Capitolo 10
Ethan
Arrivo a casa dei miei proprio nel momento esatto in cui mamma aziona la lavastoviglie.
«Spero che sia rimasta la mousse alla fragola» esordisco, salutandola con un bacio sulla guancia.
«Ciao, tesoro. Sì, te ne ho messo un po' da parte altrimenti tua sorella e Cami l'avrebbero mangiata tutta».
«Grazie. Se ne sono andati già tutti?» chiedo, appoggiandomi al ripiano della cucina.
«Solo Astrid e Jason. Elia sta dando ripetizioni di matematica a India e Camille credo sia in salotto a guardare la tv».
Mentre mia mamma continua a sistemare la cucina, ne approfitto per prendere la mousse e due cucchiaini e andare da Cami. Quando la raggiungo lei sta guardando un documentario sulle città più belle d'Europa. È seduta seduta per terra, con la schiena appoggiata al divano di pelle beige e le gambe incrociate. Per un momento rimango perplesso notando il modo in cui evita il divano - e credetemi, quel divano è comodissimo - poi però faccio spallucce e mi siedo al suo fianco.
«Ehi» dico.
«Ma tu guarda! Ethan!» esclama, sgranando gli occhi teatralmente. «Credevo ti avessero rapito gli alieni».
«Ah-ah. Spiritosa la ragazzina».
Cami mi sorride, ma con poco entusiasmo. Al che, mi accorgo subito che qualcosa non va e glielo chiedo.
«Non ho nulla, Ethan. Sono solo giù di morale» si limita a dire.
«L'ho capito, ma un motivo deve esserci. Non dirmi che sei una di quelle persone che si svegliano con la luna storta».
«No, di solito la mia luna storta è la conseguenza di qualcosa che è andata storta».
«Ti va di parlarne?».
«No».
«Sicura? Neanche se sono disposto a dividere con te la mia mousse?».
Quando vede il secondo cucchiaino i suoi occhi si illuminano e non appena glielo porgo e inizia a mangiare un po' di mousse e a parlare a ruota libera. Lascio che Cami ne mangi la maggior parte e nel frattempo la ascolto.
«Capisci? Elia mi ha lasciata da sola per le vacanze perché andrà là» esclama indicando la TV che sta facendo vedere dei scorci di Vienna. «E tu hai praticamente fatto lo stesso perché te ne vai Dio solo sa dove».
Per un attimo sto in silenzio e poi mi chiede:«Tu dove andrai quest'estate?».
«Messico» dico, annuendo.
Cami mi guarda scioccata e per un secondo rimane senza parole. Però non le mancano di certo le parolacce perché, con una sola frase, ho tutta la sua disapprovazione. «Siete due stronzi».
«Chi sono due stronzi?» esordisce Elia entrando in salotto. «Ehi, amico».
«Noi, a quanto pare» rispondo.
Elia guarda sua sorella e sembra capire il motivo del suo malumore. Posso capirlo. Anche io sono un po' giù all'idea di passare l'estate lontano da casa, ma la cosa che mi rincuora è che il Messico è sempre stato il mio sogno.
Scambio altre quattro chiacchiere con Elia e lo aggiorno sul mio itinerario. Lui fa lo stesso mentre Cami si limita a stare in silenzio e digitare al cellulare.
«Con chi messaggi?» le chiede Elia.
«Con Emily. Stasera al solito posto, no? O avete deciso di uscire con altre persone anche questa sera?» ribatte.
Credevo che sarebbe andata peggio, ma vedo che la piccola Camille sta crescendo. Ricordo che quando era piccola iniziava a strillare finché non otteneva ciò che voleva. E devo dire che questo ha sempre funzionato con me e suo fratello. Era la piccola della situazione e doveva essere accontentata e protetta a qualsiasi costo. Ed è sempre stato così. Credo che, da un certo punto di vista, l'abbiamo viziata anche noi. Non che siamo gli artefici del suo caratterino, ma è sempre stata un tipo tenace. Per questo, alla sua frecciatina, Elia e io iniziamo a ridere. Prenderla in giro è stato ed è tutt'ora il nostro passatempo preferito.
«Tranquilla, piccola» dico, mettendole un braccio sulle spalle. «Stasera saremo al Blue Smoke. Stesso posto stessa ora. Anzi, forse è meglio che tu corra a casa a prepararti. Questa sera non aspetteremo che tu finisca di fare le tue cose».
«Tranquillo, piccolo» ribatte, sottraendosi dalla mia presa, facendomi il verso. «Tra qualche mese non sarò più un vostro problema».
E dicendo così Cami si alza e se ne va, lasciandoci soli a rimuginare su quell'affermazione.
«Che diavolo avrà voluto dire?!» chiede retorico Elia, aggrottando la fronte.
«Non lo so, amico. Non lo so».
Cami
Più tardi, dopo aver fatto la doccia e aver acconciato i capelli in morbide onde, chiamo Emily per chiederle di venire a casa mia. Non voglio ritrovarmi da sola in macchina con Ethan ed Elia - anche se so che ci sarà anche Haley - ho bisogno di un ulteriore supporto e la mia amica è quello che mi serve. Nel frattempo scelgo il mio outfit e, dal momento che avanza un po' di tempo, ne approfitto per fare una lettura agli appunti di marketing. Mentre leggo mi viene in mente ciò che ha detto Ethan prima che me ne tornassi a casa e il fatto che abbia due ore a disposizione mi urta parecchio i nervi. Da quando faccio ciò che dice? Davvero è bastata la sua richiesta a farmi obbedire come un cagnolino?
Al pensiero sbuffo e raggiungo Haley in cucina. Con mia grande sorpresa trovo già Ethan che, seduto sul divano, parla di me senza accorgersi della mia presenza.
«Cami non è più una ragazzina. Elia lo dovrebbe accettare».
«Strano che sia proprio tu a dirlo» mi intrometto, prendendolo alla sprovvista. «Dopotutto, anche tu ti comporti nello stesso identico modo».
«È diverso. Io sono tuo amico, ci sta che ti prendo un po' in giro».
«Infatti, ci sta solo un po'. Invece, dopo vent'anni sono sempre nella stessa identica situazione» gli dico con tono di rimprovero. «Sarebbe ora che le cose cambiassero. L'hai appena detto anche tu».
«Ti vogliono bene, Cami» interviene Haley.
«Anche io gli voglio bene, ma non per questo mi metto a fare la gelosona quando li vedo con qualcuno. Sì, non è il caso di mio fratello, ma quando Ethan si ritrova nuovamente con Kendall non mi sono mai permessa a dire una parola. E lo sappiamo tutti che quella ragazza è deleteria per lui, ma nonostante tutto andranno in vacanza insieme e io non sto protestando».
Dopo il mio sfogo, nessuno dei due dice nulla per qualche momento, ma poi Haley rompe il silenzio, dicendo: «Uh, a quanto pare sì».
Sì? È possibile che fin adesso tutte queste cose mi hanno dato fastidio? Perché proprio adesso? Cosa sta cambiando in me? Cosa sta cambiando per lui? Che voglio bene ad Ethan non era un segreto, ma è solo per questo? Voglio dire, perché improvvisamente le cose si stanno complicando? Decido che i miei dubbi devo risolverli da sola e ritorno in camera mia a rimuginare un po' sulla cosa.
CREDO DI AVER FATTO CAPIRE A ETHAN CHE MI PIACE
NON VEDO QUALE SIA IL PROBLEMA
IL PROBLEMA, EMILY, È CHE LUI MI VEDE IN UN ALTRO MODO E NON VOGLIO CHE SI SAPPIA CHE MI PIACE. MI FA APPARIRE DEBOLE..
NON È AFFATTO COSÌ.. MAGARI SI SVEGLIA E CAPISCE CHE ANCHE TU GLI PIACI..
SE DOVESSE ESSERE COSÌ C'È UN'ALTRA ROTTURA DI COGLIONI CHE SI CHIAMA ELIA
TUO FRATELLO TRA POCO MENO DI UNA SETTIMANA PARTIRÀ.. TI POTRAI DIVERTIRE CON ETHAN SENZA ROTTURE ;)
Sorrido divertita perché Emily è sempre la solita sbruffona. Credo che senza di lei mi troverei persa.
SBRIGATI, STO ASPETTANDO TE :*
Più tardi, siamo tutti al Blue Smoke, compresi Dean e Kendall. Lei continua a blaterare eccitata sulla vacanza e io continuo a sorseggiare il mio cocktail e ascoltare la band ospite di questa sera. Sto facendo di tutto per non ascoltare ciò che dice o non guardare mentre si attacca a Ethan come una piovra, ma non ne posso fare a meno, dal momento che sono praticamente seduti di fronte a me. Ogni tanto scorgo gli occhi di Ethan che mi guardano, ma distolgo lo sguardo dopo un secondo.
«Cami, sembra che ti sia morto il gatto» afferma Emily, sedendosi al mio fianco.
«Mi è morta la voglia di vivere. Ora dimmi, cosa c'entra Kendall qui, stasera? Perché doveva portarla?».
«In realtà, l'ha portata Dean».
«E perché?».
«Perchè a quanto pare si è presentata a casa loro senza preavviso. Diciamo che Dean non ha avuto scelta, anche perché Ethan non era in casa».
«E questo non ti fa infuriare? È venuta col ragazzo che ti piace» affermo.
«Nah! Dean mi piace, sì, ma non mi ci metterei mai insieme. Al massimo, mi ci passerei del tempo, ma non è il ragazzo che fa per me, anche se è sexy da morire».
Sorrido sinceramente per la prima volta questa sera e decido che ne ho abbastanza di commiserarmi. Quindi, prendo le mie cose ed esco fuori dal locale. Ho bisogno di respirare.
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