you blossom under kindness, don't you? like a rose

ship: minsung

genere: soft, fluff

trama: dove Jisung è sicuro di aver deluso i suoi genitori e il suo giovane insegnante improvvisato.

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Aveva mantenuto il controllo in classe e in corridoio. Anche nel momento in cui la verifica gli era stata restituita, nonostante l'agitazione si fosse impossessata di lui non appena i suoi occhi avevano incontrato quel voto.

Non si guardò allo specchio, non ne aveva il coraggio. Si chiuse in una cabina, appoggiò la schiena alla porta e si lasciò cadere a terra, strisciando contro il legno.

Non era una buona idea sedersi sul pavimento del bagno, ma al momento quella era l'ultima delle sue preoccupazioni. Non gli importava.

Era ancora incredulo, l'agitazione sembrava essere scomparsa per lasciare posto all'inquietudine. Aveva studiato così tanto, come aveva fatto a prendere un voto così basso? Si era impegnato molto, eppure i suoi sforzi erano stati vani.

Fissava un punto a caso, il silenzio attorno a lui gli sembrava urlare che il mondo intero fosse deluso dal suo risultato. Nessuno sapeva più cosa dire, senza speranze di fronte ai suoi insuccessi. Eppure si trovava solo in un bagno, era ovvio che fosse silenzioso. Erano tutti a lezione.

L'agitazione tornò, lo colpì in pieno, ancora più forte di qualche minuto prima. L'immagine dei suoi genitori gli fece portare le dita tra i capelli biondi. Tremavano, mentre le sue guance venivano solcate da lacrime salate che colavano come un fiume in piena.

Che cosa avrebbe fatto? Sua madre e suo padre lo avrebbero sgridato nuovamente, gli avrebbero urlato contro quanto fossero insoddisfatti di lui, amareggiati.

Gli avrebbero ricordato che non ce l'avrebbe fatta. Che la sua vita non aveva senso, che il suo futuro non prometteva nulla.

Perché era così difficile? Perché non poteva andare con più calma e spensieratezza? Perché era tutto così pesante?

Una porta si aprì, e udì dei passi avvicinarsi.

"Jisung?"

Si, sono io. Ma vorrei non esserlo. Desidero essere qualcuno di più brillante, che raggiunge risultati soddisfacenti e di cui i propri genitori vanno fieri.

Ti prego vai via.

Imbarazzo. Perché proprio Minho era venuto a cercarlo?

Non voleva vedere il suo viso, né sentire la sua voce.

Minho lo aveva aiutato nello studio. Gli aveva concesso del suo tempo, interi pomeriggi. E per cosa? Per nulla. Gli aveva solo fatto perdere tempo ed energie. Avrebbe potuto passare quelle ore a fare cose più importanti.

Lo udì sospirare. Strizzò le palpebre, premendo due dita contro le orecchie. Non voleva sentire nulla. Voleva solo scomparire. Minho gli piaceva, era pazzo di lui e il solo pensiero di averlo deluso gli spezzava il cuore in mille pezzi.

Ma un peso contro la porta gli fece riaprire gli occhi. Percepì qualcosa strisciare contro il legno di quella parete, e poi un leggero rumore sulle piastrelle del pavimento. Minho si era seduto, proprio come aveva fatto lui minuti prima. Quanto tempo era passato?

"Io sono qui" gli disse il maggiore "Non ti lascio da solo, in parte è colpa mia se hai preso un brutto voto. Non hai compreso le mie spiegazioni, nonostante ti avessi proposto di aiutarti. Non ti ho aiutato per nulla. Scusa. Mi sento in colpa ad averti lasciato a quel test, convinto di averti fatto capire qualcosa"

Jisung ascoltò incredulo quelle parole. Non se le aspettava, immaginava di ricevere un rimprovero. Non sapeva cosa fosse peggio, comunque. Perché Minho si stava dando colpe inutili e inesistenti. Han stava facendo provare sconforto a qualcuno a causa propria.

"No, non è colpa tua. Hai fatto del tuo meglio, sono io che non mi sono impegnato abbastanza" borbottò con voce incrinata.

"Non piangere. Anche tu hai fatto tutto ciò che potevi. Miglioreremo entrambi, okay? la prossima andrà bene" gli promise l'altro.

Abbassò lo sguardo alla sua sinistra, sul pavimento. Infilò una mano sotto lo spazio della porta, abbastanza grande per farci passare anche un piede. Non capiva perché facessero porte del genere. Era imbarazzante mostrare i propri pantaloni abbassati. Però quando le dita di Jisung raggiunsero le proprie, ringraziò che fossero fatte in quella maniera.

Entrambi accarezzarono la pelle dell'altro, lasciando che fossero le proprie mani a parlare per loro stessi. Ed esse si scambiarono le parole più dolci, mentre si stringevano.

Quel contatto scaldò il cuore ad Han, trovandoci conforto. Percepì le sue gote infuocarsi.

Mentre Minho sorrise, appoggiando la testa contro la porta.

Pochi minuti dopo, le dita intrecciate alle sue si allontanarono, e udendo Jisung alzarsi in piedi, fece lo stesso.

Attese che la porta si aprì, osservando il segnetto rosso scomparire, scambiandosi con quello verde.

Lentamente, la figura di Jisung fece capolino. Teneva la testa bassa, la frangia bionda gli copriva gli occhi. Non aveva il coraggio di guardare in faccia Minho.

Ma quest'ultimo acchiappò un lembo della sua felpa, tirandolo verso di sé, ed Han non oppose resistenza, lasciandosi trasportare.

Le dita di Minho gli accarezzarono le gote, asciugandogli le lacrime. Poi la mano passò dietro alla sua testa, appoggiandosi sul collo.

Le loro fronti si incontrarono, e Jisung non riuscì a reprimere un sorriso. Gli aspetti positivi c'erano sempre, in qualunque situazione. Sarebbe andato tutto bene. Poteva migliorare, aveva a disposizione altre possibilità.

FINE.


───── ❝ 𝐚𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ❞ ─────

volevo in un qualche modo esternare l'ansia che la scuola mi provoca, perciò ho scritto questa os.

se è stata di vostro gradimento vi prego di lasciare una stellina, grazie mille.

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