Capitolo 48
Ethan
Non sei niente per me se non puoi essere tutto.
Le parole di Cami continuano a rimbombarmi in testa e fanno male perché la vorrei nella mia vita. La osservo da lontano mentre gioca a poker e la sua espressione non tradisce nessuna emozione, come poco fa, quando mi ha detto quella frase. Era così fredda e distaccata che mi sembrava di guardare negli occhi una sconosciuta.
Scaccio il pensiero e cerco di godermi la serata, ma finisco al bar del Bellagio a bere tequila con i futuri sposi. Loro sono già su di giri e li invidio per la capacità che hanno di godersi la serata e per ciò che li unisce. Non ricordo un giorno in cui Elia e Haley hanno litigato. Sono sempre stati uniti e non si sono mai lasciati, non hanno mai preso un periodo di pausa e stanno insieme da quando entrambi avevano cinque anni. Io non riesco a tenermi la persona che più voglio e adesso che ho una ragazza non sono sicuro di volerla. Vorrei che le cose fossero diverse, che non dovessi sforzarmi per farmi piacere Samantha e non dovessi sforzarmi per stare lontano da Cami. So che la scelta migliore è quella di lasciare in pace una di loro, ma non sono sicuro che lasciare Samantha sia l'opzione corretta. Cami mi ha già spezzato il cuore una volta. Quanto ci metterà prima che lo faccia nuovamente?
«Che c'è? Problemi in paradiso?» chiede Elia, stringendo Haley più vicino a sé.
Problemi con tua sorella, vorrei dire, ma mi limito a scuotere la testa e bere il mio drink. Dal momento che non sono molto di compagnia, anche i miei amici si trovano qualcos'altro di meglio da fare e rimango da solo. In questo momento, nemmeno Sammy sembra badare e me. È così presa dal bingo - e possibilmente sta vincendo - che esalta, dandosi il cinque in continuazione con India. Mi guardo in torno e mi accorgo che forse sono l'unico che non si sta divertendo, quindi la smetto con l'autocommiserazione e raggiungo la zona slot. Dal momento che in amore sono sfortunato, presumo di essere fortunato nel gioco, ma neanche quello va secondo i piani perché perdo quaranta dollari nel giro di mezz'ora. Le cose vanno meglio quando inizio a giocare a bingo anche io e recupero metà dei soldi persi. Finalmente, dopo qualche ora inizio a rilassarmi e dimentico momentaneamente la frase di Cami.
Solo che non riesco a non guardarla in questo preciso istante perché al bancone del bar, dove si trova lei adesso, la osservo mentre sorseggia il suo cocktail in compagnia di qualcuno. Lui sembra rapito da lei e Cami sembra starci, almeno finché lui non cerca di metterle la mano sulla coscia. Lei lo respinge più volte e lui insiste, finché non sono costretto ad intervenire.
«Ti consiglio di tenere le mani a posto» lo minaccio, frapponendomi tra lui e Cami.
«E tu chi diavolo saresti?».
«Ethan, è tutto ok. Andiamocene» dice Cami dietro di me, tirandomi per una mano.
La verità è che ho una gran voglia di spaccargli la faccia, ma faccio come mi dice Cami e mi allontano, mettendole una mano dietro la schiena con fare protettivo. Solo che il pallone gonfiato non capisce l'antifona e cerca di trattenerci, mentre dice: «Lei se ne andrà con me. L'ho vista io per prima!».
Scanso quindi Cami dal mio fianco e, quando mi giro, gli assesto un pugno sul naso, mettendolo ko. «Non dovevi dirlo, amico!» gli grido contro. «Lei non è un oggetto».
«Ma sei impazzito, Ethan?». La furia di Cami mi travolge e attira su di noi parecchi sguardi. I buttafuori intervengono e in poco tempo ci troviamo fuori dal casinò.
I nostri amici ci seguono all'estero e Samantha si precipita immediatamente al mio fianco, cercando di capire se le ho prese anche io. «È tutto a posto» la tranquillizzo.
«No, non lo è» ribatte Cami a voce alta. «Ci hai fatti sbattere fuori dal casinò e hai colpito un ragazzo in faccia. Avresti potuto beccarti una denuncia».
«Me ne sbatto della denuncia! Quel verme ti aveva messo le mani addosso contro la tua volontà!».
«Me la stavo cavando! Non sarebbe successo niente».
La schernisco con una risata e alzo le mani in segno di resa, non perché ha ragione, ma perché non ho voglia di continuare la discussione quando mi sembra di parlare con un muro.
«Okay, calmiamoci tutti quanti» interviene Elia. «Cami, tu stai bene?».
Lei annuisce e guarda me. E io la guardo di rimando finché Samantha non richiama la mia attenzione. «Forse è meglio se per questa sera torniamo in camera, che ne dici?».
«Sì, forse è meglio per tutti» interviene Cami. «Per domani abbiamo in programma un'escursione ai parchi nazionali di Bryce Canyon e ci conviene essere riposati».
Qualche minuto più tardi sono in camera già a letto, ma dal momento che non riesco chiudere occhio, mi vesto e salgo al ventesimo piano.
Quando ho messo piede al resort, la prima cosa che ho fatto è stato osservare la miniatura in 3D dello stesso, che si trova proprio di fronte la reception, e ho scoperto la grande sorpresa di questo splendido albergo. Perché all'ultimo piano, sul tetto, oltre ad una pista di atterraggio per elicotteri, si trova un'enorme piscina con tanto di spiaggia artificiale e palme. Quando arrivo a destinazione, noto che ci sono già un paio di persone che lasciano il posto qualche minuto dopo, rendendo l'atmosfera tranquilla e rilassante.
Quindi mi tolgo i vestiti e mi butto in acqua in boxer. Nuoto nel buio della notte per parecchi minuti e scarico la tensione che ho accumulato nelle ultime due ore e quando penso di essere pronto a tornare in camera, nel mio campo visivo entra Cami, ancora con il suo tubino nero e i suoi tacchi alti.
Mi nota immediatamente, come se mi cercasse e si avvicina. Quando è di fronte a me, si mette le mani sui fianchi e chiede: «Mi segui anche qui?».
«Sei tu che segui me. Sono arrivato per primo e comunque, invece di polemizzare anche su questo, la prima cosa che dovresti fare è scusarti per come ti sei comportata poco prima».
«Sono venuta per questo» ammette.
«Quindi mi hai seguito davvero?» chiedo.
«Sì».
Soddisfatto della sua risposta, la perdono e poi la invito a rilassarsi un po'.
«Ti va di farti una nuotata?» chiedo sperando che dica sì.
Voglio passare del tempo con lei prima che questa vacanza e questa estate finiscono. Abbiamo a disposizione pochi momenti e li voglio sfruttare fino all'ultimo secondo.
«Sono venuta anche per questo».
La osservo mentre abbassa la zip del vestito su un fianco e poi rimane ferma.
«Che c'è?» chiedo.
«Devo togliermi il vestito» ribatte come se fosse ovvio.
«E allora?».
«E allora sono in biancheria intima».
«Cosa? Non vuoi farti vedere in biancheria intima da me, ma da tutti gli altri sì?».
«Sì».
«Ma è assurdo! Non c'è nulla che non abbia già visto» protesto.
«Tienitele per te certe allusioni, Ethan. Adesso girati».
Faccio come mi dice perché sono sicuro che non si butterà finché non sarò di spalle. Sento Cami armeggiare per un po' e dopo vengo invaso dagli schizzi provocati dal suo tuffo. Non si ferma accanto a me, ma la vedo nuotare dal lato opposto della piscina. La seguo e quando ci troviamo faccia a faccia, mi ritrovo ad osservare la sua faccia felice. «É bellissimo qui».
«É il miglior posto in cui sia mai stato» ammetto.
«Anche io. Non vedevo l'ora di stare qui su. Volevo passare un po' di tempo da sola, in tranquillità».
«E hai trovato me, quindi addio tranquillità» scherzo.
«Non essere stupido. Tu e io siamo sempre stati bene insieme» mi dice avvicinandosi.
«Lo so, Cami» rispondo, facendomi più vicino anche io.
Cami osserva ogni centimetro del mio viso in silenzio e poi mi guarda le labbra, mordendosi le sue. La conosco e so che vuole qualcosa. Poi, con gli occhi da furba, mi schizza l'acqua in faccia e nuota di nuovo nella parte opposta. Prendo il suo gesto come una sfida e con poche bracciate la raggiungo e la trattengo per una gamba. Urla ridendo e la porto sott'acqua con me, per poi riemergere insieme dopo pochi secondi. Ride ancora dopo aver preso fiato e mi accorgo che le nostre labbra sono a pochi centimetri di distanza l'una dall'altra. Così, senza perdere tempo, la avvicino a me, mettendole una mano sulla schiena e lei mi arpiona con le gambe e si getta sulle mie labbra. Ci baciamo come l'ultima volta, come se questo bacio fosse il nostro ossigeno. Cami mi passa le mani sui capelli e li strattona e io faccio scorrere le mie su tutta la sua schiena. Ci baciamo per diversi minuti senza mai staccarci e, quando interrompo il bacio per riprendere fiato, lei sembra contrariata.
«Non dovremmo» boccheggia.
«So che questa cosa è sbagliata, ma tu sei la persona giusta, amore».
Cami annuisce e riprende nuovamente da dove ci eravamo interrotti. E poi quello che sembrava un semplice bacio si trasforma in qualcosa di più. Ci ritroviamo a fare l'amore in mezzo all'acqua e l'unica cosa a cui riesco a pensare è la perfezione del momento e quanto non abbia mai smesso di amarla. Non c'è mai stata nessuna all'infuori di lei. Esistiamo solo noi, due persone giuste nel momento più sbagliato di sempre.
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