Capitolo 41
Ethan
Detesto vedere piangere Cami e ancora di più sapere che quel pianto è stato causato da me. Per questo non resisto all'impulso di stringerla tra le mie braccia. Non dovrei farlo, perché a causa del suo comportamento abbiamo perso la cosa più bella e preziosa che avevamo, ma non riesco proprio a trattenermi quando si tratta di lei.
Come abbiamo fatto a ridurci così? Due persone che stavano così bene insieme, ridotti come due completi estranei arrabbiati, a rinfacciarci le nostre mancanze reciproche.
Cami sembra sfinita in maniera fisica, così raggiungo il divano senza mai lasciarla. Ci sediamo uno di fianco all'altro e lascio che sia appoggi sul mio petto, dove il cuore sembra volermi uscire dal petto, finché il suo pianto non si placa. Rimaniamo in silenzio, l'unico suono è quello dei nostri respiri adesso regolari. Poi, Cami, come al suo solito, non smette mai di sorprendermi e mi spiazza con un'unica semplice e domanda diretta.
«Tu la ami?».
Dopo qualche minuto di silenzio, ammetto: «No, non la amo, ma sto bene con lei. È divertente».
«Sì, l'ho notato» afferma lei. «Spero che ti meriti. Sei una persona fantastica, Ethan e mi dispiace di essermene accorta troppo tardi».
Sospiro, perché vorrei dirle che non è mai troppo tardi per due persone che si vogliono, perché nonostante Cami mi ha ferito e ha ridotto il mio cuore in frantumi, io non ho mai smesso di pensare a lei nemmeno per un momento.
Quando l'ho vista alla festa, non sono stato in grado di tenere gli occhi sulla mia ragazza perché Cami era un continuo richiamo. L'ho vista in queste vesti solo poche volte e ieri sera era magnifica. Vederla dopo un anno me l'ha fatta vedere con occhi diversi, adesso è una donna meravigliosa e mi stupisco come mai non fosse accompagnata da nessuno. Di certo, non le mancavano i pretendenti perché ho beccato un paio di persone a fissarla con l'espressione da ebeti, compreso il sottoscritto. Ma non è una novità, sono sempre stato pazzo di lei e adesso che sto con un'altra mi sembra tutto maledettamente sbagliato nei confronti di Samantha, perché è lei quella che merita di meglio. Non sono stato nemmeno capace di confessarle che Cami è la mia ex ragazza, ma qualcosa mi dice che abbia intuito qualcosa. Altrimenti, non si spiegherebbero le domande che mi ha fatto questo mattina in macchina mentre la accompagnavo in aeroporto.
«Mi dispiace per tutto, Ethan. Sono stata così stupida» continua. «Vorrei che le cose fossero andate diversamente».
«Anche io» confesso. Poi Cami mi guarda con gli occhi lucidi e mi perdo dentro quel cielo blu.
La verità è che mi manca tantissimo. Mi sembra di essere ritornati a due anni prima, quando le cose tra di noi erano perfette e niente poteva mettersi in mezzo.
Tengo Cami ancora più stretta e lei si sdraia sul divano, con la testa appoggiata sulle mie gambe. Automaticamente, inizio ad accarezzarle i capelli e la sento rilassarsi sotto il mio tocco, come facevano una volta. Mi viene così naturale che sembra che non abbiamo mai smesso di farlo, che questi due anni di lontananza non abbiano fatto altro che tenere i nostri cuori intrecciati e renderli più forti. Peccato che gli involucri esterni siano estremamente danneggiati.
«Mi sei mancata, Cami» sussurro.
Quando non mi risponde, mi accorgo che si è addormenta e, nell'esatto momento in cui la prendo in braccio per portarla a letto, il suono del mio cellulare mi ricorda che molto probabilmente Samantha sarà arrivata a Richmond e questo non fa altro che far sembrare tutta questa situazione sbagliata.
«Io ti amo, Ethan» farfuglia Cami, contro il mio collo.
Una sensazione di dolore si fa nuovamente strada nel mio petto e il mio cuore impazzisce di nuovo quando sento pronunciare quelle parole. Con Cami non ce lo siamo mai detti e non mi spiego il motivo per cui lei abbia deciso di farlo proprio in questo momento.
«Sei sveglia?» chiedo. Ma non ricevo nessuna risposta. Spero che stia dormendo e che domani non ricorderà nulla.
La faccio sdraiare a letto e mi concedo di darle un bacio sulla guancia prima di uscire da casa sua.
Forse questa visita non è stata esattamente una buona idea. Sono venuto qui con l'intenzione di mettere le cose in chiaro e me ne sto tornando a casa più confuso di prima. È sempre stato così con Cami, lei ha messo sempre in discussione quello che pensavo fosse giusto per me. E dieci minuti fa per me era giusto andarmene, invece avrei voluto restare con lei e non lasciarla mai più.
Quando arrivo a casa e dopo essermi messo a letto, chiamo Samantha. Risponde al primo squillo e quello che mi dice non fa altro che alimentare il mio senso di colpa nei suoi confronti.
«Ti sei ricordato che esisto».
«Non mi sono dimenticato nulla».
«Che c'è? Ti sento strano».
«Sono solo stanco, Sammy» dico.
«Sei stanco da quando sei a New York, in pratica. Cos'è? Ti sei imbattuto nella tua ex e non vuoi dirmelo?».
«Tu non sei stanca?» chiedo, cercando di cambiare discorso, perché non sa quanta verità ci sia nelle sue parole. «Ci siamo svegliati presto e hai appena affrontato un viaggio in aereo».
«Hai ragione, ti lascio riposare».
Tiro un sospiro di sollievo e la saluto. «Notte, Sammy. Ti chiamo più tardi».
«Notte, Ethan. Ti amo».
Ti amo... Me lo sono sentito dire due volte, da due persone diverse nell'ultima mezz'ora. Samantha continua a dirmelo, ma sono incapace di ricambiare il sentimento. Cosa c'è che non va in me? Una ragazza fantastica mi dice che mi ama e io non sono nemmeno in grado di rispondere: «Ti amo» o «Anch'io». O la verità è che quelle parole sono smaniose di uscire dalla mia bocca, ma voglio dirle alla persona sbagliata che in questo momento mi sembra pure la più giusta.
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