𝟮𝟵
Hinata era seduto sullo schienale della panchina accanto alla ormai solita fermata del bus; tra le mani un onigiri mangiato per metà. Kageyama lo notò subito una volta che scese dall'autobus, sistemandosi il cappuccio della felpa. Era l'unico presente e indossava una quasi ridicola giacca gialla, non si sarebbe potuto comunque sbagliare.
«Kags! Oggi sei tu quello in ritardo.», sghignazzò beffardo il minuto, saltando in piedi non appena i suoi occhietti squadrarono l'altro. Il corvino sbuffò, addocchiando subito la bici del rosso lì accanto, già pronto a salirvi in sella come d'usanza, ormai. «Wow. Fosse sempre così.», borbottò seccato il più alto, provocando una risata ad Hinata, che imboccò l'ultimo pezzo del suo spuntino prima di sistemarsi lo zaino in spalla e sfilare dalla tasca un piccolo cartone di latte quadrangolare. Lo porse al più alto, che lo guardò sorpreso per attimi interi, spiazzato.
«L'ho preso ad un distributore per strada venendo qui. Non lo vuoi? Posso berlo io, allora.», alzò le spalle il minuto, prontamente interrotto dal corvino. Questo infatti, con uno scatto veloce, rubò di mano il tesoro tanto ambito che, a quanto pareva, quel nanetto gli aveva regalato.
«Scordatelo! Me lo merito.», sentenziò solenne il più alto, facendo alzare le sopracciglia al rosso. Hinata ormai lo conosceva abbastanza da non essere nemmeno sorpreso di un suo mancato ringraziamento. Sorrise appena, divertito.
«Sei davvero un re pretenzioso come dicono...», sussurrò, facendo un ghigno. Kageyama non sentì ciò che l'altro gli aveva detto, ma lo guardò male comunque. «Ti muovi o no?», gli chiese poi, mettendo al riparo il cartoncino di latte. Hinata sorrise prima di aggrapparsi all'altro per salire dietro di lui.
«Andiamo!», esclamò, quasi stesse comandando una qualche sorta di animale, e Kageyama sospirò. «Non so dove andare, idiota. Devi dirmi tu la strada e spiegarmi i dettagli.», gli ricordò, e il rosso annuì solamente, chiudendo completamente la zip della sua giacca forse fin troppo grande per lui. Quel 3 gennaio faceva davvero freddo.
«Per ora dritto di là.», gli indicò una strada che incrociava quella che stavano occupando e il corvino si accertò che l'altro tornasse a reggersi al suo corpo prima di partire. Ciò che lo sorprese fu che, questa volta, Hinata non si alzò in piedi come aveva sempre fatto. Al contrario, il più basso sembrava essersi seduto e ben rannicchiato contro il più grande, e gli cingeva ora il busto con le braccia fini.
Non ne comprese bene il motivo, ma Kageyama si ritrovò ad arrossire a quel gesto improvviso. Sembrava quasi quel nanetto lo stesse abbracciando.
Nessuno lo aveva mai abbracciato, ad esclusione della madre. Deglutì.
«Allora? Hai capito quale strada devi prendere?», gli domandò stranito Hinata, non capendo il perchè la bici non era ancora partita. Il corvino evitò di rispondere e si affrettò a mettere in moto i pedali, percependo più caldo di quello che avrebbe dovuto sentire.
Abbassando lo sguardo, si accorse che il rosso aveva indosso i suoi guanti neri. Non ci aveva fatto caso, prima. Arrossì di nuovo, accigliandosi.
Che diavolo ho oggi?
Hinata, nel mentre, aveva fatto poggiare la guancia destra contro la schiena dell'altro, chiudendo gli occhi mentre continuava a stringerlo. Non aveva ancora smesso di pensare a quello che era successo qualche giorno prima.
Kageyama era corso fino a casa sua, a perdifiato, solo per verificare che stesse bene. Gli aveva regalato i suoi guanti. Aveva passato quella nottata insieme a lui a giocare a pallavolo.
In qualche strano senso, si era preso cura di lui.
Il rosso non ne comprendeva ancora il motivo.
Non erano amici.
Erano affiliati.
A Kageyama lui stava anche antipatico.
Allora perchè aveva agito in quel modo?
Hinata non sapeva rispondersi. Eppure strinse maggiormente la presa.
Sapeva bene quanto fosse pericoloso quel ragazzo. Lo stava seguendo e pedinando insieme a Nishinoya e Tanaka dal primo dell'anno. Sapeva anche che era importante separare la sua sfera emotiva dalla facciata che doveva sempre tenere alta sul lavoro. Eppure qualcosa continuava a dirgli che Kageyama era diverso. Che era sincero. Che era genuinamente buono.
Hinata ci credeva - e sperava - davvero.
Voleva fidarsi di lui.
Gli piaceva il suo modo d'agire e pensare.
Il suo essere impulsivo e orgoglioso.
Aspetti che potrebbero sembrare difetti, ma che agli occhi del più basso simboleggiavano un coraggio fuori portata. Non temeva le conseguenze. O forse ancora non le immaginava.
Forse avrebbe dovuto parlargliene.
Stava per aprire bocca, quando una domanda lo fece sussultare. «Ti fa ancora male?», il corvino non si era voltato per domandarglielo, nè il rosso si era smosso dalla sua posizione. Sorrise involontariamente alla preoccupazione dell'altro.
«È questo che volevi chiedermi? Pensavo mi avresti fatto domande a riguardo della commissione.», lo punzecchiò Hinata, ma il corvino si limitò a fare spallucce. «Te le farò non appena risponderai a questa, prima, idiota.», parlò seccato il corvino, e il più basso finì per abbassare lo sguardo verso la strada che, veloce, scorreva sotto di sè. Le orecchie gli si colorarono di rosso.
«Non fa male. Te l'avevo già detto.», parlò semplicemente, ripensando al cerotto che la madre gli aveva con cura sistemato sulla ferita. Fortunatamente i suoi capelli arruffati che gli ricadevano sulla fronte nascondevano in buona parte il tutto.
«Eppure continuavi a lamentarti come un bambino mentre ti pulivo il taglio.», gli rinfacciò il più alto, al che Hinata sbarrò gli occhi, colto in contropiede. «Hey, sei tu che continuavi a premere forte! Non dare la colpa a me!», protestò, innescando una discussione che li accompagnò per tutto il tratto di strada rettilineo che avevano imboccato.
Kageyama si fermò appena in tempo quando raggiunse un incrocio deserto. «Invece di continuare a sparare cazzate, perchè non mi dici dove devo andare, invece?», parlò spazientito e il rosso fece sporgere appena la sua testa dalla schiena dell'altro per poter osservare ciò che avevano di fronte. «Destra. E le cazzate le spari tu.», mise su un labbruccio fin troppo drammatico, che però il corvino non riuscì a vedere.
Hinata tornò a stringere la presa sul corpo dell'altro, rannicchiandosi maggiormente contro la sua giacca. Faceva davvero freddo, ma Kageyama era davvero caldo. Non gli dispiaceva stringerlo a sè, nè litigarci. Era divertente, in fondo.
«Allora? Mi dici dove stiamo andando e cosa dobbiamo fare?», il rosso inspirò a fondo all'udire quella domanda.
«Da un vecchio amico. Deve darci qualcosa che non ci ha ancora dato. Te la cavi con i coltelli?»
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