Capitolo 79

Cinque anni prima.

Oksana
«Vuoi conoscere il mio passato? Mettiti comoda, Oksana, perché l'ultima cosa che vedrai sarà la mia faccia».

Non me lo spiego. Perché Dmitriy si comporta in questa maniera? Perché mi guarda come se l'unica cosa che volesse fosse quella di farmi sparire?

«Che succede, Dmitriy?» chiedo.

«Succede che adesso stai zitta e ascolti tutto quello che hai sempre voluto sapere. Non è così?».

Sono confusa su tutto. Sulle foto che ho appena visto, su quella X rossa sul viso della sua prima moglie, sul fatto che nasconda Igor in casa nostra e, cosa più spaventosa, sul fatto che i suoi occhi siano totalmente saturi di disprezzo che prova nei miei confronti.

Ancora stretta nella presa di Igor, vengo trascinata al di là della stanza, verso una delle pareti esagonali. Quando varco la porta, rabbrividisco per quello che vedo. Delle scale, ricoperte di moquette, rendono i miei passi - quelli di Igor e di Dmitriy - silenziosi, mentre le scendiamo. Quando arriviamo a destinazione, rimango sconvolta nello scoprire un'altro appartamento. Cosa ci fa in questo punto della casa questa camera nascosta? Era qui che si nascondeva Igor? L'ho avuto sotto al naso per tutto questo tempo?
Per quanto mi è possibile, mi giro in torno e tutto quello che riesco a vedere sono un letto sfatto, una scrivania con su tre monitor - tutti accesi - e una bacheca in sughero attaccata al muro. Pianto i miei occhi proprio lì sopra e poi sento che Igor mi lascia andare e, con un forte spintone, mi "invita" a farmi più vicina.
Dove sono finita? Queste cose succedono solo nei film, vero? Non posso credere di essere parte di un enorme incubo. Le foto sono l'elemento caratterizzante di quel quadro. La maggior parte raffigurano me e Dmitriy nella mia camera, nell'appartamento in cui vivevo prima e poi ci sono istantanee della mia camera da letto con Thiago. Ricordo ancora quel giorno. Quello è stato un indizio più che chiaro, mi sarebbe bastato solo quell'episodio per scappare via dalle grinfie di Dmitriy.

Quando mi giro, trovo lui e Igor ad osservarmi in silenzio. Dai miei occhi spuntano lacrime senza che me ne rendo conto. Mi avvicino a Dmitriy, cautamente. Ho visto del buono in lui e non riesco a credere che sia l'artefice di tutto questo.

«Dmitriy, dimmi che è tutto uno scherzo» dico con difficoltà.

Lui continua a guardarmi con freddezza, ma qualcosa nel suo sguardo mi fa intuire che forse è meglio correre via da questo posto, scappare lontano. Quindi, corro nella direzione opposta a loro, ma la mano di Dmitriy mi afferra per i capelli e mi scaraventa per terra.

«Non così in fretta, amore. Decido io quando te ne dovrai andare. Ma adesso siediti, devo dirti delle cose».

Il pianto scuote il mio corpo. Sono spacciata, lo so. Come ho fatto a cacciarmi in questo guaio? Mi alzo da terra con fatica e di colpo mi trovo le mani sudice di Igor addosso. Mi mette in piedi con sgarbo e mi spinge contro una sedia. Adesso sono spaventata. Sono completamente di balìa di due folli psicopatici.

«Allora, da dove inizio?» si chiede Dmitriy.

«Non farmi del male, ti prego» lo imploro.

«Sai? È stata la tua aria da cane bastonato a farmi convincere che tu saresti stata la candidata ideale per la mia vendetta. Sei proprio identica a lei. Stessi occhi, stessi capelli e stesso modo di fare opportunista».

Ancora scuoto la testa, continuando a piangere, ma non faccio altro che scatenare la sua ira.

«NO? SÌ, OKSANA! Ti sei approfittata di me dal primo momento in cui ci siamo conosciuti!». Dmitriy mi urla in faccia a mi fa sussultare ad ogni parola che pronuncia quando si avvicina al mio volto, pericolosamente e poi ricevo un forte schiaffo in pieno volto.

La guancia brucia, ma il terrore fa più male. Lo vedo dalla sua espressione che questo è solo l'inizio. Non finirà bene.

«Comunque» riprende. «Victoria è morta e presto anche tu la raggiungerai all'inferno. Allora, stavamo dicendo... Una volta ero un ragazzo semplice e felice, soprattutto. Ho conosciuto la mia fidanzata a vent'anni. Ho capito subito che Victoria sarebbe stata la donna della mia vita. Aveva tutto ciò che cercavo in una donna: era bella, dolce, intelligente, divertente, non le mancava assolutamente nulla e, sopratutto, era furba. Molto. Non ci è voluto molto prima che mi innamorassi di lei e poi è successo tutto molto in fretta e, senza che me ne rendessi conto, mi sono ritrovato sposato. Abbiamo fatto tutto secondo i suoi piani, la cerimonia è stata intima, con pochi invitati. Abbiamo scelto una location sobria e abbiamo deciso di fare tutto in maniera molto contenuta per i miei standard. Ho cercato di accontentarla in qualsiasi modo. Bastava uno schiocco delle sue dita ed ero una marionetta nelle mani di Victoria. Ma non ci facevo caso più di tanto, la amavo e per lei avrei dato la vita. Lei era tutto per me e tu me la ricordi più di tutte le altre, anche perché la vostra storia è molto simile. Anche lei aveva avuto una vita un po' movimentata. È rimasta parecchio in case famiglia e poi ha cercato la sua strada e ha trovato me. Insomma, entrambe siete entrare nella mia vita senza che io vi trovassi. L'unica cosa di cui non mi sono reso conto...».

«Dmitriy» lo interrompe Igor, guardando uno dei monitor. «Quella ficcanaso è nell'ufficio»

«Portala qua» ribatte secco.

«Chi? Karina no!» esclamo, scattando in piedi dalla sedia ma vengo nuovamente bloccata e spinta di nuovo con forza sulla sedia.

«Ho detto di stare ferma, stupida».

Quando sento un piccolo urlo, i miei occhi scattano dall'altra parte della stanza e incrocio lo sguardo spaventato di Karina. Ha gli occhi lucidi e Igor le tiene le mani dietro la schiena.

«Sana» mi implora lei in un sussurro. «Cosa sta succedendo?».

«Non lo so» sussurro anch'io.

«Lo saprete presto, signore. Ma adesso fatemi finire il mio racconto» si intromette Dmitriy con spavalderia e poi riprende a raccontare. «Stavo dicendo che tutte le sue bellissime qualità mi hanno distratto. Victoria si è rivelata una sanguisuga. A mia insaputa, mi ha prosciugato i conti e ha messo le mani sui nostri beni congiunti. Ha sperperato il patrimonio che avevo costruito con fatica e mi sono ritrovato sul lastrico per colpa sua. Ero senza niente e lei se n'era andata. Avevo perso la fiducia che riponevo in lei. Aveva perso la mia stima e il mio rispetto e, in fretta, l'amore che provavo per lei si è trasformato in odio. Non ero mai stato così. Il suo tradimento le è costato la vita. Non mi sono pentito di averla fatta fuori. Lo meritava, no? E come lei, l'hanno meritato anche tutte le altre ragazze che hanno avuto a che fare con me. Sai perché passavo tutto quel tempo a lavorare nel mio ufficio, Oksana? Perché grazie alla mia agenzia di collocamento, mi era più facile trovare le ragazze che servivano al mio scopo». Il suo ghigno malvagio mi fa rabbrividire. E anche ciò che ha appena detto. Ho sposato un assassino, un uomo che ha ucciso per pura vendetta personale che, a causa di un'unica persona che l'ha ferito, si è vendicato su altre persone innocenti.
«Sai? Oggi ho aggiunto un'altra piccola spina al mio capolavoro. Immaginavo che tutta questa farsa sarebbe durata poco».

«Cosa sta dicendo, Sana?» chiede Karina, ignara di tutto.

Non trovo le parole per risponderle, quindi mi limito a guardare Dmitriy. Voglio cercare di capire se è davvero intenzionato a farmi fuori, se ha negli occhi un barlume di redenzione, ma niente. È freddo e distaccato e poi mi guarda dritto negli occhi, ma sembra quasi che non mi veda.

«Io non sono Victoria, non ho mai cercato di farti del male. Non sono mai stata interessata ai tuoi soldi» dico.

«Ah, no, piccola bugiarda? Come te li spieghi i due milioni mancanti dal mio conto bancario? Cosa ne hai fatto con tutti quei soldi?» mi accusa.

Cosa? Questa storia è del tutto surreale. Sono totalmente presa alla sprovvista.

«Non ho rubato neanche un centesimo, Dmitriy. Non lo farei mai» continuo a ripetere, implorante.

«Adesso basta, Victoria. Vieni con me».

Ho un colpo al cuore e cerco di liberarmi dalla sua presa. «Non sono Victoria, Dmitriy. Sono Oksana. Ti prego, smettila».

«Lei portala con noi» dice freddo Dmitriy, rivolgendosi a Igor, indicando Karina.

Karina e io veniamo quindi portate fuori e veniamo caricate in auto, ma non prima di averci legato i polsi con una corda ruvida. Salgo sul sedile del passeggero e piango in silenzio. Poi, girandomi verso il sedile posteriore, dove vi è la mia amica, le sussurro: «Mi dispiace per tutto, Kari. Perdonami».

«Non è colpa tua» risponde, anche lei in lacrime.

E poi Dmitriy mette in moto la macchina.

Eccomi alla fine della mia vita a soli diciotto anni. Non so cosa mi succederà tra poco, ma so che ho smesso di vivere dal momento in cui l'ho sposato. Adesso smetterò anche di esistere e sto trascinando con me anche Karina. Non me lo perdonerò mai.

Guardo la strada che mi sembra di conoscere. Dove stiamo andando? La macchina sfreccia a centottanta all'ora sull'asfalto grigio. La neve inizia a cadere copiosa dal cielo e mi chiedo se morirò davvero così. Avrei voluto vivere una vita lunga, avrei voluto fare mille cose e adesso la vita mi sta sfuggendo dalle mani. Ho fatto tutto in fretta, senza pensare, seguendo solo il mio cuore. Forse è stata la cosa più sbagliata che potessi fare. Rifletto ancora su dove ho sbagliato e faccio una promessa a me stessa: se mai dovessi rinascere non prenderò mai più decisioni dettate dal cuore, solo scelte ragionate e mai affrettate.

Poi accade tutto molto in fretta. I miei pensieri vengono interrotti dal caos che si è venuto a creare intorno a me. Vedo le braccia legate di Karina che avvolgono il collo di Dmitriy, lui che perde il controllo dell'auto e Igor che sta quasi per strangolare la mia amica. Mi impongo di pensare lucidamente e afferro il volante prima che Karina si faccia del male. Quindi, con una sterzata brusca, mando l'auto fuori strada e poi vedo solo nero.

***

Mi sento scuotere per una spalla. Un respiro caldo mi solletica il viso, ma il gelo circonda tutto il mio corpo. Con fatica, lentamente, riesco ad aprire le palpebre e subito vengo travolta da un leggero fascio di luce. Metto a fuoco la figura davanti ai miei occhi. Karina mi sta guardando con un leggero sorriso sulle labbra, le muove anche, ma non riesco a sentire bene ciò che dice. Riesco solo a captare: «Dobbiamo andarcene». Mi aiuta quindi a tirarmi su. Sento male dappertutto. Un liquido caldo si fa strada sul mio collo e quando lo tocco, sento le mie dita viscose. Quando sono completamente in piedi, vedo la macchina di Dmitriy schiantata contro il pilastro del ponte Aleksandr Borodin². Igor è ancora sul sedile posteriore con la mascella coperta di sangue e privo di sensi, mentre Dmitriy è sull'asfalto, probabilmente è sbalzato fuori dall'auto dopo l'impatto. Rimango a fissarlo per minuti che sembrano interminabili.

«Dobbiamo andarcene prima che riprendono conoscenza, Sana» mi scuote ancora Karina.

Sono totalmente sotto shock. Siamo vive per miracolo, ma se loro resteranno vivi non saremo mai al sicuro e così anche altre ragazze.
Non permetterò che Dmitriy uccida ancora, quindi, come un automa, mi avvicino a lui e lo osservo. Sembra la persona migliore del mondo, così indifeso fuori, ma così marcio dentro... Senza pensarci ulteriormente, faccio la cosa migliore e lo spingo al di là del ponte, lasciando che la corrente dell'acqua lo trascini via con sé.

———————

²ponte Aleksandr Borodin: luogo frutto della fantasia dell'autrice.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top