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Hinata sapeva di essere fottuto. Lo aveva capito non appena il ragazzo dai capelli neri come la pece aveva iniziato a guardarlo inorridito, allentando la presa sui suoi polsi.
Le voci dei bambini che si rincorrevano in lontananza non bastavano a farlo distrarre: il rosso aveva iniziato a sudare freddo.
È la volta buona che il quattrocchi di merda e Akaashi mi fanno fuori, pensò impanicato, cercando però di tenere a freno il nervosismo che, in quel momento, gli stava facendo immobilizzare i nervi.
«Cosa hai detto?», chiese nuovamente il ragazzo che lo stava sovrastando, fissando i suoi occhi blu in quelli color caramello dell'altro. Il minuto deglutì.
Dannazione, pensò.
Cosa mi invento adesso?
Non era certamente nella situazione di potersi nuovamente beffeggiare di lui. Quel ragazzo era stupido e impulsivo, certo, ma fino a un certo punto. Hinata sapeva che era un soggetto pericoloso. Sapeva che lui aveva compreso perfettamente ciò a cui aveva appena accennato.
«Diamine, almeno lasciami andare.», borbottò sconfitto il rosso, sperando nel profondo che quel lampione umano potesse almeno assecondarlo.
Stranamente il corvino sembrò dargli corda, contro tutte le aspettative del rosso. Prima di farlo, però, Kageyama si assicurò che non ci fosse nessuno nei paraggi ad origliare la loro conversazione.
Subito dopo, lasciò stare quello più basso, sedendosi semplicemente a terra, con le ginocchia davanti a sè e i gomiti poggiaticivi sopra. «Avanti, parla.», gli aveva detto poi, facendo un cenno col capo per spronarlo.
Hinata lo fissava semplicemente. Non sapeva proprio come poter uscire da quella situazione scomoda.
Sono un idiota, continuava a ripetersi tra un sospiro profondo e l'altro. Raccolse da terra il cappello di lana che gli era caduto dalla testa e si rialzò di schiena, sedendosi a gambe incrociate di fronte all'altro. Yachi non era riuscita a convincerlo a cambiare il suo copricapo, nonostante questo fosse ormai rovinato e non più adatto al suo compito. Hinata lo strinse maggiormente a sè, quasi a voler cercare in esso un conforto.
«Cosa vuoi che ti dica? Ho già parlato troppo, diamine.», sbuffò seccato il rosso con le braccia incrociate, notando bene lo sguardo truce del corvino.
«Beh, forse vorrei che parlassi del perchè stai facendo una cosa del genere? Falsificare lettere? Sul serio? È impossibile.», Kageyama sembrava scioccato, e il rosso abbassò lo sguardo, sospirando. «Niente è impossibile. Ma, in qualsiasi caso, non credo proprio che uno come te potrebbe capire, quindi perchè dovrei spiegartelo?»
Il corvino fu quasi tentato di tirargli un altro pugno, questa volta ben assestato però, in modo tale che l'altro non avrebbe potuto schivarlo in alcun modo.
«Perchè se non lo fai, avviso la polizia e ti faccio sbattere in carcere.», rispose invece, sopprimendo i suoi istinti. Hinata sbiancò appena alla minaccia, iniziando a muovere in modo agitato le mani di fronte a sè. «Ma cosa sei, idiota?! Non puoi fare una cosa del genere!», protestava il rosso, anche se all'altro fregava ben poco delle sue suppliche.
«Nessuno me lo vieta. Ora parla.», il minuto sbuffò, infastidito. Lo aveva incastrato, effettivamente, e sapeva che quello non scherzava. Ma poteva pur sempre mentirgli un po' e, perchè no, sfruttarlo a suo vantaggio. E Hinata adorava mentire e manipolare gli altri.
Forse erano le uniche cose, insieme alla pallavolo, nelle quali riusciva a destreggiarsi impeccabilmente.
«Ok, ti racconterò tutto quello che vuoi. A una condizione.», Kageyama alzò gli occhi al cielo, seccato dalla richiesta. Doveva aspettarselo da uno come lui. «Quale?»
Hinata ghignò appena mentre si sfilava dalla tasca della giacca verde il cellulare.
«Sei libero il 29?»
HEY HEY HEY
sono risorta come Gesù and here we are, vi auguro una splendida giornata as always!
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