Timebomb : Roleplay

Per la role di -svnclair

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"Prima volta all'inferno?"

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Nome e Cognome: Avel ???
—Conosciuto come: Wasyl.

A febbraio quanto vento che tira.
E se porta cenere e dissenteria ancora peggio.
Avel significa "soffio", si pronuncia "ivol" e la bocca si chiude in una o come per fischiarci dentro. Ma in America, ovviamente, questo non si sa.
In America Avel non è Avel, non è "soffio" ma si atteggia da Eolo. E Wasyl è una alternativa più pronunciabile, più o meno. Rinunciare ad essere un fastidio tra i capelli o nell'orecchio per atteggiarsi da monarca è una di quelle prospettive favolesche a cui non crede da quando aveva circa sette anni. Ma insomma, è meglio concentrarsi sul piano pratico, anche perché ai papponi quello teorico non interessa. Se lui è Avel e ha quelle gambe, bene; se poi è Wasyl ma ha quel sorriso bene. Se è entrambi ma non ha alcun cognome è perfetto. I cognomi sono una garanzia spesso spaventosa, e la bellezza è meglio godersela senza ansie.

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"Più o meno"

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—Età: 19, presto 20.

27 Febbraio.
Se essere Aquario gli garantisce un salto nel gelo siderale delle acque baltiche, Avel accetta pio il suo destino. È nato vicino al rischio di festeggiare il suo compleanno ogni quattro anni, è un cuore impavido, il suo.
Ha passato una vita ad osservare il cielo stellato incorniciato da pini e sequoie, a correre cercando di raggiungere la stella polare, cavalcarla e andare in un posto dove il freddo si conosce per sentito dire. Crescendo, ha capito che scappare dal proprio sangue è una guerra persa a prescindere. D'altronde, le stelle hanno appuntato con ago e filo una forte razionalità, su di lui, e un bisogno di libertà che l'ha spinto controcorrente (e spinto e basta) sin da bambino, procurandogli lividi e schiaffi. Forse quelli li avrebbe ricevuti a prescindere, ma qualcosa dovrà pur incolpare, no?

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"O ti abitui, o muori"

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Prestavolto


La malinconia attraente che rende gli occhi di una persona irresistibili, purtroppo, non è riuscito ad ereditarla da sua madre. Quelli di Avel sono più svegli che mai, sono verdi e come tutto ciò che è verde più inclini a bruciare.
Lo fanno raramente, e per bilanciare sorride spesso. Ha un sorriso pulitissimo su un viso abbastanza sporco di stanchezza; la barba che non può mancare di radere e i capelli ricci e biondi disordinati per le dita che ci finiscono quotidianamente dentro. Non sue.
È discretamente alto, tocca il metro ottanta e la questione finisce lì, anche la sua altezza si finge ammaestrata. Forse è appena più magro di quello che dovrebbe essere e non presenta chissà quali muscoli, anzi. Totalmente gestibile se lo dovessero strangolare ma con le gambe abbastanza lunghe per scappare all'evenienza. Ha anche mani svelte e dita affusolate, per riempirsi le tasche di qualcosa che gli piace, che se gli piace vuol dire che gli serve. Tutto sommato, ha un portamento contenuto, per ovvie ragioni anche, e la voce abbastanza calda e profonda per tenere buoni gli uomini e far sorridere le ragazze. Infine, ha alcuni tatuaggi, e alcuni di questi forse fatti apposta per accaparrarsi una simpatia più esplicita, altri per chissà quale motivo taciuto in un sorriso che non gli tocca gli occhi.

(Simmetrici, su entrambi i lati del corpo)

(Sotto cui è scritto: "It's the same moon.)

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"Di morire, non ho molta voglia"

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—Banda a cui è affiliato: Fleetline.

Puttane, gioco e droga.
Il paese dei balocchi per qualsiasi uomo, il paragone con cui elevarsi di qualunque donna.
I Fleetline non sono che un pugno di rottweiler che si sono passati la rabbia a vicenda. Rabbia malattia e rabbia stato d'animo, che forse alla fine non sono che la stessa cosa. Ad Avel, o meglio Wasyl, com'è conosciuto da tutti sia dentro che fuori la banda, di pregare davanti un elmo medievale non importa proprio niente. È lì perché lì l'hanno messo, come ci sarebbe stato per inerzia in qualsiasi altra banda, e questo è tutto ciò che conta. Temuto no, ma rispettato sì, perché sanno sia a chi appartiene sia che cosa è in grado di fare, o dire. Se le pareti parlassero, Avel sarebbe in grado di sentirle, e reportarle. Non è coinvolto in nessun traffico ma conosce l'andamento di ciascuno di essi, è sempre presente ad ogni evento organizzato dai Fleetline (feste private o quant'altro) e non ha mai parole da spendere a vanvera. È un bravo ragazzo, Ray glielo dice spesso. Sa quando è il momento di sollevare un parere e quando è meglio storcere il labbro e camminare via. Tutti lo guardano come per capire cosa ci faccia qui e tutti abbassano la testa e sghignazzano, perché ricordano che le puttane che gestiscono non sono le uniche sulla faccia del pianeta. Eppure, quelle abbastanza intelligenti da toccare un cuore con le unghie, per lasciargli un segno e avvelenarlo, e con quegli occhi assatanati perché solo Dio sa cosa hanno visto, riescono a farli specie. 
E per Avel possono andare al diavolo dal primo all'ultimo, se finiscono per essere inutili.

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"Ho delle cose da sbrigare"

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Carattere: ISTJ, 8w7

Avel non è loquace, ma ha degli occhi che parlano tanto quanto la sua bocca non fa. Giudica sempre ma sempre è pronto a fare un passo indietro, per evitare un pugno o un'antipatia scomoda, d'intralcio. Poi, non sembra provare nulla. Qualsiasi torto, umiliazione subisca, sembra cadere sempre in piedi; non lecca nemmeno via il sangue dalle ferite, non si guarda intorno in cerca di un appiglio o di pietà. Guarda dritto e tira avanti, pieno di lividi o con le gambe che sembra stiano per cedere. L'hanno visto, così profondamente orgoglioso nonostante il suo valore minore e uguale a zero. Innaturalmente Dio e bestia allo stesso tempo. È molto intelligente, forse troppo visto l'ambiente che condivide con papponi, tossici e ludopatici. Gli occhi che lampeggiano da "so tutto io" e che danno fastidio, soprattutto ad un tavolo da poker, e quel portamento troppo elegante di chi sa di essere intoccabile. Agli occhi di tutti è un parassita; in realtà è indipendente, e Avel sa che si può essere indipendente anche con un braccio intorno al collo, o intorno alla gola. È questione di perseveranza e pazienza, e lui ne ha tanta, fisso nel suo obiettivo. D'altronde, il fine giustifica i mezzi, e spezzerebbe qualsiasi bastone che provasse a mettersi tra le sue ruote. Uomo o anime, adulto o bambino. È sia cortese che incredibilmente scortese, ma in un modo così contenuto da insinuare abbastanza dubbio per fargliela cavare sempre.
Sa di essere attraente, nel senso di attrarre giudizi più o meno positivi; di saper dirigere una conversazione dove vuole e ottenere ciò che vuole sbattendo gli occhi, sorridendo o impugnando una pistola. È un uomo pratico, che non lascia niente al caso: la teoria la lascia ai libri di medicina e ai credenti. E agli innamorati.

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"Te lo fai un giro o sei troppo impegnato?"

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Storia

(Attenzione: sono presenti riferimenti alla guerra, alla violenza domestica e all'omicidio. Ho ovviamente cercato di trattare tutti i temi nel miglior modo possibile, leggere a vostra discrezione.)

2009-2013

Nascere in campagna vuol dire consacrare cordone ombelicale e sudario a madre natura.
Gli aghi di pino da non calpestare come lego, il gallo che fa da sveglia elettronica e il vento che soffia tra i ricci, gonfiandoli come nuvole, niente di più di un vicino invasivo.
In Ucraina, i boschi cantano soprattutto in inverno.

La prima che lo ha preso tra le braccia era stata sua sorella, Daryna, otto anni più grande di lui ma anche più delicata. Non andava a scuola perché la scuola, secondo papà, era fredda e sporca, e tutto quello che poteva servirle nella vita glielo poteva insegnare una signora pulita che veniva la mattina a casa. Daryna non si svegliava al cantare del gallo e non raccoglieva mai le pigne insieme a lui e a sua madre. Suo padre quando non c'era mamma piangeva, e quando c'era piangeva comunque. Se a cinque anni inizi già a comprendere il dolore forse c'è una falla nell'evoluzione, o nella società. Roman era un ottimo operaio ma come uomo non valeva un accidente. I vicini non venivano mai a bere il tè caldo, in inverno, e Avel sedeva accanto alla sorella mentre lei stringeva le mani di sua madre. Daryna aveva le mani pallide e smagrite, come il resto di lei.
"Mamma piange?"
"Mamma è malata, è sempre triste."
"Non abbiamo i soldi per la medicina?"
Anche la tristezza è una falla nel sistema, più che una malattia, ma questo all'epoca lo sapeva solo Daryna. Solo Daryna poteva capirlo. Il suo segreto da confidare alle stelle. Vivere in campagna è avere il monopolio sul cielo, anche.

Roman a volte diventava violento, diventava perché per alcuni anni anche lui aveva tenuto la mano di Avel e quella di Daryna mentre li portava al mercato, quindi violento non doveva esserci sempre stato. Di quei momenti da bambino, Avel ha pochi e vividi ricordi; qualche cicatrice sulla schiena e una consapevolezza. Quella che i bambini normali non devono nascondere i lividi sotto al maglione, e quella che le ragazzine malate di cuore non dovrebbero mettersi in mezzo a nulla, se non ai campi di fiori.
Quando suo padre picchiava lui e Daryna, sempre meno di lui perché malata, sua madre tornava ad avere un certo contegno, nel suo dolore. In religioso silenzio metteva cerotti e spalmava pomate sui lividi, asciugava le lacrime di Avel dai suoi occhi spaventati e temeva la mano magra e bianca di Daryna, che invece non la guardava.
"Dovete fare i bravi, dovete fare i bravi, e pregare."
Se pregare è sinonimo di implorare e se Dio è sinonimo di "papà", come sarebbe dovuto essere utile?
Daryna aveva dei sogni, di cui parlava sia alle stelle che al fratellino, nascosti sotto le coperte che si facevano luce con la torcia presa dalla cassetta degli attrezzi di papà. Illuminava le pagine di un libro di una certa Sylvia Plath e poi bisgliava con la sua dolcissima voce: "Sarò come lei, scriverò cose meravigliose che ci porteranno lontano da qui. Vedremo le stelle e non sentiremo più mamma piangere. Papà non ti farà più venire la pelle blu. Sei così piccolo, Dio, ci penso io a te."
Avel non sapeva niente riguardo la consapevolezza che ognuno prende di sé stesso crescendo, l'identificarsi non come l'insieme di bisogni che si prova ma come persona, eppure sapeva già di non essere piccolo. E sapeva che se Daryna non fosse stata abbastanza forte, se il suo cuore cattivo l'avesse costretta a letto a lungo e se mamma e papà avessero continuato ad essere cattivi, ci avrebbe pensato lui. Insieme alle stelle, le avrebbe fatto vedere la luna.

2022-2023

Quando Avel ebbe tredici anni, le stelle erano sempre coperte dal fumo.
Non si poteva andare a prendere le pigne e i funghi nei boschi e per sopravvivere avevano dovuto uccidere il gallo che all'alba cantava. In città gli ospedali prendevano fuoco, la scuola in cui Daryna non era mai andata era caduta in rovina, i vicini a cui non piaceva suo padre erano morti.
E suo padre era partito, partito per combattere i Russi. Avel era abbastanza grande per capire la guerra ma non abbastanza per comprenderla. Alcuni dei loro cugini erano russi, il suo migliore amico era metà russo, alcuni piatti che mamma preparava a Natale erano russi. E ironicamente, da quando la guerra era scoppiata non aveva più lividi, il viso di Daryna era più sereno nonostante i nervi scoperti di sua madre. Erano rimasti loro tre, avevano dovuto cambiare casa e nascondersi insieme ad un'altra famiglia. Un giorno il figlio di mezzo di questa era uscito una volta per le provviste e non era più tornato.
Il vento portava fame e dissenteria.
"Devi andare via, Avel, devi scappare. Sono riuscita ad avvisare, ti vengono a prendere."
Daryna glielo aveva detto una notte senza luna, cercando di non farsi sentire anche se papà non c'era più. Non c'era più, in tutti i sensi. Erano soli praticamente da soli, ma avevano l'un l'altro, per questo non capì.
Pochi giorni dopo, eccolo con questi adulti che non conosceva. La stessa signora gentile che aveva insegnato tante, troppe cose a Daryna che diceva che sarebbe andato via con loro, lontano dalla guerra, perché era quello che Daryna desiderava e lui doveva renderla fiera. Non ebbe nemmeno il tempo di salutarla, di prometterle che l'avrebbe tirata lui fuori da lì a sua volta, che avrebbe preferito morire che lasciarla.
Il jet lag non riusciva a cancellare i sensi di colpa.

2026
"Avete da accendere?"
Avel è un senza Dio di sedici anni che ha cambiato tre famiglie in tre anni prima di trovarne una che accettasse di avere un figlio che non vuole farsi toccare. E che ora, a quanto pare, deve accettare di non avere più nessun figlio.
È arrivato in questa città dimenticata da Dio con un autobus, non ha un soldo in tasca e le stelle nei suoi occhi si sono spente tutte, tranne una. Quella che l'ha condotto in questo parco e che gli ha dato il coraggio di rivolgersi a questo gruppo di ragazzi poco raccomandabili. Quando uno gli offre l'accendino, dopo esserselo mangiato con gli occhi, sa che il suo piano sta andando in porto.

"Prima volta all'inferno?"
"Più o meno"
"O ti abitui, o muori"
"Di morire, non ho molta voglia. Ho delle cose da sbrigare"
"Te lo fai un giro o sei troppo impegnato?"

Ray è un figlio di papà che pensa che i soldi e una bella macchina gli diano il permesso di fare tutto ciò che vuole. È tre anni più grande di lui, dice a gran voce che tutta Ashwold appartiene a suo zio. Parla di questa banda, i Fleetline, dei loro giri, della loro base, ed è così imprudente che ad Avel fa quasi tenerezza. Quel tipo di dissennatezza che nemmeno ottanta chili di muscoli e un conto corrente da capogiro possono dissimulare. Lo nausea profondamente.
Guida a tutta velocità, eppure vede il disincanto sull'espressione di Avel. O meglio, Wasyl. Ha la testa appoggiata al finestrino, ha pure allacciato la cintura, e ha questo cazzo di portamento che lo invoglia a sfondargli il culo sul cofano solo per vedere se può fare qualche altra espressione. I no non gli piacciono a prescindere. Avel lo sente appoggiare una mano sulla sua coscia, sente il suo sguardo scivolargli sotto la pelle, sotto i vestiti, e alza un angolo della bocca, senza farsi guardare.
Il tonfo che improvvisamente sente segna il legame indissolubile tra lui e Ray, che ha appena spezzato ogni singolo osso di un pedone, scaraventato a dieci metri di distanza dalla macchina. La strada è deserta, le finestre sono chiuse, risuona solo la bestemmia di Ray e il sospiro freddo di Avel. Sa di aver vinto.

È sceso dalla macchina, osserva da lontano la macchina a cui ha dato fuoco sotto l'ordine di Ray. Sono sulla sponda di un fiume, Ray ci ha appena buttato dentro il corpo.
Se suo zio lo scopre può dire addio al posto che gli spetta nei Fleetline, se suo padre lo scopre può dire addio ai soldi. Quando si gira, vede Avel accendersi una sigaretta con il suo accendino, guardando con questi cazzo di occhi di ghiaccio la macchina con cui hanno appena ammazzato uno. Pensa che uno così deve avere per forza la violenza che gli scorre nel sangue, e si domanda chi cazzo sia col cuore che gli batte a mille. Quando gli si avvicina, Avel, Wasyl, il suo complice, parla.
"Come pensi di comprare il mio silenzio?" distaccato, senza paura. Il sangue di Ray scorre da tutt'altra parte, e come sotto un incantesimo fatale, risponde.
"Dimmi una cifra"
"Io non parlo, ma tu mi dai la tua protezione"
Ray pensa che è proprio come con le puttane, e se Avel gli leggesse la mente direbbe che essere una puttana, in certe circostanze, è molto simile ad una benedizione. E la prospettiva di poter tenere anche solo per pochi istanti le redini di quel potere decantato da Ray è troppo ghiotta. E ne ha bisogno.
"Io ti dò la mia protezione, ma tu sei mio"
Avel si volge verso di lui. Butta fuori il fumo, che si disperde insieme a quello del veicolo in fiamme. Il primo dei sorrisi pulitissimi e il primo tassello verso il suo sogno: mettere da parte abbastanza per portare sua sorella in America.
"Tuo."

—Identità di genere, pronomi e orientamento sessuale: AMAB Cisgender ; omosessuale (greysessuale), omoromantico (demiromantico).

Per quanto riguarda l'identità di genere la questione per Avel è chiara e semplice: è nato uomo e si sente uomo. Per quanto riguarda l'orientamento romantico e sessuale, la faccenda è leggermente più complessa. Rientra in ambue nello spettro "ace": è demiromantico, quindi prova attrazione romantica solo verso persone con cui ha stabilito un legame molto profondo, e greysessuale, ovvero prova attrazione sessuale rarissime volte. Ciò ovviamente è del tutto irrilevante nella sua attuale relazione, visto che farebbe qualsiasi cosa per piacere abbastanza e ottenere ciò che desidera. Se deve usare il suo corpo per un fine in cui crede, non esiterà mezza volta; se invece deve intraprendere una relazione stabile e soprattutto sana, questi sono i fattori da tenere in conto. Ovviamente, i diretti interessati sarebbero sempre e comunque uomini, essendo attratto unicamente da essi.

—Relazioni

Per amicizie o inimicizie non esitate a chiedere <33.

—Curiosità

Ray Ethier (NPC)

Ray è l'attuale fidanzato di Avel. Tecnicamente sarebbe un altro mio oc, ma è più che altro una voce fuori campo che spiega perché Avel si trova dove si trova e fa quello che fa. Spiega anche eventuali lividi che ha addosso, visto che la relazione con lui è alquanto tossica e morbosa. Avel viene catalogato da Fleetline come la sua puttana, in pratica (usate questa informazione come volete 👀). Oltretutto, è uno dei nipoti di Leonard Morisette, leader dei Fleetline, figlio della sorella di quest'ultimo. Non portando il suo stesso cognome, tuttavia, viene abbastanza snobbato dallo zio, nonostante Ray sia convintissimo della propria importanza all'interno della banda.
Allego PV giusto per farla completa:


—Afefobia.

Avel detesta il contatto fisico. Ciò è ovviamente dottato dagli abusi domestici subiti da bambino e dalla relazione poco sana con Ray (in minor parte, tuttavia). Tuttavia, mette da parte il ribrezzo che prova per il contatto fisico per omologarsi al suo ambiente e ottenere i favori e le simpatie che servono.

—Cardiologia/Medicina.

Il sogno di Ray è quello di diventare cardiologo. Non ha alcuna vena altruista né sente il desiderio di vestirsi di bianco. Lo vuole soprattutto per il guadagno e per aiutare la sorella col problema con cui è nata, una volta che riuscirà a portarla in America. Se avete bisogno di una medicazione veloce perché qualche teppistello vi ha sparato, non esitate a contattarlo, ché due punti li sa mettere.

—Tatuaggio.

Il tatuaggio della luna dietro al cuore è un tributo a sua sorella. Infatti stanno "sotto la stessa luna", nonostante siano così distanti.

—Armi.

Ha imparato, una volta entrato nei Fleetline, a maneggiare praticamente qualsiasi tipo di armi, soprattutto le pistole. Ha un'ottima mira e un tiro fermo.

—Erba.

Se gli offrite una canna, lui la fuma.

—Aestetic.

—Musica/Playlist.

» New Americana - Halsey.
» She Knows - J. Cole.
» Eat Your Young - Hozier.
» Nightmare - Halsey.
» LA PAURA DEL BUIO - Måneskin.
» Leave Me Alone - NF.

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