𝟢𝟣. 𝘀𝘂𝗴𝗮𝗿 𝗵𝗼𝗻𝗲𝘆 𝗶𝗰𝗲 & 𝘁𝗲𝗮

Il blu non era mai stato il colore preferito di Rin.
E in quell'esatto momento, in quella situazione, in quel contesto non aveva mai odiato il colore blu così tanto.
Non era il blu scuro del cielo stellato e neanche il blu del crepuscolo che svanisce nel rosso, neppure il blu del mare o del dentifricio. Era un blu orrendamente vivace e movimentato, violento e indomito; le lingue di fiamme blu si muovevano come il ventre di danzatrici esotiche, attirando nella loro morsa fatale gli ingenui che avevano avuto la sfortuna di essere vicini.

Fuoco scottante si diffondeva maligno tra le auto, rasentando i vicoli e bruciando strade e persone.
Rin, meglio conosciuta come Hostage, si muoveva scattante alla ricerca disperata di persone che potevano essere rimaste bloccate in mezzo a quell'inferno blu.
Il suo quirk era tutto tranne che utile in una situazione del genere, così si limitava a correre a destra e a sinistra, nella speranza di trovare civili in pericolo o chiunque avesse causato quel disastro.

Le fiamme crepitavano impazienti, e con la stessa impazienza ticchettavano i tacchi robusti di Hostage sull'asfalto.
I suoi occhi azzurro cielo, chiari e attenti, squadravano il ciglio della strada e i vicoli mentre la mente correva e creava ogni possibile scenario. Il villain che aveva scatenato quelle fiamme era pericoloso, per certo, ma nulla che la pro-hero numero trentadue non potesse gestire.
Scattò quando vide una figura allontanarsi con calma lungo una stradina secondaria, sulla destra, seguendola a grandi falcate. Prese in mano il cellulare che usava appositamente per il suo quirk. Con il dispositivo rintracciò il telefono di chiunque fosse che si muoveva nella culla dell'ombra.
Una chiamata e sarebbe cominciato il faccia a faccia con il pericoloso sconosciuto.
Premette lievemente un pulsante e accostò il cellulare all'orecchio.

-Fermo dove sei. -disse, con un tono di voce basso che, solitamente, non piaceva a molti. Troppo minaccioso, poco femminile.
La figura rimase nel vicolo, mentre con mille pensieri al seguito, Rin si avvicinava. Non si preoccupò di essere silenziosa, mentre gli stivali con il tacco continuavano a scandire i passi.
Il telefono era ancora accostato all'orecchio sinistro, quando lei si pose faccia a faccia con un uomo dai capelli neri e scompigliati.
-Non usare il tuo quirk. -le labbra rosee della ragazza si muovevano appena. Sospirò. -Non ti sei ancora stancato di causare incendi? Che gusto provi a mettere a rischio la vita di persone innocenti? -

Quelle odiate fiamme blu non erano nuove a Rin. Difatti, non era raro che in giro per Tokyo scoppiassero incendi dal colore freddo ma terribilmente scottanti, indomiti e inafferrabili proprio come l'uomo che li causava.
Tuttavia era la prima volta che Hostage si trovava nei pressi di uno di quegli incidenti e veniva coinvolta nell'azione per contenerli e salvare più civili possibili.
E quale quirk migliore del suo per fermare un villain? A dire il vero, milioni di quirk erano meglio dei suoi; il vantaggio di cui usufruiva Rin era sempre l'effetto sorpresa.
"Telephone" le permetteva di dare un massimo di tre ordini ad un solo soggetto, tramite chiamata telefonica. Se il soggetto rispondeva alla chiamata era costretto obbedire agli ordini fino all'interruzione della chiamata, o in caso di domande era costretto a dire la nuda verità.
Insulso e utile al tempo stesso.

-Nessuno è davvero innocente. Non fare la santa solo perché ti chiamano hero. -con voce tagliente rispose, il villain che di trascinare anime all'inferno blu non era mai stanco.
Gli occhi di Rin squadrarono con nervosa lentezza le pareti, i pavimenti e i contenuti del vicolo. Squadrarono la figura di Dabi, più alto di lei di almeno una decina di centimetri o qualcosa così. I vestiti strategicamente strappati e rammendati, un vestiario che le ricordava vagamente quello dei punk. Chissà se era voluto o semplicemente erano abiti vecchi.
Rin esitò a guardarlo negli occhi, però. Non perché li temeva oppure vedeva quell'uomo come inferiore, lei non era il tipo. Però le faceva strano, vedere diverse sfumature di umanità ovunque si voltasse, persino negli occhi di un omicida.
Rin e il suo tremolante senso di giustizia erano con le spalle al muro mentre la sua mentalità contorta li derideva.

-Ne sono consapevole. -così Hostage fece l'errore di spostare lo sguardo sul suo viso. Raccapricciante; un tempo doveva essere stato bello, fatto di pelle pallida e liscia, ora era rovinato da bruciature violacee, violente e visibilmente ruvide.
Poi lo guardò negli occhi: blu, tempestosi e freddi come l'oceano, antipatici e stranamente familiari.
Rin strinse gli occhi, aguzzando lo sguardo sul viso deturpato del villain.

-Oh, forse tu capisci la verità meglio di quanto lo facciano i coglioni lì fuori? -un ghigno divertito e un tono giocoso, come se stesse scherzando con una vecchia amica, accompagnarono le parole del ragazzo dai capelli neri.
La stava ovviamente prendendo in giro, perché un hero non poteva capire ciò che lo spingeva a commettere azioni così violente.
Dabi teneva il telefono a conchiglia premuto all'orecchio a sua volta, mentre con superficialità squadrava la figura più bassa di lui.
Era rigido, a causa del quirk di Rin che lo teneva pateticamente al guinzaglio.

-Non lo so. Non mi piace come si comportano gli hero ma neanche come si comportano i villain. -sentiva lo sguardo insistente di lui, che vagava cercando una prova di ciò che Rin affermava.
Lei ormai si era arresa e lo fissava negli occhi, ma questa volta era lui che evitava il contatto visivo diretto con Hostage. Non perché la temeva, o perché non la vedeva come umana; no, anzi, non era umana ai suoi occhi. Era una hero, una codarda in costume sexy come tutte le altre eroine che vedeva in giro.

-Sarà divertente discutere con te. Mi verrai a trovare in prigione, tesoro? -sfoggiò un sorriso sarcastico, con quel nomignolo che pronunciato dalla sua bocca sembrava un insulto.

-Ci conosciamo? -Rin ignorò il suo commento, e anche quel nomignolo che sembrava come un coltello ricoperto di burro e miele puntato alla gola.

Anche Dabi aguzzò la vista sul visetto tondo e sugli occhi affilati di Rin, squadrandolo meglio.
-Non che io ricordi. Penso riconoscerei un bel faccino come il tuo. -il tono canzonatorio non se n'era andato, ma la risposta non era una bugia.

Il crepitare distante del fuoco venne coperto dai passi veloci, ansiosi, di svariati hero e forse anche poliziotti.
Rin si voltò verso l'ingresso del vicolo e poi nuovamente verso Dabi. Ancora ci voleva qualche secondo perché si accorgessero di loro, lì, soli nel vicolo; ma Dabi era in trappola, no?
"Rin non fare cazzate."
Hostage aprì la bocca, per controbattere, ma non uscì fuori nulla.
"Rin cosa cazzo stai facendo?!"
Con un movimento improvviso chiuse la chiamata.

-Vai via. -sibilò. Si scostò la frangia bionda dagli occhi e finalmente Dabi smise di analizzare il suo corpo, consentendo nuovamente il contatto visivo.
Rin non si era ancora pentita di quello che aveva fatto. E sei lui avesse deciso di ucciderla avrebbe dato la colpa solo a sé stessa e alla sua mentalità contorta.
E se fosse andato via e poi avesse ucciso altre persone? Lo avrebbe fatto sicuramente, però Rin non riusciva a provare compassione o altri sentimenti per le ipotetiche vittime.

Dabi abbassò il braccio che teneva il cellulare all'orecchio, distendendolo al suo fianco. Non riusciva a raggiungere nessuna conclusione sensata del perché Hostage avesse deciso di lasciarlo andare.
Lo guardava negli occhi e vedeva tutta la cattiveria, forse anche la rabbia che nascondeva dietro il sorrisetto e il sarcasmo da stronzo? No, l'avrebbe arrestato comunque.
A meno che anche lei non avesse qualcosa da dire al mondo.
Cacciò via quei pensieri troppo profondi che non gli piacevano.

-Sarò io a venirti e trovare allora, non sarà difficile individuare quel bel culo in mezzo alla gente. Bye bye Hostage. -Dabi cacciò le mani nelle tasche della giacca dal tessuto rovinato e bruciacchiato.
Passò oltre alla figura della ragazza, e in quel momento la bolla in cui si erano involontariamente chiusi scoppiò. Il crepitare del fuoco, la puzza del fumo e grida tornarono ancora una volta ad essere la colonna sonora del momento. I passi dei soccorsi e delle autorità erano vicini; svoltarono l'angolo ma Dabi era già scomparso nel buio del vicoletto, tra cassonetti e cartacce.

Rin sembrò tornare con i piedi per terra e si rese conto che quello che, tranquillo, camminava via era un criminale che aveva causato dolore.
E sicuramente qualcun altro aveva causato dolore a lui.

Nella mente di Rin, la puzza di bruciato si mescolava ad un profumo fastidiosamente dolciastro, odiosamente zuccheroso; arricciò il naso e se lo strofinò con il dorso della mano destra, ma l'odore rimase là, danzandole attorno canzonatorio e tentatore.
Rin si voltò verso i due poliziotti e l'hero che si guardavano attorno, cercando di capire perché Hostage era in piedi nel vicolo sola e seria come suo solito.
Si avvicinò al trio: non conosceva i poliziotti, ma con l'hero interagiva spesso, siccome le loro pattuglie per il quartiere combaciavano quasi del tutto.

-È scappato prima che riuscissi a rilevare il suo numero di cellulare. -disse sorprendente con facilità. Non le piaceva particolarmente mentire ma le riusciva così fottutamente bene.

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