𝟮𝟴
Era notte fonda. Oikawa non era riuscito ad addormentarsi, neppure dopo aver passato la serata insieme ad Iwaizumi, mangiando toshikoshi soba insieme. Anzi, quel piatto di noodle gli era rimasto sullo stomaco, anche se la loro fama in merito al portar fortuna e buon auspicio per il futuro anno a venire era ben conosciuta.
Era già il nuovo anno, ma lui non aveva fatto altro che domandarsi se sarebbe riuscito a guardare i fuochi d'artificio del prossimo 31 dicembre. Era davvero ridicolo. La sua matrigna era crollata sulle ginocchia una volta saputa la notizia del suo peggioramento.
Il trattamento indicato non stava dando alcun effetto. Il suo tumore ai polmoni era ormai ad uno stadio fin troppo avanzato. Lo sapeva, e non sperava nemmeno di poter guarire, in fondo.
Erano anni che soffriva di tossi periodiche, alcune anche più aggressive del dovuto, ma non avrebbe mai pensato di sottoporsi ad una visita medica volta a riscontrare la possibilità di individuare una qualche sorta di tumore in quel corpo che ormai faticava anche a reggersi in piedi. Non fino a quando non era stata la sua matrigna, qualche mese prima, a scoprirlo in bagno, accasciato a terra accanto al water, mentre sputava sangue.
Era stato il giorno più brutto della sua vita.
Aveva scoperto di avere un tumore ai polmoni al terzo stadio di avanzamento. L'odio che provava per la sua matrigna era cresciuto, non tanto perchè avesse fatto qualcosa di negativo oltre che a rovinare la sua famiglia, ma perchè l'aveva portato in quell'ospedale e aveva pianto per lui. Perchè gli era sembrata davvero una madre, in quel momento, e lui che l'aveva sempre detestata si era ritrovato a sentirsi in colpa. In fondo, aveva compreso proprio quel giorno quanto fosse stato stupido a nutrire così tanto odio per una donna la cui unica colpa era quella di essersi innamorata di un uomo già sposato.
Ma la cosa peggiore era successa dopo. Aveva incontrato Iwaizumi nel solito parcheggio dove lo passava sempre a prendere in auto, la sera stessa. Non gli aveva detto nulla a riguardo della sua scoperta. Quello che ormai era l'unico vero amico che avesse lo aveva portato fino in cima alla collina più alta che fiancheggiava la città. Aveva guidato per ore, mentre in auto rieccheggiavano solo le canzoni rock retrò che Iwaizumi era solito ascoltare. Non si erano parlati più di tanto, eppure Oikawa ricordava ogni cosa nei minimi dettagli di quella sera.
Ricordava l'odore aspro della sigaretta che l'amico teneva stretta appena tra le labbra. Ricordava l'aria fredda che filtrava dagli spifferi dei finestrini aperti solo in minima parte. Ricordava quella strana sensazione di calma che aveva provato rilassandosi contro lo schienale del sedile del passeggero. Ricordava anche le canzoni che si erano susseguite una dopo l'altra. Le conosceva a memoria, erano sempre le stesse.
Ricordava anche che quando entrambi erano scesi dall'auto di Iwaizumi, questo gli aveva passato una sigaretta, la sua. Era la terza che aveva sfilato dal pacchetto, quella sera, eppure non l'aveva accesa, dopo essersela portata alle labbra. Oikawa l'aveva notato, ma non gli aveva fatto domande in merito.
Il castano si era ritrovato ad afferrare la sigaretta e a portarsela alle labbra a ruota. Non la accese, la lasciò lì, in bilico. Un po' come lo era lui, in quel momento. Sul punto di morte, ma anche sul punto più alto della città, quasi a sfiorare il cielo nero. Era stranamente felice, seduto sul cofano dell'auto, con Iwaizumi accanto.
Avevano iniziato a bere una vecchia bottiglia di rum che Iwaizumi aveva trovato nel retro dell'auto di proprietà del padre. Se la passavano a vicenda, ridendo di tanto in tanto per qualche stronzata.
Fu in quel momento che Oikawa lo realizzò.
Lo ricordava bene.
Si era voltato a guardare l'amico mandare giù l'ultimo sorso di rum e si era reso conto di essere innamorato di quel ragazzo.
Forse già lo sapeva, in fondo, ma quella sera aveva rischiato di baciarlo per davvero. Aveva rischiato di accendere quella sigaretta ed espirargliela contro. Aveva pensato che tanto, in qualsiasi caso, non sarebbe stato un problema affrontarne le conseguenze.
Sarebbe morto comunque.
Eppure non riuscì a farlo.
Si spinse solo a poggiare la testa sulla spalla dell'altro, sfilandosi dalle labbra la sigaretta spenta. La testa gli girava appena, e parlò inconsapevolmente. «Mi sono innamorato, Iwa-chan...», aveva solo detto. Iwaizumi, però, non gli aveva risposto.
Ricordava di essersi addormentato, sfinito. Si era ritrovato poi a casa sua, nel suo letto. Aveva pianto.
Quella giornata era stata decisamente la peggiore.
Forse avrei davvero dovuto baciarlo, quella sera, pensò di nuovo, rigirandosi tra le coperte, tossendo con forza. Quei noodles li aveva ancora sullo stomaco, e li maledisse.
Ora non posso più farlo.
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