Capitolo 54

Ethan
Inizio a cercare Cami in strada e nel frattempo non smetto di chiamarla mai al cellulare, però il suo telefono squilla a vuoto. Elia e io ad un certo punto ci dividiamo e andiamo in direzioni opposte. Ad un certo punto, al di là della strada, vedo qualcosa che attira la mia attenzione. C'è un campanello di persone che circonda qualcosa. Quando mi avvicino, noto i capelli di una ragazza bionda stesa per terra e qualcuno che le tiene le gambe alzate. È senza ombra di dubbio lei.

«Cami! Cami, no!» urlo affannato, raggiungendola.

Cerco di farmi largo tra le persone e quando vedo la sua figura stesa per terra, mi accovaccio per vedere se sta bene. È ancora svenuta e c'è un rivolo di sangue vicino la sua testa, che proviene dal sopracciglio.
Qualcuno mi spinge via da lei e quando un cinquantenne brizzolato mi dice che stanno arrivando i soccorsi, tiro un sospiro di sollievo. I paramedici arrivano qualche secondo dopo e fanno in modo che Cami riprenda subito conoscenza. Quando mi vede, sussurra il mio nome ma, troppo debole per parlare, chiude di nuovo gli occhi. Quando viene caricata sulla barella e messa sull'ambulanza, la seguo, tenendole la mano. Contro ogni mia aspettativa, lei non mi respinge, al contrario la stringe.

Raggiungiamo quindi l'ospedale più vicino e non lascio mai Cami, finché non la portano al pronto soccorso.
Avviso Elia, dicendogli di averla trovata e mi assicura che verrà nel giro di pochi minuti.

È colpa mia, lo so. Se avessi fatto le scelte giuste, nessuno sarebbe uscito ferito da questa situazione. Mi maledico pure per non essermi accorto che Cami se n'era andata mentre discutevo con Samantha. Era sicuramente sconvolta e le temperature alte del deserto non hanno di certo aiutato. Ancora non riesco a realizzare di averla trovata per terra svenuta, con quel sangue vicino alla testa e graffi su braccia e gambe.

«Ethan» chiama Elia alle mie spalle. «Dov'è mia sorella? Come sta?».

«L'ho trovata svenuta, ma adesso è sveglia. L'hanno portata al pronto soccorso per accertamenti e per medicare le ferite, dovute alla caduta presumo».

«Sai che è colpa tua, vero?» mi accusa Elia. «Ti dovrei spaccare la faccia e te l'avevo pure promesso se l'avessi fatta soffrire. Ringraziami, Ethan perché siamo in un ospedale e non posso farti niente».

Elia ha tutte le ragioni del mondo ad avercela con me e se adesso mi colpisse, lo lascerei fare. Non volevo far soffrire Cami e non avrei mai voluto che si facesse del male nel senso letterale del termine. Invece, a causa delle mie scelte sbagliate, si trova in un lurido ospedale.

Dopo qualche minuto di attesa, vedo Cami uscire dal pronto soccorso. Fortunatamente cammina sulle sue gambe, ma ha un cerotto sul sopracciglio destro, il ginocchio fasciato e un'altra fasciatura all'altezza dell'avambraccio. «Cami»  sussurro.

Lei sembra dirigersi verso di me, ma all'ultimo momento devia. Abbraccia Elia e inizia a singhiozzare. Elia tira un sospiro di sollievo e la tiene al suo fianco senza lasciarla mai. Mi sento di troppo e vorrei chiederle scusa, ma lei non mi degna di uno sguardo. La capisco, se si è ridotta così è solo colpa mia.

«Cami...» inizio.

«Non ora, Ethan» mi ammonisce Elia. Poi, rivolgendosi a Cami, chiede: «Cos'è successo?».

«Volevo prendere un po' d'aria. Forse il caldo mi ha dato alla testa e sono svenuta».

«Mi hai fatto preoccupare, Cami» dice Elia, abbracciandola di nuovo. «Non farlo più».

Cami annuisce e poi mi guarda per una frazione di secondo con gli occhi tristi, il tanto che mi basta per chiederle silenziosamente scusa.

Più tardi, siamo tutti in albergo. Samantha, da brava persona qual è, chiede a Cami come sta. Cami scoppia a piangere e le chiede sinceramente scusa per la situazione. Sono un po' in disparte in questo momento è l'unico che si avvicina a me è Dean.

«Bella situazione di merda, eh?».

«Già» sospiro. Poi mi alzo ed esco a prendere un po' d'aria. Raggiungo la piscina sul tetto e mi affaccio alla ringhiera a guardare sotto di me e a pensare ancora una volta a quanto sia stato stupido. Non sono stato in grado di prendere una decisione, lasciare andare Sammy - non farla soffrire - e prendermi Cami (sempre se mi avrebbe voluto ancora). Invece ho tradito la mia ragazza e poi ho sposato la mia ex. Prima, ho insistito con Sammy perché non volevo abbandonare quella sicurezza che mi garantiva, ma sarebbe stato giusto? È corretto usare una persona per dimenticarne un'altra? No, di certo. Mi strattono i capelli per la frustrazione e reprimo l'impulso di urlare.

«Ethan».

Quando mi giro, trovo una Cami ancora un po' ammaccata che si avvicina a me.

«Mi dispiace per tutto, Cami. Per  averti sposato, per aver rovinato tutto con te e aver fatto le cose al contrario. Per quello che ti è successo. Guardati, sei svenuta in mezzo ad una strada e hai ferite ovunque. Avrebbe potuto succederti di peggio».

«Non è colpa tua» mi dice, forse per non farmi sentire più in colpa di quanto già non sia.

«È colpa mia, Cami. Non me lo sarei mai perdonato se ti fosse successo qualcosa. Sistemerò le cose, te lo prometto».

Cami annuisce poco convinta. «Samamtha mi ha detto che vi siete lasciati».

«Non vuole sapere più niente di me. E presumo nemmeno tu».

«Non essere sciocco, se sono qui è perché voglio chiederti scusa anche io. Abbiamo sbagliato entrambi, forse l'unica che non meritava di rimanere scottata in tutta questa storia è proprio Sammy. È una ragazza dolcissima, Ethan e non dovresti lasciarla andare».

Cosa? Perché dice questo? Io voglio solo lei. C'è sempre stata Cami nel mio cuore e non riesco ad immaginare un'altra al suo posto, nemmeno una ragazza dolce come Sammy.

«Cami, io non voglio Samantha. Voglio stare con te» ammetto.

Lei mi guarda con l'espressione compassionevole. «Ethan, ammettilo, noi due siamo un disastro insieme. Ci facciamo del male a vicenda e adesso abbiamo coinvolto un'altra persona».

«Cami, io ti amo davvero. Non te lo sto dicendo per convincerti, lo faccio perché lo sento e perché non te l'ho mai detto. Voglio che tu sappia che sei l'unica per me. Non ti ho mai dimenticata, nemmeno quando ho saputo che avevi voltato pagina».

«Non ho mai voltato pagina» risponde accigliata.

«Lo hai fatto, Cami. L'anno scorso ti ho chiamata e ha risposto Emily. Mi ha detto che stavi... Insomma, mi ha detto che eri impegnata con un altro».

Tiro fuori quella storia perché voglio dei chiarimenti. Non avrei voluto, ma lo faccio perché quello che provo per lei va al di là delle sue avventure di una notte. Ci tengo a lei, come non mi era mai successo con nessuna.

«Ethan, non sono mai stata con un altro» afferma convinta. Quindi le spiego la storia dall'inizio, che avevo comprato un anello per lei e che volevo riconquistarla, che ho chiesto il suo numero a Elia e che quando finalmente mi sono deciso a chiamarla sono venuto a conoscenza dell'amara verità e ho lasciato perdere tutto.

«Adesso ricordo, ma... No! No, Ethan. Quella sera ero ad una festa e credo che fossimo nel bel mezzo di un qualche gioco idiota. Non sono stata con nessuno dopo di te» ribadisce. Poi, timida, continua: «Non l'avrei mai fatto».

Si vede che è sincera. Si vede che l'ho presa alla sprovvista con la mia affermazione. E io che per tutto questo tempo mi sono sentito tradito. Avrei dovuto immaginarlo che non lo avrebbe mai fatto. Non perché non poteva, ma perché quello che c'era tra noi è sempre stato speciale e tutt'ora lo è. Il nostro è un sentimento forte, impossibile da spezzare, ma alcune circostanze ci hanno sempre fatto allontanare. Prima per colpa sua, poi per colpa mia, ma entrambi abbiamo contribuito a rendere le nostre vite impossibili.

«Cami, ricominciamo da capo» la imploro.

«Hai detto la stessa cosa ad un'altra donna poco più di un'ora fa, Ethan. Noi siamo un incendio spento, cenere che si dirada. Non ha funzionato fino adesso e non funzionerà in futuro. Lo so io e lo sai anche tu».

«Non cercare di convincere me, Cami» dico avvicinandomi a lei. «Noi siamo perfetti insieme. Tutto il resto non è mai importato. Abbiamo remato contro corrente fin dall'inizio. Solo, non abbiamo lottato abbastanza, perché altrimenti a quest'ora non saremmo stati in queste condizioni. Ci vogliamo, Cami. Non negarlo a te stessa».

Mi avvicino a lei e premo le labbra sulle sue. Cami ricambia sempre i miei baci, ma questa volta ho come l'impressione che questo sia più un addio che l'inizio di qualcosa.

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