𝓓𝓲𝓮𝓬𝓲
13 novembre 2020
È strano, lo ammetto e mai avrei pensato che sarei arrivata a fare una pazzia del genere solamente per avere la possibilità di parlare con Max, dato che ha iniziato ad ignorare le mie chiamate da quando ho preso il volo per tornare a casa.
Di conseguenza, l'idea di entrare nella grande sala dei ricevimenti accompagnata da Charles Leclerc, mi fa sentire in soggezione.
Tutti gli sguardi sono fissi su di noi e nonostante lui mi dica di stare tranquilla, il mio cuore batte a mille.
Per non parlare dello sguardo trionfante di Carlos e di quello sconvolto di Binotto.
Non so neanche io come ho fatto a prendere la situazione in mano ed accettare l'invito del monegasco senza neanche spiegargli perché da un giorno all'altro sono sparita dal paddock.
Nonostante ciò però, lui è stato entusiasta di sentire la mia voce al telefono ed il giorno dopo, senza un minimo di preavviso, era già in Olanda. Ero convinta che non fosse una buon'idea averlo nella mia città ma poi, dopo la prima ora, le mie aspettative sono cambiate.
Ammetto che ci siamo divertiti molto in quella settimana ma non posso neanche negare che ogni tanto gli chiedevo di Max, giusto per capire come se la stessa cavando senza di me, cercando di non fare insospettire Charles.
Giustamente lui non poteva darmi molte informazioni non essendo compagni di squadra ma contro ogni mia aspettativa, mi rendo conto che Verstappen se la sta cavando piuttosto bene appena lo vedo dialogare scherzosamente con tre ragazze che se potessero, gli salterebbero addosso.
«Che scena patetica» commento, forse con un tono di voce troppo alto perché Charles si volta nella mia direzione guardandomi confuso.
È così perfetto questo ragazzo che l'idea di dedicare la mia attenzione solo a Max mi manda in bestia.
«No, nulla» sorrido, afferrando il suo braccio «Oggi voglio solo divertimi» esclamo contenta cercando di mascherare quella strana sensazione che sto provando. Non è rabbia, è semplicemente...delusione.
Inizio a trascinare il monegasco al centro della pista, evitando le occhiate del novanta per cento delle ragazze qui presenti. Per oggi almeno, ho deciso che l'opinione degli altri mi scivolerà addosso. Ho solamente bisogno di godermi la serata con una persona che a me, ci tiene davvero.
Charles posa entrambe le mani sui miei fianchi e mi attira a sé mentre io mi faccio cullare dal suo tocco così delicato.
Stare con lui è come vivere una favola perfetta, senza problemi, senza discussione con solo tanto amore.
Eppure, nonostante i battiti calmi del cuore di Charles, io non sono ancora tranquilla. Vorrei davvero riuscire a convincermi che sto bene, che non mi manca nessun tassello, eppure non è così ed anche il ragazzo davanti a me sembra essersene reso conto.
«Elle» mi richiama infatti ed io alzo lo sguardo per i incontrare i suoi meravigliosi occhi verdi, mentre i nostri corpi danzano perfettamente a ritmo della musica leggera che riecheggia in questa sala. Osservo la sua espressione, i suoi lineamenti contratti e mi rendo immediatamente conto che il suo umore non sia dei migliori.
Eppure, stavamo bene. «Tu mi piaci davvero tanto» sussurra, dopodiché io mi sporgo in avanti per posare le mie labbra sulle sule un'ennesima volta.
Forse perché credo sia la cosa giusta da fare; forse perché il destino vuole così.
Eppure Charles si tira indietro, scuotendo la testa. Io d'altro canto rimango immobile, come se qualcuno mi stesse tenendo ferma senza darmi la possibilità di muore un muscolo.
Lo vedo deglutire, poi si ferma al centro della pista obbligandomi a fare la stessa cosa. Passa una mano tra i miei capelli, una sulla mia guancia mentre il suo sguardo saetta dalle mie labbra ai miei occhi in continuazione. «Ma non sarò la pedina del vostro gioco» aggiunge poi, spiazzandoni. Perché vorrei davvero tanto non aver capito di cosa parla ma purtroppo non è cosi ed il mio subcoscio visualizza nei pensieri un'immagine ben precisa. «Ci ho provato Elle ma non posso forzare una storia senza futuro.
Sei una bella persona ma non sei adatta a me. Tu sai quello che vuoi...vai e prenditelo» conclude, avvicinandosi a me e lasciandomi un lento bacio sulla guancia.
Chiudo gli occhi, memorizzando quell'ultimo tocco delle labbra di Charles sulla mia pelle perché so che questa è la fine di quel qualcosa che in realtà, non ha mai avuto un vero e proprio inizio.
Dopo qualche secondo lui si allontana a passo lento e sorrido, arrivando alla conclusione che lui in qualche mese ha capito più di quello che ho capito io in otto lunghi anni.
Il mio sorriso però, svanisce nel nulla nel momento in cui i miei occhi si spostano dalla figura ormai lontana del monegasco a quella di Max, intento a guardarmi.
Non so bene se abbia visto tutta la scena o se abbia posato il suo sguardo su di me solo in quest'istante, fatto sta che armata di un coraggio che non credevo di possedere in casi come questi, inizio a camminare verso di lui.
Max dice qualcosa alle tre ragazze in sua compagnia che nel giro di pochi attimi lo lasciano da solo.
Lui mi guarda avanzare nella sua direzione mentre in mano tiene il bicchiere di champagne quasi vuoto.
«Vengo in pace» dico alzando le mani in segno di resa, volendo alleggerire la palpabile tensione che si è creata in pochi secondi tra di noi. Non è mai successo che non ci siamo parlati per così tanto tempo ed è per questo che ora averlo davanti mi fa sentire vulnerabile.
Ma non avrei mai iniziato un dialogo con un "ehi", sarebbe stato troppo anche per noi.
Solitamente inoltre, avrei già attaccato per prima ma questa volta voglio fare le cose diversamente.
«Ti trovo bene...» commento osservandolo mentre il mio corpo trattiene automaticamente il respiro.
Max, il quale era stato serio fin dall'inizio, ora si concede un piccolo sorriso e mi squadra dalla testa ai piedi portandosi il suo bicchiere alla bocca. «Trovo bene anche te» restituisce il complimento, quasi con timore.
La conversazione cade nel silenzio più profondo mentre io concentro tutta la mia attenzione sulle scarpe con il tacco che mi stanno torturando lentamente.
È strano che nessuno dei due sappia cosa dire e l'unica nota positiva è che almeno la musica di sottofondo non fa piombare questa situazione nell'imbarazzo totale.
«Ti va se usciamo a prendere un po' d'aria?» domando improvvisamente, alzando la testa di scatto. Non so neanche io perché lo abbia fatto ma sento che parlargli è estremamente necessario.
«Eleonore non credo che-»
«Ti prego» lo interrompo, quasi con disperazione.
Il bisogno con il quale ho pronunciato quelle parole mi fa scattare una strana reazione dentro. Non avrei mai pensato che proprio io, Eleonore De Graaf, mi sarei ritrovata a supplicare Max Verstappen nel bel mezzo di una sala ricevimenti.
E non avrei neanche mai pensato che lui potesse farmi passar liscia quest'esternazione senza prendermi in giro, senza fare una delle sue battute odiose ma solamente annuendo e posandomi una mano sulla schiena per poi condurmi fuori dalla sala.
Appena mettiamo un piede all'esterno dell'edificio il vento quasi invernale mi scompiglia leggermente i capelli ma in questo momento, poco mi importa.
Max si appoggia al muretto in attesa che io dica qualcosa ma la verità è che non so neanche da dove iniziare.
Forse dovrei insultarlo per come mi ha trattata. Forse dovrei urlargli in faccia che non ci si comporta in quel modo. Forse dovrei rientrare perché in fondo io e lui non abbiamo nulla da dirci.
Eppure rimango lì, in silenzio.
«Cos'è successo tra te e Charles?» chiede lui ad un certo punto, schiarendosi la voce mentre le sue mani trovano il posto perfetto nelle tasche dei pantaloni neri eleganti. «Ho visto che se n'è andato...» aggiunge poi, osservando un punto indefinito.
«Si sapeva che non sarebbe finita bene» mi stringo nelle spalle «Ma non siamo qui per parlare di Charles» puntualizzo facendo un passo verso di lui ma mantenendo comunque le giuste distanze. «Voglio parlare della nostra situazione, del nostro rapporto, di quello che è successo e basta» gli spiego.
Max rilascia una risata amara come se questo bastasse per farmi capire tutto, per comprendere le sue motivazioni ma non è così. Questa volta abbasseremo entrambi le difese, butteremo giù i muri costruiti anni fa e affronteremo la faccenda.
«Prima o poi avremmo dovuto allontanarci uno dall'altro no?» domanda quasi con indifferenza.
«No» ribatto immediatamente, pentendomene subito dopo.
Max anche in quel caso però, non mi guarda. «Perché tu sarai anche un coglione, un idiota, un antipatico, un rompipalle, uno stronzo, un impulsivo un-»
«Si okay hai reso l'idea» mi interrompe gesticolando e per poco, non scoppiamo entrambi a ridere.
Io infatti sorrido. «Ma che io lo voglia o no, fai parte di me e ho bisogno di capire perché mi hai voluta allontanare» confesso, tornando seria.
Max intanto, osserva il cielo sopra di noi e sembra voler contemplare ogni sua singola stella. «Vuoi saperlo davvero?» domanda con ancora gli occhi fissi sulla luna.
Annuisco lentamente e finalmente, dopo un tempo che mi sembrava quasi infinito, lui posa nuovamente il suo sguardo su di me. «Per lo stesso identico motivo per cui tu mi hai allontanato cinque anni fa» sussurra, facendo un passo verso di me.
«È una questione di scelte, lo hai detto tu stessa» continua mentre un nodo inizia a formarsi in gola, mentre mille ricordi iniziano ad intasare la mia mente, mentre l'unica cosa che vorrei fare ora è scappare, non essendo ancora pronta per affrontare quest'argomento
«Ed io ho scelto di non vederti tutti i fottuti giorni davanti ai miei occhi con Charles» aggiunge quasi con disprezzo mentre tenta di sorpassarmi.
Questa volta però non glielo permetto.
Non di nuovo.
Afferro Max dalla manica della giacca e lo costringo a fermarsi. Non so bene se ho gli occhi lucidi o se le lacrime stanno già scendendo, fatto sta che questa volta non me ne andrò senza delle chiare risposte.
«Che stai dicendo?» domando con la voce tremolante e con le dita ancora ancorate al tessuto del suo vestito.
«Sto dicendo che se tu me ne avessi dato la possibilità, quel giorno avrei scelto te e lo sai bene» parla, mentre io ricordo perfettamente la nostra conversazione in quel parco di Toronto «Ma quello che non sai è che lo avrei fatto anche i giorni successivi» ammette guardandomi dritto negli occhi. «Lo farei anche adesso»
È in quel momento che la mia mano lascia la sua giacca. Quello che sta dicendo è totalmente illogico, non avrebbe nessun senso, non potrebbe mai essere così.
Non dopo tutto questo tempo in cui siamo stati a contatto ogni singolo giorno.
«Max dimmi che non è vero» sibilo a denti stretti sentendo quasi il respiro mancare, tant'è che sono obbligata ad appoggiarmi alla ringhiera affianco al muretto per non perdere l'equilibrio.
«Tu pensi sia stata una casualità se alla fine hai firmato il contratto con me invece che con Carlos? Credi che sia stato un caso se io ed Isabelle abbiamo iniziato ad avere dei problemi da quando tu hai iniziato a lavorare per la Red Bull? Credi davvero che siano state tutte stupide coincidenze?!» parla, alzando man mano il tono della voce fino ad urlarmi contro.
«Dio Eleonore, come hai potuto pensare anche per un solo secondo che mi fossi davvero innamorato di lei?» sussurra ad un centimetro dal mio volto.
Io scuoto la testa, non volendo sentire altro, pentendomi di essere venuta qua ed avendo solamente voglia di cancellare questa conversazione dalla mia testa, di nuovo.Rendendomi conto che forse, quelle chiare risposte non le volevo avere.
Quel giorno pensavo fosse una sbandata adolescenziale ma sono passati cinque fottuti anni e noi siamo ancora qui, nella stessa identica situazione.
«Max per favore, non dire altro!» lo spingo leggermente, mentre l'unica cosa che vorrei fare è scappare un'ennesima volta, non volendo affrontare i miei sentimenti.
«Mi sento uno stronzo ad averlo fatto ma mettermi con Isabelle era l'unico modo per non perdere te» conclude, voltandomi le spalle e rientrando senza aggiungere altro.
Il mio corpo trema senza controllo ed io, finalmente, scoppio in un pianto liberatorio.
Ho rinunciato a Max già una volta.
Farlo una seconda volta non dovrebbe essere difficile...
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Mi si è spezzato il cuore nello scrivere questo capitolo perché ci tengo davvero tanto a questi personaggi, come se fossero miei amici. Spero che apprezziate quello che ho scritto perché ci ho messo davvero tutta me stessa.
Cosa ne pensate?
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