02

𝕔𝕒𝕡𝕚𝕥𝕠𝕝𝕠 𝟘𝟚

I ragazzi erano stati quindi "trasportati" in tre diverse parti dell'arena per poi essere ammanettati tra di loro. Ovviamente i più contenti della cosa erano i due piccoli del gruppo, i membri della squadra rossa, ovvero Taehyung e Jungkook. Namjoon e Seokjin avevano un bel rapporto – anche perché il minore, che fin troppo poco spesso si confidava con qualcuno, si trovava bene soltanto con lo Hyung nella confessione di certi fatti davvero molto importanti e personali, quindi non sarebbe stato un problema per loro rimanere ammanettati per un po'. Gli unici a essere tristi erano quei due stupidi di Yoongi e Jimin... dico stupidi perché, con il loro comportamento, stavano rovinando quella che era un'amicizia stretta e pure quella che avrebbe dovuto essere una giornata all'insegna del divertimento.

«Amici sfigati!» la voce di Hoseok si sentì rimbombare in tutta l'arena. Sì, c'erano casse piantate ovunque per permettere ai sei ragazzi di sentire le parole del giudice, che ovviamente proferiva parole sempre molto confortanti. Il rosso, come il resto dello staff, non sarebbe tuttavia riuscito a sentire i suoi amici poiché sprovvisti di microfono e li avrebbe visti soltanto sul maxi-schermo di fronte a sé, in quanto tre droni principali, insieme ad altri, giravano per tutta l'arena per catturare le immagini in movimento dei membri della band. L'unica consolazione di Jimin era che avrebbe solamente dovuto fingere qualche sorriso, mentre con le parole si sarebbe potuto scatenare e poi i droni volavano fin troppo in alto per fare inquadrature da primo piano, quindi era decisamente più rilassato. Non avrebbe dovuto mentire troppo, almeno di quello era contento.

«Adesso comincerà il conto alla rovescia per l'inizio dei giochi!» la voce del rosso rimbombò ancora nell'immensa landa desolata. «State pronti perché allo zero si parte!» continuò Hoseok facendo sbuffare Jimin dalla noia e dall'irritazione, provocando nel grigio la seguente reazione: «Hai intenzione di sbuffare ad ogni parola di Hobi?»

L'arancione si girò stizzito verso di lui, elaborando alla velocità della luce una risposta tagliente da poter fornire al maggiore. Per fortuna con queste cose era incredibilmente bravo. «Con lui potrei farcela, ma sicuramente sbufferò ad ogni tua parola» disse incrociando le braccia al petto e tirando con sé anche un braccio di Yoongi, dimenticandosi che avevano i polsi legati insieme.

«Cazzo» esclamò il maggiore per il dolore. Il forte impatto con il metallo gli aveva provocato un leggero male e Jimin un po' si risentì di quel gesto, ma sicuramente non avrebbe ceduto per qualcosa che lui considerava così poco. Ma il grigio si accorse della reazione noncurante dell'altro e intervenne: «Seriamente, Jimin?! Sei così tanto arrabbiato da fregartene se un tuo amico si fa male, per colpa tua?» puntualizzò alla fine il maggiore tra i due, facendo voltare l'arancione verso di sé.

«Oh, ti sei fatto la bua?» lo sbeffeggiò tuttavia il più piccolo e Yoongi sussurrò un "vaffanculo" che Jimin ignorò palesemente. Anche il maggiore era arrabbiato con l'arancio, anche lui aveva le sue ragioni per essere incazzato, ma non sarebbe mai arrivato a prenderlo in giro in quel modo. Non dopo tutti quegli anni passati insieme ad aiutarsi e a leccarsi le ferite l'uno dell'altro. Quello di Jimin era un tradimento bello e buono, con i fiocchi e controfiocchi e chi più ne ha più ne metta.

«Cinque!» annunciò tutto a un tratto la voce di Hoseok. «Quattro!» continuò facendo agitare tutti i ragazzi, ansiosi di iniziare questa fantastica esperienza. Beh, ovviamente da quest'ansia positiva erano esclusi i due che si sarebbero voluti prendere per i capelli da quanto erano arrabbiati l'uno con l'altro. «Tre!» disse ancora la voce e Yoongi, cercando di tirare fuori un po' di razionalità, disse: «Cerchiamo almeno di giocare bene. È un episodio impor-»

«DUE!» urlò il ragazzo dietro al microfono, così forte che il grigio dovette interrompersi.

«Dicevi?» domandò Jimin con tono menefreghista. Il maggiore ci rinunciò. Voleva farlo almeno per i fan, per tutti e tutte le ARMY che avrebbero guardato quella puntata del Run BTS! con tanta allegria, ma a quanto pareva all'arancione non poteva fregare di meno.

«UNO!»

«Fallo almeno per i fan» riuscì a dire Yoongi prima che la voce di Hoseok gridasse il fatidico: «VIA!», facendo spostare – a causa dell'onda sonora provocata dalla sua voce – anche le foglie degli alberi.

Jimin partì velocemente, quasi trascinando il maggiore che imprecò ancora una volta per il secondo contraccolpo e che poi riuscì a riprendere il passo a seguito dell'arancio.

«Jimin, porca troia, non continuare a tirarmi!» esclamò Yoongi più incazzato che mai. Non era da lui, non era da lui per niente, ma si sentiva come se stesse per piangere a causa del nervoso. «Jimin!» sbottò finalmente il grigio, il quale non ce la faceva più a essere tirato da colui che faceva sempre più fatica a considerare un amico. Aveva il polso che doleva e probabilmente anche quello di Jimin doveva fare male, ma in quel momento stava solamente pensando alla sua pelle bianca che si stava riempiendo di lividi. Davvero il minore era così tanto arrabbiato con lui?

«Va bene, va bene, mi fermo» cedette il ragazzo fermando i suoi passi per aspettare che Yoongi si riprendesse.

«Seriamente sei così incazzato? Addirittura da lacerarmi il polso?»

«Lacerare mi sembra una parola un po' grossa...» replicò Jimin alzando gli occhi al cielo, i quali tuttavia si strabuzzarono quando Yoongi mostrò il suo polso al minore. Era livido, quel rosso che era presente al momento sarebbe presto diventato viola, alcuni punti si stavano già trasformando in piccole macchie di sangue subcutanee.

«Scusa» disse solamente il più piccolo senza aggiungere altro. «Da adesso cammineremo insieme.»

«Grazie...» sussurrò il grigio respirando una boccata di aria fresca. Nonostante facesse davvero molto caldo, il bosco così fitto forniva l'atmosfera perfetta per respirare tranquillamente, senza gelarsi i polmoni né sciogliersi come ghiaccioli sotto il sole. «Adesso continuiamo e alla prima casetta che troviamo, fondiamoci dentro.»

«Perché?» chiese il minore non capendo le intenzioni dell'altro.

«Perché l'annunciatore ha detto che ci sarebbero stati labirinti e escape-room, quindi secondo me bisogna entrare in una di quelle per trovare qualche indizio su dove possa essere la chiave che finalmente ci separerà.»

«Quanta fretta che hai di dividerti da me!» rimbeccò Jimin come se gliene importasse qualcosa.

«Scommetto che la mia non arriverebbe a quella che hai tu neanche salendo sull'Empire State Building.»

«Hai ragione» disse il minore beffardo. «Io sono sempre qualche gradino sopra» aggiunse poi ridacchiando derisorio.

«Uff, togliti quell'atteggiamento perché sei insopportabile» sbuffò il grigio.

«Come se ci tenessi ad essere sopportato da te!» ribatté il minore scorgendo delle mura in lontananza. «E ora smettiamola di chiacchierare... ci sono delle mura diroccate là in fondo. Andiamo» disse, questa volta aspettando Yoongi prima di partire in quarta.

《 𝗌𝖾𝗉𝖺𝗋𝖺𝗍𝗈𝗋𝖾 》

Arrivati dopo qualche minuto a quelle mura notate da Jimin poco prima, si addentrarono in esse. O, per meglio dire, tra esse. Erano finiti in uno di quei mini-labirinti di cui aveva parlato il signor Lee, ovvero l'annunciatore del gioco, e la cosa peggiore era che quel particolare labirinto aveva molte più strade di quante ne avrebbe avute un labirinto normale. I due sarebbero quindi rimasti a vagare per quelle mura per ore, forse due, magari di più. Non gli era stato permesso di portare orologi, quindi non avevano la cognizione del tempo che passava e spesso il sole era oscurato dalle piante: non sapere in che ora del giorno si stessero trovando dava solo ai ragazzi un motivo in più per essere nervosi.

Nel frattempo i due piccoli della squadra rossa se la stavano prendendo con molta calma, mentre quelli della squadra blu stavano correndo; Namjoon stava sfruttando il suo 148 di quoziente intellettivo per trasformare ogni oggetto sospetto in un indizio per trovare la via d'uscita e Seokjin invece aveva messo all'opera il suo spiccato senso dell'orientamento. Conosceva benissimo il bosco e sapeva perfettamente dove si trovasse ognuno dei quattro punti cardinali; in questo modo non sarebbero mai andati nella medesima direzione più di una volta. I due erano talmente in vantaggio che Hoseok cercava in tutti i modi di ostacolarli, ma Namjoon era troppo intelligente e Seokjin troppo veloce a muoversi.

Il rosso fu infatti costretto a richiamarli, sempre nella sua maniera poco consona a... qualsiasi occasione. Era incredibile come Hoseok si sentisse a suo agio ovunque pur risultando inopportuno ovunque.

«Namjoonie, Seokjin-Hyung, siete degli stronzi! Andate piano o non avrà neanche senso continuare a registrare!» urlò premendo quattro tasti tutti insieme, appoggiando direttamente tutto il palmo sulla tastiera in modo da metterli in enormi difficoltà. Namjoon rivolse uno sguardo incattivito al cielo, proprio dove stava volando il loro drone blu, e si trattenne dal fare il dito medio a Hoseok.

«So che mi vuoi mandare a cagare, ma se lo fai ti squalifico!» parlò nel microfono e la sua voce venne sentita in tutta l'arena.

«Non puoi squalificarlo solo per quello» mormorò un membro dello staff al rosso.

«Io lo so, ma loro no» rispose lui sorridendo maligno. Anche lui era davvero stronzo se ci si metteva, un po' come Jimin. È proprio vero che i peggiori bastardi sono quelli da cui meno ti aspetti qualcosa di brutto. La sola differenza tra i due era che Hoseok faceva quello che faceva per ridere e scherzare, mentre Jimin ci infilava sempre quel pizzico di cattiveria che per lui non era mai troppa.

Tornando a Jimin e al suo sfortunato compagno di squadra; i due si decisero a collaborare seriamente solo dopo un'ora abbondante passata a urlarsi dietro le peggio cose e a litigare come due ossessi, come se la loro vita, la loro intera esistenza, fosse dipesa da quello, da quel litigio. Non si sopportavano più, ma riuscirono ugualmente a collaborare e a trovare la porta che li avrebbe condotti, secondo loro, al di fuori di quel labirinto immenso.

«Finalmente!» esclamò Yoongi infilando la chiave all'interno della serratura.

«Prima di procedere, ringraziamo tutti Park Jimin per aver trovato la chiave della porta. Grazie, Jiminssi» proferì il minore rivolto verso il grigio e fingendo un inchino.

«Pensi davvero che mi congratulerò con te? Siamo una squadra, che ti piaccia o no, e ognuno ha fatto la propria parte. Non tirare la corda» sbuffò l'altro in risposta lanciandogli un'occhiataccia.

«La corda no, però posso tirarti il polso» ribatté strattonandolo.

«Ma che cazzo di problemi hai?» disse quello cercando di recuperare il proprio polso e sfregarci sopra le dita dell'altra mano per alleviare il dolore. «Lo sai che mi stai rovinando la pelle? I segni rimarranno per un bel po' e siamo in procinto di un comeback.»

«Ti farai truccare» rispose l'arancione con il cuore che gli piangeva. Odiava essere così bastardo, lo odiava con tutto se stesso, eppure non riusciva a farne a meno. Si era domandato spesso il perché di questo suo comportamento, aveva anche paura di essere uno psicopatico, uno vero e proprio, uno di quelli con una certificazione che devono rimanere rinchiusi in un manicomio per essere sedati e non andare in giro a commettere crimini. Eppure era quella la maniera con cui gli risultava semplice comportarsi: agire da perfetto bastardo menefreghista quando era incazzato con il mondo, soprattutto con qualcuno che per lui contava così tanto.

«Jimin, parliamo seriamente. Ieri abbiamo litigato e di brutto anche, ma non pensavo riuscissi ad arrivare a tanto. Si tratta di violenza fisica. Se mi strattoni ancora un po' mi si rompe il polso e in quel caso vaffanculo il comeback, mi importerebbe solamente del perché mi hai fatto una cosa del genere.»

«Vuoi davvero sapere il perché?» domandò il minore con le lacrime agli occhi, cercando però di non farsi tradire così facilmente dal suo stesso corpo.

«Sì, cazzo. Sì che voglio saperlo. Siamo amici, perché mi stai facendo del male, porca troia?!»

«Apri quella porta. Prima usciremo da qui e prima te lo dirò. Ho bisogno di aria» fu tutto quello che Jimin riuscì a rispondere. Si sentiva di merda, si sentiva una merda nei confronti del suo amico, del suo secondo Hyung preferito – il primo ovviamente era Hoseok – e forse era proprio a causa di quel legame così stretto che le parole del giorno prima lo avevano ferito a tal punto da arrivare a fare del male fisico ad un suo amico.

Il grigio si riavvicinò alla porta e girò lentamente le chiavi che si trovavano già all'interno della toppa, precedentemente posizionate da lui nella serratura pronte per essere girate. Scattato il meccanismo che permette ad una porta di aprirsi, il minore la spinse furiosamente bisognoso di aria fresca, ma quello che trovò dall'altra parte lo lasciò sconvolto.

Una lacrima lo tradì, scorse lungo tutta la sua guancia fino a cadere e toccare terra, debole come si sentiva lui in quel preciso istante. Non poteva crederci, nessuno dei due poteva crederci. Quello che si stagliava di fronte a loro era, in quel particolare momento, quanto di più orribile i ragazzi avessero mai sperato di vedere.

«Vaffanculo» mormorò Yoongi.

«Vaffanculo» ripeté Jimin più deciso.

Erano entrambi delusi.

❧ 𝓈𝓅𝒶𝓏𝒾𝑜 𝒶𝓊𝓉𝓇𝒾𝒸𝑒 ☙

Ecco a voi il secondo capitolo di questa short story. Spero che per ora vi stia piacendo. Chissà che cos'hanno trovato i ragazzi dietro a quella porta 👀. Siete curiosi?

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