Capitolo 11

Cami
«Ma tu guarda chi si è fatta vedere! La piccola dolce Camille».

Quando sento quella voce da vipera, scuoto la testa al solo pensiero di avere a che fare con lei. Quando mi volto ad attendermi c'è Kendall, con il suo succinto mini abito rosso e le mani ai fianchi. Sorrido per un secondo pensando che in quella posa somiglia ad una gallina, ma devo ammetterlo: è figa (ma sempre  insopportabile).

«Ciao anche a te» dico con sufficienza.

«Hai visto Ethan? Mi ha promesso che saremmo andati via insieme, ma non sono riuscita a beccarlo».

Le sue parole mi infastidiscono parecchio e, posso scommetterci, le avrà dette per provocarmi. Kendall è sempre stata gelosa del mio rapporto con Ethan e ha sempre fatto di tutto per farci allontanare. Per mia fortuna lui è abbastanza intelligente da non farsi influenzare dalle sue stronzate.

«Allora dovresti tenerlo d'occhio» ribatto. «Non te l'hanno detto? Quelli come lui non si lasciano da soli in locali affollati».

Sorrido mentalmente soddisfatta per l'espressione accigliata di Kendall. A volte sa essere veramente stupida. Perché mi stuzzica? So benissimo tenerle testa e di certo non mi faccio intimidire dalle sua lingua biforcuta.

«Sta' tranquilla che lo farò. Volevo solo dirti due paroline».

«Veloce, per favore, perché mi stai facendo venire il mal di testa» mi lamento pizzicando l'attaccatura del naso.

«So cosa provi per lui» sputa fuori.

«Siamo solamente amici. Per quel che mi riguarda te lo puoi tenere stretto».

Non lo penso veramente, ma il solo pensiero di loro due nuovamente assieme mi dà il voltastomaco. Non posso dalra vinta a Kendall. Tra noi c'è sempre stata antipatia reciproca e non voglio mostrarmi vulnerabile ai suoi occhi. L'argomento "Ethan" è sempre stato un tema delicato per me, per questo nego sempre quando vengo smascherata.

«A chi volete darla a bere? È sotto gli occhi di tutti. È rivoltante il modo in cui vi fate gli occhi dolci. Sai, a volte ti invidio Camille. Ethan ti ha sempre rivolto delle attenzioni particolari e anche quando stavamo insieme se eri tu a chiamare lui correva per te. Forse è per questo che mi stai sulle palle» mi schernisce. «Io, Kendall Sullivan, che vengo rimpiazzata da una ragazzina».

Inarco un sopracciglio e sorrido  pensando al modo in cui mi ha appena chiamata dal momento che lei ha solamente sei mesi più di me. Davvero, davvero stupida la ragazza. Non ho mai dato peso ai pregiudizi, ma Kendall è l'esempio vivente che nel suo caso la bellezza è tutto.

«Senti, Kendall Sullivan» inizio facendole il verso. «Sono uscita fuori per rilassarmi e di certo, parlare con te era l'ultima cosa che pensavo di fare. Non voglio essere assillata dai tuoi problemi di autostima, né tantomeno parlare di altro. Se non ti dispiace, adesso me ne vado. Spero che tu non te la prenda».

E così dicendo la lascio impalata di fronte al locale e, di mala voglia, rientro dentro. Non faccio in tempo a raggiungere i miei amici che mi sento afferrare per un braccio e Ethan mi tira lungo il suo petto. «Balla con me».

Gli faccio un sorriso tirato perché non sono proprio in vena di ballare questa sera. Avrei voluto passare una serata più tranquilla, senza musica e senza Kendall, ma purtroppo mi sono dovuta beccare l'una è l'altra.

«Non ne ho voglia, Ethan» dico, cercando di sottrarmi dal suo abbraccio.

«È solo un ballo. Finirà presto. Ti conviene cogliere la palla al balzo, principessa, non ti capiterà più un'occasione del genere».

«Chi se ne frega» ribatto scocciata. «A proposito, a quest'ora non dovresti essere a divertirti con Kendall?».

Di colpo, il sorriso gli muore sulle labbra. «Cosa?» chiede perplesso.

«Nulla, lascia stare».

E lui lo fa letteralmente, lasciandomi da sola in mezzo alla pista. E devo ammetterlo, mi sta bene.

Ethan
L'ho cercata tutta la sera e, nel momento esatto in cui ho chiesto a Cami di ballare, lei è stata sfuggente. Ha fatto così per tutta la sera e poi non l'ho più vista per diversi minuti. Poi è ricomparsa e mi ha dato il ben servito. Giuro che non le capisco le femmine. Da quando Cami e io abbiamo dei problemi? O meglio, perché ce l'ha con me?
Per questo, quando tira in ballo Kendall la lascio in pace come mi ha chiesto. Le ho ripetuto parecchie volte che tra noi non c'è nulla, ma Cami sa essere molto cocciuta.

Qualche minuto più tardi, Elia mi raggiunge al tavolo dove sto sorseggiando la mia Beck's.

«Che hai?» chiede. «Problemi con le donne?».

«Con una in particolare».

«Ne vuoi parlare?» insiste.

Non credo che a Elia piacerebbe che gli parlassi di sua sorella. Come si fa a spiegare a proprio migliore amico, che ha sempre protetto la propria sorellina, che la ragazza che assilla i miei pensieri e proprio una sua parente stretta?

«Nah, è una stupidata» mi limito a dire.

«A me non sembra. Anzi, la tua faccia dice il contrario».

Mi limito a stare zitto e, dallo sguardo indagatore di Elia capisco che ha intuito qualcosa. Per evitare di farlo  parlare ulteriormente gli propongo di andare a mangiare qualcosa.

«Stavo per venirti a chiedere la stessa cosa. Anche Cami ha fame».

Perfetto. A Cami sto sulle palle e adesso deve pure vedermi contro la sua volontà. Sbuffo mentalmente, ma per non destare sospetti mi alzo e seguo il mio amico verso l'uscita. Proprio al di là del marciapiedi ci aspettano Cami, Haley e Emily. Osservo Cami per una frazione di secondo e mi accorgo subito che c'è qualcosa che non va.

«Stai bene?» le chiedo.

«Io?» chiede a sua volta.

«Sì, tu».

«Sì, bene. Più che bene» afferma in maniera esuberante.

«A me non sembra» interviene Emily, lanciandomi un'occhiata eloquente.

«Ha bevuto, non è così?» chiedo ancora.

Accanto a me Elia borbotta qualcosa che non riesco a sentire e, nel momento in cui sto per dire di portarla a casa, Cami mi interrompe.

«Perché non lo chiedi a me? Vuoi farmi la morale? Perché tu non hai bevuto?».

«Sì, ho bevuto e non sono nelle tue stesse condizioni. E no, non voglio farti la morale».

«Infatti» afferma incrociando le braccia al petto. «Perchè tu non sei mio fratello. Tu. Non. Sei. Mio. Fratello» conclude, puntellandomi il petto con l'indice a ritmo di rimprovero.

«Uh, uh» sento mugugnare Emily al mio fianco che distoglie lo sguardo non appena si accorge che la osservo in maniera interrogativa.

«Amico, lasciale perdere» mi rincuora Elia, dandomi una pacca sulle spalle. «Si sono coalizzate contro di noi perché gli ho detto che saremmo andati a mangiare direttamente a casa e, visto che Cami vuole la pizza e a me non va di girare per tutta New York a quest'ora della notte, ha fatto in modo che anche le ragazze se la prendessero con me».

«Ma se sei tu l'artefice di tutto cosa c'entro io?».

«Tu sei mio amico.  Ce l'hanno con te per osmosi» sghignazza.

«Che idiota. Comunque, una pizzeria aperta nei dintorni si troverà di certo».

Lo dico più che altro anche io ho voglia di una pizza. E poi non voglio che tre delle mie più care amiche ce l'abbiano con me perché gli ho negato una pizza. Che sarà mai qualche giro in macchina per le strade di New York?

«Allora accompagnale tu» fa Elia.

«Cosa?» chiedo corrucciato.

«Se per te non è un problema, va' pure. Io mi porto la mia ragazza a casa e tu porterai Emily e Cami a mangiare dove vogliono. Perché lo sai che decideranno loro dove andare finché non saranno soddisfatte, vero?». 

Così, Più tardi mi ritrovo a girovagare per la città, con Cami al mio fianco che riflette ad alta voce su che gusto mangiare la pizza ed Emily che si lamenta perché si è scocciata di stare in macchina. Qualche minuto dopo lascio a casa Emily e dopo ancora mi ritrovo da solo in macchina con una Cami improvvisamente silenziosa.

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