𝐢𝐢𝐢. 𝐫𝐨𝐥𝐞 :: 𝗖𝗮𝗽𝗶𝘁𝗼𝗹𝗼 3
✧ INFORMAZIONI ᵎᵎ
All'interno del capitolo saranno presenti scontri con diverse modalità di esecuzione. Spetterà TOTALMENTE ai vostri personaggi determinare l'andamento degli stessi attraverso le proprie scelte.
Devono pensare bene: ogni scelta ha una conseguenza.
In alcuni casi presentiamo degli scontri molto INTERATTIVI ( quelli segnati con il simbolo del pericolo ) che richiedono una presenza costante.
Non vi chiediamo di rispondere trecento volte al giorno, ma semplicemente di non sparire per settimane.
Se avete problemi con gli scontri e non potete partecipare ditelo ora che provvederemo a togliervi e/o spostarvi!
Intanto cosa intendiamo per INTERATTIVI?
Sono degli scontri dove descriveremo le scene nei minimi dettagli e i vostri personaggi potranno decidere di agire all'interno di questa situazione in relazione alle indagini che dovrebbero effettuare. Infatti si parla di INVESTIGAZIONE e non solo COMBATTIMENTO, anche se ci sarà pure quello.
In sostanza noi descriviamo nei minimi dettagli la scena e voi rispondete quello che il vostro pg fa, per scoprire che info ha ottenuto dovrete usare il condizionale ovviamente perché saremo noi a fornirle nel turno successivo o intromettendoci nell'azione.
Piccolo esempio, nello scontro nell'agenzia sono presenti due porte e i documenti. I vostri pg possono avvicinarsi al tavolo e avranno una chiara idea di cosa c'è sopra, oppure possono provare ad entrare in una delle due porte lasciando completamente stare i documenti e quello che c'è sul tavolo.
Ricordando che c'è sempre il magico ascensore. Ovviamente le scelte avranno delle conseguenze diverse!
In generale vi diciamo:
— usate il condizionale, niente azioni autoconclusive anche in fase di ricerca e non solo nei combattimenti. Potreste, per esempio, dire cose come "arrivata davanti alla scrivania, avrebbe iniziato a cercare dei possibili indizi o informazioni utili che potessero permettere di comprendere meglio la situazione" e noi interverremo con le info al giro successivo.
— analizzate bene l'ambiente che vi circonda, anche perché le info da uno scontro e l'altro possono COLLEGARSI tra di loro e i vostri pg hanno la possibilità di comunicare con i loro favolosissimi bracciali.
— lo scontro diretto non è sempre la soluzione, si possono ottenere informazioni in OGNI COMBATTIMENTO (sì anche al negozio o nella scuola ) ma tutto è in base a come si agisce.
— gli scontri dovrebbero durare per un massimo di dieci turni (ovvero 10 volte in cui il master risponde allo scontro perciò pensate bene a cosa fare!)
— se avete dubbi chiedete a noi!
Ps: se abbiamo dimenticato qualcuno ce lo dica che rimediamo <333
Numerose sono le riviste di viaggi che descrivono l'isola vulcanica di ** come uno dei luoghi più paradisiaci del pianeta, un posto in cui la natura e l'azione dell'uomo si fondono armoniosamente.
Era un tiepido pomeriggio di ottobre e, benché le temperature non mostrassero alcun cedimento, si poteva percepire contro la pelle un leggero fresco che si sarebbe intensificato nelle ore notturne e nei giorni successivi.
Gli studenti delle due sezioni, ormai come se fossero abbinate alla pari delle restanti, si trovavano lì per un'esercitazione che si era appena conclusa.
Erano stati affidati agli eroi dell'avamposto di una delle più importanti agenzie eroiche in Europa, nonché la prima in Italia, per allenarsi sul campo prima di tornare nel vivo delle proprie esercitazioni presso le rispettive agenzie.
Una sorta di stretching prima della vera gara in un ambiente piuttosto tranquillo, almeno genericamente, perché in poche ore tutto sarebbe cambiato. Agli occhi della popolazione, così come a quelli degli studenti, anche un luogo sicuro e sotto l'influenza dell'accademia — per non parlare della CEE — si sarebbe trasformato in un possibile campo di battaglia.
Niente più sarebbe stato al sicuro.
Nessuno sarebbe stato in grado di nascondersi davanti allo stendardo di vendetta issato dalle ceneri risorte che erano la voce del popolo, la voce di un popolo.
━━━━━━━━━━ SCUOLA ELEMENTARE
⌗ Studenti: Rezart, Meiji, Ade ...
⌗ Master: Law
La prima telefonata verso l'agenzia eroica era arrivata da un cellulare. Dall'altro capo una voce femminile, tremante e insicura, aveva più volte ripetuto di trovarsi in uno stato di pericolo e implorava aiuto.
« Mia... mia figlia... vi prego » continuava a dire, « un ragazzino... l'ha presa » e benché l'eroe al telefono avesse cercato di ricavare informazioni da parte della donna, non era riuscito proprio ad ottenerle. Non sapeva quante persone fossero state coinvolte, in che stato si trovasse lei o, eventualmente, le altre persone vicine.
Più volte l'aveva pregata di prendere un respiro, osservare con lucidità la situazione e di chiarire anche a lui in modo tale che potessero agire il prima possibile, eppure proprio non ci riusciva.
Non poteva biasimarla: come poteva stare calma una donna alla quale hanno appena sottratto l'amata figlia, adesso nelle mani di uno sconosciuto?
Solo l'idea faceva salire il panico anche all'eroe, proiettandosi nelle vesti di quella povera madre.
Tuttavia gli eroi che si trovavano in pattuglia erano troppo distanti dal luogo per poter accorrere in soccorso, dunque fu chiesto agli studenti di procedere verso il luogo indicato o, almeno a quelli che dai bracciali, risultavano più vicini alla destinazione.
« La scuola elementare non è molto distante da voi. Fate attenzione e, non appena identificate il nemico, pensate a portare in salvo i bambini » fu la raccomandazione da parte dell'eroe al gruppo di ragazzi che, nella loro posizione, sarebbero dovuti essere in grado di portare in salvo i bambini e neutralizzare un qualche pericolo non identificato.
« Da quanto la donna ha detto, dovrebbe essere un ragazzino... vi raccomando la massima prudenza » una raccomandazione forzata dalle circostanze, mentre la testa dell'eroe si faceva improvvisamente più pesante.
Era al suo quinto caffè quel giorno: il suo cuore sarebbe esploso andando avanti di questo passo e la stanchezza della precedente notte, passata in pattuglia insieme ai colleghi, si faceva sentire.
Era un'isola tranquilla, tant'è che anche i minimi disordini di una dozzina di ore addietro erano risultati movimentati.
La scuola elementare fu raggiunta in appena cinque minuti da quattro studenti.
Quella che avevano di fronte era una struttura semplice: un edificio centrale a forma di U composto da due piani, che presentano la medesima struttura.
Nell'ala destra erano presenti, a piano terra, sei stanze: la stanza in fondo appariva come uno spazio più aperto rispetto alle porte che si trovavano a destra, fronteggiate dalle enormi vetrate che permettono di vedere il cortile interno; un'altra piccola stanza che dà sul cortile esterno della scuola, affiancata da un corridoio piuttosto stretto; due ampie classi i quali spazi sono comunicanti.
Nell'ala sinistra sempre a piano terra sono presenti, invece, diverse stanze dalla grandezza esigua, adibite all'ufficio del personale scolastico e segreteria: disposte su due file, quattro per fila.
Di fronte alla prima fila, internamente, si trova una delle due rampe di scale di cui dispone l'istituto.
Superato il corridoio, si affaccia una delle classi dell'edificio centrale.
Su due file si trovano una serie di aule e,in alcune di queste, è possibile comprendere cosa vi sia all'interno date le ampie vetrate.
Il secondo piano è simile al primo, rifacendosi alla posizione occupata dalle scale, ad eccezione degli uffici i quali spazi sono adibiti ad aule.
L'esterno della scuola è in silenzio, alcune automobili sono parcheggiate in un angolo del cortile adibito a tale compito, ma per il resto non si percepirebbe alcun suono da lì.
Un suono, invece, si percepiva all'interno dell'edificio scolastico.
Una canzoncina per bambini, una di quelle che venivano messe durante le ore di gioco o nei momenti di riposo.
Gli studenti non erano a conoscenza del luogo da dove provenisse la telefonata. Sapevano che si trovava all'interno dell'edificio, dato il segnale, ma nulla di più. Dunque spettava loro optare per la strategia migliore per recuperare eventuali ostaggi e neutralizzare il nemico, o i nemici.
━━━━━━━━━━ BASE EROICA ⚠️
⌗ Studenti: Demyan, Hernan, Skadi, Charles, Franz, Helena, Jae
⌗ Master : Etty
L'ultimo problema che quella sera gli eroi riscontrarono si presentò nella stessa base, avamposto dell'agenzia di Apollo.
Le comunicazioni con i ragazzi erano state interrotte, più che per un caso che per volontà, ma questo a loro non era dato saperlo.
Le luci cominciarono a sfarfallare, rendendo difficile distinguere le forme; strizzando gli occhi, sbattendo le palpebre, cercavano di distinguere gli oggetti e le figure che si muovevano.
« Ragazzi » esclamò uno degli eroi, attirando l'attenzione dei presenti. Erano rimasti in sei all'interno dell'edificio, appena tornati dalle proprie mansioni o dagli allenamenti e la pesantezza della giornata si faceva sentire.
Uno di loro, infatti, si era comodamente seduto davanti a uno dei tavoli dell'ufficio — la parte destinata agli ospiti, molto più comoda dei posti su cui sedevano gli eroi.
« Vado a controllare il quadro elettrico, voi accertatevi che vada tutto bene » sentenziò l'eroe, consapevole che i prigionieri all'interno dell'edificio erano solamente due piccoli delinquenti che avevano catturato un paio di ore prima.
Un bambino non poteva essere una minaccia, nemmeno due potevano esserlo.
L'uomo sparì subito dopo, lasciando spazio al silenzio.
«Тодоро, Тодорке! Вечеряла ли си?
Вечеряла ли си? Вино пила ли си?
Ни съм вечеряла, ни съм вино пила -
снощи съм седяла, Тодор съм чакала.»
Una voce maschile giunse alle loro orecchie, una che avevano già sentito giorni addietro, benché fosse difficile in un primo momento collegarla all'identità di colui che stava cantando, forse per la loro incapacità nel comprendere le parole, forse per l'inquietudine che dava tutta quell'atmosfera buia e lugubre.
Un crack accompagnò quella voce per un momento sovrastata da un urlo, un terribile urlo. Questa, invece, fu una voce che immediatamente tutti avrebbero potuto riconoscere, avendola udita qualche secondo prima: l'eroe, era stato l'eroe a gridare con tutte le proprie forze. Che avesse sbattuto contro il muro? O che avesse scontrato il proprio mignolo contro qualcosa.
I ragazzi si scambiarono qualche sguardo, ma per il momento non si mossero.
«Тодор съм чакала от лов да се върне,
от лов да се върне, лов да ми донесе:
дребни яребички дето рано пеят
дето рано пеят, та ме рано будят.»
La canzoncina sembrò terminare ed ecco che la luce si spense all'improvviso.
Helena, in quel momento seduta ad una delle scrivanie della stanza, avrebbe potuto giurare di aver sentito una presenza vicino a sé, un sospiro sulla sua spalla, quasi, e poi una flebile risatina, prima che le luci riprendessero a sfarfallare come se stessero per spegnersi.
Tra un momento di buio e l'altro, in quei pochi istanti in cui le fu possibile vedere, potè accorgersi di qualcosa di strano sotto ai suoi piedi, come se vi fosse dell'acqua. Dovette aspettare di nuovo la luce per abbassare lo sguardo e ciò che vide non fu una semplice pozzanghera d'acqua, ma una macchia di sangue. Trattenne il respiro, quasi involontariamente, quando si accorse che i propri pantaloni, in quel momento, sembravano un po' troppo umidi: no, non voleva vedere, non voleva guardare. La curiosità, però, prese il sopravvento ed ebbe la sconsiderata idea di abbassare di nuovo lo sguardo: un altro flash delle lampadine e i suoi vestiti erano sporchi di sangue, ai suoi piedi la pozza e una scia cremisi che proseguiva, attorno alla scrivania, verso quel corridoio troppo lungo e buio.
Quel corridoio portava a una sezione in cui erano presenti: tre stanze in cui potevano riposare gli eroi, facendo il turno di notte; un bagno e le sezione docce con annesso spogliatoio; uno sgabuzzino.
La stanza in cui si trovavano i ragazzi al momento era un ufficio con diverse scrivanie, pile di documenti e fascicoli, da cui si diramavano quattro corridoi: uno che portava a quanto detto precedentemente, uno che era connesso all'ingresso, un altro che portava alla sezione celle e l'ultimo, ma non meno importante, che portava all'ufficio dove venivano trasmessi gli ordini e raccolti i documenti.
Tutti i corridoi erano poco illuminati e l'uscita, in un primo momento, sarebbe sembrata sbarrata — i comandi elettrici sembravano fusi o,almeno, avrebbero capito così se si fossero avvicinati al pannello di controllo.
Inoltre, dopo aver visto il sangue e con due poveracci nelle celle, scappare sarebbe stata l'ultima opzione possibile.
Tuttavia, se avessero voluto, in ogni caso le finestre al secondo piano sarebbero state sufficienti per un salto della fede e una fuga tattica.
━━━━━━━━━━ AGENZIA ⚠️
⌗ Studenti: Agape, Dion, Kalevi, Nenad, Waldemar, Yvette
⌗ Master: Law
Uno, due, tre volte si era sentito squillare nella stanza.
Uno, due, tre volte era partita la segreteria nell'ufficio.
Nessuno aveva risposto.
L'ingresso dell'edificio era rappresentato, considerando la sua collocazione sotterranea, semplicemente da una struttura in mattoni semplice e del tutto anonima. Di fatto i ragazzi, non appena avevano ricevuto la comunicazione di recarsi in quel luogo, erano rimasti un po' spaesati di fronte a quella scelta insolita e poco fortunata di collocare gli uffici di una rispettabile ditta di sicurezza - almeno così era stata definita - in piani sotterranei.
Il messaggio che avevano ricevuto parlava chiaro.
"La ditta di sicurezza in via *, vicino al negozio Inkarts, ha gli uffici sottoterra. Il problema è della massima urgenza. Non perdete tempo. Passo.".
Il perché nessuno degli eroi dell'avamposto li avesse seguiti sarebbe rimasto un mistero.
Perché quell'ufficio non avesse avuto alcun'insegna che avrebbe permesso di comprendere di cosa trattasse era ancora più insolito.
All'esterno, l'edificio si presentava come una piccola sezione sconnessa con i grandi palazzi che le erano vicini, quasi nascosta: un unico piano con una grande sala in cui, in fondo al centro, era possibile vedere l'ascensore; a destra e sinistra due porte, rispettivamente di color vermiglio e pece.
L'ascensore era rinchiuso in una gabbia di ottone, ricordando quelli vecchi che si possono trovare in qualsiasi palazzo con abbastanza anni di vita alle sue spalle, tuttavia non era possibile comprendere nient'altro senza avvicinarsi.
La sala principale, per conoscenza dei suoi momentanei visitatori, si presentava arredata in maniera abbastanza semplice: dei divanetti ai lati, intervallati da dei piccoli divanetti con una serie di riviste; sopra il soffitto, piegando il capo, era possibile scorgere una sorta di schermo che prendeva tutto lo spazio possibile dall'ingresso fino alla gabbia dell'ascensore.
Attualmente non sembrava dare segni di vita, tuttavia sul bancone in metallo della reception erano presenti diversi schermi di pc e fogli. Si trattava di un bancone con più cassetti, alcuni evidentemente forzati.
Dopo essere entrati, gli aspiranti eroi, poterono udire un ulteriore squillo del telefono, senza risposta.
Spettava loro decidere cosa fare, trovandosi poco dopo l'ingresso.
━━━━━━━━━━ CONDOMINIO ⚠️
⌗ Studenti: Eira, Craig, Enea, Ilya, Minerva, Monika
⌗ Master: Etty
Quella che i ragazzi ricevettero non fu una vera e propria chiamata di emergenza, bensì una richiesta d'aiuto del tutto casuale ad opera di una povera signora, incontrata sul ciglio della strada.
Il gruppo di ragazzi, di ritorno da una commissione che gli insegnanti avevano assegnato loro, si era fermato a qualche metro da un fatiscente condominio dal gusto retrò.
Se ci fosse stato tra di loro qualcuno appassionato di costruzioni della Vecchia Era, quando ancora i quirk non avevano fatto la loro comparsa nel mondo e la tecnologia non era un aspetto predominante nella vita, avrebbe potuto cogliere la semplicità e l'inefficienza in termini di sicurezza del posto.
« Vi... vi prego aiutatemi... aiutateli » singhiozzante, implorava l'aiuto da parte di qualcuno, senza ricevere risposta.
Uno degli eroi del gruppo si precipitò ad aiutarla, offrendole un fazzoletto di carta per asciugarsi le lacrime e qualche vana rassicurazione prima di chiedere cosa fosse successo.
« All'interno del condomino... si è sentito un rumore metallico, delle urla e poi molti hanno iniziato a scappare... ma non c'erano tutti » il resoconto della donna risultava essere molto approssimativo, ma appariva abbastanza comprensibile agli occhi dei presenti. Le tremavano le mani, lo sguardo era ancorato al terreno ed era rannicchiata su se stessa in una posa che la rendeva ancora più piccina di quello che era in realtà. « Non so quanti siano, ho visto di spalle solo un uomo che camminava nel corridoio ovest del quinto piano ... » aggiunse, cercando di fornire i maggiori dettagli possibili su cosa avrebbero potuto trovare lì dentro.
I ragazzi si guardarono con aria confusa, prima che uno di loro tendesse la mano alle signora per aiutare la donna ad alzarsi; una mano gentile posata sulle spalle per consolarla.
« Non si preoccupi signora, faremo il possibile per salvare tutti » rispose Minerva, prima che la persona che l'avesse aiutata ad alzarsi le desse le prime indicazioni per allontanarsi dalla zona. Infatti i giovani, come da protocollo, avvisarono quelle poche persone che per un motivo o per un altro non si erano allontanate dal sentire delle urla e il trambusto.
In particolare una si fece avanti, cercando di fornire aiuto alla stessa signora che aveva fornito loro informazioni, aggiungendo informazioni a quel quadro ancora scarno.
« Erano almeno in tre ... un uomo alto con il viso coperto, seguito da altri due uomini dall'aspetto... strano? » quasi dubbiosa, « non saprei proprio come descriverli, mi dispiace. Aiuterò io la signora, vi prego pensate voi a chi è rimasto. Non ho visto nemmeno la signora Carla dell'appartamento 5B o il signor Igor del 5D... non che lui si veda spesso in giro» borbottò l'ultima frase pensierosa, prima di allontanarsi insieme agli altri - sotto indicazione dei giovani.
« L'avamposto di Apollo non risponde... in realtà sembra proprio che non ci sia segnale » constatò uno Eira. Avevano solo una scelta, evidentemente.
Il condomino davanti a loro era recintato da un perimetro di mattoni, materiale di cui sembrava essere costruito lo stesso — almeno dall'esterno.
L'edificio, dopo aver superato il cortile esterno che lo separava dal recinto, presentava sei piani con all'incirca due metri e mezzo, forse poco più, di altezza per singolo.
Si divideva in due ale, una sinistra e una destra, con tre appartamenti per lato.
L'ala sinistra aveva gli appartamenti A, B e C; l'ala destra è D, E, F. Esempio pratico di disposizione: il primo piano avrà gli appartamenti 1A, 1B e via dicendo.
Gli appartamenti non erano molto grandi, ma abbastanza comodi e confortevoli — cosa che i ragazzi avrebbero potuto comprendere solo una volta entrati.
Le vie d'ingresso, oltre l'ascensore che avrebbero potuto trovare in fondo alla sala d'ingresso del condominio, spazio riservato al custode e alle cassette delle lettere, erano due rampe di scale rispettivamente a destra e a sinistra che portavano alle rispettive ali.
Le due ale erano collegate da un corridoio simil sospeso in corrispondenza di quella sala centrale, ma all'altezza del terzo piano.
Superando l'entrata, non che ci volesse molto, tutti e sei i ragazzi avrebbero potuto notare come non sembrasse esserci nulla di strano, non in quel momento almeno, se non qualche ultimo curiosone che cercava di vedere cosa fosse successo, sporgendosi dall'entrata. Il silenzio era quasi preoccupante considerato il trambusto di civili che si erano riuniti all'esterno. E continuò così per altri svariati secondi, fino a quando un forte tonfo non rimbombò tra le pareti. Alzarono le loro teste: al piano di sopra.. o ai piani di sopra? Difficile capirlo dato l'eco presente in quel condominio. Un altro lungo periodo di silenzio e poi un altro rumore, questa volta un colpo, come se qualcuno avesse tirato qualcosa contro il muro, o avesse sfondato una porta.. difficile da dire.
Ancora silenzio.
E ancora.
Stava diventando snervante.
E anco- un urlo questa volta, femminile.
━━━━━━━━━━ CINEMA
⌗ Studenti: Maeyla, Donovan, Bonnie, Aloisia, Mehmet
⌗ Master: Etty
C'erano orari migliori per andare a vedere un film, soprattutto se parliamo del nuovo Scream, ma, a quanto pare, il crimine non si sarebbe limitato a rispettare gli orari segnati all'interno di un sito internet o nel tabellone esterno del cinema.
Un tabellone elettronico che continuava a mostrare gli orari, uno dopo l'altro, con il nome degli spettacoli e gli interpreti.
La parte più moderna di quell'isola in parte rispecchiava lo stile delle grandi città europee, forse vagamente più grigia rispetto all'area opposta, immersa nella natura al richiamo della tradizione.
Entrati all'interno dell'edificio, il cinema si presentava come un'ampia sala centrale. La parete di fondo si poteva dividere in tre sezioni: la prima portava in un corridoio, che conduceva ad una sala sotterranea; la seconda non era altro che la sala sul piano; la terza era una scala che conduceva al piano superiore dove, presumibilmente, erano presenti altre sale dedicate alla visione.
Il clima all'interno era abbastanza semplice all'insegna della modernità. Le tendine che separavano le sale dal corridoio erano di un piacevole turchese, ogni poltrona era confortevole e prevedeva tutto ciò che il suo momentaneo ospite potesse desiderare per potersi godere al meglio la visione.
Il film era proiettato nella sala Etoile, la più bella ed ampia della struttura, che prevedeva una vista direttamente sulle stelle, durante le proiezioni più particolari e interessanti. In quel momento il soffitto era chiuso. Non si poteva vedere un cult horror con uno sfondo stellato!
Tuttavia il trambusto nella sala indicava che c'era qualcosa che non andava con gli spettatori. Il film continuava ad andare e in un primo momento il responsabile aveva pensato che fosse legato a quello, alla paura che poteva incutere negli spettatori, ma si era dovuto ricredere nel momento in cui uno spettatore era letteralmente caduto dalle scale nel vano tentativo di correre il più lontano possibile.
L'uomo aveva la camicia bianca imbrattata di sangue, una ferita che gli percorreva il petto. Non faceva altro che gemere dal dolore e piangere, ma nel momento in cui il responsabile si avvicinò per soccorrerlo si accorse che ormai era deceduto. La prima cosa che fece fu quella di correre a chiamare i soccorsi, ma effettivamente nessuno sembrava rispondere, nè alla base eroica nè chiunque altro.
I giovani eroi sembrarono arrivare per puro caso, appoggiandosi alla segnalazione che il loro bracciale aveva ricevuto e che li aveva avvertiti del pericolo imminente delle vicinanze.
Entrati all'interno dell'edificio, quello che poterono vedere fu l'uomo steso a terra e il responsabile che cercava di fornire aiuto, senza sapere nient'altro di cosa potesse esserci o meno.
Sarebbe spettato loro interpretare correttamente la situazione e comprendere cosa fare.
Tuttavia non serviva un chissà quale udito sopraffino per udire le urla, sempre più forti, provenire dal piano di sopra: evidentemente o il nuovo Scream era riuscito sorprendentemente bene o qualcosa stava terrorizzando gli spettatori.
━━━━━━━━━━ VAGONI TRENO ⚠️
⌗ Studenti: Cloe, Reagan, Klaus, Imogen, Astrid
⌗ Master: Law
Il ** Express era un piccolo treno che faceva quotidianamente il giro dell'isola, utilizzato dai lavoratori per spostarsi da una parte all'altra e dai turisti che volevano entrare nel vivo dell'esperienza, osservando ogni aspetto che la natura del luogo aveva da offrire.
Una natura in alcuni tratti selvaggia, soprattutto addentrandosi nella parte nord-est del territorio, caratterizzato dalla presenza di abitazioni semplici e spoglie per la difficoltà di accesso.
Fino a otto anni prima, l'isola era stata semplicemente una delle più particolari mete turistiche della zona — frequentata da viaggiatori esperti e quei pochi che si volevano dedicare a una vacanza staccandosi completamente dalla propria quotidianità. Con la costruzione dell'accademia, non troppo distante, la vita degli abitanti era cambiata drasticamente e non sempre in meglio.
Se l'isoletta si mostrava come una perla nel Mediterraneo per la sua connessione alla tradizione, le abitazioni in campagna e l'utilizzo minimo della tecnologia, in meno di un decennio avevano permesso di assistere ad un esodo di persone — soprattutto lavoratori e studenti — presso l'unica città.
Il treno aveva l'obiettivo di collegare passato e presente, di permettere anche a chi aveva deciso di permanere nelle zone meno tecnologiche di spostarsi comodamente. In questa scelta si rifletteva anche lo stile del treno, più tradizionale e accogliente rispetto a quello che i ragazzi avrebbero potuto trovare in qualsiasi grande città.
Composto da sette vagoni e dal gusto assolutamente retrò, rappresentava una pietra miliare del luogo. Dopo la carrozza trainante in cui risiedeva il macchinista, erano presenti tre carrozze unicamente dedicate ai passeggeri. La composizione interna era molto semplice: due file che presentavano doppi posti, dalle poltrone imbottite di uno sgargiante color porpora, che si intonava perfettamente con l'interno in legno.
Superate queste tre carrozze dedicate ai posti a sedere dei passeggeri se ne apriva una dedicata al ristoro in cui era presente un semplice bancone di legno e dei tavolini in legno per quattro persone, disposti in fila davanti al bancone per un totale di cinque. Uscendo da questo vagone attraverso la passerella si apriva un ulteriore vagone dedicato ai bagagli più pesanti o preziosi, chiusi all'interno di una cassaforte in metallo.
Genericamente questa carrozza era sorvegliata sempre da un uomo della sicurezza messo a disposizione dalla stessa linea ferroviaria.
Dietro questa una carrozza ve n'era una che risultava essere chiusa e non accessibile.
I ragazzi non avevano ricevuto nessuna informazione e nessun ordine di azione, si limitavano semplicemente a rientrare da una commissione che avevano ricevuto ad opera di un professore - Monarca aveva chiesto loro di recuperare dei pacchetti da una signora che abitava nella parte meno tecnologica dell'isola - e si trovavano sopra il treno, nello specifico nel vagone subito dopo la locomotiva. Improvvisamente sentirono un forte rumore alle loro spalle, proveniente da una delle carrozze successive seguite da un flusso di passeggeri che stavano muovendo verso la loro, chiaramente nel panico.
━━━━━━━━━━ AREA INTERNA
⌗ Studenti: Kaede, Ethan, Ele, Tiago
⌗ Master: Law
Se un gruppo si era recato nella zona residenziale per assecondare l'assurda richiesta di uno dei professori in relazione a semplici acquisti, non di tanto differivano le motivazioni che avevano spinto quest'altro gruppo di studenti in un'area non troppo dissimile. Il professore di Anatomia del corso medico aveva chiesto a due dei suoi più cari studenti di raccogliere per lui delle erbe medicinali che crescevano nella zona più interna, non potendosi spostare personalmente per ordine del preside dell'istituto. Sarebbero servire per una delle lezioni durante il corso dell'anno. Gli studi di una recente studiosa, la professoressa Liseron, avevano dimostrato come queste piante permettessero di incrementare la velocità di rigenerazione delle ferite, grazie alle speciali proprietà annesse alle stesse. Il professore, dunque, aveva ben pensato di realizzare degli esperimenti con la sua classe e magari coinvolgere il corso eroico. Tuttavia erano fiori abbastanza difficili da trovare, che crescevano molto limitatamente e in zone specifiche, come quella.
Aveva fornito loro un disegno fin troppo dettagliato di quello che era il loro obiettivo: una pianta situata nei pressi del fiume che, attraversando l'isola, affluiva al mare. I suoi petali erano corti e di un rosso acceso in contrasto con il giallo e il verde sbiadito delle foglioline. In ogni caso sarebbero stati in grado di individuarla facilmente, soprattutto dato che in quella zona la maggior parte dei fiori erano candide margherite, azalee e magnolie.
L'atmosfera era fin troppo tranquilla, accompagnata dal cinguettare degli uccellini e dal rumore dell'acqua che scorre che si infrange nelle rocce incastonate nel letto del fiume.
Quasi innaturalmente sembravano nascere dal terreno dei fiori del colore del sole, illuminati dai raggi che filtravano dai fitti rami degli alberi. Il sole si stava spegnendo oltre l'orizzonte, ma riusciva ancora a incontrare l'area circostante e illuminarla ampiamente. I ragazzi si fermarono proprio vicino ad un grande albero ad una decina di metri dal fiume e dalla particolare zona, entrambe di fronte a loro. Non sarebbe stato difficile individuare i fiori richiesti, soprattutto dopo aver posato lo sguardo su ciò che li circondava.
Niente sembrava innaturale, niente fuori posto.
━━━━━━━━━━ NEGOZIO
⌗ Studenti: Aidan, Alen, Marco, Mio, Silvia
⌗ Master: Etty
I giovani eroi non avevano ricevuto nessun tipo di chiamata o di comunicazione, anzi la situazione era sembrata del tutto normale fino a una manciata di secondi prima.
Erano appena entrati all'interno di un negozio per comprare dei beni di prima necessità — così uno tra di loro aveva definito le provviste per il viaggio di ritorno di quella sera, sempre se non fossero rimasti sull'isola per un improvviso cambio di decisione operata dai prof — e ancora non si erano messi a gironzolare per gli scaffali.
Il negozio non era nulla di particolare speciale o complicato dal punto di vista architettonico, benché fosse eccessivamente colorato con il suo rosa sgargiante e arancio brillante. Sembrava di essere investiti da una pioggia di felicità in glitter o, almeno, era questa l'idea che cercava di dare anche la cassiera che con un sorriso li osservava fare compere.
Si presentava come un grande spazio con un'ampia stanza, come quella di un supermercato, solo che, voltando a destra si spariva tra una serie di scaffali e, andando diritto e dietro un'altra ampia serie dello stessi, si potevano trovare dei prodotti non visibili semplicemente dall'ingresso. La cassa era posta proprio davanti e a sinistra, contro il muro, dopo l'ingresso.
Gli scaffali ovviamente erano ricolmi di roba e cibarie di tutti i tipi, vendute a prezzi accessibili.
I ragazzi non avevano modo di vedere cosa potesse esserci a destra o dietro il muro di scaffali che avevano davanti agli occhi.
Tuttavia potevano ben notare la figura di un uomo in piedi davanti alla cassa: i capelli bianchi spettinati coperti da un cappellino nero, schiacciati; un paio di occhiali da sole sul naso, le quali bacchette andavano a massacrare le povere orecchie diventate leggermente rosse; un accappatoio rosa a coprire quello che evidentemente era il suo pigiama.
« Signorina, sono giorni che non dormo... davvero non mi faccia perdere la pazienza » sospirò l'albino, forse gli occhiali da sole servivano per nascondere le occhiaie che solcavano la pelle pallida e sciupavano il viso.
« ma mancano delle monete... » la donna sembrava tremare; le mani non riuscivano a stare ferma e sembravano cercare freneticamente qualcosa sotto il bancone, qualche sorta di pulsante per dare l'allarme. Sobbalzò non appena alle sue orecchie giunse il rumore di qualcosa che veniva sbattuto contro il bancone ed alzò lo sguardo per posarlo sulla mano dell'uomo adesso sulla superficie metallica. Gli occhi si spostavano freneticamente tra l'uomo, la mano e l'ambiente circostante; le labbra socchiuse e tremanti.
« non posso farci niente se quel moccioso di Mirari mi ha lasciato senza spicci. È tanto che non abbia già fregato questa roba senza pagare » iniziò l'uomo, prendendo con la mano libera una sigaretta da un pacchetto mezzo consumato che nascondeva nella tasca interna dell'accappatoio. Subito dopo recuperò l'accendino da una delle tasche più basse dell'accappatoio e l'accese.
« Insomma, immagino che anche lei abbia persone più giovani di cui prendersi cura ... i miei compagni sono particolari e molti sono proprio infantili. Perché fregarmi gli spicci quando potrebbe chiederli ad uno dei suoi genitori? Non sono mica sua madre » e quella lamentela si fermò non appena l'attenzione dell'uomo si spostò sullo schermo fissato in alto sul muro, in direzione della cassa.
Lo schermo stava proiettando, come sempre, i visi di buona parte dei villains che erano stati rintracciati come appartenenti al Vox Populi.
« Certo che potevano scegliere una foto più sexy. Questa non mi rende per niente giustizia » un altro sospiro uscì dalle sue labbra, prima che il suo sguardo si posasse nuovamente sulla cassiera. Si voltò, dunque, dopo aver affettato il sacchetto contenente quei pochi acquisti — per i suoi compagni, aveva detto — e, dunque, si trovava di fronte ai ragazzi.
Spettava loro scegliere cosa fare. La situazione era chiara: quell'uomo era uno dei più noti ricercati tra le file del Vox Populi. Anche se non lo sembrava. Ed era in camicia da notte- ma noi non giudichiamo.
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