#𝗖𝗛𝗥𝗢𝗡𝗢𝗩 ' 𝘓𝘰𝘷𝘦𝘭𝘭
❝ 𝘔𝘦 𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘷𝘪𝘭 ❞
#𝗢1 ¡ ! 𝘯𝘢𝘮𝘦&𝘴𝘶𝘳𝘯𝘢𝘮𝘦
Lovell Vanjer
La famiglia Vanjer è sempre stata molto religiosa, composta, e noiosa. Una vita grigia ed occasionalmente bianca, che non gravava mai sul nero. Una famiglia di chiesa, che forse sperava il meglio per il loro primogenito, oppure no. Probabilmente più che "sperare il meglio" sarebbe stato più opportuno dire che Lovell venne imboccato di pretese e parole gonfiate ad elio che non gli appartenevano. Quando era nato gli avevano messo nella culla una croce, e la madre Mary recitava dei versi della bibbia. Lovell aveva iniziato a piangere, d'altronde, ma questa è un'altra storia. E poi questo nome? Lovell. È una variante del nome presumibilmente inglese Lowell, soltanto che dentro ci è stata incastrata questa parola, amore, che lascia un'amaro sulla lingua del giovane uomo. Sarebbe stato illuminante un nome meno particolare, Lucas o Noah erano così brutti? Però sempre meglio Lovell di un qualche nome biblico, vista la sorte del resto della sua famiglia: Mary, Josua e Adam. Divertente, davvero, Lovell è un nome da tenere stretto se le cose stanno così.
#𝗢2 ¡ ! 𝘢𝘨𝘦
Venti
I dolci vent'anni, freschi e dal sapore di nuova vita... Lovell se li è goduti come ha potuto, trovando sempre le risposte nelle parti sbagliate. È nato il 3 Aprile, e questo lo rende un Ariete. Il segno dell'ariete è particolare, noto per la testardaggine e la grande capacità nel ricoprire il ruolo di leader. L'Ariete è anche un segno poco armonico, scomposto ed irritabile, ma ciò raffigura Lovell soltanto in parte. Solitamente il giovane si arma di una pazienza apparentemente inesauribile, con un sorriso pressoché sempre presente sul suo volto. Sembra forzato, a volte, un sorriso così ampio che gli scopre i denti.
E poi, il tre d'Aprile... Una deliziosa sera primaverile, la brezza profumata, i primi fiori, i primi risvegli degli orsi. Tutto sapeva di vita, tutto ma non Lovell. Non avrebbe mai assaporato quella brezza per davvero, fingendo per tutta la vita di apprezzare quelle piccole cose che alla fine calpestava con la suola delle scarpe.
#𝗢3 ¡ ! 𝘯𝘢𝘵𝘪𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪𝘵𝘺
Inglese
Ahh, la dolce brughiera inglese. L'erba è così verde da far dubitare della reale esistenza di quei luoghi così ipnotici, che sono stati scenari per tanti film quanti libri. Tutti almeno una volta nella loro vita hanno assaporato la brughiera, sfogliandola tra le pagine di un giallo, o assaggiandola in un piatto. Lovell nasce a Camelford, una cittadina tranquilla nella brughiera di Bodmin. Lì il pane fresco aveva un buon odore, la vita era semplice e spesso si incontravano deliziose famiglie europee in visita della zona. Lovell ha sempre amato l'Inghilterra, dentro di sé, oppure soltanto fuori. Quando si nomina la sua terra lui si illumina, o magari accende soltanto una lampadina per mostrarsi più umano. Non importa cosa indossi, alla fine, l'importante è sorridere!
#𝗢4 ¡ ! 𝘱𝘷
1bedhead on ig
Lovell è un bel ragazzo, sembra più giovane di quanto è realmente. Certo, non che vent'anni siano molti d'accordo, ma questo non giustifica quella sua faccia da quindicenne. In realtà la cosa non lo disturba affatto, non è mai mancata occasione in cui il suo bel faccino non lo abbia aiutato con qualche... Faccenda. Sulla testa gli crescono indomabili capelli mori, che sono ancor più morbidi di quanto sembrano, fatta eccezione per la sua occasionale ciocca bionda che, per via delle tinte frequenti, è più secca al tatto. Ciò lo infastidisce abbastanza, ma ormai si rifiuta di smetterla con le tinte. Ha il naso un po' all'insù, con lineamenti morbidi come se fossero disegnati ad olio, labbra rosee e piene. I suoi occhi sono scuri, rotondi e piuttosto dolci se si impegna, sotto la luce del sole prendono delle sfumature più chiare e caramellate tipiche degli occhi marroni, e personalmente non gli dispiacciono. Potremmo dire che basterebbe una parrucca per camuffarlo da donna, e lo sa perché qualche volta ci ha provato, e sì wow, che bella ragazza. Una ragazza un po' muscolosa, però, perché il suo corpo è abbastanza maschile da far saltare la copertura. È alto nella media, arriva ad un metro e settantacinque circa, non si misura da un po'. Forse un po' più alto? Magari è già arrivato al metro e ottanta, chissà, dovrebbe misurarsi un giorno di questi. Ha le spalle larghe, con muscoli abbastanza allenati da renderlo attraente senza esagerare. Sulla vita il suo corpo si restringe, dandogli una linea più equilibrata. È un bel ragazzo, e non gli è difficile stare al copione. Un vestito elegante, sorriso sulle labbra e lo sguardo più innocente e giovane che riesce a mostrare, parlando in maniera elegante mentre si stringe la croce che porta al collo. Ed eccolo lì, un Lovell educato ed impeccabile, degno di complimenti e strizzate di guance.
#𝗢5 ¡ ! 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘭𝘪𝘵𝘺
Lovell, quel carissimo ragazzo di chiesa, dalla personalità amabile e ben mantenuta. La domenica durante la messa è sempre lì, nei suoi completi impeccabili a sorridere ai bambini, alle loro famiglie. Sta davanti alla porta e dava il buongiorno, con quella sua impeccabile postura e l'aria di chi ha fatto tanto per la comunità. Se qualcuno dovesse nominarlo ad una delle nonne del paese, riuscirebbe a vedere il loro viso illuminarsi.
"Oh, Lovell. Bravo, bravo ragazzo" potrebbero rispondere. Dà a tutti la prima impressione di un ragazzo di buon carattere e affascinante, uno che si inchinerebbe a fare il baciamano, con i suoi bei vestiti bianchi ed impeccabili. Poi, a messa finita, Lovell saluterebbe tenendo il bel faccino, agitando discretamente la mano e facendo piccoli cenni con la testa, mentre osserva le persone lasciare la chiesa. A porte chiuse il sorriso cadrebbe. Andrebbe a lavarsi le mani innumerevoli volte, imprecando il cielo perché tra canti, preghiere e auguri del cazzo si era sentito sporco. Poi, nel bagno, scivolerebbe con la schiena addosso muro fino a terminare per terra, frugandosi nelle tasche della bella veste ed estraendo una bustina. Qualche ora dopo, con gli occhi rossi e le pupille dilatate all'inverosimile, Lovell si sentirebbe meglio. Eccolo, cosa è davvero. Fatica ad alzarsi dopo aver assunto tanta di quella roba che la stanza attorno gira, ma non è comunque abbastanza, non è abbastanza perché riesce ancora a pensare. Così continua, traballa fino alla strada ed in qualche modo riesce a comporre un numero di telefono casuale, uno dei tanti nella sua rubrica. Arriva qualcuno, lui entra nell'auto, e vanno via. È difficile trovarlo completamente sobrio, trovando confortante quella situazione in cui non solo il sangue gli scorre nelle vene. In situazioni normali sembra irraggiungibile, non ha un'alta visione di sé stesso e non gli importa cosa gli altri vedono in lui, ma questo non lo rende facile. Ad un certo punto della sua vita ha smesso di cercare di costruirsi degli alibi, riparandosi dentro ad un castello di carte che pretende essere un bunker indistruttibile. Ecco, non ha fatto altro che costruire un castello di carte, in tutti quegli anni. Ha ammassato le carte l'una sull'altra, fragili cartoncini che si tengono su per miracolo, ed ha finto che fossero pilastri di cemento armato. È ancora lì, oggi, chiuso dentro come se si fosse dimenticato di costruire anche una porta. Una battuta ironica, uno sguardo per deridere o un tocco leggero per provocare, ecco com'è Lovell quando è se stesso. Quello stronzo senza cuore, che si tratta con povertà da malato quale è. Lo dicevano i suoi, no? Ed eccolo lì, allora. Ogni parola che pronuncia è di troppo, ed è quella la sua intenzione. Vedere le persone trovarlo irritante lo intrattiene ma non può permettersi di far saltare quel bel faccino che lo associa alla gente. Quindi, per sfogarsi va lontano, in bar o posti di merda simili dove le luci sono così forti da confondere la figura di un uomo con quella di una donna. Considera l'intera impresa della sua vita una divertente distrazione dalla noia, alla fine non può perdere nulla se non si aspetta nulla in partenza. Questa è diventata la sua nuova filosofia, ormai. In fondo, Lovell disprezza tutti. Potrebbe rivelare un odio che fino a quel momento è rimasto nascosto, così all'improvviso, come se nell'ombra ci fosse sempre stato. Disprezza chi lo giudica, disprezza chi non lo fa, chi finge di conoscerlo, e chi lo conosce davvero. È quasi impossibile entrare nella sua lista bianca a prima vista, sarebbe più probabile buttarsi dal decimo piano e sopravvivere.
#𝗢6 ¡ ! 𝘣𝘢𝘤𝘬𝘴𝘵𝘰𝘳𝘺
Lovell Vanjer, un bambino nato prematuro, a soli 6 mesi. I genitori, Mary ed Adam, dovettero attendere prima di poterlo stringere tra le loro braccia. Il piccolo respirava appena, ed i medici sapevano che erano vicini all'ultima fermata, ma nessuno aveva il cuore di parlarne alla coppia. Cosa avrebbero dovuto dire?
Successe d'estate, quando i fiori della primavera che aveva accolto Lovell erano ormai diventati frutti. Un forte e sordo clangore metallico aveva attirato l'attenzione dei medici, proveniva dalla stanza dove si trovava l'incubatrice del bambino.
Appena entrarono non capirono, sembrava tutto nella norma, cosa aveva prodotto quel rumore?
Fu quando videro la croce a terra che capirono.
I genitori di Lovell avevano insistito nell'inchiodare al muro una pesante croce di ferro che dicevano avesse grandi proprietà, e non c'era stato verso di smuoverli da quella decisione. Così alla fine l'ospedale aveva acconsentito, e la croce era stata posizionata sul muro davanti al bambino.
Adesso si trovava a terra, e Lovell... Lovell sembrava star per esalare l'ultimo respiro, la sera precedente. C'erano state diverse complicazioni con uno dei nuovi macchinari ed i medici che lo assistevano erano certi che non avrebbe superato la notte.
Invece eccolo lì, che rideva ed agitava le mani, un bambino di nove mesi che adesso sembrava in piena salute. Un miracolo, forse? Quale divinità gli aveva baciato la guancia?
Lovell Vanjer crebbe, e tutto sommato venne su bene. La nascita prematura non lasciò danni in lui, ed i genitori sostennero che si trattasse della grazia di Dio.
Il Dio che avevano tanto pregato adesso salvava loro figlio. Lo stesso Dio lo aveva messo in pericolo, però.
Lovell è sempre stato un bambino strano, sembrava vivere la sua vita in terza persona. Nulla lo interessava, nulla gli illuminava il viso come è tipico dei più piccoli. Non un cucciolo, non un giocattolo.
Non piangeva mai, non lamentava la fame, era autonomo e voleva dimostrare di farcela da solo.
E "farcela da solo" non era sempre sinonimo di buone cose. Lovell ha sempre avuto paura, seppur tenendolo ben nascosto, di essere visto come un bravo bambino agli occhi degli altri vedendolo come un segno di debolezza, così come i suoi genitori vedevano... Parti di lui, come una debolezza.
Era figlio di un pastore cristiano, alla fine. Cosa ci si poteva aspettare dai Vanjer? La sua famiglia possedeva e gestiva la chiesa locale da quasi tre secoli, e lui era legato allo stesso destino.
Iniziò così da giovanissimo il percorso per diventare pastore, ed inizialmente si trattava naturalmentes soltanto di un'educazione strettamente cristiana, severa e giusta.
Ciò che è giusto però si sà, non è sempre anche ciò che è buono.
La storia iniziò con una bacchetta sulle mani ancora tenere, dopo che Lovell aveva mancato di rispetto al divino a cinque anni.
Le bacchettate divennero due, quando Lovell si rifiutò di mangiare perché aveva la nausea, disonorando il cibo che il divino aveva offerto.
Poi divennero tre, e quattro...
E Lovell aveva le mani rosse, aveva dentro un odio che non sapeva dove direzionare.
Ai suoi genitori, che lo costringevano ad essere chi loro volevano fosse? Oppure forse alla chiesa stessa che lo promuoveva.
Poi arrivò ad una conclusione più grande, la conclusione che ritraeva Dio. Era sempre stato lui, che disintegrava sotto le proprie mani gli uomini, che li vedeva mentre urlavano alla ricerca di perdono. Li lasciava soffrire e bruciare, finché le fiamme non divoravano i deboli e soltanto i più forti avevano ancora le energie di strisciare in chiesa e pregare.
Solo allora, solo quando assaggiava il sangue sulle loro ginocchia lui arrivava, circondato da luce e canti corali promettendo eterna felicità, in cambio di... Tutto il resto.
E così i naufraghi salivano su quell'ultima scialuppa, formando chiese ed edifici, libri, favole e creature che rendessero la storia di quel Dio ancora più gloriosa.
E Dio, intanto, prese davvero tutto.
Lovell crebbe costretto in ginocchio sotto il volere di un uomo alla quale non aveva mai promesso alcuna fedeltà, un potere ereditario che si piegava e cambiava le carte, distruggendo qualsiasi cosa che lui cercasse di portare al margine.
A dieci anni cambiò qualcosa.
Lovell stava crescendo, e troppo spesso disonorava il credo della famiglia Vanjer.
Ma adesso era appena nato un secondo figlio, Josua Vanjer, come se i genitori cercassero una scusa o un perdono dopo aver concepito quel primo ragazzino.
così per un po' i rumori della brughiera si calmarono, e Lovell non fu più una priorità per nessuno. Ebbe qualche mese per lui, ed in quei mesi divenne molto amico con un bambino, Richard.
Richard aveva i capelli neri e la madre era una donna buona, di chiesa, che frequentava quella gestita dai genitori di Lovell. Si erano conosciuti così, i bambini, e sembrava l'inizio di una bella amicizia.
Ma i sentimenti dell'amicizia erano così forti? Era giusto che il cuore corresse in quel modo? Lovell era stato spinto dai genitori al fidanzamento con una bambina più grande, di dodici anni, di nome Annabelle. Questo fidanzamento si sarebbe inaugurato non appena entrambi sarebbero cresciuti, e tutto sembrava già programmato, pronto ed intoccabile.
Però a lui Annabelle non piaceva, era bella, certo, aveva dei lunghi capelli biondi legati in morbidi codini, e le piaceva indossare vestitini sgargianti, ma... Non gli piaceva, non in quel modo.
Decise di togliersi i dubbi, ed un giorno si dichiarò a Richard dandogli un bacio sulla guancia. Quello si spaventò, e corse via. La sera, tutti a casa Vanjer sapevano.
Adam gli afferrò i capelli, lo spinse con la faccia a terra e gli modellò il corpo come se fosse di burro. Gli urlò di pregare, di chiedere perdono, perché la gente come lui null'altro doveva fare se non strisciare alla ricerca di pietà.
Pietà? Quella parola vorticò nello stomaco di Lovell, che non si sentì sbagliato neppure per un attimo.
La storia non finì lì, Lovell trovò uno sfogo nella sua omosessualità, specialmente nei primi anni di adolescenza.
L'adolescenza porta le cose migliori, dicevano, ed avevano ragione.
A quattordici anni, leggendo un libro, lesse per la prima volta la parola dell'anticristo.
Gli occhi gli brillarono, e per la seconda volta nella sua vita, sentì che qualcosa non andava in lui. O forse, qualcosa andava in lui, erano tutti gli altri a marcire.
All'improvviso fu tutto più chiaro, ed il Satanismo divenne il punto e le virgole di ogni sua frase.
Ma dobbiamo analizzare questo punto della storia, perché il Satanismo nella quale Lovell riversa ogni sua speranza... Non era proprio Satanismo.
Il Satanismo viene generalmente descritto come una felicità temperata dalla paura, la gioia proibita di trasferire a Satana gli omaggi e le preghiere dovute a Dio. Consiste nell'inosservanza dei precetti cattolici che vengono seguiti all'incontrario, commettendo per oltraggiare più gravemente Cristo, i peccati che egli ha più espressamente maledetto.
Non sempre il Satanismo è male, si parla di un mondo troppo generico ed è difficile etichettarlo, ma è sbagliato pensare a ciò come al sacrificio dei capretti.
Quello che Lovell scelse di professare, invece, si chiama Satanismo acido. In questo contesto sarebbe più appropriato e corretto parlare di "Acidismo", poiché più che una corrente satanica, questo è in realtà un fenomeno del tutto indipendente dal movimento satanista, da interpretare e connettere più propriamente alla sottocultura giovanile.
Ossia a quei gruppi di giovani disadattati, dediti a episodi criminosi di vario tipo, tra cui le azioni violente, la profanazione di cimiteri, l'abuso e lo spaccio di sostanze stupefacenti.
La figura di Satana, riconosciuta come simbolo di ribellione, viene soltanto utilizzata come pretesto per giustificare questi atti criminosi.
E fu proprio questo ciò che accadde al ragazzo. Si era trovato in un campo minato di disgrazie che aveva cercato di fuggire per tutta la sua vita, arrivato ad un punto in cui il percorso si stringeva attorno a lui urlandogli di non voltarsi più.
E poi, qualcuno aveva calato una corda dall'alto, e Lovell l'aveva presa.
Seguì quelle parole alla lettera, aggrappandosi ad ogni sillaba ed interpretando come potè, ma alla fine non era ciò che facevano tutti? Chi non aveva mai preso e riciclato una legge, dettandola a caratteri propri?
Lovell perse la vita, un giorno, ed il giorno seguente rinaque come quel qualcuno che aveva sempre inseguito.
Mise su un bel faccino, una divisa ordinata e dei buoni propositi. Con quel sorriso luminosissimo davanti, anche Adam si trovò a congratularsi con lui, esultando perché finalmente suo figlio aveva ascoltato la parola di Dio.
E proprio per la parola di Dio, Lovell a quindici anni appena compiuti sparì per una notte, la sua prima, e si chiuse dietro le porte di un club colorato e che puzzava d'erba.
Si finse un ventenne, nessuno gli chiese documenti, ed il moro entrò indisturbato. Scoprì un'altra nuova cosa che lo fece impazzire.
Si imbottì di così tanta roba che non era neppure arrivata la mezzanotte e già non si reggeva più sulle proprie gambe. Se ne approfittarono, e lui li lasciò fare.
La mattina dopo non se me pentì.
La sera dopo era di nuovo lì.
Quella storia continuò a lungo, di giorno il bravo figlio del pastore, e di notte si faceva usare da quarantenni sposati nei locali, finendo la serata con generose dosi di alcool ed acidi che gli spegnevano il cervello.
In nome di Satana, si ripeteva, e fanculo a tutti gli altri stronzi.
Eppure... Qualcosa mancava. Sentiva come se non stesse facendo abbastanza, come se le preghiere mentali che dedicava al suo Dio non erano apprezzate.
Una notte, a sedici anni, era più fatto del solito.
Non aveva neppure idea di dove fosse, con chi era stato? Qualsiasi parte di lui faceva male e stare in piedi era doloroso, ma si trovava ancora per strada, non poteva ancora crollare.
Chiunque lo avesse accompagnato quella notte, era stato così stronzo da averlo abbandonato in mezzo al nulla... Forse aveva scoperto che era minorenne? Probabilmente c'era anche chi lo trovava eccitante, tra quei vecchi bastardi.
Luci inesistenti gli volteggiavano davanti agli occhi, rendendo consistente la consapevolezza che aveva esagerato con qualche dose di troppo. Poi, una di quelle luci si fermò, ed iniziò a lampeggiare lontana.
C'era davvero? Lovell decise di seguirla. Abbandonò la strada e si avventurò per un campo, seguendo la luce. Non era intelligente seguire le allucinazioni, ma cosa ne sapeva lui?
Ed è proprio quando siamo pieni della paura di diventare prede, solo allora diventiamo predatori.
In quei campi ritrovò finalmente sè stesso, una strada che fino a quel momento era stata chiusa si aprì.
Cosa successe quella notte è dato alla vostra immaginazione, ma quando Lovell tornò in chiesa, la mattina successiva, le candele si spensero al suo passaggio. Le fiamme abbassarono la testa, trattenendo il respiro per chi aveva peccato.
A diciannove anni, il ragazzo doveva fare i suoi primi veri passi verso l'eredità della professione del padre, ed i suoi occhi caddero proprio lì, sulla nostra Clockford.
Così lontana, così piena di nuove speranze che avevano bisogno della parola di Dio.
Lovell sorrise fino a farsi male quando gli suggerirono l'idea, e fu così che partì, una valigia in mano e tante altre cose per la testa, pronto ad iniziare gli studi a Clockford.
Trovò un piccolo appartamento, una zona del bosco che la notte lo accoglieva di tanto in tanto, e la sua vita a Clockford divenne straordinariamente ordinaria.
#𝗢7 ¡ ! 𝘴𝘦𝘹𝘶𝘢𝘭𝘪𝘵𝘺
Omosessuale
Genderfluid ?¿ Queergender
Lovell è apertamente omosessuale, o almeno, è dentro di se apertamente omosessuale. Per tutti gli altri è il compagno di Annabelle, che si è allontanato dalla sua chiesa di provincia per intrapendere degli studi importanti. Lui l'ha sempre saputo, e poco dopo averlo scoperto ha saputo anche nasconderlo. Sono ancora molto frequenti per lui quelle serate con uomini più grandi di lui, delle volte anche coetanei, in realtà non gli importa granché. Lo fa soltanto per l'intrattenimento, alla fine. Magari troverà qualcuno che riesca a ripulire il suo sangue, o magari no.
La sua identità di genere è vaga, si trova spesso a suo agio in tutte le forme e non crede che esista un termine che lo racchiuda davvero. Forse è un uomo, forse domani sarà una donna perché ne avrà voglia. In linea generale si muove a periodi, ed ultimamente si sente piuttosto maschile, perciò va bene così. Rimane comunque un punto interrogativo, e non sa se potersi definire davvero cisgender.
❝ Per le relazioni, di qualsiasi tipo, è un discorso un po' a sé. È superficiale e poco incline ad affezionarsi a qualcuno, perciò le inamicizie sono ben accette, per il resto chiedete pure. Sono prontissimo a fare gli impicci, almeno non ci annoiamo 👀 ❞
#𝗢8 ¡ ! 𝘤𝘶𝘳𝘪𝘰𝘴𝘪𝘵𝘺
❝ Non ha molte insicurezze sul suo aspetto, ma una cosa in particolare di sé lo irrita: i canini. Ha dei canini affilati e sporgenti, perciò quando sorride spesso spuntano dalle labbra e di tanto in tanto gli fanno anche male. Alcuni dicono che sono carini, ma Lovell non ne è così convinto.
❝ Nonostante la sua pericolosità e le tante bandierine rosse che ha addosso, c'è una cosa che lo fa diventare docile come un gattino, e no non è la droga. Cioè, anche la droga, ma diciamo che non solo quello: i dolci, in particolare i dolci al liquore. Dio, ne mangerebbe quantità industriali. Sa anche cucinare in realtà, ma non i dolci. Non si sa spiegare il motivo, ma se prova a cucinare qualcosa che contenga anche solo una spolverata di zucchero, finisce sempre per accadere qualcosa che fa esplodere il piatto o la cucina direttamente.
❝ Odia la musica della chiesa, gli scoppiano i nervi e si ritrova con un mal di testa senza precedenti. Non riesce a pensare a cosa più fastidiosa, tenendo conto anche del fatto che ha passato e passa attualmente la sua vita a leccare i piedi a stronzi della chiesa.
❝ Gli piace l'odore della pioggia, non c'è una vera spiegazione. L'odore di autunno e di umido, oppure quell'odore familiare di quando entri in una cantina sotterranea... Non sa il perché, ma gli piace da morire.
❝ Un'altra cosa che ama è l'arte, ma non quelle cattedrali con i muri colorati del cazzo e la faccia di divinità che piangono, oddio no, a Lovell piacciono le sculture. Non quelle legate alla chiesa naturalmente, ma quelle disperate. Quelle sculture dall'espressione umana, che sono state destinate alla sofferenza di rimanere ferme così per tutta la loro esistenza. Lovell si rivede nei loro occhi, ma questo non vuol dire che le empatizza. L'idea di questo dolore lo attrae e non importa più se è suo o degli altri. Gli basta vederlo, assaporarlo, e soltanto allora potrà redimersi.
❝ Detesta il thè, o quelle tisane insapori che di buono hanno soltanto l'odore. Così, per rimediare, mette le bustine delle tisane nel latte, aggiungendo almeno tre zollette di zucchero.
❝ Lo diverte vestirsi da donna, fin troppo spesso. Non che sia un kink o roba del genere, è semplicemente un'attività diversa dalla solita. Perché no?
❝ Ha un fortissimo accento inglese che lo fa impazzire, lo detesta. Invece non sa perché ma qualcosa nell'accento tedesco, o quello francese, lo attira particolarmente.
#𝗢9 ¡ ! 𝘱𝘰𝘪𝘴𝘰𝘯
Ha una strana relazione con il veleno, e non parlo di droghe. Semplicemente un giorno si è appassionato di veleni, delle loro proprietà e della morte che diffondevano con una goccia. L'interesse è diventato ossessione, ed adesso sembra uscito da un romanzo di Agatha Christie quando si parla di veleni. Diciamo che ha avuto dei precedenti, ecco, dopotutto doveva testarli.
Ed è troppo un bravo ragazzo per testare sugli animali, Lovell.
#1𝗢 ¡ ! 𝘢𝘦𝘴𝘵𝘩𝘦𝘵𝘪𝘤
#11 ¡ ! 𝘱𝘭𝘢𝘺𝘭𝘪𝘴𝘵
' 𝘮𝘦 𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘷𝘪𝘭
' 𝘥𝘦𝘷𝘪𝘭'𝘴 𝘢𝘥𝘷𝘰𝘤𝘢𝘵𝘦
' 𝘩𝘦𝘢𝘳𝘵 𝘴𝘩𝘢𝘱𝘦𝘥 𝘣𝘰𝘹
' 𝘵𝘢𝘬𝘦 𝘮𝘦 𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘶𝘳𝘤𝘩
' 𝘯𝘦𝘷𝘦𝘳 𝘧𝘶𝘭𝘭𝘺 𝘥𝘳𝘦𝘴𝘴𝘦𝘥 𝘸𝘪𝘵𝘩𝘰𝘶𝘵 𝘢 𝘴𝘮𝘪𝘭𝘦
#12 ¡ ! 𝘴𝘵𝘺𝘭𝘦
❝ Il suo stile non è particolarmente studiato, e nonostante ciò è piuttosto difficile non notarlo per le strade di Clockford. In parte influenzato dalla sua famiglia, in parte per una questione personale, Lovell apprezza davvero le camice. Che siano di velluto, sotto ad un maglione oppure un po' più sbarazzine, ne indossa sempre una. Essendo di famiglia piuttosto benestante, non è così raro vederlo sfoggiare qualcosa di costosto, magari una collana, un bracciale o un paio di scarpe. Di tanto in tanto si permette qualche corsetto che gli stringe la vita, ma finisce sempre per soffocare e toglierli alla prima occasione, promettendosi ogni volta di non indossarli mai più.
❝ Non manca mai al suo collo una croce, a volte un choker o una collana, appariscente o più semplice. È una tradizione di famiglia, e se deve nascondersi tanto vale farlo bene, no? Alla fin fine esteticamente le trova gradevoli, perciò non è così turbato al riguardo.
❝ Ma la sua abitudine vestiaria più bizzarra sono sicuramente le magliette che indossa la notte, o più semplicemente a casa. Se in giro è elegante ed impeccabile, dentro le mura della sua dimora sfoggia magliette indescrivibili. Ognuna ha delle stampe strane, con scritte ironiche (si spera), e le sue preferite in particolare recitano frasi di scherno nei confronti del cristianesimo, oppure frasi autoironiche sulla sua omosessualità.
𝘷𝘰𝘴𝘵𝘳𝘰, 𝘦𝘮𝘦𝘳𝘳𝘦
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