𝓠𝓾𝓲𝓷𝓭𝓲𝓬𝓲
4 dicembre 2020
Osservo Charles ridere davanti a me ed ancora non riesco a credere di aver davvero accettato di vedere un film nella sua stanza, come due semplici amici. All'inizio pensavo che sarebbe stato impossibile poter passare una serata tranquilla dopo che, in un momento della nostra vita, abbiamo condiviso lo stesso letto.
Ora però, mentre sono seduta sul divano ad ascoltare le sue folli storie mi rendo conto che tutto è possibile e che da quella che poteva essere una relazione, può in realtà nascere una bell'amicizia.
«Non mi dire questo!» lo spintono dopo che mi ha raccontato un episodio divertente su Carlos ed una bottiglia di vino. «Il prossimo anno sarò la sua assistente, in che guaio mi sono cacciata?» scherzo, passandomi le mani sul volto mentre mi lasciò cadere contro lo schienale del sofà in pelle.
Improvvisamente, dopo la mia esternazione, il sorriso di Leclerc svanisce lentamente fino a diventare del tutto serio. So cosa sta per dire e spererei davvero che non lo facesse, ma so che non sarà così.
«Quindi è ufficiale che non sarai più nella Red Bull?» domanda per l'appunto, mentre io rilascio un sospiro.
Ieri Carlos mi ha scritto informandomi del fatto che Max gli avesse mandato un messaggio, in allegato ovviamente lo screen di quello che si erano detti. Non posso sorvolare sul fatto che l'olandese stia male per quello che è successo ma non posso neanche perdonarlo.
Ha agito di impulso ma quel suo gesto poteva rovinare per sempre la mia vita e a lui, come sempre, non è importato. Di conseguenza vorrei che capisse che non funziona così, non può combinare un casino e poi sperare che tutto torni apposto in un secondo, semplicemente scrivendo al mio migliore amico.
«Tra me è Max non ci sono più punti d'incontro» spiego «E va bene così» mento, perché ovviamente non va bene.
Nulla sta andando bene nell'ultimo periodo e neanche Carlos che continua a rimare dell'idea di voler uscire con Isabelle riesce a rallegrarmi.
«Uno c'è» ribatte Charles, spegnendo la televisione ed il tutto si fa più intenso.
Ora non c'è nulla a tenerci compagnia, neanche il minimo rumore in sottofondo.
Lo guardo alzando un sopracciglio e lui sorride debolmente. «Vi amate a vicenda» sussurra ed il mio cuore perde un battito. «È evidente agli occhi di tutti» si stringe nelle spalle ma non percepisco tristezza nella sua voce, sembra quasi felice per me.
«Si ma-»
«Ma nulla Elle» mi interrompe dolcemente, posando la sua mano sulla mia gamba. «L'orgoglio non porta da nessuna parte» mi ricorda ed io annuisco sapendo che ha perfettamente ragione ma sicuramente non sono io quella che deve fare un passo indietro.
Max poteva scrivermi in questi giorni, poteva chiamarmi, poteva chiedermi di vederci ed io alla fine avrei acconsentito. Ed invece si è chiuso nel suo silenzio, segno che sia molto bravo con le parole da mandare a Carlos ma quando si tratta di me, non fa nessuno sforzo.
E questa volta, non sarò io ad andare da lui.
«Charles sono sempre stata io a fare il primo passo per chiarire, anche al Gala. Lui è abituato ad avere tutti ai suoi piedi e per un anno ci sono stata anche io, ora basta» sbotto, leggermente innervosita.
«Ma non ti manca neanche un po'?» domanda, ignorando completamente quello che ho detto poco fa.
Alzo gli occhi al cielo. È ovvio che mi manchi.
È ovvio che ci penso tutte le sere da domenica.
Ma non siamo più adolescenti e la mancanza non basta a risolvere tutto.
«Chi tace acconsente» ridacchia poi ed io gli tiro una leggera gomitata sul braccio.
Questo ragazzo è incredibile.
Fino a qualche settimana fa mi corteggiava, ora invece mi dà consigli su un altro ragazzo.
E la cosa più bella è che lo vedo nei suoi occhi che è sincero e che vuole davvero la mia felicità. «Se vuoi ti porto da lui, l'ho già fatto una volta» mi ricorda, facendomi l'occhiolino.
Io allora sorrido involontariamente, volendo nello stesso tempo sprofondare al solo pensiero di aver mollato Charles quella sera per poter tornare da Max.
«Mi prometti che almeno ci penserai?» domanda dopo aver notato il mio silenzio.
Annuisco. Ci penserò.
****
6 dicembre 2020
«Sono un coglione!» sbotta Carlos, tirando un calcio contro le gomme. Non l'ho mai visto così arrabbiato ed anche se la sua ira è giustificata, fa strano osservarlo mentre perde il controllo.
Stava facendo una gara stupenda, mancavano quattro giri alla fine è lui si stava guadagnando un incredibile secondo posto dopo che ad Hamilton era stata inflitta una penalità e a Bottas era scoppiata la gomma anteriore a causa di un detrito della macchina di Gasly lasciato sull'asfalto.
Poi tutto è successo velocemente. Sainz ha tentato di sorpassare Max il quale era diventato il leader della gara. Inutile dire che subito dopo sono finiti entrambi fuori pista e la gara è stata vinta da Daniel, il quale se lo merita assolutamente.
«Può capitare Carlos...» provo a rassicurarlo ma per la prima volta lui non mi vuole ascoltare, tant'è che si libera dal mio tocco e continua a fare avanti ed indietro.
«Ho rovinato anche la gara a Max che stava vincendo, non può capitare!» esclama ancora ed immediatamente io mi rendo conto che, conoscendolo, anche Verstappen sarà furioso. E forse, questa è la prima volta in cui io non sono al suo fianco dopo un episodio del genere.
«Dio, sono un idiota!» urla ancora, lanciando il suo casco per terra.
Io d'altro canto rimango interdetta, non sapendo bene come gestire Sainz.
Per questo motivo rimango in religioso silenzio aspettando l'arrivo di Lando che forse saprà come calmarlo.
Mentre Carlos però continua ed inveire contro se stesso, io in un rapido gesto sposto lo sguardo verso il box della Red Bull.
Se qui la situazione è tragica, lì sarà sicuramente ingestibile.
«E tu mi fai incazzare ancora di più dell'aver perso un podio!»
Sussulto, sentendo la voce dello spagnolo improvvisamente più alta, segno che si trova davanti a me. Lo guardo per qualche secondo e noto che è realmente arrabbiato, il che mi fa stare leggermente male. Carlos è sempre stato pacato nei miei confronti e questa sua esternazione mi fa capire che si è davvero rotto le palle dei miei drammi.
«Vai da lui invece di stare qui ad osservarmi» sbotta ancora, prima di allontanarsi nuovamente per poi parlare con i meccanici che lo stanno richiamando.
Deglutisco a vuoto, mentre torno con lo sguardo sul mio vecchio team.
Lì i miei occhi incontrano quello di Horner, con le braccia incrociate al petto che mi sta fissando in maniera insistente.
È lontano, eppure percepisco perfettamente l'intensità di quello sguardo, il bisogno che quell'uomo ha di me in questo momento.
Stringo il tessuto della manica della mia felpa e scuoto la testa, facendogli segno che non andrò lì per aiutare il suo protetto.
Max è abbastanza adulto per imparare a gestire la sua collera.
Christian però non cessa di guardarmi e sembra quasi mi stia supplicando.
Le parole di Carlos tornando immediatamente a rimbombarmi nella testa e per quanto io non voglia andare, non voglia vederla, mi costringo ad avvicinarmi lentamente a Horner solo per lo spagnolo, sperando che dopo questo gesto non ce l'abbia ancora con me. Una parte di me lo fa anche per Charles, per quello che ci siamo detti e che io non posso ignorare.
Christian mi sorride ma dovrebbe aver capito che non lo sto facendo per lui, tanto meno per la Red Bull e men che meno per Max.
Una volta che mi ritrovo davanti a lui, sento i meccanici ringraziarmi ma non ci faccio troppo caso e mi concentro solo sul team principal felice del mio gesto. «È nel motorhome» mi informa e non posso fare a meno di ricordare quante volte lui mi abbia detto questa frase nell'ultimo anno.
Annuisco e lo sorpasso, non fermandomi neanche quando lui alle spalle mi urla un "Grazie Elle".
Continuo a camminare fino a quando non mi scontro con Albon, il quale si è guadagnato un ottimo quinto posto. Gli sorrido quasi forzatamente e lui fa la stessa cosa.
«Ha bisogno di te» è l'unica cosa che mi dice, prima di aprirmi la porta e farmi entrare.
Immediatamente sento dei rumori provenire dalla sua solita stanza e prendo un respiro profondo prima di fare questa pazzia.
So di essere ancora in tempo per tornare indietro dato che non devo nulla a questa squadra ma il mio buon senso mi suggerisce che sarebbe da codardi ed è per questo che avanzo fino a trovarmi davanti ad un'altra porta.
Trattengo il respiro per qualche secondo e poi mi decido a bussare, cosa che con lui non ho mai fatto. Come immaginavo, dall'altra parte non arriva nessuna risposta ed allora, prendo coraggio, abbasso la maniglia ed entro.
Davanti a me si presenta una scena fin troppo famigliare: Max che butta per terra tutto quello che si trova davanti.
Inizialmente tutto ciò mi spaventava perché per quanto lui non fosse un tipo violento, vederlo così mi immobilizzava sul posto.
Poi con il tempo, mi sono abituata e ho capito che è un modo per sfogare la sua frustrazione.
«Max...» sussurro, ma lui non mi sente. È decisamente troppo impegnato a distruggere tutto. «Max» provo con un tono di voce più alto, ma anche in questo caso lui sembra non accorgersi neanche della mia presenza. Prendo allora un respiro profondo, avendo paura di star sbagliando tutto. Non dovrei essere qui.
«MAX!» urlo e questa volta sembra funzionare.
Lui si blocca di colpo e noto il suo corpo irrigidirsi. Il giornale che aveva in mano cade improvvisamente sul pavimento ed il silenzio che regna in questa stanza è qualcosa di struggente, quasi torturante. La sua schiena si alza e si abbassa velocemente, segno del suo respiro irregolare.
«Elle...» sussurra ma la sua voce è diversa, sembra quasi spezzata. Mi dà ancora le spalle e non mi ci vuole molto per capire perché.
«Sono qui» è l'unica cosa che riesco a dire.
Non per mia volontà, ma sono qui.
Eppure quest'ultima affermazione me la risparmio, non volendo peggiorare ancora di più questa situazione già abbastanza mal messa.
Lui allora si volta ed immediatamente noto i suoi occhi leggermente lucidi, esattamente come immaginavo.
Sposto lo sguardo, non avendo davvero la forza per vederlo così. In fondo, non sono di pietra.
«Ti ho detto tante volte fare il pazzo non serve. Ora che hai distrutto tutto ti senti meglio?» chiedo retorica guardandomi intorno.
Non vorrei essere così cattiva con lui, ma una parte di me sa che è la cosa giusta in questi casi. Max non lo si può prendere con calma in momenti come questi, men che meno se ci aggiungiamo il fatto che sono ancora arrabbiata con lui.
Max scuote la testa, poi si appoggia alla parete del muro dietro di sé.
«Ecco appunto» borbotto «A volte sembra davvero che tu abbia bisogno della babysitter» dico senza pensarci, mentre mi abbasso per raccogliere i pezzi di vetro sparsi vicino alla porta.
«Attenta a non farti male» si allarma, scattando velocemente verso di me.
Lo guardo dal basso, poi torno a concentrarmi su i cocci. «Dovresti farle tu queste cose, non io» mi lamento, come se davvero fossimo tornati ai vecchi tempi, come se tra di noi non fosse successo nulla. Come se insultarlo fosse davvero l'unica cosa che mi riesce bene.
Lo sento ridacchiare leggermente e subito dopo anche lui si abbassa, esattamente davanti a me.
Alzo lo sguardo verso di lui e Max fa la stessa identica cosa. Siamo fin troppo vicini ed il fatto che lui stia facendo sfiorare le nostre dita appositamente mentre raccogliamo i pezzi di vetro, non aiuta neanche un po'.
Non aiuta neanche lui che fa saettare il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra come se io non me ne accorgessi.
Ma no, non cederò.
Arrabbiarsi con lui è estremamente semplice ma rimanerlo è invece difficile.
«Grazie per essere venuta» sussurra, ancora più vicino al mio volto e conoscendolo, so che lo sta facendo apposta.
«Non l'ho fatto per te» scatto immediatamente sulla difensiva cercando di riportare la mia attenzione sul pavimento ma Max non me lo permette.
«Ah no?» sussurra, avvicinando il suo volto al mio «E per chi lo hai fatto?» domanda, quasi con timore. «Per dimostrare a Charles che hai finalmente il cuore libero?» chiede, con una punta di acidità nella voce.
Non può averlo detto davvero.
«Max...smettila» dico semplicemente, cercando di tirarmi indietro.
Lui mi guarda, poi annuisce e si tira indietro, alzandosi nuovamente.
A quel punto anche io faccio la stessa cosa per raggiungere il cestino e buttare al suo interno i pezzi di vetro.
Prendo un respiro profondo mentre inizio a buttarne uno per uno, volendo sprecare più tempo possibile per non tornare a guardare Max alle mie spalle. Eppure, sento una strana sensazione dentro di me che non mi permette di rimanere in silenzio. Ci siamo sempre detti le cose in faccia, quello che è successo non cambierà la mia attitudine di dirgli quando qualcosa mi ha dato fastidio.
«Avresti potuto scrivermi» inizio.
Lui rilascia una risata amara. «L'ho fatto» ribatte immediatamente «Solo che poi cancellavo i messaggi» aggiunge.
«E da quando Max Emilian Verstappen ha paura di inviare un messaggio?» chiedo provocatoria ed infatti lo sento sospirare.
«Lo sai che con te è diverso. Con te so che devo dosare ogni singola parola» spiega e a quel punto io mi volto verso di lui.
«Mi bastava che mi chiedessi scusa Max» lo informo, guardandolo dritto negli occhi.
Lui abbassa lo sguardo.
«E poi, so che sei andato a letto con Jen...quindi non so bene cosa stiamo cercando di sistemare» farfuglio velocemente, ricordando quel messaggio di Carlos.
Eppure quel gesto non mi ha ferito perché so che per Max è stato solo qualcosa di fisico, qualcosa di cui non avevo bisogno. Lo conosco bene e una ragazza normale si arrabbierebbe, darebbe di matto urlandogli contro ma io no.
Perché nonostante tutti i guai che combina, percepisco perfettamente che quegli occhi azzurri con cui sta guardando me, non sono gli stessi con cui ha guardato Jennifer in Bahrein.
«Si ecco, quella è stata una cazzata» ammette ed io mi limito annuire, poi lui fa un passo verso di me. «Com'è stata una cazzata non chiamarti» continua «Com'è stata una cazzata dire la verità ad Isabelle senza chiederti un parere» prosegue ancora «Com'è una cazzata ora continuare a farci la guerra quando non è quello che vogliamo» conclude.
Io non posso contraddirlo perché ha perfettamente ragione in tutto.
Ci stiamo rincorrendo senza sosta ed io sono stanca. Ma vorrei che per una volta, lui mi capisse. Vorrei che si mettesse nei miei panni.
«Quindi cosa vorresti fare?» chiedo e lo vedo sorridere. Sà i miei punti deboli.
«Vorrei dirti che mi dispiace per tutto e che a volte sono un coglione, ma questo già lo sai» Fa un altro passo verso di me. «E voglio chiederti scusa per quello che ho fatto e che farò in futuro» avanza ancora «E voglio chiederti un'altra possibilità per fare andare finalmente bene tutto» mi guarda negli occhi. «Tu invece cosa vuoi fare?» domanda, esattamente davanti a me mentre io ormai ho la schiena contro il muro.
Dannazione Verstappen.
«Max...» appoggio le mani sul suo petto, ma questa volta non voglio allontanarlo. «Io vorrei solo che tu capissi che prima di fare qualcosa devi ragionare su chi potresti ferire» gli spiego e lui annuisce.
«Mi dispiace davvero» sussurra e sento che è estremamente sincero, il che fa crollare ogni mia singola difesa. «Sono un po' incasinato...» sorride grattandosi la nuca imbarazzato «Ma di due cose sono convinto nella vita. La prima è che voglio diventare campione del mondo» parla, non rompendo neanche per un secondo il contatto visivo con me, il che mi sta facendo impazzire.
Averlo baciato una volta ha complicato tutto perché ora è come se non potessi più fare a meno di lui. È sempre nella mia testa.
«La seconda?» chiedo a bassa voce.
«La seconda è che voglio stare con te» risponde avvicinandosi al mio volto ma io lo blocco.
«Maxie...» sussurro, non sapendo neanche io perché l'ho chiamato così. L'ultima volta è stata a Toronto e da quel giorno pensavo che quel soprannome fosse troppo confidenziale e non poteva più appartenermi, ma ora non mi importa più. «Ci promettiamo di non farci del male a vicenda?» chiedo, leggermente a disagio. Lo sto davvero perdonando.
Lui mi sorride ancora più dolcemente ed io sento i battiti del mio cuore aumentare.
Max allora porta una sua mano sulla mia guancia e delicatamente mi accarezza spostandomi qualche ciocca di capelli di troppo dal mio volto. Sta scrutando ogni centimetro della mia pelle ed io mi sento così vulnerabile sotto il suo sguardo.
Poi annuisce lentamente. «Te lo prometto» sussurra, mentre le sue labbra sfiorano leggermente le mie. «Ti prometto che avrò cura di te fino a quando me lo permetterai» aggiunge ed io non posso che cedere. «E so che sembrerà una cosa stupida da dire a parola ma voglio baciarti» farfuglia velocemente, al che io sorrido inconsciamente.
«E soprattutto-» Max prova a parlare ancora ma questa volta non gli lascio spazio e senza fargli aggiungere alto, porto le mie labbra sulle sue.
Inizialmente rimane interdetto non aspettandosi questa gesto da parte mia ma poi lo sento sorridere ed acquistare sicurezza nel momento esatto in cui posa entrambe le mani sui miei fianchi e mi stringe più vicina al suo corpo. Mentre le nostre bocche sembrano non volersi allontanare l'una dall'altra, le sue mani iniziano a vagare sul mio corpo fino a quando non mi ritrovo con le gambe ancorate alla sua vita. Intuisco immediatamente quello che voglia fare nell'esatto istante in cui sento le sue dita toccare la mia pelle sotto la felpa.
Eppure non lo fermo, percependo il desiderio che sta provando.
Il bacio è lento, come se entrambi volessimo goderci ogni secondo di quel momento, senza fretta, senza paura, senza ripensamenti.
Questo è totalmente diverso dal primo, è decisamente meno disperato e più...eccitante.
Io allora porto le mani tra i suoi capelli, accarezzandoli leggermente fino a quando le labbra di Max, dalla mia bocca si spostano sul mio collo.
Solo Dio sa quanto è sbagliato tutto ciò.
Siamo nel suo fottuto motorhome.
«Max...» sussurro volendolo fermare per capire se si sta rendendo conto di dove ci troviamo ma il mio intento viene tradito da un gemito che fuoriesce dalle mie labbra.
Lo sento sorridere sulla mia pelle ed una serie di brividi mi percorre la schiena.
Continua a lasciare lenti baci che secondo dopo secondo, non solo mi fanno desiderare che continui ma mi fanno capire di aver finalmente fatto la scelta giusta.
È lui. È sempre stato lui.
«Max può entrare qualcuno» dico allarmata mentre vedo continue figure passare davanti alla porta ma nello stesso tempo continuo a farmi cullare dal suo leggero tocco.
«Quindi vuoi che smetta?» domanda come un bambino mentre strofina la punta del suo naso contro il mio collo.
«No» ribatto decisa, mentre lui riprende a baciarmi, come se davvero conoscesse ogni singola parte del mio copro a memoria.
«Così va meglio...-» mugola.
La sua frase però, come immaginavo, viene interrotta da un bussare alla porta.
Io immediatamente riporto i piedi per terra mentre Max si limita semplicemente a ridere.
Gli tiro uno schiaffo sul braccio e lui nonostante ciò, mi fa l'occhiolino.
Cerco di sistemarmi il più velocemente possibile ma ogni mio piano viene interrotto dalla porta che si spalanca senza neanche che uno dei due abbia dato il permesso di entrare.
Appena vedo Albon davanti a me, l'unica cosa che vorrei fare è sprofondare.
Lui infatti sorride maliziosamente spostando lo sguardo da me al suo compagno di squadra ed anche lui si sta trattenendo dallo scoppiare a ridere. «Max...ti reclamano per un'intervista» lo informa e poi se ne va.
Due secondi dopo però, torna indietro. «Io prima di uscire però aspetterei qualche minuto» scherza, indicandolo dopodiché sparisce definitamente .
Io d'alto canto abbasso lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni e Max fa la stessa cosa. Poi entrambi ci guardiamo e ci lasciamo andare ad una fragorosa risata.
«Sei proprio pazzo di me» constato.
«Guarda che io non lo controllo» si stringe nelle spalle «Di conseguenza potrebbe capitarmi con qualunque ragazza» mi provoca ed è in quel momento che io alzo un sopracciglio, gli mostro il terzo dito e lo sorpasso, fingendomi offesa. «Ehi che fai? La gelosa?» continua, afferrandomi per la manica della felpa e bloccandomi. «Stavo scherzando!» esclama, afferrandomi per i fianchi e portandomi più vicina a lui, dopodiché circonda il mio corpo con le sue braccia. Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo mentre io mi sento come una ragazzina, con gli occhi a cuoricino ed i battiti cardiaci fuori controllo.
«Torni in aereo con me dopo?» mi domanda ed io, tornando seria, annuisco. Lui allora si sporge in avanti per lasciarmi un veloce bacio sulle labbra, dopodiché mi sorpassa.
Cosa diavolo è appena successo?
_____
-2 alla fine, piango un po'.
Ammetto che mi ero affezionata a questi due cretinetti e chissà se finalmente avranno il loro finale felice oppure no.
Detto questo, cosa ne pensate del capitolo?
Abbiamo visto un Max più dolce e una Elle più consapevole, vi piacciono?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top