Capitolo 17
Ethan
Cami mi sfugge sempre e questo non fa altro che alimentare in me la curiosità. Quella sera mi ha sorpreso baciandomi. Nonostante le sue iniziali proteste, ha seguito il suo istinto e ne ero certo. Glielo leggevo in faccia che aveva le stesse mie intenzioni, per questo mi sono permesso di insistere. Non l'avrei fatto se fosse stata sicura che non mi avrebbe voluto baciare. Non avrei dovuto farlo per evitare di rovinare tutto con Elia, ma non avrebbe potuto vederci e non mi pento di nulla. Anzi, vorrei rifarlo. Peccato che Cami, dopo il bacio se l'è data a gambe. Credevo se sarebbe tornata da Emily o comunque a “bere per dimenticare”, invece se l'è proprio svignata. E adesso non la vedo da quattro giorni. Presumo sia impegnata a studiare, dal momento che a breve dovrà dare un esame ed è quello che dovrei fare anche io. Devo preparare l'ultima materia e finalmente arriverà anche la mia tanto attesa laurea. Spero solo di non essere rimandato, altrimenti salta il viaggio in Messico.
Per questo mi metto subito all'opera. Stranamente oggi, nonostante sia il mio giorno libero, non sento il bisogno di poltrire tutto il giorno sul divano, ho fretta di studiare perché non vedo l'ora di godermi l'estate per come si deve.
Dopo qualche ora con ancora la testa seppellita sui libri, Dean rientra in casa.
«Ehi». Mi fa un cenno con il capo e raggiunge il bagno. So che è stanco e lavora sodo tutto il giorno, ma ultimamente è strano. Mi sembra che stia sempre per i fatti suoi e non parliamo più spesso come prima. Forse sarà abbattuto per via dell'alcool che sta cercando di escludere dalla sua vita o non so... Ma so per certo che c'è qualcuna non va.
«Ethan, non è che per caso avresti i soldi dell'affitto? Siamo in ritardo di dieci giorni con il pagamento» mi rammenta.
Cavolo! Guardo il calendario. 10 Giugno.
«Sì, scusami. Me l'ero proprio tolto dalla mente».
Dean è quello che dei due si è sempre occupato di pagare l'affitto mentre io ho sempre pagato le bollette. Quando ci siamo ritrovati a convivere ho cercato subito di fare un po' di ordine nella mia vita, così ho organizzato di conseguenza anche quella di Dean. E credetemi, quella sua ne aveva davvero bisogno. Per questo andiamo d'accordo: ognuno ha i propri compiti.
Tiro fuori il portafogli dalla tasca e porgo duecento dollari a Dean, che non perde tempo a prenderli e uscire dalla porta. Mi acciglio per un secondo perché il suo atteggiamento è davvero ambiguo. Solitamente riposa e poi esce, da qualche settimana a questa parte sembra che stare a casa lo mandi fuori di testa. Comunque, scaccio il pensiero e mi rimetto sui libri.
Il mio secondo round di studi dura solo un paio d'ore perché inizia a suonarmi il cellulare. Ignoro i messaggi di Elia e Kendall, ma non appena ne ricevo uno di Cami, mi concentro solo ed esclusivamente su quelle parole.
EHI! TI DISTURBO?
“Ehi! Ti disturbo?”? Scuoto la testa e, anziché rispondere al suo messaggio, la chiamo direttamente. Lei risponde subito dopo il primo squillo.
«Ehi» dice di nuovo.
«Da quanto mi scrivi: “Ehi! Ti disturbo?”?» chiedo divertito.
«Te l'ho scritto solo perché non volevo disturbarti nel tuo giorno libero» si giustifica, in imbarazzo.
«Non l'hai mai fatto comunque. Non voglio che le cose tra noi cambino, Cami».
«Ecco, volevo parlarti proprio di questo» butta fuori. «Sei a casa?».
«Sì».
«Ti dispiace se passo? Ho urgentemente bisogno di parlarti».
«Certo, Cami. Ti aspetto». Perché anche io ho urgentemente bisogno di vederti.
Cami
Quando Ethan mi conferma che posso passare a trovarlo, mi vesto immediatamente e sciolgo la mia coda di cavallo, pettino i capelli, che al momento non ne vogliono sentire di collaborare, e applico un po' di cipria sulle guance. Poi prendo un po' di mascara e un po' di rossetto nude e poi mi sento estremamente stupida. Perché mi sto truccando se sto andando a chiudere questa cosa? Ce l'ho con me stessa perché la mia buona volontà è pari a zero. Sbuffo, e dal momento che sono pronta, raggiungo subito l'appartamento di Ethan in moto.
Quando suono il campanello, Ethan mi accoglie alla porta con quel sorriso che mi piace tanto. «Ciao».
«Ciao» dico, rimanendo ferma.
«Hai intenzione di entrare o vuoi rimanere lì tutto il tempo?» dice prendendomi in giro.
Gli lancio un'occhiata torva e gli do una spallata. Dal momento che Ethan non vuole “che le cose tra noi cambino”, mi comporterò in maniera scontrosa come al mio solito. Be', a meno che non mi baci di nuovo, lì mi potrei ammorbidire.
«Allora, di cosa volevi parlarmi?» mi chiede, raggiungendomi sul divano, su cui mi sono già accomodata.
«Di quello che è successo alla festa» butto fuori. «Non dovrà succedere più, Ethan. Non è corretto nei confronti di mio fratelli».
Ethan mi osserva in silenzio, credo che non si aspettava una confessione del genere.
«Quindi vorresti che non fosse mai successo?» chiede calmo, mettendosi le braccia conserte.
Annuisco.
«E sentiamo, perché?».
«Te l'ho detto, è per Elia. E in più siamo amici ed è... strano!».
Strano non è la parola corretta. La parola giusta è perfetto e meraviglioso. Ma non può succedere nulla tra noi. Rovinaremmo entrambi il rapporto con mio fratello, perderemo la sua fiducia e io ho bisogno di mio fratello. Lui mi sostiene sempre e poi abbiamo un'azienda da portare avanti insieme quando ne saremo in grado.
«Cami» sussurra Ethan, avvicinandosi al mio viso. «Capisco il tuo punto di vista, anche se non mi è proprio del tutto chiaro, però dal momento che sei stata sincera con me, voglio esserlo anch'io con te. A me è piaciuto quello che è successo l'altra sera e l'altro giorno ancora. Forse non mi sarei aspettato che la nostra amicizia si sarebbe evoluta in questa maniera, ma ho intenzione di dirlo ad Elia».
«Cosa??» esclamo a voce alta, alzandomi in piedi. «Non puoi, Ethan. Non puoi per prima cosa perché io non sono d'accordo e perché rovinaremmo tutto!».
«Tu vuoi eccome, Camille». Osservo Ethan avvicinarsi, facendomi indietreggiare finché, non avendo nessuna via di fuga sono costretta a schiacciarmi contro il tavolo della cucina.
Ethan mi osserva la bocca, avvicinandosi lentamente e le mie buone intenzioni crollano come un castello di carte. Non mi tocca, così lo faccio io, mettendogli le mai sui fianchi, ma rimanendo ferma a mia volta.
«Hai visto? C'è qualcosa tra noi e non possiamo fermarlo».
«Dovremmo, invece».
«Non vogliamo. Vogliamo solo baciarci, Camille».
«Non sono venuta per questo» dico, sgusciando dalla sua presa.
Come devo comportarmi? Cosa devo fare? Le mie domande silenziose trovano subito una risposta perché Ethan mi sussurra all'orecchio: «Lasciati andare. Ti prometto che andrà tutto bene».
«Non posso, Ethan. Non voglio» aggiungo. Il modo in cui lo dico è talmente poco convincente che risulta persino falso alle mie orecchie, però qualcosa nell'espressione di Ethan cambia e sembra crederci.
«È davvero quello che vuoi?» mi chiede deluso.
«É la cosa migliore».
«Okay. Sai che la cosa non durerà molto. Al momento mi accontenterò della tua amicizia».
«Bene» mi dico - quasi - soddisfatta. «Allora posso andare».
«Buona giornata, principessa».
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