Capitolo 59

Cami
Erano passati sette giorni dalla disastrosa cena dai signori Ross e Caden stava facendo di tutto per farsi perdonare il comportamento della madre. Si scusava, mi rassicurava che faceva così perché per suo figlio non voleva qualcuna che se ne approfittasse e perché sua madre era semplicemente fatta così. Certo, potevo passarci sopra, ma non è qualcosa che riuscirei a sopportare a lungo termine.

«Cami» mi chiama Matt dalla sua scrivania. «Puoi venire un attimo?».

«Arrivo!» esclamo.

Oggi papà non c'è e non ci sarà per il resto della settimana, così Matt e io dobbiamo organizzare il prossimo viaggio. Questa volta la cosa è più complicata del previsto perché dobbiamo acquisire un'azienda e non posso andarci da sola. Ho bisogno di qualcuno esperto e  Matt è l'esperto che mi accompagnerà (o meglio, io accompagnerò lui).

«Eccomi» esordiscono, sedendomi alla scrivania di mio padre.

«Il prossimo affare è uno dei più importanti che ci sono capitati in quest'ultimo periodo. Come ben sai, le acquisizioni delle aziende richiedono tempo e astuzia. E chi ha in mano la Blazer ltd. farà di tutto per giocare al rialzo. Noi faremo il contrario. Dobbiamo cercare di acquisire l'azienda al minor prezzo possibile e io te lo insegnerò» spiega Matt.

«Ci sto. Quando partiamo?» chiedo.

«Domani».

«Uh. Con così poco preavviso?».

«È un affare dell'ultimo momento».

«Okay. E dove siamo diretti? Spero solamente di riuscire a visitare la città».

Matt all'inizio sembra restio a parlare, ma dobbiamo partire, quindi quando butta fuori il nome della città, cambio espressione. «Richmond».

Richmond dove c'è Ethan. Dove Ethan è suo figlio e non può fare a meno di incontrarlo. Dove io lo incontrerò perché è inevitabile se saprà che sono qui con suo padre. Il discorso, adesso, non è che non voglio vederlo, è non sapere come reagirò quando lo vedrò.

«Non fare quella faccia, Cami. Ethan non sa ancora che andremo lì. Voglio fargli una sorpresa e, se tu non vorrai, non glielo dirò che sei con me».

Annuisco, non sapendo cos'altro dire. In verità, voglio vedere Ethan, anche solo per parlare del divorzio. Non mi ha chiamato per avere delle spiegazioni riguardo i documenti del divorzio, quindi vorrà dire che ha accettato la cosa senza problemi.

«Ho chiesto il divorzio» butto fuori senza un perché.

«Okay. Ed è quello che vuoi?».

«Credo di sì».

Quando si tratta di Ethan non ho mai una risposta certa. Vorrei dire a Matt che l'ho fatto solo per rispetto nei confronti di Caden e che forse non l'avrei mai fatto in altre circostanze, ma mi limito a stare zitta e, dopo qualche minuto, ritorno alla mia postazione.

Più tardi, quando arrivo a casa, chiamo Caden per disdire i nostri programmi per il fine settimana.

«So che rimandiamo questo weekend da parecchio, ma si tratta di lavoro» inizio.

«Lo capisco, Cami. Ognuno di noi ha i propri impegni lavorativi. Dove andrai questa volta?» chiede.

«Richmond».

Per un momento non sento niente dall'altro capo del telefono e mi accerto che la chiamata sia ancora in corso. Poi, Caden si decide a parlare.
«Dove vive il tuo ex marito?» sottolinea la parola ex.

Vorrei ricordargli che Ethan non ha ancora firmato le carte del divorzio e che tecnicamente siamo ancora sposati, ma da momento che non voglio insinuare in lui dubbi inesistenti, mi limito a tranquillizzarlo. È persino probabile che nemmeno ci vedremo.

«Vado per lavoro, Caden. Starò via solo un paio di giorni, forse tre. L'affare è importante e non avrò nemmeno il tempo di rilassarmi un secondo».

Voglio che capisca che non andrò alla ricerca di mio marito. Vorrei, ma non gli farei mai un torto simile.

***

L'indomani Matt e io atterriamo a Richmond alle undici del mattino. Prendiamo un taxi e raggiungiamo l'hotel in cui staremo per i prossimi tre giorni. Ho deciso di prolungare il mio soggiorno di un giorno per visitare la città. Una volta doveva mostrarmela Ethan, ma poi le cose tra noi sono finite e non sono mai andata a Richmond. Dopo essermi sistemata e a aver bevuto un caffè, raggiungiamo la sede della Blazer ltd.

Rimango impressionata dal modo in cui Matt riesce a tenere banco. Sembra che tutti pendano dalle sue labbra e credo che si riferiva a questo ieri quando mi ha detto che dovevo imparare a gestire determinate situazioni. Spero di riuscire ad imparare in fretta a questo punto. La riunione si protrae per più tempo del previsto, saltiamo la pausa pranzo e cerchiamo di concludere l'affare, ma gli sforzi di Matt non funzionano e la riunione viene rimandata a domani. Più tardi, ceno in camera stessa. Non volevo che Matt si sentiva in obbligo a rimanere con me, questo avrebbe significato non vedere suo figlio, quindi ho simulato mal di testa e stanchezza.

L'indomani, Matt riesce a concludere l'affare nella prima parte di giornata. Non accenna mai a Ethan e poi riparte per New York.
Dal momento che è sabato e ho a disposizione un giorno e mezzo per la mia breve gita, mi metto subito a lavoro. Inizio a cercare intanto un posto in cui mangiare e poi devo riuscire a vedere più cose possibili.

Inizio dallo Lewis Ginter Botanical Garden, un vero paradiso nel centro della città. Sono rimasta sorpresa dal numero di sentieri in cui è possibile passeggiare. Il giardino vanta uno spettacolare lago giapponese con tanto di conifere. Un'altra cosa che mi ha lasciato a bocca aperta è stata la casa delle farfalle, con centinaia di specie una diversa dall'altra e poi, be' la vasta quantità di fiori presenti nel giardino. Era uno spettacolo davvero meraviglioso.
Mi rilasso un altro po' di tempo in mezzo alla vegetazione, seduta su una panchina, quando un grazioso cagnolino si ferma a guardarmi con la lingua di fuori e la coda scodinzolante. È dolcissimo, vuole giocare e, a giudicare dal guinzaglio, sarà scappato al proprio padrone.

«E da dove sbuchi fuori tu?» chiedo al cucciolo.

Lo prendo quindi in braccio e inizio a fargli i grattini. Il cane ha una targhetta col nome al collo e, non appena lo leggo, scoppio a ridere.

«La tua mamma deve aver molta fantasia, Harry Potter».

Il cucciolo abbaia e si dimena tra le miei braccia, poi, schizza via come se avesse visto qualcosa e salta in braccio al suo padrone.

Non appena lo vedo, mi immobilizzo.

«Sono io sua mamma».

Ethan.

Quante possibilità c'erano di incontrarlo durante la mia breve permanenza in una città con oltre duecento mila abitanti?

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