circostanze una buona introduzione era più che necessaria. Tuttavia, lui inclinò la testa di lato con lo sguardo confuso. Disse qualcosa, ma non capì.

" puoi ripetere? "

Lo fece.
Ma ancora non comprese cosa stesse cercando di comunicarle. Se quello fosse il suo nome, avrebbe portato molto imbarazzo nella famiglia. Si fece sfuggire una risatina nervosa, concludendo di doversi trattare di uno straniero. Inusuale trovare certa gente nei pressi del proprio castello, ma a questo punto dubitava di esser ancora lì.

L'altro gesticolò, portando l'indice ad indicare l'orecchio. Cercò di decifrare il codice.

" non... sente? Non... capisce? Effettivamente credo Lei ha spiccato parole a me conosciute. Uhm... "

Seppur parlare non era compito di una fanciulla come lei, in questa situazione fu costretta a farlo per il suo bene.
Cercò di comunicare coi gesti, portando la mano verso l'orecchio e poi fare di no con l'indice. Il fanciullo sembrò comprendere, tanto che scosse la testa per conferma.

Sì, parlavano una lingua diversa.
Ottimo.
Come diamine avrebbe dovuto chiedere informazioni adesso?

Dei passi attirarono la loro attenzione.
Un terzo ragazzo dalla chioma verde scura e gli occhiali si avvicinò ai due.
Indossava una camicia verde con maniche sbuffo e sopra un corpetto più scuro ed argentato. I pantaloni erano a vita alta, lunghi, neri e a zampa di elefante. Gli stivaletti del medesimo colore aiutavano nel farlo sembrare leggermente più alto - di sicuro più alto della duchessa. Attorno alla spalla teneva una grande borsa da cui alcuni pennelli uscivano. E dipinto in volto aveva un bel sorriso compiaciuto.

" bene, bene, bene, cosa abbiamo qui? "

Odette sbatté le palpebre un paio di volte.
Aspetta, l'aveva appena capito? Però... Era sicura non fosse la sua lingua? E non aveva mai imparato qualcuna simile a quella appena parlato dal nuovo arrivato. Questa stranezza la mise sull'attenti, osservando da cima a fondo chi avesse davanti.

" suppongo voi due siate parte dell'accademia, mh? Significa anche essere miei compagni di classe "

Okay, va bene tutto, ma da dove diamine usciva fuori questa scuola? Odette ha già fatto la sua parte nel campo educativo e con risultati nella media. Non necessitava di ulteriore studio. E poi quel tipetto non la ispirava affatto.

" mi capi- "

" piacere ad entrambi, sono Vittorio "

"Vittorio"? Che nome buffo. Assomigliava ad un altro nome nella sua lingua: Victor. Che avessero la stessa origine?

" lasciate che vi dia il benvenuto, credo sia il minimo che possa fare dopotutto! "

Si mise a cercare in una tasca della borsa, tirando fuori una piccola scatoletta di metallo. Al suo interno vi erano tanti piccole caramelle arancioni dal guscio duro.

" su, li ha fatto mi' nonna con tanto amore "

Li invitò a prendere uno.
Il biondo non se lo fece dire due volte, mentre la duchessa era ancora incerta. Lo prese per cortesia, ma aspettò fosse l'altro a mangiare per vedere cosa sarebbe accaduto.

" dalle mie parte si dice sempre: andare a caccia di caramelle porta fortuna solo ai ciechi "

... Cosa?
Cioè, va bene, il signorino biondino parlò e lo comprese.
Cioè, comprese le parole singolarmente, non il senso della frase. Cosa significava? Che fosse grazie a quella caramella?

" interessante... "

L'altro fanciullo, Vittorio, sembrò perplesso quanto lei.

" comunque io sono Dylan Carroll! Chiamatemi come volete, basta che non sia qualcosa di rilevante alla vecchia di cuori. Brr, non esiste essere più spaventoso di una anziana signora con troppo tempo libero "

" te, che aspetti? Mica le ho avvelenate! "

Guardò verso di lei, ora messa in soggezione da entrambi. Mandò giù la saliva rumorosamente. Ora era costretta a mangiarla, non è così?

Strinse gli occhi e lo fece, tutto in un colpo. Il gusto sul palato era solo di dolce, niente di che, susseguito da un leggero solletico.

" mi... capite adesso? "

" se ti dico di 'no' te la prendi? "

Il tono sarcastico del fanciullo con gli occhiali non fu molto gradito, però cercò di non farci troppo caso.

" fare castelli di bronzo in aria non è un argomento per gli angeli

" certo... "

Commentò semplice l'altro fanciullo prima di ritornare al discorso.

" io Vittorio, te Dylan, e te invece? "

Sbatté le palpebre un paio di volte, realizzando la scortesia messa in atto portando il mento in giù. Schiarì successivamente la voce, prima di fare un leggero inchino tenendo la gonna ai lati per evitare di sporcarla.

" Odette Sergeyevna Shuvalova, del Ducato di Shuvalov. Lieta di fare la vostra conoscenza, signori "

I due giovani si guardarono negli occhi, senza commentare, seppur i loro sguardi bastavano a tradurre nel percepire l'introduzione come "strana".
In quei attimi di silenzio pensò di riportare l'elefante nella stanza nel discorso.

" quindi- "

" quindi, ora che so i vostri nomi ed il vostro scopo, procedo con cosa son venuto a fare "

Purtroppo venne interrotta da Vittorio, il quale si schiarì la voce ed indicò Dylan.

" quei pantaloncini ti stanno orribili. Capisco faccia caldo ma non comprendo come un po' di sudore equivalga perdere stile "

Un piccolo ghigno apparì sul volto, come se fosse fiero delle parole spiccate. Dylan, a suo discapito, non era il tipo da farsi mettere i piedi in testa così.

" oh, ma come siamo antipatici oggi. Spero che tu riceva sempre inviti ai non-compleanni ogni volta che avrai un impegno! "

" un... non-compleanno? "

Mormorò sottovoce l'altro, corrugando la fronte. Scosse la testa, e fece per aprire bocca, ma venne bloccato da qualcosa di freddo, sottile sul naso.

" possano pure i tuoi pennelli trasformarsi in piume che scrivano solo in rima baciata! "

Guarda caso, il biondo teneva in una mano uno di quei oggetti nominati. Vittorio lo riconobbe come il proprio e, sorpreso, glielo strappò dalle mano deciso e lo rimise apposto.

" non toccare la mia roba con quelle luride mani "

Dylan non ne sembrò spaventato, piuttosto soddisfatto.
Eppure la macchinetta piena d'insulti non sembrava placarsi al primo ostacolo. Puntò Odette.

" non parliamo del tuo nome che già mi tira su i nervi da come mi ricorda il paese sua vicino puzzolente, pieno di formaggi e pane oblungo. Ma, andiamo, il tuo cognome sembra un rebus! Chi diamine si fa chiamare così oggi giorno!? "

" ... cosa? "

Fu l'unica cosa che riuscì a spiccare.

" ed il tuo atteggiamento? arrongatello, solo perché ti credi una nobildonna! Ultime notizie: nessuno ti caga! E poi, dai cazzo, vai in giro con dei porcospini in testa ma quel lenzuolo bianco fra un po' è più scuro di te. Dovresti prenderti del sole! "

Strinse i pugni, fissandolo con occhi spalancati.

" e poi, uff, puzzi pure. Sai cos'è un bagno? Dovresti proprio usarlo. Non che mi sorprenda, stai vestita per la montagna in piena estate "

Pensa al titolo Odette.
Pensa a tuo padre.
Pensa a dover star calma.
Una signora come te sa di comportarsi ben meglio di questo... Individuo. Non abbassarti al suo livello.

" ... ha finito? "

" no "

Rispose secco tornando ad elencare tutte quelle parole avesse in mente.

" uno, da quando sei comparsa non fai altro che sembrare un chihuahua smarrito. Boohoo, poveretta, non trovi il tuo caro principino, mh? Vuoi che ti tenga la mano mentre aspetti il suo arrivo, fragile e graziosa come sei? "

Fece un tono sarcasticamente addolcito.

" due, davvero, non capisco i tuoi gusti di stile "

" tre, fai schifo perché sei una dittatrice "

" quattro, scommetto non sai cosa significhi vestirsi da sola, o mangiare senza che qualcuno ti accompagni ventiquattro ore su ventiquattro "

" cinque, hai mai cercato di- "

" hai finito? "

Lo interruppe per la seconda volta, mandando chiaro il messaggio, avanzando di qualche passo verso di egli. Se fosse coperto dalla stessa ombra e non in pieno sole, solo le dee lassù potevano sapere cosa sarebbe successo. Dylan noto questa restrizione, avvicinandosi piano piano a sua volta.

" perché, vuoi che vada avanti? "

Vittorio non era intenzionato ad onorare la richiesta, anzi, quel ghigno implicava solo il starsi divertendo ad insultarla a destra e a manca. Odette teneva ben cosciente come questo era principalmente dovuto dalla sua reazione, che avrebbe dovuto essere più contenuta pur di non donargli soddisfazione. Onestamente? La situazione era già stressante di suo. Non sarà un quattrocchi con troppo tempo libero ad avere la meglio su di lei.

" te per caso sai chi sono io? "

" uuuhh sto cazzo? "

" la duchessa! Io sono la Duchessa di Shuvalov! Non sono stata educata tutti questi anni della mia vita per meritarmi tale scortese, buzzurro, rozzo e spregevole trattamento da- un- messaggero disprezzante! "

" sei una duchessa? Ew. "

" COME 'EW'?! "

" rango più insulso della nobiltà non potevi scegliertelo. Non che ci sia veramente un livello bello in sta gerarchia di nepotismo fatta e finita "

Dalla rabbia, fece altri passi in avanti. Se non fosse stato per l'ombra limitata, era certa di fiondarsi sul ragazzo e insegnarli una lezione o due sul rispetto. Peccato che di mezzo ci stava la propria reputazione in ballo. Un passo verso la luce e avrebbe perso la dignità già in frantumi.

" ascolta tu- tu incontenibile- "

Il piede coperto oltrepassò l'ombra senza notarlo. Avvertì il calore dei raggi subito, allarmandola e fermandola sul bordo. L'espressione di rabbia si tramutò in panico e infine sollievo per aver evitato il peggio. Vittorio alzò un sopracciglio.

Fiu, c'è mancato un po-

Provò due mani dietro la schiena spingerla con tanta forza fuori dalle ombre. Non ebbe tempo di formulare un pensiero - lasciam stare addirittura una frase - che qualcosa di singolare prese luogo davanti ai due giovani.
Dove prima vi era la cosidetta nobile, ora si trovava un pennuto bianco, dal muso nero e becco arancione.

" ommiodio un'oca? "

Come se non fosse già arrabbiato di suo, il grande uccello da lago arruffò subito le proprie ali e portò indietro il collo prima di emettere un soffio.

" hiss "

Vittorio e Dylan colsero il messaggio, iniziando a correre via.

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... Lei era sensibile.

Fra nobili e confusi ci si capisce, dico bene? Ebbene, la duchessa non era l'unica di sangue reale in quella zona, anzi, il suo titolo non era niente a confronto della prestigiosa principessa ed erede al trono del regno della sua adorata madre, Biancaneve, Birgit Eva Mareile Liselotte von Afflerbach!

Qual nome imponente!
Qual titolo governante!
Qual spirito cora-

" voglio tornare a casa... "

Era intimorita da quel bosco, non tradizionale della propria zona.
Certo, sarà pur stato un giorno soleggiato.
Certo, sarà pur abituata ai boschi incontaminati della zona.
Ma... Questo era estraneo. Estraneo equivaleva pericoloso. Sua madre le ebbe raccontato della sua esperienza dei boschi - o gliela aveva raccontata qualcuno? - e non ci teneva a passare le stesse cose, non importa se avrebbe scovato l'amore della sua vita.

Il momento prima stava chiacchierando con Freya, la panetteria più gentile del regno, e quello dopo del fumo del forno offuscò la propria vista, portandola qui senza il suo consenso. Il consenso della futura regina! Oh, possano le sue guardie metter le mani su quel criminale che l'ha trascinata qui per poi tagliargli la testa!

No, aspetta.... Wilhelmina aveva detto di evitare queste minacce ed essere più... Matura.
Però Wilhelmina non era qui! E soprattutto non poteva leggere la sua mente!! Oppure sì? Quella donna era proprio strana, cavoli....

Strinse le braccia guantate attorno a se stessa, cercando di darsi qualche tipo di conforto. Non che la solitudine fosse sconosciuta ad ella, ma la paura sovrastava la calma, bloccandola in quel punto in mezzo a due alberi.

Se da una parte il diavoletto sulla spalla continuava a pressarla con le paranoie, dall'altro vi era un angioletto intenta a calmarla.
Vedrai, andrà tutto bene. Le guardie si accorgeranno della scomparsa e verrano a prenderti. Ritornerai sana e salva al castello. E dopo potrai raccontare a Cucciolo, Wilhelmina ed il resto dei tuoi amici la mitica avventura avuta.

Il viso appena abbronzato, adornato da due occhi ambrati, più tendenti sull'arancione-marrone a causa della tonalità scura, guardò verso il basso, notando come il vestito rosa dalle maniche corte pompose, gonna lunga e tacchi del medesimo colore, più pastello, copriva gran parte della visuale. Questo se si escludeva la chioma castana, leggermente mossa, e lunga fino alla schiena.

Sbuffò proprio come una bambina farebbe, ora stanca di aspettare.

" hey!! Guardie!! Sono qui!! Vi ordino immediatamente di venirmi a prendere!! "

Si mise a gridare d'un tratto, battendo uno dei tacchi regali per terra.
Dove diamine stavano tutti?!

" er der nogen? "

Le guardie!
No, aspetta, era una voce femminile.
Wilhelmina?
No, aspetta, era troppo giovane per la vecchietta.
Mamma????
No, aspetta, non era la sua lingua quella.
... Chi diamine era allora?

Se da una parte fosse in guardia, dall'altra la curiosità spingeva a muoversi verso l'origine della voce.
Caso voglia che l'origine stessa si stesse avvicinando alla fanciulla, rivelandosi a sua volta una ragazza!

Si fermò ad osservare come il vestito indossato fosse così svogliato. Innanzitutto la camicia bianca andava stretta alla gonna verde scuro e non lasciata gonfia, dopodiché i primi tre bottoni dovevano essere chiusi e non mostrare troppo il petto, infine le maniche non andavano arrotolate fino al gomito!

Che guaio! Già si immaginava la faccia arrabbiata di Wilhelmina se fosse stata lei ad indossare qualcosa del genere...
Non che sapesse proprio come abbotonare una camicia, di solito lasciava fare alle domestiche. Ma anche in quel caso, le camicie le indossava assai raramente.

Tuttavia, non era persa la sua attenzione, anzi, aumentò ancora di più una volta alzato lo sguardo per vedere a chi appartenesse un casino del genere. Di corporatura era decisamente più robusta delle esili sue braccia, mentre la carnagione olivastra, appena più scura della sua pelle liscia. Ma cosa la lasciò a bocca aperta furono prima i due nei posizionati ognuno sotto i suoi bellissimi occhi verdi. Parlando di questi, era una sua impressione o si scurivano nella zona più settentrionale? Ah, chissene! Sapete perché?
Perché aveva i capelli lunghi, raccolti in tre trecce, ma soprattutto rosa e dalla metà in giù verdi!

Iniziò a farle male la mascella da quanto spalancata la stesse tenendo a causa dell'ammirazione e shock. Era così, così colorata! La futura regina doveva parlarle e sapere come si chiamasse! Doveva farsela per forza amica ed invitarla nel suo regno!

Prese parte della gonna prima di fare un inchino svogliato presentandosi.

" Birgit Eva Mareile Liselotte von Afflerbach, straniera! Con chi ho il piacere di parlare? "

Il misto di cortesia e impazienza rendevano ben visibili il casino mentale nelle parole. Tuttavia la fanciulla dai capelli rosa non rispose continuando a sorridendo in maniera perplessa.

Birgit rimase a sua volta in silenzio per i primi secondi.

" ... come ti chiami..? "

Ripeté la domanda più calma.
L'altra disse qualcosa, ma non la capì.

" come scusa? "

Ripeté le stesse parole, questa volta indicando se stessa e poi lei, eppure il cervello di sua altezza non afferrò.

" ahm... È dialetto? Sai parlare in un'altra maniera? "

Si grattò le testa, guardandosi in giro e facendo spallucce con un sorrisetto appena nervoso che sforzava a dimostrava disponibile.

" Birgit Eva Mareile Liselotte von Afflerbach! Davvero non conosci la futura regina al trono?! "

Panico si insidiò pian piano nella sua mente, realizzando di non essere poi così conosciuta dal suo amato regno.

" Birgit! B-I-R-G-I-T! Eva! E-V-A! Mareile! M-A-R-E-I-L-E! Liselotte! L-I-S-E-L-O-T-T-E! Von Afflerbach! "

Ripeté, scandendo le parole ed avvicinandosi di più verso la più alta, ancora nel processo di capire cosa cercasse di dirle.

" io! La speranza del popolo! Non conosco colei a cui paghi le tasse così che viva una vita da lusso?! La tua regina?! "

Questo panico le faceva tremare le mani. La conoscenza di non essere così... Così apprezzata dal suo popolo stringeva il suo povero cuoricino... Oh, ma cosa avrebbe dovuto fare! Era tutto perso! Era tutto inutile!

" come non puoi conoscermi?! Io sono importantantissima! Sai quanti soldi vale la mia vita?! "

La rosa non rispose.

" esatto! Non lo sai e mai potrai saperlo! "
Ora si sarebbe dovuta scusare per l'insolenza.
Proprio in questo momento!
L'avrebbe fatto adesso!
Ora!
Cosa aspettava questa qua?
Forza!
Si scuserà fra tre, due, uno...

Battè un piede per terra una volta provate le amare lacrime formarsi verso la coda degli occhi, mettendo il broncio.
Non è giusto! Non è giusto! Non è giusto!
Voleva tornarsene a casa! Perché non venivano a prenderla?! A nessuno mancava per caso?! È questo?! Solo perché aveva detto di non voler fare colazione con la marmellata di more ieri mattina?!

Una mano toccò la chioma, riportandola alla realtà. L'altra fanciulla, ancora sorridente, sembrava star cercando di calmarla. Afferrò dopodiché le sue mani e si accovacciò per tornare nel suo campo visivo. Strinse le mani guantate ed amplificò il sorriso, dopodiché indicò quest'ultimo e poi la bocca della castana. Voleva sorridesse a sua volta...?
L'ascoltò seppur il risultato fu qualcosa di imbarazzante da quanto rossa fosse in viso. Alla rosa si illuminarono gli occhi dalla gioia, rialzandosi e mostrando due pollici in su. Birgit la copiò, rendendola ancor più felice annuendo. Per qualche motivo, l'aura di questa ragazza riuscì subito a tranquillizzarla nonostante la situazione assurda.

Si allontanò per poco e tornò con un ramo grezzo, probabilmente caduto da uno di questi alberi. Lo ficcò a terra prima di muoverlo in maniera strana.
No, no, aspetta Birgit, queste eran lettere! E cosa c'era scritto? "Sidsel"? Era un saluto..? Guardò l'altra in cerca di risposte. A quel punto, mirò se stessa.

" sidsel "

Oh! Era il suo nome! Alquanto particolare! Anche perché la "d" non la pronunciava seppur fosse nel nome. Sidsel...

" sille! "

La mano chiusa in un pugno tirò fuori indice e pollice, quale distanza di fece più corta.
Era simil al suo nome e più breve...
Oh! È il suo soprannome?

" sille? "

Ripeté la pronuncia, al che Sille saltellò.

Certo che questa ragazza era intelligente nonostante parlasse solo dialetto! - siamo sicuri sia dialetto e non un'altra lingua?

Ciò significava dovesse dimostrare le proprie di capacità! Strappò il ramo dalle sue mani e scrisse per terra il suo nome completo che, se ancora non si fosse capito, dettava proprio Birgit Eva Mareile Liselotte von Afflerbach.

Sidsel grattò il mento, sembrando indecisa.
Birgit indicò dunque il primo nome facendo un cerchio attorno.

" Birgit! "

Puntò il ramo contro l'altra, invitandola a ripetere.

" Birgit "

Disse con calma, azzeccandolo subito. Ora quella felice era la nobile. Sidsel cercò di riprendersi il suo ramo, ma non fu intenzionata a ridarglielo per nessun motivo al mondo. Non sembrò farsene un problema, andando verso un ammasso di cespugli per staccarne un altro così che ogni avesse il proprio.

Qualcosa si mosse lì dentro.
Fu più svelto dei loro occhi.
Che fosse un animaletto selvatico..?
Rimasero in silenzio per qualche secondo, cercandolo senza risultati. Quando Sille tornò al suo fianco disegnò un omino stilizzato con due trecce - lei? -, fece un punto interrogativo e delle linee orrizontali intorno. Era la stessa esperienza della nebbia? Quindi anche lei non sapeva dove si trovassero? Uffa.

Birgit disegnò praticamente la stessa cosa, mettendo in mezzo un mezzo cerchio con del fuoco dentro per simboleggiare il forno della panetteria cui stava. Tralasciamo la sua inespertezza in campo grafico.

Almeno adesso sapeva come comunicare con la sua nuova amichetta.

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... Lei si nascondeva.

Nulla andava bene. Assolutamente nulla. Non era sorpresa ritrovarsi della nebbia nei dintorni data l'aumentata umidità del bosco. Eppure Sylvienne Epine sapeva, grazie agli insegnamenti di sua madre, come questo non fosse un evento quotidiano, bensì una minaccia per le due. Uscita la mattina presto per la caccia e già riempito a metà la borsa di carne di coniglio, la bionda dagli occhi azzurri-grigio fu praticamente teletrasportata da un bosco all'altro! Conosceva il proprio fin troppo bene per metter in dubbio se fosse una parte inesplorata. E poi, scusate, come diamine son passati dal nuvoloso, alla nebbia al sole?! Come diamine son diventati quei alberi così- così verdi chiaro! Quest'atmosfera di un altro pianeta... Non poteva indicare niente di buono.

Continuò a guardarsi intorno facendo girare la gonna marrone rattopatta e tenendo stretta la propria borsa in caso qualcuno decidesse di attaccarla. La sua arma, ancora un po' sporca di sangue, non aspettava di esser usata sul mascalzone che l'ha condotta in questo posto, se fosse stato necessario. Usare la violenza non era qualcosa di nuovo dopotutto. Nel bosco è uccidere o essere uccisi. Una costante battaglia di sopravvivenza. Perché così funzionava il suo mondo.

Eppure, non appena sentì una voce stridula femminile urlare qualcosa, avvertendo dei passi verso la propria direzione, corse a nascondersi dietro un cespuglio, osservando attentamente la scena successiva.

Due fanciulle, una vestita da semplice contandina ma capelli colorati, ed una dai capelli castani ma l'abito roseo ed elegante, stavano continuando a discutere e gesticolare come se non ci fosse un domani. C'erano parole a lei sconosciute, versi, grida, gesti se non addirittura mimi da quanto assurdamente energetiche entrambe fossero. Chissene delle maniere scortesi, origliare la conversazione sarebbe dovuta esser utile per capire dove si trovasse e come sarebbe ritornata a casa da sua madre. Eppure... Non ci capiva proprio una virgola. Che lingua stavano parlando? Quei stupidi ribelli del regno avevano inventato una nuova lingua? No, aspetta, quella più bassa dava l'aria da nobile quindi...

Come la nobilità è uscita finalmente fuori?! Perché non sta venendo attaccata dalla villaggera?! E se fosse una spia?
Prese un respiro, ricordandosi come non si dovrebbe immischiare in questioni troppo grandi per ella. L'è bastata la dimostrazione della crudeltà, risultato di conflitti interni, di tanti anni fa.

... Dove era sua madre?

Quella domanda senza risposta portò un grosso peso in lei. Non è la prima volta che la lasciasse da sola, però... però era tutto diverso adesso...

Si allarmò nuovamente, ritornando ai propri pensieri, quando la villaggera si avvicinò al cespuglio. In men che non si dica fuggì, più svelta dei cervi solita a catturare nonostante il peso nella borsa e l'abbigliamento poco consono per Ian temperatura del genere.

Oltre alla gonna, indossava perlopiù roba vecchia, riusata fino allo sgualcirsi e successivamente gettata oltre le mura del regno. Un corsetto non troppo stretto con sotto una camicia giallastra ed una pattern floreale, il tutto coperto dal mantello con cappuccio pesante ricavato da qualche animale deceduto secoli fa, quale donava calore negli inverni più gelidi. Alla cintura larga e marrone si allegava una borsetta piena di coltelli e piccole cianfrusaglie pronte all'uso. Questa ed il grosso borsone dove teneva l'artiglieria pesante erano i suoi compagni d'avventura. In più, grossi guanti senza dita ricamati da varie stoffe marroni, verdi e grigie, e sulle cosce degli scalda muscoli scuri per ripararsi dagli insetti ed erbe cattive. Ai piedi, degli stivali riciclati, ancora in decenti condizioni, definitivamente protteggevano i propri passi.

Corse via, il più lontano possibile, assicurandosi di non esser seguita saltò un paio di volte qua e là. La mente urlava solo di correre, sopravvivere, ritrovare sua madre e tornare alla normalità. I lunghissimi capelli biondi, spettinati ed annodati come pochi si alzavano dietro di lei, ondeggiando in maniera quasi aggressiva, mentre la frangia si divideva in due a causa del vento.

Riprese fiato quando sia la stanchezza apparsa e la minaccia scomparsa glielo impossero. Aveva preso male quella corsa, presa alla sprovvista, non c'era altra spiegazione sul perché provasse un fiatone così grande da diversi appoggiare sul tronco di quei alberi a lei sconosciuti e guardare per terra.
"Brutta mossa Sylvie, sta più attenta la prossima volta" l'avrebbe rimproverata l'anziana che l'avesse cresciuta.

" hi "

" CHE CAZZO- "

Venne naturale gridare a ritrovarsi un'altra persona, un biondino con a sua volta un enorme borsa a tracolla, ma più nuova, comparire alle sue spalle senza preavviso. Eppure lui sembrava la persona più tranquilla di questo mondo a ritrovarsi lì. Pochi istanti dopo quello che sembrava essere un cavaliere dall'armatura argentata lì raggiunse ed aprì bocca.

" are you all right? "

" yes, but she doesn't look quite so. What's your name? "

Che diamine volevano tutti da lei oggi?! Era stagione di caccia per caso?!

Sul pavimento irregolare scattò una seconda volta, usando le mani tremanti come aiuto allo slancio. Fece un passo troppo corto con la sinistra, sbilanciando il proprio peso e barcollando. Presto il fiatone tornò. Piegò il piede destro tentando di riprender equilibrio, finendo però per usare troppa forza e provocando un leggero dolore alla caviglia. Oggi non ce la stava proprio facendo, eh?

Fra i paesi scombussolati, le urla del biondo mentre la inseguivano e l'ambiente estraneo, vide come miglior soluzione il diverso nascondere fra gli altri cespugli. Il biondino passò accanto, continuando a correre mentre urlava quelli che poteva solo interpretare come richiami. Ancora doveva realizzare se fosse diventata incapace di comprendere la gente oppure questi parlavano un'altra lingua fuori da questo mondo. Prese gli ennesimi respiri, battiti così veloci e forti da far scoppiare il povero cuoricino e sudore sulla fronte, anzi, ovunque date le alte temperature e l'abbigliamento invernale. Però l'aveva seminato. Finalmente. Sarebbe stata lì finché non si sarà ripresa-

" agh! "

Qualcosa, anzi, qualcuno la prese da dietro il colletto del mantello e la tirò fuori dalle mille foglie, ora alcune incastrate nei suoi capelli, e la mise in punta di piedi per terra, non mollandola.

" I've found her! "

Oh no, era il cavaliere di prima. Fu naturale uno sbuffo prima di mettersi a calciare e prender a pugni quanto riuscisse. Sfortunatamente per lei, quei colpi non sembravano danneggiarlo data la robusta corazza, facendosi solo male da sola.

" lasciami idiota! Lasciamo o ti faccio ingoiare tutti quei funghi velenosi raccolti stamani! "

Gli gridò contro, eppure non sembrava comprendere cosa avesse tanto da gridare. Il biondino di prima di ritornò ridacchiando a ritrovarla in quello stato, molto simile a come si prendesse un gattino per farlo stare fermo.

Le porse qualche domanda una volta stancata di combattere a mani nude. Si rifiutò di rispondere, anzi, ascoltarle in primo luogo era inutile. Le venne un'idea in mente.

Alzò l'indice e lo mise davanti alla sua faccia come per dire di aspettare mentre rovistava nella borsa più grande.
No, qua c'era la carne. No, qua altri funghi commestibili. No, qua l'erba medicinale- eccolo!

Sfoggiò fuori il suo piccolo ma letale coltello da caccia, in parte macchiato di sangue.
I due spalancarono gli occhi.

" ORA LASCIATEMI, BASTARDI- "

Iniziò a colpire l'aria intorno a sé in maniera pericolosa, cercando di prendere uno dei due. Naturalmente la lasciarono e si allontanarono. Il più alto, il cavaliere, si mise in mezzo a lei ed il biondino, invitandolo a starne fuori con un gesto. Sylvie abbassò le ginocchia e portò entrambi gli arti superiori in avanti, pronta ad attaccare. Cosa non si aspettò, fu la comparsa di un'enorme chiave fra le mani di lui.

Sarà stata più della metà della sua altezza, pressoché grigia dalle sfumature sul blu appena visibili. L'impugnatura rotonda era incompleta, mancando una metà ma avendo una lastra nel mezzo di quel cerchio incompleto che si collegava al gambo. Fra queste due parti vi erano mille e più dettagli incisi che donavano resistenza, quello più visibile fu il cuore inverso e delle ali attorno ad esso. Lo stelo luccicava a contatto con il sole, una lama tagliente come quella di una spada, quale nel mezzo verticale continuava il motivo nero fino alla punta affilata. Il pettine possedeva tre intagli appuntiti. Insomma, per essere una chiave sembrava tutt'altro che innocua.

Il cuore aumentava il battito, così come la guardia salì alle stelle. Chi diamine erano questi qua?! Cosa volevano da lei?! Erano le guardie del regno?! Volevano strapparla via da sua madre?! Sapeva non fosse la donna più amata lì, ma questo non dava loro il diritto di farle del male! Glielo avrebbe impedito! Sarebbe corsa da lei e l'avrebbe salvata! Costi quel che costi.

Sylvie strinse i denti, pronta ad attaccare. Si fiondò verso la spalla del giovane con tutta forza. Prese un salto, impugnalò l'arma con entrambe le mani e affondò.

Il cavaliere parò il colpo con la chiave come se non fosse niente, spingendola indietro. Sylvie fece un salto per riprendere l'equilibrio. Okay, sopra non era un buon punto, sarebbe andata per la gamba.

Si buttò una seconda volta, questa senza saltare per raggiungerlo ma scivolare giù mirando alla sua caviglia. Con un colpo netto, senza cambiare posizione, bloccò nuovamente il coltello, questa volta la punta affilata prese in pieno la lama e, sotto tale pressione, l'avrebbe rotta di sicuro. Sylvie tirò indietro riuscendo a riprendersela dopo vari tiri. Ora, per la terza volta, con il fiatone osservò il bosco intorno a sé in cerca di aiuti.

Nascondersi era fuori discussione.
Si sarebbe potuta arrampicare, ma l'avrebbe presa subito per le caviglie.
Provare a raggirarlo correndo intorno agli alberi? Mh, e se conoscesse la zona meglio di lei? Meglio non rischiare.

... Ebbe un'idea.

Corse nuovamente verso la sua direzione, il cavaliere pronto a parare il prossimo colpo. Pochi centimetri di distanza e, al posto di colpirlo, si accovacciò a prendere della terra e gettarla nei suoi occhi. Strinse gli occhi ed iniziò a tossire, eppure quel
l'arma non puntò verso il basso.

Non era lui a cui puntava.
Bensì il biondino, rimasto a scrivere su un libro enorme qualcosa di poco interessante ad ella. Colto alla sorpresa, non ebbe tempo di schivare la lama. Sylvie era sicura di prenderlo in pieno quando ebbe un pensiero, lama puntata contro il suo cuore.

" lo stai per uccidere "

Prima che potesse fermarsi da gravi danni irreparabili il colpo fu già affondato. Dalla paura ebbe chiuso gli occhi. Pochi istanti dopo capì fosse troppo presto per quel colpo bloccarsi. Lì riaprì. Il biondino, per terra, ebbe usato come scudo il libro in mano, sacrificandolo al posto suo. Ora al centro di era la lama quale ebbe trapassato dalla prima fino all'ultima pagina. Entrambi lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo, come se ringraziassero il cielo che niente di male fosse successo.

Il cavaliere afferrò il polso di Sylvie, deprivandola del coltello. Si risvegliò, ricordandosi di sua madre.
Al diavolo tutto quanto! Doveva tornare casa ad avvisarla! Chissenefrega di questi stramboidi scalmanati!

Strinse pugni e denti, correndo via dalle persone per l'ennesima volta, verso una meta imprecisa, su una strada sconosciuta, ignorando i richiami di quelli là.

Sua madre sarebbe sempre stata la sua priorità.

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... Lui preferiva ingannare.

Saaed Najafi aveva solo due parole da dire a quei borghesetti sperduti: che idioti.
Davvero in un bosco qualunque, in mezzo al nulla, senza direzioni o conoscenze del posto, si sono fidati di uno qualsiasi che deteneva una "mappa"? La disperazione di certa gente portava davvero a tanta stupidità? Proprio quando pensava l'uomo non potesse scendere più in basso, ecco che il più cinico cretino di turno gli faceva intendere di star riponendo troppe speranze.
Quei due non furono l'ennesimo esempio.

O, meglio ancora, forse era lui troppo scaltro per loro? Effettivamente non sembravano esser dei confini di Agrabah. Anzi, non sembravano proprio far parte del posto. Conosceva fin troppo bene le generalità delle classi sociali, anche quelle più alte, per mettere in dubbio di trattarsi di gente mai vista prima d'ora. Parlavano addirittura una lingua diversa dalla propria, quale riusciva a malapena capire. Non che ci voglia troppo a interpretare dalle loro espressioni e gesti la poca sapienza dei dintorni.

Fino a quel punto li ebbe osservati, assieme al clima circostante, in silenzio, nascosto dietro un albero totalmente estraneo dalle palme abituato a vedere. Anche il terreno era qualcosa di sconosciuto dalle sue parti: verde e marroncino, umido e incontaminato. Ai confini tali aspetti erano pari ad un'utopia, troppo belli per esser veri.

Il tempo atmosferico sarà pur stato caldo, ma non tanto quanto l'afa estiva colpisse praticamente ogni giorno la propria testa, dovendo coprirla con il cappuccio bianco creato sul momento grazie al grande pezzo di stoffa bianco che andava sopra una canotta aderente scura, più precisamente la parte sinistra della spalla fino ad arrivare alla cintura dorata. Da lì, si allungava ancora un po' dando l'aspetto di una mezza gonna, con sotto dei pantaloni larghi e gonfi dalla mezza apertura a partire dal basso, dove vi era anche un motivo rosso di linee ondeggianti. Le scarpe, anch'esse bisnche e dalla suola gialla, detenevano una punta all'insù per aiutare a muoversi con più agilità fra i tetti delle case. Di gioielli rubati ne possedeva troppi, sfoggiarli era solo il minimo: un collare coprenti gran parte della gola, una catenina, orecchini e due bracciali coprenti gli avambracci erano solo la punta dell'iceberg.

Insomma, Saaed sapeva proprio camuffarsi e farsi anche notare. Un'ombra rara, quale appena chiudi gli occhi te la farai sfuggire in men che non si dica. Questo fanciullo non aveva solo il fascino fisico a giocare dalla sua parte, altrimenti come pensiate che un ratto sia riuscito a metter mano a tali tesori? Saaed era molto più del suo corpo. Era la sua mente, la sua furbizia, il suo egoismo a parlare per lui. Ecco spiegata l'idea di prender vantaggio e creare una mappa sul momento da spacciare per vera.

Insomma, queste erano le perfette vittime! I loro soldi stavano pregando di essere rubati! E chi era lui per farne a meno? Bastava un sorriso confidente, mostrare il bottino, prender in cambio il loro ed il gioco era fatto! E, wow, persino egli stesso fu sorpreso da quanto liscio andò questo piano pensato su due piedi. Quel corvino era proprio - perdonate la volgarità di un ratto - un coglione a cedere così facilmente i propri soldi senza farsi due domande. Almeno adesso aveva delle monete d'oro da vantare e più tardi barattare. Molto particolari oserebbe dire, perfettamente rotonde, incisioni varie fra cui una croce ed in altre teste, alcune dorate - le sue preferite - mentre altre argentate.

Ora, si passa alle questioni più complesse: dove diamine si trovava e come sarebbe dovuto ritornare a casa?
Tirando un sospiro stufato si girò attorno. Percorrendo il cammino contrario all'incontro dei due scemi da quale provenisse, era in cerca di quella fastidiosa nube, artefice del suo smarrimento. Tralasciando stare l'assenza di sabbia in essa, dando un aspetto più bianco-grigio come se fosse fumo.

Fra gli alberi alti ed affollati si aprì lo scenario ad un enorme strada, un sentiero formato da lastre in pietra bianca, quasi luccicante. Capì di star provenendo da uno dei lati poiché stesse in orizzontale anziché verticale. L'avrebbe seguita, rimanendo sulla linea laterale e sotto gli alberi per sicurezza. Era fin troppo sospettoso trovare qualcosa del genere nel bel mezzo del nulla. Evitare quanti meno conflitti era l'opzione migliore. Già bastavano quelli in corso ad Agrabah da quante persone fosse riuscito ad ingannare.

Camminando verso la sinistra, risalendo pian piano quella che in rilievo poté provare una piccola salita, non era certo se questa fosse l'idea migliore. Non che avesse proprio altre possibilità poiché il resto dei dintorni fossero tali ed uguali ovunque si guardasse. Se cercava risposte, questo era un buon punto dove iniziare.

O farsi prendere.

Quei passi furono più scelti di lui.
Qualcosa afferrò il suo abbraccio libero, stringendo ed appesantendolo. Una chioma castana lunga dall'abito rosa l'aveva appena colto in fragrante. Eppure nel suo viso si dipingeva gioia nel vederlo, come un salvatore. Saaed rimase muto a capire cosa questa volesse da lui, finché non parlò.

" sidsel, komm hier! "

Bene, ora un'altra ragazza li aveva raggiunti, questa vestita in modo più semplice ma dai capelli rosa. Lo salutò con un cenno di mano.
Che razza di gente c'era in quel bosco?! Prima un tizio armato ed un folletto mangia frutta, ora due tizie rosa. La prossima cosa che si aspetta è una manticora dalla testa d'uomo e corpo da leone.

Iniziò a muover il braccio per farle capire di lasciarlo stare. La castana strinse ancor di più la presa dicendo qualcosa in maniera alquanto arrogantella. Qualsiasi cosa fosse, il tono non gli andò a genio.

" ti puoi levare? "

Come se l'avesse capito, fece di no con la testa, rispondendo con qualcos'altro in maniera più arrogantella di prima. Si contenne da un'espressione turbata, cercando di capire cosa fare con queste due.

Le guardò mentre continuavano a parlare e gesticolare a vicenda. La più lontana sembrava la più calma, avendo fra le mani due rami legnosi, ed il sorriso perenne quasi gli portò un brivido lungo la schiena da quanta gioia sprizzasse. L'arrogante invece non afferava proprio il concetto di privacy, non è vero? Ugh, che fastidio. Se fosse stata un uomo era certo di averle già tirato un pugno in faccia, correndo via senza aggiungere altro. Nell'ambiente cresciuto ben si sapeva che trattar male una ragazza, non importa da quale parte di Agrabah si veniva. Lo status sociale delle donne era qualcosa di rispettoso e col tempo, anche contro la sua volontà, si è fatto influenzare al riguardo.

Una cosa attirò definitivamente la sua attenzione, appesa al suo collo: una catenina argentea su cui pendeva un fiore bianco luccicante in perla, cui al centro vi era incastrata una gemma rosso-fucsia. Un rubino. Ai suoi occhi scintillò grazie alla luce del sole, invitandolo come pochi. Gazza ladra quale fosse, contenersi era impossibile. Avrebbe dovuto prender quel gioiello. Sapessi quanti soldi si sarebbe fatto dalla sua rarità! Ricco, straricco sarebbe divenuto! Una gemma quasi più preziosa dell'oro!

Improvvisamente tutto l'odio sparì dal volto. Un piccolo sorriso pacato si mostrò. Portò una mano sulla testa della castana, accarezzando i suoi capelli. Presa alla sprovvista liberò un po' il braccio. Si sarebbe potuto staccare, ma questo passò in secondo piano.

" vi siete perse? Conosco una via "

Era cosciente di non poter esser compreso, ma la cordialità mai poteva mancare. Sembrare pronto ad aiutare, disponibile come il più elegante dei gentiluomo, così che in cambio sarebbero cadute ai suoi piedi, indebitate di averle salvate. Allora lì avrebbe colto l'occasione chiedendo per la collana, correndo via per la seconda volta. Piani B non sembravano necessari, queste due avevano la stessa aria da stupide che quei altri di prima emanassero a volontà.

La fanciulla dai capelli rosa disegnò per terra un omino con un punto interrogativo, prima di offrire il bastone al fanciullo.
Huh, forse non così stupide come pensasse.
Lo afferrò e disegnò una freccia puntata verso il cammino precedentemente preso. Dopodiché fece cenno con la testa di seguirle. Prima che potesse incamminarsi tuttavia venne fermato da entrambe.

La rosa puntò un dito contro se stessa per poi dire.

" sidsel. Sille "

Uhm... Okay? Non la sapeva la sua lingua quindi cosa dovrebbe significare?
Continuò ad indicare se stessa, ripetendo quelle parole.
Fu allora più semplice concludere fosse il suo nome.

" sidsel? "

" sidsel! "

Prese la mano libera dall'altra, quale avesse messo il sacchino di monete via nella tunica, per stringerla come si farebbe in un introduzione. Saeed fu preso alla sprovvista da questo contatto, ma non ebbe nessuna reazione esagerata per sua fortuna.
La castana schioccò le dita di una mano davanti alla sua faccia per attirare l'attenzione come se fosse un animaletto.

" birgit! "

Birgit. Così si chiamava l'arrogantella? Nome brutto per una ragazza antipatica.
Sorrise annuendo.

" birgit "

Ripeté per far capire avesse afferrato.
Birgit indicò verso di lui.

" und du? "

" Saaed "

Felice come pochi, lasciò la presa e lo tenne per mano, prendendo anche la mano di Sidsel nel processo e li trascinò via verso la direzione precedentemente indicata.

Solo un po' di pazienza Saaed, e vedrai che il rubino sarà tuo.

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... Lui protteggeva.

" ow, il mio diario... "

Quello che venne a conoscere come il signorino Sherburn in questa assurda avventura guardò triste lo spesso libro portato con sé, ora con un buco gigante che trapassava tutta quella carta. Diamine, oltre ad esser scaltra in battaglia, quella ragazzina era anche forte fisicamente per la sua età...

Una volta ripulito gli occhi e la gola dalla polvere si fiondò sul ragazzino portato sotto la propria ala.

" sta bene? Si è fatto male? "

" no, niente di rotto per fortuna... "

Lasciò andare una risatina nervosa, probabilmente ancora scosso dalla battaglia. Cornelius offrì la sua mano per aiutarlo ad alzarsi. Ricevette un piccolo "grazie" in cambio. Dopodiché chinò la testa in segno di scuse.

" mi perdoni, sarò più attento la prossima volta. Come il codice istituisce, un cavaliere di Rytter deve difendere i suoi cittadini affinché si possa vivere in pace ed armonia. 'La sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli' "

Si zittì, provando forte sconforto nell'aver messo a rischio la vita di un ragazzino cui avesse giurato di proteggere. Eppure egli non sembró affatto turbato.

" capita, non avevo predetto nemmeno io che avrebbe usato un trucchetto del genere. Per essere una ragazzina puzzolente ha un grande istinto. Prendere l'avversario più forte facendogli credere di esser il suo obbiettivo per poi colpire l'anello più debole della catena disarmato... Niente male, davvero "

... Non era preoccupato per la sua vita fino a due secondi fa? Perché ora la complimentava?

" che hai? Alzati su, dobbiamo andare avanti ad esplorare. È ovvio non voglia parlarci "

Fece come ordinato.
Giusto! La stavano inseguendo per farle delle domande riguardo il luogo!
Doveva andare a riacciuffarla, e poi portarla davanti alla giustizia per i crimini commessi! Attaccare non solo un cittadino ma anche un membro dell'ordine era un reato!

Si girò e prese la spinta, ma fu fermato dal biondo.

" è inutile, ormai è andata. Tanto vale andare avanti a camminare a vuoto "

'A vuoto'..?

" scusi la volgarità, non è mia intenzione mettere in dubbio la sua prospettiva... Ma son sicuro avessimo una mappa? "

" oh, quella? Un falso. Il tizio di prima ti ha derubato con un pezzo di carta progettato sul momento "

" come scusa? "

La seconda fitta prese il cuore del giovane a sentire quelle parole mentre l'altro mostrò la mappa del luogo.

" vedi? Disegnati con della grafite trovate in giro. Aspetta dovrei averla raccolta mentre camminavamo "

Si mise a frugare per il borsone, dando il libro rotto al cavaliere. Lo prese senza far storie, ancora processando l'informazione. Mille domande sorsero: uno, era stato davvero truffato, lui, un cavaliere di Rytter, con così tanta facilità? Perché qua, fra tutti i luoghi? E, poi, se il signorino Sherburn sapesse di ciò da prima, perché non glielo aveva comunicato?! Ora non aveva uno ma criminali da acciuffare!
Un sospiro lasciò le labbra, in cerca della calma. In quel momento si sentiva proprio uno stupido.

Ed io manco posso dargli torto.

" be', ormai è andata. Come un esperto dice: è più facile ingannare che fra creder alla gente di esser ingannati "

Benedict, non stai proprio aiutando.

" mi dispiace ancora per il suo libro "

Cercò di cambiare argomento pur di evitare l'ulteriore umiliazione.

" fa niente, ho una copia esatta con me per le emergenze, dovrei solo ricopiare le tecniche usate da voi due in battaglia prima. "

Lo sguardo fiero, mentre portava la mano sul petto, in qualche modo riuscì a rincuorare il corvino dai ciuffi azzurri.

" sempre se me le ricordi... eheh "

Aggiunse con una risatina nervosetta grattandosi la testa prima di tornare pimpante.

" bene, ora andiamo verso il sentiero "

Questa conversazione stava andando troppo veloce per il cavaliere.

" sentiero? "

" sì, mentre camminavamo l'ho trovato, poi la ragazza ha fatto al sua comparsa quindi mi son distratto "

Cornelius si ripeté mentalmente la stessa domanda di prima: perchè non l'ha detto prima? Mandò giù la saliva.

" capisco, andiamo con piacere "

Fortunatamente per loro bastò invertire i passi corsi fra gli alberi e allo stop del signorino Sherburn notarono sulla parte destra un sentiero formato da pietre bianche lastrate in uno spazio amplissimo. Come diamine era riuscito a farsi sfuggire qualcosa del genere prima? Questo luogo iniziava a dargli lo stesso mal di testa preso ad ogni fine giornata.

" posso farti alcune domande? "

Una volta iniziato a camminare su quelle lastre lisce fianco al biondo, quest'ultimo tirò fuori un taccuino, più piccolo rispetto a quello precedentemente rotto e riposto nel borsone, e prese una matita pronta a scrivere.

" certamente, ogni cosa che la metterà in dubbio proverò a risolverla come meglio riesca. Vorrei solo ricordarle che, sfortunatamente, delle circostanze attuali abbi ben poco da dire "

" no, non quello. È riguardo il suo keyblade "

" keyblade? Lei sa cosa sia? "

" ovvio, alcuni esperti me ne hanno parlato! dicono sia l'arma di punta del bilanciamento etereo, un equilibrio assoluto fra luce ed oscurità. Solo in pochi nascono con questa caratteristica e ancor più rare son le persone cui riescano ad invocare la chiave che apra tutte le porte "

Sbatté le palpebre un paio di volte, positivamente colpito dalle sue conoscenze.

" vedo che sia molto informato sul tema, quasi quanto me. Cosa vuole sapere del mio keyblade? "

" come lo hai invocato? "

" uh- uhm... "

Fermò i suoi passi, l'altro seguì. Il processo era semplice per egli ormai, dopo anni ed anni passati ad allenarsi sotto l'ala di altri guardiani e cavalieri. La sua esitazione nacque dal l'incertezza, se l'altro riuscisse a comprendere il processo dietro. Non era solo una questione di corpo, ma anche mente.

Chiuse gli occhi, divaricando le gambe appena. Le mani si unirono all'altezza del petto, dello spazio fra loro quanto bastasse. Un po' di concentrazione e...
La chiave argentea comparve fra le sue mani l'istante dopo. Riaprì gli occhi e sfoggiò l'arma, pronto ad una battaglia.

" così "

" mh-mh, mh-mh, mh-mh "

Proclamò infine. Il biondo scrisse alla velocità della luce tutto ciò che avesse appena assistito, tirando la punta della lingua fuori concentratissimo.

" okay, quindi basta mettersi in quella posizione e si riuscirà a prenderlo? "

" non per forza, dipende da persona a persona "

" fallo scomparire e ricomparire "

Annuì, facendo come detto. Si smaterializzò fra le sue mani e lo fece ricomparire subito dopo senza troppi problemi.

" okay, niente posa, solo portare la mano in avanti "

Borbottò fra sé e sé, come se l'altro non esistesse. Il signorino Sherburn si liberò la mano destra dalla matita, ora posata sul taccuino, la portò in avanti e chiude gli occhi. Per aiutarsi, visualizzò nella propria mente l'immagine di una chiave ad occhi chiusi.
Cornelius non disse niente, rimanendo a guardarlo per quei secondi che sembravano ore.
Pur di salvarsi dall'imbarazzo, il fanciullo più basso riaprì gli occhi e ritornò a parlare dopo quel silenzio enigmatico.

" rimostramelo "

" okay? "

Portò una mano davanti e fece ricomparire il keyblade.
Il signorino Sherburn lo imitò nuovamente, aprendo e chiudendo la mano tante volte.

" mostrarmi un altro modo "

Cornelius mise la mano aperta all'altezza della testa e la fece oscillare dalla parte opposta chiudendo il pugno, nuovamente con la chiave in mano.
Benedict lo copiò. Fallendo.
Lo fece ancora.
Ed ancora.
Ed ancora.
Il mal di spalla si fece presto sentire.

" perché non va?! "

" forse- "

Si bloccò realizzando di non esser ascoltato mentre l'altro continuava a fare lo stesso movimento ripetuto.
Si grattò la guancia, contenendo un sorriso un po' scontento, ma lo lasciò fare. Nel codice stava scritto chiaramente il non interrompere nessuno nelle loro attività a meno che non si tratti di un'emergenza. E parlare solo quando si è interpellati era da tener a mente.

" non c'è qualcos'altro che mi stia sfuggendo? "

" innanzitutto, il keyblade è un'arma posseduta da chi detenga il bilanc- "

" sì, oltre a quello? "

" suppongo bisogna allenarsi anche mentalmente, scavare dentro il proprio cuore per trovare questa chiave nel punto di perfetto equilibrio "

" 'perfetto equilibrio'? "

" nel codice dei cavalieri di Rytter viene espressamente descritta l'evocazione come la ricerca dell'equilibrio anche all'interno di sé. Potremmo pur possedere il bilanciamento etereo, tuttavia solo un punto preciso nel cuore detiene l'assoluto equilibrio. Sta al guardiano cercare tale e manifestarlo sottoforma di una chiave "

Portò nuovamente la mano in avanti per far comparire il suo keyblade.
Benedict si rimise a scrivere tutto quanto il discorso alla massima velocità senza mancare una virgola.

" capisco, capisco "

Borbottò in sottovoce.

" OH MIO DIO UN KEYBLADE! "

Una voce stridula, incomprensibile, bombardò le loro orecchie, girandosi verso l'origine di tale casino. Si ritrovarono una persona alta quanto il cavaliere, dai capelli scuri medio-lunghi, due grossi orecchini dorati ed un abito blu riconducente alla notte. Questa persona si fiondò sui due, anzi, su Cornelius, spingendo lontano il piccoletto, quale quasi cadde a terra.

Questa improvvisa distanza ravvicinata lo prese alla sprovvista, alzando la propria guardia a mille.

" le serve qualcosa? "

Fra le miriadi di cose dette, non riuscì a comprenderne mezza. Un'altra straniera? Era con quella di prima, per caso? Questa non sembrava così repulsiva nei suoi confronti, anzi, totalmente il contrario. Indicò il suo keyblade, con l'altra mano fece gesto di passarglielo.

" non funzionerebbe proprio così signor- signora- uhm- "

Batté il piede per terra, impaziente. Cornelius fece come indicato, porgendo la chiave nelle mani dell'altro, ora ancor più affascinato ed emozionato di prima. Tuttavia questo scomparì non appena tentò di impugnarlo, tornando al suo proprietario. Fece una faccia offesa incrociando le braccia al petto, borbottando nuovamente incomprensibile.

" mi spiace, purtroppo non è possibile che qualcuno possa usarlo oltre a me "

Cercò tuttavia di scusarsi, grattando la testa e portando la mano libera davanti a sé, ora il keyblade scomparso. La fanciulla - era una fanciulla, giusto? - abbassò le ginocchia appena, tirando fuori il labbro inferiore ed occhi da cucciolo bastonato come se lo pregasse di farglielo riprovare. Cornelius scosse la testa, per quanto scortese questo gesto gli sembrasse.

" stiamo incontrando gente di tutti i colori oggi, eh? "

Benedict chiuse il quaderno, introducendosi in mezzo ai due e separandoli da quanto vicini fossero.

" come ti chiami? "

Diede le spalle al cavaliere, quale prese un momento per respirare e tentare di calmarsi. Tuttavia, non appena pensava niente potesse andare storto, delle grida seguite a degli starnazzi tornarono a tormentarlo. Senza pensarci due volte, corse verso la direzione del casino, gli altri due lo seguirono pochi istanti dopo.

Il mestiere da cavaliere e protettore era davvero impegnativo.

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... Lui aveva idee folli.

Di solito Dylan si dava ottimi consigli, e poi li seguiva sempre.
Insomma, guardate dove lo hanno portato! In un'avventura indimenticabile! Tutto iniziò da quella nube stramba nei boschi vicino alla sia casa, decise di superarla per vedere quali segreti nascondesse e, l'istante successivo, eccolo lì appeso a testa in giù su un albero verde, quali foglie formavano un tetto naturale dai raggi solari. Si rese conto sin da subito di non star più nel Wonderland, bensì in un altro mondo più distante dal proprio. C'era troppo... Non-disordine per essere casa sua. Inizialmente storie il naso dal fastidio, tuttavia si ricordò le parole di un saggio: una vita piena di avventure non lasciava spazio a giorni noiosi.

La vista di una volta chioma bionda non aiutò assai il suo umore, ricordando una certa ragazzina fuori dalla a-norma. E, come ella, la nobilissima Odette sembrava spaesata, persa, credente di non esser parte di tal mondo! Oh, se solo sapessero quanto la realtà fosse variegata! E quanto ogni cosa avesse il suo senso, anche la più assurda!
Rispetto alla fastidiosa piccoletta, questa qua era diversa. Era... Anormalmente monotona. Era stranamente normale. Era equilibrata ma solo da un lato. Era una puzzle completo dal pezzo mancante.
Lo attrasse, se ciò fosse una cosa positiva o negativa doveva ancora capirla.

I suoi occhi colorati, i suoi gesti impauriti, era fin troppo ovvio il suo dilemma con la luce. Come mai? Paura di scottarsi? Bruciarsi? Squagliarsi? Non era né di legno, né di neve! Eppure si comportava come un pupazzetto ed una regina del ghiaccio.
Dylan aveva idee folli, e poi le seguiva sempre. Qualcosa nel cervello disse, anzi, sapesse dovesse spingerla verso la luce. E così fece, scovando che per l'ennesima volta ebbe fatta la cosa giusta.

Ora, si ritrovava a correre con un fanciullo dai modi poco raffinati lontano da una pennuta alta la metà di lui. Cosa pensava di egli? Un buzzurro, eppure la creatività non mancava. Adesso cercava solo di non farsi beccare da un uccello fuori di senno per andare avanti il suo scatenarsi di insulti. Meglio così.

Ogni volta che quel becco li sfiorava, entrambi riuscivano a schivare senza troppi problemi. Quando le ali battevano sovrane per velocizzare i propri passi, scattavano senza troppi impigli. L'adrenalina, il sudore, il battito del cuore accelerato. Diamine quanto adorava quel brivido lungo la schiena!

" AAAAAAAAAAAAHAHAHAHAHA! "

" MA CHE CAZZO TI RIDI?! "

Il verde gridò a sua volta gesticolando.

" È DIVERTENTISSIMO! "

" TI PARE NORMALE?! SIAMO INSEGUITI DA UN'OCA! "

No, Vittorio, quello è un cigno reale per l'esattezza- vabbè, non mi può sentire da qui.

Quelle parole fecero riflettere il biondo.
Perché stavano correndo via dal pennuto? L'aveva aiutata a trasformarsi nella sua vera forma, liberandola da quel corpo pallido e fragile in una creatura maestosa!

... Ma certo!
Il cigno non li stava seguendo per azzannarli, bensì ringraziarli! Oh, come hanno fatto a non notarlo prima! Adesso, oltre ad un abbraccio, si meritava una scusa bella e buona da parte di entrambi per esser corsi come dei vigliacchi!

Dylan afferrò la parte superiore del braccio di Vittorio per poi fermarsi brutalmente. L'altro fanciullo per poco non cadde a terra, mantenendo l'equilibrio solo grazie alla stretta dell'altro.

" ce la fai?! Quella ci mangia come il pan bagnato! "

Lo ignorò, buttandosi sulle sue ginocchia ed aprendo le braccia con fare invitante, pronto ad accoglierla in in abbraccio.

" scusaci tanto, non avevamo capito come ti sentivi! "

" sei più lento di una lumaca in salita, scemo! "

Il corvino rimasto al suo fianco si mise in posizione, pronto ad una possibile battaglia.
L'uccello non si fermò, correndo in avanti verso Dylan come mai prima. Lui non aspettava altro che abbracciarla con un sorrisone in segno di gratitudine.

Vittorio non ce la poteva più fare.

Tirò fuori una chiave enorme e l'alzò in aria, pronto a tagliare teste.

A pochi metri di distanza, una quarta figura comparì.
Una ragazza dai lunghi, biondi e scompigliati capelli uscì fuori dal bosco, buttandosi sul cigno infuriato e spostando entrambi più in là.
Beccate, pugni, manate e morsi furono lo spettacolo assurdo a cui dovette assistere, finché non tirò fuori una corda sporca. Fece fare giri attorno al busto, immobilizzando le ali, e poi intorno alle zampe per evitare sfugga via. Una volta finito il lavoro tenne stretta la fine della corda, asciugando il sudore sulla fronte con l'altra mano.

" ... l'hai visto anche te, vero? "

" purtroppo sì "

Fu lì che la nuova arrivata realizzò la loro presenza. Si allarmò, mettendosi davanti all'uccello come se fosse il più prezioso dei bottini, tirando fuori un piccolo ma affilato coltello.

" wowowowo- tutti calmi qui, te la puoi pure tenere come animaletto "

Vittorio mise due mani in avanti, facendo scomparire la chiave.

" ... "

Rimase stranita, probabilmente a causa dell'arma e di come riuscisse a comprendere cosa stesse dicendo. Il corvino prese la scatoletta di caramelle e gliela offrì.

" mangiane una, così potremmo capirti "

Non si fidò.

" okay, okay, scegline due ed io mangerò la seconda che mi darai, va bene? "

Si avvicinò piano piano, come se stesse affrontando un leone mezzo dormiente ma affamato di carne. La fanciulla prese il dolcetto e, seppur con esitazione lo mandò giù.

" giuro che se mi hai avvelenato per prenderti la mia cena mia madre te la farà pagar cara "

" molto gentile, grazie "

" oh? Mi capisci seriamente? "

" magiaaaa "

Dylan si intromise fra i due, gesticolando con le mani un arcobaleno.

" come lei hai interrotto il nostro abbraccio? "

Domandò successivamente con tono offeso. La bionda lo guardò male.

" abbraccio? Quello ti voleva ammazzare "

" non è vero! "

" hai visto le ali aperte? Il collo teso? I fischi? Le piume arruffate? Era pura rabbia "

" mhpf "

Incrociò le braccia guardando altrove.

" comunque... come mai ci hai aiutato? "

Interruppe Vittorio, ora curioso.

" aiutarvi? No, questa è la mia cena "

Il cigno, fino ad ora cercante di evadere la prigionia, emise un forte trillo di sorpresa.

" cena? "

Ripeté Vittorio.

" sì, da mangiare "

" con cosa? "

" dipende da cosa abbiamo a casa "

" sai che la carne di solito si accompagna bene con le patate? "

Strillò ancora.

" grazie del consiglio..? "

" ed ho pure sentito che una salsa al porto esalta proprio il suo unico sapore. Magari anche del rosmarino. Oh, secondo me del vino rosso per accompagnare non sarebbe così male "

Ora l'uccello tornò a scatenarsi più di prima, mettendo difficoltà all'altra.

" e statti buono! Che cazzo, 'ste caramelle ti fanno capire anche dagli animali?! "

" ehm... "

Inclinò la testa, incerto su come spiegare la buffa situazione.

" in realtà quella che vuoi mangiare è la duchessa di shuvalov "

Spiegò semplice Dylan.

" e che è? Un nuovo mercato? "

" no, è la duchessa "

" un cigno? "

" eh già "

" una duchessa? "

" eh già "

" quanto in basso sono scesi questi stronzi della nobiltà per nominare un cigno come duchessa "

Scosse la testa, guardando in basso.

" in realtà è una persona "

" no, è un cigno "

" era una persona "

" e che è successo dopo? "

" ha fatto poof ed è diventata un cigno "

" ... okay ha senso "

Ammise annuendo, allentando la forza bruta usata per tenere il pennuto a bada.

" come ti chiami? "

Domandò il biondo fuori discorso.
La biondina rimase a guardalo silenziosa.

" no, non compro niente da voi "

" per quanta gioia mi piace spacciare, non è per questo che lo chiedo "

" ah no? Non funziona così? "

Vittorio cercò di trattenere una risatina.

" una più scema dall'altro... "

Borbottò sottovoce, scuotendo la testa.

" ... Sylvienne. Sylvie va più che bene "

" piacere mio, mia cara Sylvie! Io sono Dylan! Questo qua è Vittorio qualcosa qualcosa Risorgimenti. Ed il cigno è Odette "

" grazie dell'informazione non richiesta? "

" QUATTROCCHI NO VABBÈ CIAO! HAI TROVATO ALTRA COMPAGNIA? "

Una quinta voce proveniente da molto lontano attirò l'attenzione. Un gruppo di ben tre persone, un ragazzo corvino con due ciocche azzurre, una dai capelli medio-corti e l'ultimo biondo come Dylan si avvicinarono con passo svelto.

Vittorio si coprì la faccia con una mano, come se non volesse farsi vedere da uno di loro.

" ugh, altra gente... "

" yay, altra gente! "

Dylan fu nettamente più gasato, salutando tutti con una mano.

" forza, dagli le caramelle "

" decido io a chi- STAI FERMO, È ROBA MIA- "

Non gli diede tempo di rispondere che cercò di strappargli il contenitore dalle mani.

" ma sei lento! "

" 'e sti gran cazzi' ce li vogliamo aggiungere? "

" per favore, daglieli e basta. Mi sta facendo passare l'appetito a furia con tutta questa gioia "

Sylvie incrociò le braccia attorno allo stomaco. Dopo vari scontri, due tizi che urlavano nelle sue orecchie, altri che parlarono in lingua straniera ed un terzo gruppo composto da due ragazze rosa ed un fanciullo sembrare cordiale apparire, cedette e diede il pacchetto. Dylan lo distribuì in giro a tutti, uno ad uno dicendo cose come "questa è per te", "questa per te", "te invece niente! No, scherzo, prendi pure" e saltellando.

Aveva fatto proprio bene ad attraversare quella nebbia.
Questa sì che è un'avventura!

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... Lei andava avanti.

Per fortuna che c'era altra gente! Davvero, a furia di passeggiare senza una meta precisa in sole tre persone, stava iniziando a dedurre fossero gli unici esseri viventi - scusate piante - in tutta la zona. Si dovette ricredere quando quel ragazzo, Saaed, li portò verso il sentiero enorme e, a pochi passi da lì, un gruppo di persone della loro età - alcuni capiva, altri meno - si presentò nel loro caos. I tre si fiondarono e ricevettero delle caramelle come il resto. Come per magia tutti si capivano! Wow!

Sidsel era davvero sorpresa dalle potenzialità di questa! Suo padre aveva fatto bene ad insegnarle alcune cose per i spettacoli. Se queste funzionassero pure sugli animali, sapessi quanta gente avrebbe attratto il suo circo! Parlando di animali, come mai quel cigno rabbioso continuava a scatenarsi invano? E gente che litigava? Altra che parlava sopra? Altra che preferiva sotterrarsi?

" ragazzi- "

Cercò di chiamare la prima volta.

" ragazzi! "

Tentò una seconda con voce più alta.

" RAGAZZI! "

Gridò la terza, finalmente facendo tacere quel casino.

" che vuoi? "

Una biondina più bassa di lei domandò.
Non perse tempo ad introdursi, così da stabilire fin da subito un rapporto. Se dovevano scoprire insieme come sian finiti lì, era il minimo cercare di sapere almeno i loro nomi.

" io mi chiamo sidsel, ma potete pure chiamarmi sille, e mio padre gestisce un circo "

Dopo alcuni momenti di silenzio, il fanciullo con gli occhiali parlò.

" ma chi te l'ha chiesto? "

La ragazza più alta dai capelli scuri si lasciò sfuggire una risatina, cercando di tornare seria.

" credo sia il caso di introdursi, no? Per instaurare delle amicizie bisogna perlomeno saper come tutti si chiamino! Ho deciso di aggiungere una piccola perla interessante su di me per stringere ancor di più le forze! "

Spiegò la rosa, stranamente non offesa da quel commento sgradevole fatto. Il motivo è semplice: mai portarsi giù! Non lo redimeva come bullo, sarebbe scortese da parte sua farlo. Credeva quell'ostilità nascesse dalla paura di esser in un ambiente totalmente diverso al suo! Ed era comprensibile! Nessuno qui aveva colpe!

Birgit, la ragazza ritrovata poco fa, fece un passo in avanti con maniera altezzosa e mano sul petto.

" anche se dovreste già sapere chi io sia, oggi vi risparmierò e grazierò con la mia introduzione: Birgit Eva Marrone Liselotte von Afflerbach, principessa del regno di Biancaneve e sua futura regina! "

Il sorrisetto confidente portò calore nel cuore di Sille, quale unì le mani al petto.

" oh-! Sua Altezza, perdoni la mia maleducazione, non avrei pensato di trovare un membro importante qui, fra tutti i luoghi! "

Un giovane con l'armatura si fece avanti, facendo un piccolo inchino verso la direzione della castana.

" Cornelius Mal'akhi Rytter della dinastia dei cavalieri di Rytter. Ogni suo desiderio è un ordine per me "

Concluse infine aspettando l'approvazione dell'altra.

" mh, per questa volta ti perdonerò! "

Conclude semplicemente.

" principessa? Cavaliere? Ma che son finita davvero in una fiaba finalmente?! "

Unx fanciullx più alto di tutti si mise in mezzo ai due, afferando entrambe le loro mani.

" oh, non vedo l'ora di spendere del tempo assieme in accademia! Comunque io sono Fio Tramontana. No, non è un soprannome. Mi chiamo solo Fio "

" una Reale? Non sembri tanto sapiente "

Un biondino dalla coda lunga prese parola, scrivendo su un taccuino.

" benedict sherburn, solo benny va più che bene! Mi chiedevo se sapeste qualcosa della nostra situazione "

Sille scosse la testa per suo dispiacere. Dopodiché guardò verso la biondina.

" te invece? "

" ... Sylvienne Epine "

Fece un passo verso ella.

" NON ti avvicinare, ho un coltello e non ho paura di usarlo "

Sfoggiò la lama.
Mandò giù la saliva rumorosamente, pensando di riprovarci più tardi, quando non sarà... Armata.

" ed io sono dylan! Sille hai detto che ti chiami?! Wa, è troppo bello! È così... uhm... Così silly! "

Ridacchiò alla sua stessa battuta, al che la rosa lo imitò pur non comprendendo cosa significasse.

" e quella lì è la duchessa Odette! O meglio, lo era fino a 10 minuti fa "

Indicò il pennuto intrappolato. Avrebbe voluto liberarlo, però Sylvienne la sorvegliava come se fosse oro prezioso.

" duchessa? Un cigno? Per caso cova delle uova d'oro? "

Il fanciullo incontrato prima di questo evento si unì curioso della particolarità.

" cioè, non che l'oro mi interessa al momento. Adesso conta solo tornare a casa! "

" ben detto! "

Anche se sospetto quel commento, Sille preferì credere lo intendesse veramente.

" saaed najafi, piacere di fare la vostra conoscenza "

Allora, ricapitolando tutte le persons incontrate sino ad ora: Birgit, Saaed, Cornelius, Fio, Benny, Sylvienne, Odette, Dylan... Mancava uno. Guardò verso il ragazzo con gli occhiali.

" io? Vittorio Leonardo Maria. Scegli pure quello che più ti piace "

" wow, quanta scelta! E che nomi carini! "

" gentilissima guarda "

Commentò con un pizzico di sarcasmo.

" benissimo, ora che ci siamo presentati tutti, direi proprio di cercare un modo per ritornare alle nostre case! Ce la possiamo fare! Più siamo, meglio è! Tutti per uno e uno per tutti! Chi è con me? "

Portò il braccio in avanti, palmo verso il basso. Gli unici due a porre le rispettive mani sopra furono Birgit e Fio. Gli altri... Eran confusi.

" idea migliore: voi cercate una via, io me ne torno a casa "

Vittorio batté una mano dietro la schiena di Sille, con sorriso beffardo, prima di incamminarsi dalla parte opposta del sentiero.

" quindi sapevi tutto questo tempo come tornarcene?! "

Gli urlò contro la principessa.

" no, idioti, ci abito qui. Buon divertimento ad ammazzarvi! "

Gridò l'ultima volta per poi scomparire con tanto di dito medio alzato.

" oh... "

Fu la minima reazione avuta. Scosse la testa e si riprese.

" non fa niente! Almeno qualcuno di noi ha ritrovato la via! Tempo di fare la stessa cosa, no? "

" sì! "

Esclamò la castana, ormai sua amica.

" allora direi di! Uhm... "

" andare verso quell'enorme castello bianco e dorato di là? "

Propose Sylvienne indicando con il dito il cielo.

" esatto! Aspetta- castello? "

Tutti si girarono verso la direzione indicata, notando in lontananza un'imponente struttura dai colori descritti.

" e quando è comparso quel coso?! "

Esclamò sorpresa Fio.

" bene, suppongo abbiamo un indizio finalmente. Io mi aggrego "

Parlò Benny, chiudendo il taccuino ed iniziando ad incamminarsi. Il resto del gruppo lo seguì verso la strada libera ed ampia, ancora perplessi su tutto quanto.

Dopo minuti passati in silenzio a camminare, un enorme cancello bianco bloccò la via, ora vicinissimi all'enorme struttura. Fio alzò un sopracciglio.

" siamo sicuri di non star finendo in paradiso e tutto questo non è altro che il limbo? "

" ma no, dai! Vedrete che tutti chiunque sia lì dentro saprà dirci tutto quanto! Basta solo pensarla positivamente! "

Annuì confidente la fanciulla dai capelli rosa, notando da dietro le sbarre la presenza di gente.
La prima era una donna alquanto bassa ed anziana, portava degli occhiali ed i capelli eran raccolti in una cipolla, tenuta ferma da due bastoncini legnosi. Addosso aveva una sorta di tunica a maniche lunghe scura.
Vicino ad ella vi era una donna nettamente più alta, capelli biondi platino, alla luce del sole si de finirebbero addirittura argentei, e molto giovane.
Ed il terzo, un uomo biondo e dagli occhi azzurri, si mordeva le unghie dal nervoso. Tutti e tre sembravano intraprendere una conversazione molto agitata. I due più giovani sembravano litigare mentre l'anziana lì teneva separati proprio come se fossero bimbi.
O meglio, cercava di tenere a bada l'altra donna.

" allora, senti, ti giuro che se Nicanor non si presenta entro due secondi inizio a fare strage. E partirò da te "

" perché?! "

" perché sei tu quello che l'hai lasciato fare! "

" ma anche Farzaneh- "

" Far ha i suoi compiti a cui pensare, lasciala stare "

" giovinotti, cercate di andare d'accordo, su, guardate là chi vi sta guardando. Spero non vogliate fare brutta figura! "

L'anziana indicò verso il cancello, al che Sille salutò tutti e tre con un cenno di mano.

" uhm, salve! Ci saprebbe dire come tornare a casa? "

I due fecero alcuni passi indietro, guardando altrove un po' imbarazzati a saper di aver del pubblico. L'anziana signora schioccò le dita di una mano e lentamente il cancello si aprì. Un enorme giardino, quale separava l'ingresso da una scalinata alta ed una portone, lasciò la maggior parte di loro a bocca aperta, guardandosi attorno.

" ricapitolando: una principessa, un cavaliere, ed anche un castello?! È ufficiale: sono finita in una fiaba. O, grazie vecchietto dell'altro giorno! "

Fio portò le mani in alto al cielo, grata.

" vi stavamo aspettando "

Annunciò l'anziana, incamminandosi verso il gruppo, arrivando a pochi passi dalla circense.

" davvero? Che gentili, non avreste dovuto! "

" figurati, giovanotta. Un insegnante dovrà pur sempre dare il benvenuto ai propri studenti "

Insegnante? Studenti?
Cornelius si mise affianco alla fanciulla.

" ci dovrebbe essere un errore, signora. Non apparteniamo a questa scuola "

Ella ridacchiò.

" mi spiace informarvi del contrario, altrimenti non vi avrei portato qui "

" quindi te sei stata quella a strapparmi via da Freya?! "

Si avvicinò Birgit sul lato opposto, ora irritata.

" mi scuso di aver interrotto le vostre attività quotidiane, ma questa è una questione di alta importanza. Parole del preside "

" ma non è tipo, contro la legge?! Rapimento?! Sai quanto valgo per miriadi di persone?! La pena capitale ti dovrebbero dare! "

" oi, vedi a come parli ai più anziani "

La donna aggressiva si avvicinò alla principessa con sguardo serio e minaccioso, cosa che la mise subito in riga ammutolendosi.

" se posso chiedere, cosa tratta questa grande importanza? "

Benedict si fece spazio fra i tre con il taccuino ormai pieno di appunti e scarabocchi riguardanti i dintorni.

" lo scoprirete presto, per oggi vorrei solo che vi accomodiate nelle vostre stanze e riposiate. La salute vien prima di tutto quanto. Se avrete bisogno di qualcosa potete contattare noi tre "

" che sareste..? "

" Guying Fa, ed i miei colleghi sono Diana Risorgimenti e Lothar Hartmann. Piacere di fare la vostra conoscenza "

" il piacere è tutto nostro signora Fa, signora Risorgimenti "

" e come mai proprio noi? "

Benny andò avanti a fare le sue domande.

" perché siete i guardiani, possedete un dono unico: il bilanciamento etereo "

" capisco, capisco "

Guardiani? Bilanciamento etero? Di che stavano parlando? Persino a Sille stava venendo il mal di testa dall'assurdità della situazione. Si grattò la guancia ridacchiando nervosa. Lothar, il terzo istruttore, corse verso di loro.

" non è che potreste prender voi quei 5? Sono troppo... Uhm... non per me "

Indicò il gruppo composto da Sylvie, Saaed, Dylan, Fio ed Odette, tutti e cinque con sguardo da mettere brivido alla schiena del biondo.

" non ti preoccupare caro "

Guying si fece strada verso i giovani per poi oltrepassarli ed andare verso il cigno. Sylvienne tentò di tirar fuori la sua arma ma le fu rubata ancor prima di afferar il manico.

" eh?! "

" niente armi a scuola, soprattutto senza la supervisione di un educatore "

Mise la lama nella tunica, sequestrandola ufficialmente.

" ma chi diamine ti credi di essere per rubarmi il cibo?! "

La ignorò. Alzò le maniche lunghe, rivelando le braccia fino al gomito, e le mise in avanti. In men che non si dica un famigliare parasole si porse sui suoi palmi e lo aprì, proteggendo il cigno completamente dalla luce.

" ecco a te cara "

" ... grazie "

Tutti sbatterono le palpebre un paio di volte. Adesso non vi era un pennuto, bensì una fanciulla rossa in viso da sembrare un pomodoro. Le corde stringevano attorno alle braccia attaccate al petto e le caviglie.

" potresti liberarla? "

Ancora presa dallo shock, Sylvie lasciò andare la fine della corda, allentando la presa. Odette si poté finalmente alzare e spolverar via l'abito chiaro. Afferrò il parasole aggressiva, avendo paura di lasciarlo andare una seconda volta.

" tornando a noi, avete visto un ragazzo dai capelli verde scuro, occhiali ed un borsone gigante? "

Domandò Diana, al che Sidsel rispose:

" intende Vittorio? Ha detto di tornarsene a casa "

" come 'a casa'?! "

Gridò arrabbiata, strofinandosi la fronte con una mano.

" lo sapevo io di non doverlo lasciarlo andare. Ora chi se la va ad ascoltare la ramanzina di quello là... "

Tirò un sospiro esasperato.
Lothar mise la mano guantata sulla sua spalla in segno di consolazione.

Ma le sorprese non finirino qui.

" eccoci qua con la torta! "

Un altro signore dalla pelle e capelli più scuri aprì il portone dell'ingresso con in mano una torta a tre strati glassati di bianco. Scese con cautela i gradini, seguito da una...

" una stella marina con un occhio?! "

Saaed esclamò perplesso.

" un po' più di eleganza signorino! "

" UNA STELLA MARINA CON UN OCCHIO CHE PARLA?! "

Wow, non sarebbe stato male come nuova attrazione al circo.
Sidsel, non ora.

" rispettivamente Nicanor Lakedaimonios e Sir Aegir Maris "

Li introdusse Diana, ridacchiando alle facce perplesse di tutti loro, prima di tornare seria.

" CRETINO DOVE DIAMINE STAVI PER TRE ORE?! "

" NON VEDI COSA HO IN MANO?! "

" MEGLIO PER TE CHE SIA BUONA O SOLO LE DEE LASSÙ SANNO DOVE TE LA INFILO "

" Diana, ma che modi son questi! Davanti agli studenti poi! "

La rimproverò la stella marina.

" da domani facciamo lezione! Fino ad allora mi comporto come mi pare! Almeno sanno di mettersi in riga con me! NICANOR SBRIGATI- "

" UN ATTIMO- OOOO- NOOOOO LA TORTA "

Inciampò su un gradino, rotolando giù. Il dolce volò per terra rovinandosi completamente.

" ci avevo messo così tanto... "

Si mise le mani in testa volendo affondare dentro il pavimento, sconfitto. Qualcosa in Sille si risvegliò, correndo verso la direzione della torta. La parte più in alto era ancora intatta. Staccò un pezzo prima di mangiarselo e, wow, era assolutamente squisita!

" frutti di bosco? È magnifica! Si è superato, Nicanor! "

L'uomo alzò appena la faccia, all'inizio sorpreso. Dopodiché le offrì un piccolo sorriso sollevato.

" grazie, almeno qualcuno qui apprezza la mia cucina "

Non era poi così male il posto.

Se proprio doveva rimanerci, sarebbe stata grata di metter un sorriso in faccia a tutti quanti!

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... Lei aveva la testa fra le nuvole.

Come ogni cosa esistente, anche questa giornata giunse al termine attraverso lo smistamento delle camere. Il gruppo nelle diviso in due in base al sesso - Benedict e Fio non approvarono ciò - ed ad ogni gruppetto erano offerte 3 camere: due stanze ospitanti due persone e l'ultima stanza solo per una. Benedict si impose subito, richiedendo la stanza singola, mentre Fio lasciò che sia il faro a decidere. Per sua fortuna, attraverso un gioco di bastoncini, riuscì a prendere l'altra stanza singola, quale si trovasse adesso.

Il resto delle coppie, da quel che sa, fu diviso in: le ragazze, Birgit e Sylvie, Odette e Sidsel; i ragazzi, Saaed e Dylan, Cornelius e Vittorio - questo qua non si è fatto più vedere.

Come mise piede nella stanza un'improvvisa stanchezza la pervase ed il letto ordinato stava praticamente urlando il suo nome. Diede le spalle a quest'ultimo, aprì le braccia formando una croce e buttò il suo peso sul morbido materasso. Insomma, più morbido della schifezza abituato ad avere.

Il lampadario elegante illuminato da fuochetti magici, le mura stabili, il cuscino comodo, la scrivania e persino l'armadio enorme erano tutto ciò che mai avesse avuto e tanto sognasse di avere.

Abitare in un palazzo elegante con nobili e cavalieri, senza sentirsi un'intrusa, era tutto ciò che sognasse di avere.

Vivere finalmente nella sua fiaba, incamminarsi verso il suo finale felice, era tutto ciò che sognasse di avere.

E finalmente stava succedendo.

Certo, in uno dei modi meno consoni mai conosciuti all'uomo, partendo da uno sconosciuto che ti offre di avventurarti verso una pianura sconosciuta, trovarsi altri sconosciuti che parlino una lingua sconosciuta, trovarsene altri ancora che almeno si capissero ed infine entrare in una struttura sconosciuta, proclamata "guardiana".

Anzi, perché non prendiamo gli avvenimenti passo per passo?
Era tutto iniziato da una festa in piazza, le sue preferite non solo per la musica, i colori e la gioia, ma anche come fonte di cibo e denaro. Sfortunatamente a causa del suo egoismo e curiosità rubò una cosa di troppo, ritrovandosi a scappare via da un quattrocchi svelto quanto lei. La sua fuga fu interrotta da quelli che si sarebbero rivelati essere i mostriciattoli neri.
Ecco che crebbe la prima domanda: cos'erano di preciso?

Quattrocchi tirò fuori dal nulla, anzi, evocò il suo keyblade per difendersi. Una chiave come spada fu una cosa nuova per lei, trovandola ridicola, eppure in men che non si dica tutti quei insulti scomparvero, lasciando solo ammirazione e curiosità nell'arma.
Come mai Quattrocchi la sapeva usare?

Suo padre si avvicinò ad ella, spiegandolx meglio alcuni funzionamenti. Come Quattrocchi, anche lei possedeva un dono dentro che l'avrebbe aiutata nell'evocazione.
Come faceva a saperlo con tanta certezza?

Il giorno seguente seguì le indicazioni date, attraversando una grande nebbia improvvisa nei boschi lontani dalla città cui era cresciuto, povero come pochi. Incontrò lì prima un cavaliere ed uno scienziato pazzo, quale cercasse di capire come evocare a sua volta un'arma del genere. Quella del cavaliere, rispetto a Quattrocchi, era diversa e più affascinante secondo il suo parere estetico.
Significava che ognuno avesse il proprio? Come mai solo loro due eran in grado di evocarlo?

Il resto del gruppo, persone da diverse origini e lingue, sembrò ancor più spaesato di lei.
Da dove provenivano di preciso?

L'immenso castello fino a quando fu notato da una di loro non c'era, ne era sicura!
Allora come diamine faceva ad essere al suo interno adesso?

Quei "professori", per quanto strani, doveva ammettere avessero il loro fascino. Se fosse fisico o carismatico non importava. Fio trovava in ognuno di loro un personaggio degno di una storia come la propria. Nessuno era piatto, avevan carattere e diversità. Era quello il bello delle storie!
Eppure si chiedeva: come facevano loro 10 - 9 senza Quattrocchi - ad essere i cosiddetti prescelti? Perché nessun altro? Erano davvero così speciali?

Erano... Speciali.
Erano... Unici.
Erano... Prescelti.

Fio era una di loro.
Fio era più di una semplice poveraccia.
Fio era finalmente fortunata!

Era proprio... Era proprio come nelle fiabe! Sì, ora più che mai ci stava credendo! Questa era la sua fiaba! La sua storia! Era finalmente l'eroina che tanto pregasse di divenire da piccola!

Oh cazzo, oh cazzo- non lo stava sognando, vero?! Si diede un pizzicotto forte sulla guancia, assicurando si trovasse nella realtà. Toccò il materasso, i cuscini, il pavimento, assicurando non fossero frutto della sua creativa ed illusoria mente. Il cuore batteva più che mai. Non per la paura, tantomeno per la corsa, ma per l'euforia. Fra poco avrebbe colpito il tetto con la testa da quanto in alto saltasse in giro per la stanza, ora la stanchezza sparita completamente.

Ci era riuscita! Ci era riuscita! Finalmente! Evviva!

Per festeggiare si accostò alla porta vetrata, osservando il cielo stellato della notte giovane. Da quest'altezza non fu mai riuscita ad osservare le stelle e la luna. Si sentiva elevata, più vicino a loro se non proprio sullo stesso livello. E diamine tutta quell'adrenalina l'avevano convintx potesse toccare tutti quei corpi astrali senza problemi. Spalancòle porte uscendo sul balcone ed allungando la mano verso il cielo, bambinesca come i suoi pensieri.

Non bastò, non bastò.
Si girò e notò una possibile arrampicata fra le porte ed il bordo fuoriuscente del tetto sopra la sua testa. Usò tutta la forza per arrivare lì su e si sedette, facendo attenzione a non scivolare, prima di sdraiarsi per osservare quello spettacolo senza paragoni.

Una stella, fra tante, catturò la sua attenzione. Una stella luminosa, immobile, ovunque tu stavi nel Giusto Mezzo la ritrovavi in quel esatto punto senza spiegazioni. Una stella che tanto portava cara al cuore. Iniziò a tirare pure il vento da nord. Un vento freddo e secco. Il vento di Tramontana.

Ridacchiò fra sé e sé, trovandosi in parte ridicola per un'emozione del genere. Insomma, lo sapeva sarebbe successo prima o poi! Doveva succedere prima o poi! Perché atteggiarsi come se fosse la prima volta che scopre questa informazione. Fio era tutto ciò che una protagonista potesse richiedere: forza, carisma, fascino... E tanto altro! Nessuno poteva arrivare ai suoi livelli neanche se ci provassero per anni ed anni da adesso.

Portò nuovamente la mano a toccare il cielo, questa volta la sua stella preferita. Strinse un occhio per inquadrarla meglio. Ora di adagiava elegante sul suo palmo. Perché era sua. L'è sempre stata sin da quando le fosse stata regalata. Chiuse la mano in un pugno.

Come la stella, questa era la sua storia.

Ed avrebbe fatto in modo di scriverla come le pareva e piaceva.

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✗ ┊ 𝗔𝗡𝗚𝗢𝗟𝗢 𝗔𝗨𝗧𝗥𝗜𝗖𝗘

Buonasera a tutti quanti!
Ecco finalmente il prologo di questa storia, segnandone l'inizio. Spero che vi sia piaciuta tanto quanto mi sono divertita a scriverlo!

Vorrei specificare come tutto quanto sia abbastanza sperimentale perché volevo provare a scrivere in maniera un po' più diversa del solito. Spero il risultato sia stato perlomeno decente.

Eh sì, in stile Liza, non ho letto benissimo le scene quindi può essere che ci sia la presenza spropositata di errori grammaticali / ortografici / coniugazione dei verbi. Prometto che la prossima volta sarò più attenta. Ci tenevo troppo a pubblicare stasera, that's all.

Avete commenti speciali da fare? Critiche? Complimenti? Accetto tutto quanto affinché mi dimostriate state seguendo la storia!

Ora, non so con quale ritmo scriverò questa storia poiché l'altra, Obsession, deve ancora esser portata al termine ed è anche il mio focus principale. Appena la finirò però potrete contare su aggiornamenti mensili!

Credo di aver detto tutto quanto, ci vediamo al prossimo capitolo!

- 𝕰𝖑𝖎𝖟𝖆

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