𝟭𝟰

Hinata continuava a lamentarsi per il freddo alle mani e Kageyama era decisamente stufo di sentirlo parlare.
Fermò di colpo la bicicletta, facendo quasi cadere l'altro che, d'istinto, agguantò la presa attorno al collo del corvino.

«Accidenti, hey! Avvisa se stai per frenare!», lo rimproverò, stringendo la presa e facendosi più vicino all'altro. Kageyama lo notò bene: il volto del rosso era troppo vicino al suo. Quasi le loro guance si sfioravano, e il volto di Hinata pareva freddo come l'aria che continuava a tirargli contro.

Kageyama sospirò a fondo prima di obbligare il più piccolo a scollarsi. «Fottiti. Prendi questi e stai zitto, per piacere.», seccato, il corvino passò al minuto i suoi guanti, scoprendo le sue mani lunghe e affusolate. Il rosso lo guardò sorpreso.

Non se lo sarebbe mai aspettato da uno come lui. Doveva proprio essere sfinito mentalmente se assecondava i suoi lamenti.

In realtà, il corvino non sapeva bene il perchè avesse deciso di assecondarlo, questa volta. Forse perchè la faccia del rosso era davvero pallida e pareva ghiacciata.

Hinata sorrise e non esitò ad afferrare i guanti dell'altro, felice. «Beh, di certo non rifiuto!», ridacchiò furbo il più piccolo, infilando le sue mani minute in quei caldi e troppo grandi guanti blu. Si sentì subito meglio.

Così tanto che continuò a parlare a Kageyama durante tutto il tragitto verso casa di Bokuto di quanto fosse buono il piatto che sua madre gli aveva cucinato a pranzo, di quanto fosse felice della vittoria della sua squadra di pallavolo preferita e di quanto volesse che le vacanze invernali continuassero per non dover tornare a scuola.

Kageyama, dal canto suo, non potè fare altro che subire i suoi discorsi, anche se, doveva ammetterlo, in mezzo a quel buio e quel silenzio tipici di quella strada di periferia che ormai stava diventando familiare, non gli dispiaceva troppo avere qualcuno lì con lui. Anche se questo era quel piccoletto rompipalle.

Era l'ultimo giorno dell'anno, e l'appuntamento era all'appartamento di Bokuto con il resto degli altri alle sette spaccate. Akaashi gli aveva promesso che gli avrebbe spiegato ogni cosa solo quando anche gli altri membri della loro strana setta - come la chiamava Kageyama - si sarebbero riuniti.

A quanto pareva, c'erano altri membri. Kageyama era curioso e, per quanto volesse nasconderlo, stava fremendo per l'eccitazione. Si sentiva, finalmente, meno solo all'idea di opporsi a quel sistema. Aveva trovato qualcuno che la pensava come lui.

Forse, quello sarebbe stato l'inizio di qualcosa che avrebbe davvero potuto cambiare le cose.

«Kageyama!», Kageyama sussultò, rinsavendo all'urlo vicino al suo orecchio del rosso. Frenò bruscamente un'ennesima volta, obbligando l'altro ad agganciarsi ancora al suo collo per evitare di cadere rovinosamente.

«Diavolo! Devi smetterla di frenare così!», Hinata lo colpì in testa con una pacca, facendo comparire sul più alto un'espressione furiosa. «E tu smettila di spaventarmi! Cazzo, perchè urli?», gli sbraitò contro il corvino, e Hinata allentò la presa, discostandosi appena dal corpo dell'altro.

«Non mi stavi ascoltando.», parlò imbronciato il più basso dei due, voltandosi dall'altra parte, offeso. Kageyama lo fissò, esasperato. «Fai sul serio?», domandò retorico, quasi ironico. Hinata continuava a non voltarsi.

Il corvino sbuffò. Ne aveva decisamente abbastanza.

«Bene. Fa' come ti pare.», ignorò quindi il rosso, riprendendo a pedalare. Questa volta, però, Hinata non aveva slacciato le sue braccia dal suo collo, e Kageyama quasi percepì il petto dell'altro alzarsi e abbassarsi ad ogni respiro, per quanto gli era vicino da dietro.

Cercò di non farci caso, però la presa del rosso gli provocò più caldo del solito. Quasi rischiava di sudare, nonostante l'aria fredda.

«Arrivati.», esordì il corvino, nella speranza che l'altro la smettesse di fare il bambino e iniziasse a parlargli nuovamente. Aveva avuto troppe aspettative in merito, però.

Hinata, infatti, non era intenzionato a lasciare la presa, ancora con il volto ben girato verso destra, per evitare quello dell'altro. Kageyama sbuffò per la rabbia.

«Ti vuoi staccare, dannazione?! Cazzo, sei una vera rottura!», urlò esasperato, tentando in ogni modo di levarsi di dosso il rosso. Fallì miseramente.

E, sul punto di una crisi di nervi, decise comunque di scendere dalla bici. «Vaffanculo, bastardo.», lo insultò mentre lo prendeva in spalla, seppur con non poche difficoltà.

Hinata sorrise sotto ai baffi, legando le sue gambe attorno al busto dell'altro, e trattenne una risata non appena il corvino iniziò a camminare verso l'entrata dell'edificio. Provò a non ridere con tutto se stesso, ma fallì. Kageyama, all'udire le sue risate, scattò furioso.

«Brutto stronzo! Scendi immediatamente, giuro che ti faccio fuori prima che tu possa entrare!», i ringhi di Kageyama fecero solo più ridere il rosso, che si avvinghiò al corpo dell'altro senza dargli modo di farlo scollare.

«Provaci se ci riesci! Siamo in ritardo però, ti conviene iniziare a salire le scale se non vuoi già dare una cattiva impressione! Bokuto potrebbe arrabbiarsi seriamente. Così impari a non ascoltarmi.», Hinata rise mentre l'altro, già esausto, controllò l'ora sul suo cellulare e deglutì al solo ricordo della corporatura e della pistola di quel Bokuto.

Effettivamente, erano in ritardo.

Brutto figlio di puttana, lo ammazzo, pensò prima di far passare le sue braccia dietro le gambe dell'altro e sistemarselo in groppa.

Lo ammazzo.

Hinata sorrise nuovamente, soddisfatto, prima di stringere la presa e strofinare appena la sua chioma voluminosa contro la testa dell'altro, che subito, in risposta, gli diede una testata.

«Falla finita, bastardo. Appena scendi ti spacco la faccia!»

HEY HEY HEEY
doppio aggiornamento perchè stanotte è andata in bianco lol

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