𝟰

Erano ormai le cinque e mezza di pomeriggio e Kageyama era così sfinito, sia a livello fisico che mentale, che se non fosse stato per le minacce della madre, non si sarebbe smosso dal letto quel pomeriggio.

Da quando quel rosso gli aveva rovinato la giornata, tutto era andato storto. Quando era tornato alle macchinette queste erano state segnalate da un avviso di malfunzionamento e non aveva avuto tempo per cercarne altre. La professoressa di matematica lo aveva interrogato e non aveva saputo dire nulla, nemmeno la data odierna. L'autobus era arrivato in ritardo alla fermata vicino scuola e lui aveva dovuto rimandare i suoi allenamenti.

Sembra una presa per il culo, aveva pensato.

Ormai Kiyoko sarebbe arrivata a momenti e lui, affiancato dalla mamma raggiante, si sentiva fin troppo fuoriposto.

Non ci aveva mai riflettuto troppo su, eppure, se questa ragazza non gli fosse piaciuta, avrebbe dovuto sperare che le altre ragazze della lista dei suoi match fossero state disponibili e ancora in cerca di un partner. Se così non fosse stato, Kageyama avrebbe dovuto optare tra il fidanzarsi comunque e il rimanere solo. Non c'erano altre alternative, e questo lo faceva imbestialire.

Rimanere solo, di fatti, comportava l'emarginazione e il disprezzo da parte della società. Nessuno era solo al giorno d'oggi. Nessuno sfuggiva al sistema. E se decidevi di farlo comunque, non ne ricavavi nulla di positivo.

Perchè non posso scegliere io se questa persona mi piace o no? Perchè proprio un computer?

Non riusciva a trovare risposte, Kageyama, in un mondo dove, ormai, questo meccanismo sembrava essere la normalità. Se la mamma avesse scoperto i suoi pensieri, sicuramente avrebbe fatto ricorso ai corsi di recupero per ragazzi indisposti per correggere la sua mentalità e sinceramente, per il corvino, era molto meglio fingere di adattarsi al resto che sprecare il suo tempo per lezioni noiose e monotone sul perchè fosse giusto agire in un modo e sbagliato pensare nell'altro.

«Scusateci per il ritardo! Tu devi essere Kageyama Tobio, vero?», una donna alta ed elegante dagli occhietti chiari e i capelli scuri apparve improvvisamente di fronte al corvino e questo, spiazzato dopo essersi improvvisamente ripreso dai suoi pensieri, annuì.

«Nessun problema, non si preoccupi! Siamo appena arrivati anche noi! È un piacere conoscervi!», la mamma di Kageyama era così emozionata da non riuscire a contenere quasi le lacrime. Suo figlio era sempre stato distaccato dal resto e vedere finalmente la possibilità concreta che potesse mettere su famiglia con una ragazza splendida come quella che aveva davanti già a diciotto anni la rendeva orgogliosa.

Kiyoko lanciò un'occhiata al ragazzo, da dietro i suoi occhiali da vista. Kageyama fece lo stesso. Sembravano assomigliarsi in tutto e per tutto, anche a livello fisico: capelli neri e occhi azzurri. Pelle chiara e altezza lievemente più alta della norma. Inquietante, pensò il corvino.

Le due donne, dopo le presentazioni, presero vie diverse, lasciando i loro ragazzi soli, e i due si ritrovarono l'uno accanto all'altro, in un silenzio fin troppo denso, incapaci entrambi di iniziare una conversazione con un completo estraneo.

Perchè era quello che erano l'uno per l'altra: completi estranei.

Dopo dieci minuti passati a passeggiare, ognuno perso nei propri pensieri, Kiyoko però si decise a parlare.

«Quindi...vai ancora al liceo Karasuno?», la sua voce era pacata, questo fu il primo pensiero del ragazzo, che annuì. Deve averlo letto sulla mia scheda identificativa allegata alla lettera, pensò. Anche lei frequentava il mio stesso liceo.

Lei gli lanciò un'altra occhiata. «Conosci per caso un ragazzo di nome Ryūnosuke Tanaka? Ha la mia età, ma è ancora al liceo.», chiese poi, riuscendo a far comparire un ciglio sul volto del corvino.

«Non credo. Perchè?», domandò incuriosito Kageyama, vedendo un piccolo sorriso formarsi sul volto candido della ragazza. «È il mio ragazzo.», lo disse con una tranquillità che spiazzò letteralmente il corvino.

Ragazzo? Non dovrei essere io, tecnicamente, il suo ragazzo?

Kageyama non capiva, ma Kiyoko lo precedette nella risposta ai suoi quesiti. «So cosa stai pensando, ma non preoccuparti. Dirò a mia madre che non mi piaci, in modo tale da dover aspettare un altro candidato e, appena mi sarà possibile, decidere di rimanere sola dopo i dieci tentativi falliti stabiliti. Sei il quinto, sai? Mi manca ancora un po'.»

Il discorso della ragazza fece confondere ancora di più il ragazzo, che prese a guardarla con scetticismo.

Ambiva forse a rimanere un'esclusa della società, rinunciando al suo futuro e alla sua dignità? È pazza?

«Come fai ad avere un ragazzo se non corrisponde al nome della persona nella lettera?», decise di chiedergli poi lui, sinceramente incuriosito, e lei sorrise nuovamente, in modo un po' triste.

«Lo nascondo. Quindi, ti prego, non farne parola con tua madre. Se sei davvero simile a me, so che non lo farai, in qualsiasi caso.»

Kageyama si accigliò.

«Ma è illegale-»
«Lo so.»

Il corvino non riusciva a comprendere come riuscisse a parlarne con tanta semplicità.

«E se ti scoprono? Non hai paura?», le chiese preoccupato, non riuscendo a capacitarsi di ciò che la ragazza gli aveva rivelato.

Per un attimo lei si voltò verso di lui e Kageyama vide una scintilla di terrore trapassare i suoi occhi azzurri. Kiyoko sorrise appena.

«Sì.»

La ragazza respirò a pieni polmoni prima di tornare ad avanzare nuovamente. La sua gonna lunga si muoveva lenta, seguendo i movimenti delle sue gambe, e Kageyama si perse nei propri pensieri mentre fissava in modo spento il tessuto dell'abito ondeggiare.

Se la scoprono, cosa le faranno?

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