𝟯𝟳

Hinata si strofinò con una mano gli occhi e, con ancora le coperte fin sopra la testa, si lasciò andare ad un sonoro sbadiglio. Sollevò con lentezza le palpebre, ritrovandosi di fronte, steso di lato accanto a lui, il corvino che, ancora addormentato, respirava con calma.

Quasi si spaventò alla vista del volto dell'altro rilassato e mezzo affossato nel suo cuscino. Era fin troppo strano vederlo senza il solito cipiglio sul volto. Kageyama era davvero bello.

Hinata lo aveva pensato più volte, eppure in quel momento, intento a dormire pacificamente, gli apparve più bello del solito. Rammentò all'istante dell'incubo di qualche ora prima e dell'abbraccio che il corvino gli aveva offerto.

Non era stato lui ad abbracciarlo. Kageyama si era limitato ad allargare appena le sue braccia, attendendo che fosse l'altro ad agire per primo. Si era assicurato di sfiorarlo con gentilezza, riuscendo a farlo riaddormentare. Hinata non comprendeva.

L'aveva respinto con decisione con un gesto veloce della mano, eppure Kageyama non aveva fatto domande, nè si era lamentato. Non se ne era andato. Aveva deciso di rimanere insieme a lui.

Il minuto ripensò a ciò che era successo il giorno prima. Era rimasto conscio per tutta la durata della prova di Kageyama, e ricordava bene che aveva sperato, per un attimo, che il corvino se ne andasse di fronte alla proposta di Atsumu. Che scappasse da lì. Che non rischiasse di finire nei guai per lui.

In fondo, Kageyama proveniva da un mondo completamente diverso dal loro.

Hinata si era informato nei minimi dettagli sulla vita di quel ragazzo. Nessun trauma familiare. Nessun avvenimento degno di nota. Stabilità economica e genitori rispettabili. Un'esistenza apparentemente tranquilla e normale. Forse fin troppo, per uno come lui.

Il rosso aveva pianificato con gli altri una sorta di rito di passaggio per verificare che le sue intenzioni fossero state totalmente sincere. Akaashi aveva accettato di metterlo alla prova. Perfino il quattrocchi aveva aderito.

Eppure, Hinata non avrebbe mai pensato che Kageyama avrebbe avuto il coraggio di premere il grilletto. Che non avrebbe esitato a farlo, neppure un istante.

Tutto solo per difenderlo.

Il più basso non comprendeva, così come ancora non comprendeva perchè Kageyama gli avesse dato quei guanti neri che ancora aveva addosso, portandosi via quelli rovinati e sporchi di sangue.

Eppure al rosso piaceva. Nonostante non riuscisse a comprenderlo, gli piaceva. Nonostante i mille difetti e un carattere discutibile, c'era qualcosa in lui, che pareva quasi richiamarlo.

Il rosso si ritrovò a toccare con cautela la punta del suo naso dritto, vedendo comparire sul volto del corvino una smorfia lieve. Accennò un lieve sorriso il minuto, rimanendo a guardare l'altro, sfiorandogli con cura il volto per spostargli dalla fronte i capelli neri come la pece.

Nonostante l'inizio travagliato della loro conoscenza, quei due sembravano aver trovato una sintonia tutta loro. C'era qualcosa che li univa. Qualcosa che stava crescendo man mano, e diventava sempre più coinvolgente.

Hinata non aveva mai sperimentato nulla del genere.
Era strano, ma era familiare allo stesso tempo.

Hinata si ritrovò ad avvicinarsi appena all'altro. Nuovamente ben nascosto sotto le coperte, seppur esitante, strofinò appena la testa contro il petto del corvino. Richiuse gli occhi, rimanendo a fronte premuta contro l'altro. Nonostante fosse sveglio e fuori dalla finestra il sole fosse già alto, non voleva alzarsi in piedi. Non gli era mai capitato prima.

In quel momento, desiderò di poter dormire in quel modo tutte le notti. Non gli dispiaceva condividere il suo letto da una piazza e mezza con quel ragazzo. Non gli dispiaceva stare con qualcuno.

Odiava, in fondo, rimanere solo con i suoi pensieri tra quelle coperte. Era quello il principale motivo che lo aveva sempre spinto a chiamare Kageyama durante la notte. Stranamente, la presenza del corvino riusciva ad alterare il flusso dei suoi pensieri, facendoli tacere. Le uniche cose su cui riusciva a focalizzarsi erano il respiro dell'altro e il calore che emanava il suo corpo.

Kageyama aveva un odore particolare, dolciastro. Era facilmente riconoscibile e difficilmente dimenticabile. I suoi abiti rilasciavano ancora l'aroma del detergente usato per lavarli, e il più basso finì per riaddormentarsi, rannicchiato contro il corpo dell'altro, pensando a quanto gli piacesse quel profumo.

Fu la madre, con il suo bussare lieve, a svegliarlo nuovamente. D'altronde, quella in cui era sprofondato Hinata era solo una dormiveglia durata poco più di venti minuti.

«Shoyo...Tutto bene?», la sua voce era pacata, non voleva svegliare l'ospite ancora addormentato sul letto. Il rosso si alzò subito a sedere, strofinandosi nuovamente gli occhi. Annuì solamente.

La donna alzò un sopracciglio. «Sono quasi le dieci, non hai mai dormito così tanto. Se questo è il risultato, dì al tuo amico di dormire qui più spesso.», ridacchiò appena, e Hinata non riuscì a trattenere un piccolo sorriso al suo scherno. «Ero solo più stanco del solito...», fece spallucce, minimizzando il tutto come spesso era solito fare. Si stiracchiò, decidendo di alzarsi in piedi, facendo attenzione a non sfiorare il corvino, che non pareva nemmeno essersi mosso nel mentre.

La donna dai capelli rossi raccolti in una coda disordinata sorrise nuovamente. Suo figlio aveva sempre avuto problemi di insonnia. Lo sapeva bene, anche se lui non gliene aveva mai parlato. Lei sapeva fin troppe cose che Hinata non le avrebbe mai rivelato a parole. E andava bene così.

Perchè anche se lui non gliene parlava, lei lo sapeva. Lo intuiva sempre.
Era suo figlio, in fondo.

Il suo rimorso. La sua determinazione. Il suo senso di colpa. La sua rabbia. Il suo dolore. La sua furbizia. Il suo complesso di inferiorità. La sua voglia di riscatto. Il suo sentirsi fuori posto di fronte a qualsiasi gesto d'affetto. Il suo coraggio. La sua preghiera silenziosa. Lei sapeva ogni cosa.

Anche dei suoi incubi notturni.
Del suo "piccolo" lavoro in nero.
Della sua indole violenta.

Ogni cosa che si celava dietro quegli occhietti che avevano visto fin troppe cose per la loro età. Lei la sapeva.

E, nonostante tutto, era fiera di lui.
Del suo bambino ormai cresciuto.
Di tutto ciò che aveva affrontato e che continuava ad affrontare.
Di tutto ciò che non le diceva.

Sorrise nel guardare come il minuto si accingeva a sistemare nuovamente, con prudenza, le coperte sulle spalle dell'altro dai capelli neri come la pece. Non sapeva chi fosse quel ragazzo, ma sapeva di potersi fidare del giudizio di Hinata.

Non aveva mai ospitato nessuno.
Se quel ragazzo era lì, un motivo ne giustificava la presenza. Si strinse nelle spalle, poggiandosi allo stipite della porta, dondolando il peso del suo gracile corpo sulla gamba sinistra.

«Sai cosa gli piace? Posso prepararvi la colazione.»

Hinata sorrise appena.

«Va pazzo per il latte, a quanto pare.»


HEY HEY HEYY
here i am againnnn spero voi stiate tuttx bene! come sempre in ritardo, ma questi sono solo dettagli marginali rip spero passiate una splendida serata/giornata!! see you al prossimo capitolo!
:)

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