Nascita E Morte
Milano 24 dicembre 2017
Una splendida luna piena troneggiava nel cielo di una Milano fredda, livida e sempre più consumata dallo smog.
Era da mesi che non si vedeva una luna così. Per molti quello era uno spettacolo da ammirare in tutta la sua bellezza. Al contrario però, per chi come Andrea doveva subire una metamorfosi bestiale, quello era solo il preludio di un atroce sofferenza.
Lui era uno dei più importanti esponenti di un'antica stirpe di gatti mannari e, giacché era venuto al mondo, la sua vita era stata un susseguirsi di scelte silenziose e di sacrifici dovuti. Quella non era che l'ennesima, ma aveva un qualcosa di nuovo per i suoi sensi da gatto, qualcosa che il suo alter ego, che ora scavava sottopelle per riemergere, non avrebbe mai conosciuto.
Gli ultimi nove mesi non furono affatto tranquilli per lui. Aveva vissuto ogni istante della sua vita con l'angoscia di perderla nel peggiore dei modi. Doveva parlarle, cercare di farle capire che non era colpa sua, e che certe volte è più semplice vivere nella menzogna, perché la verità l'avrebbe portato a una separazione, e lui non voleva perderla.
Bianca era ciò che di più bello gli aveva offerto la vita. Con lei aveva compreso cosa voleva dire essere amati e apprezzati, e per lei aveva imparato a controllarsi. Lui, che era così fiero delle sue insolite origini quando ricevette quella notizia, lui dovette maledire se stesso e il suo sangue dannato. Il sol pensiero che a causa sua lei avrebbe potuto perdere la vita lo stava facendo diventare matto.
Sperò con tutto sé stesso che il frutto di quell'amore nato nella menzogna, fosse lungi da ogni aspetto che lo legava a lui, ma sta di fatto che non vi fosse scampo, perché si sa che un bambino eredita i caratteri della madre e del padre, e quindi si sarebbe verificato ciò che lui temeva, prima o poi.
-Tesoro mi stai ascoltando?- disse Bianca, mentre con le dita affusolate intrecciava i capelli di lui.
-Scusami, ero sovrappensiero, dicevi?-. Andrea cercava di nascondere la sua inquietudine.
-Ho deciso di che colore saranno le pareti della nursery!-. intanto riprese a giocherellare con i riccioli corvini di lui.
-Finalmente!- rispose in tono canzonatorio.
-Sarà verde!-. Affermò soddisfatta.
-Bah! Sei sicura?
-Il dottor Cerri non è mai riuscito a capire quale fosse il sesso dei bambini, ed io ho pensato che il verde potrebbe essere un colore adatto per due maschietti o due femminucce.
-Potrebbero essere un maschio e una femmina, non sarebbe male.
-Accipicchia che male-. Bianca si accovaccia di fianco tenendosi il ventre con una mano.
-Stai bene tesoro!-. Andrea inizia a tremare, la sua voce pare rotta.
-È passato amore, sta tranquillo. Ultimamente mi capita spesso.- cerca di tranquillizzarlo. Poi lentamente si alza dal letto e va verso il bagno adiacente alla camera da letto.
Andrea è visibilmente agitato. Agata, sua madre, di tutto principio, gli aveva detto che sarebbe stato molto pericoloso, e che una gravidanza simile l'avrebbe portata a morte certa. Se i piccoli avessero manifestato la loro natura, sin dalla fase fetale, per Bianca sarebbe stata la fine. Agata gli aveva fatto anche alcuni esempi, e tutti avevano un finale tragico.
Andrea si passò la mano tra i folti capelli e cercò di scacciare i pensieri negativi. Il ragazzo si mise in piedi e non sentendo alcun rumore provenire dal bagno, decise di andare a controllare.
Lo spettacolo macabro che gli si palesò davanti era l'esordio di quello che lui aveva temuto in tutti quei mesi. Bianca stava a terra svenuta. Il sangue rosso spiccava sulle piastrelle bianche del bagno e Andrea sembrava come scioccato.
Il ragazzo si mise immediatamente in ginocchio accanto alla ragazza; le sentì il polso e vide che era viva. Cercò con tutto sé stesso di riprendere la sua lucidità. Bianca stava per partorire e lui era l'unico che avrebbe potuto aiutarla.
Immediatamente prese il cellulare con le mani tremanti e provò a chiamare Agata. Fortunatamente la donna le rispose nell'immediato. Andrea fu diretto - È arrivato il momento, Bianca sta per partorire.
Agata lo rassicurò a modo suo. Gli disse di mantenere la calma e che avrebbe dovuto portare la compagna nel loro ritrovo, immediatamente.
Andrea chiuse la chiamata e fece per portare Bianca nel loro covo, ossia, il vecchio teatro immerso nel bosco, dove era loro abitudine riunirsi per le loro esercitazioni: fisiche e musicali.
Durante il viaggio in auto, la ragazza aveva aperto gli occhi diverse volte. Andrea l'aveva sistemata nei sedili posteriori del loro Range Rover.
Per cercare di farla stare comoda, lui aveva preso tutti i cuscini che gli erano passati sotto gli occhi e dopo aver riempito di cuscini l'abitacolo posteriore del veicolo, vi aveva adagiato sopra la ragazza.
Bianca sembrava stordita. Quando riapriva gli occhi iniziava a lamentarsi per poi svenire nuovamente per il forte dolore. La ragazza continuava a ripetere di sentirsi lacerare da dentro, ma poi subito dopo perdeva i sensi e di conseguenza smetteva di parlare.
Per Andrea, il viaggio verso il rifugio sembrava interminabile. Da casa loro per arrivare al vecchio teatro, di solito ci impiegava all'incirca un'oretta.
-Cazzo vai! Vai!- urlava lui, mentre con la mano libera batteva con forza il volante.
Andrea teneva d'occhio Bianca tramite lo specchietto retrovisore. Continuava a maledirsi lui, perché non avrebbe mai dovuto metterla in un tale pericolo.
L'auto sfrecciava veloce sulla strada asfaltata. Si ricordò che avrebbe dovuto diminuire la velocità, una volta arrivato nel bosco. - Resisti amore mio-. Quella era una supplica volta verso di lei e a sé stesso.
Stava diventando difficile mantenere la calma. A maggior ragione se sei una creatura fortemente attratta dall'odore del sangue, e in quell'auto l'aria era pregna, proprio di quel genere di odore.
Quando Andrea arrivò al rifugio, erano tutti lì ad aspettarlo. Stranamente c'era pure lei: Silvia, la sua ex compagna.
Il ragazzo prese Bianca tra le braccia. Quando vide i membri del branco avvicinarsi verso di loro disse -Non... avvicinatevi.-. Andrea temeva che gli altri potessero reagire all'odore del sangue della donna, e poi aggiunse
-Dov'è mia madre?
Silvia avanzò di poco e rispose -Il sangue della tua donna mi fa schifo! Comunque tua madre è dentro. Ti sta aspettando.- e fece per andarsene.
Andrea entrò nel rifugio con Bianca tra le braccia. Agata aveva preparato tutto. C'era un lettino posto accanto alla finestra dove una luna piena e rossa illuminava la stanza. Il ragazzo adagiò la sua ragione di vita su quel lettuccio e si sedette sulla sedia posta accanto al letto. Agata guardò il figlio, e dopo aver richiamato la sua attenzione gli diede un compito di vitale importanza: avrebbe dovuto fare attenzione che la ragazza non sanguinasse dalla bocca, perché se fosse stato così, sarebbe stata la fine, non solo per la puerpera, ma anche per i piccoli.
Agata si sistemò tra le cosce della donna. Vide che era pronta e che la sua pancia si muoveva in modo impressionante. Sembrava che i piccoli fossero disposti a sfondare il ventre della madre pur di uscire.
Agata comprese che non c'era più tempo. Quelle creature dovevano nascere. E subito!
Ad un tratto, la ragazza sbarrò gli occhi e lanciò un urlo pazzesco. La donna conosceva bene il dolore che stava provando la ragazza, difatti provò pena per la nuora, perché in realtà per lei non fu la stessa cosa. Bianca era umana, mentre lei aveva partorito nella sua forma bestiale.
Agata osservò che suo figlio teneva la mano della compagna. Vide con chiarezza che le unghie della donna erano conficcate nella carne di lui.
La madre pensò non fosse nulla, paragonato a ciò che stava subendo Bianca. Sorrise. Andrea aveva paura, ma non smetteva d'incoraggiarla. "Dev'essere proprio innamorato" pensò. Bianca intanto gridava disperata -Aiuto, vi prego aiutatemi. Non c'è la faccio più.-.
Agata si accorse che il figlio stava piangendo in silenzio, e capì il perché lui avesse scelto proprio lei. La amava più se stesso. Questo era più che certo.
A un tratto la madre di Andrea si fece ancor più seria. Era riuscita a sentire la testolina del piccolo appena fuori dalla natura della ragazza.
Quando Agata poté sentire che la testolina era totalmente coperta di pelo, guardò negli occhi il figlio e disse- È uno di noi figliolo.
La donna aiutò la mamma e il piccolo a nascere, e dopo breve tempo, finalmente, il primo bimbo era nato, alla luce della luna.
Bianca era stremata. Agata adagiò il piccolo in una culletta di fortuna. Nel dubbio si era procurata una di quelle lampade che si usano per il parto delle cucciolate. Quando lei aveva partorito Andrea, aveva pulito il suo piccolo con la lingua e poi aveva mangiato la placenta. Bianca non avrebbe fatto lo stesso e quindi si era attrezzata in qualche modo.
La ragazza si sentì squarciare dall'ennesima contrazione. Andrea non faceva neppure caso al nascituro. Temeva per la vita della sua donna e non si sarebbe separato da lei per nulla al mondo.
-Forza ragazza! Un'ultima spinta ed tutto finito.-.Agata cercò di incitare Bianca. La ragazza era visibilmente provata. Sapeva che forse non ce l'avrebbe fatta, ma lei era fiduciosa.
Nella sua carriera di ostetrica aveva visto molte donne partorire. Bianca era una donna umana che stava partorendo il figlio di un mezzo gatto mannaro e quindi era totalmente diverso.
La ragazza si sollevò un poco dal cuscino e spinse con tutta la forza che aveva in corpo, per poi cadere all'indietro priva di sensi.
Agata estrasse con qualche piccola difficoltà la seconda creatura dall'intimità della madre e rimase basita da ciò che le era dinanzi. Osservò il figlio intento a curare la ragazza e poi guardò Bianca. La bimba aveva una splendida e pallida carnagione. Era totalmente priva di pelo. -È umana- disse Agata sottovoce, e si stranì del fatto che il fratellino non le avesse fatto alcun male mentre erano insieme nel grembo materno, ma soprattutto, non riusciva a comprendere come fosse possibile ciò.
Nel frattempo era arrivato anche Hans: il padre di lui. Prima che quest'ultimo venisse trasformato, Hans svolgeva la mansione di medico presso uno degli ospedali della Chicago del 1889. Poi in seguito ai cambiamenti ai quali era stato costretto dovette ritirarsi per timore di fare del male a qualcuno. C'è da dire però che quando lui raggiunse un livello di controllo che gli avrebbe permesso di svolgere la professione senza incorrere a eventuali rischi, decise di riprendere a curare la gente, in un ambulatorio che veniva aperto esclusivamente di notte.
Fu così che Agata conobbe suo marito Hans e da lì a poco sarebbe nato il figlio Andrea.
Se non si fosse capito, Hans non era un gatto mannaro come loro. Lui era vampiro nato verso la fine dell'ottocento. A differenza degli altri membri della sua razza, lui aveva lottato per ottenere il pieno controllo su sé stesso e verso gli altri, e aveva cercato di inculcare lo stesso pensiero nella mente del figlio, perché qualora vi fosse stato bisogno, lui avrebbe potuto affrontare qualsiasi situazione nel pieno controllo delle proprie facoltà.
Hans si prese cura di Bianca. Dovette darle parecchi punti di sutura e sperò che la ragazza non necessitasse di una trasfusione di sangue, perché in quel caso avrebbero dovuto portare Buanca nel primo ospedale che vi era nelle vicinanze, e in quello stato sarebbe stato un vero problema.
Agata nel mentre aveva pulito i nipotini. Osservava quanto fossero diversi quei bambini e ancora non si capacitava come fosse possibile. Il maschietto non aveva mutato la sua forma. Sembrava che ci stesse bene in quella forma bestiale. La femminuccia invece, dormiva placida tra le calde coperte.
Quando Hans finì di assistere Bianca e dopo essersi sincerato sulle reali condizioni della donna, andò a visitare i nuovi nati. L'uomo notò che il maschietto era parecchio irrequieto. Quello era un atteggiamento tipico dei cuccioli di gatto mannaro. Hans visitò da capo a piedi e si rese conto di essere dinanzi alla perfetta copia del suo Andrea da piccolo. Sembrava un gattino spelacchiato dalle sembianze umane. Ci sarebbero voluti un paio di giorni, e poi avrebbe assunto sembianze umane. Hans sorrise candidamente e poi passò alla piccola.
Quando l'uomo fece per visitare la nuova nata, si accorse che la bambina aveva dei piccoli canini che sbucavano dalla tenera carne delle gengive superiori. Fece notare la cosa a Agata, e quando la donna vide ciò che il marito aveva portato alla sua attenzione, fece spallucce e disse -Tu pensi che...?
Hans non molto convinto rispose.
-Non credo, anche se... potrebbe essere.
Poi Agata gettò un un'occhiata sulla ragazza distesa sul lettuccio. Si avvicinò al marito e disse sottovoce
-Un problema alla volta. Piuttosto. Sarebbe il caso che tu parli con nostro figlio. È giusto che lei sappia tutto.-
Agata era molto preoccupata per la situazione che stava vivendo. Certo, il pericolo era scampato, ma aveva ammirato con quanta forza e coraggio, Bianca aveva lottato e sofferto per dare alla luce i suoi figli.
Quando la ragazza riprese conoscenza, erano appena le tre del mattino. Gli occhi di lei si aprirono e cercavano le iridi verdi del suo uomo. Andrea balzò dalla sedia quando sentì Bianca pronunciare il suo nome. Il ragazzo la strinse un poco e una lacrima scivolò dal viso di lui per cadere sulle labbra di lei.
Andrea prese un grosso respiro e iniziò a parlare. Bianca lo ascoltava in silenzio e lui si chiedeva se lei non stesse reagendo perché era troppo debole oppure per sentire ciò che lui aveva da dire. Quando Andrea terminò il suo lungo discorso concluse dicendo -Hai tutto il diritto di odiarmi, ma sappi che ho agito così perché avevo paura di perderti. Tu sei la mia unica ragione di vita. Senza te... io non...-. Bianca lo zittì poggiandogli un dito sulle morbide labbra e rispose -Come potrei odiarti. Io ti amo. Avrei preferito che tu mi dicessi la verità, ma comprendo il motivo della tua scelta.-. E suggellò quelle parole con un bacio, poi aggiunse -Vorrei vedere i miei bambini-.
La richiesta di Bianca fu subito esaudita. Agata e Andrea presero in braccio i piccoli e si avvicinarono al lettuccio della ragazza. L'espressione di Bianca quando vide il maschietto non fu delle migliori, ma la donna volle comunque prenderlo in braccio. Era pur sempre suo figlio, e poi fra qualche giorno sarebbe diventato come un normale bambino, o almeno, non durante le notti di luna piena. Poi fu il turno della bambina, e quando Bianca prese la figlia tra le braccia, pareva incantata dalla bellezza di cui era dotata la neonata. Quegli occhioni azzurri, sembrava che la stessero ipnotizzando.
La ragazza guardò Agata e disse -Vorrei allattarla-. La donna si sollevò quanto appena la maglietta e scoprì il seno. La piccola si attaccò subito al seno e iniziò a ciucciare avidamente il seno della madre.
Hans sorrise e propose ad Agata e Andrea di lasciare un poco da sola Bianca assieme alla bambina, ma soprattutto di comprendere se la donna non dovesse chiedere di vedere o allattare il maschietto. Sarebbe stata una reazione più che plausibile e andava capita.
Fortunatamente Agata aveva portato con sé del latte in polvere. Lei era una donna molto previdente, e vista la situazione aveva fatto bene. Quindi, dopo aver preparato il biberon per il piccolo, chiamò suo figlio perché si prendesse cura del bambino.
Andrea prese tra le braccia il fagottino e quando quello sentì l'odore del latte iniziò a sfamarsi serenamente.
Quando il maschietto terminò la poppata, Andrea lo sistemò nel lettino di fortuna, ma mentre lui stava ad osservare il figlio che dormiva beato, il pianto squillante della bambina lo fece correre lì da lei.
Intanto, mentre i due neogenitori si stavano prendendo cura dei gemelli, Hans e la moglie stavano fuori a respirare la brezza della notte. A un tratto sentirono il pianto della bambina e poco dopo l'urlo disperato del figlio.
I due entrarono nel vecchio teatro. Si diressero verso il letto di Bianca, e ciò che gli si palesò davanti era qualcosa di estremamente agghiacciante.
Bianca sembrava morta. Il suo seno era livido e pieno di piccoli morsi, ma quello che sconvolse tutti era il fatto che la bambina aveva la bocca sporca di sangue che colava fino alla tenera carne bianca del collo. Hans provo' a sentire il polso della ragazza e vide che era troppo debole. -Morirà non c'è più niente da fare. Se la portassimo all'ospedale cosa potremmo dire? Ha perso troppo sangue durante il parto. Questo non ci voleva.-.
In un lampo Andrea vide come il suo sogno si stesse sgretolando, e nella disperazione formulò un pensiero e lo espresse in parole.
-Trasformala! Ti prego papà, trasformala. Io...non posso vivere senza di lei. Ti scongiuro! -. Il ragazzo cadde in terra sulle ginocchia sprofondando in un pianto disperato.
Hans cercò un segno di approvazione della moglie che mai arrivò, e quindi a quel punto, decise di agire da padre. Sapeva che le cose sarebbero potute peggiorare, ma almeno ci avrebbe provato. Amava troppo quel figlio. La paura di perderlo gli diede la forza di compiere il gesto.
Hans trasformò la ragazza, e da lì ebbe inizio l'inferno di Andrea.
Premi
Grazie HorrorThings
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