𝟢𝟩. 𝗯𝗶𝗴 𝗺𝗮𝗻, 𝗹𝗶𝘁𝘁𝗹𝗲 𝗱𝗶𝗴𝗻𝗶𝘁𝘆
Dabi sgusciò fuori dall'appartamento di Hostage come un'ombra, mimetizzandosi nella notte, lasciandola addormentata con il figlio della sua vicina di casa, a cui si era offerta di fare da baby-sitter.
Tuttavia, lasciarla in pace non era un'opzione.
La vedeva, che tentava senza riposo di stare a galla e tentare di condividere gli ideali della società; ma le sue gambe e braccia cominciavano a cedere e diventare sempre più pesanti.
Tutto ciò che Dabi doveva fare era trascinarla delicatamente sott'acqua e affogarla nel modo più lento possibile. Per il puro gusto di farlo, intrattenimento e divertimento.
Che persona orribile che era.
Ma comunque carina nel cercare di decifrare il suo carattere; ci provava davvero e forse, nel suo piccolo, otteneva dei risultati. Sarebbe stata un esperimento interessante.
Gettò a terra la sigaretta che stava fumando, una Marlboro rossa, una di quelle classiche, e la pestò violentemente con il piede destro.
Con le dita sfiorava le pareti sudice del vicolo in cui si nascondeva, alcune volte bruciacchiando i volantini che ancora resistevano sui mattoni. Puzzavano di spazzatura, marcio, morte e disperazione quelle stradine ombrose, ma erano le uniche disposte ad offrire omertà e protezione ai mostri come lui.
I locali notturni cominciavano ad aprire gli ingressi, pronti ad accogliere la sporcizia dalle strade per un po' di divertimento.
Venne d'istinto, per Dabi, chiedersi se esistevano mostri peggiori di lui. Forse. Sicuramente.
Endeavor era uno di quelli. L'eterno secondo della società degli eroi. Dabi aveva vissuto sulla sua pelle gli errori di quell'uomo. E adesso guarda come si era ridotto, un pazzo che seguiva l'odore del sangue ciecamente, alla ricerca di una vendetta. Un ammasso di pensieri, cattiveria, sadismo e violenza, rinchiuso in un sacco di pelle più bruciata e dolorante che sana.
Soffriva ogni giorno, e non riusciva a decidere se soffrisse maggiormente il suo corpo o la sua mente. Entrambi, si alternavano il maggior dolore giorno dopo giorno senza tregua.
Ammise a sé stesso che avrebbe preferito trovarsi ancora in casa di Rin: almeno lì era molto più profumato e rilassante; poteva per un po' distrarsi da quello schifo di cui i vicoli erano disseminati e staccare un po' la mente.
Non aveva posti del genere.
La casa di Rin era stato un momentaneo palazzo di vetro, che si era infranto dopo poco tempo di sopportare il suo peso.
Dabi rivolse un'occhiata disgustata ad un uomo ubriaco accasciato contro il muro del vicoletto: i suoi occhi chiari fissavano un punto oltre Dabi distratti, sognanti e sconcentrati. Un altro disgraziato. La puzza del vomito aleggiava in quel punto dei vicoli, forte e odioso, si attaccava alle pareti dei polmoni. Dabi lo ignorò e passò oltre, ma il suono di passi leggeri lo mise allerta; quasi nello stesso momento quell'uomo ubriaco si lasciò sfuggire un fischio sonoro.
-Ma guarda che carina! -biascicò quel tipo. I suoi vestiti erano lerci e sgualciti, i capelli sembravano unti. -Che ci fa una ragazzina delle superiori tutta sola a quest'ora? In un posto del genere poi! -
Dabi lo squadrò nuovamente con fredda curiosità negli occhi; seguì lo sguardo dell'uomo fino a farlo cadere nello stesso punto. Effettivamente una ragazzina che lui conosceva bene se ne stava là, con le mani leggermente alzate e le gambe piantate a terra; aveva tutto l'atteggiamento di un coniglietto che era stato appena beccato nella tana di un predatore.
I suoi capelli biondi erano raccolti in degli chignon tondi e disordinati, eccessivamente adorabili o infantili a suo parere.
Cosa ci faceva lì quella piccola peste?
-Piccola, vuoi compagnia? Posso accompagnarti a casa mia se vuoi! -la voce dell'uomo si fece più forte, ma era comunque tremolante e le sue parole erano strascicate a causa dell'alcol. Anche a distanza di un paio di metri, Dabi riusciva a percepire chiaramente l'olezzo inconfondibile dell'alcol.
I suoi occhi azzuri fulminarono l'ubriaco, che non se ne accorse neppure, prima di tornare sulla sua piccola compagna.
-Himiko Toga. -la chiamò con il solito tono annoiato e quando la ragazzina riportò gli occhioni dorati su di lui, le fece cenno di allontanarsi dall'uomo.
Toga fece qualche passo spensierato verso Dabi, prima che una vampata di fiamme blu avvolgesse l'uomo. Non urlò nemmeno; cadde a terra con un tonfo, forse non si era neanche reso conto di essere morto, intontito com'era.
-Adesso tocca a te. -riportò la sua attenzione sulla ragazzina e la fissò con sguardo severo, parlandole con tono seccato. -Cosa ci fai qui? Non dovresti essere al pub con gli altri? -
-Potrei averti seguito, Dabi-kun! Ero curiosa, sai... Di sapere cosa andavi a fare così lontano dalla base. -Toga sorrideva come la scolaretta qual era, contenta come una pasqua di essere riuscita a non farsi notare fino a quel punto. Se non fosse stato per quell'ubriacone molesto che ancora bruciava vicino a loro, non l'avrebbe notata affatto.
-Ti ha detto quella crosta vivente di seguirmi? -una nota di rabbia si fece sentire nella sua voce.
-No, no, no! -scosse la testa a ritmo con le parole. -Te l'ho detto, ero curiosa di sapere dove andavi. Sei salito a casa con quella ragazza così carina! Però peccato, è una hero, vero? -ripresero a camminare; per ogni falcata di Dabi, Toga faceva due passettini gioiosi.
-Non sono affari tuoi, mocciosa. -Dabi distolse lo sguardo da lei, aguzzandolo sulla strada che percorrevano per evitare altre seccature.
-E dai! Come si chiama? È la tua ragazza? Sei innamorato di lei? Siete amici? -lo tempestò di domande moleste.
-Finiscila. È una hero. Ti aspetti davvero che possa piacermi una così? -storse il naso come se l'idea soltanto lo disgustasse.
-Se ti ha fatto salire a casa sua non è poi così tanto eroica, non credi? Ah, sono sicura che le piaci da morire! -rise sonoramente con la sua voce infantile.
Dabi decise di non risponderle oltre, sapendo che quella pazzoide in miniatura avrebbe distorto tutte le sue parole in una sua versione personale.
-Dabi-kun! Mi stai ascoltando? -piagnucolò Toga, tirando un po' la manica del suo impermeabile. -Sai che sento l'odore di bucato fresco sui tuoi vestiti, vero? E anche qualcos'altro che so che non è tuo... -sorrise, ma quell'espressione somigliava più a un ghigno diabolico. Le sue guance si colorarono di un rosso acceso, emozionata com'era. Forse avrebbe avuto una sorellona! Dabi doveva solo decidersi a darle retta e ammettere che in fondo, molto in fondo, gli piaceva!
Lei aveva così tanto bisogno di un'altra sorellona, così Toga decise di farne la sua missione.
-Ti conviene smetterla, Himiko Toga. -il ragazzo la fulminò con lo sguardo, e strattonò il braccio per spingerla via. -A meno che non vuoi finire come il tizio di poco fa. -
Raggiunsero una stazione ferroviaria sotterranea; era quasi deserta, siccome era una delle fermate periferiche. Fortunatamente, Dabi era stato abbastanza disonesto da rubare il resto dei soldi che Rin aveva usato per pagare la pizza. Duemila e cinquecento andavano bene per due biglietti fino a Kamino e forse anche una o due birre scadenti. Non che avrebbe lasciato che Toga bevesse dell'alcol; erano criminali, non irresponsabili.
Acquistò due biglietti, uno per un adulto e uno per un bambino, e costrinse Toga a sciogliere i capelli e coprirsi la faccia con un cappello rubato da un negozio di suppellettili.
Ignorò con noncuranza i capricci di Toga per il biglietto da bambina e per averle disfatto l'acconciatura.
Saltarono sul vagone più vuoto che trovarono e Dabi intimò più volte a Toga di zittirsi, tuttavia senza essere ascoltato.
-Dabi-kun, dovresti mettere da parte l'orgoglio e tutta quella seriosa serietà. Anche il mio amato Izuku-kun vuole diventare un eroe! Ma ciò non mi impedisce di amarlo! -Toga dondolava le gambe mentre parlava alternando il suo sguardo euforico tra Dabi e il paesaggio della città notturna fuori dal finestrino.
-Toga, davvero. -le disse quasi esasperato. Sentiva che sarebbero state tre ore di viaggio molto molto sofferte, a meno che non avesse tramortino la ragazzina. -Smettila. L'unico motivo per cui vado da quella donna è che potrebbe essere un'alleata utile per l'Unione. Tutto qui. -
-Non ti credo! Ho sentito che le hai fatto un complimento molto carino quando siete saliti! -ribattè lei.
-Si chiama "sparare cazzate" e anche tu sei molto brava a farlo. -si aggiustò la mascherina e affondò le mani nelle tasche dell'impermeabile.
Col senno di poi, prendere il treno non era stata chissà quale geniale idea, soprattutto dopo che avevano attaccato la sezione eroi dello UA durante il loro ritiro nei boschi. Almeno avevano la sicurezza che le loro descrizioni non erano ancora state rese pubbliche: solo alcuni eroi ne erano a conoscenza.
-Antipatico! Quella ragazza è così bella, e sembra gentile! Voglio che sia mia amica! -
-Se la tua definizione di gentile è farmi salire le scale fino al sedicesimo piano... -borbottò infastidito. -Però, dato che sembri tanto ostinata, proverò a fartela conoscere. Solo se lo riterrò opportuno. -
Gli occhi di Toga quasi si illuminarono per la gioia.
-Evvai! -esultò, a voce un po' troppo alta per i gusti di Dabi.
┉┉┉
Arrivarono alla loro destinazione, Kamino, alle quattro del mattino; il cielo era di una sfumatura cupa di indaco e nuvole scure ma sottili lo riempivano.
Alla fine non era stato un viaggio troppo straziante: Toga si era addormentata dopo neanche un'ora, annoiata da Dabi che la ignorava ostinato. Non aveva neanche avuto bisogno di tramortirla o soffocarla, era un passo avanti!
La ragazzina aveva dormito fino alla stazione di Kamino, appoggiata alla spalla di Dabi con una confidenza che percepiva solo lei; un po' di bava volava dalla bocca semi-aperta e aveva il collo piegato indietro.
Dabi la strattonò con poca delicatezza quando sullo schermo comparve la loro fermata, e la spinse fuori dal suo posto. Anche lui saltò in piedi, quasi i sedili fossero fatti di carboni ardenti.
Teneva Toga per l'avambraccio, per non smarrirla.
Era stranamente silenziosa, mentre lui si godeva la pace della mattina, con l'aria frizzante dell'inizio di settembre e della pioggia del giorno prima.
-Dabi-kun, -ed eccola, che interrompeva la calma con la sua vicina stridula. -quanti anni ha la tua ragazza? -
Il ragazzo strizzò gli occhi e sbuffò sonoramente.
-Non chiamarla così. Ha ventitré anni. -
-Come si chiama? -
-Hostage. -
-Voglio sapere il suo vero nome! -
-Non lo so. -mentì.
Uscirono dalla stazione e in poco tempo erano di nuovo in mezzo ai vicoli; il quartiere di Kamino era animato a qualuque ora. La vita notturna di quel posto era disgustosamente movimentata, che fossero poveracci, ricconi che si fingevano poveracci, criminali e tipi loschi.
Sia Dabi che Toga, la strada per la base la sapevano a memoria.
-Sei proprio un gran bugiardo... Lo so che lo sai, ma non vuoi dirmelo! -si lagnò la ragazzina, trottandogli dietro velocemente.
-Sasaki Rin. Si chiama Sasaki. -Dabi era nuovamente esasperato. Cosa aveva fatto di così grave per meritarsi quella peste attaccata come una sanguisuga?
-Che nome carino! Hey, Dabi-kun, posso dire a Tomura che ti sei trovato la ragazza? E Twice? -imboccarono un vicolo che si affacciava sulla strada principale e scesero qualche gradino, trovandosi così di fronte alla porta di legno della base. Era un edificio apparentemente anonimo, diroccato e mal tenuto; ospitava un bar clandestino, ovvero la base dell'Unione dei Villain.
-Assolutamente no. E smettila di dire che è la mia ragazza. Mi stai dando fastidio. -si girò di scatto verso di lei. -Prova a menzionare a qualcuno quello che sai e ti darò in pasto ai gatti randagi. -finì le sue raccomandazioni e aprì la porta di legno con i cardini cigolanti.
Un lieve odore di alcol e sudore lo investì; quel posto sembrava sempre come se non venissero mai aperte porte o finestre.
"Che schifo."
Dabi arricciò il naso e entrò, Toga dietro di lui che si chiuse la porta alle spalle.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top