IV- Verdetto Finale (part 2
Dopo aver appreso dall'uomo in divisa, che stamattina si deciderร del mio futuro " semmai c'รจ ancora un futuro per me ", finisco di prepararmi.
Indosso l'abito che mi consegna l'agente di custodia, uno alla volta con aria sconsolata, inserisco i grandi bottoni nelle apposite asole, dall'alto verso il basso per chiudere il vestito a maniche corte; che finisce con una gonna lunga fino alle caviglie.
Non รจ proprio il mio genere ma mi devo accontentare, meglio adottare
un' abbigliamento piรน sobrio,
"altrimenti come faccio ad intenerire la giuria" .
" Sรฌ, qui c'รจ poco da intenerire, non permetteranno mai ad una criminale di vivere".
Mi avvicino allo specchio posto sopra il lavandino, prendo un elastico rosso, che tengo sempre al polso destro, raccolgo i miei capelli rossi e disordinati in una composta coda bassa, lasciando due ciocche ondulate ai lati della fronte che arrivano all'altezza delle orecchie.
Sciacquo il viso con acqua fredda per ridarmi tono, fisso con lo sguardo l'agente che mi chiede:
ยซ Pronta?ยป
ยซ Sรฌ, possiamo andare!ยป Rispondo.
Rivolgo un ultima occhiata a Gilda che all'orecchio, sottovoce
Mi asserisce :
ยซ In bocca al lupo, Bridgetยป Porgendomi un bacio inaspettato sulla guancia.
Esco dalla mia cella e la guardia mi prende i polsi e delicatamente mi ammanetta sul davanti.
Lo seguo per i lunghi corridoi e arrivati in parlatorio apre la porta e vedo seduto sul lato opposto al mio, del lungo bancone, correlato da un separรฉ di vetro temperato, il mio cosiddetto avvocato difensore, che mi รจ stato assegnato proprio dal tribunale.
Col suo completino "fumo di Londra" camicia grigio-perla e cravatta blu cobalto con la stampa di piccole figure geometriche.
Capelli tirati all'indietro e resi lucidi dal gel effetto bagnato,
occhialini sul naso.
Faccia da bravo ragazzo... (da figlio di papร oserei dire).
Troppo per bene e decisamente troppo giovane per fare questo lavoro.
Probabilmente sarร stato deciso dalla famiglia quando era ancora adolescente, o ha seguito le orme del padre.
Al suddetto, comunica la guardia giurata:
ยซ Solo dieci minuti avvocatoยป
ยซCertamente, lo soยป
Risponde l'altro.
Inizia col dirmi:
ยซ Allora Bridget, avrร saputo di certo che oggi รจ il fatidico giorno,
quello della sua sentenza.
Noi dobbiamo contare sulla giuria e giocare d'astuzia.
La carta della violenza, dello stupro subรฌto, dell' umiliazione; il disagio. La vergogna provata.
Le notti insonne pensando sempre
" perchรฉ io... perchรฉ a me!
Ok? Mi ha capito bene Bridget ?ยป
ยซ Sรฌ, ho capito. Ma lei crede che ci riusciremo ad evitare la condanna a morte?ยป
ยซ Non le posso dare la certezza di questo, ma le posso assicurare che farรฒ il possibile perchรฉ questo non accadaยป
ยซ Solo questo non mi tranquillizza avvocato ยป
ยซ Lo so, ma le chiedo di darmi fiduciaยป
Demoralizzata e a testa bassa,
sento di non avere molte speranze.
Anzi di non averne nessuna.
Mentre l'avvocato continua a ripetermi la stessa" filastrocca",
si apre la porta e l'agente mi ricorda:
ยซ Tempo scaduto, dobbiamo andareยป
Mi alzo dalla sedia con aria mesta, spingendola indietro, per permettermi di uscire piรน facilmente.
Saluto l'avvocato e raggiungo la guardia.
Attraversiamo il corridoio e ci ritroviamo davanti un grande cancello automatico,
che si apre al nostro passaggio entrando e si richiude alle nostre spalle, quando usciamo.
Di questi cancelli, nel nostro tragitto, ne troviamo altri due,
l'uno distante dall'altro; diviso da un lungo corridoio.
Attraversato anche l'ultimo,
scendiamo cinque gradini che portano al cortile.
Sul posto, vi รจ parcheggiato
un " cellulare", un grosso furgone blu notte blindato dai finestrini scuri.
Viene usato per trasferire i detenuti da una casa circondariale ad un altra, oppure per trasportarli in tribunale.
Nel mio caso, la seconda opzione.
Ci avviciniamo e il portellone posteriore si apre, dentro dimorano due agenti, uno calvo e robusto con la barba folta, l'altro cadaverico dal pallore impressionante; biondo col ciuffo che fuoriesce dal suo basco.
" Mi chiedo come fanno a prendere certe salme nelle forze dell' ordine".
Uno dei due (quello magro)
mi aiuta a salire sul mezzo .
Una volta che mi trovo all' interno mi siedo sul sedile nero in pelle,
in mezzo a loro due.
Per tutto il tragitto sento i loro sguardi viscidi addosso.
Uno dei due, quello calvo,
finge di stirarsi allargando le braccia e con il dorso della mano mi tocca un seno.
Poi guarda il suo collega e ridacchia e subitaneamente, l'altro lo segue.
Improvvisamente sento il mezzo arrestarsi, da lรฌ capisco che siamo arrivati.
Infatti avevo ragione, perchรฉ subito dopo sento aprire il portellone e ad attendermi ci sono quattro, (non due, ma ben quattro poliziotti).
Gli agenti mi sorreggono nella discesa dal furgone, e dopo mi conducono in tribunale.
Un grande edificio, bianco con una scultura raffigurante la dea della giustizia, in mezzo a due colonne stile antica Grecia.
Per arrivarci bisognava salire una "chilometrica" scalinata.
Ma i detenuti passano sempre per un ingresso secondario, evito la sudata.
Mi immetto in un lungo corridoio, sempre "scortata".
Il pavimento รจ di marmo beige lucido, quasi ci si puรฒ specchiare, le colonne portanti ai lati suddividono i vari angoli dell'edificio e enormi porte marrone scuro e lucide; separano e celano i vari uffici dei rappresentanti di legge.
Scalinate in granito, con passamano marmoree e ringhiere con decorazioni in ferro battuto.
Entrando nell'aula del tribunale, noto di fronte un bancone sopra un rialzo, il posto designato per il giudice e dall'altro lato (una parte recintata da alti e lunghi banconi) i giurati.
Le guardie non ritengono opportuno fammi entrare adesso, cosรฌ mi conducono in una cella ad attendere che nella sala del processo, il giudice faccia la sua comparsa e il locale sia pieno di persone che assistono; giurati e testimoni. Di seguito entrerร
l' imputata con l' avvocato.
Aspettando il momento che mi chiamino, mi hanno introdotta in una delle prigioni provvisorie, quelle che contengono i detenuti in attesa della sentenza.
In questo momento, mi sento come un leone in gabbia, sarebbe piรน consono dire una leonessa.
Mi siedo e attendo fino a che non arrivi il mio turno e sento pronunciare il mio nome insieme a quello del mio avvocato . Mi vengono ad aprire due poliziotti, seguiti dal mio legale che mi fissa mentre mi ammanettano i polsi.
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