VII- Nathan
~NATHAN~
Sono passati due anni e mezzo, da quando siamo stati tratti in arresto Bridget e io, e da allora non abbiamo avuto più modo di vederci neanche per un solo attimo.
Chissà come sta ? Se riesce a dormire ? Se mangia? Non ho sue notizie da allora.
Mi auguro solo che nessuno le faccia alcun male, anche se questo mi sembra improbabile, conoscendo la donna che è; la mosca sul naso non se la fa appoggiare.
Certo, essendo lei in un carcere femminile, e io in quello maschile,
non ci è dato modo di vedersi.
Almenocché, non venga lei qui o vada io da lei, ma questo è impossibile.
Vorrei tanto rivederla, al solo pensarla mi eccita.
La immagino nuda, su di me che si muove sinuosa sopra il mio corpo.
Se ripenso a quei giorni, quando la possedevo, non posso fare a meno di toccare il mio membro, che per la forte eccitazione è divenuto duro e eretto.
La mia mente torna a quando la penetravo selvaggiamente e a quanto lei godesse, miagolando come una gatta in calore, sotto di me.
Più il suo ricordo mi pervade e più io godo.
Continuo a manovrare il mio membro affinché raggiunga il massimo piacere.
Penso alla sua bocca rossa e carnosa, a come mi portava al piacere con le sue labbra morbide, calde e umide. Alla sua lingua scivolare lungo tutta l'asta. Le immagini sono chiare nella mia testa, così tanto che sembro essere ancora lì con lei, in quel grande letto; tutto questo mi procura un forte e appagante orgasmo.
Inondo le piastrelle della mia essenza, mi accingo a pulire e nel contempo penso
" Non posso averla nella realtà,mi limiterò a sognarla".
Per fortuna che in questa cella sono da solo, non mi sarebbe stato facile se ci fosse stato qualcuno. Prima di addormentarmi le rivolgo il mio ultimo pensiero:
«Buonanotte Bridget... Buonanotte amore mio.
Ho appena preso sonno, quando alcuni rumori mi svegliano, sto per sollevarmi dal letto per capire da dove provengono tali suoni; quando qualcosa di pesante piomba sulle mie spalle impedendomi di alzarmi.
Mi dimeno, facendo forza per elevarmi ma è tutto inutile.
Capendo cosa sta per succedermi tento di urlare per chiedere aiuto, ma mi viene tappata la bocca per ostacolare la fuoriuscita della voce.
Sopraffatto e confuso " No! Non sta succedendo davvero... no non voglio! Che qualcuno accorra in mio aiuto" !
Gli uomini sono in tre, uno mi tiene le mani, un altro mi ostruisce la bocca e il terzo sta tentando di abbassarmi i pantaloni.
Chiudo gli occhi serrandoli, impedito dal potermi muovere, spero in un aiuto Divino... ma poi penso a quello che ho fatto prima di finire in prigione e allora capisco che l'unica cosa da fare è rassegnarmi.
" Arrendermi? No mai! Non devo e non voglio farlo"!
Con tutta la mia forza mi dimeno più che posso, non so come, riesco ad addentare la mano che mi tappa la bocca, mi alzo di botto; cominciando a picchiare chi ho davanti. I tre sono belli grossi e uno di loro mi colpisce alla testa procurandomi una sensazione di stordimento.
" Sono perduto... non posso sperare in niente e nell' aiuto di nessuno, ma solo che finisca presto".
Sto per perdere i sensi a causa del pugno, quando odo delle urla dentro la mia cella, non sento più il loro viscido tocco su di me e le mie braccia di getto non sono più costrette.
Dischiudo gli occhi per vedere cosa sta succedendo e mi accorgo che due poliziotti sono nel locale e stanno prendendo a manganellate due di loro e poi il buio.
Quando mi sveglio, vengo a sapere che i tre porci, sono stati portati in celle di isolamento. Questo significa che non avrò vita facile qua dentro, non appena quei tre verranno fuori da quelle celle.
Mi premuro a chiedere aiuto. Devo parlare con qualcuno che comanda qui, mi deve dare protezione. In questi casi, chi meglio del direttore di queste carceri può farlo, parlerò con lui.
Chiamo una guardia urlando chiedendo:
« Voglio parlare con il direttore, fatemi parlare con lui ».
Dopo qualche minuto di urla accorrono degli agenti intimandomi:
« Fa silenzio, se non vuoi finire in cella di isolamento anche tu! »
« Voi non capite, io devo parlare con il direttore il più in fretta possibile, a quella richiesta, arriva un agente che mi apre la cella e mi accompagna attraverso i lunghi corridoi nell'ufficio di chi comanda questo posto.
Il militare bussa e subitaneamente una voce risponde:
«Avanti»
Il secondino asserisce entrando:
« Signor direttore, un detenuto ha chiesto di poter parlare con lei!»
« Bene agente, lo faccia passare!»
Vado dentro e prima di vedere un uomo seduto su di una grossa poltrona in pelle marrone scuro, vengo inondato dall'odore forte e dolciastro di tabacco, causato dal fumo del grosso cubano che il tipo tiene in bocca. La testa intrisa di gel brillantina per mettere in piega i suoi capelli argentei, lunghi alla nuca e ricci, tutt'intorno a un grosso faccione roseo. Per l' abito che indossa (grigio con righe sottilissime nere) tutto sembra tranne che il direttore di un penitenziario.
Con un sorriso mi fa cenno di accomodarmi, poi dichiara:
«Innanzitutto, voglio scusarmi per l'increscioso incidente che le è capitato, signor Sykes, le posso assicurare che farò tutto ciò che è in mio potere, affinché non si verifichi più; questo almeno nel mio carcere.
Mi hanno detto che voleva parlarmi.
Mi faccia dunque le sue richieste senza timore. Coraggio! »
Rimango titubante per un istante
" non so se posso fidarmi, è fin troppo gentile. Ma perché non approfittare e vedere dove vuole arrivare".
Con diffidenza gli proclamo:
«Ok, vorrei maggiore protezione,
una cella più grande, del cibo migliore e anche...»
Mi zittisco pensando che forse sto approfittando un po' troppo. La mia espressione di disagio gli fa presagire che il mio desiderio sia alquanto particolare. Così con un cenno della mano mi invita a proseguire.
Mi rammento la sua frase " faccia le sue richieste" e a quel punto dichiaro:
«Desidero una notte di sesso con una donna, ma non con una qualunque, ma che possa scieglierla io. La detenuta Bridget Fonda»
Pacatamente asserisce:
«Eccessiva come richiesta, ma vedrò quello che posso fare. Solitamente, non concedo a nessuno questo privilegio, ma date le circostanze non posso tirarmi indietro. La avverto che non mi sarà facile, essendo una criminale senza precedenti e che sarà presto giustiziata, sarà quasi impossibile che la lascino uscire; ma le prometto che farò il possibile.
Mi aspetti qui! » Redarguisce.
Si alza dalla poltrona per uscire dal suo studio, ordinando all' agente di sorvegliarmi:
Interdetto per la frase appena pronunciata " sarà presto giustiziata", sento il cuore in gola, il battito si fà più accelerato, la vista mi si annebbia un groppo alla gola si insinua in me andando su e giù! Ripeto solo nella mia testa" Bridget! Bridget è stata condannata e presto verrà giustiziata ! Sì è vero che me lo aspettavo, ma odio sentirlo dire. Non posso credere che dopo questa notte ( sperando che possa venire) non la rivedrò mai più. Spero soltanto che il direttore ' panciotto' riesca a esaudire la mia richiesta portandomela. Cosicché possa amarla per l'ultima volta".
Trascorsa una manciata di minuti
l' uomo rientra, si rimette seduto comunicandomi:
«Va bene, avrà la sua notte di sesso con la donna che ha scelto»
A quella comunicazione lo ringrazio e sto per uscire dalla stanza, quando affianca la guardia bisbigliando qualcosa al suo orecchio. Nel contempo lui annuisce.
L'agente mi riaccompagna. Mi sorprendo notando che non è la mia solita cella, ma un' altra più grande.
" A quanto pare il direttore ha mantenuto la parola, ha già esaudito una delle mie richieste. Chissà se sarà lo stesso anche per gli altri miei desideri !
Sono sicuro che mi accontenterà in egual modo" .
Prendo posto sul bordo del materasso e attendo trepidante l'arrivo di Bridget. La donna dei miei sogni.
Viene sera, arriva il momento del pasto serale e ho la prova schiacciante che il direttore è stato di parola anche riguardante il cibo
" decisamente migliore delle precedenti volte!»
Non mi resta che attendere che venga esaudito anche nell' ultimo desiderio, quello più desiderato ' la notte di passione con Bridget' .
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