Capitolo 35
Ethan
Riesco a mandare un messaggio a Cami in corner, prima che il cellulare mi abbandoni. Infatti, pochi secondi dopo si spegne. Sto per incamminarmi verso l'uscita dell'aeroporto con il mio bagaglio a mano, quando qualcuno chiama a gran voce il mio nome.
«Ethan!».
Quando mi giro, noto Jules, la mia collega che mi viene in contro sbracciandosi per farsi notare.
«Jules» dico incredulo. «Che cosa ci fai qui?».
«Sono così contenta di vederti. Stavo aspettando un amico che doveva arrivare due ore fa e adesso il suo volo è in ritardo e sono qui tutta sola che mi annoio».
«Stai aspettando un amico?» chiedo.
Strano che Jules non mi abbia mai parlato di lui. Tutte le volte abbiamo parlato sempre e solo del suo ex deficiente e di quanto lei sia ferita, ma vedendo la sua espressione adesso si nota benissimo che questo amico non è solamente un amico.
«Sì, un amico» dice, improvvisamente timida. «L'ho conosciuto la scorsa estate a Boston, mentre ero in vacanza. Siamo rimasti in contatto e adesso lui si trova qui per lavoro e...». Prima di terminare la frase, chiede: «Ti va di farmi compagnia? Sono qui da tutto il pomeriggio e non vorrei restare da sola anche la sera».
«Certo. A patto che mi darai un passaggio fino a casa perché ho perso l'ultimo autobus per il centro cinque minuti fa».
«Ma certo. Non lo devi nemmeno chiedere» continua esuberante.
Nell'attesa, ci dirigiamo alla tavola calda. Divido una pizza con Jules e per ammazzare il tempo, lei inizia a scattare delle foto e postarle sui social. L'unica cosa che vorrei fare adesso è chiamare Cami, ma so che a breve arriverà l'amico di Jules e sarò a casa prima del tempo.
«Allora» inizio. «Raccontami di questo tipo».
«É un bel tipo» inizia ridacchiando. «É simpatico ed è un gentiluomo».
Mentre la mia collega continua a parlare, mi estraneo per un secondo.
Per quanto mi piacciano Richmond e il mio lavoro, non posso fare a meno di pensare a come sarebbe adesso la mia vita con Cami. Non importa se qui o a New York, so solo che sono passate solo poche ore da quando ci siamo salutati e mancano ancora due mesi prima che la possa vedere nuovamente. A volte mollerei tutto solo per stare con lei, ma sarebbe una mancanza di rispetto per tutto ciò che i miei genitori hanno fatto per me nel corso di questi anni e una mancanza di rispetto per tutto ciò che mi sono sudato. Ho passato anni a lavorare e studiare contemporaneamente e - con qualche anno in ritardo - ho raggiunto il mio traguardo. È passato anche del tempo prima che capissi che amavo la sorella del mio migliore amico, ma alla fine sono completo al cento per cento. Adesso devo solo sposare Cami e passare il resto della nostra vita sotto lo stesso tetto.
Vengo scosso dai miei pensieri da Jules che mi chiede: «Ma mi ascolti?».
«Scusa, mi sono distratto un momento. Dicevi?».
«Ti ho chiesto come va con la tua ragazza».
«Bene» dico sorridendo. «Potrebbe andare meglio se solo fossimo vicini, ma stiamo bene».
«È fortunata ad avere un così bravo ragazzo come te. E sei pure bello. Nessuno si sarebbe lasciato sfuggire un'accoppiata vincente come questa» dice facendomi l'occhiolino.
«Allora abbiamo avuto la stessa fortuna perché anche lei è una brava ragazza ed è bellissima. Aspetta» dico, tirando fuori dalla tasca il mio cellulare. «Te la faccio vedere».
Quando cerco di accenderlo, mi ricordo che è scarico. «Me ne ero dimenticato. La batteria è morta».
«Dimmi come si chiama, la cerco su Facebook» propone Jules, prendendo il suo di cellulare.
Le dico il nome e Jules concorda con me su Cami. Sorrido soddisfatto e poi lei dice: «Oh, oh. Qui in questa foto recente c'è un ragazzo che la abbraccia come se...».
Non faccio in tempo ad ascoltarla che mi avvicino per vedere quella foto. Tiro un sospiro di sollievo quando mi accorgo che quel ragazzo è Elia.
«Mi hai fatto prendere un colpo. Comunque, Elia è suo fratello».
«Fratello? Mi hai appena detto che Cami di cognome fa Morris, questo Elia si chiama Allen».
«Sì, è una storia lunga. Cami ha preso il cognome di suo padre, mentre Elia quello della...».
«Madre» afferma una voce familiare alle mie spalle.
Quando mi giro non riesco a credere a quanto sia piccolo il mondo.
«Dean» diciamo Jules e io nello stesso momento.
Mi giro verso di lei e noto la sua espressione sognante mentre si catapulta tra le braccia di Dean, il suo amico che arriva da Boston.
Non lo vedo da più di un anno, da quando è successo quello spiacevole episodio, ma ci siamo sentiti. Dean mi ha chiamato qualche tempo dopo per scusarsi e dal tono della sua voce ho capito quanto fosse pentito per tutta quella faccenda. L'ho perdonato senza pensarci su due volte, anche perché tutti possiamo sbagliare e tutti abbiamo bisogno di una seconda occasione.
«Ethan» dice lui, venendomi in contro dopo aver salutato Jules. «Non mi aspettavo di vederti qui».
«Voi due vi conoscete?» chiede Jules come se fosse assurdo.
Le raccontiamo così la nostra storia nel breve tragitto in macchina fino a casa mia e, dopo essere arrivato a casa, metto il cellulare sotto carica e mi butto esausto sul letto.
L'indomani, mi sveglio di soprassalto all'alba, ricordandomi di non aver sentito Cami la sera precedente. Riaccendo così il cellulare e trovo una sfilza di chiamate perse e due messaggi. Si tratta della mia foto con Jules nel primo, il secondo lo ha mandato dieci minuti dopo e recita:
SPERO CHE TU TI STIA DIVERTENDO CON LA TUA "AMICA" PERCHÉ PER ME PUOI ANDARTENE AFFANCULO.
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